Mozart, Requiem per Soli, Coro e Orchestra K 626

di CINZIA DICHIARA –

VITERBO – Va ben al di là della suggestione suscitata dalle incerte e fumose circostanze della sua stesura, la grandezza di questa ultima pagina mozartiana, immenso lascito all’umanità. Il Requiem rappresenta infatti la ‘summa theologiae’ del genio mozartiano, e può senz’altro definirsi una delle più alte composizioni mai create su questa terra.

Commissionata a Mozart dal conte Franz von Walsegg (1763-1827), tramite un intermediario, l’avvocato Johann Sortschan, pare che nelle intenzioni del committente questa messa funebre dovesse essere un importante omaggio dedicato alla moglie, da poco venuta a mancare. Pare inoltre che il nobile viennese, appassionato di musica, intendesse addirittura farla passare per composizione propria.

Fin dapprincipio, dunque, la genesi di questo capolavoro è accompagnata, come in un’opera mitica, da dubbi e indeterminatezze, solo parzialmente spiegati dalla storiografia. Le poco chiare contingenze della committenza si intrecciano infatti con supposizioni e illazioni che in seguito diedero l’ispirazione ad Aleksandr Puškin (1799-1837) per comporre il famoso dramma in versi Mozart e Salieri, in seguito musicato da Nikolaj Rimskij- Korsakov (1844-1901). Invero, l’immaginaria rivisitazione del rapporto tra i due musicisti, risulta del tutto priva di fondamento: il drammaturgo russo la costruisce sulla reale malattia mentale del compositore di corte Antonio Salieri (1750-1825) ma su una del tutto presunta invidia verso il genio di Salisburgo, che questi avrebbe ucciso dopo essersi appropriato del Requiem, per diffonderlo come propria composizione. Eppure, anche simili supposizioni andarono a confluire nell’alone misterioso che avvolge la creazione conclusiva del più grande figlio della città di Salisburgo.

Per di più, una certa oscurità alberga intorno alla combinazione funesta tra il contenuto dell’opera, la riflessione sulla morte, e la stessa scomparsa del compositore, il 5 dicembre 1791, all’età di 35 anni. Pare che Mozart, che da alcuni anni non si era più dedicato alla musica sacra, accettasse l’incarico solo per necessità economiche, ma ne avvertisse il presagio nefasto.

Infine, suscitano più di qualche suggestione le circostanze relative all’incompiutezza del Requiem, alla quale provvide l’allievo Franz Xaver Süssmayr (1766-1803). Questi, proseguendo dal punto in cui Mozart si era interrotto, vale a dire dal celeberrimo quanto commovente   ‘Lacrimosa’ (battuta 9), cercò di impiegare le idee musicali mozartiane che ben conosceva, senza discostarsene, probabilmente avendo avuto la possibilità di giovarsi di appunti lasciati dal maestro. Di certo il suo lavoro di completamento è stato commentato e giudicato con fiumi d’inchiostro, non sempre benevoli. Non v’è dubbio alcuno, comunque, che nella totalità di questo monumentale lavoro, Mozart raggiunga l’apice della trascendenza pronunciando il proprio canto spirituale sulla destinazione ultima dell’uomo.

A parte la leggenda che lo accompagna, il miracolo dell’eterna bellezza del Requiem mozartiano si rinnova ogni volta che esso venga eseguito. La sua partitura è il compimento delle passioni umane tramutate in una dimensione di infinito.

I suoi brani solistici sono densi di pietà religiosa e di solidale cordoglio. Avvincenti risultano le parti corali, delle quali alcune sono famosissime, come l’impetuoso ‘Kyrie’, animato dalla tecnica compositiva della fuga, con i diversi registri vocali che paiono rincorrersi. Anche il terrifico ‘Rex tremendae’, è brano noto per la potente suggestione del grido scolpito nell’incipit; altrettanto il ‘Confutatis’, tonante e drammatica sentenza del giudizio divino che, ridimensionando gradualmente l’espressione inesorabile, va a preparare la successiva implorazione di salvezza del già menzionato ‘Lacrimosa’, una supplica intima, sommessa e accorata, in grado di suscitare il pianto.

Ciascuno dei diversi brani del Requiem tiene avvinti, lasciando sgorgare a flusso continuo sentimenti ed emozioni, da cui si rimane interiormente toccati e pressoché attoniti. Alla conclusione, domina la percezione di una celestiale magnificenza e, al contempo, si è presi da un umano sgomento: è come aver dialogato con l’aldilà.

Sarà dunque un vero e proprio evento, il concerto che si terrà domani, 2 aprile 2023, alle 18, presso la Chiesa di Santa Maria della Verità, peraltro a offerta libera, a Viterbo. Il ricavato sarà devoluto all’associazione “Viterbo con Amore” e al suo emporio solidale.

image_pdfEsporta in PDFimage_printStampa la pagina
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE