Corretta alimentazione in caso di presenza di una forma tumorale

VITERBO – Gentilissimi lettori di Tuscia Times, sono Daniele Pietrucci, biologo nutrizionista, e con questo mio primo articolo ho il grande piacere e l’onore di trovarmi a far parte della grande redazione del vostro giornale.

Mi occuperò, come credo sia evidente dal titolo della mia rubrica, di alimentazione e salute, cercando di informarvi, senza mai annoiare, ma utilizzando un linguaggio comprensibile e selezionando argomenti che, spero, possano essere di vostro interesse. Faremo informazione scientifica, ovviamente, ma mettendo la scienza al servizio della chiarezza, per cercare di ottenere il meglio possibile dalla vostra salute. Tutti abbiamo diritto a vivere bene ed esserne consapevoli di sicuro aiuta.

Prima di iniziare con il primo argomento, permettetemi di ringraziare ancora una volta il direttore Wanda Cherubini, che mi ha dato questa bellissima opportunità. Ma ora basta introduzione e passiamo a parlare di “corretta alimentazione in caso di presenza di una forma tumorale”.

Siamo tutti consapevoli del fatto che il cancro è una patologia ampiamente diffusa, spesso con conseguenze devastanti, anche per il nucleo familiare che circonda di affetto e attenzioni chi è malato. Fonti universalmente acclarate ci dicono che le diverse forme tumorali sono al secondo posto nell’indice della mortalità europea e per questo motivo l’attenzione e gli sforzi della comunità scientifica sono costanti e molto accurati.

Non mi stancherò mai di affermare che molto può essere fatto, in forma di prevenzione, con un semplice cambiamento delle nostre abitudini alimentari.

Se è vero, come affermato da un vecchio proverbio, che “a tavola non si invecchia mai”, è anche assodato, ma questo non dalla saggezza popolare ma da numerosi studi scientifici, che è dalla tavola che dobbiamo iniziare a prenderci maggiormente cura di noi stessi.

Leggo già la vostra perplessità: sono malato, sono spaventato e devo anche rinunciare a mangiare quello che più mi piace.

Sfatiamo subito un falso mito: è facile avere un corretto regime alimentare, mangiare “sano” non pregiudica il piacere di ciò che mangiamo, non lo dobbiamo vivere come una costrizione, ma soprattutto, se lo facciamo con il sorriso sulle labbra, vedremo come dopo poco tempo staremo meglio, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione di salute ci troviamo.

Chiariamo subito che non esistono alimenti totalmente “buoni” e alimenti totalmente “cattivi”, non è quindi possibile fare una netta distinzione: tutto potrebbe contribuire al nostro benessere, come tutto potrebbe, invece, farci stare peggio. Quello che è certo è che dobbiamo correggere le nostre abitudini, adeguarle a quello che siamo oggi, al nostro stile di vita, e cercare, quanto più possibile, di applicare quello che la moderna scienza applicata alla nutrizione ha scoperto, scopre ed aggiorna costantemente. A maggior ragione se ci troviamo in presenza di una grave patologia come il tumore.

Sappiamo perfettamente che un eccessivo uso di zuccheri, carne e cibi industrialmente raffinati aumentano il rischio di contrarre malattie, mentre cereali integrali e verdure hanno un effetto preventivo e protettivo sul nostro organismo. Ma questo non significa che d’un tratto, in una condizione psicologica così delicata come quella vissuta da un ammalato di tumore, dobbiamo completamente rinunciare ad una grigliata di carne, per nutrirci solo con la zuppa di farro, tanto per fare un esempio pratico. Il sapersi malato produce effetti, ovviamente, anche sul nostro umore e la visione di un cibo accattivante e gustoso stimola quella voglia di sentirsi “bene” e di gratificarsi che è fondamentale in un corretto approccio alla futura guarigione.

I tumori in fase di avanzamento provocano la perdita di peso, indeboliscono l’organismo e aggrediscono il tessuto muscolare. Questo dato di fatto porta alcuni terapeuti a suggerire di reintegrare con eccessiva abbondanza le proteine animali andate perdute, nell’illusione che mangiando muscoli i pazienti riescano a conservare i “propri”. Ci sono professionisti, sempre meno fortunatamente, che ancora  raccomandano di mangiare molta carne, o che prescrivono integratori proteici con aminoacidi ramificati, con il rischio di peggiorare le già delicate condizioni fisiologiche.

A questa erronea interpretazione della corretta alimentazione nel corso della malattia, si può sicuramente rispondere attuando un regime alimentare diverso, con una visione che tenga conto, come vi ho già detto, di più fattori. Quali e come, lo scopriremo con il prossimo articolo.

Daniele Pietrucci

Biologo Nutrizionista, specializzato in Biochimica Clinica. Responsabile del Centro Nutrizionale TAOS a Tuscania e del Centro Nutrizionale Viterbese nel capoluogo.

image_pdfEsporta in PDFimage_printStampa la pagina
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE