di EMANUELE FARAGLIA – Giorni di quarantena, giorni difficili per tutti. Soprattutto per chi ha dei cari colpiti da questo male potente, insidioso, fatale per troppi .
Ma anche per chi deve combattere giorno dopo giorno contro il dilagare dell’emergenza, dagli operatori sanitari alle Forze dell’Ordine alla Protezione Civile, senza dimenticare tutti gli altri, ovvero noi, i reclusi, chi più chi meno.
Da quella che sembrava essere “niente più che una banale influenza” si è passati a paragoni storici come la Peste Nera o la Spagnola, la Cinese, insomma le più gravi epidemie/pandemie di sempre. Segno che tutti sono stati sorpresi dalla virulenza, dalla contagiosità, in qualche modo dall’imprevedibilità dell’evento. E ancora adesso, dopo oltre un mese di casi – anche se c’è chi afferma che già da gennaio il virus fosse in Italia – molti contorni della faccenda restano oscuri. E forse questa è una delle cose più subdole, oltre ovviamente al modo orribile in cui il Covid-19 colpisce il contagiato nelle proprie capacità respiratorie e alla costrizione all’isolamento. Il sospetto. Il sospetto che dietro la diffusione del virus ci siano non solo negligenze del sistema sanitario e responsabilità di quello politico, ma anche che, tutto sommato, le tesi complottiste, di chi crede che il virus sia stato creato in laboratorio, sia poi sfuggito al controllo, ecc… ecc.. tutte notizie private di ogni fondamento che, però, in quest’epoca di fake-news trovano terreno fertile in una popolazione sempre più disorientata, senza punti di riferimento, e spesso anche senza strumenti culturali in grado di difendersi dai cosiddetti Big Data, l’enorme e incontrollata mole di informazioni che circola ovunque sui social, on line, che con l’illusione della rapidità portano la mente umana all’errore, alla risposta semplice, alla ricerca del capro espiatorio.
Personalmente, più che cercare colpe, penso sia ancora il momento di stringersi tutti attorno a questa Italia impaurita ma non battuta, al senso di comunità che riaffiora , alla solidarietà che non basta ma che comunque aiuta ad andare avanti, a reggere in qualche modo l’urto. Le tante donazioni fatte (si parla di oltre 420 milioni di euro al 30 marzo, fonte Il Sole 24 Ore , ndr) , la risposta del sistema universitario che pare abbia risposto bene all’emergenza con gli strumenti tecnologici a disposizione, il coraggio di chi non si tira indietro e fa il proprio lavoro negli ospedali oppure per casa per casa e, infine, la riflessione su cosa non funziona in un sistema capitalistico globale che aumenta le disparità e non garantisce quella società del benessere che auspicava, anzi, ci spinge (spingeva?!?) a cambiare le priorità della nostra vita, facendo passare in secondo piano l’essenziale (vedi privatizzazione e continui tagli alla sanità, ndr) ed elevando il futile a stile di vita.
Andrà tutto bene! Scriviamo sulle nostre case e piano piano ci speriamo anche. Ma non è il momento di mollare la presa, ora che la curva dei contagiati pare iniziare la discesa. Dobbiamo restare forti, seguire le disposizioni, valorizzare il tempo a disposizione e trasformarlo in qualcosa di buono, qualcosa che duri.
Perché questi giorni, oltre che amari e tristi, non siano solo da buttare, ma qualcosa da cui ripartire.
Ricordiamo a tutti che per inviare i vostri scritti o foto basta scrivere a redazione@tusciatimes.eu specificando nell’oggetto della mail “Raccontaci la tua quarantena”. Grazie.
P.S.: non temete il progetto #BOODS prosegue, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza, poi inaugureremo il primo sito del parco sul Monte Fogliano tutti insieme. Rimanete in contatto!