Il lupo nel documentario pluripremiato di Marco Andreini, protagonista del Cineforum con la Natura alla Fondazione Caravit

VITERBO – Domenica 29 Settembre, alle ore 17.00, si terrà il secondo incontro della rassegna di documentari pluripremiati nell’ambito della rassegna Cineforum con la Natura.
Il protagonista del secondo docufilm sarà il lupo, raccontato attraverso l’animo e la videocamera del documentarista Marco Andreini, autore de “Ogni volta che il lupo”, vincitore dello Stambecco d’Oro al 25° Gran Paradiso Film Festival.
Nelle parole del regista il senso di eccezionalità dell’incontro con questo controverso animale ripreso nel suo habitat naturale:
“Appartengo a una generazione per la quale il lupo è sempre stato un animale irraggiungibile. Se per molti era un argomento esotico, per noi, che siamo cresciuti a Roma, un incontro con uno di loro era in teoria possibile. A meno di cento chilometri dalla città, tra le montagne abruzzesi, dove era stato creato un Parco Nazionale a tutela dell’orso e del camoscio appenninico, era rimasto un piccolo nucleo di un centinaio di lupi. Ma riuscire a vederli era un’altra storia. È stato proprio da quel piccolo nucleo che è partito lo spettacolare ritorno del lupo in gran parte d’Italia e non solo, e oggi, con una bella dose di pazienza e perseveranza, è possibile un incontro con il mitico animale. Quella sorpresa del cucciolo nel bosco fece scattare in me la voglia di realizzare il documentario che non avrei mai pensato di realizzare”.

L’appuntamento con la rassegna Cineforum con la Natura è presso l’Auditorium “Aldo Perugi” della Fondazione Carivit, in via di Valle Faul 24-26 a Viterbo.
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria ai seguenti recapiti:
– telefono: 379-2647221 (anche WhatsApp)
– e-mail: cineforum @ riservavico.it




Torna la campagna WWF “Mi curo di te agire secondo natura”

Delfini, squali, coccinelle, pipistrelli, bardane e coralli: sono alcuni degli esempi dalla natura che hanno ispirato innovazioni rivoluzionarie.  Come fa lo scimpanzé? Come fa il pipistrello? Solitamente degli animali cerchiamo di imitare il verso, ma attraverso la biomimesi, la disciplina che studia come il comportamento e le caratteristiche di piante, animali ed ecosistemi possono ispirare innovazioni e soluzioni per migliorare le attività e le tecnologie umane, possiamo imparare ad agire secondo natura.

È questo il tema dell’11ª edizione di Mi Curo di Te, il programma gratuito di educazione ambientale e alla sostenibilità, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda ONU 2030, promosso da WWF Italia e Regina (Gruppo Sofidel), rivolto alle scuole primarie italiane.

Ciascuno dei cinque moduli del percorso didattico, attraverso numerosi esempi di biomimesi vuole stimolare bambini e bambine a chiedersi “Cosa possiamo apprendere dalla natura?” anziché “Cosa possiamo prendere da essa?” nella vita di tutti i giorni.

Costumi… da squalo!

La pelle degli squali è ricoperta da piccole scaglie increspate, i denticoli, che migliorano lo scivolamento del loro corpo nell’acqua, permettendogli di nuotare più velocemente. Questa particolare caratteristica ha ispirato una speciale tecnologia che, applicata ai costumi da bagno, ha rivoluzionato il mondo del nuoto.

I pipistrelli ispirano radar planetari

I pipistrelli sanno “ecolocalizzare” oggetti e quindi prede. Il loro biosonar emette ultrasuoni (onde sonore non percepibili dall’orecchio umano) che, rimbalzando sui diversi oggetti o elementi naturali che incontrano, rimandano segnali che i pipistrelli percepiscono in maniera precisissima. Questa abilità è frutto del processo di evoluzione di questa specie. L’uomo lo ha scoperto e lo ha “imitato” da tempo. Recenti studi hanno infatti utilizzato le osservazioni sui pipistrelli per migliorare l’efficacia dei radar capaci di penetrare sotto la superficie dei corpi celesti del sistema solare e osservare così i dettagli di molti pianeti apparentemente impenetrabili.

Cosa c’entra un ingegnere giapponese appassionato di origami con le coccinelle e lo spazio?

L’ingegnere Miura, studioso di aeronautica e appassionato all’arte degli origami, studiò come ottenere il miglior ripiegamento per le vele solari delle sonde spaziali, in modo da aprirsi senza danni una volta giunte a destinazione. Questa tecnica è presente anche in natura, basti pensare alle coccinelle che dispiegano e ripiegano in un attimo le loro ali o, ancora meglio, le foglie del carpino. L’ingegnere Miura, ispirandosi a questa soluzione “naturale” ha depositato il suo brevetto “Miura-Ori”, su come ridurre una superficie piatta, tipo un foglio di carta, alla dimensione di uno dei suoi segmenti. Questa tecnica è stata impiegata in ingegneria aerospaziale per progettare le vele solari o i pannelli solari che alimentano i satelliti.

Il velcro che imita la bardana

Il velcro è un sistema di chiusura a strappo diffusissimo, comodo e di facile utilizzo (basti pensare alle scarpe per i bambini). Fu brevettato nel 1941 dall’ingegnere svizzero George de Mestral, affascinato dal sistema a uncino che faceva rimanere i fiori della bardana impigliati nel pelo del suo cane ogni volta andavano a camminare. Ispirandosi a questa pianta, realizzò semplici strisce in nylon combinate: una era in tessuto peloso e l’altra aveva tanti piccoli uncini che si attaccavano saldamente alla prima, riuscendo a riprodurre il meccanismo di “cattura” osservato in natura.

La super colla per restare appiccicati come ostriche

Un aiuto prezioso nella ricerca viene anche dal mare, in particolare dalle ostriche, che sono in grado di formare barriere sottomarine, aderendo strettamente le une alle altre. A saldarle con tanta forza da resistere alle correnti e alle onde è un particolare cemento che loro stesse producono, e di cui gli studiosi hanno individuato la composizione chimica. La riproduzione di questa sostanza adesiva in laboratorio permetterebbe di sviluppare una nuova generazione di collanti, a cui è particolarmente interessata la medicina. Dal banale cerotto resistente all’acqua, fino alle delicate riparazioni dei vasi sanguigni, sono molte le applicazioni di questa “super-colla” naturale.

Collaborare come i coralli e le zooxantelle

Le zooxantelle sono alghe unicellulari che vivono insieme ai coralli stabilendo una tipica relazione di simbiosi, cioè di vantaggio reciproco. Le zooxantelle, infatti, ricevono dai coralli riparo, anidride carbonica e altri nutrienti necessari per la fotosintesi e in cambio forniscono ossigeno e sostanze utili alla vita dei coralli. La simbiosi tra i coralli e le alghe unicellulari è iniziata milioni di anni fa, resistendo a molti cambiamenti climatici, compresi quelli che causarono l’estinzione dei dinosauri.

Empatizzare come i delfini

I delfini ci assomigliano sotto diversi punti di vista. Sono mammiferi intelligenti, che dimostrano una forte empatia nell’aiutare chi ha bisogno: quando un delfino è troppo debole o è ferito, infatti, gli altri membri del gruppo nuotano intorno a lui per proteggerlo e aiutarlo a risalire in superficie perché possa respirare. I delfini difendono anche altre specie dagli attacchi degli squali.

