Il Vangelo della domenica, Pasqua di Resurrezione del Signore

Vangelo (Gv 21, 3 – 8)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

COMMENTO: I tempi e i modi con cui un uomo e una donna corrispondono alla Grazia e arrivano alla fede, che è fede nella resurrezione, sono vie del tutto personali. Ci si può arrivare presto o dopo una lunga maturazione. Se la traversata riguarda il singolo, l’approdo non è però un fatto privato. La fede si propaga anche, se non soprattutto, per “contagio”. «Mi è stato assai più utile il lungo dubbio di Tommaso che la fede immediata della Maddalena». Questa frase, attribuita a San Gregorio Magno, se esprime la realtà delle vie diverse, personali, conferma anche il profitto spirituale che dalla fede altrui si può trarre.
Il vangelo di oggi ci presenta uno dei primi responsabili di questa provvidenziale contaminazione di fede, il discepolo che Gesù amava, l’autore stesso del quarto vangelo.
Vide e credette. Impossibile distogliere il pensiero da queste tre parole. Esse sono precedute da una descrizione della scena: prima Maria di Màgdala, che corre da Pietro, poi quest’ultimo e Giovanni stesso, che corrono al sepolcro; poi ancora Giovanni, che arriva prima ma che, forse per rispetto, lascia entrare Pietro. Ma poi anche Giovanni entra, vede e crede.
Non sappiamo esattamente che cosa abbia visto l’Apostolo per credere all’istante. Certo, per lui dovette essere qualcosa che diede senso immediato alle anticipazioni che Gesù aveva fatto ai discepoli riguardo la sua morte e resurrezione. Qualcosa che gli ha immediatamente aperto il cuore e la mente. È importante per noi saperlo? Perché allora Giovanni non si è “spiegato meglio”? È il chiaro-scuro della fede che sempre ci impegna a mettere in gioco tutte la nostra intelligenza e la nostra volontà. Siamo grati a Giovanni per oggi e per tutto il suo Vangelo; la sua vita è stata una testimonianza che quel “vide e credette” era davvero ben fondato. (fonte: www.novena.it).




Il Vangelo della domenica, Domenica delle Palme

Vangelo

Mt 26,14- 27,66
La passione del Signore.

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

– Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

– Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

– Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

– Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

– Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

– Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

– Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

– Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

– Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

– Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

– Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

– Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

– Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

– Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

– Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

– Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Parola del Signore.

COMMENTO: L’inizio del Vangelo di oggi, con l’episodio dei discepoli che si procurano l’asinello, è ricco di richiami al Vecchio Testamento e di riferimenti alla regalità di Gesù. Una regalità pacifica e per questo non umanamente ipotizzabile come duratura e universale. Su quel “puledro, figlio di una bestia da soma” Gesù entra poi in Gerusalemme, circondato da ali di folla festante.
Dagli “Osanna” della Domenica delle Palme alla solitudine del Venerdi Santo passa poco ed è un cambio di scena sul quale vale la pena di ragionare, proprio oggi, nel giorno del tripudio. Gesù lo dirà a Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo». E tuttavia gli stessi discepoli, su questo più volte rimproverati dal Signore, e la folla osannante di oggi dovevano intenderlo proprio in questo modo. Se il venerdì di passione spariscono tutti sembra infatti la conferma di quali fossero le speranze: aspettative terrene che, una volta deluse, producono gli effetti umani che la storia continuamente ci mostra, fra i quali, naturalmente, l’infedeltà verso chi è stato sconfitto.
Di lì a poco Gesù salirà sulla croce, simbolo di sconfitta totale. Eppure, mentre tutti i regni e gli imperi umani crollano, il regno di cui Egli è re si è davvero esteso nello spazio e nel tempo. Alla luce di quanto accaduto nei secoli successivi, è interessante riflettere sulle considerazioni che Napoleone Bonaparte, proprio un “grande” secondo il mondo, faceva alla sera della propria vita: «Potete concepire un morto che fa conquiste con un esercito fedele e del tutto devoto alla sua memoria? Potete concepire un fantasma che ha soldati senza paga, senza speranza per questo mondo e che ispira loro la perseveranza e la sopportazione di ogni genere di privazione? Questa è la storia dell’invasione e della conquista del mondo da parte del cristianesimo».
La debolezza di Dio è davvero più forte di tutta la forza dei grandi della terra. (da Novena.it)




Il Vangelo della domenica, V di Quaresima

Vangelo

Gv 11,1-45
Io sono la risurrezione e la vita

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.

