Le Cascate dell’Acquarossa a Viterbo

Tra la fitta vegetazione compresa nella zona adiacente all’antica città etrusca di Acquarossa, abbandonata a sé stessa ma presente e nota alla maggior parte dei viterbesi da sempre, ecco sorgere la poderosa “Cascata dell’Acquarossa“.

L’accesso alla sorgente, rimasto interdetto per diversi anni, è ormai stato liberato ed è facilmente raggiungibile da chiunque.

Incontrare la cascata in questione significa conoscere un sito naturalistico unico nel suo genere: il colore rosso-rame delle pietre, rese tali dalla presenza di ferro (e di “marcassite“) creano uno scenario introvabile in altre zone della Tuscia, e meritevole di essere conosciuto da tutti, viterbesi e turisti.

L’acqua giunge ai purpurei massi dal colle di San Francesco, opposto e adiacente al Colle di Pianicara, quello su cui sorge la meravigliosamente conservata città romana di Ferento. La fonte è detta “ipotermale” per la sua temperatura acquifera (intorno ai 22°), e l’acqua è composta da acido carbonico per il 99%.

Storicamente parlando, si sono rinvenute tracce, oltre che etrusche, risalenti addirittura al neolitico, periodo in cui sicuramente vi era un forte attaccamento verso lo sgorgare delle acque trattate, poiché esso era oggetto di un vero e proprio culto, il culto dell’acqua. Per questo i luoghi di cui parliamo sono spesso accostati al termine di “sacro“.

Purtroppo, come si diceva precedentemente, la zona è spesso abbandonata a sé stessa: oltre che una mancanza di controlli costanti, si registra ormai da anni l’attività di “discarica abusiva” proprio all’inizio del percorso, nonostante il grosso divieto presente sul posto e nonostante l’avviso di “zona videosorvegliata“. Una bonifica del luogo con un aumento delle segnalazioni per i turisti sarebbe certamente una grossa spinta all’attività dei viaggi nel viterbese.
Grosso supporto, in questo senso, è fornito da associazioni turistiche e di ecologisti, come Viterbo Clean Up, che volontariamente si occupano di ripulire la zona.

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Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/UNvnvedz6kHRcPGD8

Str. Pian del Cerro, 01100 Viterbo VT




Viterbo, l’attore di “Mare Fuori” Matteo Paolillo turista a Viterbo

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – Uno degli attori protagonisti della serie tv che ormai da diversi mesi comanda indiscussa la classifica italiana di visioni su tutti i principali canali in cui è presente (Netflix, RaiPlay), Matteo Paolillo (Edoardo in “Mare Fuori”) si è recato durante la giornata di oggi nella Città dei Papi per “avere un po’ di relax“. Residente nella Capitale, non poteva scegliere luogo migliore della Tuscia, in una giornata soleggiata come quella di oggi, per rilassarsi in compagnia della sua fiamma.

Nascosto dentro un giacchetto di pelle e dietro un paio d’occhiali da sole scuri, ha camminato per le principali vie del Centro Storico di Viterbo ammirandone proprio la storica tranquillità: da Piazza del Plebiscito a Via San Lorenzo, fino alla zona più bella della città tra San Pellegrino e il Duomo. L’attore-cantante veniva da giorni ricchi di impegni, tra i quali anche la partecipazione al Concertone del 1 Maggio a Roma.

Cercando quanto più possibile di rimanere lontano dagli occhi dei fan per godersi i momenti di quiete che il nostro capoluogo sa offrire, è stato comunque riconosciuto dagli sguardi di alcuni seguaci (e soprattutto di alcune seguaci) più attenti, dovendo accettare di scattare qualche foto e firmare qualche autografo.

In particolare, Matteo Paolillo ha sostato nei pressi della Gelateria CreamItaly di Via San Lorenzo, sedendosi sui tavolini del Ristorante annesso Il Labirinto per godersi un ottimo cono gelato gusto frutta. Ha scattato qui la foto (visibile in copertina) con lo Staff dei locali, più che soddisfatto di accogliere come ospite un attore che, a oggi, è senz’altro uno dei più conosciuti e acclamati dalla popolazione giovanile italiana.




