Santa Rosa, “Gloria” è a casa

di MARINA CIANFARINI –

VITERBO – Fede, fatica e volontà. “Gloria” rinasce e torna a splendere le tra le vie di Viterbo, dopo due anni di oscurità a causa dell’emergenza sanitaria.
Rosa, la Santa bambina, piccola e fragile, che in cima alla sua candida torre diviene maestosa, orienta il suo sguardo su una città festante. La sera arriva e la tradizione si ripete.
Il tempo è incerto, qualche polemica s’innalza, ma il cuore palpita di emozioni nuove.
Arriva la benedizione del vescovo Lino Fumagalli sulla piazza, non dentro la chiesa di San Sisto, dinanzi a “Gloria” e giungono le parole della sindaca Chiara Frontini: “E’ il 3 settembre della ripartenza, il 3 settembre di una città che ha voglia di rinascere”.
C’è chi rinnova la sua missione e chi, per la prima volta, respira la fatica del trasporto. Un fil rouge unisce i presenti. “Semo tutti d’un sentimento”.
Piazza San Sisto è gremita. “Un 3 settembre all’insegna della ripartenza, dell’orgoglio e dell’identità. Un 3 settembre di una città che ha voglia di rinascere. Questa sera i facchini porteranno Rosa a casa. Stasera tutti abbiamo la responsabilità di un grande trasporto, di rinascita”. Così si è spresa la sindaca Chiara Frontini consegnando al capofacchino Sandro Rossi “Gloria” con il percorso libero.
Sono le 21:58 Al primo “Sollevate e fermi” di Sandro Rossi, “Gloria” s’alza e la folla esplode. E’ un grido di liberazione misto allo stupore di vedere quella torre bianca staccarsi da terra e proseguire con il suo incedere lento e cadenzante. Sulle spalle dei facchini vola leggiadra. Il campanile bianco marcia, lasciando che i volti estasiati ne lambiscano l’essenza. La prima sosta è a piazza Fontana Grande. Il tempo di riprendersi, poi lungo via Cavour.
“Gloria” arriva a piazza del Plebiscito. Alcuna fermata, i tempi sono stretti. Ma c’è chi parla di protesta nei confronti della Prefettura per le misure di sicurezza considerate troppo rigide. Le girate, invece, avvengono a piazza Verdi e a via Marconi.
Piazza delle Erbe è la sosta successiva, il complicato passaggio su corso Italia e, quindi, piazza del Teatro.
Qui l’emozionante girata. “Baffino e Massimo sono per voi”, grida Sandro Rossi. Il ricordo di quei compagni scomparsi troppo presto e i pensieri che ne percepiscono ancora la salvifica presenza.
Anche dove le vie si fanno strette, “Gloria” prosegue con maestosità. A tratti, su balconi gremiti, le braccia sembrano lambirla e i polpastrelli carezzarla.
Quest’anno c’è anche via Marconi. Settecento metri che si aggiungono al percorso tradizionale. I presenti spronano i loro eroi ed è già piazza della Repubblica. La sosta e le corde per aiutare la Macchina sul ritorno. La fronte gronda di sudore e la gambe iniziano ad avvertire il peso della stanchezza, eppure dagli occhi dei facchini non traspare alcuna resa.
L’ultimo incitamento di Rossi e via verso il Sagrato. La Macchina è ferma, ma non è finita. Si alza di nuovo, verso chi non c’è più, per le vittime del Covid e per i popoli oppressi dalle guerre. Danza per coloro che sempre saranno.
Poi, i facchini tutti i fuori. Sono lacrime liberatorie. La coesione, la fede e l’amore hanno restituito alla città un nuovo traguardo. La folla acclama, le famiglie raggiungono i loro uomini.
Le braccia si uniscono e la fatica viene soffocata. Il presidente de Sodalizio dei facchini di Santa Rosa Massimo Mecarini parla di trasporto perfetto contro tutto e tutti. Un trasporto impeccabile, giunto dopo due anni di silenzio. Alle 00:55 del 4 settembre, “Gloria” è a casa.

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