Rieti, ancora altissima tensione nel carcere

RIETI- Non accenna a placarsi la tensione nella struttura penitenziaria di RIETI, da mesi al centro delle cronache per il reiterarsi di diversi eventi critici. “Poiché nessuno è profeta in casa propria, quello che è accaduto oggi nella Casa di circondariale di Rieti conferma quanto denunciato in questi giorni sulle criticità che stanno attanagliando la serenità lavorativa dei poliziotti penitenziari, che ogni giorno devo garantire ordine e disciplina all’interno dei reparti detentivi della struttura penale”.Lo afferma Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che da notizia di quanto avvenuto nelle ultime ore. “Una violenta aggressione ha scosso questo pomeriggio il carcere di Rieti, dove un gruppo di detenuti di origine nordafricana ha dato vita a un feroce scontro all’interno della propria cella. L’incidente, che si è verificato nelle prime ore del pomeriggio, ha coinvolto un gruppo di detenuti ristretti al 2 piano G1, portando a un violento regolamento di conti. La rissa, scatenata da motivi legati a contrasti interni, ha visto i detenuti utilizzare armi improvvisate e oggetti contundenti come sgabelli di legno. La violenza della scena ha sorpreso gli altri detenuti e messo a serio rischio l’incolumità di tutti i presenti”. Il sindacalista evidenzia che “il tempestivo intervento del personale della Polizia Penitenziaria ha evitato una tragedia ancora più grave. Grazie alla prontezza dei poliziotti penitenziari, uno dei detenuti coinvolti, gravemente ferito, è stato immediatamente soccorso e trasportato d’urgenza all’ospedale di Rieti. Le sue condizioni sono molto critiche: il detenuto è stato ricoverato in coma, con prognosi riservata”.
“Ancora una volta, ci troviamo a denunciare un episodio che non può essere considerato un fatto isolato, ma che si inserisce in un contesto ormai ben noto: le carceri italiane, e in particolare quelle laziali, sono da tempo teatro di eventi critici e aggressioni che mettono a rischio l’incolumità del personale”, rimarca Somma. “Gli agenti della Polizia Penitenziaria continuano a operare in condizioni di costante tensione, spesso in solitudine operativa e senza gli strumenti adeguati che il SAPPE ha più volte richiesto con forza alle istituzioni competenti. È inaccettabile che la sicurezza degli operatori venga sistematicamente sottovalutata”. “Per questo”, conclude, “chiediamo un intervento concreto e non più rinviabile da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, affinché si adottino misure urgenti per tutelare chi, ogni giorno, garantisce la legalità e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari. Il lavoro della Polizia Penitenziaria merita rispetto, ascolto e risposte”.
Appello che raccoglie e condivide Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: ”grazie al tempestivo intervento, al grande spirito di collaborazione e professionalità di tutto il personale di Polizia Penitenziaria di Rieti la situazione si è subito normalizzata senza ulteriori problemi per l’ordine e la sicurezza del carcere e degli altri ristretti, ma sono stati attimi di violenza assurda e gratuita. Plauso del Sappe al personale di Polizia Penitenziaria di Rieti, il cui organico si auspica che possa essere incrementato al fine di poter operare in condizione di maggior sicurezza e benessere, che, nonostante i turni e le numerose ore lavorative al giorno, riesce a svolgere quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.




Rebibbia, ancora telefonini trovati in carcere. Rinvenuta anche droga

ROMA – Sembra quasi un discorso rotto: ancora telefonini trovati dalla Polizia Penitenziaria all’interno della Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia, a Roma. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario del Lazio Maurizio Somma. “Ieri pomeriggio, nell’ambito di una perquisizione straordinaria che ha interessato i Reparti Alta Sicurezza e G11, sono stati rinvenuti e sequestrati quattro telefoni cellulari nel primo e un altro cellulare nel secondo. Inoltre, nei due Reparti in questione, due detenuti sono stati trovati in possesso di una modica quantità di sostanza stupefacente, hashish. L’operazione di Polizia è scattata nel primo pomeriggio, coordinata dalla Sorveglianza Generale, e si è conclusa con il deferimento all’Autorità Giudiziaria dei responsabili di accesso ai dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti e detenzione illecita di sostanze stupefacenti”. Il sindacalista evidenzia come “ancora una volta il puntuale e professionale operato della Polizia Penitenziaria ha consentito di interrompere il flusso di comunicazioni telefoniche da e verso il carcere che, spesso, vengono impiegate dai ristretti per organizzare e comandare il compimento di ulteriori reati nel mondo libero nonché uso e spaccio di droga”.

Anche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sollecita urgenti e rapidi interventi a favore del personale in servizio nella Casa circondariale NC di Rebibbia, a Roma, ricordando che “nel triennio 2022/2024 sono stati sequestrati dalla Polizia Penitenziaria, nelle carceri italiane, circa 5.000 telefonini (4.931, per la precisione). Servono fatti concreti: non possiamo più permetterci che episodi di questo tipo diventino la norma. La sicurezza degli operatori, dei detenuti e dell’intera comunità è a rischio”, conclude il leader nazionale del SAPPE.




