UE, Coldiretti: “Plebiscito Italia su etichetta origine, la vuole il 91% dei cittadini”

La battaglia per l’etichettatura d’origine incontra un vero e proprio plebiscito tra gli italiani con addirittura il 91% che chiede informazioni semplici e trasparenti con la provenienza di tutti gli ingredienti del cibo che mettono in tavola, così da poter capire bene di cosa si tratta, secondo il rapporto Coldiretti/Censis. La petizione per una legge europea di iniziativa popolare promossa dalla Coldiretti è stata uno dei temi della seconda giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Villa Miani a Roma organizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti.Poter sapere sempre e comunque quel che si mette nel carrello e nel piatto è diventato un desiderio fondante della cultura alimentare degli italiani, anche rispetto alla consapevolezza dell’esistenza di un italian sounding che rinvia ad un’etichettatura fuorviante. Oltre un cittadino su due (53%) dichiara che gli è capitato di consumare un prodotto pensando che fosse italiano prima di scoprire che così non era.

Un vero e proprio endorsement all’iniziativa della Coldiretti per rendere obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio in Europa. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori. Solo così sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime. In tale ottica è importante la recente sentenza della Corte dei Conti Ue sulla necessità di colmare le lacune del quadro giuridico dell’Unione in materia di etichettatura degli alimenti per garantire maggiore trasparenza ai consumatori. E’ possibile sottoscrivere la proposta di legge in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e in tutte le sedi territoriali ma anche sul web. Basta collegarsi al sito https://eci.ec.europa.eu/049/public/#/screen/home e selezionare il proprio Paese di cittadinanza nel menu a tendina in giallo a sinistra. Si potrà quindi scegliere se compilare il modulo inserendo i propri dati con numero della carta d’identità o del passaporto oppure accedere direttamente con lo spid.




Clima: Coldiretti/Censis, emergenza acqua prioritaria per l’89% degli italiani

L’emergenza acqua è ormai entrata stabilmente nella vita degli italiani con ben l’89% che ritiene prioritario un piano di gestione, dalla creazione di invasi alla manutenzione dei fiumi, per combattere la siccità e ridurre il rischio di alluvioni e catastrofi naturali. Il dato viene dal rapporto Coldiretti/Censis, diffuso in occasione del Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Villa Miani a Roma organizzato dalla Coldiretti in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Alluvioni e siccità, bombe d’acqua e ondate di calore, sono diventate minacce correnti capaci di modificare il corso quotidiano delle vite, come evidenziato dalle recenti catastrofi in Emilia Romagna e in Spagna, a Valencia, che hanno trasmesso alla società italiana una percezione dolorosa dell’urgenza climatica, rinforzando la consapevolezza collettiva dell’esistenza di un rischio molto concreto di catastrofi da eventi atmosferici avversi.

Nel 2024 gli effetti dei cambiamenti climatici hanno causato danni al settore agricolo per 8,5 miliardi, secondo l’analisi della Coldiretti, tra un Meridione assediato da una siccità mai vista prima e un Nord flagellato dal maltempo. La siccità ha bruciato in Italia un campo di grano duro per la pasta su 5, con punte di calo del 40/50% al Sud. In calo dell’8% anche la produzione di grano tenero per il pane. La prolungata assenza di pioggia ha colpito un’altra coltura simbolo della Dieta Mediterranea, l’olio extravergine d’oliva, con un calo del 32%. Ma la siccità ha pesato anche sulla produzione di vino, in calo del 13% rispetto alla media produttiva degli ultimi anni, nonostante un aumento rispetto al pessimo dato del 2023. Ai danni della siccità si aggiungono quelli del maltempo. A farne le spese sono state diverse colture a partire dal riso. Nonostante l’aumento delle superfici coltivate ci si attende un calo significativo delle produzioni, ma cali sono attesi anche su mais e soia, oltre alle nocciole. Una situazione drammatica dinanzi alla quale la Coldiretti rilancia la proposta di un piano invasi con pompaggio, che consentirebbe di garantire acqua nei periodi di siccità ma anche di limitare l’impatto sul terreno di piogge e acquazzoni sempre più violenti che accentuano la tendenza allo scorrimento dell’acqua nei canali asciutti. Si tratta di un progetto immediatamente cantierabile per una rete di bacini di accumulo. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere la pioggia e utilizzarla in caso di necessità. L’obiettivo è raddoppiare la raccolta di acqua piovana garantendone la disponibilità per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni. Fondamentale in tale ottica il recupero degli invasi già presenti sul territorio attraverso un’opera di manutenzione.




