La situazione in Afghanistan

di LORENZO TRIONFO-
Continuano le operazioni per la ritirata dei contingenti dell’esercito Americano in Afghanistan, in quella che è stata una delle operazioni militari più lunghe della storia degli Stati Uniti e, in generale, dei loro alleati delle Nazioni Unite (voluta e attuata dall’allora Presidente USA Bush, come risposta all’attacco dell’11 settembre).
Il ritiro delle truppe è stato formalmente attuato dal Presidente Biden (anche se disposto dal suo predecessore Trump), in quanto molto forte la volontà di porre fine ad una guerra così duratura: dovrebbe completarsi entro l’11 settembre di quest’anno.
La progressiva partenza dei soldati occidentali nelle varie zone, ha tuttavia comportato un’avanzata sempre più decisa delle truppe dell’esercito talebano, il quale ha approfittato della situazione per provare a riconquistare i territori persi negli anni precedenti: al momento la loro offensiva si sta concentrando suoi grandi centri logistici e istituzionali della parte occidentale del Paese, con l’esercito regolare afghano impegnato in difficili offensive per respingere i nemici.
Si registrano inoltre un grande numero di civili costretti a fuggire dalla propria terra, per evitare di essere coinvolti negli scontri: molti di loro si stanno dirigendo verso la Turchia (il che potrebbe significare un probabile aumento dei flussi migratori anche verso il confine europeo).
Nel mezzo di tali conflitto, gli Stati Uniti sono inoltre impegnati in delicate operazioni di rimpatrio per cittadini afghani che negli anni hanno collaborato con l’esercito americano, e ora in pericolo di probabili ritorsioni dai propri concittadini: si parla di oltre 20mila persone che hanno offerto i propri servizi come traduttori, guide, strateghi ecc.: per loro è iniziato un difficile percorso che inizia con la richiesta di estradizione in America e che si concluderà con l’effettivo arrivo nel Paese, dove il tempo ricopre un ruolo fondamentale per la loro incolumità.