Polizia Penitenziaria di Rieti intercetta e sequestra 25 grammi di cocaina destinati al carcere

ROMA – Questa mattina, grazie all’attento lavoro dei conduttori cinofili del Provveditorato Lazio, Abruzzo e Molise, il Reparto di Polizia Penitenziaria di Rieti ha sventato un tentativo di introduzione di sostanze stupefacenti all’interno dell’istituto penitenziario. Durante i controlli di routine, un familiare di un detenuto è stato sorpreso in possesso di 25 grammi di cocaina, prontamente sequestrati dagli agenti, impedendo così che la droga venisse distribuita all’interno del carcere, alimentando la criminalità organizzata e mettendo a rischio la sicurezza e la salute dei detenuti.

L’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP) esprime grande soddisfazione per l’esito di questa operazione. Il Presidente dell’USPP, dott. Giuseppe Moretti, e il Segretario Nazionale, dott. Giovanni Passaro, hanno dichiarato: “Vogliamo sottolineare l’importanza della presenza dei nuclei cinofili, che si confermano strumenti imprescindibili per il contrasto all’introduzione di droga e altre sostanze illecite. La loro attività è fondamentale per garantire la sicurezza nelle carceri e per preservare l’ordine e la legalità all’interno delle strutture detentive.”

L’USPP ribadisce la necessità di potenziare ulteriormente le risorse destinate alla Polizia Penitenziaria, sia in termini di organico che di mezzi, affinché operazioni come quella odierna possano continuare con la stessa efficacia. Solo attraverso un maggiore sostegno alle Forze di Polizia si potrà contrastare con determinazione il fenomeno del traffico di stupefacenti all’interno delle carceri.

Questo sindacato continuerà a sostenere e valorizzare il lavoro svolto dalla Polizia Penitenziaria, chiedendo alle istituzioni di riconoscere il loro operato e di garantire le condizioni necessarie per operare in sicurezza ed efficienza.




Ascoli Piceno, giornata di violenza all’interno del carcere

ASCOLI PICENO – Violenta aggressione nella Casa circondariale di Ascoli Piceno, per la folle aggressione di un detenuto psichiatrico (già protagonista di eventi gravissimi durante la detenzione, compreso l’omicidio di un altro detenuto).

Un detenuto, da poco meno di una settimana ristretto nel carcere di Ascoli e proveniente da Parma, nel mentre veniva accompagnato presso i locali passeggi aveva chiesto medicine urgenti, fermandosi lungo il tragitto”, denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del coordinatore interregionale Francesco Campobasso e del dirigente Donatello Di Marzio. “Invitato a raggiungere prima i passeggi, assicurandolo che successivamente si sarebbe risolto il tutto, l’uomo (di particolare prestanza fisica e pugile) non ha inteso sentire ragioni ed ha colpito con un pugno al volto un collega per poi farlo anche al cospetto dell’altro poliziotto. Entrambi refertati hanno riportato il setto nasale rotto e un altro tre denti persi”. I sindacalisti denunciano come “Ascoli sta vivendo un momento di alta tensione per la presenza di soggetti psichiatrici e che mettono a repentaglio la sicurezza della struttura. L’aggressore ha ancora dieci anni di Rems”. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria torna a puntare il dito su chi, fino ad oggi, non ha fatto nulla per trovare “una soluzione alle scelta folle e sconsiderata di chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari”, sollecitata anni dal SAPPE anche alla luce delle numerose aggressioni subìte dai Baschi Azzurri.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato, ricorda che “il SAPPE denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto, nel passato, che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari.”.

Il leader nazionale del SAPPE torna a sollecitare più tecnologia e più investimenti per il sistema carcere: “la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”. 

Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi”, evidenzia ancora il sindacalista. “La Polizia Penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziarioQueste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”. Quel che servono sono fatti concreti”, conclude Capece: “delle dichiarazioni di intenti i poliziotti penitenziari, che in carcere lavorano nella prima linea delle sezioni detentive h24, non sanno che farsene”.




