VITERBO – Riceviamo dalla Diocesi di Viterbo e pubblichiamo: “In merito a quanto riportato dalla stampa locale e nazionale, circa la vicenda di illecita amministrazione di sacramenti dietro compenso, avvenuta anche a Viterbo, presso il Santuario di S. Rosa, nel ricordare che la Redenzione che scaturisce dai sacramenti è dono misericordioso e gratuito di Dio e che il commercio degli stessi è tassativamente proibito e punito dalla normativa canonica (ex can. 1380 CIC), va precisato che nel caso in questione, il sacerdote non è “Parroco della Basilica di S. Rosa” ma Cappellano militare a Viterbo, pertanto in diretta dipendenza dell’Ordinariato militare.
Inoltre, si fa presente che qualsiasi sacerdote non incardinato in questa Diocesi di Viterbo, per esercitare il proprio ministero, ha bisogno di richiedere e ottenere le dovute autorizzazioni e facoltà dall’Ordinario del luogo.
Nell’affermare che nessuna autorizzazione è stata richiesta e in alcun modo rilasciata, permane l’amarezza per quanto accaduto, soprattutto in questo periodo giubilare in cui l’esperienza della riconciliazione è il percorso privilegiato di sostegno alla fede e alla speranza di ogni fedele, e certamente non risponde in alcun modo a ciò che la Chiesa chiede nell’esercizio del ministero sacerdotale”.

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