Coldiretti Viterbo: la Tuscia guida la classifica regionale per la produzione di olio

VITERBO – “La Tuscia si conferma anche quest’anno in testa alla classifica della produzione di olio del Lazio, che in questa campagna olearia è più che raddoppiata rispetto al 2023, raggiungendo il 60% in più e triplicando la quantità di olive molite. Ad incidere negativamente, però, è la resa che è più bassa del 50% a causa dei cambiamenti climatici, che hanno determinato tempi di maturazione in momenti differenti”. Così la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci sulla campagna olearia 2024/2025, che si è appena conclusa.

Quest’anno nella Tuscia sono state prodotte 5.300 tonnellate di olio con 51.300 tonnellate di olive molite, mentre lo scorso anno si è raggiunta una produzione di olio di 2.200 tonnellate con 17.600 tonnellate di olive molite. Come si evince dai dati, la quantità di olive è triplicata e avrebbe dovuto determinare una maggiore quantità di olio, invece, la resa è stata più bassa e ad incidere negativamente sono stati gli effetti causati dal cambiamento climatico.

“Nella precedente stagione olearia – spiega il direttore di Coldiretti Viterbo, Andrea Marconi – avevamo registrato unnotevole calo della produzione, sempre a causa dei cambiamenti climatici con l’alternanza di bombe d’acqua a periodi di forte siccità, che avevano creato problemi anche nell’allegagione e determinato la perdita delle olive”.

Ecco perché l’impegno della filiera olivicola con Unaprol e Coldiretti guarda anche ai cambiamenti climatici, chiedendo di accelerare sulla realizzazione del piano di invasi con pompaggi e cambiare passo per una gestione della risorsa idrica programmata, senza la quale anche l’olivicoltura non può più garantire una produzione costante e di qualità per gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici.

“Dobbiamo dire che – conclude la presidente Ranucci – anche se la produzione di olio attesa era maggiore, a fronte della quantità di olive molite, la qualità resta ottima e conferma il nostro oro verde una vera e propria eccellenza del territorio viterbese con delle caratteristiche organolettiche immediatamente percettibili”.

Nella Tuscia sono oltre 15 mila gli ettari di superficie investita ad olio. Tra le eccellenze locali troviamo due Dop l’olio extravergine d’oliva “Canino” e “Tuscia”. Entrambi dal colore verde smeraldo con riflessi dorati, il primo con un periodo di raccolta che va dal 1 ottobre al 31 dicembre, nell’area di produzione compresa tra i comuni di Canino, Arlena, Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Tessennano, Tuscania, Montalto di Castro in provincia di Viterbo. L’Olio Extravergine della Tuscia, invece, ha un periodo di raccolta che va dal 20 dicembre al 15 gennaio e l’area di produzione comprende 53 comuni della provincia di Viterbo. La Tuscia, inoltre, rientra nelle aree di produzione di un’altra eccellenza che è quella dell’Olio di Roma IGP, il suo riconoscimento, fortemente voluto da Coldiretti, è avvenuto a luglio del 2021, quando la Commissione Europea ha approvato il suo inserimento nell’elenco comunitario delle Igp (Indicazione Geografica Protetta), rafforzando così il primato mondiale del Made in Italy.

Resta alta da parte di Coldiretti e Unaprol l’attenzione alle importazioni di prodotto straniero. “L’invasione di olio tunisino a prezzi stracciati – conclude il direttore di Coldiretti Viterbo, Andrea Marconi – alimenta il rischio di speculazioni ai danni dei produttori nazionali, rendendo necessario anche alzare la guardia contro il pericolo frodi”.

L’Italia è il principale importatore di prodotto dalla Tunisia, con ben 1/3 del totale giunto nel nostro Paese nei primi due mesi di campagna olivicola, proprio in concomitanza con l’arrivo dell’olio nuovo nazionale. L’olio tunisino viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione. Una concorrenza sleale, sia considerata l’alta qualità del prodotto Made in Italy, sia il fatto che nel paese africano non vigono le stesse regole in materia di utilizzo di pesticidi e di rispetto delle norme sul lavoro vigente nell’Unione Europea. L’arrivo di olio straniero low cost alimenta peraltro anche il rischio frodi – ricordano Coldiretti e Unaprol -, con il prodotto estero spacciato per italiano. Da qui la richiesta dell’istituzione di un sistema telematico di registrazione e tracciabilità unico a livello europeo per proteggere l’olio extravergine d’oliva e garantire trasparenza lungo tutta la filiera produttiva, come scritto in una recente lettera al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.




Biodigestore, Coldiretti Viterbo: nuova minaccia per vocazione agricola e turistica della Tuscia

VITERBO – “Ancora uno schiaffo al nostro territorio già deturpato da pannelli solari a terra e pale eoliche, che ora dovrà fare i conti anche con un impianto di biodigestore, peraltro in un’area in cui sono presenti diverse aziende agricole, che non ne hanno alcuna necessità, ma rischiano di esserne solo danneggiate”. Così la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci, sul biodigestore che nascerà proprio a ridosso della via Francigena e dalle terme del Bagnaccio per la produzione di biometano. “Parliamo di un impianto di grandi dimensioni – prosegue – che avrà un importante impatto ambientale e avrà la necessiterà di una quantità di sostanze organiche considerevoli”.

