Il prof. Mattioli interviene sul dibattito sulle dichiarazioni del Generale Vannucci

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Non mi sarei unito al coro del dibattito sulle dichiarazioni del generale Vannacci contenute nel suo libro autoprodotto, se non fosse che vi rilevo errori di valutazione che poco hanno a che vedere con l’ideologia di parte (destra o sinistra che sia) e troppo con una visione distorta della società del XXI secolo, su cui le scienze sociali e il pensiero politico hanno ormai pronunciato sentenze inequivocabili.

Mi soffermo su alcune delle dichiarazioni più “rinomate” del generale.

La prima: che gli omosessuali non sono normali.

Intanto, il concetto di normalità non è assoluto ma è sempre rispetto a qualcosa; inoltre la normalità può avere due valori: uno statistico, legato ad una maggioranza di casi (più o meno ampia) e uno socioculturale, legato a processi di marginalizzazione. Così, può essere “normale” andare in vacanza ad agosto, ma c’è chi ci va a settembre; mentre i “capelloni” degli anni settanta erano considerati anormali (e malvisti) perché coprivano le orecchie e i loro capelli sfioravano le spalle (e non era necessario essere sessantottini, bastava amare Bob Dylan piuttosto che Claudio Villa) .

Ora: se la normalità è costituita dal fatto che per procreare sono necessari un maschio e una femmina, l’accoppiamento sessuale di due persone dello stesso sesso è a-normale. E allora? L’amore e la congiunzione tra due persone deve seguire soltanto le leggi naturali della riproduzione o la più ampia corresponsione amorosa dei medesimi sensi? Cioè: l’Essere Umano deve ergersi oltre i meccanismi della natura o adeguarsi ad essi? Basta chiarirselo: così aboliamo le ferrovie, i cannoni del generale e le medicine, tutte cose inventate dall’Essere Umano e palesemente contro natura.

Quindi, sul concetto di normalità: generale Vannacci, lei è bocciato.

Passiamo all’altro leit-motiv del generale: Paola Egonu, con quella pelle nera, non rappresenta l’italianità. Qui si va oltre e si rievocano lugubri criteri relativi alla purezza di una “razza”, che non hanno prodotto soltanto sentimenti di superiorità etnica, ma anche prassi di letali persecuzioni.

Ma al di là di questo, Piero Bassetti ha lungamente rivendicato che l’italianità è un fatto “culturale”; e in effetti le discipline socioantropologiche hanno ormai dimostrato che l’appartenenza culturale è una questione di adesione ad una certa rappresentazione sociale, a certi valori condivisi di riferimento. Se valesse la variabile etnica, il colore della pelle, dei capelli, degli occhi o la statura, sarebbe difficile garantire la medesima appartenenza ad un altoatesino, ad un siciliano e ad un sardo perché l’Italia, più della Germania e al pari della Francia ad esempio, è ed è stata un crogiuolo di razze fin dai tempi di Enea. Il plurilaureato Vannacci dovrebbe sapere che, quando in ambito NATO difende l’Europa, sta difendendo degli “europei” molto differenti fra loro…

Quindi, sui tratti somatici della nazionalità: generale Vannacci, lei è bocciato.

Quanto poi alla pretesa di difendere armi in pugno la propria abitazione da ladri e rapinatori, qui il discorso diventa di opportunità. Perché l’idea, e la distorsione, del far west fai-da-te è dietro l’angolo e negli Stati Uniti sta creando problemi seri di convivenza familiare. Meglio che siano le forze di polizia, semmai ben organizzate, istruite e meglio distribuite a livello capillare sul territorio, ad operare in nome e per conto della collettività. Anche qui, numerosi studi sulla sicurezza urbana hanno indicato la pericolosità di un uso diffuso delle armi e la necessità, semmai, di un migliore controllo delle forme di criminalità nel territorio.

Quindi, sulla sicurezza urbana: generale Vannacci, lei è bocciato.

Finirei con l’idea del generale di essere in compagnia della maggioranza silenziosa degli italiani su questi argomenti: gli consiglio di studiarsi il fenomeno della Confirmation bias, secondo il quale l’individuo, per rafforzare le proprie idee, si convince, frequentando i luoghi e le persone giuste, di avere ragione. Ma si sceglie luoghi e persone che sa che gli daranno ragione, per cui egli si crea una immagine distorta della realtà a proprio vantaggio. No, generale, non si illuda. La società italiana è cresciuta; specie quella migliore.

Quindi, in ordine alla valutazione delle opinioni degli italiani (fatte a braccio): generale Vannacci, lei è bocciato.

Tutto ciò in ogni caso comporta conseguenze. Nel senso che un alto rappresentante dell’esercito italiano, al quale il popolo italiano costituzionalmente delega la protezione dei valori della Costituzione, se vuole esprimersi in questo modo è libero di farlo, ma allora si dimette dalle sue funzioni rappresentative, oltre che operative, e si fa libero pensatore. Non si può mangiare e sputare nel piatto contemporaneamente. Non è serio. Anzi, come cittadino italiano che si ispira alla Costituzione, non glielo permetto e, anche a mio nome, il ministro Crosetto ha scelto bene. E dirò di più, affinché nuora intenda: se qualcuno difende il generale, si pone anch’egli al di fuori dei principi della Costituzione, che lui ha palesemente violato nel suo pensiero. Quanto a Voltaire, non facciamolo passare per cretino: le sue affermazioni sulla libertà di pensiero avevano funzione per così dire “didattica”, per spiegare a certi sanfedisti che cosa fosse la libertà; non includevano il rischio che la libertà di pensiero fosse violata o che certe castronerie fossero considerate in ogni caso accettabili.

Il generale ha tre lauree? Se alcune di esse includono le scienze sociali, temo che ne stia facendo cattivo uso. Ha tre lauree, certo, ma ora ha anche quattro bocciature: veda lui.

Prof. Francesco Mattioli

Professore Ordinario di Sociologia nell’Università “Sapienza” di Roma.

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