Curiosare come uno scimpanzé

La parola “scimpanzè” deriva da «Tshiluba kivili-chimpenze» che nella lingua Bantu significa «creatura simile all’uomo». Non c’è da meravigliarsi, quindi, se il loro patrimonio genetico coincide al 98% con il nostro. Sono animali curiosi,




Reati contro gli animali, Rea: “L’inasprimento delle pene è uno specchio per le allodole”

Il presidente della LAV torna a parlare del disegno di legge sull’inasprimento delle pene ferma in Commissione Giustizia, ricordando i dati dei reati perpetrati contro gli animali come uccisione, maltrattamenti, spettacoli e manifestazioni vietate, combattimenti, abbandono, reati venatori, traffico illecito e altri.

“Vogliamo sottolineare come la “Legge sull’inasprimento” sia palliativa e non risolutiva, tanto più in Italia dove tra appelli e ricorsi, i tempi per ottenere giustizia sono infiniti. Dobbiamo risalire alle origini e prevenire questi reati. Ci sorprende che, in questo scenario del business della criminalità organizzata legato agli animali, non si parli del traffico e del commercio attorno al fenomeno del randagismo collegato al circuito delle associazioni oppure degli allevamenti.

Abbiamo denunciato tempo fa’, una situazione che riguarda l’attività allevatoriale cinotecnica per la quale un’impresa agricola deve garantire la nascita di 30 cuccioli l’anno. Si tratta di una legge perversa che porta ad una produzione intensiva dei cani e lascia margine per traffici qualora non si arrivi a vendere un dato numero di esemplari. A questo si aggiunge il traffico di animali allevati per la sperimentazione. Anziché parlare di inasprimento delle leggi, le istituzioni e gli enti preposti come le Asl Veterinarie dovrebbero tutelare gli animali a monte, garantendo a cadenza regolare i dovuti controlli e monitoraggi per far valere le normative. Si tratta di gravi mancanze da parte delle istituzioni con le quali si dà margine ad infiltrazioni e connivenze di stampo mafioso. Quanto è facile togliere il microchip ad un cane per poi apporlo su un altro esemplare? Quanto è facile non dichiarare un cane quando si tratta di allevamenti intensivi senza controlli destinandolo casomai a cavia per i combattimenti o per la sperimentazione? E’ ovvio che i primi ad essere complici di queste illegalità sono le istituzioni. Conclude il Segretario Nazionale REA, Gabriella Caramanica”.




Ferragosto 2024 al bioparco di Roma

ROMA- Il 15 agosto il Bioparco di Roma è aperto. Per festeggiare Ferragosto, gli animali riceveranno durante i pasti il cocomero; i guardiani distribuiranno anguria a fette di varie dimensioni dalle 11.00 alle 14.30 a: macachi del Giappone, lemuri catta, elefanti asiatici, orsi bruni e scimpanzé. Mentre otarie della California e pinguini del Capo mangeranno rispettivamente alle 15.30 e 16.00.

Durante la giornata poi, dalle ore 11.00 alle 17.00, le famiglie potranno partecipare all’attività educativa ‘Chi non si adatta è perduto’. In compagnia di un operatore didattico, si osserveranno da vicino animali molto interessanti come gechi del Madagascar, testuggini dalle zampe rosse, rane freccia, rospi, pogone, axolotl, camaleonti e insetti stecco. Si potrà scoprire come, attraverso la selezione naturale, le forme di vita abbiano trovato adattamenti a volte molto ingegnosi per riuscire a sopravvivere. Perché alcuni anfibi hanno colori spenti e altri sgargianti? L’axolotl è un pesce? Molti animali hanno le corna, perché alcuni le perdono altri no? A queste e a tante altre domande si troverà una risposta. Inoltre, sarà possibile manipolare diversi reperti come palchi, corna, vertebre di giraffa, uova di struzzo per sperimentarne il peso, la consistenza, la forma e scoprire che ognuno di quei reperti rappresenta l’incredibile risultato di un percorso evolutivo molto lungo. Prenotazione obbligatoria; si prenota il giorno stesso della visita presso il desk prenotazioni all’ingresso del parco, fino a esaurimento posti.

Credit foto: Massimiliano Di Giovanni – archivio Bioparco




Il 12 agosto è la Giornata mondiale dell’elefante

IContinua il lavoro del WWF in Asia con l’Alleanza per gli elefanti asiatici (Asian Elephant Alliance, AEA) per garantire un futuro alla specie. In Africa da oltre 30 anni il WWF agisce per contrastare bracconaggio, ridurre il commercio di avorio e mitigare i conflitti con l’uomo.

Lanciata per la prima volta nel 2012 e celebrata ogni anno il 12 agosto, la Giornata mondiale dell’elefante (World Elephant Day) unisce il mondo intero nella sensibilizzazione sulle minacce che incombono sugli elefanti asiatici e africani. In questa occasione, il WWF lancia l’allarme sullo stato di conservazione di queste specie, promuovendo le azioni di conservazione che contrastano bracconaggio, commercio di avorio, perdita di habitat e conflitti con l’uomo, e sensibilizzando sul ruolo chiave che gli elefanti svolgono negli ecosistemi e sul loro valore culturale.

In Asia restano fra gli 8mila e gli 11mila elefanti in natura

In otto Paesi del Sud-Est asiatico e della Cina (Cambogia, Cina, Laos, Indonesia, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam) restano circa fra gli 8.000-11.000 elefanti in natura. La popolazione residua di elefante asiatico oggi occupa appena il 5% del suo areale storico. Conosciuti come “ingegneri dell’ecosistema e giardinieri della foresta”, gli elefanti asiatici svolgono un ruolo cruciale disperdendo semi e sostanze nutritive attraverso i loro escrementi mentre si spostano, creando percorsi nelle foreste dense e modificando gli habitat forestali a beneficio di altri animali. Anche le loro impronte possono formare piccoli ecosistemi che fungono da habitat per organismi come alcuni anfibi.

La perdita e la frammentazione degli habitat, i conflitti con l’uomo e il bracconaggio hanno causato un allarmante declino della popolazione: in alcuni Paesi sono rimasti solo poche centinaia di individui in natura. È necessario intervenire con urgenza per arrestare questo declino, proteggere gli elefanti e migliorare la coesistenza con le comunità locali. È con il fine di arrestare questo allarmante declino della popolazione e creare le condizioni per una pacifica coesistenza con l’uomo, che lo scorso anno il WWF ha lanciato l’Alleanza per gli elefanti asiatici nel Sud-Est asiatico e in Cina chiedendo agli #EllyAllies di unirsi per proteggere la specie.

