Operazione Athena. Smantellata dai carabinieri rete di spaccio di cocaina

di FEDERICO USAI-

VITERBO –L’Operazione “Athena 2023” costituisce una concreta e decisa risposta al crescente allarme sociale suscitato dal consumo di droghe nella Tuscia, soprattutto tra giovanissimi, e conferma il costante impegno dell’Arma dei carabinieri nelle attività di contrasto all’uso ed allo spaccio di stupefacenti.

Conferenza stampa questa mattina per illustrare l’Operazione Athena alla presenza del Comandante Friano, del comandante della compagnia di Viterbo, Felice Bucalo e del comandante del Norm, Angelo Fazzi.

Il 28 gennaio, i Carabinieri della Compagnia di Viterbo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Viterbo, nei confronti di cinque soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti. 

L’attività d’indagine, come ha dichiarato il comandante provinciale Friano, ha consentito di trarre in arresto alcuni dei soggetti che rivestivano un ruolo centrale nel traffico di cocaina in città ed in altre aree della Tuscia disarticolando, così, una pericolosa rete criminale.

Il bilancio consuntivo, dall’inizio delle indagini, annovera la ricostruzione di circa 300 cessioni di sostanze stupefacenti, l’esecuzione di 22 arresti, il deferimento di 10 soggetti in stato di libertà, la segnalazione di 6 persone alla Prefettura quali assuntrici di sostanze stupefacenti, di sequestrare circa 2 chilogrammi di cocaina, 70 grammi di hashish, 440 grammi di marijuana e diverse dosi di ketamina e anfetamina.

Tra il 2022 ed il 2024, le investigazioni  hanno permesso di accertare a carico dei soggetti coinvolti nel traffico di sostanze stupefacenti, episodi di violenza ai danni dei consumatori, minacce, estorsioni, evasioni dagli arresti domiciliari, violazioni di domicilio, violazione dei sigilli e, in un caso, di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di persone detenute.

Sono 2000 le pagine di informativa e 1000 le  trascrizioni dell’attività svolta dai carabinieri.

Inizialmente, le indagini si sono dirette sull’abitazione di un pregiudicato trentacinquenne di origine rumena, nel quartiere Palazzina, ove questi era già sottoposto agli arresti domiciliari per reati in materia di stupefacenti. Dopo lunghi servizi di appostamento ed osservazione, gli uomini dell’arma  hanno documentato come la casa fosse snodo di una fitta attività di compravendita di cocaina, gestita dall’uomo con il concorso della moglie, ventiseienne palermitana, punto d’arrivo della sostanza stupefacente e di “rifornimento” per molti spacciatori e consumatori della provincia. 

Gli indagati non si erano accorti di essere osservati e diversi acquirenti sono stati videoregistrati, fermati ed in taluni casi arrestati. Le analisi di laboratorio hanno evidenziato come la sostanza stupefacente sequestrata presentasse un elevato livello di principio attivo.

Successivamente, le indagini si sono spostate verso l’abitazione di una coppia residente nel quartiere Murialdo. Qui è emerso il ruolo di un altro indagato, un trentatreenne di origine albanese, da tempo presente in Italia, che è stata una figura centrale nel panorama dello spaccio di cocaina in città, punto di riferimento di una rete di “pusher” e anch’egli operativo nonostante si trovasse ristretto agli arresti domiciliari .

I Carabinieri ne hanno allora studiato le attività, rilevando come fosse capace di far arrivare la droga a Viterbo dal nord Italia, principalmente da Legnano (MI) e Riccione (RI), avendo relazioni con vari fornitori. Il suo appartamento era conosciuto quale luogo di compravendita della sostanza, che poteva essere movimentata da e verso la casa del quartiere Palazzina, in taluni casi avvalendosi degli stessi acquirenti intimoriti dagli indagati. I militari hanno atteso il momento di una cessione di cocaina ad un soggetto di San Martino al Cimino (VT) per intervenire arrestando sia l’acquirente, sia l’inquilino dell’abitazione monitorata, sequestrando circa 200 grammi della sostanza illecita, materiali ritenuti utili al taglio e al confezionamento di quest’ultima, oltre ad una consistente somma di denaro contante. 