Ad essere messa nuovamente a rischio è la vocazione agricola, turistica e storico culturale della Tuscia da un impianto che produrrà oltre 4 milioni di metri cubi standard di biometano liquefatto all’anno e il timore è che in futuro il sito possa essere utilizzato anche per trattare i rifiuti solidi urbani. “Anche la scelta del sito ci lascia davvero perplessi – aggiunge Ranucci – Costruire un nuovo impianto in un’area, che, come tutta la Tuscia, è a forte vocazione agricola e turistica, metterà ulteriormente a rischio la presenza di turisti e pellegrini in questo caso. Non dimentichiamo, infatti, che la struttura non solo sarà realizzata nei pressi delle terme del “Bagnaccio”, ma anche dal teatro romano di Ferento e a poco più di un chilometro dalla via Francigena, che con il Giubileo sarà piena di pellegrini, ai quali offriremo una vista davvero mortificante con i lavori che saranno in corso e centinaia di camion che transiteranno al giorno in quell’area”.

Quello che Coldiretti Viterbo continua a chiedere, inoltre, è un monitoraggio del territorio e una regolamentazione che possa individuare attraverso un piano vincolistico quelle che sono le aree non idee all’installazione degli impianti che producono energie rinnovabili.

“Bisogna mettere un freno all’installazione selvaggia di pannelli fotovoltaici a terra – conclude Ranucci – che mangiano suolo agricolo produttivo, così come alle pale eoliche. Come Coldiretti con le nostre battaglie siamo riusciti ad ottenere importanti risultati, puntando all’installazione del fotovoltaico sui tetti dei capannoni. Proseguiremo a mantenere alta l’attenzione nella Tuscia, dove il futuro agricolo continua ad essere messo a rischio così come le sue produzioni di pregio, la sua vocazione turistica e culturale, che abbiamo il dovere di difendere dalle continue minacce, che continua ad arrivano da più parti, alle quali si aggiunge anche la volontà di trasformare questo territorio anche in un deposito di scorie nucleari”.




Il presepe tra presente e futuro: consegnata da Confartigianato e Coldiretti al vescovo Orazio Francesco Piazza la statuina 2024

VITERBO – Consegnata questa mattina al vescovo di Viterbo, monsignor Orazio Francesco Piazza, la statuina del presepe 2024 realizzata da Confartigianato e Coldiretti, in collaborazione con Fondazione Symbola. Come ogni anno, a omaggiare il vescovo della diocesi di Viterbo c’erano i rappresentanti territoriali di Confartigianato Viterbo, il presidente Michael Del Moro e il segretario Andrea De Simone, e di Coldiretti Viterbo, il vicepresidente Leonardo Belcapo. Venerdì 20 dicembre prevista la consegna anche al vescovo della diocesi di Civita Castellana, monsignor Marco Salvi.

Obiettivo dell’iniziativa è quello di aggiungere al presepe figure che ci parlino del presente ma anche del futuro. Quest’anno la statuina rappresenta un’artigiana del settore caseario, simbolo della qualità del cibo made in Italy e dei saperi che lo valorizzano. La scorsa settimana la statuina del presepe 2024 è stata consegnata dal presidente di Confartigianato, Marco Granelli, da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, e dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, anche al presidente della CEI, cardinal Matteo Zuppi.

Le statuine sono state distribuite su tutto il territorio nazionale e consegnate ai vescovi delle diocesi italiane. Il presepe è una delle tradizioni che trasmette speranza e serenità anche nei momenti difficili che stiamo attraversando, è la “buona novella” che diventa presente e significa rinascita, mettersi in cammino, stare vicini alle persone e al territorio, includere, è la famiglia. Con la spinta delle energie vere e buone raccolte sotto l’egida del Manifesto di Assisi, Fondazione Symbola, Confartigianato, Coldiretti con l’affiancamento della fondazione Fratelli Tutti vogliono portare un loro contributo, volto a diffondere la straordinaria attualità e forza di questa narrazione gentile.
Il Presepe è la rappresentazione della nascita di Gesù, ma attraverso i suoi personaggi serve anche a raccontare la realtà della vita di tutti i giorni e quindi insieme al Bambinello troviamo fra gli altri, artigiani, casalinghe, filatrici, agricoltori, pastori e gli animali. Per rafforzare l’attualità di questo messaggio aggiungiamo ogni anno nuove figure e nuovi mestieri. Nel 2020 la statuina rappresentava un’infermiera, nel 2021 un imprenditore digitale, nel 2022 una florovivaista, nel 2023 un maestro imprenditore e il suo apprendista, quest’anno un’artigiana casearia.

Con l’immagine di un’imprenditrice artigiana del settore caseario, quest’anno Confartigianato, Coldiretti e Fondazione Symbola hanno voluto portare nel presepe il simbolo della qualità manifatturiera made in Italy, del bello, buono e ben fatto in Italia. La statuina, realizzata in cartapesta dal maestro presepista leccese Claudio Riso, rappresenta la cura nella selezione delle materie prime, il rigoroso controllo dei processi di lavorazione, la certificazione e la tracciabilità dei prodotti. Tutti aspetti che, guidati dall’intelligenza artigiana, determinano l’affidabilità, la sostenibilità e l’eccellenza delle nostre specialità alimentari, realizzate nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.