L’obiettivo dell’iniziativa regionale è quello di collaborare per replicare modelli di conservazione di successo che vadano a beneficio sia degli elefanti che delle persone. Un esempio è l’approccio dei “paesaggi viventi” sperimentato nel Sabah, in Malesia, dove un’azienda agricola privata collabora con il WWF e il governo locale per garantire la connettività degli habitat e la presenza di abbondanti fonti di cibo per gli elefanti del Borneo. Questo progetto ha come diretta conseguenza una minore perdita di raccolti per le comunità locali e per l’azienda, e un miglioramento degli habitat per gli elefanti e gli altri animali selvatici. Qualche mese fa, proprio gli elefanti del Borneo (Elephas maximus borneensis) sono stati ufficialmente riconosciuti come sottospecie distinta dalla lista rossa dell’IUCN, già classificata come “in pericolo” a causa della sua popolazione ridotta e in declino. Questa classificazione sottolinea l’urgenza di azioni di conservazione coordinate, come la gestione del conflitto uomo-elefante e la prevenzione di un’ulteriore perdita e frammentazione dell’habitat, entrambi elementi cruciali per salvaguardare la loro sopravvivenza futura. Gli elefanti fanno parte del paesaggio asiatico da millenni e sono una specie chiave che porta benefici all’ecosistema e alle altre specie con cui condivide i territori, compresa la specie umana. Conservare gli elefanti e permettere loro di sopravvivere e prosperare non significa solo mantenere l’equilibrio dei loro ecosistemi, ma anche preservare i valori culturali di queste aree.

In 100 anni già perso oltre il 90% degli elefanti africani

Non se la passano meglio gli elefanti in Africa, il cui numero è drasticamente crollato, passando dai 12 milioni stimati circa un secolo fa ai 415.000 riportati nell’ultimo censimento. Possiamo dire, quindi, che in 100 anni nel continente africano abbiamo perso più di 9 elefanti su 10. Le due specie presenti sono l’elefante di savana (Loxodonta africana) classificato come “in pericolo” e l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) invece inserito tra le specie in “pericolo critico”. Il bracconaggio resta la causa principale del declino di entrambe le specie: si stima che ogni anno, infatti, vengano uccisi circa 20.000 elefanti per il commercio illegale di avorio. A questo si aggiungono le uccisioni generate dai conflitti con le comunità locali, purtroppo in crescita a causa della deforestazione (trasformazione di aree di foresta e savana in coltivazioni), carenza di cibo o di acqua.

Da oltre 30 anni il WWF porta avanti programmi di conservazione in Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo e Gabon come le azioni di mitigazione dei conflitti con l’uomo, lo sviluppo del programma “Zero Poaching”, la collaborazione con il programma TRAFFIC per ridurre il commercio di avorio, il lavoro di sostegno alle comunità locali attraverso lo sviluppo di attività economiche sostenibili, l’educazione ambientale, l’assistenza medica e il sostegno alla scolarizzazione.

Grazie al progetto “Una foresta per gli elefanti”, nel territorio del Tridom (Gabon, Camerun, Repubblica del Congo) il WWF sta realizzando azioni di studio e monitoraggio tramite fototrappole, analisi genetiche e tagging, rafforzamento del sistema antibracconaggio, aumentando le risorse disponibili per gli uffici che lavorano sul campo, le tecnologie avanzate e la formazione delle guardie. Il progetto prevede, inoltre, un’intensa attività finalizzata a migliorare la convivenza tra elefanti e comunità locali, tramite azioni volte a mitigare i conflitti attraverso un nuovo approccio, denominato SAFE, che punta al raggiungimento di 5 obiettivi generali misurabili: sicurezza per le persone, sicurezza per la fauna selvatica, protezione delle proprietà umane, protezione dell’habitat, monitoraggio efficace.

Ognuno di noi può aiutare il WWF nei progetti di conservazione degli elefanti attraverso l’adozione simbolica di un elefante, imparando di più su questa straordinaria specie e sensibilizzando l’opinione pubblica.




L’orso Kuma trasferito in un centro di recupero tedesco

ROMA- “Con molta soddisfazione comunichiamo che Kuma, maschio di orso bruno trovato in fin di vita a Gorizia quando era cucciolo a novembre 2021, e accolto al Bioparco di Roma a giugno 2022, è stato trasferito in Germania, presso il centro di recupero per orsi di Bad Füssing in Baviera”, annuncia la Presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Paola Palanza, etologa. “Kuma è cresciuto benissimo, è molto vivace, e nel centro tedesco vive in semi libertà, in un’area boschiva molto ampia, ma soprattutto potrà avere interazioni con altri individui, quindi una vita sociale. Kuma è un orso nato in natura e siamo contenti che possa, almeno in parte, ritornarvici. Con la garanzia di continuare ad essere seguito e monitorato sugli aspetti veterinari. Per la delicata operazione del trasferimento – conclude Palanza – rivolgo un ringraziamento all’Ente Nazionale Protezione Animali che ha contribuito al costo del viaggio da Roma al Centro di recupero”.

La storia del plantigrado è articolata, ma ha un lieto fine: a novembre 2021 fu trovato a Gorizia, in una zona vicino al bosco, sulla cima di un albero, dove, terrorizzato, si era arrampicato. Forse la mamma lo aveva abbandonato, forse era deceduta. Catturato dai Vigili del Fuoco, le sue condizioni di salute erano apparse molto critiche e, le visite veterinarie evidenziarono una patologia renale congenita, aggravata da una infezione in corso. Sarebbe stato dunque impossibile reintrodurlo in natura. È stato poi trasferito all’Università di Udine dove è stato curato dal veterinario Stefano Pesaro. Con il passare dei mesi è stato necessario trovare un luogo idoneo dove ospitarlo ed è stato identificato il Bioparco di Roma, dove l’orso è stato accolto a giugno 2022. “Quando è arrivato da noi, il giovane orso era sottopeso e impaurito, racconta Yitzhak Yadid, responsabile zoologico del Bioparco. Gradualmente timidezza e diffidenza hanno lasciato il posto all’atteggiamento opposto: è diventato curioso, gioca e cerca la compagnia dei keeper, che lo hanno chiamato Kuma, orso in giapponese. Ma ora che è quasi un adulto necessitava di un’area ancora più grande e, dopo attente valutazioni, abbiamo deciso di trasferirlo in una struttura con spazi più ampi, come quella tedesca, dove ha a disposizione un recinto di un ettaro solo per lui. Uno degli affezionati guardiani che lo hanno seguito in questi due anni – conclude Yadid – lo ha accompagnato nel viaggio verso il centro di recupero in Baviera”.

Credit foto: Massimiliano Di Giovanni – archivio Bioparco

 




Chef Ciro porta al canile l’acqua rimasta sui tavoli del ristorante

In media i clienti non bevono una trentina di litri di acqua a settimana, lo chef napoletano che gestisce “San Ciro” li dona al Canile Rifugio di Sos Randagi di Brescia. “Un gesto simbolico contro gli sprechi d’acqua in questo periodo di siccità”. D’estate gli abbandoni di animali aumentano. L’appello: adottate Idro, il cane simbolo del progetto