Coldiretti Lazio: virus “lingua blu” dilaga anche a Roma, necessaria unità di crisi per contenere la diffusione della malattia

ROMA – “Ravvediamo la necessità di definire una unità di crisi per programmare le misure migliori, finalizzate a contenere la diffusione della malattia “lingua blu”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che già nei mesi scorsi aveva espresso preoccupazione per il settore ovicaprino, a seguito dell’individuazione del virus “Blue tongue” in alcuni allevamenti in provincia di Roma. “Fondate le nostre preoccupazioni per il settore ovicaprino – prosegue Granieri – che ora dovrà affrontare anche questo dramma. E’ fondamentale che quanto abbiamo richiesto: ovvero vaccini gratuiti, ricostituzione del patrimonio ovicaprino e un piano assicurativo attraverso un fondo mutualistico, che consenta lo smaltimento delle pecore uccise dai lupi, sia immediatamente disponibile, così come concordato con la Regione”.

Un settore per il quale la Coldiretti Lazio ha chiesto e ottenuto dalla Regione lo stanziamento di 5 milioni di euro, a seguito della mobilitazione permanente della scorsa settimana davanti al palazzo regionale. Fondi necessari per il ristoro delle aziende che hanno perso capi attaccati dai lupi e per i danni da lingua blu, oltre alla messa a disposizione dei vaccini. Perdite che contano oltre 250 mila capi ovicaprini prevalentemente a causa delle continue predazioni da parti dei lupi, che determinano anche un aggravio dei costi per gli allevatori relativi allo smaltimento delle carcasse. Ecco perché Coldiretti Lazio ha chiesto e ottenuto dalla Regione un fondo mutualistico destinato al loro smaltimento. Tra le richieste della federazione regionale anche un piano di contenimento dei lupi con il loro spostamento in aree più idonee al loro habitat naturale.




Coldiretti Lazio in mobilitazione permanente: migliaia di agricoltori protesteranno davanti al Palazzo della Regione

ROMA – Migliaia di agricoltori provenienti da tutto il Lazio scenderanno in piazza con la Coldiretti davanti al palazzo della Regione, domani, martedì 19 novembre alle ore 9.30, per manifestare contro l’assenza di misure che rimettano al centro l’agricoltura e l’assenza di confronto con l’assessore regionale Giancarlo Righini, che ha lasciato inascoltate tutte le istanze avanzate dalla federazione.

“Sarà una mobilitazione permanente – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – fino a quando non verrà ridata all’agricoltura nel Lazio la giusta centralità e per farlo serve un assessorato che lavori a tempo pieno solo per il nostro settore e che non abbia la volontà di disintermediare politicamente e sindacalmente Coldiretti”.

In crisi tutte le filiere da quella del settore ovino, con un calo di 250 mila capi, a quella suinicola, che continua ad essere minacciata dalla Peste suina, fino a quella dell’ortofrutta con la moria dei kiwi e la corilicoltura con un calo del 50% del raccolto, ma anche la filiera bufalina con il calo del prezzo del latte alla stalla, oltre alla zootecnia.

“Da mesi le nostre proposte restano inascoltate – aggiunge Granieri – e assistiamo all’inconsapevolezza da parte dell’assessore al Bilancio e all’Agricoltura Giancarlo Righini, della situazione di crisi e di spossatezza, che investe molte delle principali filiere agricole della nostra regione. Ne è prova eloquente, il fatto che il primo tavolo di rappresentanza è stato istituito solo dopo le nostre proteste l’8 novembre e si terrà ufficialmente lunedì 18, ad un anno e mezzo dall’avvio del governo regionale. Il nostro mondo non può permettersi un assessore a mezzo servizio, per il quale evidentemente, la guida di due assessorati rappresenta un carico eccessivo”.