Cambio della guardia a Coldiretti Viterbo tra il direttore Sara Paraluppi e Andrea Marconi

VITERBO – Dopo tre anni e mezzo alla guida di Coldiretti Viterbo, Sara Paraluppi, già direttore della federazione regionale del Lazio da 7 anni, con una lunga carriera di oltre 26 anni, segnata da importanti ruoli di responsabilità, lascia la guida della federazione della Tuscia ad Andrea Marconi, ravennate di 59 anni, perché chiamata a ricoprire nuovi incarichi in Confederazione.

“Sono stati tre anni intensi – spiega il direttore uscente di Coldiretti Viterbo, Sara Paraluppi – in cui ci siamo battuti per far rispettare i diritti dei nostri imprenditori agricoli, valorizzare e tutelare un territorio straordinario come la Tuscia, minacciato dall’installazione selvaggia di pannelli solari e pale eoliche, scelto come deposito delle scorie nucleari. Decisione che abbiamo fortemente contrastato. Lascio la direzione ad un valido collega a cui auguro buon lavoro”.

Il nuovo direttore di Coldiretti Viterbo, Andrea Marconi, da trent’anni in Coldiretti, ha lavorato nell’area tributaria e fiscale come Coordinatore Regionale dell’Emilia e dell’area della Romagna, di docenza e formazione interna alla Confederazione e presso vari centri di formazione.

“Proseguirò in continuità – spiega il nuovo direttore Marconi – l’eccellente lavoro svolto dal direttore uscente, Sara Paraluppi, alla quale rivolgo i miei auguri per il nuovo importante incarico che sarà chiamata a ricoprire. Viterbo e Latina rappresentano le province del Lazio con più elevata tradizione agricola e particolare attenzione verrà data alla filiera corilicola, che rientra al momento tra quelle più sofferenti nella Tuscia con un calo di produzione di oltre il 50%, ma anche alla produzione di castagne, al settore vitivinicolo e oleario, che rappresentano una vera eccellenza oltre alle numerose produzioni Dop e Igp. Ascolto del territorio e spazio ai giovani imprenditori agricoli rientrano tra le mie priorità”.




Santa Rosa, Coldiretti Viterbo porta le eccellenze della Tuscia in Prefettura

VITERBO – Un trionfo di sapori ed eccellenze enogastronomiche della Tuscia al tradizionale appuntamento in Prefettura, che anche quest’anno in accordo con Arsial, è stato organizzato da Coldiretti Viterbo, in collaborazione con Ance Viterbo, per celebrare la Festa di Santa Rosa, alla presenza delle istituzioni, sia del territorio che nazionali, che hanno potuto degustare i prodotti tipici locali. Tozzetti e nocciole pralinate della Tuscia, tra le prelibatezze presenti, oltre ai formaggi di capra e di pecora o i prodotti tipici della norcineria viterbese, come il capocollo.

Un appuntamento emozionante caratterizzato quest’anno da tante novità, come l’esordio della nuova Macchina di Santa Rosa “Dies Natalis”, progettata dall’architetto Raffaele Ascenzi, alta 30 metri dal peso di 50 quintali, con 49 statue diverse una dall’altra e mille luci, che ha illuminato il suo percorso tra le vie della città. Un evento che ha affascinato ed emozionato una folla di fedeli e curiosi, arrivati da tutta Italia per assistere al trasporto a spalla della statua dai facchini guidati da Luigi Aspromonte, in sostituzione dello storico Sandro Rossi, impossibilitato per un problema di salute.

“Un evento che ci consente di valorizzare e promuovere i prodotti tipici del nostro territorio – spiega la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci – e le tradizioni custodite dalle aziende, che con passione li producono, tramandando ricette e segreti di generazione in generazione. E proprio la tradizione è tra gli elementi che caratterizzano questa celebrazione per tutti noi così importante”. 

Vini e spumanti della Tuscia, le immancabili le nocciole dei Monti Cimini, formaggi, salumi e porchetta, ma anche l’olio, i legumi, la pasta fatta in casa con i cereali che si coltivano nel viterbese e i dolci, tra le eccellenze a Km0 presenti all’evento.

“Vorrei rivolgere un ringraziamento ad Arsial e anche ad Ance Viterbo – conclude Ranucci –  che con noi ha organizzato la cena per le autorità ospiti della Prefettura. Per Coldiretti è un grande piacere essere coinvolti nella fase organizzativa dei festeggiamenti in un’occasione così sentita”. 

 




Il cordoglio di Coldiretti Viterbo per la scomparsa dello storico presidente Franco Bruni

VITERBO – Coldiretti Viterbo esprime il cordoglio per la scomparsa dell’onorevole Franco Bruni, storico presidente della federazione provinciale per 37 anni dal 1961 al 1998.

“Esprimiamo la nostra sincera vicinanza alla famiglia del compianto presidente Francesco Bruni – dice Maria Beatrice Ranucci alla guida di Coldiretti Viterbo – il suo è stato un contributo fondamentale per l’agricoltura e per gli agricoltori della Tuscia. A nome mio e di tutta la federazione provinciale che rappresento, porgo le più sentite condoglianze ai suoi familiari”. 

Francesco Bruni è venuto a mancare oggi all’età di 95 anni. Nella sua prestigiosa carriera ha ricoperto importanti ruoli istituzionali come quello di deputato dal 1979 al 1974, ma è stato anche presidente della Commissione Agricoltura, e presidente della Provincia, assessore regionale e sindaco di Capodimonte.

“Perdiamo un grande amico – conclude la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci – ma anche un punto di riferimento per noi e per i nostri agricoltori. Un uomo di grande valore e dai solidi principi, che ha lavorato sempre con grande impegno e dedizione per garantire la crescita del nostro territorio”.




