Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Antonella Bruni

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Antonella Bruni: “Per quanto riguarda “gli arresti domiciliari”, perché al di la’ della pandemia che necessitava rigide regole, si è trattato di una vera e propria reclusione, l’ho vissuta organizzando la giornata e svolgendo tutte le attività possibili date le limitate possibilità. Ho lavorato a casa in smart working.
Ho soprattutto continuato ad assistere, ovviamente con tutte le garanzie del caso, mia madre novantenne, completamente isolata nella sua casa.
Soprattutto, ho continuato ad informarmi, evitando la comunicazione di regime, per prendere sempre maggiore consapevolezza della reale situazione. Mi ritengo fortunata per non aver avuto problemi legati al virus né in famiglia, nè nella mia rete amicale.
Sono preoccupata e indignata ( leggasi incazzata) per come stanno riducendo il Paese e spero che gli eventi finiscano per superare e travolgere questi incapaci pericolosi che lo governano!”.

Se volete inviarci un racconto della vostra quarantena, non dimenticate di scrivere il vostro nome e la località in cui state trascorrendo questi giorni casalinghi. Vi aspettiamo! Inviate i vostri scritti o foto a: redazione@tusciatimes.eu




Raccontaci la tua quarantena, Sandro De Palma e la musica classica de “I Bemolli sono blu”. Intervista

di MARIA ANTONIETTA GERMANO –

VITERBO –  Stiamo a casa per la pandemia. Il Coronavirus 19 ci ha messo in quarantena da quasi due mesi.  E’ passata la Pasqua e la Pasquetta. E’ arrivata la primavera, e siamo ancora prigionieri attoniti tra le nostre mura (chi ce l’ha) con la paura di ammalarci, con il lavoro che forse per molti non ci sarà più e con il dolore per i medici, preti e moltissimi anziani a noi sconosciuti che la malattia ci ha tolto. In compenso abbiamo riscoperto la lentezza, la noia creativa, la solitudine, la compagnia caotica dei bambini, il lavoro remoto da casa. E’ ancora presto per uscire tutti di casa, dobbiamo aspettare pazienti e dovremo purtroppo anche convivere con il cattivo e sconosciuto virus che ci ha già cambiato la vita, nulla sarà come prima, dicono gli scienziati. Intanto, in attesa di liberarci dalle nostre prigioni, guardiamo dalle finestre e dai balconi uno scorcio della nostra città vuota, silenziosa e bellissima che ci attende a braccia aperte e ci fa sognare il ritorno al teatro, al cinema, ai concerti di musica.

Per questo abbiamo istituito la nostra rubrica #raccontalatuaquarantena. Per raccogliere storie. Intermezzi di vita vissuta che rimarranno nella storia di ognuno di noi. Al tema ha aderito anche il maestro Sandro De Palma, ideatore e direttore artistico dell’apprezzato festival viterbese di musica classica “I Bemolli sono Blu” giunto nel 2019 alla terza edizione, che ci dice: “Prima di tutto voglio ringraziare il giornale Tuscia Times che ospita in questa nuova rubrica la mia intervista e mi dà l’opportunità di condividere con tutti voi le sensazioni di questo momento così particolare e impattante sulla nostra vita.

D – Maestro, come sta affrontando questo momento di crisi che ha coinvolto anche la musica?

R – Noi musicisti stiamo affrontando una realtà difficile anche da descrivere. Personalmente non mi pesa tanto lo stare a casa, quanto l’incertezza di come e quando potremo riprendere l’attività musicale, così come l’abbiamo conosciuta fino al 7 marzo 2020.

Il mio tempo passa veloce tra l’insegnamento a distanza, lo studio di nuovi brani, l’ascolto di registrazioni soprattutto di artisti del passato. Studio opere liriche al pianoforte e leggo romanzi e saggi. Avevo molti pregiudizi sulle serie TV che invece ho scoperto essere avvincenti, alcune dei capolavori.

D – Il suo ozio creativo produce frutti?

R – Sembrerà folle, ma proprio in questo momento ho pensato di creare una nuova etichetta discografica per poter lasciare una traccia degli artisti del presente in cui credo.