Il Belvedere di Poggio Trincera (Deltaplani) e il panorama sul Lago di Vico

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Uno spettacolo incredibile, una visione che lascia col fiato sospeso e fa sentire smarriti per la sua grandezza e unicità: i Deltaplani (“Il belvedere di Poggio Trincera”) sono questo, e chi non vi si reca personalmente non potrà capire, neanche attraverso le foto, la straordinarietà di tale panorama.

Ci troviamo sull’orlo settentrionale della caldera del vulcano (esatto, il Lago di Vico, per chi non lo sapesse, era un vulcano attivo fino a 93mila anni fa, di cui oggi rimane il cratere in cui è situato il lago), su un promontorio che, grazie anche al taglio degli alberi, si apre direttamente sulla conca, dai suoi 800 metri di altitudine.

Si recano in zona visitatori di ogni genere: ciclisti, motociclisti, esploratori, camminatori, gruppi di amici e innamorati. Il posto è infatti fresco d’estate, ricco di flora e fauna e, peraltro, davvero molto romantico.

Oltre al lago, da qui, si può vedere bene il Monte Fogliano (alto 970 metri) e l’altura di Monte Venere.

In realtà, per essere più precisi, il luogo si è formato non da un solo cratere, ma da svariati: durante l’attività vulcanica, durata circa 300mila anni, le conche formatesi sono state più di una, e in una di queste sorge proprio il nostro Lago di Vico; il Monte Venere, inoltre, risale all’ultimo periodo di questa movimentata attività sotterranea.

Il luogo, creato appositamente per la partenza dei deltaplani attraverso un’apposita rampa, viene oggi poco usato a tal proposito, soprattutto dal gruppo “Delta Uno”, che dopo il decesso di un loro compagno, Luigi, hanno deciso anche di apporre sulla rampa in questione una targa in ricordo dell’amico.

È tuttavia visibile, dalla pagina Youtube di uno dei componenti, un video in cui il lancio avviene, e si può godere delle meraviglie regalate dal Lago di Vico.

Sulla zona è anche presente un’opera di Matteo Nasini, “Campo Sintonico“, la quale è entrata a far parte del progetto culturale “Lo Spazio del Cielo”, per portare l’arte “sui cammini”. Il termine “sintonico” fa riferimento a uno strumento eolico che genera un accordo di suoni non provenienti dall’uomo; l’installazione, delimitante un perimetro acustico, è un progetto che non produce alcun impatto ambientale ma crea un rumore continuo, autonomo, indeterminato. Tale suono cambia in base alla situazione atmosferica.

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Come raggiungere il luogo:

https://maps.app.goo.gl/fwGddUPG9DZXN5ya9




Viterbo, proroga chiusura locali: l’Amministrazione convoca rappresentanze dei cittadini

di SIMONE CHIANI-

 

VITERBO – Sembra essere davvero giunto il momento di cambiare: l’amministrazione Frontini, rappresentata dall’assessore Silvio Franco e dai consiglieri Di Fusco, Nunzi e Pierangeli, ha convocato nel pomeriggio di oggi varie rappresentanze della popolazione, per comprendere se sia arrivato il tempo di mettere in atto la tormentatissima proroga oraria per gli esercizi commerciali del Centro Storico.

Da ormai diversi anni, infatti, si discute sulla possibilità di posticipare l’attuale obbligo di chiusura per i locali (bar, ristoranti e simili) nella zona antica dalla città dall’attuale 1 di notte ad almeno le 2. L’ultimo provvedimento, il Patto della Notte, aveva permesso di spostare tale termine da mezzanotte all’1, spostamento che mai effettivamente ha reso soddisfatti gli imprenditori del settore Ho.Re.Ca..

L’amministrazione, dunque, rappresentata dall’assessore Franco e dai vari consiglieri, ha deciso di incontrare le associazioni di categoria, le associazioni studentesche e i comitati dei cittadini. In una delle sale del Comune di Viterbo a Piazza del Plebiscito, i giovani in particolare, che soffrono tale situazione tanto quanto i professionisti del settore, hanno potuto esprimere le proprie opinioni a riguardo attraverso una riunione aperta, fortemente voluta dall’attuale Amministrazione, che vorrebbe da parte sua “un centro più a misura di giovane”.