Coldiretti Viterbo, maxi fattoria in piazza per gli alunni di Civita Castellana

ROMA – Laboratori didattici, educazione alimentare, realizzazione di piccoli orti e tanto divertimento per gli oltre cinquecento bambini delle scuole e degli istituti comprensivi di Civita Castellana con gli animali della maxi “Fattoria in Piazza”. Un evento, quello organizzato nell’anfiteatro Falerii Veteres, da Coldiretti Viterbo in collaborazione con il Comune e la Pro Loco, che ha consentito ai bambini di prendere parte alle attività e di osservare e giocare con asinelli, maialini, pony, agnellini, galline, vitelli, caprette, cavalli, pecore, lumache, e api.

“Quella di oggi è stata una bellissima giornata di divertimento e formazione – spiega la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci – per gli studenti delle scuole di Civita Castellana accompagnati dai loro docenti. Grazie alla collaborazione di Comune, Pro Loco e delle nostre aziende agricole, custodi del Made in Italy, abbiamo dato vita ad un evento che ha tra gli obiettivi proprio quello di insegnare ai nostri bambini, quanto sia importante un’alimentazione sana e genuina. Questa manifestazione, infatti, rientra nel progetto di “Educazione alla Campagna Amica”, che le nostre Donne Impresa di Coldiretti svolgono costantemente anche nelle scuole del territorio”. 

Grande partecipazione ed entusiasmo per i laboratori organizzati dalla Pro Loco e dall’ufficio di Civita Castellana di Coldiretti Viterbo, tra i quali anche quelli realizzati da Coldiretti Donne Impresa, con la responsabile provinciale Cinzia Frezza e Chiara Maggiorelli, nell’ambito del progetto di “Educazione alla Campagna Amica”, che hanno consentito ai più piccini di impastare e realizzare degli orti con le piantine aromatiche, la passata di pomodoro e i formaggi. I bambini hanno potuto assaggiare anche i prodotti a km0 come olio, miele e creme presenti negli stand dimostrativi, per capire l’importanza del Made in Italy e di prediligere i prodotti genuini.

Numerose le aziende coinvolte nell’evento che hanno contribuito a rendere speciale questa giornata tra le quali La Fescennina di Antonio Sciardiglia con la loro crema di nocciole, l’olio e le bruschette dell’azienda agricola Raganelli Nicola e il formaggio dell’azienda agricola Artfarm, che ha portato anche pony e cavalli e poi le lumache e i cosmetici bio realizzati dell’azienda Bio Helix Tuscia di Andreina Pasquali e le pecore dell’azienda Cattani e le capre dell’azienda Tevere Giorgio. Non potevano mancare le marmellate e le creme della Cisterna del Marchionato di Luca Ingegneri, oltre ai maialini dell’azienda The Natural Farm mini Pig di Deborah Petrini o le api di Mario Bernardini di Magliano Sabina e i cavalli dell’azienda agricola Artfarm di Monterosi. Presenti anche i mezzi agricoli dell’azienda Cavalieri Aldo, Fattori Angelo, Cavalieri Emanuele e Maggiorelli Michele e i bovini della fattoria Cavalieri Duilio e Roberto. Tanta curiosità anche per il drone e altri macchinari degli studenti dell’Istituto Agrario.




Caprarola, Coldiretti Viterbo contraria alla realizzazione dei pozzi geotermici

CAPRAROLA ( Viterbo) – “Ancora una volta l’agricoltura viterbese viene messa in serio pericolo. In questo caso la minaccia arriva dalla realizzazione di pozzi geotermici esplorativi a Caprarola, in località li Piani e Servelli, dove ricordiamo che sono presenti produzioni di pregio come la nocciola tonda gentile romana Dop”. Così la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci. 

“Come se non bastasse la deturpazione provocata dalle pale eoliche e dall’installazione selvaggia dei pannelli solari a terra – prosegue Ranucci – che sottraggono suolo agricolo produttivo o la volontà di trasformare la Tuscia in un deposito di scorie nucleari, ora per il nostro territorio arriva un ulteriore pericolo, che mette a rischio la salute dei cittadini, le produzioni agricole e la vocazione turistica di tutta l’area”.

L’allarme lanciato da Coldiretti Viterbo anche al Tavolo tecnico al Comune di Caprarola. Quest’ultimo ha espresso parere di assoluta contrarietà al progetto di ricerca di risorse geotermiche, per le stesse motivazioni condivise dalla federazione provinciale di Coldiretti, che vanno dal rischio di eventi sismici, che potrebbero essere causati dalle attività di estrazione geotermica, all’inquinamento delle falde acquifere provocati dall’arsenico, il mercurio, metalli pesanti e altre sostanze nocive, determinato dai fluidi reiniettati a forte pressione nel sottosuolo e dalla loro risalita attraverso le fratture del terreno e il possibile abbassamento delle falde acquifere e il disseccamento dei pozzi circostanti.

“Sono diversi i fattori che ci preoccupano – continua la presidente Ranucci – e se si verificassero, sarebbero inevitabili e gravissime le ripercussioni sull’approvvigionamento idrico, sia per i centri abitati che per i noccioleti, che in quell’area vengono coltivati su centinaia di ettari di terreno. Stiamo parlando di una produzione di alta qualità che rappresenta anche una fonte di reddito primaria per il territorio e non possiamo mettere a rischio un’eccellenza che determinerebbe anche un danno enorme all’economia locale, compromettendo un intero sistema, il futuro delle aziende agricole e posti di lavoro”.