La mia idea è di registrare, tra l’altro, alcuni dei concerti del Festival viterbese “I Bemolli sono Blu”, che con grinta, energia e impegno abbiamo costruito insieme a professionisti di chiara fama, e che adesso appare sospeso. Non sappiamo se, come e quando possiamo riprendere, ma, nonostante tutto, io continuo a credere in questo progetto che ha generato nel tempo un enorme patrimonio fatto di relazioni con le istituzioni, rapporti umani col nostro pubblico, sinergia con molte strutture ricettive del territorio, e che non può e non deve essere disperso.

D – Come cambia il suo progetto di Festival in questa situazione anomala?

R – Non so come la situazione evolverà, ma il mio approccio vuole essere costruttivo. Se otterremo i fondi necessari per avviare la quarta edizione del Festival metteremo in campo tutta la nostra creatività per poter offrire momenti emozionanti a quanti di voi vorranno seguirci.

Nel corso di questi anni ci siamo adoperati per stupire e per regalare esperienze uniche e così continueremo a fare, nel rispetto delle norme che verranno man mano aggiornate e divulgate.

Il futuro di questo Festival lo voglio condividere con la collaborazione di tutti, quindi se avete delle idee scrivetemi sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/viterbofestival/ e sarò lieto di esaminarle e realizzarle, nei limiti di quanto possibile.

Infine, voglio leggere questa pandemia, che ci ha costretto a ripensare le nostre vite, fermandoci, come una cartina di tornasole che possa farci riscoprire la necessità di emozionarci. Se questa esigenza sarà davvero sentita da molti, allora ripartiremo con più consapevolezza e con più coraggio di prima. Questo è il mio sogno e la mia speranza”.

Maestro Sandro De Palma, Roma e Viterbo

www.associazioneclementi.org

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Chiara Porcari

di REDAZIONE-

VETRALLA (Viterbo) Riceviamo e pubblichiamo: “Piombati in un’altra dimensione. Tutto il mondo vive la stessa storia. La realtà ha superato la fantasia e siamo ora nel tempo sospeso…sentimenti contrastanti in un turbinio continuo scandito dalla relazione, all’improvviso la centralità di una vita è la famiglia, quei binari che hanno sempre viaggiato paralleli , incontrandosi poco, ora sono all’incrocio.
All’improvviso una seconda vita…e l’opportunità …
Vivere la quotidianità , le giornate insieme scandite da un tempo lento dove la colazione , il pranzo, la cena sono momenti unici, che nei giorni urlano nel silenzio incredibile di questo tempo
Ci siamo scoperti, riscoperti, sono nati i gesti, lo sfiorarsi , il guardarsi negli occhi, l’abbracciarci nel gioco, il ridere dei difetti, la complicità.
L’adolescente sempre sul piede di guerra è ora addolcito e desideroso di condividere le esperienze di vita dei genitori , i racconti , di questi extra terrestri che con rabbia ha più volte allontanato…era il nostro non esserci che lo aveva ferito e lo aveva destabilizzato facendolo essere a tutti costi emancipato, sopra le righe…
La scuola…furbamente affrontata , entra nel mondo social a cui è tanto legato …le amicizie continuano ad essere alimentate da quei giochi a più partecipanti che scandiscono le giornate.
La resilienza e’ emersa inaspettata.
Il lockdown non ha cambiato tanto quella sua dimensione umana , mancano sì le ore al parco in cui ci si vedeva con il suo gruppo, ma le giornate procedono lo stesso percepite veloci …. con le storie di Instagram e le sfide web.
La sognante principessa ha recuperato quel gioco rubato dalla scolarizzazione precoce, che tanto aveva voluto,lei stessa,ma che le aveva fatto perdere il sorriso ed ora in un turbinio fantastico, inarrestabile di idee ha il suo principe accanto, il suo papà, sempre con lei , per lei , risate fragorose , ammiccamenti , coccole continue , fisicità , carezze e poi …il grande senso di responsabilità nel gestire l’impegno scuola con le lezione on Line …mancano però i suoi compagni e quel ritmo di vita che ha 10 anni è giusto che sia così .
La vita scandita da sempre dagli impegni di una attività in mezzo alla gente, dalle passioni, ambizioni , rubando i momenti alla famiglia che tanto c’è …ora baci abbracci , la lunga colazione…il piacere di stare a tavola …lunghissimo, gustoso , curioso e poi la grande scoperta e fiducia delle proprie capacità , riscoprendo le radici…i sapori dei ricordi sono ora inseguiti e diventano forza.
Ed io il Medico, professionista odiato, amato che per gioco del destino non è al Nord dove ha imparato tanto, ha sofferto rialzandosi più forte di prima, ha avuto la sua stabilità , il suo riscatto e’ ora qui  nel sistema caotico le cui fila sembrano sempre essere tessute dalla forza protettiva del passato, della Storia dei popoli che hanno creato questo territorio e che ora come non mai ci stanno proteggendo.
Finalmente non sto correndo, ho rallentato, sono viva nella vita che avrei voluto ma non avevo potuto respirare…il sonno diventa appagante, gli odori ed il calore della casa rassicuranti, i baci e le risate…spontanei e senza imbarazzi…
La ricerca dei colori, delle cose belle una calamita perché i momenti vissuti insieme non devono aver nulla di scontato ma essere unici.
La paura ritornando a casa dopo il lavoro …viene subito sedata dal grande caloroso abbraccio della famiglia, dallo stare insieme che non ha prezzo…