Da un lato i giovani e gli esercenti favorevoli a un Centro vivo e frequentato, dall’altro i cittadini che votano invece per un Centro-dormitorio. Le proposte dei giovani al Comune, oltre a quella base di prorogare l’orario fino almeno alle ore 2, sono state svariate, ed è bene qui riportarne alcune:

– Finanziamenti per insonorizzazione locali o abitazioni;
– Risolvere la paura di uscire la sera investendo sulla sicurezza;
– Buttafuori dei locali come vigili essi stessi per supportare le forze dell’ordine;
– Garantire spazi fisici di aggregazione giovanile, anche durante la notte;
– Migliorare l’accoglienza di persone provenienti da altre città attraverso interventi sulle residenze universitarie.

L’incontro, durato quasi 2 ore, ha reso chiaramente la posizione di una Viterbo che sente sempre di più la necessità di tornare a vivere la sera. La proroga oraria, in questo senso, può essere il primo passo verso l’utopia di una città viva e sicura anche durante la notte.




La Sala del Mappamondo al Palazzo Farnese di Caprarola

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Quello incontrato oggi è senz’altro uno dei resti di periodo tardo-rinascimentale di maggior valore nell’intera provincia viterbese: la Sala del Mappamondo nel famoso Palazzo Farnese di Caprarola è un’esplosione di arte, storia e cultura del tempo.

Imbattersi in questa sala, per volontà o per caso, significa imbattersi in un’idea assoluta che vigeva nel periodo storico in cui essa fu edificata e dipinta: si può, infatti, osservare come nel mappamondo venga rappresentato solo il mondo conosciuto allora, con evidenti lacune. Il planisfero è uno dei più famosi dell’epoca e lo era certamente anche in quel periodo: un po’ per la fama dei Farnese, un po’ per la scarsità di documentazioni del tempo sulla geografia mondiale.

Il Palazzo è stato architettato e portato a principio da Antonio da Sangallo, ma portato a termine da Jacopo Barozzi nel 1575. La sala tuttavia si fa coincidere con l’opera di Giovanni Antonio da Varese, detto il Vanosino (molto famoso nell’Italia centrale), il quale la portò a compimento in soli due anni, iniziando nel 1573. La scelta del pittore fu di Alessandro Farnese: non certo una personalità che avrebbe accettato chiunque come disegnatore della sua reggia.

Come anticipato precedentemente, osservando la mappa è inevitabile accorgersi di qualcosa che non sembra quadrare: il mondo conosciuto allora (neanche un secolo dalla scoperta dell’America-1492) era infatti circoscritto a una parte ben minore rispetto a quella che sappiamo esserci oggi grazie ai satelliti, e qualche zona della mappa sembra anche essere alquanto confusa, in quanto a dimensioni e coincidenze.
Sul planisfero mancano pertanto regioni immense come la Nuova Zelanda e l’Australia (zona in cui appare la scritta “Mare Incognito“), mentre la Groenlandia viene legata con terra al nord-America; inoltre è presente l’Antartide, fatto alquanto bizzarro visto che essa non fu scoperta almeno fino al 1773: come si poteva, dunque, già esserne a conoscenza? La risposta è nelle teorie ancora non provate: si credeva già da secoli che la “Terra Australis Incognita” dovesse necessariamente esistere per bilanciare le masse terrestri; questa credenza si aveva fin dai tempi di Pitagora e Aristotele, quest’ultimo perché sosteneva che come ci fosse una zona fredda a nord ce ne dovesse essere per contrasto e livellamento anche un’altra a sud.

Per concludere, non si può che rimandare chiunque direttamente alla meravigliosa opera d’arte che è questa sala, facilmente raggiungibile e visitabile in poco tempo, o più comodamente visibile dalle immagini poste alla fine di questo articolo.

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Come raggiungere il luogo:
Villa Farnese
Piazza Farnese, 1, 01032 Caprarola VT
https://goo.gl/maps/rbcvbYuxNNrNRr6Q6




La Cascata dell’Infernaccio nella Tuscia: oltre ogni immaginazione

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Questo luogo ai limiti dell’incredibile si può trovare in una delle forre più profonde dell’intera Regione Lazio, a pochissimi passi da Viterbo, più precisamente, in linea d’aria, a metà tra Grotte Santo Stefano e Celleno; è infatti raggiungibile dalla nota Strada Teverina. La meraviglia della Tuscia in questione viene chiamata “Cascata dell’Infernaccio“, ed è una delle meno conosciute e più complicate da raggiungere in assoluto; questi impedimenti, tuttavia, sono direttamente proporzionali alla loro bellezza, la quale non trova in alcun caso rivali in tutta la provincia, per il luogo magico e incontaminato in cui si colloca e per la particolarità di salto e rocce sulle quali si viene a creare.

Apparentemente una sorella maggiore delle Cascate dell’Acquarossa, questa si viene invece a formare dal fiume Rigo, durante il percorso che esso compie per giungere ad affluire nel fiume Tevere. Ci troviamo nella natura più assoluta: tutto ciò che è artificiale in questo luogo non appare, ci si imbatte in luoghi totalmente incontaminati e, per fortuna, privi di rifiuti (con una sola eccezione nella parte superiore/alta, all’interno della quale si possono rinvenire un gran numero di pneumatici a deturpare la zona).

Il nome, come si può immaginare, deriva con buona probabilità dalle emissioni gassose che sembrano avvenire nel luogo, soprattutto dal fondo della gola che si può incontrare qualche centinaio di metri più a ovest del salto acquifero, e/o dal colore rosso.

Una delle più evidenti peculiarità, caratteristica e di forte impatto, è, come avviene nella pur vicina Acquarossa, proprio il colore rosso-rame dato dalle sostanze ferruginose (come la marcassite e altri minerali) presenti nell’acqua; questa colorazione non si limita ad apparire nella zona di caduta dell’acqua e sulle rocce, ma prosegue per tutta la durata del fiume venutosi a creare nel tempo proprio dal liquido del Rigo; si incontrerà dunque un incredibile “fiume dal letto rosso”, che renderà tutta la durata della gita davvero unica. Il colore dell’acqua proveniente dal salto, ordinario, fa da contrasto con questo straordinario color rame del resto del posto.
Il salto è di almeno 20 metri: uno dei più alti, per una cascata, nell’intero territorio viterbese.

La gita, come precedentemente indicato, non si limita però alla sola visione della cascata: oltre che un percorso molto difficile ma davvero emozionante per giungervi, si può arrivare alla gola da cui sembrano provenire emissioni gassose per godere di uno scenario surreale.
Ma non finisce qui! Nella stessa gita, tornando alla base e passando per un altro breve sentiero il cui ingresso è a pochi metri da quello principale, si può perfino raggiungere la stessa zona appena descritta ma dalla parte superiore/alta: ci si imbatterà nella precedente gola, stavolta osservabile dall’alto dei suoi 15-20 metri, in un contesto certamente pericoloso ma che i più avventurosi non possono in ogni caso perdersi.

Fiabesco e diabolico”, così viene descritto da alcuni questo luogo surreale; e sarebbe scorretto non confermare.

La discesa nella forra è molto complessa: se si vuole andare da soli si raccomanda un abbigliamento del tutto idoneo (anche a camminare, in certi punti, nel corso d’acqua) e di fare molta molta attenzione. TusciaTimes e l’autore dell’articolo non si assumono alcuna responsabilità per ciò che può accadere a chi si avventura in questa magnifica ma difficoltosa esperienza. La gita è sconsigliata a tutti coloro che presentino anche una minima disabilità fisica, e senz’altro a chi soffre di vertigini. L’alternativa è quella di organizzarsi con qualche associazione per effettuare una visita guidata.

I terreni su cui bisogna transitare per arrivare a destinazione fanno tutti parte di proprietà private. In particolare i proprietari raccomandano di non presentarsi con gruppi numerosi di persone per evitare di danneggiare in qualche modo l’ambiente e, oltretutto, di ledere i loro stessi interessi.

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Come raggiungere il luogo:
Coordinate per il punto in cui lasciare l’auto – 42.530899,12.128169
Uno dei percorsi per raggiungere il sito è il seguente: sulla Teverina (partendo da Viterbo) prendere la stradina sulla destra immediatamente precedente alla Milla. Percorrere per svariate centinaia di metri fino a superare il canile e completare la discesa (in una strada totalmente dissestata: evitare auto basse). Superata questa discesa, lasciare l’auto in un punto che non impedisca il passaggio ai mezzi agricoli. Attraversare il campo sulla destra e, all’incirca dopo 2-300 metri, nel luogo in cui si infittiscono gli alberi, scegliere un sentiero che scende (ce ne sono vari). Da qui i sentieri, proseguendo verso est, portano tutti alla cascata. Per arrivare alla gola, invece, procedere allo stesso modo ma verso ovest. Non vi aspettate di trovare sentieri segnalati o privi di impedimenti. Scendere verso la forra in questo modo significa dover attraversare dei sentieri molto ripidi e a strapiombo sul fiume formato dalla cascata. Si raccomanda un’attenzione elevata.
Per raggiungere la parte superiore, invece, non bisognerà raggiungere la distesa con gli alberi fitti, ma cercare un sentiero prima, quando si è ancora nei campi: qui il sentiero è più semplice e non presenta particolari impedimenti.
Il consiglio è di andare sempre con qualcuno che già conosce il luogo.




