La nuova disposizione del Dipartimento Controllo sanitari USMAV del Ministero della Salute, che prevede la procedura di dichiarazione di “non rischio sanitario a bordo” alle imbarcazioni da diporto sia ad uso privato che a charter, non piace affatto ad Assonautica.
“Se applicata, questa disposizione segnerà il trionfo della burocrazia, perché provocherà centinaia di migliaia di inutili dichiarazioni da inviare al Ministero prima di entrare in un porto diverso da quello di partenza, magari dopo appena sei ore di navigazione” commenta il presidente provinciale di Assonautica Italiana di Viterbo, Stefano Signori.
“La struttura giuridica è inutilmente penalizzante per la nautica se la si paragona agli altri sistemi di mobilità – continua -, sia perché, per fare un solo esempio, in auto in sei ore si raggiungono località lontane 7/800 km mentre in barca a vela forse una cinquantina, sia perché a terra non esiste una norma o una disposizione che implichi alcuna formalità da svolgere per chi viaggia. Avremmo compreso se la disposizione avesse inteso effettuare un controllo preventivo per chi arriva da un porto estero, ma così siamo veramente alla burocrazia pura”.
“Tale procedura è dovuta per tutti ed è di fatto un inutile doppione dato che esiste già l’obbligo da parte dei gestori dei porti di controllare la temperatura di chi arriva e di svolgere monitoraggio sanitario informativo e quindi preventivo – chiarisce ancora Signori -. Non si comprende poi quale sia il vero intento di chi ha scritto questa circolare, dato che l’ingresso avviene con il silenzio assenso senza specificare tempistiche di attesa per la sua formazione. È chiaro che ci dovrà essere un ufficio attivo h24 che dovrà, una volta controllate in tempo reale centinaia di migliaia di mail, whatsapp e messaggi vari, attivarsi prontamente per sospendere le procedure di sbarco degli equipaggi non conformi al modello semplificato”.
“Abbiamo scritto al Ministro e alla Presidenza del Consiglio e restiamo in attesa di un urgente, doveroso, costruttivo riscontro – conclude Signori -. Abbiamo chiesto l’inversione della procedura in modo che siano solo i comandanti con problemi a bordo a comunicare lo stato di rischio. Ci sembra un atto dovuto di riconoscimento di responsabilità che comunque resta in capo, anche in caso di compilazione del modello proposto dall’ufficio ministeriale a chi comanda la barca. La nautica italiana non è Cenerentola”.