Il trentatreenne albanese, anche durante la detenzione in carcere, si adoperava per continuare a dirigere lo smercio, contando sull’appoggio di persone all’esterno e sull’illecita disponibilità di cellulari e schede SIM, pervenuti all’interno del penitenziario. Dalla casa circondariale il detenuto incitava i complici a rintracciare i debitori già riforniti di stupefacente per estorcere loro i crediti vantati,  mediante percosse, minacce dirette o telefoniche, costringendo in un caso una delle persone offese a rifugiarsi all’interno di una sala giochi, sino all’intervento di una pattuglia dell’Arma. 

La rete criminale  ruotava attorno alla figura del trentacinquenne che organizzava altre trasferte finalizzate all’approvvigionamento di cocaina da vendere a Viterbo. Per una trasferta a Legnano, veniva assoldata una coppia stabilitasi nel centro storico, un quarantaduenne romano e una quarantacinquenne viterbese, che – a fronte di un compenso in denaro e della promessa di fornire ulteriori contatti nella malavita locale – prendevano una busta con circa 17.000 euro in contanti per l’acquisto dello stupefacente, una macchina e altre banconote per le spese di viaggio. 

Un viaggio notturno, nel dicembre 2023, terminerà al casello autostradale di Orte (VT), quando la vettura monitorata per ore, sarà fermata dai Carabinieri con quasi un chilo di cocaina nascosto nel portabagagli. Attraverso conseguenti accertamenti tecnici sui loro cellulari sequestrati e mediante le dichiarazioni di numerosi acquirenti, si è avuta conferma dell’attivismo della coppia, rifornita e supportata nella vendita, tra Viterbo e Tuscania (VT), di cocaina, hashish, eroina, marijuana, medicinali antidepressivi e narcotizzanti.

La loro abitazione nell’area nord del centro storico fungeva come le case degli altri indagati nei quartieri Palazzina e Murialdo, da base di spaccio che, alla bisogna, si estendeva anche nei vicini viale Trento e via Garbini. Questo consentiva di avere una sempre più chiara situazione nel contesto urbano degli spacciatori e degli assuntori. Contesto che ulteriormente sondato ha condotto i Carabinieri ad altre due abitazioni di via Ottusa, ove sono stati effettuati due significativi arresti in flagranza nei confronti di altrettanti cittadini di origine domenicana: il primo ha portato al sequestro di più di 100 dosi di cocaina celate in tubetti di dentifricio, modalità di occultamento inedita per la piazza viterbese; il secondo al sequestro di 700 grammi della stessa sostanza illecita pronti per essere suddivisi in centinaia di involucri di cellophane. 

Riscontri essenziali a sostegno delle ipotesi investigative che, la notte del 28 dicembre 2024, consentirà di dare esecuzione alla prima fase esecutiva dell’Operazione “Athena 2023” con 59 perquisizioni domiciliari delegate dalla Procura di Viterbo tra il capoluogo ed altri comuni della Tuscia. 

Alle prime ore dell’alba del 28 gennaio, i Carabinieri della Compagnia di Viterbo – con il supporto del Nucleo Cinofili di Santa Maria di Galeria e del Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare – hanno dato corso alla seconda fase esecutiva dell’attività d’indagine con l’esecuzione del provvedimento di applicazione di misure cautelari personali emesso dal G.I.P. di Viterbo.

I due principali responsabili della rete di spaccio, il trentatreenne albanese ed il trentacinquenne rumeno sono stati raggiunti dalla misura della custodia cautelare in carcere. La coppia di “corrieri” del centro storico, il quarantaduenne romano e la quarantacinquenne viterbese, sono stati posti agli arresti domiciliari. La coniuge del cittadino albanese è stata sottoposta alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Viterbo. 

PRESUNZIONE DI INNOCENZA

Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.

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