Viterbo, un excursus storico sulle “Donne Caparbie”: Zamola presenta il suo libro alla Sala Ce.Di.Do.

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – “Donne Caparbie – Italiane che hanno cambiato il mondo” (Effigi Edizioni, 2022) è l’opera letteraria di circa trecento pagine che Maura Zamola, laureata in Lettere, guida turistica e femminista, ha presentato nel pomeriggio di oggi presso la Sala Ce.Di.Do. della Città dei Papi. Presenti per l’evento, targato Archeotuscia, Luciano Proietti nelle vesti di presentatore, la Dott.ssa e Scrittrice Alba Stella Paioletti per l’introduzione e la giornalista Veronica Olivi con il suo intervento.

Il libro è tutto incentrato su personalità femminili dell’Italia Centrale che, nel corso della storia antica e recente, hanno inciso sull’andamento di questioni rilevanti e meno, opponendosi con forza alle costrizioni imposte dal patriarcato.
Si tratta di figure, emerge dall’incontro, come Giulia Farnese, Lucrezia Borgia e la Regina Amalasunta, passando per Olimpia Maidalchini e Vittoria Colonna, fino a giungere a personalità meno note ma che, con il loro operato in vita, hanno assunto un valore simbolico determinante per l’emancipazione femminile.

Ogni singola figura affrontata, sopravvissuta attraverso i secoli, è stata “rivisitata” in maniera originale e in parte personale cercando peraltro di scardinare il punto di vista maschile che inevitabilmente ha generato misunderstandings nella ricostruzione storiografica di queste biografie.

La Dott. ssa Paioletti, nell’evento in questione, ha voluto sottolineare l’importante ricostruzione svolta da Maura Zamola nella ricostruzione dell’impatto effettivo di queste figure, oltre al suo appassionato lavoro già in piedi da anni e al suo legame al territorio di Orvieto e del centro Italia in generale.

“Ciò che accomuna queste donne – osserva invece Veronica Olivi dopo aver ripercorso velocemente le singole figure affrontate nell’opera – è che ognuna di loro ha dovuto lottare per affermarsi. Donne che sono state spesso criticate, ma che hanno lasciato un’impronta e sono sopravvissute nell’immaginario collettivo”.

Maura Zamola, interrogata dalla Dott. ssa Paioletti sulla figura “più caparbia” tra quelle che appaiono nel testo, non ha voluto prendere una posizione decisa ma ha proposto come esempio Donna Olimpia, forte di trovare, attraverso una bugia da scandalo, il modo da sfuggire al proprio destino di monaca.

“Con questo libro – racconta avviandosi a conclusione l’autrice – ho voluto riabilitare tante donne di epoche passate, ingiustamente accusate di misfatti che non avevano commesso, calunniate dai posteri.”

“Io non ce l’ho con gli uomini del tempo, spesso inconsapevoli e figli del proprio tempo – conclude infine interrogata dal pubblico – ma con il patriarcato stesso”.

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Le meravigliose Cascate di Chia o “del Fosso Castello”

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Vicino all’omonimo paese e dunque a soli 20 minuti  di strada dalla città di Viterbo, le Cascate di Chia sono state per molto tempo una meraviglia dimenticata dalla maggior parte di turisti e nativi, probabilmente per un’errata politica di diffusione e per la mancanza di segnalazioni sui principali canali di sponsorizzazione turistica; nell’ultimo periodo, tuttavia, grazie alla potenza divulgatrice dei social network e alla riqualificazione del territorio, sono divenute un polo turistico in grado di accogliere migliaia di visitatori ogni anno.