Forse non ci facciamo caso. Ma molto spesso, quando andiamo al ristorante, non finiamo l’acqua delle bottiglie. I ristoratori, quando le raccolgono, sono costretti a buttarla via per rispettare le norme igieniche.
Ciro di Maio, chef di origini napoletane che ha aperto il suo ristorante “San Ciro” a Brescia, non riusciva ad accettare questo spreco. Armato di carta e penna, si è messo a segnare ogni giorno quanta acqua sprecava. E ha scoperto che con il suo flusso di clientela in media 35 litri a settimana finivano nel lavandino, ossia quasi 150 al mese.
Coincidenza, a poche centinaia di metri dal suo ristorante sorge il Canile Rifugio di Brescia, gestito dall’associazione Sos Randagi, da più di vent’anni impegnata nell’accoglienza dei trovatelli, con l’obiettivo di farli vivere serenamente e di trovare loro famiglia fedeli e responsabili. Ciro conosceva la struttura: vive con Ciruzzo Junior, un bulldog francese che per lui è quasi un figlio. Lo chef ha così bussato alle porte del canile e ha proposto un semplice gesto. Una o due volte a settimana passerà di lì, portando l’acqua lasciata sui tavoli dai suoi clienti, nel frattempo raccolta in tanichette da cinque litri.
“Per me è davvero un sollievo non sprecare più il nostro oro blu, l’acqua che sarà sempre più un bene prezioso per l’umanità”, dice Ciro. “Sto anche educando i miei clienti al suo consumo e spero che questo gesto simbolico venga imitato anche da altri miei colleghi ristoratori. Mi piacerebbe che si creasse una rete di chef che salvano l’acqua, sarebbe bello che qualche guida, penso ad esempio alla guida Michelin, iniziasse a valutare anche chi si impegna in iniziative green di questo genere che vanno a chiudere la filiera alimentare valorizzando davvero ogni ingrediente che portiamo in tavola. L’acqua è uno di questi, forse il più importante dato che compone tutti i cibi”.
L’iniziativa ha quindi preso il via in questo periodo di calura estiva, nel quale gli ospiti dei canili soffrono particolarmente le alte temperature e nel quale il tema della siccità per l’agricoltura sarà sempre più al centro dell’attenzione. Senza dimenticare il drammatico picco di abbandoni di animali che in questo periodo si registra ogni anno.
A sostenere l’iniziativa Ann Christine Terenghi, presidente di Sos Randagi Brescia e autrice del libro “Solo un cane”, che narra le storie di tanti cani che vivono la vita in canile. È stata proprio lei ad accompagnare Ciro verso le ciotole, dove lo chef ha fatto fluire la prima acqua con la supervisione di Idro, un grande e bellissimo cane bianco, purtroppo sordo, che da mesi vive nel canile ed è alla ricerca, come gli altri, di una famiglia che lo adotti. “Un nome che non poteva essere più azzeccato, come testimonial di questa iniziativa”, dice Di Maio.
“I nostri ospiti hanno bisogno prima di tutto di cibo e tanta acqua, soprattutto ora che il caldo aumenta la sete”, spiega Terenghi. “Speriamo che questo bel gesto di Ciro serva a far riflettere chi ne spreca molta e anche chi decide di lasciare il proprio fedele amico a quattro zampe in canile, con le motivazioni più banali, le vacanze in primis. Ricordiamo che abbandonare un cane in strada è un reato penalmente perseguibile, ma rinunciare portandolo direttamente in canile per futili motivi è altrettanto incivile ”.
“Per noi è importante la cura degli animali, molti arrivano qui in stati davvero preoccupanti”, dice Guido Pellarini, veterinario e direttore sanitario del Canile Rifugio di Brescia. “Per questo abbiamo bisogno della solidarietà di tutti”.
Non è la prima iniziativa solidale di chef Ciro, che lo scorso anno si era impegnato per insegnare l’arte bianca della pizza ai detenuti del carcere di Brescia. Di Maio oggi gestisce “San Ciro”, locale noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina. Un locale amato perché rappresenta la tradizione napoletana, a partire dagli ingredienti: olio dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp.

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO – IL CANILE
Il Canile Rifugio di Brescia sorge in via Girelli 6 e da più di dieci anni accoglie la maggior parte dei randagi del capoluogo e dei comuni della provincia, in collaborazione con Ats Canile Sanitario di via Orzinuovi Bs. Sono centinaia gli ingressi ogni anno, per fortuna altrettante anche le belle adozioni. Il canile conta attualmente circa ottanta ospiti cani e venti gatti, anche loro in cerca di nuova famiglia. Gestito dall’associazione Sos Randagi, grazie all’aiuto di sostenitori e decine di volontari, il rifugio cerca di alleviare il dolore che consegue all’abbandono di queste creature innocenti e di trovare nuova e definitiva collocazione ai suoi ospiti. Il canile ha sempre necessità di cibo, lenzuola, coperte (in inverno), donazioni di vario genere. L’associazione promuove il benessere animale tramite iniziative quali serate benefiche, passeggiate a sei zampe e banchetti informativi su tutto il territorio bresciano. Per info visitate il sito www.canilerifugiobrescia.it dove potrete conoscere oltre alle iniziative, i tanti ospiti del canile e gattile. I volontari sono sempre pronti ad accogliervi e farvi visitare la struttura.

SCHEDA SAN CIRO

Ciro Di Maio nasce a Frattamaggiore, un comune del Napoletano, nel 1990. Mamma casalinga, papà dal passato burrascoso. Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare. Nel 2015, la svolta: trova un lavoro da pizzaiolo per una grossa catena in Lombardia, poi riesce a rilevare quella pizzeria assieme a sei soci, infine diventa titolare unico. È così che è iniziata l’avventura “San Ciro”, il suo locale a Brescia (vicino al multisala Oz, in via Sorbanella) che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina. Un locale amato perché rappresenta la tradizione napoletana, a partire dagli ingredienti: olio dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp. Fondamentale è la pasta: ogni giorno viene scelto il livello esatto di idratazione, in base all’umidità di giornata. In menù ha la pizza verace, ma anche il battilocchio, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia. Le pizze sono tutte diverse, sono fatte artigianalmente. Ciro lo ripete spesso. “Mi piace tirare le orecchie alle pizze, ognuna ha il suo carattere e deve mostrarlo, odio le pizze perfettamente rotonde e se c’è più pomodoro da una parte rispetto ad un’altra è perché usiamo pomodori veri”. Molti i vip che lo amano, le pareti del suo ristorante sono piene di fotografie. Tra le altre anche Eva Henger, che è stata a cucinare pizze una sera da lui. Senza dimenticare i giocatori del Brescia Calcio e del Germani Brescia, che quando possono, anche dopo le partite, lo passano a salutare. Ciro ama le iniziative benefiche. Oltre al lavoro in carcere per formare i detenuti a diventar pizzaioli, Ciro si è dedicato anche alla formazione nel Rione Sanità di Napoli, un quartiere che gli ricorda la strada in cui è cresciuto, via Rossini a Frattamaggiore. L’istituto che ha accolto il suo progetto è stato l’Istituto alberghiero D’Este Caracciolo, ha portato a termine delle lezioni online a dei ragazzi che seguono l’indirizzo enogastronomico e l’indirizzo sala e accoglienza.




WWF: completata l’operazione Capodoglio (VIDEO)

Casa Pelagos, il percorso immersivo dedicato all’omonimo Santuario dei Cetacei e realizzato nel 2023 all’interno dell’Oasi WWF Laguna di Orbetello, si è arricchita di un’installazione unica che fa “rinascere”, a beneficio della comunità, un giovane capodoglio che si era spiaggiato deceduto nel 2019 e, dopo un lungo lavoro di recupero e restauro, finalmente visibile al pubblico.

