Superlativo Allevi, standing ovation al teatro dell’Unione

di WANDA CHERUBINI –

VITERBO – Giovanni Allevi ha incantato il pubblico del teatro Unione questo pomeriggio con il suo grandissimo talento e la sua smisurata simpatia. Sold out per il concerto di “Piano solo”. Presenti il sindaco Giovanni Arena con la moglie, gli assessori comunali Marco De Carolis, Laura Allegrini, il consigliere comunale Luigi Maria Buzzi e l’on. Mauro Rotelli, in prima fila per ammirare il genio del noto pianista e compositore italiano. Sul palco, ad attenderlo,  un pianoforte nero a coda, Yamaha. Allevi si è presentato vestito con una t-shirt nera, jeans neri e scarpe da ginnastica nere. Ha salutato i presenti con il suo fare gioviale e modesto, annunciando il primo brano che è andato ad eseguire, “Monolocale 7.30”, composto quando si trovava a  Milano e lavorava come cameriere, potendosi permettere appunto un monolocale. Ha poi proposto “Panic” presentandolo come il suo stato d’animo abituale, per proseguire con “Le sole notizie che ho” riguardo al quale ha detto: “Ci ho messo quattro anni per comporre questo pezzo che dura due minuti e mezzo e non mi ricordo, quindi, neanche perché l’ho scritto”. Sorrisi tra il pubblico.

Il concerto è proseguito con “Come sei veramente “, un brano, come spiegato da Allevi, diventato poi uno spot internazionale per un’automobile (la BMW, ndr). “Lo avevo pensato per l’amore ed ora mi vedo passare davanti quando lo suono una macchina..” Risate tra il pubblico, già incantato dalla sua musica e dal genio del pianista le cui dita sembrano volare sulla tastiera del pianoforte, regalando emozioni intense, una poesia in musica per l’anima, che ha tenuto incollati alle poltrone del teatro il folto pubblico, in silenzio per la durata dei brani per poi sciogliersi in fragorosi applausi al termine di ognuno di essi.

E’ stata poi la volta di “Downtown”, il cuore pulsante della città “dove vive un’ umanità dispersa e gettata nell’esistenza di cui io mi sento parte” ha detto Allevi. Trascendente “L’orologio degli dei”, che descrive, nelle note, il passaggio dall’eternità all’esistenza che si concentra nel  primo battito cardiaco.

Poi Allevi ha spiegato: “Sono arrivato alla conclusione che la mia forza e la nostra forza sta nella fragilità ed è stato come tornare a vivere. Da qui è nato “Back to life“. Applausi a non finire ed allora il grande pianista e compositore ha affermato: “Voglio tornare a Viterbo!”.

E’ stata poi la volta di un brano “difficile”, che Allevi ha spiegato di aver avuto la voglia di non suonare più e ne ha spiegato il perché: “Due mesi fa a Tokio ho fatto un disastro con questo brano, ma poi ho parlato col brano, come faccio sempre con tutti i miei brani e gli ho dato un’altra possibilità. Quindi lo suonerò ancora stasera: “The other side of me”. Suonato in maniera magistrale ha detto: “Lo abbiamo riabilitato!”.

L’armonia è proseguita sulle note di “No more tears” , di cui Allevi ne  ha spiegato la nascita: “Tre anni fa, durante un concerto in Giappone, ho  avuto il distacco della retina dell’occhio sinistro. Sapevo cosa dovevo fare perché già avevo avuto lo stesso problema all’occhio destro: dovevo interrompere quello che stavo facendo ed andare in ospedale. Ma per amore della musica  e di coloro che stavano assistendo al mio concerto, sono rimasto anche dopo il concerto per fare autografi ed il giorno dopo sono stato operato. Mi hanno detto che il mio attuale restringimento del campo visivo (non vedo più cosa fa la mano sinistra)  me lo sono cercato e mi avevano anche consigliato di non suonare più. Ma non ho dato retta a questo invito e questa mia rivalsa l’ho messa in questo brano, No more tears”.

Il concerto è proseguito con “Go with the flow” , con cui Allevi ha invitato a prendere coscienza delle proprie inclinazioni più profonde.  E’ stata poi la volta di “Come with me”. Presentandolo Allevi ha detto: “Io non vaso mai da nessuna parte, sono un asociale, quindi vi invito a venire con me in ambito musicale”.

Poi un’altra presentazione per un altrettanto mirabile brano “Yuzen”. “A Canazei in Giappone avrei dovuto visitare lo Yuzen, che è  una seta dipinta, ma avevo la febbre alta e, quindi, non ci sono potuto andare. Ma nel delirio febbrile io ho  visto lo stesso lo Yuzen e da quel momento di delirio sono arrivate le note di questo brano”.  Qualche urletto alla fine del brano da parte di un bimbo non ha scomposto affatto il grande artista che anzi, alla fine dello stesso, ha detto: ” Ci stavano bene gli urletti del bambino”.

Allevi ha poi preso in esame le prime pagine della Filosofia del diritto di Hegel: “C’è una frase bellissima che dice “Qui è la rosa. Qui danza”, ovvero che  l’infinito può essere colto nella concretezza delle cose, come ad esempio lo splendore della rosa. Da questa riflessione è nato il suo brano “Qui danza”.
Una riunione di famiglia, invece, nel suo bilocale con un bambino che incessantemente tirava una biglia alla finestra, ha portato Allevi, stanco di quella confusione, a spostarsi nell’altra sua stanza per comporre il brano “My family”. Al termine del brano ha detto: “Con il  lavoro che  faccio  è complicatissimo vedere la famiglia,  voglio, quindi, dedicare questo brano ai genitori che lavorano: “La stanza dei giochi”.

Allevi ha salutato il pubblico con l’ultimo brano: “Prendimi”. Tanti applausi e, quindi, i ringraziamenti ai tecnici luci e audio, all’organizzazione “per avermi portato su questo splendido palco”, ma l’applauso più forte Allevi lo ha chiesto per il calore e l’affetto regalato dal pubblico. Ha, quindi, salutato tutti rinnovando il suo augurio per uno splendido 2020.  Applausi a non finire e richiesta del bis, che è giunto puntuale con “Born to fly”, che Allevi ha dedicato  ai ragazzi dicendo loro: “Non devono essere competitivi. Io mi rifaccio alla concezione più morbida che aveva Platone per la quale il talento ha a che fare con ciò che ci viene spontaneo ed è dentro ognuno di noi. Se lo difendiamo dalle avversità esterne ci farà volare alto”. Standing ovation ed un omaggio floreale per il geniale pianista e compositore italiano, orgoglio del nostro Paese.

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