“Alfio Pannega, un amico, un fratello, un compagno”

VITERBO – Riceviamo da Pietro Benedetti e pubblichiamo: “Oggi è mio dovere parlarvi di Alfio come amico, fratello e compagno. Lo conoscevo fin dal ’71 quando con Don Dante Bernini andavamo a far visita ai più poveri. Mi piaceva ascoltarlo, parlava alla pari con un Rettore di un importante Seminario, mi ricordo il sorriso di Don Dante, di piacere e di ringraziamento. Un uomo così povero, amorevole con i suoi cani, poetico.Ho rivisto e ascoltato Alfio alle feste dell’Unità, dove ogni anno festeggiava il suo compleanno offrendo una torta bellissima.

Ho potuto ascoltarlo su tutti gli argomenti, l’ambiente, la Pace, il Lavoro e mi sembra sempre di riascoltarlo.

Devo tanta riconoscenza ad Alfio Pannega , perchè da tutto questo narrare , dalla ricerca fatta dalla Banda del Racconto., dal libro che ha lo stesso titolo dello spettacolo ” Allora ero Giovane pure io ” pubblicato da Davide Ghaleb editore .

Ho avuto le più Belle soddisfazioni  per un Attore !!! Grazie Alfio !!!

Allego una foto insieme ad un altro grande uomo di Pace Osvaldo Ercoli.

Le parole più Belle sono già state dette e voglio citare quelle di Pino Galeotti,

Lo spettacolo è una sorta di incredibile, irresistibile monologo che si trasforma in dialogo poetico con il pubblico e, poi, in happening e festa, per concludersi come rito. E’ un evento teatrale, degno della grande tradizione del Teatro Povero di Grotowski e Barba, del Teatro-verità del Living, del teatro sociale e civile di Brecht, Strehler e Squarzina. Che altro?…

Pietro si dimostra autore-attore vero, maturo: non fa la macchietta di Alfio, l’uomo dei cartoni — a tutti i viterbesi noto come figlio della Caterina, della “Caterinaccia”, sì proprio lei — ma lo ricrea come personaggio umanissimo, dignitoso, sapiente. Interessato a studiare e comprendere il mistero della natura e del mondo e a cantare con la sua poesia a braccio, o recitando a memoria i versi di Dante, la bellezza e lo strazio della vita. Così l’attore-autore viterbese, si cuce addosso con sensibilità, intelligenza ed arte, un testo e una storia che, attraversando quasi un secolo, coinvolge e commuove nella rievocazione di fatti e misfatti della Viterbo che fu e della vicenda personale di Alfio, di sua madre, dei suoi pochi compagni e dei suoi amatissimi candopo aver ricevuto per questo spettacolo, il premio Rita Sala al Teatro Patologico di Roma.

Pino Galeotti:

Lo spettacolo è una sorta di incredibile, irresistibile monologo che si trasforma in dialogo poetico con il pubblico e, poi, in happening e festa, per concludersi come rito. E’ un evento teatrale, degno della grande tradizione del Teatro Povero di Grotowski e Barba, del Teatro-verità del Living, del teatro sociale e civile di Brecht, Strehler e Squarzina. Che altro?…

Pietro si dimostra autore-attore vero, maturo: non fa la macchietta di Alfio, l’uomo dei cartoni — a tutti i viterbesi noto come figlio della Caterina, della “Caterinaccia”, sì proprio lei — ma lo ricrea come personaggio umanissimo, dignitoso, sapiente. Interessato a studiare e comprendere il mistero della natura e del mondo e a cantare con la sua poesia a braccio, o recitando a memoria i versi di Dante, la bellezza e lo strazio della vita. Così l’attore-autore viterbese, si cuce addosso con sensibilità, intelligenza ed arte, un testo e una storia che, attraversando quasi un secolo, coinvolge e commuove nella rievocazione di fatti e misfatti della Viterbo che fu e della vicenda personale di Alfio, di sua madre, dei suoi pochi compagni e dei suoi amatissimi cani.

Descriverlo mi fa pensare a chi gli è stato sempre vicino, i giovani del Centro Sociale Lucianino e Alessio e tanti altri-

Da Peppe Sini le più Belle Parole :

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta’ si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l’Ariosto, ma fu lavorando “in mezzo ai butteri della Tolfa” che si appassiono’ vieppiu’ di poesia e fiori’ come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell’intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta’, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita’ artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell’ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara’ fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E’ deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell’immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato – sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all’ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti – un monologo dal titolo “Allora ero giovane pure io” dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi’ rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un “Archivio Alfio Pannega” per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita’ le tracce della sua vita e delle sue lotte, e’ restata fin qui disattesa”.

 

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