Comitato provinciale Arcicaccia Viterbo: “Cinghiali: no ai pregiudizi, andiamo avanti”

VITERBO – Riceviamo dalla Federazione Provinciale Arcicaccia Viterbo e pubblichiamo: “Mancava. Si mancava il proclama animalista autoassolutorio. Ora abbiamo l’atto di fede e sensibilità per i cinghiali, così come da presumere pure per la cimice asiatica o la zanzara tigre, e la morale è sistemata. La pubblica incolumità un po’ meno. Ma tutto non si può avere.
Ci sia consentita una piccola polemica visto che le contumelie anticaccia, talvolta pure insulti o minacce, si sprecano. In verità invece rispetto per una posizione etica, che ci risulta chiaramente complicato condividere. Così come giudichiamo di buon senso anche se non risolutive alcune proposte avanzate , peraltro più volte promesse dall’amministrazione.
Dopo però basta con le affermazione perentorie quanto false. Infatti non perdono occasione per addebitare alla caccia e ai cacciatori l’esplosione del fenomeno.
Intanto è bene chiarire che l’ennesimo provvedimento annunciato non ha niente a che fare con la caccia. Si tratta di controllo, casomai riconducibile alle previsioni del Piano Straordinario di controllo della Fauna selvatica e cioè DM Ambiente 13/6/23. Avremmo qualche obiezione, ma confidiamo nei fatti.
Quella del cinghiale ibridato poi , e quindi più prolifico, è una favola e nulla c’entra con la diffusione attuale. Lo dicono anche studi dell’ISPRA , i cui pareri per LAV e assimilati , sono vangelo per i loro ricorsi anticaccia.
Gli studi sul genoma confermano che i cinghiali che scorrazzano anche per le nostre vie cittadine sono tipicamente italiani, anzi riconducibili alla sottospecie Sus scrofa majori , insomma maremmano.
Non si possono prendere solo i pareri che fanno comodo.
Poi insistono nel dire che si caccia illimitatamente ogni giorno, ad ogni ora, in ogni dove .
Qualche precisazione . La caccia in Braccata, che pure è la più efficace e praticata , non supera i 40 giorni predeterminati annui nel periodo da Novembre e gennaio. Poi l’effettiva praticabilità è vincolata alle condizioni climatiche e/o organizzative obbligatorie. Al dunque sono molti meno i giorni di effettiva pratica così come le zone consentite, con mille regole e limitazioni. Servono tre ore almeno per scorrere le oltre 50 pagine di articoli e commi dello specifico regolamento. S’era invece parlato di un prolungamento della stagione venatoria invernale, recuperando qualche giornata. Dov’è finito?
Il prelievo in selezione è invece accessibile solo a rigorose condizioni soggettive e di formazione, è anch’esso disciplinato in maniera puntuale, svolto da postazioni preassegnate e monitorate in tempo reale, con abbattimenti assolutamente contingentati, approvati dalla Regione per gli otto distretti in cui si divide la provincia. Raggiunti i limiti numerici previsti, per classi d’età e genere, immediatamente si ferma tutto. E riguarda nemmeno il 5% delle consistenze approssimativamente stimate.
Ed i numeri sono largamente lontani dagli obiettivi che pure il Commissario PSA ha deliberato per contrastare il fenomeno. Perché poi c’è da dire i cacciatori sono praticamente gli unici che monitorano sul terreno – e non dai salotti – la situazione epidemiologica, sottoponendo ogni animale abbattuto ad immediato controllo sanitario, avendo oltretutto acquisito anche l’abilitazione al corretto prelievo delle parti necessarie all’esame. Tra un po’ per cacciare un cinghiale sarà necessaria una triennale in scienze venatorie.
Vogliamo rinunciare a questi interventi ? Certo i cacciatori lo fanno volontariamente e gratuitamente con una motivazione ludica. Si sappia che all’incirca in tutte le forme venatorie i circa 3.000 appassionati viterbesi abbattono circa 8.000 cinghiali. Possiamo dubitare dell’affermazione che lasciandoli invece a spasso i cinghiali diminuiscano?
Non gli viene il dubbio invece che questa invadente proliferazione possa ricondursi alle mutate condizioni ambientali e climatiche e quindi anche alle maggiori disponibilità alimentari , così come da quelle nursery per suini selvatici rappresentate dalle sempre più ampie zone non venabili per disposizioni varie?
Non hanno notato che in questi ultimi anni non c’è solo la proliferazione dei cinghiali ma quella di altri ungulati, a cominciare dal capriolo, poi daini, l’inurbamento e la moltiplicazione di specie , cacciabili e non, come corvidi, colombacci, storni , volpi, gabbiani, etc. come diminuiscono altre ad esempio passeri, starne, peraltro tipiche della nostra provincia.
Che i cacciatori liberano le gazze ? O i parrocchetti ?
Alcune dinamiche faunistiche fanno parte di processi complessi, oggi amplificati da cambiamenti ambientali più veloci e massivi. Casomai la caccia potrebbe dare un contributo, come nel passato ha sempre fatto.
Poi nello specifico dell’Arcionello come si fa a negare che una qualche evidente correlazione c’è . Il Piano ed il manuale di gestione dell’area che prevede in proposito? Come fa il Comune a estraniarsi da questa correlazione essendo oggettivamente parte assolutamente in causa. Ed ancora come si applica il Piano straordinario del commissario PSA che prevede nel Lazio 10mila abbattimenti annui in controllo e prelievi in zone non venabili , come è questa Riserva Naturale praticamente incuneata nel perimetro urbano?
Ancora. Gli ATC nel Lazio , che hanno il compito istituzionale di gestione della fauna , sono stati tutti commissariati; ora dovrebbero occuparsi di statuti e bilanci. Estromesse tutte le rappresentanze democratiche di cacciatori , agricoltori , ambientalisti . Come si fa a collaborare, pure volendo ? Così come la Regione doveva insediare presso le ASL gruppi operativi di intervento . L’ha fatto ? Come possiamo quindi portare un contributo di conoscenza e proposta e non correre dietro alle polemiche inutili ?
Sono tante le questioni e ci siamo dilungati perché servono approfondimenti e concretezza; con gli slogan, con le posizioni ideologiche, con atti burocratici e rinvii i problemi non solo non si risolvono ma peggiorano. Peraltro già in altre occasioni siamo intervenuti e , come previsto, siamo stati facili profeti. Tant’è.
Poi è comodo avere, come al solito , i capri espiatori. Noi, se non per altro per vocazione, però non siamo proprio disponibili a recitare questa parte”.

Comitato Provinciale ARCICACCIA VITERBO

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