Chiamate anche “Cascate di Fosso Castello“, poiché formatesi in modo naturale proprio dal Torrente Castello, sono raggiungibili comodamente in auto. Dopo aver lasciato la vettura nell’apposita area del Parco vicino all’uscita SORIANO/CHIA della superstrada, è necessario il minimo sforzo a piedi per giungere senza intoppi alle cascate e al percorso annesso. Nel 2022 è stato peraltro inaugurato il Parco apposito, il “Parco delle Cascate di Chia“, gestito dal Dominio Collettivo dell’Università Agraria di Chia, che si occupa costantemente di monitorare il parco e salvaguardarlo.

Mantenuto pulito e accessibile a tutti proprio dal Dominio Collettivo, tale percorso può regalare una passeggiata davvero unica al bordo del torrente e delle affascinanti cascate. Prendendo la corretta diramazione del percorso, per di più, si può giungere anche alla nota Torre di Pasolini (o “Torre di Chia” del “Castello di Colle Casale“), risalente a metà del XIII secolo e accessibile solo in alcuni particolari periodi dell’anno, o altrimenti ad aree archeologiche etrusche, prendendo altri sentieri.

Tutta la passeggiata è accompagnata da un’atmosfera particolarissima: le alte pareti rocciose, il perpetuo scorrere dell’acqua e la luce che s’infila tra le poche zone aperte di cielo, regalano delle emozioni incredibili date dall’immersione totale in una zona naturalistica unica nel suo genere. Peraltro, in base alla stagione in cui si visita il luogo è possibile scorgere una diversa forma delle Cascate, che cambia in base alla piovosità e alla temperatura dell’aria.
A coronare il tutto, delle piccole grotte sulle pareti rocciose scavate dagli etruschi per avere degli altari in cui venerare i propri dèi.

Ma la storia del luogo non finisce qui. In alcuni punti si rinvengono anche tracce di Medioevo, periodo nel quale il Torrente Castello era sfruttato per l’attività dei mulini: di questi antichi edifici ci sono ancora le tracce visibili, tanto da concedere al visitatore l’opportunità di entrarvi all’interno senza particolari difficoltà.

Si tratta insomma di un luogo meraviglioso, ricchissimo, già riconosciuto in passato da menti del calibro di Pier Paolo Pasolini, il quale scelse addirittura le Cascate come sfondo per il battesimo di Gesù nel film “Il Vangelo Secondo Matteo”, e che decise di acquistare la Torre proprio per avere un accesso preferenziale a quel “bosco di querce rosa” in cui le Cascate di Chia la fanno da padrone.

Per raggiungere il luogo o altre informazioni:
3715225406
Località Torre di Chia, SS675, 01038 Chia VT
https://maps.app.goo.gl/Z1Ry8u5fqqVJVLeR6

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Viterbo, gira la ruota! Inaugurata ufficialmente la nuova attrazione a Pratogiardino

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – Alla presenza della Sindaca Chiara Frontini, si è svolto questo pomeriggio alle 18:30 il primo giro della nuova ruota panoramica di Pratogiardino, accompagnato dalla luce calante del giorno che ha reso l’evento ancor più suggestivo: i numerosi viterbesi presenti per l’occasione hanno potuto testare gratuitamente l’attrazione, godendo del panorama mozzafiato che, nell’apice dell’altitudine, si apre sulla splendida Città dei Papi per la prima volta dopo tantissimi anni.

L’inaugurazione ha segnato infatti la risoluzione ufficiale di una promessa che ormai da tempo inquantificabile veniva effettuata senza mai essere poi realmente mantenuta; l’Amministrazione Frontini, a poco più di metà anno dalla presenza in Comune, aggiunge dunque un altro tassello alla lunga lista di importanti iniziative portate a compimento per l’offerta turistica e di svago viterbese. Inoltre, fatto non di poco conto, si tratta di un altro tassello alla serie di interventi mossi dal Comune per la riqualificazione dell’area, abbandonata e quanto mai degradata nel corso dello scorso decennio.

Il posizionamento della ruota, scelto ad hoc nel punto di maggiore altitudine per garantire una visibilità adeguata dalla cima, è stato evidentemente pensato nei pressi dell’entrata principale del parco per assicurare la giusta visibilità alla ruota e un’opportuna apertura visiva su ogni angolo della Città dei Papi.