Una situazione insostenibile per l’agricoltura che va dai ritardi sulla fauna selvatica con i cinghiali che continuano a distruggere fino all’80% dei raccolti e un contenimento della Peste suina totalmente inefficace, fino ai lupi che sbranano pecore e capre degli allevamenti, con pastori costretti a dormire in auto per evitare aggressioni e perdite fino a 250 mila capi nel settore ovino, investito anche dalla malattia della “lingua blu”, con aziende che non trovano ristori.

Senza tralasciare la filiera delle nocciole con un calo del 50% del raccolto e quella bufalina alle prese con il crollo del prezzo del latte alla stalla pagato agli allevatori, calato del 30% in pochi mesi, fino alla filiera dell’ortofrutta con la crisi causata dalla moria dei kiwi e ai problemi che deve affrontare la zootecnia, sia per la filiera del latte che della carne, dove è necessaria una profonda riorganizzazione e programmazione. A tutto questo si aggiungono gli inaccettabili ritardi relativi alle misure dello sviluppo rurale con scelte che non coincidono con le reali esigenze del settore.




Coldiretti Lazio pronta alla mobilitazione per salvare l’agricoltura in crisi

Dal calo di oltre il 50% delle nocciole, alle pecore sbranate dai lupi che stanno uccidendo migliaia di ovini e caprini, con perdite che arrivano fino a 250 mila capi e pastori costretti a dormire in auto per sventare attacchi ai loro allevamenti allo stato brado, fino al latte di bufala congelato che arriva dall’estero, utilizzato per realizzare le mozzarelle con il fusore. Sono solo alcuni dei problemi sollevati da Coldiretti Lazio, che ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura, Giancarlo Righini, dei tavoli di crisi su questa questione.

“Siamo pronti alla mobilitazione – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri -Continuiamo da mesi a sollecitare l’assessore competente affinché affronti le numerose problematiche che affliggono il mondo agricolo, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Ecco perché chiediamo l’intervento del Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. La situazione per i nostri agricoltori è drammatica, con cali della produzione che non arrivano a coprire neanche i costi. E questo accade per diverse filiere, dalle nocciole al latte di bufala, solo per citarne alcune, fino alla fauna selvatica, che sta devastando i raccolti e aggredendo i capi ovini e caprini”.

La prima richiesta di Coldiretti Lazio relativa alla convocazione di un Tavolo di crisi inviata all’assessore regionale all’Agricoltura, Giancarlo Righini, risale allo scorso 24 settembre, nella quale si chiedeva uno stop al latte di bufala congelato, ma anche alla cagliata estera e all’utilizzo improprio del fusore e uno stanziamento di 15 milioni di euro da destinare agli allevatori e per la polverizzazione del latte congelato. A cui ha fatto seguito un esposto presentato da Coldiretti Lazio alla Repressione Frodi e la richiesta di un ulteriore Tavolo di crisi per il settore delle nocciole, con un calo registrato che supera il 50% in meno del raccolto, con punte del 70% in alcune zone e lo stanziamento di 5 milioni di euro per un fondo mutualistico. Altri 5 milioni di euro sono stati richiesti per realizzare un piano di ricostruzione del patrimonio ovicaprino.




Prandini (Coldiretti) a Radio1 Rai: Glifosato vietato in Italia e in Europa, applicare principio di reciprocità sui prodotti provenienti da altri paesi”

ROMA – “Il glifosato viene molto usato in alcuni paesi extraeuropei quando la maturazione dei prodotti non ha un processo naturale. In Italia e in Europa questa procedura è vietata. Per questo deve essere applicato un principio di reciprocità delle regole”. Lo ha affermato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel corso della trasmissione radiofonica “Giù la maschera” (Radio 1 Rai), condotta da Marcello Foa e dedicata al tema “Glifosato, agricoltura e pesticidi: è ora di cambiare?”.