Donna tenta di introdurre droga nel carcere di Rebibbia, arrestata

ROMA – È continua l’azione di contrasto di droga in carcere che vede costantemente impegnato il personale di Polizia Penitenziaria. L’ultimo episodio ieri, nella Casa circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia a Roma, quando il personale di Polizia Penitenziaria in forza al reparto colloqui, con l’ausilio delle unità cinofile, ha individuato e fermato una donna che si accingeva ad effettuare un colloquio con un proprio familiare. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario del Lazio Maurizio Somma: “Ieri mattina, nell’ambito di una attività di Polizia finalizzata al contrasto di introduzione in Istituto di sostanze stupefacenti, Personale dell’ufficio colloqui e comando ha portato all’arresto in flagranza di reato di una donna, convivente di un detenuto, per detenzione illecita di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Grazie anche alla collaborazione delle unità cinofile, la donna è stata intercettata durante i controlli dei familiari dei detenuti che accedono in carcere per colloqui. Notata particolarmente agitata e sottoposta a perquisizione personale si scopriva con addosso una considerevole quantità di cocaina che aveva occultato nelle proprie parti intime. Fondamentale l’intervento del cane antidroga e de Personale di Polizia Penitenziaria. Diversi sono ormai gli arresti e le denunce in stato di libertà presso l’ufficio colloqui per evitare l’introduzione di telefoni cellulari e droga in Istituto”.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, rileva che nelle carceri italiane “più del 30% circa dei detenuti è tossicodipendente ed anche più del 20% degli stranieri ha problemi di droga” e che ”nonostante l’Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all’avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all’esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi’‘. 

Ogni giorno, la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex – una droga sintetica che viene utilizzata anche presso il SERT per chi è in trattamento – sono quelle che più diffuse e sequestrate dai Baschi Azzurri. Ovvio che l’azione di contrasto, diffusione e consumo di droga in carcere vede l’impegno prezioso della Polizia penitenziaria, che per questo si avvale anche delle proprie Unità Cinofile. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. Noi – conclude il leader del SAPPE – riteniamo sia preferibile che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve entità, scontino la pena fuori dal carcere, nelle comunità di recupero, per attuare ogni sforzo concreto necessario ad aiutarli ad uscire definitivamente dal tragico tunnel della droga e, quindi, a non tornare a delinquere. Spesso, i detenuti tossicodipendenti sono persone che commetto reati in relazione allo stato di malattia e quindi hanno bisogno di cure piuttosto che di reclusione”. 




Dà fuoco alla cella nella quale è rinchiuso, muore detenuto

PERUGIA – Tragedia a Perugia dove, nel carcere di Capanne, un detenuto straniero ha perso la vita dopo avere dato fuoco a tutto quel che aveva in cella. A diffondere la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario dell’Umbria Fabrizio Bonino. “L’uomo era stato spostato da Reparto penale a quello circondariale ed è lì che ha inscenato la folle e drammatica protesta che gli è costata la vita”, evidenzia il sindacalista, il quale segnala che “il pur tempestivo intervento degli Agenti non ha potuto impedire il tragico evento”. La salma è ora a disposizione dell’Autorità giudiziaria in Ospedale, “dove l’uomo era stato portato dalla Polizia Penitenziaria nell’estremo tentativo di salvargli la vita”. Bonino segnala che il tragico evento è stato commesso nella Terza Sezione del carcere, da tempo al centro delle critiche sindacali per la sua fatiscenza, tanto che nel corso di una recente visita ispettiva del SAPPE i vertici nazionali e regionali del Sindacato avevano chiesto al DAP di “valutare attentamente la possibilità di un cambio ai vertici dell’Istituto, in quanto solo attraverso una gestione più attenta e responsabile si potranno garantire condizioni di lavoro dignitose al personale e un’effettiva sicurezza all’interno della struttura”. Il segretario generale Donato Capece aveva espresso “profonda delusione per le condizioni in cui sono costretti a operare: In diversi settori dell’Istituto, e in particolare presso la “Terza Sezione”, abbiamo riscontrato importanti infiltrazioni di acqua piovana sui soffitti. Le mura di molte Sezioni risultano sporche e in alcune zone sono ancora presenti residui di escrementi umani, lanciati dai detenuti nel tentativo di colpire il personale. Ristretti che, per altro, si trovano ancora all’interno della struttura, senza che siano stati presi provvedimenti per il loro trasferimento. Ulteriore criticità riguarda i cancelli automatici, che risultano non funzionanti da diverso tempo. Questo non solo complica il regolare svolgimento delle attività quotidiane, ma rappresenta anche un potenziale rischio per la sicurezza dell’intera struttura, considerando la necessità di una tempestiva gestione degli accessi e della c.d. movimentazione interna”. Proprio per trovare una soluzione strutturale a questi problemi, considerata l’inefficacia delle numerose lettere inviate alla Direzione e al Provveditorato Regionale, nella giornata di ieri si era tenuto un incontro con il Direttore Generale Beni e Servizi dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott. Antonio Bianco, durante il quale sono state illustrate dettagliatamente le gravi criticità strutturali del reparto circondariale del carcere di Perugia Capanne. Criticità, conclude il SAPPE, che debbono trovare urgente soluzione dopo la tragedia di questa mattina.

