di REDAZIONE-
Con la morte di Papa Francesco, si apre per la Chiesa cattolica un periodo di transizione solenne e carico di significato. È un momento di raccoglimento, riflessione e preparazione, che culmina con l’elezione del nuovo papa durante il Conclave, evento che rappresenta una delle fasi più importanti della vita ecclesiale.
Dopo la scomparsa del pontefice, il decano del collegio cardinalizio annuncia la convocazione del Conclave. Questo deve avvenire entro 20 giorni dalla morte del Papa e si svolge, come da tradizione, nella Cappella Sistina in Vaticano. Inizia così il percorso verso l’elezione del nuovo successore di Pietro.
Il termine “conclave” deriva dal latino cum clave, cioè “sotto chiave”, e fa riferimento all’isolamento in cui si tengono i cardinali durante l’elezione papale. L’istituzione del Conclave risale al 1271 a Viterbo, quando i cittadini chiusero a chiave i cardinali per porre fine a una lunga vacanza della sede pontificia, forzandoli a scegliere papa Gregorio X. Da allora, questa modalità è diventata prassi consolidata.
Attualmente, i cardinali elettori, ovvero quelli sotto gli 80 anni, sono 135. Per eleggere il nuovo Papa è necessaria una maggioranza qualificata di due terzi, quindi almeno 90 voti. Un dato rilevante: 110 dei cardinali elettori sono stati creati proprio da Papa Francesco, il che potrebbe favorire la scelta di un successore in linea con il suo stile pastorale e aperto.
Il Conclave si apre con la celebrazione della Missa pro eligendo Romano Pontifice, seguita dal celebre extra omnes, che segna l’uscita di tutti dalla Cappella Sistina tranne i cardinali elettori. Dal secondo giorno iniziano le votazioni: due al mattino e due al pomeriggio. Le schede vengono bruciate in una stufa speciale: la fumata nera indica un nulla di fatto, mentre quella bianca annuncia al mondo l’elezione del nuovo papa.
Una volta eletto, il nuovo pontefice si ritira nella sacrestia della Cappella Sistina, detta “Stanza delle lacrime”, dove indossa per la prima volta la veste bianca. Si racconta che molti neoeletti versino lacrime per l’emozione e la responsabilità che li attende. Dopo un breve momento di raccoglimento e l’incontro con i cardinali, il nuovo papa si affaccia dalla loggia centrale della basilica di San Pietro per pronunciare lo storico annuncio: “Habemus Papam!”.
Il prossimo Conclave rifletterà la globalità della Chiesa: i cardinali elettori provengono da tutto il mondo – 54 dall’Europa (di cui 17 italiani), 21 dall’America Latina, 16 dal Nord America, 18 dall’Africa, 22 dall’Asia e 4 dall’Oceania. L’Italia resta il Paese più rappresentato, seguita da Stati Uniti e Brasile.
Tra i papabili italiani spiccano i nomi del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e di Pietro Parolin, attuale segretario di Stato vaticano. Tuttavia, si guarda anche oltre: il cardinale guineano Robert Sarah rappresenta un’opzione che potrebbe segnare un ritorno alla tradizione.
Se da un lato la forte presenza di cardinali creati da Francesco fa pensare a un possibile Papa in continuità con il suo pontificato, dall’altro la storia insegna che il Conclave è spesso teatro di sorprese. Basti pensare all’elezione di Karol Wojtyła o dello stesso Jorge Bergoglio, il “papa venuto dalla fine del mondo”.