Codice appalti, CNA: “Il Parlamento accoglie le nostre proposte su consorzi artigiani e suddivisione in lotti. Manca la reintroduzione di limitazioni al subappalto”

VITERBO- È positiva la valutazione di CNA sul parere espresso dalle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici di Camera e Senato in merito allo schema di decreto legislativo sugli appalti pubblici in quanto raccoglie alcune delle principali proposte della Confederazione e che riguardano i consorzi artigiani e la suddivisione in lotti.

“Auspichiamo che le modifiche proposte dai due rami del Parlamento – dice Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia – vengano recepite nel testo definitivo del nuovo codice sui contratti pubblici per un vero cambiamento del mercato degli appalti a misura di piccola impresa”.

Nel merito del parere, è significativa, nell’ottica di promozione delle forme aggregative, l’indicazione al Governo di ripristinare l’assimilazione dei consorzi artigiani a quelli cooperativi. In questo modo la capacità tecnico- finanziaria dei consorzi tra imprese artigiane sussiste autonomamente in capo al consorzio a prescindere dai singoli requisiti delle imprese consorziate, così come previsto per i consorzi tra cooperative. Inoltre il parere chiarisce che l’affidamento dell’esecuzione delle prestazioni da parte di una o più consorziate non costituisce subappalto.

Il parere delle Commissioni di Camera e Senato inoltre richiede una ridefinizione dell’articolo 58 sulla suddivisione in lotti, al fine di rivedere il parametro degli obblighi di motivazione della mancata suddivisione in coerenza con i princìpi dello Small Business Act. Per rendere l’obbligo di suddivisione ancora più stringente, il parere invita il Governo a modificare la definizione di lotto quantitativo, troppo spesso tradotta nella pratica in modo vago, in favore di un adattamento del lotto alla reale capacità economico-finanziaria delle micro e piccole imprese.

Inoltre, per garantire una maggiore apertura del mercato, viene suggerita la previsione di criteri premiali per agevolare l’accesso delle piccole imprese nelle procedure d’affidamento, nonché l’introduzione di criteri di selezione degli operatori per favorire la partecipazione delle imprese del territorio interessato dall’opera. A giudizio di CNA manca ancora la reintroduzione di limitazioni al subappalto almeno nell’ambito del sotto-soglia, necessaria per garantire che le imprese aggiudicatrici abbiano effettivamente al loro interno le competenze per realizzare i lavori.




Delega appalti, CNA: “Favorire la partecipazione di micro e piccole imprese”

VITERBO – E’ stata costante, negli ultimi anni, la concentrazione del mercato dei contratti pubblici. Nel 2020, oltre i 2/3 del totale dei bandi presentano importi superiori ai 5 milioni di euro e la fetta più ampia, ben il 44% del totale, è sopra i 25 milioni. Nel settore Lavori, in particolare, i bandi oltre i 5 milioni rappresentano più del 70% del totale e la quota di bandi sopra i 25 milioni arriva al 53%, sempre del totale. Il risultato è che alla stragrande maggioranza delle piccole e piccolissime imprese (oltre il 96%) è riservato (ma solo potenzialmente) soltanto il 17% del mercato degli appalti pubblici. L’83% è concentrato in meno del 4% delle imprese.

Nei fatti, il progressivo aumento dell’importo a base di gara ha comportato l’emarginazione di micro e piccole imprese, in palese contraddizione con le direttive europee in materia.

Lo ha evidenziato CNA, dati alla mano, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera sulla delega in materia di contratti pubblici, sostenendo che è necessario riscrivere il Codice degli appalti del 2016: “Occorre uscire dalla logica della perenne manutenzione normativa, che genera confusione e disorientamento tanto nelle imprese quanto nella pubblica amministrazione”.

La delega per la riforma del Codice deve prevedere – per la CNA – una formulazione precisa dei principi fondamentali delle direttive comunitarie che riguardano la facilitazione dell’accesso al mercato degli appalti di micro, piccole e medie imprese, la riduzione degli oneri a carico delle imprese, semplificazione e trasparenza.

Nella delega non trova però riscontro la previsione di favorire la partecipazione delle imprese attraverso diverse forme di aggregazione, anche superando le penalizzazioni nei confronti dei consorzi costituiti in forma cooperativa.

“I numeri forniti dalla nostra Confederazione – osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia – fotografano un Paese che, in concreto, non riconosce il peso e il valore del nostro grande patrimonio di piccole e piccolissime imprese.  E’ per noi centrale, invece, individuare strumenti che favoriscano la partecipazione delle piccole imprese locali e tutelino i contesti economici territoriali”.

Tra le proposte, la limitazione dell’utilizzo del subappalto almeno nell’ambito del sottosoglia, che obbligherebbe l’impresa appaltatrice ad avere al proprio interno le risorse per eseguire la maggioranza della propria attività caratteristica, consentendo di ricorrere a risorse esterne solo per quelle attività che possono presentare caratteristiche di specialità.

Sulle stazioni appaltanti, CNA auspica che la previsione del monitoraggio del processo di accorpamento risponda anche all’esigenza di evitare ulteriori concentrazioni del mercato.

La CNA, infine, sostiene da tempo la necessità di creare un quadro completo e strutturato in materia di appalti pubblici, la cui disciplina, a causa di deroghe e rinvii dettati anche dallo stato di emergenza sanitaria, al momento appare confusa e disorganica sia per gli operatori che per i funzionari amministrativi.




Verde pubblico, le precisazioni dell’assessore Contardo

di REDAZIONE-

VITERBO- L’assessore comunale Enrico Maria Contardo precisa in merito all’aggiudicazione dell’appalto vinto da una ditta di Pomezia per la cura e la manutenzione del verde pubblico in città. “Si tratta – spiega Contardo – non dell’appalto del verde,  ma solamente di uno dei 14 appalti affidati tramite procedura pubblica degli ultimi due mesi. Di questi solo 2 sono stati aggiudicati da ditte di fuori e 12 da aziende locali. Nello specifico è solamente un affidamento per potature e abbattimenti. E non è la stessa ditta di viale Trento. Ogni appalto è seguito da un direttore dei lavori, per il verde sono agronomi forestali che decidono il tipo di potatura. Le piante in viale Trento erano talmente compromesse che si è dovuti intervenire partendo dalle zone di potatura di 20 anni fa. Il Comune per il verde pubblico ha stanziato 800mila euro all’anno per i prossimi 3 anni, prima erano 450mila. La gara pubblica partirà nei prossimi giorni e per legge non si può limitare la partecipazione alle sole ditte locali”.