Marino e la poesia barocca

di BIAGIO LAURITANO
Giambattista Marino con la sua poesia innovatrice trascende, potremmo dire dall’interno, i canoni del vecchio classicismo poiché con lui viene meno la volontà di affidare la propria interiorità al rigore e all’equilibrio, tipici dell’epoca rinascimentale. In altre parole il vecchio modello archetipico rivolto al passato in cui il proposito di “dare vita alla forma” si concentrava esclusivamente sulla dimensione cosciente del soggetto la quale, prediligendo il culto dei classici, trasmetteva al ristretto pubblico cortigiano un messaggio che non rifletteva le dinamiche della vita reale, risulta adesso superato grazie all’adesione del poeta al mondo delle sensazioni. Queste, permeate dall’umore del poeta, sono svincolate da un modello determinista prestabilito ovvero procedono con estrema libertà nel ritrarre una realtà fatta di particolari che orientano il gusto di un pubblico più ampio. Le sensazioni non girando intorno all’io lirico non costituiscono più, come accadeva in passato, il punto di incontro tra significante e significato così come auspicato dal poeta, ma viaggiano più in fretta dell’attenzione del lettore di poterle “catturare” ovvero di poterle inscrivere in un proprio “ambito familiare”: per il lettore tutto è nuovo, è meraviglia. Indugiando sui particolari descrittivi la realtà non è onnicomprensiva, non riflette una precisa ideologia del poeta il quale, grazie all’uso di figure retoriche come la metafora, la sinestesia, l’ossimoro, proietta il lettore verso un crescendo di emozioni attraverso cui egli è libero di crearsi una propria immagine della letteratura. Viene meno quindi una concezione metafisica della realtà: le sensazioni coincidono, potremmo dire, con il piacere subliminale interiore del poeta e, allo stesso tempo, del lettore che non si preoccupano più di ricondurle a una ragione storica oggettiva come accadeva ancora con il Tasso manierista. Per il poeta le sensazioni sono una fonte di ispirazione permanente che riflettono lo scorrere inesorabile del tempo; a tal proposito “il conservatorismo della forma” viene meno di fronte ad una volontà che vuole conoscere a fondo una realtà che non può più essere idealizzata poiché essa, resasi indipendente dagli avvenimenti storici, non è più latrice di un campo semantico in cui “significare” le proprie attese per un futuro migliore. Ciò è dovuto al fatto che la storia ovvero la dominazione spagnola in Italia non riflette le scelte soggettive del poeta che perciò è costretto a riconoscere il fallimento della visione antropocentrica rinascimentale. Allora la dimensione edonistica prende il posto di quella eroica come accade nell’Adone; in questo poema il piacere è introspezione ovvero Marino vuole far riflettere il lettore sulla caducità della vita nell’ottica deformante del susseguirsi delle sensazioni che rendono i particolari descritti mai gli stessi se ripresi nuovamente.

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