di MARIELLA ZADRO-
Questa sera la maggior parte dei telespettatori italiani, sarà “incollato” al televisore per seguire l’evento musicale più atteso dell’anno: il festival di Sanremo. E’ la 74° edizione della canzone italiana in diretta dal Teatro Ariston, e dal 6 al 10 febbraio si esibiranno sul palco 30 artisti, tra giovani e big.
A fianco di Amadeus, conduttore e direttore artistico, si alterneranno Fiorello, Marco Mengoni e le co-conduttrici Giorgia, Lorella Cuccarini e Teresa Mannino.
La grande macchina del festival è da mesi che sta lavorando per l’ottima riuscita dell’evento: si parla di conduttori, co-conduttrici, ospiti, vestiti, cantanti big, arredamenti, luci, direttori d’orchestra, ospiti sulla nave, ospiti in piazza, giurie, compensi; tutte notizie per destare curiosità tra gli utenti.
I giovani cantanti porteranno sul palco brani che parlano di fragilità, delle ribellioni dei ragazzi, il mondo visto da una nuova generazione di donne forti, la difficoltà di coppia, e lo faranno utilizzando suoni dance, elettronici, rap, ritmi e musiche che rimangono tuttavia nel mondo dei “tormentoni”, non faranno storia e tantomeno saranno ricordati a distanza di tempo.
La stampa e i media, oltre a dare spazio alle nuove canzoni, vanno in cerca di pareri, commenti e opinioni dal mondo della musica fatto da cantautori e musicisti che sono “sulla breccia” da molti anni ponendosi solo una semplice domanda:” Perché ci piace sempre di più la musica degli anni passati”.
La domanda non è frutto di nostalgia degli anni anagrafici che passano, ma ci sono dettagli molto interessanti da non sottovalutare, come la ricchezza dei testi, il piacere dell’ascolto e le esperienze sociali.
Certo è che la contemporaneità nell’arte c’è e va vissuta.
Le note musicali sono sette e la musica leggera, non pretende molti approfondimenti.
Gino Paoli ha commentato l’evento sulla stampa: “All’inizio non era così, la canzone usciva e la cantavano anche in Giappone. Era tutta un’altra cosa, era un fatto anche economico, globale quello delle canzoni che andavano a Sanremo perché erano state scelte da un editore, quindi avevano dei filtri già talmente importanti che la canzone povera non arrivava a Sanremo, invece adesso ci arrivano soprattutto quelle insignificanti”.
In sintesi, la musica unisce, è un tessuto connettivo che lega le persone, le esperienze sociali, è cultura.
Il Festival 2024 dimostrerà, ancora una volta, che la musica è un dialogo senza età, un fenomeno di grande rilevanza nella nostra vita quotidiana.
Buon ascolto.