A testimoniarlo l’abbassamento del livello delle falde acquifere e il disseccamento dei pozzi circostanti sono anche le misurazioni effettuate dal CNR in Toscana, nella zona dell’Amiata, dove insiste una vasta installazione geotermica. Qui si è dimezzato il volume della quantità di acqua presente nel sottosuolo e la falda si è abbassata di oltre 200 metri. Coldiretti Viterbo cita nuovamente, così come abbiamo più vote sottolineato per l’installazione dei pannelli solari a terra, il decreto legislativo 387/2003, il quale prevede che nell’ubicazione di tali impianti, “si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”.

La salubrità dell’aria sarebbe ugualmente compromessa, così come dimostrano i dati dell’Arpat, l’Agenzia per l’Ambiente della regione Toscana, in merito alla quantità di tonnellate di acido solforico, ammonio, acido borico e anidride carbonica rilasciati in un anno nell’atmosfere, così come i chili di arsenico e mercurio.

“Non c’è solo la vocazione agricola del territorio – conclude Ranucci – ad essere compromessa dalla realizzazione dei pozzi geotermici, ma anche quella storico culturale, ambientale e turistica con la presenza di monumenti di rilevante importanza quali il Palazzo e la Villa Farnese, che richiama visitatori da tutto il mondo e vennero scelti come residenza estiva da Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e dall’allora Principe Carlo d’Inghilterra, negli anni novanta, come sede dei corsi estivi della sua scuola di Architettura e come sua personale residenza. L’attività geotermica si svolgerebbe, inoltre, a ridosso del Lago di Vico di elevato valore turistico e ambientale”.




Fotovoltaico ed eolico, Ranucci: “Fonti rinnovabili dannose per l’agricoltura”

VITERBO – «Mi chiedo con quale coscienza e con quanta leggerezza l’associazione Gis, (Gruppo Impianti Solari), riesca ad affermare che sia una “convinzione diffusa, ma falsa, quella che le energie rinnovabili rubino suolo all’agricoltura e non tutelino la biodiversità”». Così la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci, risponde all’associazione Gis (Gruppo impianti Solari), che con una nota stampa ha replicato alla richiesta da parte di Coldiretti Viterbo alla Regione Lazio di un confronto urgente su quanto sta accadendo nella Tuscia in merito all’installazione di pannelli fotovoltaici a terra e pale eoliche. 

«Le nostre non sono delle semplici e pretestuose “convinzioni”, ma certezze supportate da strumenti normativi nazionali e regionale, oltre che da studi scientifici. Ci basiamo sui fatti e i fatti ci dimostrano che il nostro territorio è sotto attacco e sta vivendo una vera e propria minaccia, che riguarda l’agricoltura, il turismo e la crescita economica».

È un fatto che le pale eoliche in progettazione superano le 200 unità e si tratta si strutture che possono superare i 250 metri di altezza. La Tuscia risulta essere la prima provincia del Lazio e tra le prime in Italia, per presenza di pannelli solari che ha raggiunto il 78,08% contro il 13,70%, il 6,58% di Roma, per arrivare all’1,64% di Frosinone e allo 0 di Rieti. 

È un fatto che la superficie occupata dal fotovoltaico a terra è pari al 50% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), con oltre 950 ettari. Ed è un fatto che “il cumulo degli impianti FER installati e autorizzati, in particolare nella Provincia di Viterbo, rappresenta una elevata criticità per la sostenibilità ambientale di ulteriori eventuali iniziative, in relazione all’equilibrio tra le vocazioni territoriali e gli obiettivi energetici”, così come si legge nella delibera di Giunta della Regione Lazio 171/2023, la stessa in cui troviamo “un criterio di proporzionalità e sussidiarietà tra province, tale da consentire, in ogni singola provincia, lo sviluppo delle FER esclusivamente fino a un massimo del 50% del totale autorizzato espresso in MWp dell’intera Regione”.

«E’ impossibile sostenere – prosegue Ranucci – così come ha fatto l’associazione Gis, che “i pannelli non pregiudicano l’uso agricolo delle superfici e che anzi ne contribuiscono alla valorizzazione della flora e della fauna locale”, perché è stato ampiamente dimostrato che bisogna prendere anche in considerazione gli effetti prodotti dal tipo di lavorazioni effettuate nella fase di cantiere e durante la manutenzione in primis diserbo e compattazione. Operazioni che protratte nel tempo, portano ad una progressiva ed irreversibile riduzione della fertilità del suolo, aggravata dall’ombreggiamento pressoché costante del terreno nel caso di pannelli fissi».

Ed è un fatto che questo determinerà la mancanza di due degli elementi principali per il mantenimento dell’equilibrio biologico degli strati superficiali del suolo, ovvero la luce e l’apporto di sostanza organica, con il conseguente impoverimento della componente microbica e biologica del terreno. Il rischio concreto è che questi suoli, a seguito della dismissione degli impianti, non saranno restituibili all’uso agricolo, se non a costo di laboriose pratiche di ripristino della fertilità, che richiedono molto tempo e importanti investimenti.

È un fatto che i commi 3 e 5 dell’articolo 20 del d.lgs. 199/2021 stabiliscano tra i principi generali per l’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, della minimizzazione degli impatti sull’ambiente.