Nel corso dell’inaugurazione, avvenuta oggi presso lo storico Casale Giannella, il WWF e i partner dell’Operazione Capodoglio, in particolare l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana e la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, hanno raccontato la storia di questo mammifero marino attraverso la descrizione del suo ritrovamento presso il litorale laziale, del suo interramento e del lungo lavoro del team che ha consentito di poterlo esporre dopo 5 anni dallo spiaggiamento. Il capodoglio è stato anche “adottato” da una rappresentanza delle giovani generazioni della comunità locale e presente all’inaugurazione: i bambini dell’Istituto Comprensivo Don Milani di Orbetello, col supporto della comunità social attivata sui canali WWF, hanno scelto per questo esemplare femmina il nome “GEA” e arricchito con i loro disegni l’area del capodoglio.

Questo progetto di recupero rappresenta un’impresa di straordinaria importanza e unica in Italia per la collaborazione fra istituzioni, in primis il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, l’Associazione e un Ente di ricerca. Due le Riserve Naturali Statali coinvolte: la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, dove l’animale è rimasto seppellito fino a febbraio scorso per consentire la decomposizione in sicurezza, e l’Oasi WWF Laguna di Orbetello che da oggi lo ospita.

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana (IZSLT) ha curato tutte le fasi, dallo scavo al restauro delle ossa. La pulizia e lo sbiancamento dell’intero scheletro, la riparazione e la catalogazione per individuare le parti mancanti sono state svolte presso la sezione di Roma dell’IZSLT dal dott. Cristiano Cocumelli (dirigente veterinario IZSLT), Emiliano Di Nolfo (tecnico IZSLT) e dal dott. Valerio Manfrini (consulente biologo per l’IZSLT) che ha curato anche l’allestimento finale dello scheletro. Questa seconda fase, durata tre mesi, ha richiesto 150 ore di lavoro. Le ossa mancanti sono state ricostruite in resina dai tecnici della TUMA Studio SRLS SB di Roma mediante la tecnologia della stampa 3D.

Per l’installazione, lo scheletro – disarticolato ma in sequenza – è stato posizionato su una struttura di legno riempita di sabbia per simulare la porzione di spiaggia sulla quale il capodoglio si era spiaggiato. L’ideazione e la realizzazione dell’installazione sono state curate dal dott. Adriano Argenio (Direttore Oasi WWF Laguna di Orbetello e Lago di Burano) insieme ai collaboratori dell’Oasi, Emanuele Valentini e Andrea Giachetti. La dott.ssa Laura Pintore, esperta cetologa del WWF Italia, ha seguito le fasi dello scavo e curato i testi dei pannelli. Il Prof. Marco Zuffi, esperto di anatomia osteologica e museologia, ha partecipato a tutte le fasi dal recupero all’allestimento.

Il giovane capodoglio “Gea” è stato così restituito alla comunità e da oggi potrà testimoniare l’importanza della salvaguardia dei nostri mari accanto alle altre installazioni interattive di Casa Pelagos che aiutano il pubblico a scoprire tutti i segreti e le minacce che gravano sulle specie che popolano il Santuario Pelagos. Lo scheletro, affidato al WWF Italia dal Raggruppamento Carabinieri CITES, contribuisce anche a sensibilizzare sul tema del commercio di specie a rischio estinzione, tutelate dalla Convenzione di Washington (CITES), come appunto il capodoglio.

Casa Pelagos – nata nel 2023 anche grazie al supporto di Deutsche Bank che sostiene via via le varie fasi di allestimento e, nella fase iniziale, anche da Regione Toscana – è tra i progetti delle iniziative della GenerAzione Mare all’interno della Campagna Our Nature che anche quest’anno vede il WWF impegnato in attività di ricerca e tutela dei cetacei, con azioni di citizen science, monitoraggi e attività divulgative.

La storia del capodoglio Gea

Lo spiaggiamento di questo esemplare di Physeter macrocephalus femmina, della lunghezza di 512 cm, con un’età stimata inferiore a un anno, era avvenuto sul litorale di Ostia nel 2019. A seguito della segnalazione da parte della Capitaneria di Porto di Ostia, del sopralluogo e dell’esame anatomopatologico eseguito dall’IZSLT e grazie alla disponibilità della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, l’esemplare era stato trasportato verso l’arenile dell’area naturale per essere interrato il 12 giugno dello stesso anno al fine di consentirne la decomposizione in sicurezza e il successivo recupero dello scheletro, operazione che si è svolta a febbraio scorso. Il capodoglio è il più grande predatore del pianeta, i maschi possono raggiungere e superare i 18 m di lunghezza (eccezionalmente 21 metri), e possiede il cervello più grande del Regno animale. Nonostante sia un gigante del mare è tanto maestoso e imponente quanto fragile. Nel Mediterraneo, infatti, è considerata una specie minacciata e in pericolo di estinzione dalla IUCN (EN, endangered).

Casa Pelagos

Il percorso interattivo, ospitato presso il Centro di Educazione Ambientale “Aurelio Peccei” dell’Oasi di Orbetello, si trova al confine orientale dell’omonimo Santuario dei cetacei ed è stato inaugurato nel 2023. Il Santuario, infatti, si apre proprio a pochi passi da Orbetello, punto più a est dell’area protetta, e include nei suoi 87.500 km2 le acque costiere e i mari tra Sardegna, Francia e Principato di Monaco. Fulcro emozionale del percorso di visita è una multi-proiezione a soffitto, interattiva e immersiva, sulle specie marine del Santuario: scegliendo uno tra i diversi modelli tridimensionali esposti, che riproducono altrettante specie marine, e posizionandolo su un apposito supporto, i visitatori attivano una vista nella volta realizzata con riprese originali subacquee o di superficie, che racconta la specie rappresentandola nel suo meraviglioso habitat. Un approfondimento sulle azioni di tutela e salvaguardia degli habitat è trattato mediante un tavolo tattile: elementi plastici, cassetti esplorabili, grafiche e infografiche spiegano la storia del Santuario e gli strumenti per il monitoraggio, lo studio e la tutela degli ecosistemi, anche grazie agli innumerevoli progetti di conservazione condotti dal WWF.

L’allestimento è completato da pannelli e grafiche a parete sul tema delle minacce alla biodiversità e delle strategie da mettere in atto per la sua tutela: realizzati su una linea grafica appositamente realizzata, caratterizzano e arredano l’ambiente fornendo un livello informativo di base, spunti di approfondimento e curiosità. Gli allestimenti si arricchiranno anno dopo anno per garantire una visita sempre nuova e più dinamica.

“L’enorme importanza ecologica del Santuario Pelagos ci ha spinti a creare questo percorso museale: siamo felici di ospitare questa nuova installazione che, dopo un lungo lavoro di squadra, offriamo alla comunità di questo territorio, a partire dalle giovani generazioni. Questo può aiutarli a sentirsi sempre più parte integrante del ‘loro’ Santuario e, attraverso la conoscenza, collaborare agli sforzi per rendere questa area marina un luogo in cui poter bilanciare attività umane con la presenza di specie bellissime e importarti” – ha dichiarato Dante Caserta, responsabile Affari Legali e Istituzionali di WWF Italia.

Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana

Il monitoraggio sanitario su cetacei e tartarughe marine spiaggiate lungo le coste del Lazio e della Toscana, è tra i compiti istituzionali dell’Istituto. La collaborazione di esperienze diverse e complementari ha permesso di svolgere un lavoro “in rete” con un approccio che si può definire di “Salute unica”, che considera non solo il benessere degli animali, ma anche la salute degli ecosistemi e delle popolazioni umane, promuovendo una maggiore consapevolezza ecologica e un’educazione più attenta alla sostenibilità.