“Il fatto di acquistare un prodotto agroalimentare di stagione diventa fondamentale”, ha ricordato il presidente Ettore Prandini, “Vuol dire che ha meno trattamenti di carattere chimico e soprattutto si premia un’agricoltura, la nostra, che viene portata avanti a livello di sostenibilità. Siamo l’agricoltura più sostenibile. Dal 2015 a oggi abbiamo diminuito l’utilizzo di agrofarmaci del 43% nelle nostre imprese. Nessun paese al mondo ha fatto quello che hanno fatto i nostri imprenditori. Per questo uno dei dibattiti che abbiamo aperto a livello europeo è quello sulla reciprocità, elemento di garanzia e tutela per i lavoratori e i consumatori. Nel libero mercato le regole che vengono imposte alle nostre imprese agricole devono essere applicate anche a chi importa in Italia da altri paesi e deve così sottostare agli stessi regolamenti”

Secondo Prandini in diversi paesi extraeuropei “vengono usanti nel mondo pesticidi che sono vietati in Europa da più di 40 anni. Il problema è che quando i prodotti partono da questi paesi non dichiarano l’origine. Una delle battaglie che stiamo facendo è proprio quella di estendere l’obbligo dell’origine su tutte le filiere produttive. Su 10 prodotti che vengono analizzati, tra quelli importati da altri paesi, 3 hanno sempre tracce di pericolosità e presenza di pesticidi vietati nel contesto europeo. Sui prodotti italiani, invece, siamo vicini allo 0. Il sistema dei controlli cui sono sottoposti i nostri agricoltori non ha eguali a livello mondiale. E questo è una sicurezza per i consumatori. Dobbiamo spingere sull’agricoltura di precisione, resa possibile dalla tecnologia. E’ necessario stanziare risorse per l’innovazione in agricoltura. L’Italia è il paese con il maggior numero di imprese biologiche nel contesto europeo. Andrebbe riscoperto e insegnato nelle scuole il tema della stagionalità. Se uno acquista un prodotto nella stagione nel quale matura vuol dire che il prodotto è sottoposto a trattamenti minori”.




Azienda Agricola Mecarelli, dove la Natura è sempre al primo posto

mecarelli

“L’azienda Mecarelli nasce nel 1965, un lavoro che ormai prosegue e si tramanda da oltre 50 anni e dove l’unico obiettivo è sempre stato quello di produrre il migliore prodotto rispettando sempre l’ambiente”. Chi parla è Cesare Mecarelli, imprenditore agricolo “erede” dell’omonima azienda ubicata nella località Fratta di Corchiano, nella Tuscia.

Nocciole, ma anche olio d’oliva sono i focus di questa realtà imprenditoriale, che da sempre si contraddistingue per una produzione ricca di qualità.

“Come da tradizione, sto proseguendo il lavoro di mio padre – spiega Mecarelli – e l’azienda continua a evolversi negli anni, raggiungendo sempre nuovi traguardi. Con il tempo abbiamo affinato le nostre tecniche, così come abbiamo scelto di modificare le nostre culture principali, divenendo, a oggi, dei produttori prevalentemente di nocciole di alta qualità”.

La piccola dimensione dell’azienda, come continua a spiegare Cesare, permette alla sua famiglia di gestire da sola, o quasi, ogni fase della produzione. “Potatura, concimazione, irrigazione, difesa guidata, raccolta, essiccatura e produzione del semilavorato – specifica l’imprenditore – ci occupiamo noi di tutto: dalla A alla Z, ma il nostro principale compito rimane la tutela di queste meravigliose piante e dell’ambiente che le circonda”.

“L’introduzione di un nostro laboratorio – continua – ci ha consentito di produrre dai nostri frutti delle creme spalmabili e dei dolci fenomenali, chiudendo così l’intera filiera, vendendo poi i prodotti alle aziende e partecipando anche al mercato Campagna Amica di Roma, al Circo Massimo”.