Si legge, “3. Ai sensi dell’articolo 5, comma 1, lettere a) e b), della legge 22 aprile 2021, n. 53, nella definizione della disciplina inerente le aree idonee, i decreti di cui al comma 1, tengono conto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici, privilegiando l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, nonché di aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, e verificando l’idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità̀ delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, nonché tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa”. 

«A rischio naturalmente sono anche i posti di lavoro – conclude Ranucci – che le imprese agricole non saranno più in grado di garantire, se non si metterà un freno a questa scellerata installazione di impianti fotovoltaici a terra e pale eoliche. Così come saranno a rischio tutte quelle strutture ricettive, agrituristiche e di ristorazione, perché il nostro territorio a forte vocazione turistica, perderà l’interesse che riscuote ora e lo stesso varrà per il mercato immobiliare. Ci preoccupano fortemente anche tutte quelle numerose produzioni di pregio che troviamo nella Tuscia dallabbacchio romano Igp alla nocciola romana Dop, dall’Olio extravergine di Olivia Tuscia Dop ai vini, fino alla lenticchia di Onano Igp e lasparago verde di Canino Igp. Ribadiamo che non siamo contro l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, ma quello che proponiamo da sempre è di posizionarli sui tetti dei capannoni per non consumare suolo agricolo produttivo».




Nucleare, Coldiretti Viterbo: “Ennesimo sfregio alla Tuscia dopo pannelli fotovoltaici a terra e pale eoliche”

“Non è possibile pensare di dislocare 21 aree delle 51 individuate a livello nazionale, tutte in un’unica regione e addirittura in un’unica provincia. Questo significa distruggere la Tuscia, un territorio già fortemente compromesso dalla presenza di pannelli solari a terra e pale eoliche. Non lo permetteremo”. Così la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci, in merito alla pubblicazione da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica della Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai), elaborata da Isin e Sogin, che individua in Italia le aree idonee alla realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il parco tecnologico.

Le 21 aree individuate nel Lazio si trovano tutte nel Lazio e solo nella Tuscia. “Una scelta dannosa per l’agricoltura – aggiunge Ranucci – che a Viterbo e provincia ospita produzioni di pregio e per lo sviluppo di un territorio a forte vocazione turistica, come è quello della Tuscia. Ricco di storia e cultura. Ci siamo fortemente opposti fin dall’inizio a questa scelta e continueremo a farlo”.

Da non trascurare neanche il problema del consumo di suolo che nella Tuscia ha già raggiunto oltre 16.600 ettari consumati sono. Secondo i dati Ispra, proprio a Viterbo e provincia è presente il 78,08% di pannelli solari e centrali eoliche del Lazio, che fanno collocare Viterbo al quinto posto in Italia per produzione di energia solare. Solo negli ultimi 12 mesi il consumo di suolo nel Lazio è stato di 485 ettari, di cui 103 a Viterbo e provincia.

“Ad essere compromessa è la forte vocazione – prosegue Ranucci – non solo agricola e agroalimentare, ma anche turistica di un territorio espressione di un patrimonio ricco di tradizioni. Nelle aree interessate dalla realizzazione dei depositi dei rifiuti e dei nuovi impianti fotovoltaici a terra e pale eoliche, sono presenti produzioni di pregio con denominazione di origine e indicazione geografica”. Tra queste troviamo l’abbacchio romano Igp o l’agnello del Centro Italia Igp; la nocciola romana Dop; il vitello bianco dell’Appennino centrale Igp; l’Olio extravergine di Olivia Tuscia Dop; l’Igp Olio di Roma; il Pecorino Romano DOP e il Pecorino Toscano Dop; i salamini italiani alla cacciatora Dop; i vini Doc Colli Etruschi Viterbesi ed Est! Est!! Est!!! di Montefiascone; la lenticchia di Onano Igp e l’asparago verde di Canino Igp, che è la denominazione numero 30 fra le Dop e Igp del cibo per il Lazio.

Proprio nelle scorse settimane Coldiretti Lazio ha scritto alla Regione per chiedere un confronto urgente volto ad avviare interventi immediati e risolutivi per arginare il problema relativo all’ulteriore installazione a Viterbo di impianti fotovoltaici a terra e pale eoliche, che stanno continuando a deturpare il territorio, mettendo a rischio il futuro delle aziende agricole e dei posti di lavoro che queste garantiscono. “Ora – conclude Ranucci – ci troviamo a dover affrontare un’ulteriore sfregio a questo territorio. Come se non fosse già ampiamente minacciato dalle fonti di energia rinnovabile che consumano suolo agricolo produttivo”.

Viterbo è la prima provincia del Lazio per presenza di pannelli solari, e la superficie occupata dal fotovoltaico a terra è pari al 50% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), con oltre 950 ettari. Non solo, la provincia è in testa anche alla produzione da impianti eolici con 133,3 Gwh pari al 90% dell’intera regione. Sono già presenti centinaia di pale eoliche alte 250 metri e la Tuscia è stata scelta anche per sperimentare le nuove pale eoliche alte 300 metri.

 

 

 




Riconoscimento Igp Asparago Verde di Canino, Coldiretti: “Grande opportunità del territorio”

CANINO ( Viterbo) – Salgono a 326 i prodotti italiani Dop, Igp e Stg protetti a livello europeo con il via libera della Commissione Europea all’iscrizione nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette del nome “Asparago verde di Canino” Igp, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dopo la richiesta presentata dall’Italia.