“Siamo convinti- dichiarano Giulia Bonella, Capo del Servizio Tenuta Presidenziale di Castelporziano e Stefano Palomba, commissario straordinario IZSLT- che solo attraverso l’unione delle forze e delle competenze si possa realizzare un futuro migliore per le generazioni a venire.”

  

 

 




Orsi trentini, Oipa: “Lasciate vivere Kj1”

Presiedere una Provincia autonoma non significa avere carta bianca sulla vita e la morte della fauna, bene demaniale, patrimonio dello Stato, cioè di tutti.  Si sta preparando un terzo mandato di uccidere l’orsa KJ1? L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) esprime grave apprensione per l’eventualità che il presidente Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, possa firmare a breve un decreto d’abbattimento della mamma orsa, con al seguito tre cuccioli, presunta colpevole delle ferite riportate agli arti dal turista francese in escursione solitaria sabato scorso a Dro.

L’Oipa è partecipe dell’alta la preoccupazione dell’opinione pubblica nazionale per la sorte del plantigrado, colpevole solo di avere avuto un comportamento coerente con la sua etologia nel suo habitat.

Se Fugatti procedesse con un decreto di abbattimento, sarebbe questo il terzo provvedimento in una settimana che andrebbe anche contro quanto disposto dal Tribunale di giustizia amministrativa di Trento che ha già sospeso due ordinanze del presidente provinciale che ordinavano di uccidere l’orsa.

L’associazione invita il presidente a recedere da questa eventuale intenzione e a rispettare la normativa nazionale a tutela degli animali, dalla Costituzione in giù.

Presiedere una Provincia autonoma non significa avere carta bianca sulla vita e la morte della fauna, bene demaniale, patrimonio dello Stato, cioè di tutti. Gli animali sono esseri senzienti da rispettare e tutelare e non oggetti da rimuovere.

L’Oipa auspica nuovamente che il presidente Fugatti riveda la sua “strategia antiorso” in nome del rispetto per la vita animale e della biodiversità. I modi per favorire una serena coesistenza tra uomini e plantigradi ci sono: basta applicarli. È quel che auspica anche la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica a livello nazionale.

L’associazione ricorda infine che la legge provinciale “ammazzaorsi” è oggetto di una procedura Pilot innanzi alla Commissione Europea e che potrebbe essere incostituzionale anche per violazione dell’articolo 9 della Carta costituzionale.




Perlina cerca casa

PERLINA nata inizio settembre 2023 in canile a meno di un mese di vita, sola. Ovviamente la piccola sta crescendo spaventata e timorosa; non è mai uscita da quel box che non vogliamo sia la sua casa per sempre. Perlina aspetta un cuore che la salvi.

Vaccinata, microchippata, sterilizzata. Negativa a leishmania ed erlichia a febbraio 2024. i trova in un canile privato convenzionato in provincia di Frosinone. dottabile al centro e Nord con visita di pre affido, moduli adozione, disponibilità a mantenere i contatti ed al post affido.

Per info ed adozioni contattare:

Paola 3397876019 paola.aclonlus@gmail.com

Anna Bianca 3475143882 3343655706 anna.aclonlus@gmail.com




Botticelle, Oipa: “La mozione approvata non toglie i cavalli dalle strade, facciamo chiarezza”

La mozione approvata dall’Assemblea capitolina lo scorso 11 luglio non cambia nulla per i poveri cavalli costretti a trainare le carrozze nella Capitale. Lo chiarisce l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

«C’è poco da esultare: una mozione è una mozione e come tale è una mera manifestazione d’intenti, seppur apprezzabile, e non modifica nulla nell’attuale scenario», spiega l’Oipa. «Si è presentato questo documento come se l’abolizione delle botticelle fosse cosa fatta, ma purtroppo non è così e la strada verso questo traguardo è ancora in salita».

Da tempo l’associazione chiede a Roma Capitale la conversione degli attuali permessi in licenze taxi o in licenze per mezzi elettrici con i quali continuare a trasportare turisti, ma per arrivare a questo traguardo il Campidoglio dovrebbe avviare una trattativa con il 17 titolari delle licenze per vetturini di botticelle (ognuna di esse collegata a due cavalli).

A livello nazionale, inoltre, l’abolizione della trazione animale dal nuovo Codice della strada non è contemplata.

Ma cosa è stato deciso in dall’Assemblea a con la mozione a prima firma Mussolini? Ecco la dichiarazione testuale: “L’Assemblea Capitolina impegna il Sindaco e la Giunta a prevedere delle valide alternative alla trazione animale delle botticelle di Roma, e riconvertire le licenze dei vetturini evitando quindi ricadute sul piano occupazionale”. (Qui il testo integrale della mozione).
In questi giorni di estremo caldo, l’Oipa invita cittadini e turisti a segnalare ai vigili urbani al numero 0667691 (o ai numeri dei gruppi dei Municipi interessati alla violazione) il mancato rispetto di quanto previsto dal Regolamento comunale sulla tutela degli animali, che dallo scorso anno ha reso permanenti le disposizioni delle ultime ordinanze annuali (v. delibera dell’Assemblea capitolina n.138/2023).

L’articolo 46 in particolare prevede che i cavalli che svolgono attività di trazione di vetture pubbliche non possono lavorare per più di sei ore al giorno e hanno diritto a pause adeguate di riposo tra un tragitto e l’altro, in estate da svolgersi all’ombra; i conduttori devono provvedere ad abbeverarli regolarmente, è vietato trasportare un numero di persone superiore a quello dei posti per i quali la carrozza è omologata, non a cassetta, e la sola andatura consentita è il passo. È altresì proibito percorrere strade in salita fuori dalla zona a traffico limitato. È vietato far lavorare i cavalli dal 1° giugno al 15 settembre dalle ore 13 alle ore 17. In questo stesso periodo, nelle giornate caratterizzate dai livelli di rischio 2 e 3 del bollettino giornaliero del “Sistema di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute”, specifico dell’area urbana di Roma, emanato dal Ministero della Salute, il divieto di far lavorare i cavalli è esteso dalle ore 11 alle ore 18.

Per segnalare le eventuali violazioni è importante fornire il numero identificativo della botticella e, se possibile, foto o video geolocalizzati e con l’orario in evidenza, consiglia l’associazione, promotrice anche di una petizione online che chiede al ministro Salvini lo stop ai veicoli a trazione animale su tutto il territorio nazionale.




WWF: il 14 luglio la giornata mondiale degli squali

Oltre metà delle 86 specie di squali e razze del Mare Nostrum sono a rischio di estinzione, in particolare a causa della cattura accidentale nelle attività di pesca. Eppure, questi animali svolgono un ruolo importanti per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema marino. Gli squali predatori apicali mantengono in equilibrio la rete alimentare, mentre razze e  mobule sono uno dei veicoli di trasferimento di nutrienti ed energia dalle acque profonde ai livelli superficiali dell’oceano a beneficio di tutta la biodiversità marina. L’alert arriva dal WWF in occasione della Giornata mondiale dello squalo – Shark awareness Day il 14 luglio e nel suo ultimo report

ISRA: AREE SPECIALI PER ANIMALI SPECIALI  

Le Isra (ISRA, Important Shark and Ray Areas) sono aree identificate da un gruppo di esperti internazionale e designate dall’IUCN per fornire ai decisori politici e ad altre parti interessate le conoscenze necessarie per l’attuazione di un’adeguata strategia di conservazione basata sulla gestione dello spazio marino.  Queste aree sono state identificate sulla base di 4 principali criteri concepiti per considerare i complessi comportamenti, l’ecologia e le esigenze biologiche degli squali e razze: le ISRA includono quindi aree importanti per riproduzione, alimentazione, aggregazioni, migrazioni, oppure aree che ospitano specie a rischio di estinzione, o ancora aree che ospitano una elevate diversità di squali e razze. Nel 2023 sono state identificate e designate ben 65 ISRA in tutto il Mar Mediterraneo, di cui 16 risiedono all’interno dei mari italiani.