Tutto ciò, come sottolineato dalla Sindaca stessa, è stato possibile grazie a un lavoro di squadra di Marco Nunzi, Emanuele Aronne, Stefano Floris, Silvio Franco e Umberto Di Fusco, i quali hanno peraltro pensato bene di scegliere un’attrazione quanto più possibile inclusiva, con possibilità di accesso anche per le persone disabili.

“Come per ogni successo va ricordato che c’è un team di lavoro dietro – ha commentato, dopo il taglio del nastro, Chiara Frontini – ci auspichiamo che questo possa essere un nuovo polo di attrazione della città.”

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Salviani (FI) alle Regionali tra le più votate per la Tuscia: “Merito della squadra”

di SIMONE CHIANI-

MONTEFIASCONE – Fabiana Salviani, candidata come consigliera per Forza Italia alle elezioni per la Regione Lazio, è risultata, pur non vincendo, tra le donne più votate dell’intera Provincia, e la sua giovane età ne fa certamente un’ottima promessa per il futuro politico del Comune e dell’intera Tuscia.

1. Hai quadruplicato i voti su Montefiascone, rispetto alla tua candidatura da consigliera. Secondo te, perché?

Essenzialmente, per due motivi. Il primo è perché ho da sempre ascoltato le esigenze di ogni singolo cittadino, anche durante la mia campagna elettorale, e quando posso tendo una mano. Fa parte della mia indole, e credo le persone lo abbiano compreso. Il secondo è per merito della mia squadra: unita e collaborativa, dove ogni singolo consiglio viene preso in considerazione.

2. Cosa ne pensi del risultato ottenuto? Ti aspettavi comunque di più?

Il mio risultato mi ha sorpreso sicuramente in positivo vista la scarsa affluenza alle urne mi posso ritenere molto soddisfatta, evidentemente abbiamo fatto un buon lavoro. Un partito che a livello nazionale è all’8% nel nostro paese ha raggiunto il 20%. Direi che la strada tracciata è quella che dobbiamo continuare a seguire e l’impegno, di tutta la squadra di Forza Italia, non solo io mio, a Montefiascone è stato ampiamente ripagato.

3. Prendere il 2% in più del Pd in un Comune come Montefiascone è significativo per Forza Italia. È forse un premio per la dedizione degli ultimi anni?

L’amministrazione comunale si è insediata circa un anno e mezzo fa ed è del Pd, i numeri parlano chiaro. Noi abbiamo ottenuto un risultato maggiore. I cittadini hanno lanciato un segnale ben preciso, necessitano di un cambiamento, di persone che sappiano accoglierli nelle necessità e che rendano il Paese, che di base è meraviglioso, molto più presentabile ai cittadini e ai turisti. Poi, di sicuro, gli ultimi 10 anni di malagestione dell’ex governatore del Lazio ed ex segretario del PD, Nicola Zingaretti, hanno contribuito a questo ribaltamento dei ruoli.

4. Le comunali sono ancora lontane, ma già si possono fare dei conti. Che potenzialità vedi per Forza Italia? In che ruolo ti vedi, invece, per le candidature?

La nostra squadra continua a lavorare e siamo pronti a darci da fare per accrescere ancora di più le nostre potenzialità. Il mio ruolo è quello di esserci e per il mio Paese ci sono ora e ci sarò in futuro. Sicuramente nel sociale trovo il mio porto sicuro, ma essendo cresciuta nel commercio conosco i punti di forza e i punti di debolezza anche dal punto di vista turistico. Desidero continuare a mettermi in gioco e fare la mia parte per aiutare il partito a continuare a crescere. Le comunali, dal punto di vista politico, non sono mai troppo lontane e il lavoro da fare è tanto.

5. Obiettivi immediati per il futuro?

Continuare a lavorare bene in questa direzione, continuare nel mio lavoro e cercare di migliorare sempre di più, prendendo consigli e sì, anche approfondendo vari argomenti a seconda delle necessità del cittadino. Come partito, a livello locale, dobbiamo ora cominciare a lavorare su quell’enorme fetta di cittadini che ha scelto di non recarsi alle urne. La vera sfida ricomincia da là e sarà indispensabile riconquistare la loro fiducia prima delle prossime elezioni. Dobbiamo comprendere perché hanno scelto di non votare, capire cosa possiamo fare per ricordargli che il nostro è un partito che, da sempre, è davvero al fianco dei cittadini.