 




Detenuto suicida nel carcere di Frosinone

Tra poco più di un anno sarebbe stato libero. Il Garante Anastasìa: “Ero in carcere, in riunione con la dirigenza Asl e la direzione dell’istituto, quando è arrivata la notizia”. Uno scatto dal parcheggio esterno sulla casa circondariale di Frosinone.
“Un uomo di 52 anni si è tolto la vita, questa mattina a Frosinone. Vi era arrivato un anno fa, dopo averne scontati cinque a Regina Coeli. Tra poco più di un anno sarebbe stato libero, ma non aveva nessuno fuori, e nessuno con cui abbia fatto colloqui nell’ultimo anno di carcere. Era seguito dal Servizio per le dipendenze e a fine gennaio l’equipe dell’istituto lo aveva proposto per un’alternativa in comunità, ma lui non ce l’ha fatta, e ha rinunciato prima”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, alla notizia dell’ennesimo suicidio, proprio mentre si trovava nella Casa circondariale di Frosinone.

“Ero in carcere – ha proseguito Anastasìa -, in riunione con la dirigenza ASL e la direzione dell’istituto, quando è arrivata la notizia. Siamo andati in sezione, abbiamo incontrato i compagni di stanza, attoniti e sconvolti: uno era a scuola, l’altro a colloquio, mentre Andrea si toglieva la vita. Quest’anno è iniziato come il precedente, il peggiore di sempre: il carcere è sempre più luogo di morte e disperazione, ma chi ne ha la responsabilità politica e amministrativa sembra indifferente, anche agli appelli del Papa e del Presidente della Repubblica, e tutto ciò non si può più tollerare”.

Nel 2025 in tutta Italia, secondo il dossier di Ristretti Orizzonti, i suicidi nelle carceri italiane sono già 14 e tra questi due sono avvenuti nel Lazio, a Regina Coeli il 9 gennaio e oggi a Frosinone. A Frosinone il numero complessivo di suicidi dal 1 gennaio 2020 a oggi è pari a sei, al tredicesimo posto tra tutti gli istituti penitenziari d’Italia.

Il tasso di affollamento a fine gennaio nel Lazio era del 145% (sui posti effettivamente disponibili) e in tutta Italia del 133%. Nella Casa circondariale di Frosinone alla data del 31 gennaio c’erano 576 detenuti presenti su 462 posti disponibili per un tasso del 125%.




Terni, stato di emergenza nel carcere: lite tra detenuti, incendio in cella

TERNI- “E’ ora di fermare questo macello: non vi sono più le condizioni di lavoro adeguate di sicurezza”, tuona il segretario SAPPE dell’Umbria, Fabrizio Bonino, che rivolge un appello alle istituzioni: “serve un intervento concreto per risolvere i problemi penitenziari”.

Stato di emergenza nella Casa circondariale di Terni. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che denuncia l’ennesimo atto violento commesso da un detenuto, a seguito del quale il personale è dovuto ricorrere alle cure sanitarie. “E’ ora di fermare questo macello: non vi sono più le condizioni di lavoro adeguate di sicurezza”, tuona il segretario SAPPE dell’Umbria, Fabrizio Bonino, che rivolge un appello alle istituzioni: “serve un intervento concreto per risolvere i problemi penitenziari”. Il sindacalista spiega che “martedì pomeriggio si è verificato l’ennesimo atto di violenza nel carcere di Terni. A farne le spese è stato un giovane collega in servizio presso la Sezione Accoglienza che ha riportato lesioni gravi ad una mano. Accompagnato al pronto soccorso cittadino ha avuto una prognosi iniziale di 15 giorni, 12 punti di sutura sulla mano destra con interessamento del muscolo e dell’osso”. Bonino evidenzia che “il tutto è nato da un litigio tra due detenuti, un nigeriano ed un tunisino, entrambi noti per essersi resi protagonisti di atti violenti nei confronti della Polizia Penitenziaria ternana e non solo. Tutto è scaturito perché il detenuto nigeriano per futili motivi si scagliava urlando contro il Comandante, intervenuto per cercare di calmarlo unitamente con l’addetto alla Sorveglianza Generale. Alle urla dello stesso rispondeva il detenuto tunisino che stava effettuando una chiamata whatsapp con la fidanzata chiedendo di abbassare la voce. Tale richiesta ha scatenato l’ira del nigeriano fino allo scontro fisico tra i due, fino ad arrivare vicino al collega che veniva ferito alla mano con un oggetto contundente che il Nigeriano aveva occultato in una mano”. Il segretario del SAPPE “augura al collega una pronta guarigione e chiede l’immediato sfollamento di almeno 70 detenuti per poter ripristinare i sistemi di sicurezza e videosorveglianza distrutti per atti violenti dei detenuti nel corso degli anni, come più volte segnalato dal SAPPE. E un inizio 2025 che conta già 5 aggressioni nei confronti del Personale, con la distruzione di telecamere, stanze detentive, box agenti. Il Personale è stremato da turni di lavoro stressanti che arrivano ormai sempre più spesso a superare le 12 ore, vista la grave carenza di organico ed oltretutto costretto a subire insulti, minacce e aggressioni fisiche da chi denuncia la Polizia Penitenziaria per tortura. Bonino conclude la sua denuncia con un appello: “Ora basta: siamo noi i torturati, vogliamo una risposta immediata da quella che dovrebbe essere la nostra Amministrazione, la stessa che è sempre rimasta sorda ad ogni nostra richiesta di aiuto. Ma così non si può andare avanti, rischiare la vita ogni giorno non è possibile ed è per questo che metteremo in atto ogni forma di protesta per farci ascoltare da chi ci ha abbandonato”.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, esprime vicinanza ai poliziotti di Terni e sottolinea come quello del sovraffollamento, “è certamente un problema storico e comune a molti Paesi europei, che hanno risolto il problema in maniera diversa – sottolinea il leader nazionale del SAPPE – L’osservazione della tipologia dei detenuti e dei reati consente di affermare che il sistema della epressione penale colpisce prevalentemente la criminalità organizzata e le fasce deboli della popolazione In effetti, il carcere è lo strumento che si usa per affrontare problemi che la società non è in grado di risolvere altrimenti. Ma si deve dotare la Polizia Penitenziaria di ogni strumento utile a fronteggiare le costanti criticità con cui quotidianamente le donne e gli uomini del Corpo hanno a che fare”.