 

Per citarne alcune, solo il Mar Adriatico ospita 6 ISRA, tra cui aree riproduttive e di nursery per spinarolo, palombo, squalo grigio e verdesca, tutte specie minacciate, mentre l’intero Canale di Sicilia è stato identificato come ISRA per la diversità di specie ospitate: più di 32, come lo squalo grigio, lo squalo bianco, il mako, ma anche specie di razze come l’aquila di mare. Mar Ligure e Sardegna nord-orientale ospitano invece aree essenziali per l’alimentazione di grandi elasmobranchi filtratori come lo squalo elefante e la mobula, per la quale anche lo Stretto di Messina è un’importante area di transito. La più piccola ISRA, il Banco di Santa Croce, occupa solo 0.13 km2 mentre la più grande, la Isra Stretto di Sicilia e Plateau tunisino si estende per 219.913 km2.

 

Il WWF ha contributo alla identificazione di alcune di queste ISRA. In particolare grazie al lavoro portato avanti negli anni presso la marineria di Monopoli nel Sud Adriatico insieme a COISPA Tecnologia&Ricerca, attraverso i progetti Safesharks e Medbycatch: grazie alla collaborazione con i pescatori dediti alla pesca del pesce spada nelle attività di monitoraggio delle catture accidentali e  nelle attività di tagging satellitare, sono stati raccolti dati essenziali sui movimenti delle verdesche, utilizzati per identificare la ISRA della Fossa Adriatica meridionale, come area rilevante per la riproduzione e migrazione di questa specie a rischio critico di estinzione nel Mediterraneo.

 

LE RICHIESTE DEL WWF

Il numero di ISRA identificate rende evidente l’importanza e urgenza di intervenire sulla gestione e conservazione di squali e razze in Italia e le Isra stesse forniscono uno strumento chiave di supporto alla gestione.   Queste aree prioritarie devono ora essere incluse nella pianificazione dello spazio marittimo cui il governo italiano sta lavorando al fine di ridurre gli impatti che le attività umane hanno su squali e razze. Allo stesso tempo è urgente che l’Italia si doti finalmente di un Piano di Azione per gli Elasmobranchi per garantire una più efficace implementazione della legislazione vigente e identificare, secondo un approccio condiviso e partecipativo, le azioni di gestione e conservazione necessarie.

 

Per celebrare gli squali il WWF prosegue i suoi sforzi di educazione e sensibilizzazione, a partire dallo Scuba Diving Camp- Shark edition che si terrà in occasione nel weekend della Giornata Mondiale degli Squali in collaborazione tra WWF Italia, le sue Community WWF SUB e WWF YOUng e il Diving Massub: giovani  dai 18 ai 35 anni,  durante 3 giorni potranno scoprire la subacquea nell’Area Marina Protetta di Portofino e conoscere meglio il mondo degli squali con un aperitivo scientifico dedicato insieme al Centro Studi Squali di Massa Marittima. Mentre da fine agosto si svolgerà una settimana di eventi in Nord Adriatico con diversi appuntamenti di approfondimento per il pubblico su queste meravigliose specie.

 

Guarda la Mappa delle 16 aree in Italia>>

 

La mappa completa del Mediterraneo sul sito ISRA>> 




Oipa sequestra 15 rottweiler nel Catanese: vivevano in un contesto da incubo

Sfruttati per la riproduzione e la vendita, gli animali sono stati trovati in un garage chiusi dentro box, casse di legno e trasportini di plastica. Ora si trovano in un canile.

Sequestrati e portati in salvo dalle guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) a Linguaglossa, in provincia di Catania, quindici rottweiler, sette adulti e otto cuccioli, costretti a vivere reclusi in condizioni terribili. L’azione è stata condotta con il supporto della polizia locale. Chi li deteneva è stato denunciato per maltrattamento e detenzione incompatibile produttiva di gravi sofferenze (articolo 544 ter del Codice penale). I cani sono ora ospiti di un canile.

Sfruttati per la riproduzione e la vendita, gli animali sono stati trovati in un garage chiusi dentro box, casse di legno e trasportini di plastica che ne impedivano qualsiasi movimento. Mancava loro l’essenziale: luce, aria e acqua.

«I cani, di età compresa tra gli 8 anni e i 40 giorni di vita, erano reclusi in quelle condizioni da incubo chiusi giorno e notte, costretti a vivere tra le proprie deiezioni; al nostro arrivo non avevano a disposizione neppure l’acqua», racconta la coordinatrice delle guardie zoofile Oipa di Catania e provincia, Tiziana Genovese. «I cuccioli erano chiusi nei trasportini, collocati sopra le casse di legno dove erano rinchiusi gli adulti. Nei box vi erano spigoli e sporgenze taglienti che potevano ferirli. Cibo e acqua venivano passati all’interno dei ‘loculi’. Tirati fuori, abbiamo visto che erano anche denutriti e si trascinavano».

I box e le casse di legno, di dimensioni molto al di sotto delle misure previste dalla legge, erano sprovvisti di finestre e aperture. Privi anche dei libretti sanitari, gli animali erano in stato di grave sofferenza e stress causati dalla reclusione protratta.

L’Oipa invita a non ignorare casi di degrado e maltrattamento di cui si sia a conoscenza e a rivolgersi sempre alle sue guardie zoofile che, nel pieno rispetto della privacy, possono intervenire per tutelare gli animali.

Per maggiori informazioni e per segnalare situazioni sospette o di maltrattamento a Catania e provincia, scrivere a guardiecatania@oipa.org, o compilare il modulo online su https://www.guardiezoofile.info/catania.

Per le segnalazioni in tutta Italia: https://www.guardiezoofile.info/nucleiattivi




Violenza sugli animali, Oipa: “Urgente inasprimento delle pene”

In Commissione Giustizia della Camera giace da tempo una proposta di legge che potrebbe cambiare lo scenario.  Due episodi atroci a distanza di pochi giorni che hanno visto come vittime un gattino gettato da un ponte e dei gabbiani attirati su una barca con del cibo per poi essere attaccati con violenza. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ribadisce l’urgenza di una riforma legislativa che inasprisca le pene per i reati contro gli animali. Allo stesso tempo, fa notare come certa parte politica non risparmia proclami propagandistici e promesse elettorali cui non fa seguire poi un reale impegno affinché questi siano attuati.

