Lorena Paris presenta una poesia di Lillo Di Mauro

di LORENA PARIS-
VITERBO- Oggi, propongo alle lettrici e ai lettori di Tusciatimes, una poesia di Lillo Di Mauro, artista e poeta.
È un testo che definirei “denso” di contenuti e messaggi, di immagini forti, crude, che appartengono alla realtà, alla vita e ai dolori della vita stessa. Similitudini taglienti quelle usate dal poeta che non tralascia particolari nel suo racconto notturno, in molteplici aspetti, scritto in versi liberi, da cui trapelano suggestioni legate alla natura e ai luoghi vivi e vissuti da una umanità dilaniata dalla sofferenza.
Le parole scelte da Di Mauro sembrano “tirate fuori” da un abisso, con l’attenzione al simbolo che esse rappresentano, in un vortice di significati che sembra non voler finire mai.
“La notte illanguidisce il cielo,
la luna divampa, le stelle brillano grige, un sortilegio che inebria non fosse quel pianto di bimbi, quegli strilli di donna di aiuto e dolore. La ferocia selvatica e sorda governa questo tempo pernicioso, estraneo, dove si confondono antiche credenze, cupi arcani di indovini e fattucchiere. C’è dolore nelle città dove divampano fiamme, nella neve macchiata di sangue, c’è tristezza negli stracci che a stento coprono nudità di bambini, in quella povertà che come la tormenta avvolge le strade, le case, i tavoli vuoti, le discariche piene. Nei camposanti s’intonano canti, s’invocano protezioni ai cieli, sperando nell’anime dei morti. Nelle opprimenti nebbie il nostro mesto cammino, come un vascello abbandonato alla tempesta, lambisce scogli incurvati e aguzzi. Giungono mormorii lontani che s’avvinghiano ai cuori e alle coscienze, tenebrosi, torbidi. Galleggiano sull’acqua corpi, sui rifiuti vagano bimbi dai capelli arruffati e sporchi, mentre sul fiume scorre acida melma, tossici liquami che hanno ucciso gli spiriti dell’acqua e dei boschi. La luna alta impallidisce con le stelle sui tetti delle case, nel gelo della notte, nei soffocanti odori delle stanze che sanno di morte. Ascolta questo pianto che con un rantolo esala l’ultimo respiro, abbi pietà di questo scolorito, smorto mondo che si trascina in lugubri brandelli di sofferenza e cupa sorte.”Lillo Di Mauro, nativo di Sutri (VT), è sempre stato attratto dalla poesia e dalla letteratura. Appassionato , sin da adolescente, dei romanzi di Pasolini scrive poesie da oltre quaranta anni. La sua ultima silloge si intitola
” L’ orizzonte rosato del tempo” ed. Baldini+Castoldi.
Egli scrive di se stesso che: “la sua diversa sensibilità è cresciuta dentro i nuovi spazi aperti dalle lotte emancipatrici degli anni 70. L’ idea forza della lotta contro l’omologazione sociale dei comportamenti introdotta dal sistema capitalistico dei consumi, nel quale tutto viene mercificato, descrive l’impegno che ha preso nei luoghi dell’arte e della poesia, della società e della politica.(…)
Da sempre inserito nella realtà sociale, ha sentito il bisogno di partecipare come omosessuale alle lotte per i diritti e al riconoscimento del valore delle differenze.(…)”
Ha partecipato a spettacoli teatrali tra cui “Un sogno preso per la coda” tratto da un’opera di Garcia Lorca, per la regia di Dominot. Si è dedicato, inoltre alla realizzazione di laboratori teatrali, per il Comune di Roma.
Profonde da sempre la sua attività anche nelle realtà della vita politica, sociale e altresì nel volontariato a tutto campo.
Queste, alcune considerazioni di Lillo Di Mauro sulla sua poetica:«Quando scrivo poesia mi sento simile alle stelle che vagabondano nel cielo con la loro luce intermittente. La mia poesia vive di segni e di simboli, con la mia parola poetica annuncio eventi. Abito l’immaginazione, vi soggiorno, amo sedurre con le parole e i simboli per rendere sopportabile il mondo che incatena le nostre vite. Mi inabisso fino ai fondali del mondo e più in là nell’infinito, per scrutarne il mistero. Io scrivo poesia per salvarmi dalla mia dannazione, dal mio destino.»
#dimartedìpoesiaparoleevoce