A caratterizzare tutto il lavoro dell’azienda agricola Mecarelli è anche il particolare sistema seguito per prendersi cura di ogni pianta. “Da noi si applica il metodo dell’Agricoltura consapevole, che segue un particolare protocollo stabilito tra comune, agricoltori e tecnici del settore che riscosse già 8-10 anni fa un notevole successo in tutto il nostro paese – aggiunge Cesare – Un lavoro importante, che attraverso dei frequenti monitoraggi, ci permette di ottenere dei prodotti di alta qualità con un massimo di tre trattamenti l’anno. Intanto, ci impegniamo al massimo per tutelare l’ambiente facendo, per esempio, studi sulla quantità di acqua necessaria per l’irrigazione per limitare gli sprechi e riducendo l’utilizzo di elementi chimici al minimo”.

Per scoprire ognuno dei fantastici e squisiti prodotti dell’Azienda agricola Mecarelli è possibile visitare il sito www.aziendamecarelli.com dove i produttori hanno scelto di mettersi a nudo, tenendo sempre a mente il loro motto: “Facciamo davvero quello che diciamo, e per questo ci sentiamo un po’ speciali”.




Azienda Traldi: “Noi ci mettiamo il cuore”

“La storia della nostra azienda inizia nel 1960, quando mio nonno Angelo Traldi decise di acquistare i 150 ettari di terreno della tenuta in località La Carozza a Vetralla, un territorio le cui radici affondano nel passato, fino ai tempi degli Etruschi e dei Romani, grandi conoscitori della coltura dell’olio d’oliva”.

Chi parla è Francesca Boni, attuale proprietaria dell’azienda Traldi, insieme alla madre, che ha preso le redini tramandatele dal nonno e ha, nel tempo, valorizzato ognuna delle peculiarità della sua realtà imprenditoriale. “Quando mio nonno decise di acquistare il terreno – spiega l’imprenditrice – mio nonno aveva ancora bene impressi nella sua memoria i tempi della guerra e della fame che aveva portato. Anche per questo scelse di fare questo importante investimento, per assicurare lavoro e cibo a tutta la famiglia. Un pensiero che ancora oggi rispettiamo al 100%, curando il suo lascito”. Con l’arrivo di Francesca, la proprietà divenne una vera azienda agricola a tutti gli effetti, cominciando a produrre un olio destinato alla vendita di altissima qualità.

“Attualmente – prosegue – la vendita del nostro olio abbraccia buona parte del mondo, arrivando fino al Giappone e al Messico. Per farlo abbiamo realizzato un brand, approfondito le nostre conoscenze nel campo della produzione dell’olio ed esteso, nel tempo, le coltivazioni presenti nel terreno, integrando le nostre piante con altre non autoctone, provenienti dalla Puglia, dalla Sardegna e dalla Sicilia”. Frantoio, Moraiolo, Pendolino, Leccino ed in particolare la cultivar autoctona Canino o Caninese sono oggi le tipologie di piante presenti nella tenuta Traldi. Come si affretta a spiegare Francesca Boni, “tutti gli alberi sono seguiti uno ad uno in ogni fase della loro vita, allo scopo di curarli e coltivarli nel miglior modo possibile rispettando la natura, fino alla raccolta, alla molitura delle drupe ed oltre, per assicurare che l’olio prodotto conservi integre tutte le sue preziose proprietà”.

Accanto all’importante produzione olearia, l’azienda presenta anche altri prodotti, come una linea di cosmetici naturali a base di olio d’oliva e guarda al futuro. “Vorremmo estendere le nostre produzioni anche con altri prodotti della natura come sottoli, marmellate e sughi – continua la proprietaria – tra i nostri obiettivi vi è anche quello di realizzare un frantoio tutto nostro, così da chiudere la filiera produttiva e renderla al 100% proprietà esclusiva Traldi”.