#genitorialità …perché il tempo sospeso e’ anche #riscatto …costruzione di quell’#affettività fatta di vita insieme …non vissuta.

Dott.ssa Chiara Porcari
Medico Radiologo
Ospedale Tarquinia (Viterbo).
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Raccontaci la tua quarantena, il racconta della signora Calevi

di REDAZIONE-

VITERBO- Riceviamo dalla signora Grazie Calevi e pubblichiamo: “Quarantena noiosa ma serena. Ho cambiato modo di lavorare adesso come azienda viterbese Fusion Farm sfruttiamo molto di più i social network come canale promozionale per i nostri prodotti ( integratori alimentari). Lidia, mia figlia, è molto tranquilla, autonoma per la didattica tranne qualche caso particolare. Incredibilmente è più coccolona! Per non annoiarci facciamo ginnastica 5 volte a settimana, cosa impensabile in tempi normali. Per il resto c’è la spesa, le pulizie, il giardino e quel libro che da tanto tempo sta sul comodino e che vorrei finalmente finire di leggere. Infine, cerchiamo attraverso la rete e le pubblicazioni scientifiche di tenerci informati sull’evoluzione della medicina nei confronti del virus e di cogliere i segnali di speranza.
Ce la faremo, me lo ripeto sempre come un “mantra”.
Buona Pasquetta!”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto della signora Vernati

di REDAZIONE –

VITERBO – La signora Vernati ci racconta come sta trascorrendo la sua quarantena: “Oggi, Pasquetta, barbecue in giardino. In generale, sono fortunata… Io e mio marito lavoriamo, il resto della giornata giardinaggio (ci siamo trasferiti da poco e il giardino era abbandonato da anni). Tutto qua”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto di chi lavora presso la Rianimazione Covid di Belcolle

di REDAZIONE –

VITERBO – La signora Cristina Bigonzoni ci racconta la sua quarantena: “La mia quarantena…Non la definirei una quarantena ma il periodo più impegnativo della mia vita, sia a livello professionale che come mamma, moglie, cittadina.
Lavoro nella rianimazione COVID di Belcolle, e la mia vita e quella della mia famiglia da un mese e mezzo si è completamente trasformata.
Mi alzo la mattina e spero che nessuno dei miei mi venga a dare il buon giorno per non dovermi MASCHERARE e schivare quell’abbraccio che istintivamente mi vorrebbero dare. Mi vesto velocemente ed esco di casa. Salgo in macchina e li….sono LIBERA niente mascherina..ARRIVO al lavoro e qui, oltre alla mascherina, mi vesto come un astronauta e ..vai inizia il viaggio dentro al COVID. Finito il turno mi lavo fino a espellerli, mi rivesto e …via a casa…E ADESSO viene il BELLO, prima di scendere dalla.macchina indosso nuovamente la MIA AMICA MASCHERINA che non mi lascia mai come una armatura, per protegge i miei CARI.. È un mese e mezzo che non abbraccio i miei figli, mio marito.. È un mese e mezzo che non vedono la mia espressione, perché celata dalla mia MASCHERINA”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto dell’ex consigliere comunale Daniela Bizzarri

di REDAZIONE –

VITERBO – Riceviamo dall’ex consigliere comunale Daniela Bizzarri e pubblichiamo: “ La mia quarantena la sto trascorrendo insieme alla mia mamma. Purtroppo siamo rimaste in due, e ringrazio sempre Dio di averla con me. Non è un momento molto brillante della mia vita,e anche lei è un po’ depressa. Prima che si manifestasse questo “mostro “ l’abbracciavo tanto, e le davo il primo bacio quando la mattina le portavo il caffè, ma ora che debbo uscire per fare almeno la spesa cerco di tenerla a distanza perché lei ha quasi 91 anni.

Il resto della giornata, spesso la passo a dare consigli ad amici in difficoltà, su come poter accedere agli interventi dei vari decreti.

Però le giornate sono lunghe e ti lasciano tanto tempo per pensare. La cosa che più mi affligge è la sofferenza degli anziani nelle case di riposo. Non riesco a darmi pace che se ne stanno andando purtroppo i nostri pilastri e la nostra storia.

L’altro pensiero va a tutti i medici e infermieri che oggi noi chiamiamo “angeli “, ma che sono gli stessi, come raccontava una di loro, che fino a pochi mesi fa, erano precari, sottopagati, spesso costretti ad andare all’estero. Ecco oggi proprio loro ci stanno dando una grande lezione di vita.

Buona quarantena a tutti sperando che veramente “ andrà tutto bene”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Veronica Pacifico

di REDAZIONE –

VITERBO – Riceviamo da Veronica Pacifico e pubblichiamo: “Diario di una quarantena. Tra queste quattro mura, davanti ad una finestra, sul water del mio bagno. Attraverso il muro dei pregiudizi e mi trovo sola. La voce dei miei cari al telefono, le videochiamate con gli amici, la preghiera in diretta facebook dei Padri mi fanno danzare. E poi morire.
Parlo del mio cambiamento a chi non osa guardarsi allo specchio. Rotto è il silenzio dal mio singhiozzare. Piango i morti e me morta, per esser viva di solo cibo. Oltraggia la mia indipendenza!
Si accumula, l’immondizia Ingoio come i gatti. Questo giorno difficile. Senza masticare. Lavo i panni. Tuta e pigiama. Esco a far la spesa. Spendo il tempo. Monetizzo l’aria come un carcerato. Ritorno sul letto. Dove l’eccitazione mi assale. E mi fa pensare. Non un uomo.Posso ammirare. Non mi aspetta che riuscire. A sopravvivere.Per poi morire un giorno.Di morte certa tra chi vive”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto del sindaco Giovanni Arena

di Redazione –

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo il racconto del sindaco di Viterbo, Giovanni Maria Arena: “La mia quarantena è per me principalmente passata in ufficio. Esco alle 7 e rientro a casa alle 20. Quando arrivo ci sono tutte le precauzioni: mia moglie mi fa lavare le scarpe prima di entrare, la casa si cerca di pulirla e disinfettarla il più possibile. Passo poco tempo in casa e  dormo poi pochissimo. La mia quarantena la passo in Comune: la giunta la faccio on line, come le varie riunioni,  il comitato di sicurezza, ma la mia presenza è fondamentale perché ci sono ordinanze da firmare ed a maggior ragione che in questo momento ho detto agli assessori che, se non è proprio necessario, di evitare di andare in assessorato”.

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Forza, uniti ce la faremo ad uscire da questa situazione!

Tutte le testimonianze raccolte saranno pubblicate in questa pagina.




Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Massimo Mecarini

di Redazione –

VITERBO – Riceviamo dal presidente del sodalizio dei Facchini di S. Rosa, Massimo Mecarini e pubblichiamo: “La mia quarantena la passo lavorando a casa, essendo in smart working. Quando ho tempo mi cimento il qualche esperimento culinario diverso. Le mie giornate sostanzialmente sono queste”.

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Forza, uniti ce la faremo ad uscire da questa situazione!

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Raccontaci la tua quarantena, anche i giornalisti hanno la loro. Basta viverla senza ansia