L’Oipa ricorda che in Commissione Giustizia della Camera giace ancora una proposta di legge, a prima firma Brambilla e sottoscritta da parlamentari di quasi tutti gli schieramenti politici, che potrebbe essere approvata in tempi brevi e che cambierebbe anche il panorama in cui si muovono soggetti che commettono reati, consapevolmente o meno, e li pubblicano anche via social. Una pdl che prevede l’inasprimento delle pene a carico di chi uccide o maltratta gli animali, sulla quale però sono piovuti emendamenti da parte dei deputati leghisti atti a svuotare il testo e, ancor peggio, a portare indietro le lancette dell’orologio in tema di tutela degli animali, addirittura proponendola solo per gli “animali da compagnia”.

Nella proposta di legge in stallo è prevista anche la circostanza aggravante “in caso di diffusione di descrizioni o immagini dei fatti attraverso strumenti informatici o telematici” che, dato l’enorme uso dei social media soprattutto da parte dei più giovani, comporta il pericolo di emulazione.

L’Oipa auspica che esponenti politici che s’indignano via social per il povero gattino gettato dal ponte passino dalle parole passino ai fatti, poiché una riforma che preveda pesanti pene per i reati a danno degli animali, domestici e non, è ormai più che urgente, nel rispetto dell’articolo 9 della Costituzione, che tutela gli animali e la biodiversità. È quel che si aspetta anche la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica.




Animali, convegno “Le razze non c’entrano, un patentino per educare gli adottanti”

ROMA- Occorre introdurre una normativa che preveda il rilascio di un “patentino cane speciale”, dopo il superamento di un corso, come già avviene, per esempio, nel Comune di Milano (v. Regolamento). Questo il tema del convegno dal titolo “Le razze non c’entrano, un patentino per educare gli adottanti” organizzato a Roma dall’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

L’appuntamento, aperto a tutti, è per mercoledì 10 luglio alle ore 17 nella Sala David Sassoli di Palazzo Valentini in via IV Novembre 119/A (Piazza Venezia), a Roma.

L’Oipa, anche a seguito dei ricorrenti tragici fatti di cronaca, ha chiesto da tempo d’introdurre anche nella Capitale e a livello nazionale un regolamento che preveda una particolare autorizzazione per la detenzione di particolari razze o simil-razze di cani. Una tale previsione eviterebbe anche abbandoni derivanti da un’incapacità di gestione di cane da parte degli adottanti.

Il patentino potrebbe inoltre prevenire incidenti, anche gravi, e impedirebbe a soggetti non in grado di gestire i cosiddetti “cani impegnativi” di rappresentare un pericolo per la pubblica incolumità e di andare incontro a cause legali.

Molti sono i cani che, nella migliore delle ipotesi, vengono lasciati in strutture pubbliche e private solo perché i proprietari si sono rivelati incapaci di saperli educare e condurre. Senza considerare il dolore dei quattrozampe che finiscono nei già strapieni canili municipali, tali azioni causano anche un danno erariale.

Relatori del convegno saranno Daniela Borgo, presidente dell’Associazione professionale nazionale educatori cinofili (Apnec), Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e psicologa forense, Paola Fossati, medico veterinario Garante per i diritti degli animali del Comune di Milano, Livia Malandrucco, dirigente medico veterinario dell’Asl Roma 3 e Claudia Taccani, avvocato responsabile dell’Ufficio legale Oipa e portavoce del presidente dell’associazione. I saluti introduttivi saranno portati da Paolo Ferrara, consigliere delegato della Città metropolitana di Roma e dai consiglieri capitolini Daniele Diaco e Linda Meleo. Modererà Arianna Fioravanti, responsabile dei Rapporti istituzionali Oipa.

Si potrà seguire il convegno tramite il link https://meet.google.com/dzf-acmj-vks, o aprendo l’app Meet inserendo il codice: dzf-acmj-vks

Per maggiori informazioni: Oipa Sezione Roma, email roma@oipa.org, tel. 3395001066




Sequestrati una mamma e quattro cuccioli dall”Oipa nell’Alessandrino: vivevano di stenti

La famiglia a quattro zampe ora si trova in un rifugio. Mamma e cuccioli possono essere adottati.

Sequestrati e portati in salvo dalle guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) a Quargnento, in provincia di Alessandria, una mamma con quattro cuccioli costretti a vivere di stenti e nell’incuria. Chi li deteneva è stato sanzionato e la proprietaria denunciata per abbandono (articolo 727 del Codice penale). La famigliola è stata trasferita in un rifugio, dove sia la mamma sia i cuccioli aspettano di essere adottati.

«In una cascina abbiamo scoperto una mamma con quattro cuccioli. La mamma era legata a catena corta, pratica vietata da una legge della Regione Piemonte, con un pesante lucchetto al collo sotto un portico fatiscente, senza alcun riparo», racconta la coordinatrice delle guardie zoofile Oipa di Alessandria e provincia, Cristina Destro. «Abbiamo appreso che, quando era in gravidanza, è stata abbandonata da una donna che viveva in affitto nella cascina; andata via, i nuovi inquilini hanno pensato di tenere la cagnolina, che nel frattempo aveva partorito, detenendola in quel modo e dandole solo pane e acqua».

I quattro cuccioli erano liberi nel cortile circondati da vari pericoli, tra cui un grande pozzo scoperto.

Sia la mamma sia i cuccioli cercano casa. I piccoli, di razza “lupoide” come la mamma, hanno circa tre mesi e possono essere adottati da subito, vaccinati e la sverminati.

La mamma

Chi vorrà donare loro una vita serena e piena d’amore può scrivere a guardiealessandria@oipa.org, o telefonare al 338.3583969.

L’Oipa invita a non ignorare casi di degrado e maltrattamento di cui si sia a conoscenza e a rivolgersi sempre alle sue guardie zoofile che, nel pieno rispetto della privacy, possono intervenire per tutelare gli animali.

Per maggiori informazioni e per segnalare situazioni sospette o di maltrattamento ad Alessandria e provincia, scrivere a guardiealessandria@oipa.org, o compilare il modulo online su https://www.guardiezoofile.info/alessandria.

Per le segnalazioni in tutta Italia: https://www.guardiezoofile.info/nucleiattivi

 




Cinghiali a spasso su via del Paradiso a Viterbo

di REDAZIONE-

VITERBO- Cinghiali a passeggio in via del Paradiso. Un’intera famigliola è stata avvistata a spasso dai nostri lettori ieri intorno alle 20,30. Qualche ansia per i pedoni che si sono all’improvviso trovati di fronte a questi cinghiali, grandi e piccoli, alle prese con il cercare cibo dentro il cestino dell’immondizia del piccolo giardinetto a destra della strada. Anche le auto hanno atteso che la famigliola di cinghiali attraversasse la strada per poter proseguire il loro tragitto.




Lega: grande partecipazione ieri al gazebo della Lega contro abbandono animali

VITERBO – Grande partecipazione ieri al gazebo della Lega per la sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali. Un tema caldo in questo periodo Che vede sempre più coinvolti i nostri amici a quattro zampe con l’approssimarsi della stagione estiva. Molte famiglie prendono l’impegno di avere in casa un cucciolo non valutando attentamente le responsabilità a cui vanno incontro.
Proprio a questo proposito la lega, grazie al ministro Matteo Salvini ha introdotto, con la riforma del codice della strada l’inasprimento delle pene in caso di abbandono.
Con questo vogliamo dire che avere un animale in famiglia è sicuramente un valore aggiunto ma anche un impegno, perché un cucciolo è per sempre!
Elisa Cepparotti
Coordinatrice comunale Lega Viterbo