 

Ancora, all’interno della grande tenuta, è presente il meraviglioso Traldi Resort Agriwellness un luogo perfetto per gli amanti del turismo responsabile e della vita all’aria aperta, che gode di una bellissima posizione a diretto contatto con la natura. Di facile raggiungimento, la struttura si trova a Vetralla, a 50 minuti d’auto dall’aeroporto di Roma Fiumicino e a circa un’ora da quello di Roma Ciampino, in prossimità di Viterbo. Al suo interno, come aggiunge Francesca Boni, gli ospiti hanno a disposizione un centro benessere con locale dotato di docce cromoterapia e bagno turco, tv e salotto, doccia esterne, due piscine di pregevole fattura inserite in un contesto naturale e architettonico a lato delle quali ci sono i giochi d’acqua zampillanti. Una delle piscine è dotata di potenti idromassaggi, coperta, riscaldata e fruibile tutto l’anno e, grazie alle grandi vetrate che permettono ampia vista sul paesaggio e sul magnifico uliveto, ci si può sentire immersi nella natura stessa a qualsiasi ora della giornata. Per dare maggiore risalto alla sua natura ecosostenibile, la struttura è inoltre accompagnata da un impianto fotovoltaico che produce energia pulita.

Come riprova dell’enorme amore per la natura che contraddistingue la famiglia Traldi, l’azienda presenta anche un orto biodinamico dal quale provengono gran parte dei prodotti serviti proprio nel prestigioso resort. “In tutta l’azienda – conclude l’imprenditrice – si possono fare gite, passeggiate e percorsi personalizzati, lontani da ogni frastuono, a vero contatto con la natura e la storia del luogo. Un piacevole riposo dallo stress della città e dagli impegni quotidiani che oggigiorno ci assalgono senza darci possibilità di recuperare le forze”.




Bio Helix Tuscia, i prodotti per la cosmesi 100% bio

di REDAZIONE-

A 60 km a nord di Roma, sulle colline dal panorama mozzafiato incastonate tra i monti Cimini ed il Lago di Vico di Caprarola, sorge Bio Helix Tuscia, allevamento di chiocciole Aspersa Maxima ed Aspersa Aspersa, per estrazione di bava di lumaca.

“La nostra azienda nasce nel 2019 ma è stato sfruttato il periodo della pandemia, nel 2020, per realizzare tutto l’allevamento a ciclo completamente naturale delle nostre chiocciole”. Chi parla è Andreina Pasquali, l’imprenditrice agricola che ha deciso di dedicare la sua vita alla natura e alla cura della bellezza, ricercando una linea cosmetica che potesse appagare la pelle e mantenerla giovane, senza dover ricorrere a prodotti contenenti sostanze chimiche dannose.

“Sin dai tempi dell’antica Grecia le chiocciole sono note per la loro capacità di ricostruirsi il guscio attraverso la secrezione di bava – spiega Andreina – e gli studi dei nostri tempi rilevano che questa sostanza, naturalmente ricca di mucopolisaccaridi, acido glicolico, collagene, elastina, proteine, vitamine e peptidi, è in grado di curare rughe, infezioni cutanee, acne, cicatrici e smagliature”.

È da questi presupposti che nasce l’idea di creare una linea cosmetica di altissima efficacia pro-age, naturale ed ecosostenibile. Per raggiungere i suoi obiettivi, Andreina ha iniziato a dar forma ai suoi sogni realizzando un allevamento di chiocciole cruelty free, incontaminato, Certificato Bioagricert, che non intaccasse in alcun modo l’ambiente e le stesse chiocciole, vere protagoniste del processo di creazione.

“L’habitat dell’allevamento all’aperto di Bio Helix Tuscia ha il ruolo centrale di garantire una elevata qualità di vita dell’animale – spiega Andreina – Questo è permesso da una fornitura abbondante di nutrimento attraverso i vegetali nati dalla semina selezionata e controllata che contraddistingue la nostra azienda. È così che la nostra produzione di chiocciole e la bava da loro estratta migliora e acquisisce un livello superiore”.