L’asparago verde di Canino Igp è la denominazione numero 30 fra le Dop e Igp del cibo per il Lazio, che è la settima regione per numero di Dop e Igp del cibo e del vino con 66 prodotti certificati. Un comparto quello del cibo Dop e Igp che nel Lazio conta oltre 64 milioni di euro con quasi 4 mila operatori che lavorano nel settore e una crescita che sfiora il 20%.

Il riconoscimento dell’Igp ottenuto per l’Asparago Verde di Canino – spiega la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci – rappresenta un’opportunità di crescita e un grande risultato per il nostro territorio, che si orienta verso una progettualità di più ampio respiro nel valorizzare e tutelare il lavoro dei nostri produttori. Al tempo stesso questo riconoscimento distingue la produzione viterbese e la propria distintività”.

Di colore verde su tutto il gambo con sfumature violacee all’apice, l’Asparago verde di Canino Igp, viene prodotto nella Tuscia Viterbese in un’area che comprende i comuni di Arlena di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tarquinia e Tuscania. Rappresenta un’eccellenza gastronomica per il territorio e si caratterizza per un sapore dolce e una bassa flessibilità dei turioni che rende la parte inferiore del cambio polpo a commestibile come tutto il resto dell’ortaggio a differenza di altri asparagi. Proprio la sua assenza di scarto e l’uniformità di tutta la arte edule, viene definito “mangiatutto”. Ricco di potassio, magnesio, ferro, che ne influenzano la colorazione.

Tra i prodotti Dop viterbesi troviamo le Castagne di Vallerano, l’Olio di Canino, la Nocciola romana, l’Olio Tuscia, il Pecorino Romano e Toscano, la Ricotta romana  e i salami italiani alla cacciatora e tra quelli Igp l’Abbacchio Romano, l’Agnello del Centro Italia, il Carciofo romanesco del Lazio, il Vitellone Bianco dell’Appennino centrale, le Patate dell’Alto Viterbese, l’Olio di Roma  e la Lenticchia di Onano.




Santa Rosa, Coldiretti Viterbo porta i sapori della Tuscia all’evento religioso

VITERBO – Ci saranno anche i sapori della Tuscia all’evento religioso più atteso della Tuscia. Anche quest’anno Coldiretti Viterbo valorizzerà i prodotti locali in occasione della Festa di Santa Rosa. La federazione provinciale ha accolto l’invito della prefettura a collaborare insieme ad Ance, all’organizzazione dei festeggiamenti. “E’ un modo per noi – spiega la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci – di valorizzare i prodotti tipici del nostro territorio. Abbiamo accolto con grande piacere l’invito a prendere parte all’organizzazione di una manifestazione così sentita”.

Non solo nocciole dei Monti Cimini, ma anche frutta e verdura fresca di stagione, salumi tipici della norcineria viterbese, porchetta della Tuscia, formaggi e vini, insieme all’olio, sono solo alcune delle eccellenze, che saranno presenti in Prefettura e presentate alle istituzioni nell’evento religioso più atteso di domani.

“E’ per noi un’occasione importante per valorizzare i prodotti locali – prosegue la presidente Ranucci –  che racchiudono la storia del nostro paese e per le aziende che ne sono custodi, insieme alle tradizioni che tramandano di generazione in generazione”. 

Le eccellenze a KM0 che saranno presenti all’evento sono sempre disponibili nei mercati di Campagna Amica, dove i produttori instaurano un rapporto di fiducia con i consumatori, che hanno la possibilità di conoscere e tracciare i prodotti locali. Prodotti che dalle campagne arrivano direttamente sulle nostre tavole.




Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci eletta nuovo presidente

VITERBO – Cambio al vertice di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci subentra al presidente in carica, Mauro Pacifici, che continuerà a ricoprire importanti ruoli di consigliere di Consorzi Agrari di Italia, vice presidente del Consorzio agrario del tirreno, componente della Giunta di Camera di Commercio Rieti-Viterbo.

Presente all’assemblea per il rinnovo delle cariche anche il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri. 

Nella federazione provinciale della Tuscia dal 2018, prima nel collegio dei Revisori dei Conti e poi in Donne Impresa, Maria Beatrice Ranucci lascia la guida della sezione di Coldiretti Viterbo per iniziare un nuovo importante percorso. La passione per l’agricoltura le è stata trasmessa dal papà sin da piccola. E proprio grazie ad una scommessa con il padre, si trova oggi alla guida dell’azienda di famiglia “Casetta Palagi”, nei Monti Cimini, che si occupa della produzione di castagne e nocciole.

“Ringrazio la federazione provinciale e regionale per la fiducia che è stata riposta in me – spiega  la neopresidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci – è un onore poter ricoprire questo ruolo. Sono sicura che lavoreremo in sinergia, così come è nello spirito di Coldiretti Viterbo, per tutelare il nostro territorio, la sua biodiversità e le ricchezze storiche e naturali che lo contraddistinguono. Continueremo ad impegnarci per la valorizzazione e la promozione dei prodotti tipici, che racchiudono le nostre tradizioni e la storia delle aziende agricole, le quali rappresentano una ricchezza culturale e un volano per l’economia. Un ringraziamento speciale al mio predecessore, Mauro Pacifici, per l’impegno che ha contraddistinto il suo mandato e gli obiettivi raggiunti in questi anni. Traguardi importanti realizzati in un lungo percorso segnato da ottimi risultati, come dimostra il consolidamento dei soci di Coldiretti Viterbo”.