COMMENTO: Con questa domenica concludiamo il cammino di questa Quaresima, una Quaresima segnata non soltanto dall’invito alla conversione, ma ad una conversione e cambiamento di rotta che ci è stato imposto da questa pandemia che ci ha messo a confronto con una realtà diversa, che ci obbliga a un cambiamento, un cambiamento nei modi, nell’agire, nel parlare, ma ci invita più profondamente anche a un cambiamento della mente e del cuore. Papa Francesco ha detto, sintetizzando i nostri sentimenti che quello che viviamo non è il tempo del giudizio di Dio, ma il tempo del nostro giudizio, di scegliere, tempo che ci chiede di rimpostare la nostra rotta di vita verso Dio e verso gli altri. Siamo passati, attraverso l’esperienza del deserto con le tentazioni di Gesù, che ci hanno fatto capire che tutti siamo fragili, ma che nessuno ci obbliga ad ascoltare il male, possiamo scegliere. Gesù deve abitare nel tempio del nostro cuore. Dio ci offre la possibilità di venire fuori dalla nostra condizione attraverso un cambiamento, per una vita nuova. Il Signore ci chiede di cambiare ed è pronto ad offrici questa Resurrezione, una Resurrezione che non dipende solo da Dio, ma anche da noi, dalle nostre risposte, dai cambiamenti che faremo nella nostra vita.




Il Vangelo della domenica, IV domenica di Quaresima

Vangelo

Gv 9,1-41
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.

COMMENTO: “Di chi è la colpa, sua o dei genitori?”. La domanda dei discepoli nasce dal dubbio sulla sorte di un uomo che è nato cieco, perché le Scritture sostenevano che la malattia di un uomo fosse il risultato di una colpa del padre o della madre. Gesù ribalta il punto di vista: “È così perché si manifestino nell’uomo le opere di Dio, attraverso di me che sono la Luce del mondo!”. Nei problemi o nelle sofferenze della nostra vita non dobbiamo domandarci di chi è la colpa, ma comprendere che il Signore entra nella nostra storia ferita e la trasforma al meglio. Il cieco non chiede di essere guarito, è Gesù stesso che desidera che l’uomo veda le opere grandiose di Dio. Così prende la terra, la bagna con la sua saliva e la pone sugli occhi dell’uomo. Un gesto semplice che ricorda la creazione del primo uomo: la saliva rappresenta la parola come promessa divina che, impastata con la nostra vita, ci fa nuove creature. Il Signore ordina all’uomo di andare a lavarsi alla piscina di Siloe, situata dalla parte opposta di Gerusalemme. Così il cieco, per bagnare i suoi occhi, dovrà attraversare da solo tutta Gerusalemme! L’uomo si fida di Gesù e inizia a camminare su strade mai attraversate verso la piscina che contiene “l’acqua della fiducia”. Avere fiducia e obbedire, facendo alleanza con la parola, ci dà il desiderio di incamminarci su strade sconosciute e ci fa scoprire il nostro io più profondo. L’acqua della parola ci guarirà per la nostra fede nelle promesse del Signore. Così potremo scoprire la nostra missione nel mondo, quel desiderio di Dio per ognuno di noi che ci fa unici.




Il vangelo della domenica, III domenica di Quaresima

Vangelo

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,5-42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore.

Parola del Signore

COMMENTO: In questo brano del Vangelo di oggi si possono evidenziare tre caratteristiche: la prima è l’incontro che Gesù realizza nella vita quotidiana. La donna deve andare ad attingere l’acqua. Non avviene il suo incontro con Gesù in modo santuario, non avviene mai al di fuori della nostra vita, ma nella realtà di ciò che abbiamo e di ciò che siamo. La seconda caratteristica: Gesù si avvicina a questa donna non con pregiudizio, non guarda il male di questa donna, ma coglie prima di tutto il bene: questa donna è in cerca di amore, desidera donare se stessa e ricevere lo stesso amore. Gesù in qualche modo la riabilita, le dice di vivere nel modo giusto questo suo desiderio che porta nel cuore. Allora ecco l’invito di Gesù, di incontrarci nel desiderio d’amore che tutti portiamo nel cuore. Il terzo aspetto è che questa donna diventa capace di amare, e dopo questo incontro sente il bisogno di andare da chi conosce per invitarli a incontrare Gesù. Questa gente va così da Gesù. Queste tre realtà devono dirci cosa dobbiamo fare allora nella concretezza di una vita che in questi giorni viviamo con tante paure. Gesù desidera incontrarci e donarci la sua forza. Ma anche noi dobbiamo fare un sforzo: quello di non partire con un atteggiamento negativo. In questi giorni c’è bisogno di persone che portano speranza e il Signore ci dice che noi possiamo essere queste persone, per donare quell’amore di cui tutti quanti abbiamo bisogno. Non siamo soli, Lui è con noi.

 




Il Vangelo della domenica, II domenica di Quaresima

Vangelo

Mt 17,1-9
Il suo volto brillò come il sole

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore

COMMENTO: La concezione abituale della Quaresima come tempo austero sembrerebbe essere messa in discussione dal brano pieno di luce che ci invita a riflettere sulla trasfigurazione del Signore. Sono parole che donano energia e confermano la certezza del nostro cammino. La precarietà, la confusione vengono corrette da una voce forte che riassume la storia dell’umanità della nostra salvezza.  Gesù prende con sè tre discepoli e sale su alto monte. La vita stessa dei discepoli è un’ascesa verso la luce. C’è una visuale della bellezza del regno assaporata dall’interno. Sull’alto monte tutto è illuminato, il Signore ridona esistenza a ogni creatura. San Paolo nella lettera a Timoteo scrive: “Cristo ha vinto la morte”. La trasfigurazione nel nel mezzo della Quaresima è prefigurazione della Pasqua di resurrezione.  Nelle arterie del mondo, possono scorrere flussi di luce divina, ma c’è una condizione indispensabile: l’ascolto della Santa Parola, vera, vissuta, donata e non passeggera. Oggi come non mai abbiamo bisogno di metterci in ascolto: il Signore è il Verbo di Dio, quell’unica Parola che risplende sull’alto monte pieno di luce. La Quaresima è il tempo dove l’uomo deve cadere a terra, abbassarsi, come i discepoli alla voce del Signore per permettere alla Grazia di trasformarci in figli capaci di diffondere il suo amore. E’ lui la nostra Salvezza e la nostra stella polare. Il Signore parla a tutti noi anche oggi, ci invita a quel senso  di responsabilità, ci sprona alla fiducia. Il nostro pensiero a agli ammalati da Coronavirus, ai medici ed infermieri ed a quanti preoccupati delle conseguenze di questo virus ed alle loro famiglie.  Non temete è l’invito di Gesù. La luce della trasfigurazione è impegno e testimonianza generosa. Nell’ascolto diventiamo come Lui, imbevuti di cero. L’ascolto della Parola vince il timore.