A fare la differenza, anche la prodigiosa terra vulcanica che contraddistingue il territorio, come anche l’innovativo metodo di estrazione di bava di lumaca ad ozono, che non provoca alcun danno biologico o sofferenza alle chiocciole. Il processo, inoltre, garantisce una immediata sanificazione dell’estratto attraverso l’eliminazione di buona parte dei microorganismi degenerativi e delle muffe, ottenendo un prodotto di alta qualità chimica ed organolettica, ben lontano da quello di bave estratte con stimolatori invasivi e stressanti spesso utilizzati in commercio.

“Le percentuali di mucopolisaccaridi e di proteine riscontrate nella bava estratta sono molto alti e quindi di maggiore efficacia nel compito antinfiammatorio, lenitivo, ristrutturante delle cellule – aggiunge l’imprenditrice – Natura, ricerca scientifica e sostenibilità sono gli ingredienti chiave della ricetta perfetta per la cura della pelle che abbiamo deciso di realizzare qui, alla Bio Helix Tuscia. Il marchio eco bio di AIAB, inoltre, certifica la natura biologica dei cosmetici, che non contengono petrolati, parabeni, siliconi. Anche il nostro packaging è completamente ecosostenibile, abbiamo optato per questa scelta perché la nostra filosofia è quella di rispettare l’ambiente sempre, dalla A alla Z”.




La Culla di Maggini Giulia, l’azienda agricola che difende la Natura con il cuore

“L’azienda nasce nel 2018, ma la sua storia affonda le radici molto più indietro nel passato. Il primo a coltivare queste terre fu addirittura il padre di mio bisnonno, tramandando, successivamente, questa tradizione che si è protratta fino a me oggi”. A parlare è Giulia Maggini, titolare dell’omonima azienda a conduzione familiare “La Culla di Maggini Giulia”, dove da ormai cinque generazioni la famiglia Maggini si prende cura della terra, coltivando prodotti nella maniera più naturale possibile.

Giulia, che fin da piccola è cresciuta in campagna assieme al nonno Paolo, ha deciso di far rivivere la tradizione di famiglia grazie al sostegno dei suoi cari.

I terreni dell’azienda, ubicati a pochi passi da Viterbo, traboccano di specialità che, stagionalmente, variano nella loro offerta. Un’ampia selezione di verdure, frutta, erbe spontanee, olio, ortaggi e piante aromatiche attendono chiunque decida di visitare l’azienda dal vivo, in Strada S. Nicolao (VT). La Culla di Maggini Giulia, inoltre, ha attivato anche un servizio di consegna a domicilio, attualmente attivo per le zone di Viterbo, Vetralla, Tobia, Tre Croci, Vitorchiano, Paparano, La Quercia, Bagnaia e zone limitrofe.

“Qui, ogni varietà di frutta e di verdura viene accuratamente selezionata e coltivata senza l’utilizzo di alcun prodotto chimico – prosegue Giulia – abbiamo scelto di riportare in vita la tradizione contadina viterbese, accogliendo i frutti della natura così come sono. Anche per questo abbiamo avviato la procedura di conversione. Presto, la nostra azienda otterrà la certificazione del Metodo biologico, anche se, di fatto, ogni nostro processo produttivo è già 100% bio!”.

 

L’amore per la natura, che è di casa nella famiglia Maggini, è al centro della vita quotidiana di chi lavora presso l’azienda. “Tra i nostri obiettivi – prosegue la titolare – vi è quello di mantenere il più alta possibile la biodiversità presente nei nostri terreni. Questo perché quando esiste una ricca diversità di specie, di habitat e di genetica, gli ecosistemi presenti divengono naturalmente più forti, la produzione aumenta e le sfide date dal cambiamento climatico sono più semplici da affrontare”.

Grazie all’aiuto dell’associazione Soroptimist, La Culla di Giulia ha potuto recentemente inaugurare anche la sua “Oasi delle api”, un’area che ambisce a divenire una zona di recupero dell’ambiente naturale che la circonda, un luogo dove imparare che ognuno di noi può contribuire a difendere e salvaguardare la natura.

