VITERBO- Riceviamo dal segretario nazionale della Confael, Egidio Gubiotto e pubblichiamo: “All’attenzione della scrivente O.S., giungono numerose le segnalazioni di carenza di personale di supporto e di demansionamento del personale infermieristico in servizio presso il P.O. di Belcolle. Già da tempo abbiamo segnalato alla Direzione Strategica di codesta Azienda Sanitaria Locale di Viterbo la necessità di ampliare la dotazione organica di personale di supporto così da garantire sia la presenza appropriata di questa figura professionale, indispensabile per un’erogazione di cure di qualità, sia per consentire al personale infermieristico di espletare le attività proprie della qualifica.La figura dell’operatore socio sanitario, ed il relativo Profilo Professionale, in Italia, trova origine nell’Accordo Stato Regioni del 22 febbraio 2001, il quale sancisce che l’Operatore Socio-Sanitario è l’operatore che, a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzate a: soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale sia sanitario; favorire il benessere e l’autonomia dell’utente. Si evince, quindi, come questa figura sia fondamentale nell’erogazione delle attività assistenziali routinarie all’interno di un ospedale; ci chiediamo perché, a distanza di oltre venti anni, all’interno del P.O. di Belcolle questa figura non sia stata integrata in maniera sufficiente ed appropriata. La situazione attuale, che codesta O. S. denuncia ormai da mesi, non è più tollerabile; sebbene con l’emergenza pandemica “Covid-19”, la Direzione Strategica di codesta Azienda Sanitaria L. è corsa ai ripari con assunzioni di O.S.S., tramite cooperative del lavoro e avvisi pubblici, per contratti a tempo determinato di sei mesi che sono stati rinnovati per ulteriori sei mesi, attualmente la dotazione organica di operatori socio sanitari risulta insufficiente, mal gestita e non debitamente programmata. L’insufficienza numerica della figura dell’operatore socio sanitario all’interno del P.O. di Belcolle configura quotidianamente, ormai da anni, il demansionamento degli infermieri che sono costretti allo svolgimento di tutte quelle attività che dovrebbero essere espletate dagli operatori socio sanitari: assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero; interventi di carattere igienico-sanitario e di carattere sociale; supporto gestionale, organizzativo e formativo. Oggi l’infermiere sarebbe quel professionista sanitario che, con il suo campo proprio di attività e responsabilità, assiste, cura e si prende cura dell’assistito in maniera globale, instaurando con esso una relazione di fiducia. È un professionista laureato che, iscritto all’ordine professionale, svolge funzioni di prevenzione, assistenza, educazione alla salute, educazione terapeutica, gestione, formazione e ricerca. Purtroppo dobbiamo con amarezza constatare che presso questa Azienda Sanitaria L. di Viterbo così non è.
Vogliamo ricordare alla Direzione Strategica di codesta Azienda Sanitaria L. che il demansionamento costituisce una condotta illecita e che sono numerose le sentenze che ce lo ricordano: sentenza n. 1306 del 2017 emessa dal Tribunale di Brindisi (con tale provvedimento, una ASL del brindisino è stata condannata a risarcire il danno cagionato a un’infermiera dipendente. Il motivo era che l’infermiera era chiamata a svolgere quotidianamente mansioni tipiche del personale di supporto e perciò estranee alla sua qualifica professionale), sentenza n. 395 del 2019 emessa dal Tribunale di Bologna ( in questa sentenza viene ribadito che le attività di igiene diretta sui pazienti, di pulizia dei lettini e delle barelle, dei pavimenti delle sale e manuale degli strumenti comuni di sala non appartengano ed anzi siano totalmente estranee al Profilo Professionale dell’infermiere), sentenza n. 6954 del luglio 2019 (con questa sentenza emessa dalla I sezione del Tribunale del lavoro di Roma viene condannata la Fondazione Policlinico A. Gemelli al risarcimento di un dipendente che ha denunciato il cronico demansionamento al quale veniva sottoposto da anni), ecc. ecc.
Il disagio che stiamo strenuamente da tempo segnalando, si ripercuote inevitabilmente anche sulla qualità dei servizi che vengono erogati ai cittadini. Come Organizzazione Sindacale, che ha sempre preso le difese sia dei lavoratori sia dell’utenza che usufruisce dei servizi sanitari che sono erogati dall’Azienda S. L. di Viterbo, auspichiamo che al più presto codesta Direzione Strategica provveda a garantire una dotazione organica numericamente idonea di tutte le figure professionali che dalle Norme sono previste all’interno dei contesti sanitari e che questa integrazione sia effettuata in maniera programmatica, proporzionale e, soprattutto, tempestiva. Qualora anche questa segnalazione dovesse risolversi con un “buco nell’acqua”, ci riserviamo di perseguire tutte le vie istituzionali per portare all’attenzione dell’utenza, degli organi di stampa e delle sedi giudiziarie questo disservizio e invitiamo tutti i lavoratori che rilevano o che hanno rilevato questa criticità ad unirsi nella protesta”.