Il Vangelo di domenica, (I domenica di Quaresima)

Vangelo

Mt 4,1-11
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore

COMMENTO: Gesù, dopo il Battesimo nel Giordano, ha preso definitiva coscienza di essere “il Figlio di Dio, l’Amato”. Lo Spirito adesso lo attira nel deserto perché sia tentato come furono tentati i suoi avi durante l’Esodo. Il Signore ha circa trent’anni e attraverso la preghiera costante e il dialogo intimo con il Padre è stato preparato alla sua missione. Gesù, vero Dio e vero Uomo, non si tira indietro e affronta le tentazioni affinché la vittoria lo apra ad una vita straordinaria come “Figlio Amato” e come Maestro.
Le sue tre risposte alla tentazione sono per noi preziose: vivere della Parola di Dio come nutrimento quotidiano indispensabile per la vita; farsi figli del Padre con umiltà affidandosi al Suo progetto per una vita felice e in pienezza; la libertà donataci dal Padre lo fa Signore unico della nostra vita e ci ridona un’identità.
Senza una risposta alla sua fame di Verità, alla fame di Dio, l’uomo non può essere salvato. Dunque l’uomo diventa fonte di amore se si mette a servizio, affidandosi a Dio, sentendo nel cuore di essere figlio di un Padre attento e amorevole.




Il Vangelo della domenica, VII del Tempo ordinario

Vangelo

Mt 5,38-48
Amate i vostri nemici.+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore

COMMENTO: Gesù cita un passo  della Legge: “Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. E’ un principio che mira ad una soddisfazione, ma che non crea rapporti tra le persone e con Dio, il Maestro esige un di più, chiede di non restituire il male con il male, ma, anzi, di creare possibilità nuove di relazioni. Chiede di ripagare il male con il bene. Fedele all’insegnamento di Gesù, Paolo scrive nella lettera ai romani: “Non rendere a nessuno male per male, la vostra preoccupazione sia fare il bene a tutti gli uomini. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. Per poter assumere questo atteggiamento è necessario avere fede e Gesù ci offre quattro esempi concreti. se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra. A chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio tu falle con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Una lettura “spenta” potrebbe portare a pensare che Gesù ci inviti ad essere passivi di fronte al male, a subirlo senza opporre resistenza alcuna, ma non è così. Il Maestro propone un principio di una forza incredibile, neutralizzare il male col bene: una guancia ed ecco la seconda: ; una tunica ed ecco il mantello; un miglio no due;  per far implodere il male facendone occasione di bene ulteriore. Proprio come Egli stesso ha reagito nel  momento in cui fu percosso sulla guancia dal soldato ed ancora oggi riecheggiano con tutta la loro forza quelle parole:”Se ho parlato male, dimostrami dove è il male, ma se ho parlato bene perché mi percuoti?” (cfr. Giovanni 18.23).




Il Vangelo della domenica, VI del tempo ordinario

Vangelo

Mt 5,17-37
Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore.

COMMENTO: Il passo del Vangelo ci rivela Cristo Gesù come colui che non è venuto ad abolire la Legge, ma a portarla a compimento, perché possiamo essere beati. Gesù ci rivela la volontà del Padre. Gesù non solo ce la rileva, ma è egli stesso obbediente fino alla morte, per adempiere alla Legge. Gli scribi e i farisei non sono in grado di adempiere perfettamente alla Legge, eppure si attribuiscono il diritto e il dovere di giudicare e quindi di caricare gli altri di pesi assurdi.  Per gli scribi, i farisei e anche per i sadducei, Gesù è un sovversivo. Eppure, non solo egli non eludeva la legge, ma la portava a compimento con la dinamica dell’amore: non si fermava alla legalità, ma indicava la giustizia. Mentre Gesù indicava l’essere giusti davanti a Dio, questi gruppi di persone non si limitano all’essere giusti in apparenza, solo davanti agli uomini. Perciò il Maestro non li indica come modelli per prendere parte al Regno. Gesù per amore di quella giustizia che salva, affronta e chiarisce il problema delle relazioni tra gli uomini, alla luce del comandamento del Padre e perciò condanna tutto ciò che è odio e frutto di esso: ma conserva un’espressione di misericordia verso chi si lascia illuminare e trasformare dallo Spirito, Gesù ricorda e annuncia a chi è pieno di sè, che è Dio il solo che giudica in verità, perché conosce i pensieri del cuore. La giustizia non può essere presunta da semplici atti, slegati da quella che è la vita della persona: prendere parte al Regno non significa limitare il proprio agire ai 613 precetti della Legge numerati dai rabbini. Gesù ricorda che il precetto dell’amore è uno solo, eppure abbraccia ogni atto e ogni istante della vita: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e amerai il tuo prossimo come te stesso”. E’ da questo comandamento che “dipendono tutta la Legge e i profeti”.