“La nostra oasi ha preso da poco tempo il via – racconta ancora Giulia – e speriamo presto che altri seguano il nostro esempio, aiutando le api a tornare a crescere di numero, spronando così l’impollinazione, fondamentale per la crescita delle biodiversità. La nostra è una battaglia condivisa da molti apicoltori, ma ci serve il sostegno e il riconoscimento da parte delle autorità locali per far sì che questa pratica si estenda ulteriormente sul territorio della Tuscia”.




Azienda Agrituristica Frà Viaco, dove il sogno diventa realtà

di REDAZIONE-

Con i suoi oltre 80 ettari di terreno, l’azienda Agricola Frà Viaco sorge sulla riva orientale del lago di Mezzano, a pochi chilometri dalla città di Valentano e al confine con la Toscana. La meravigliosa location, immersa nel verde e circondata da stupende colline, ospita l’omonimo agriturismo, una casa colonica dotata di un grande ristorante dove quasi tutto quello che viene servito è prodotto in casa e di varie camere per gli ospiti, distribuite tra i piani superiori dell’edificio e la dependance. Nei pressi, anche un altro splendido edificio, più moderno, che ospita una Spa.

“La nostra avventura – spiega l’imprenditore e titolare Davide Zapponi – comincia nel 1991, quando mio padre e mio zio diedero vita alla nostra azienda agricola e, poco dopo, inaugurarono anche l’agriturismo. Fu il primo di tutta la provincia di Viterbo”. Da quel momento, gli obiettivi raggiunti dalla famiglia Zapponi si sono succeduti uno dopo l’altro, come quello della realizzazione della prima AgriSpa di tutto il Centro Italia. “A caratterizzarci – prosegue – sono in particolare i nostri prodotti a km 0. Si tratta davvero di eccellenze del nostro territorio, quasi tutte prodotte dalla nostra azienda. Tutto il resto cerchiamo di acquistarlo restando nella nostra zona, perché è nostra volontà contribuire alla crescita del territorio e delle aziende nostre amiche e vicine”.

Dai formaggi ai salumi, passando per vini, oli e molto altro ancora, ognuna delle produzioni dell’azienda agrituristic Frà Viaco è frutto dell’impegno della famiglia Zapponi. “Insieme a me – spiega Zapponi – ci sono le persone che da sempre sono al mio fianco, a partire da mia moglie Anna, mia sorella Emanuela e tutto il resto della famiglia, dal più giovane al più grande. Sono loro e pochi altri ad aiutarmi a coltivare i campi, ad allevare il bestiame e trasformare il tutto nei prodotti che poi serviamo a tavola e vendiamo direttamente al cliente”.

Oggi, dopo 30 anni di storia e successi, Frà Viaco e la famiglia Zapponi non smettono di migliorare la loro offerta, continuando a crescere e formarsi attraverso corsi specializzati, ed espandendo, di anno in anno, la loro offerta.

 

Tra gli altri obiettivi dell’azienda, come poi sottolinea il proprietario, vi è quello di convincere i turisti a restare più tempo possibile nella Tuscia, così da contribuire all’economia di tutto il territorio. “Abbiamo cercato di raggiungere questo traguardo grazie alla realizzazione della nostra Spa – racconta Zapponi – obiettivo raggiunte anche grazie ai fondi del Piano Sviluppo Rurale del Lazio. In questo modo abbiamo potuto diversificare la nostra offerta, ampliando i servi messi a disposizione dei nostri clienti, dandogli così modo di scoprire le campagne, i paesi e gli altri luoghi che circondano Frà Viaco”.

Il luogo diviene quindi l’ideale per una fuga romantica, per ospitare un pranzo di famiglia o anche un importante evento, come un matrimonio.

Dai nonni, oggi la quarta generazione della famiglia, formata da Marco, Paolo, Leonardo, Andrea, Angelica e Agnese, osserva e apprende l’arte di realizzare sogni, con l’intendo di proseguire questa grande avventura chiamata Frà Viaco.