di MARIELLA ZADRO-
VITERBO- Domenica 13 aprile, ha tagliato il nastro la decima edizione del Concorso “Pizza di Pasqua” organizzato dall’Associazione Amici di Bagnaia, Club Enogastronomico Viterbese e la Pro Loco.
La Pizza di Pasqua è un dolce tipico del centro Lazio, che viene gustato il giorno della Santa Pasqua.
La tradizione vuole che sono le donne anziane ha preparare questo dolce, e ogni paese della Tuscia ha la sua “ricetta” che custodisce segretamente.
Quest’anno hanno partecipato al concorso ben 19 donne e tre uomini, provenienti da diversi comuni del viterbese: Mancinelli Paola, Stefanoni Carla e Lubrano Lavadera Romina, Cecchetto Valentina, Cepparotti Maria Teresa, Fabbri Marina, Sessa Silvana, Tredicucci Marisa, Bucciolini
Susanna e Cappelletti Concetta, Pelliccia Serena, Ciancolini Barbara, Materazzini Cinzia, Cima Serena, Staccioli Antonella, Guerrini Laura, Guerrini Annalisa, Panunzi Alessandra, Lucidi Federica, Ceccarini Laura, Gattei Patrizia, e Scilocchi Gabriele, Esposito Vincenzo , Ciorba Giuseppe.
La cerimonia per l’assegnazione dei primi 5 posti si è svolta presso il ristorante “Il Borgo” presentata da Rossella Orsini, moglie di Aldo Quadrani, presidente dell’Associazione Amici di Bagnaia, perché indisposto.
Ha valutato le pizze, una giuria composta dal presidente Franco Pierini, lo chef Fabio Sabatini della Scuola Alberghiera di Viterbo e Augusta Fanti, del Club Enogastronomico e le signore Marchetti Gianna e Serafini Mara, cuoche amatoriali e vero “cuore pulsante” di Bagnaia.
“La Pizza di Bagnaia, ha spiegato Pierini, è molto più di una semplice ricetta. Un patrimonio culturale che si tramanda da generazioni. Con l’avvento della Pasqua le donne della famiglia, spesso le nonne, si dedicavano a questa preparazione. Avevano la personale formula. Una lavorazione complessa, fatta da diverse ore di lievitazione. La cottura della pizza si effettuava al forno pubblico, fulcro della vita sociale del paese”.
Le 22 pizze cono state presentate singolarmente al numeroso pubblico, poi tagliate per sentirne il profumo e preparate per la valutazione dalla giuria, ma anche per il pubblico, che ne ha apprezzato l’ottima qualità.
La scelta della “Regina della Pizza di Bagnaia” non facile per la giuria, che ha valutato le singole pizze per l’aspetto esteriore, il profumo, il gusto e l’originalità.
Al termine e dopo la consegna degli attestati di partecipazione, sono stati decretati i vincitori: al 5° posto Guerrini Laura, al 4° posto Staccioli Antonella, al 3° posto Ciancolini Barbara, al 2° Pelliccia Serena e al 1° posto una coppia Carla Stefanoni e Romina Lubrano.
Per raccontare l’atmosfera che si vive in famiglia nei giorni della settimana che precede la Santa Pasqua, vi presento un ricordo tratto dal libro: “I Racconti di Pandy “
La colazione di Pasqua.
Dice un detto popolare: “Posto che vai, tradizioni che trovi”.
Di certo la colazione di Pasqua è un momento che assume una sacralità, che merita di essere raccontata.
Ripescando tra i ricordi della mia infanzia, voglio raccontarvi come si organizzavano, soprattutto le donne anziane che abitavano la zona della Tuscia, in questa particolare occasione.
Circa quindici giorni prima della Santa Pasqua, si preparava la pizza che andava ad arricchire non solo la colazione, ma anche il pranzo e la merenda della scampagnata di Pasquetta.
Si iniziava dal reperire i prodotti: farina del mulino di fiducia, uova delle proprie galline, miscela di liquori e aromi acquistate in drogheria.
Per la cottura, altro momento molto importante per l’ottimo risultato del dolce, la scelta del forno dove portare la pizza a cuocere.
Di solito si sceglieva quello alimentato con la legna o con le bucce delle nocciole.
Nonna Rosa, si liberava da tutti gli altri impegni quotidiani di casalinga, per dedicare circa due giorni alla realizzazione del dolce.
Dopo la colazione si preparava l’impasto base che si metteva a riposare dentro la madia tra teli di canapa per la prima lievitazione. Ogni 5-6 ore si lavorava nuovamente e venivano aggiunti di volta in volta tutti i prodotti. La mattina del giorno dopo, si divideva l’impasto mettendolo nei vari stampi ricavati da vecchie pentole, e poi si “partiva” per il forno.
La nonna con la mamma e le zie sistemavano la coroia (fazzoletto arrotolato) in testa e mettendo in equilibrio un testo con 4 pizze ciascuno, si andava al forno da “Betto”
Qui avveniva l’ultimo atto di tutta la lavorazione: si spennellavano le pizze con il tuorlo dell’uovo, per rendere lucida la parte superiore. Il fornaio, controllato sempre dall’occhio vigile della nonna, infornava il prezioso bottino e si attendeva la cottura.
Passata la prima mezzora, si poteva controllare come procedeva la cottura, che veniva “concordata” per evitare brutte sorprese.
Nell’attesa ricordo la nonna che sgranava tra le mani un rosario. Gesti semplici, ricchi di spiritualità, che accompagnavano i momenti sospesi, durante la giornata.
Tornati a casa, lasciando una scia di profumo inconfondibile, si riponevano in un luogo fresco, in attesa della Santa Benedizione, per poi distribuirle, durante la settimana Santa, tra i parenti e i vicini di casa.
Infatti, proprio nei giorni precedenti la Pasqua, quando veniva il sacerdote a benedire la casa, si facevano benedire anche le pizze
In particolare, oltre all’offerta in denaro, dopo aver rivolto i complimenti alla nonna per le sue doti di cuoca sopraffina, il sacerdote, tornava a casa con un omaggio pasquale…
Il Sabato Santo, era tutto un fermento: le donne al mercato per la spesa della festa e noi bambini, avevamo il compito speciale di decorare le uova per la colazione. Le immergevamo nell’acqua colorata e poi con la matita o il carboncino facevamo i decori.
Tutto era pronto per il giorno di Pasqua.
Alle 08,00 tutti a tavola! La tovaglia bianca, fresca di bucato che profumava di lavanda, al centro il ramo d’olivo intrecciato con le violacciocche, il cestino con le uova decorate, la pizza, il capocollo e il salame, il cioccolato ed il caffè. Sapori e profumi di una tradizione contadina che è opportuno tramandare.