Il Vangelo della domenica, V del tempo ordinario

Vangelo

Mt 5,13-16
Voi siete la luce del mondo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore

COMMENTO: La pericope ci offre tre immagini: il sale, la luce e la città per qualificare la comunità dei credenti e il discepolo. E’ il Cristo stesso a qualificare i suoi discepoli come sale. Il sale è impiegato per dare sapore al cibo, per conservare e per purificare perciò è anche simbolo dei valori duraturi, è simbolo di sapienza. Ma è lo stesso Gesù ad avvertire che, nonostante abbia grandi proprietà, il sale può essere reso inutile, così può accadere a quella comunità o a quel discepolo che si allontana dalla Parola. Senza la sapienza che ci viene dall’accogliere e seguire Cristo, si diventa inconcludenti, si annuncia e si testimonia altro, inutile e calpestabile. la luce, nel nuovo testamento, è una delle immagini più evocative e potenti che indicano il Risorto e i fedeli sono invitati a restare in comunione con il Cristo per essere se stessi possibilità di luce per gli uomini di buona volontà, che attendono o cercano la salvezza. Ci viene infine proposta la terza immagine, la città collocata sul monte, che negli uditori del tempo rievoca Gerusalemme e che proietta il discepolo e la comunità dei credenti del Cristo a pensarsi come nuova città Santa, chiamata a realizzare una vita nuova in Cristo. E’ l’evangelista stesso a suggerirci che il sapore e la luce di Cristo e del Vangelo arrivano al mondo tramite discepoli capaci di essere testimoni credibili e colloca nella preghiera la forza da cui attingere tale capacità, attraverso l’appellativo “Padre vostro che è nei cieli”, che è un tipico modo ebraico di rivolgersi a Dio nella preghiera.




Il Vangelo della domenica, Giornata della vita consacrata

Vangelo

Lc 2,22-40
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

COMMENTO: Attraverso i vegliardi Simeone e Anna, Luca ci propone due figure che incarnano l’aspettativa e il desiderio di salvezza del popolo fedele a Dio, che umile e fiducioso attende il compiersi della meraviglia divina attraverso l’umile osservanza della Legge e illumina e anticipa con la preghiera e il digiuno la venuta del Salvatore. La loro non è un’attesa immobile, statica, ma è un attendere per andare incontro, per accogliere e anticipare l’incontro, è un pre-gustare l’evento. Capacità, questa, di un cuore umile e docile allo Spirito, che rende capaci di leggere i segni di salvezza, che mai mancano nella nostra storia, sia personale sia comunitaria. Con la figura di Maria, donna docile allo Spirito e capace delle meraviglie di Dio, l’evangelista ci conduce a guardare la carica dirompente  derivante dall’accogliere la salvezza che ci viene offerta.  Solo chi, come la Madre, saprà affidarsi pienamente all’azione dello Spirito con umiltà e perseveranza, supererà prove e dolori, momenti di sconforto, per poi godere pienamente della luce della salvezza. Simeone, uomo di fede, col suo gesto di tenerezza, nell’atto di prendere in braccio e portare a sè il bambino che è il segno di inciampo per i “molti”, ci svela che la vera fede non è adesione sterile ad un credo, ma piuttosto portare a sè le prove che la vita ci offre, per dare testimonianza della luce di salvezza che in Cristo ci è stata donata. Anna diventa così la voce autorevole di tale annuncio, la sua stessa esistenza è una lode. Con il finale del brano, l’evangelista ci conduce a ricercare la nostra attesa, accoglienza e aspettativa di incontro e di salvezza nella normalità del nostro quotidiano.