di FEDERICO USAI –

VITERBO – E’ dal marzo del 2020, compleanno della mia dolce Marina che dal cielo starà guardando questi tragici momenti che sta attraversando il mondo intero, che seguendo le indicazioni del governo italiano “ state a casa “,  non metto piede fuori dalla mia residenza, sono agli arresti… domiciliari come gran parte degli italiani. Oramai in questi 38 giorni passati in compagnia di Chiara e del dolce Artù, ho fatto di tutto dal leggere libri, iniziati e mai terminati, al mettere apposto qualsiasi cosa dalla libreria alla stanza del mio Emanuele che oramai da sposino novello si dedica alla sua dolce Elisabetta e alla super nonna Licia. Si passa il tempo guardando film di ieri e attendendo i collegamenti su internet dalle varie parrocchie che si sono attrezzate per far pregare, con rosari e messe, quei fedeli che con fede e speranza tentano di convivere con questo virus ( non lo voglio neanche nominare) che ha portato tristezza e dolore in molte case d’Italia, soprattutto al Nord. In molti in questi giorni di solitudine hanno ritrovato la fede e pregano per cacciare l’ansia che li attanaglia, per confinare quella paura che non li fa dormire e che li fa pensare a cosa accadrà domani quando questa pandemia sarà terminata e si tornerà alla vita normale, quella vita che ci permetterà di abbracciarci e baciarci come una volta.

Mi è stato chiesto di descrivere le mie giornate passate in quarantena, giornate che mi hanno visto scandire le ore attendendo che arrivasse la notte per provare a dormire e non pensare. Ora vi descrivo una giornata tipo, non ridete , perché è la pura verità :
1) sveglia in tarda mattinata con bacio di Artù che vuole uscire per la sua passeggiata quotidiana , una camminata fatta nel giardino condominiale per venti minuti visto che non mettiamo piedi e zampe fuori dal cancello.
2) Colazione , poca perché il non movimento ti porta a metter su troppi chili, e computer per aggiornarsi su tutto ciò che è accaduto, per sentire e vedere questo bollettino di guerra che ti porta a sapere quanti sono i morti, i positivi, i guariti da questo nemico che sta seminando morte e terrore nel mondo
3) Video conferenza con meditazione con Milano , un’amica sta facendo riunioni di gruppo per aiutarti a non sentire la tua ansia e a convertirla in energia vitale
4) Pranzo, sempre ai minimi termini, anche se la mia cuoca preferita , leggi Chiara, sta producendo piatti da far leccare i baffi, dolci e crostate comprese
5) Passeggiata pomeridiana con Artù, sempre in giardino, cyclette e messa a posto delle poche cose che oramai non sono state messe in ordine
6) Momento di preghiera su Facebook con i vari sacerdoti che conosco, da Don Massimiliano, parroco della Quercia, a Don Luca, parroco della Sacra Famiglia, a Don Emanuele, amico e parroco di Villanova.
7) Momento relax con lettura libri ( ieri ho finito di rileggere “ Addio alle armi “ di E. Hemingway) in attesa del telegiornale delle ore 20.00
8) Cena, molto leggera, televisione e in tarda notte giro in giardino con Artù.

E’ questo il triste diario dei tanti giorni trascorsi a casa, tutti uguali sperando di rincominciare a vedere la luce in fondo a questo dannato tunnel.

Domani è Pasqua, sarà la prima che trascorro a casa con Chiara e Artù, i magnifici tre che in serenità senza dar confidenza al nemico apriranno il loro uovo di Pasqua ( ci sta anche per Artù), la colomba ( portata a casa dalla pasticceria Casantini, fantastici e bravi come sempre) e la famosa pizza di Pasqua di Bigioni. Sarà una triste giornata dedicata alla Resurrezione , cosa che speriamo avverrà anche nel mondo al più presto possibile.

Dimenticavo che quest’anno il mio compleanno, i miei primi 70 anni, il 2 aprile li ho festeggiati… in casa , eravamo solo in tre ma grazie alla torta fatta arrivare da Emanuele, la dolcezza di Chiara e le tenerezze di Artù, i regali promessi, gli auguri di tanti sui social, ho passato un compleanno indimenticabile …..

Questo articolo confessione su come si passa la quarantena a casa in un periodo di pandemia, certamente farà sorridere chi lo leggerà e gli farà pensare ed esser certo che “ la vita è strana, accade all’improvviso ciò che nessuno si sarebbe mai sognato di vivere e che… il nemico non vincerà e sarà sconfitto dalla forza di tutti noi.“




Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Giovanna Vettraino

di Redazione –

VITERBO – Riceviamo da Giovanna Vettraino e pubblichiamo: “Il mondo si è preso una pausa, e ci hanno obbligato a prenderci una pausa: tutto è sospeso, lavoro, appuntamenti. La nostra routine smarrita, necessario creare un nuovo equilibrio, sconvolte le nostre vite. Potremmo cercare qualcosa di buono in questo periodo. Io ci ho provato: ho scoperto gli amici, quelli veri. Quelli che ti inviano un messaggio, per sapere se hai bisogno di qualcosa, per farti un po’ di compagnia, sapendoti sola. Ho capito che ci sono persone che nonostante frequentassi più spesso, non hanno nessuna necessità di sentirti, o quelli che ti danno appuntamento al supermercato, in fila ben distanziati, solo per sincerarsi che tutto vada bene, e poi ci sono gli insospettabili, persone con cui hai solo rapporti di lavoro, con le quali parli di scadenze, documenti, bollettini e ti chiamano per sapere come va…

Ci sono giornate lunghissime a nostra disposizione, siamo diventati tutti fornai, pasticcieri, cuochi, ci sono videochiamate interminabili con i figli, in cui cerchi di scrutare se stanno bene, ti mancano come mai ti sono mancati, ma sai che se li ami è giusto rispettare la distanza fisica, la loro indipendenza e proprio ora devi dare loro maggiore fiducia convinta che sapranno organizzare la loro giornata.

Abbiamo ritrovato i rapporti di buon vicinato, scoperto la spesa condivisa, lo scambio di quattro chiacchiere fatte da un balcone all’altro, come le nostre nonne.

Riscopri chi sei, cosa veramente ami fare,  io studio, leggo, dipingo. Ho organizzato ogni armadio, credenza, angolo di casa, ora potrei passare a riordinare quello dei vicini…se fosse possibile.

Ognuno sta facendo il possibile, a volte l’impossibile, pensiamo ai medici, infermieri ,commessi, trasportatori, che stanno combattendo in prima linea, nonostante abbiano una famiglia da cui  far ritorno e da salvaguardare.

 Abbiamo riscoperto il senso di Patria, di appartenenza, il nostro Inno non è solo il prologo di una partita della Nazionale, stavolta lo canti con il cuore, lo canti per te e per far coraggio agli altri. C’è un Paese coeso, che sta combattendo una guerra, non paragonabile a quella dei nostri avi, noi lo facciamo da casa, ma ugualmente importante.

Continuiamo cosi affinché vada tutto bene”.




Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Angelo Russo

di REDAZIONE-

VITERBO- Riceviamo dall’artista Angelo Russo e pubblichiamo: “Dal mio punto di vista mi ritengo fortunato: la quarantena non mi pesa particolarmente. Certo, l’approccio umano socializzante mi manca, ma riesco a casa a nutrirmi della mia passione: la pittura e l’arte in generale. Per fortuna prima che succedesse tutto questo avevo fatto una bella scorta di tele e colori da Klimtart, non mi resta che lavorare. È in programma una mostra a settembre, ma probabilmente dovrà essere rimandata. Vedremo. Poi ho anche amplificato la frequenza sui social, nel senso: non perdiamoci di vista….e speriamo che possiamo tornare presto ad abbracciarci”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Monia Scoponi

di REDAZIONE-

FASTELLO (Viterbo) – Riceviamo da Monia Scoponi di Fastello e pubblichiamo: “Io resto a casa con i miei amici animali, sono sempre una meravigliosa compagnia, ma in questo momento così triste sono essenziali”.

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Raccontaci la tua quarantena, il racconto del capogruppo Pd in consiglio comunale, Luisa Ciambella

di REDAZIONE –

VITERBO – Riceviamo dal capogruppo Pd in consiglio comunale, Luisa Ciambella e pubblichiamo: “Ho la fortuna di trascorrere la quarantena con i miei figli e i miei genitori e passare con loro molto tempo che in tanti anni non ho avuto la possibilità di farlo così intensamente, la ritengo un grande regalo.Durante la giornata, dopo aver lavorato, sono in smart working, mi occupo di fare il mio dovere dal punto di vista politico – amministrativo. Nel corso della giornata trovo il tempo di cucinare con i miei figli sotto la supervisione di mia madre, facciamo puzzle, leggiamo libri, giochiamo a giochi da tavola, guardo i trucchi di magia di mia figlia. Poi ci aiutiamo con la tv, vedendo film, cartoni e documentari”.

Ricordiamo a tutti che per inviare i vostri scritti o foto basta scrivere a redazione@tusciatimes.eu specificando nell’oggetto della mail “Raccontaci la tua quarantena”. Grazie.




