MONTALTO DI CASTRO (Viterbo) – Riceviamo e pubblichiamo: “Montalto viva.
Quando le strade sono piene di vita vera, la sicurezza non ha bisogno di divise. La sicurezza nasce dalla presenza, dalla partecipazione, dalla cultura vissuta insieme.
Lo diceva Jane Jacobs, sociologa urbana: la “sorveglianza naturale” è la miglior difesa che una comunità possa darsi. Se una strada è piena di persone, di famiglie, di bambini, di attività, di arte, è una strada sicura. Se è vuota, prima o poi qualcuno la riempie in modo sbagliato.
Montalto lo sapeva fare. Ricordate i giorni del Vulci Music Fest? Il Garibaldi Street Festival? Il Vulci on the Beach? Le stagioni al Teatro Lea Padovani? Le mostre, i concerti, i laboratori per i ragazzi, le rievocazioni storiche, gli eventi sportivi? Le domeniche in centro, i mercatini, le passeggiate archeologiche? Quella era cultura che riempiva le strade e svuotava le paure.
Negli ultimi anni si è smesso di innaffiare questa pianta. E cosa resta, quando togli la cultura, il teatro, la musica, i libri, lo sport? Resta lo sballo.
Un prodotto culturale interamente affidato alla cultura dello sballo porta esattamente a questo: che una Pasqua a Montalto finisca sui giornali per fatti di cronaca, perché non c’era altro su cui puntare. Solo una discoteca. Solo quel tipo di intrattenimento, e null’altro.
Ma una comunità non cresce su una consolle. Cresce sul teatro, sulla storia, sulla musica, sul paesaggio, sul racconto delle radici. Voglio tornare a un paese in cui le famiglie passano Pasqua e Ferragosto nel Parco di Vulci, non in fila all’ambulanza.
E si può continuare ad organizzare iniziative, anche senza avere ruoli, come già stiamo facendo, con l’aiuto di chi vuol risollevare Montalto e Pescia.
Perché una piazza piena di vita è una piazza sicura. E la cultura è l’acqua che tiene vivo tutto il resto.”