Il Vangelo della domenica, III del tempo ordinario

Vangelo

Mt 4,12-23
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore.

COMMENTO: L’arresto di Giovanni Battista sembra essere per Gesù il segno che lo muove ad iniziare la sua missione, realizzando quella profezia che lo stesso Matteo ci riporta: “una luce è sorta”. Va a Cafarnao, come dicevano le scritture, annunciando che il Regno di Dio è visino, così vicino che si fa incontrare proprio nel pieno delle attività dell’uomo, durante una giornata come tutte le latre. Fa così anche con noi perché è proprio nel contesto della nostra quotidianità che si inserisce l’incontro con Dio, non al di fuori delle nostre storie, della nostra realtà. E’ Lui che cerca noi, che vuole avere bisogno di noi, che si lega ai discepoli, come nella pagina odierna. Potrebbe compiere la sua opera da solo, ma non vuole essere solo. E’ il suo stile, così diverso dal nostro individualismo e dalla paura di condividere che blocca ogni amicizia. Ci affascina e ci stupisce la prontezza con cui questi quattro uomini lasciano un lavoro a metà, per una proposta “assurda”. Cosa avranno capito dall’espressione “pescatori di uomini”?. Forse nulla, ma hanno visto la luce in quell’uomo che li chiamava, la luce che desidera “abita nelle tenebre”. Anche noi siamo nel buio, senza Gesù camminiamo nelle tenebre. Spesso non ce ne accorgiamo, perché c’è assuefazione all’oscurità, c’è il rischio di accomodarci in una situazione scomoda e di non desiderare poi il bene che il Signore ha posto nel cuore di ogni persona. I quattro discepoli avevano mantenuto acceso il desiderio di quella luce annunciata dalle profezie, di quella felicità incisa nell’animo. L’hanno vista l’hanno seguita, sicuri, perché è solo al buio che è pericoloso camminare. Usciamo ogni giorno dalle tenebre per farci incontrare dalla Luce!.




Il Vangelo della domenica, II del tempo ordinario

Vangelo

Gv 1,29-34
Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore

COMMENTO: Giovanni Battista prende davvero sul serio la sua missione, quella di precedere il Messia predicando un battesimo di penitenza. E’ un uomo che si lascia guidare dallo Spirito,  senza sapere nulla di sicuro, ma con una fede che gli dona la possibilità di vedere e leggere i segni della realtà attorno a lui. Come ha fatto a intuire che quell’uomo, che veniva verso di lui, era l’Agnello di Dio? E’ un’immagine, quella dell’agnello, che dice tutta la sua missione di Gesù, ma di cui Giovanni era ignaro! La fedeltà alla propria missione, che passa dalle cose semplici, rende capaci di profezia, di vedere la presenza di Dio, il suo passaggio, con intelligenza. Siamo profeti anche noi, in virtù del Battesimo, chiamati come Giovanni a entrare con profondità dentro la nostra storia e dentro la storia del mondo intero, per leggere come lui i segni di Dio, che non mancano mai, perché è sempre Lui che ci viene incontro. La missione tutta nostra, consegnataci nel Battesimo, è come una partitura musicale in cui ciascuno di noi deve suonare la sua parte. Ci è chiesto di donare la nostra originalità, come fa ogni artista, di usare lo strumento che ci è proprio, di interpretare il meraviglioso spartito che Dio ci ha affidato, di unirci alla sua orchestra, invito al quale liberamente possiamo aderire. Dio è compositore e direttore; noi non possiamo delegare nessuno a suonare al posto nostro, cioè a vivere al posto nostro! Fidiamoci, come ha fatto Giovanni e come hanno fatto tutti i Santi! Entrando in quella bella “partitura” che si dipana intorno a noi giorno dopo giorno, impareremo intorno a noi giorno dopo giorno, imparare ad essere testimoni, profeti, uomini e donne gioiose, intelligenti nel contemplare il volto di Dio, anche nelle pieghe dolorose della storia. Ma sarà sempre uno spartito bellissimo!