Evade dai domiciliari, arrestata

RIETI – La Stazione Carabinieri di Accumoli ha denunciato in stato libertà alla Procura della Repubblica di Rieti una giovane donna del posto per evasione.

Il provvedimento è scaturito dall’attività svolta nel corso di un servizio di controllo del territorio, effettuato la notte di Capodanno e finalizzato alla prevenzione e alla repressione dei reati, nel corso del quale i militari si sono recati presso l’abitazione della donna, ove la stessa si trovava agli arresti domiciliari, per verificare il rispetto delle prescrizioni impostegli.

Sul posto, non veniva trovata l’arrestata la quale si era allontanata dall’abitazione senza alcuna preventiva autorizzazione.

Trascorse alcune ore, ella ha fatto rientro a casa ove trovava ad attenderla i Carabinieri a cui non forniva alcuna valida giustificazione per la sua assenza.

Già alcuni giorni prima, aveva violato gli arresti domiciliari allontanandosi nottetempo dalla propria abitazione, unitamente alla propria figlia minore, per poi presentarsi, la mattina seguente, all’Ospedale di Rieti asserendo di aver bisogno di cure mediche.

Per entrambi gli episodi la donna è stata denunciata in stato di libertà per evasione.

Si dà atto che il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari e che eventuali responsabilità penali dei soggetti denunciati saranno valutate dall’Autorità Giudiziaria.

 




“Suicidio in Carcere”: la nuova opera di Guadagnuolo

ROMA – Grazie a Papa Francesco nell’Anno Santo 2025 si sono aperte le porte Sante a San Pietro e nel giorno di Santo Stefano nel Carcere romano di Rebibbia.

In occasione dell’Anno del Giubileo della Speranza, per Natale 2024, il pittore Francesco Guadagnuolo ha realizzato alcune opere che trattano temi sociali, una di esse di grande impatto emotivo è “Suicidio in Carcere”. Abbiamo chiesto al M° Guadagnuolo di spiegarci questa intensa e drammatica opera: «Si tratta di un giovane, che nel suo percorso di vita, ha trovato il carcere. L’opera raffigura l’impiccagione in cella da parte dell’interessato, a nulla sono valsi i tentativi di salvarlo messi in atto dal personale del Penitenziario. L’atmosfera che si respira è di profonda pietà. A sinistra due mani tengono un lenzuolo bianco dall’inferriata di una finestra come richiesta di aiuto. A destra il giovane con un lenzuolo annodato al collo si copre il volto per non vedere i propri istanti che segneranno la sua morte, con la mano sinistra tiene una sedia, dove è appoggiato un Pinocchio, un regalo per il suo bambino, che ha realizzato in carcere, pensando a quello che sarà l’estremo pensiero per il suo unico figlio».

Guadagnuolo affrontando quest’argomento da inizio ad un nuovo percorso tematico artistico di pena e supplizi all’interno delle carceri. «Di queste tragedie umane –dice l’artista – ce ne sono a centinaia». La prevenzione del suicidio in carcere è senz’altro un caso di diritto alla salute. Questo diritto umano è riconosciuto a livello internazionale ed è stabilito in tante costituzioni, compresa la Costituzione italiana, che lo precisa nell’art. 32.

Purtroppo, ai nostri tempi, migliaia di familiari possono riconoscersi in siffatta disperata realtà.  Spesso televisioni e giornali pubblicano informazioni di uomini e donne che fuggono da gravi pericoli, alla ricerca di sicurezza per una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie.

Dunque un percorso artistico quello di Guadagnuolo, partendo proprio dal giorno di Natale per offrire a tutti il messaggio di salvezza richiamando l’umanità a cercare un segno di speranza.

Durante la predica Papa Francesco ha invitato tutti a mantenere «le finestre spalancate, le porte spalancate, soprattutto la porta del cuore. Quando il cuore è chiuso, diventa duro come una pietra, si dimentica della tenerezza, anche nelle situazioni più difficili, ognuno di noi ha la propria». Perciò ha ribadito l’invito a tenere «sempre il cuore aperto».