Raccontaci la tua quarantena, il racconto del segretario di Confartigianato, Andrea De Simone

di REDAZIONE –

VITERBO – Riceviamo dal segretario della Confartigianato di Viterbo, Andrea De Simone e pubblichiamo: “La mia quarantena tra casa e Confartigianato parte innanzitutto dal rispetto delle prescrizioni di legge a tutela della salute mia e di chi sta intorno. La mia giornata dal lunedì al venerdì è essenzialmente lavorativa, per scelta non ho mai chiuso gli uffici di Confartigianato,  pur rimando chiusi al pubblico e facendo ruotare un po’ i collaboratori in modo da non limitare l’assistenza ai nostri soci e nel contempo assicurare a tutti un po’ più di presenza in casa, vista anche la protratta chiusura delle scuole. E’ un lavoro certamente diverso , incalzato da continui decreti e ordinanze che devo dire un po’ di ansia e confusione la generano e, soprattutto, si raccoglie l’angoscia di tanti imprenditori costretti a tirar giù la serranda della propria attività ormai da un mese e la preoccupazione di un futuro molto incerto. E’ una situazione drammatica di cui mi faccio interprete e seppur la salute è di certo un bene primario, mi auguro che già da dopo Pasqua si riesca a pianificare un calendario di riaperture. Non ci possiamo permettere ancora di rimanere solo a casa.

Fuori dall’ufficio un po’ di spesa al bisogno, privilegiando sempre i piccoli negozi della città che stanno continuando a garantire ogni giorno i prodotti freschi nel rispetto di una scrupolosa sicurezza verso i clienti. Non mi piace e non condivido l’idea della spesa una volta a settimana fatta di pericolose code fuori e dentro i grandi centri commerciali. Nella città ho notato sempre uno scrupoloso rispetto delle regole da parte di tutti , non piacciono i tanti sceriffi da tastiera che trasformano la paura in fobia . Sinceramente in questa quarantena non ci vedo proprio nulla di positivo o di poetico e mi auguro soltanto che finisca il prima possibile perché vorrebbe dire che questo famoso indice di contagio si è avvicinato allo zero. Un caloroso augurio di buona Pasqua a tutti i lettori”.

Ricordiamo a tutti che per inviare i vostri scritti o foto basta scrivere a redazione@tusciatimes.eu specificando nell’oggetto della mail “Raccontaci la tua quarantena”. Grazie.




Raccontaci la tua quarantena, il racconto di Emanuele Faraglia

di EMANUELE FARAGLIA – Giorni di quarantena, giorni difficili per tutti. Soprattutto per chi ha dei cari colpiti da questo male potente, insidioso, fatale per troppi .

Ma anche per chi deve combattere giorno dopo giorno contro il dilagare dell’emergenza, dagli operatori sanitari alle Forze dell’Ordine alla Protezione Civile, senza dimenticare tutti gli altri, ovvero noi, i reclusi, chi più chi meno.

Da quella che sembrava essere “niente più che una banale influenza” si è passati a paragoni storici come la Peste Nera o la Spagnola, la Cinese, insomma le più gravi epidemie/pandemie di sempre. Segno che tutti sono stati sorpresi dalla virulenza, dalla contagiosità, in qualche modo dall’imprevedibilità dell’evento. E ancora adesso, dopo oltre un mese di casi – anche se c’è chi afferma che già da gennaio il virus fosse in Italia – molti contorni della faccenda restano oscuri. E forse questa è una delle cose più subdole, oltre ovviamente al modo orribile in cui il Covid-19 colpisce il contagiato nelle proprie capacità respiratorie e alla costrizione all’isolamento. Il sospetto. Il sospetto che dietro la diffusione del virus ci siano non solo negligenze del sistema sanitario e responsabilità di quello politico, ma anche che, tutto sommato, le tesi complottiste, di chi crede che il virus sia stato creato in laboratorio, sia poi sfuggito al controllo, ecc… ecc.. tutte notizie private di ogni fondamento che, però, in quest’epoca di fake-news trovano terreno fertile in una popolazione sempre più disorientata, senza punti di riferimento, e spesso anche senza strumenti culturali in grado di difendersi dai cosiddetti Big Data, l’enorme e incontrollata mole di informazioni che circola ovunque sui social, on line, che con l’illusione della rapidità portano la mente umana all’errore, alla risposta semplice, alla ricerca del capro espiatorio.

