VITERBO – “Per Forza Italia la strada delle Case di Comunità non è percorribile a livello nazionale per tutta una serie di ragioni”. Così il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che con Giulio Marini ha raccolto l’appello di una delegazione di medici di base della Tuscia. “Questa soluzione – prosegue il senatore azzurro – è un modello organizzativo tipico di alcune regioni come l’Emilia-Romagna o la Toscana ma difficilmente replicabile nelle altre regioni italiane. Il tema è che ogni casa di comunità dovrebbe prendere in carico 50 mila pazienti, questa è la divisione del numero di case di comunità per il numero di abitanti, quindi nel caso di un malato cronico quante volte potrà essere seguito in un anno in una struttura che di malati deve seguirne 50 mila? Altre problematiche sono l’assenza drammatica di professionisti. Questa pandemia ha messo a dura prova la capacità di offrire assistenza da parte di medici, farmacisti ed infermieri evidenziando l’assenza del personale necessario. Per quanto riguarda poi questioni pratiche, a chi sostiene che grazie al Pnrr avremo un aiuto per la costruzione di queste Case di Comunità vorremmo chiedere: chi curerà poi la manutenzione di queste realtà? Chi cambierà le macchine che negli anni diventeranno obsolete? Queste case di comunità hanno poi come orizzonte temporale il 2026, una data fin troppo vicina per pensare alla loro realizzazione. Forza Italia sostiene che in un momento come questo sarebbe più opportuno questi fondi per potenziare le infrastrutture che già esistono. Avremmo potuto ad esempio puntare, anche grazie al Dm77, quello della riorganizzazione territoriale appena emanato da Speranza, sulle farmacie come snodo e come rete dei professionisti e cominciare da lì a seguire i pazienti, sfruttando e potenziando un’infrastruttura che già sul territorio è capillare. Troppe ombre, insomma, per un modello più caro alla sinistra che a quello che noi abbiamo nella testa”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
Sanità, Gasparri: “Case di comunità non adatte a territori come la Tuscia”
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