Rivolgendosi ai reclusi del Casa di detenzione il Papa ha detto: «vi auguro un grande Giubileo vi auguro molta Pace. Tutti i giorni prego per voi, davvero, tutti i giorni prego per voi».

Nella storia del Giubileo è la prima occasione, che una Porta Santa viene aperta in un casa di detenzione. Un evento straordinario nella consuetudine cristiana che giunge nella solennità di Santo Stefano, primo martire della Chiesa cattolica. Una traccia di speranza per tutti i Penitenziari del mondo che fa del Carcere romano di Rebibbia un’immagine totale della vicinanza della Chiesa a tutti i reclusi.




Carcere di Viterbo, ancora aggressioni nei confronti del personale di polizia penitenziaria

VITERBO – “Nella mattinata di oggi, presso il carcere di Viterbo, un poliziotto è stato aggredito da un detenuto straniero ristretto nel Reparto. Il poliziotto è stato subito portato in ospedale con il sospetto della frattura del naso”. A dare la notizia è Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Ancora aggressioni presso le sedi penitenziari del Lazio dove si respira un senso di impunità a causa di una mancata risposta sanzionatoria, necessaria per attuare un giusto trattamento rieducativo, nei confronti di chi  è restio all’osservanza delle regole penitenziarie”, prosegue il sindacalista, che rivolge “un plauso al personale tutto, che nonostante la difficile situazione continua a compiere con grande professionalità e dedizione il loro dovere istituzionale”.

Sottolinea il segretario generale SAPPE Donato Capece: “il primo sindacato della Polizia Penitenziaria sottolinea la necessità di adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l’art. 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa, denunciare i violenti ai sensi dell’articolo 336 del Codice penale, e applicare la norma che prevede che i detenuti e gli internati che abbiano un comportamento che richiede particolari cautele, anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni o sopraffazioni, siano assegnati ad appositi istituti o sezioni dove sia più agevole adottare le giuste cautele”, conclude.




“Voci di ballatoio”: la Casa circondariale di Velletri ha il suo giornale

VELLETRI – Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, è intervenuto alla presentazione del primo numero del mensile Voci di Ballatoio, che si è svolta giovedì 5 dicembre nella Casa circondariale di Velletri, nato dopo una prima edizione sperimentale. Il progetto è stato ideato e curato dall’Associazione La Farfalla e realizzato da un gruppo di detenuti, grazie alla collaborazione della direttrice del carcere, Anna Rita Gentile, e della dirigente dell’Area giuridico-pedagogica, Sabrina Falcone. A presentare il primo numero del giornale sono intervenuti i responsabili del progetto, Paola Anelli e Nicolò Sorriga, quest’ultimo responsabile della grafica e dell’impaginazione del giornale. Il giornale della Casa circondariale di Velletri, realizzato da un gruppo di detenuti della struttura nell’ambito del progetto “Altri Giornali” dell’Associazione La Farfalla, è iniziato nel mese di marzo 2024, ha portato all’uscita del numero zero nel mese di luglio ed è proseguito con continuità fino alla presentazione del primo numero.

L’evento, al quale hanno partecipato anche i 22 detenuti che compongono la redazione della pubblicazione, ha avuto luogo nell’aula conferenze del penitenziario di Velletri, con la partecipazione di numerosi ospiti, tra i quali: il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, Marina Finiti; il magistrato di sorveglianza Leonardo Circelli; il dirigente Mario Petruzzo, delegato dal capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Giovanni Russo; e il giornalista fotoreporter Luciano Sciurba.

Alla presentazione hanno partecipato anche diverse scuole superiori, tra cui il Liceo Landi di Velletri, il Liceo Meucci di Aprilia, l’Istituto tecnico Industriale Trafelli di Nettuno e il Liceo Chris Cappel di Anzio.

Il mensile Voci di Ballatoio si compone diverse sezioni, come le storie dei detenuti, voci da dentro e da fuori, speciali e approfondimenti, tra cui articoli sui disordini della scorsa estate.

Il giornale, stampato in 300 copie, viene distribuito all’interno della Casa Circondariale, agli uffici dell’amministrazione penitenziaria e ai soggetti – istituzionali e non – coinvolti nel settore della Giustizia e dell’educazione.

Il giornale può essere inoltre scaricato gratuitamente in pdf dal sito dell’associazione La Farfalla e condiviso.




Agenti feriti carcere minorile di Casal del Marmo

ROMA- Setto nasale saltato per una testata subita da un agente femminile della Polizia Penitenziaria da parte di una detenuta presso il carcere Minorile di Roma Casal Del Marmo, che si è resa anche responsabile di calci e pugni nei confronti di altre due agenti femminili che sarebbero intervenute per aiutare la loro collega.

Situazione candescente all’interno dell’IPM dove 68 detenuti di cui 14 femminili per mancanza di spazi dovute al sovraffollamento (si racconta di 8 ragazze in una stanza), sta portando alla totale esasperazione i ristretti ma anche il personale di Polizia Penitenziaria dove non trova sostegno e soprattutto tutele e garanzie da parte di un’amministrazione penitenziaria minorile in totale sbando.

Solidali con gli agenti presso il carcere minorile di Roma, dove vengono raccontate di altrettante aggressioni accadute nelle ultime settimane.

UILPA POLIZIA PENITENZIARIA LAZIO




Passo Corese, arrestato uomo in esecuzione di un ordine di carcerazione

RIETI – I Carabinieri della Stazione di Passo Corese hanno tratto in arresto un 60enne della zona, già titolare di vari precedenti di polizia, dando esecuzione ad un “Ordine di carcerazione”, emesso dal Tribunale di Rieti – Ufficio Esecuzioni Penali, per i reati di falsità ideologica e false dichiarazioni rese al pubblico ufficiale commessi a Roma nel 2008.

L’uomo, al termine di un lungo iter processuale, è stato giudicato responsabile dei reati contestatigli e condannato alla reclusione. La pena comminatagli, inizialmente sospesa, è stata ripristinata dall’Autorità Giudiziaria tramite l’odierna ordinanza con cui è stata disposta la revoca delle precedenti disposizioni e la carcerazione del reo.

L’interessato è stato pertanto rintracciato dai militari dell’Arma che, al termine delle formalità di rito, lo hanno tradotto presso la Casa Circondariale di Rieti.

Dovrà ora scontare una pena pari a 2 anni e 10 giorni di reclusione.




Carinola, il carcere come una “piazza di spaccio”: polizia penitenziaria scova e sequestra più di un chilo di hashish destinato ai detenuti

CARINOLA (Caserta) – Continua, incessante, l’azione di contrasto per l’introduzione, la detenzione e l’uso di telefoni cellulari e droga in carcere che vede quotidianamente impegnati gli uomini e le donne del Corpo di Polizia penitenziaria di Carinola, nel Casertano.

L’ultimo grave episodio lo denuncia Tiziana Guacci, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Grande operazione da parte delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria nell’istituto di Carinola: sono infatti stati ritrovati più di un kg di hashish durante la perquisizione ordinaria. Il tutto è iniziato domenica pomeriggio quando la poliziotta di servizio alla portineria sentiva un rumore simile a quello che rilascia un drone, che infatti veniva visto in volo all’interno dell’istituto. Subito sono scattati i controlli da parte del personale in servizio, ma il drone era già sparito nel nulla. Presumibilmente aveva già effettuata la sua consegna. Avvertito telefonicamente il comandante, ci si è subito adoperati per organizzare la perquisizione e ritrovare la presunta merce trasportata dal drone. Infatti, nella perquisizione mattutina organizzata nei minimi dettagli sono riusciti a ritrovare poco più di un chilo di hashish ben occultata in una borsa frigo all’interno di un congelatore presente nei luoghi comuni”. La sindacalista evidenzia, infine, che “l’operazione assume un significato particolare in questo delicatissimo momento, per un corpo di Polizia che professionalmente opera nella società e per la società, ed è la testimonianza che la Polizia Penitenziaria, che oltre a partecipare attivamente all’opera di rieducazione e trattamento, svolge con abnegazione e competenza l’attività di Polizia”.

“E’ un fenomeno sempre più in crescita di quello dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena che di materiale atto alle comunicazioni, come i telefonini. L’operazione è la testimonianza della professionalità della Polizia Penitenziaria, che oltre a partecipare attivamente all’opera di rieducazione e trattamento, svolge con abnegazione e competenza l’attività di Polizia”, commenta Donato Capece, segretario generale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “Il SAPPE esprime piena soddisfazione per tutta l’operazione svoltasi, nonostante il personale in servizio presso il penitenziario di Carinola è sotto organico, ha intensificato la propria attività di intelligence; quindi, è doveroso un ringraziamento a tutte le unità in servizio c/o le varie unità operative per il sacrificio quotidiano al servizio della Nazione”. 

“Al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria rinnovo la richiesta di interventi concreti come, ad esempio, la dotazione ai Reparti di Polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica di ultima generazione per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o ogni altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani”, conclude il leader del SAPPE, che ai vertici regionali e ministeriali dell’Amministrazione Penitenziaria chiede un netto “cambio di passo” nelle attività di contrasto all’indebito possesso ed uso di telefoni cellulari e droga in carcere “a tutela di coloro che in prima linea delle sezioni detentive del carcere d Carinola rappresentano lo Stato, ovvero gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria”.