Il Vangelo della domenica, Battesimo del Signore

Vangelo

Mt 3,13-17
Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore

COMMENTO:  Il dialogo  tra Gesù e Giovanni, che immaginiamo immersi entrambi nelle acque del Giordano, tradisce il fatto che si conoscessero, perché c’è famigliarità, c’è intimità, come tra amici. Eppure, non viene narrato  incontro precedente tra i due, anzi, nel brano parallelo di san Giovanni è chiaro che il Battista non sapesse che chi fosse il Messia. E’ evidente che c’è una profondità e una comunione che parte dalla medesima solidarietà per i fratelli, dalla medesima missione. E’ un’empatia che non nasce dai legami della carne, ma da quelli ben più ampi dello Spirito. Ed entrambi si fidano, lasciano fare, entrano in un gioco  di obbedienza reciproca. Gesù lascia fare al Padre e Giovanni lascia fare al Cristo. E noi? Lo lasciamo fare? Ci sono circostanze di cui non capiamo subito il significato, ma che fanno parte di quel bel progetto che Dio ha su ciascuno di noi. Lì, da quelle piccole situazioni, dobbiamo imparare a lasciare che faccia Dio. Anche a noi, come a Giovanni Battista, è affidata una missione, è chiesto di collaborare alla sua opera. Giovanni si è fidato, ha obbedito a questo strano monito di Gesù, ha partecipato alla solidarietà del Messia verso quella folla assetata di perdono e di conversione. Anche da noi il Signore si aspetta l’obbedienza, a partire da quella quotidiana delle piccole cose. E non sempre ci chiede di fare! Spesso  ci chiede di lasciare che sia Lui a fare, senza che noi ci applichiamo in chissà quale impresa, perché è un progetto più suo che nostro. A noi lo stupore di trovarci suoi collaboratori e la gioia di gustare in questa obbedienza l’intimità famigliare e profonda con Gesù.




Il Vangelo della domenica, II dopo il Natale

Vangelo

Gv 1, 1-18
Dal Vangelo secondo Giovanni

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.]
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO: Il Vangelo odierno ci regala una certezza: “veniva nel mondo la luce vera”. “Veniva” ci dice San Giovanni perché è un Dio che viene contestualmente perché è un Dio che opera sempre nella storia e nella nostra vita personale. Il tempo di Natale ci insegna non a contemplare semplicemente la dolcezza di un bambino in un presepe, ma a riconoscere un Dio che sta in mezzo a noi, che illumina le tenebre dell’umanità tutta. Questa sicurezza è spesso sopraffatta dalle tenebre, non è accolta, non è riconosciuta, anche se ciò non scalfisce la vittoria certa della luce. Quante volte anche le mie tenebre, le mie paure, le mie ansie, non fanno entrare la luce vera! Oggi ci viene ricordato che non c’è peccato, nè confusione, che possa prevalere sulla presenza di Gesù, la luce. Egli può allora operare prodigi in noi e attraverso di noi. Se poi l’evangelista parla di luce vera, è proprio perché ci possono essere luci che sono invece false. Sono quelle più appariscenti e attraenti, che conquistano per la facilità e la comodità con cui possiamo raggiungerle. Ma propongono felicità deludenti, amare, vuote. La luce che propaga invece dalla mangiatoia e che brilla delicatamente lungo tutte le pagine del Vangelo fino a noi, con la sua presenza fedele, è quella vera.  E’ meno sgargiante, sicuramente, ma è la sola vera luce.  L’importante è distinguerla dalle altre e lasciarla abitare in noi! Perché è prima di tutto nella nostra storia, nel nostro personale ed unico terreno, che la luce vuole porre la sua tenda, anzi l’ha già posta gratuitamente con il Battesimo. A noi spetta lasciare che ogni nostra oscurità sia pervasa dalla sua forza, la stessa che ci permette di essere luce per gli altri.