Personalmente, più che cercare colpe, penso sia ancora il momento di stringersi tutti attorno a questa Italia impaurita ma non battuta, al senso di comunità che riaffiora , alla solidarietà che non basta ma che comunque aiuta ad andare avanti, a reggere in qualche modo l’urto. Le tante donazioni fatte (si parla di oltre 420 milioni di euro al 30 marzo, fonte Il Sole 24 Ore , ndr) , la risposta del sistema universitario che pare abbia risposto bene all’emergenza con gli strumenti tecnologici a disposizione, il coraggio di chi non si tira indietro e fa il proprio lavoro negli ospedali oppure per casa per casa  e, infine,  la riflessione su cosa non funziona in un sistema capitalistico globale che aumenta le disparità e non garantisce quella società del benessere che auspicava, anzi, ci spinge (spingeva?!?) a cambiare le priorità della nostra vita, facendo passare in secondo piano l’essenziale (vedi privatizzazione e continui tagli alla sanità, ndr) ed elevando il futile a stile di vita.

Andrà tutto bene! Scriviamo sulle nostre case e piano piano ci speriamo anche. Ma non è il momento di mollare la presa, ora che la curva dei contagiati pare iniziare la discesa. Dobbiamo restare forti, seguire le disposizioni, valorizzare il tempo a disposizione e trasformarlo in qualcosa di buono, qualcosa che duri.

Perché questi giorni, oltre che amari e tristi, non siano solo da buttare, ma qualcosa da cui ripartire.

Ricordiamo a tutti che per inviare i vostri scritti o foto basta scrivere a redazione@tusciatimes.eu specificando nell’oggetto della mail “Raccontaci la tua quarantena”. Grazie.

P.S.: non temete il progetto #BOODS prosegue, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza, poi inaugureremo il primo sito del parco sul Monte Fogliano tutti insieme. Rimanete in contatto!




Raccontaci la tua quarantena, il racconto del sindacalista Confael, Egidio Gubbiotto

di REDAZIONE-

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo il racconto del segretario della Confael, Egidio Gubbiotto e pubblichiamo: “La mattina mi alzo presto, per abitudine, seguo le notizie in TV ed eseguo tutte le procedure igieniche di tutti i giorni. Accendo il PC per leggere la posta elettronica iniziando la mia attività sindacale da casa.
Puntualmente ricevo segnalazioni su anomalie nelle procedure di tutela degli Operatori Sanitari, di tutte le figure professionali, iscritti e non alla CONF.A.E.L. ex colleghi ed amici in possesso dei miei contatti. Essendo stato e sentendomi ancora un Infermiere che ha lavorato per anni in rianimazione, durante le mie giornate subisco sconforto per difficoltà che, tutti gli Operatori Sanitari, stanno affrontando.
Passo molto tempo assorto in questi pensieri che destano ampia preoccupazione per la loro salute che deriva anche da una grave carenza di D.P.I. a norma, certi e sicuri per la loro tutela. Penso a quando mi veniva segnalato il divieto di indossare mascherine per non creare allarme, divieto, da quanto mi risulta, a volte minaccioso ed indirizzato a provvedimenti disciplinari per “procurato allarme”.
Ore e ed ore delle mie giornate sono rivolte verso coloro che, in prima linea, ma con lo spirito e la professionalità che li distingue, sono esposti al rischio di contagio, quindi della vita.
Ascolto telefonicamente le lamentele e leggo i messaggi, rispondendo continuamente. Apprendo la paura ed il terrore degli Operatori Sanitari, terrore che deriva dalla paura di essere individuati nella segnalazione di criticità.
Malumore che scaturisce anche dal riconoscimento di benefici economici che riguardano alcuni e non tutti coloro che, comunque, sono esposti al rischio, magari protetti da una “inutile” mascherina chirurgica.
Insomma, passo il mio tempo ad espletare la mia attività sindacale attiva, con i miei interventi e passiva perché assorto nei miei pensieri.
Al momento non ho tempo per annoiarmi in quanto sempre dedito nella difesa di chi sta lavorando, talvolta discriminato rispetto ad altri. Ogni tre/quattro giorni esco per la necessaria spesa di vari generi, alimentari e non”.

Ricordiamo a tutti che per inviare i vostri scritti o foto basta scrivere a redazione@tusciatimes.eu specificando nell’oggetto della mail “Raccontaci la tua quarantena”. Grazie.