Civitavecchia, ancora aggressioni in carcere, la denuncia del Sappe

CIVITAVECCHIA- “Una ordinaria giornata di follia”: è con questo amaro commento che Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sintetizza quel che avvenuto nelle ultime ore nella Casa circondariale di Civitavecchia. “Nella mattinata di ieri, un detenuto marocchino ha aggredito Ispettore perché pretendeva di cambiare la Sezione in cui era ristretto, come se fosse in un albergo: l’ispettore gli aveva detto che avrebbe provveduto nei prossimi giorni a spostarlo ma il detenuto, non contento della risposta ricevuta prima si è tagliato e poi ha dato fuoco alla cella,. Per ripristinare l’ordine e portarlo alla calma, l’extracomunitario lo ha aggredito e nella colluttazione si è fratturato due dita, andato al pronto soccorso cittadino la prognosi è stata di 30 giorni. Il SAPPE augura una pronta guarigione al collega e auspica che si ponga fine a questa situazione divenuta sempre più allarmante”
Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece esprime “tutto il nostro sostegno al collega ferito” e stigmatizza la situazione del carcere: “sollecitiamo un intervento delle autorità competenti perché la situazione delle carceri sta diventando insostenibile. È inaccettabile che non ci siano iniziative per arginare l’ondata di violenza e sprezzo delle regole che sta travolgendo la società prima e le carceri italiane e che ogni giorno miete vittime tra le fila della Polizia Penitenziaria. Non è possibile che una persona che sceglie, per mestiere, di difendere lo Stato, ogni giorno debba essere esposta a minacce, ingiurie e violenza di ogni genere. Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”, aggiunge.
“Quel che è accaduto a Civitavecchia testimonia una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio, la tensione in atto nelle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenta che, anche in carcere, continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!”. È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale”, conclude il leader nazionale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria.




Anastasìa in visita al carcere di Frosinone: “Manca l’elettricità nella sesta sezione”

Uno scatto dal parcheggio esterno sulla casa circondariale di Frosinone. “Come a Regina Coeli, anche nella Casa circondariale di Frosinone c’è una sezione, la sesta, con ogni evidenza inagibile ma dove continuano ad essere alloggiati i detenuti, completamente priva di energia elettrica. Nel corridoio mancano i vetri alle finestre e sono già state chiuse 11 stanze, perché manca anche l’acqua, ma ne restano ancora 14, nelle quali i detenuti restano al buio dal tramonto all’alba”. E’ quanto riferisce il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, al termine della visita alla Casa circondariale di Frosinone, dove oggi sono presenti 604 detenuti, con un tasso di affollamento pari al 125 per cento sui 484 posti effettivamente disponibili.

“Oltre alla cronicità del sovraffollamento – prosegue Anastasìa – il carcere di Frosinone soffre di un’altra grave criticità: su 268 ingressi nel primo semestre dell’anno, ben 150 detenuti, quasi i due terzi del totale, sono stati trasferiti da altri istituti, per ragioni di ‘ordine e sicurezza’, una sanzione disciplinare di fatto, che rende di difficile gestione intere sezioni dell’istituto. Comunque, a fronte delle difficoltà che abbiamo potuto constatare durante la nostra visita, dobbiamo prendere atto del grande impegno della direzione, dell’area educativa e del personale della polizia penitenziaria: un impegno – conclude Anastasìa- che meriterebbe un maggiore sostegno da parte del Provveditorato e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.




Sinappe: “Ennesimo poliziotto ferito a Rieti, basti inerzia della direttrice del carcere”

ROMA– “Il Sindacato Nazionale Autonomo di Polizia Penitenziaria SINAPPE denuncia con forza l’ennesima aggressione ai danni di un agente di Polizia Penitenziaria avvenuta ieri mattina presso la
Casa Circondariale di Rieti. Un detenuto, rifiutando di rientrare in cella, ha colpito violentemente con un calcio al costato il nostro collega”.
A lanciare l’allarme è Ciro Di Domenico, Segretario Regionale del SINAPPE: “Di fronte a questi continui episodi di violenza, che mettono a dura prova la sicurezza e la dignità del personale di Polizia Penitenziaria, il SINAPPE, unitamente a tutte le altre organizzazioni sindacali del comparto, proclama due giornate di mobilitazione davanti al carcere di Rieti, nei giorni 9 e 10 ottobre”.
“Con questa iniziativa – continua Di Domenico – intendiamo esprimere la nostra ferma condanna nei confronti di ogni forma di violenza e chiedere con forza l’intervento delle istituzioni competenti. In particolare, rivolgiamo un appello alla Direttrice dell’istituto penitenziario affinché assuma immediatamente i provvedimenti necessari a garantire la sicurezza del personale e a ristabilire l’ordine e la legalità all’interno della struttura”.
Roberto Santini, Segretario Generale Sindacato SINAPPE di Polizia Penitenziaria: “Non possiamo più tollerare questa situazione di continua emergenza che si protrae da mesi nelle carcere italiane. Chiediamo maggiori risorse, un adeguato potenziamento dell’organico e l’applicazione rigorosa delle norme disciplinari nei confronti dei detenuti responsabili di atti violenti”.