Una laurea in giurisprudenza, dopo la maturità classica e tanti interessi che spaziano dal mondo dell’arte allo sport. E’ mamma di un figlio di 23 anni e da sempre coniuga lavoro e famiglia.

“A Maria Beatrice – spiega il presidente uscente, Mauro Pacifici – che ha già dimostrato grande competenza nei ruoli ricoperti all’interno di Coldiretti Viterbo, i miei auguri di buon lavoro e quelli di tutta la federazione, che ho avuto l’onore di guidare in questi anni. E’ stato un percorso per me davvero importante, segnato da una crescita personale e da un’evoluzione del settore agricolo, che è sempre in continua crescita. Un’innovazione che è diventata una sfida per le nostre imprese, sempre più all’avanguardia e pronte a sperimentare nuove tecnologie applicate all’agricoltura. Aziende che hanno dovuto affrontare periodi difficili, come quello della pandemia, l’aumento dei costi delle materie prime e i cambiamenti climatici, ma non si sono mai arrese. Noi, in questi anni, abbiamo sempre combattuto al loro fianco, abbiamo lavorato per la promozione e valorizzazione dei loro prodotti, che rappresentano la nostra distintività. La Tuscia è un territorio ricco di storia e tradizioni di cui i nostri agricoltori sono custodi. Lascio la guida della federazione in ottime mani”. 

Al termine dei lavori assembleari di rinnovo cariche è intervenuto il consigliere regionale Daniele Sabatini, che ha ha parlato dei cambiamenti climatici e  delle loro conseguenze, ma anche degli interventi che è possibile avviare, soffermandosi sull’importanza degli agricoltori a regimare i territori e ha portato i saluti dell’onorevole Mauro Rotelli, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici alla Camera dei Deputati, che ha rinnovato il suo pieno supporto al settore agricolo.  Presente anche il presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, che ha sostenuto la costante collaborazione tra Coldiretti Viterbo e l’amministrazione provinciale, che auspica continui con i risultati proficui che ci sono sempre stati. A dare il benvenuto alla nuova presidente delle federazione provinciale di Coldiretti, Maria Beatrice Ranucci, anche il sindaco di Viterbo, Chiara Frontini.




Coldiretti Viterbo contro i mega impianti fotovoltaici nella Tuscia

VITERBO – Un fermo “no” di Coldiretti Viterbo alla realizzazione di due nuovi impianti fotovoltaici a terra nella Tuscia previsti a Montefiscone e Cellere della potenza di 42,7 Mwp in località Pozza e Spessitella e della potenza di 75 Mwp nel Comune di Cellere. Via libera dunque agli espropri di circa 100 ettari di terreni suddivisi tra 10 comuni della Tuscia.

“Siamo seriamente preoccupati – spiega il presidente della federazione provinciale, Mauro Pacifici – nelle aree interessate dai nuovi progetti, sono presenti produzioni di pregio con denominazione di origine e indicazione geografica”. 

Tra queste l’abbacchio romano Igp o l’agnello del Centro Italia Igp, la mortadella di Bologna Igp, la nocciola romana Dop, il vitello bianco dell’Appennino centrale Igp, l’Olio extravergine di Olivia Tuscia Dop e ancora il Pecorino Romano DOP e il Pecorino Toscano Dop, così come i salamini italiani alla cacciatora Dop, i vini Doc Colli Etruschi Viterbesi ed Est! Est!! Est!!! di Montefiascone oltre al vino Igt Lazio.

“Coldiretti Viterbo è da sempre contraria al consumo di suolo agricolo produttivo per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra – prosegue Pacifici – Una situazione che ha causato enormi speculazioni della valorizzazione di affitti e costi dei terreni, oltre a contenere la produzione agricola, sfavorendo la sovranità alimentare. Il Comune di Viterbo ha una superficie agricola importante, che rischia di perdere la sua potenzialità produttiva con una conseguente perdita di una economia locale con indotto e posti di lavoro di grande valore”. 

Secondo i dati Ispra nella Tuscia è presente il 78,08% di pannelli solari e centrali eoliche, collocando così al quinto posto in Italia per produzione di energia solare, mente a Latina si raggiunge il 13,07% e a Roma il 6,58%, per arrivare all’1,64% di Frosinone seguito Rieti, dove è pari a zero.

“E’ urgente intervenite per correggere questa situazione – continua Pacifici – Ribadiamo il nostro impegno a condividere il massimo sforzo possibile per conseguire gli obiettivi di un’agricoltura circolare e ad impatto climatico zero, ma condizione essenziale resta quella di fermare la frammentazione del territorio. 

Così come ribadiamo che non siamo assolutamente contrati alle energie rinnovabili e anzi, siamo certi che possano contribuire allo sviluppo della dimensione multifunzionale delle imprese agricole, come nel settore del biogas-biometano, che ha conosciuto un’importante accelerazione verso la transizione energetica. Non siamo contrati all’uso del fotovoltaico, ma abbiamo proposto soluzioni alternative per superare questo problema, come quella di installare i pannelli solari sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole”.

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A Canino “Olivo & Olio” per valorizzare le eccellenze locali con degustazioni Unaprol

VITERBO – Grande partecipazione a Canino per “Olivo & Olio” con una masterclass di avvicinamento all’olio Evo con degustazioni guidate dal Direttore Generale di Unaprol, Nicola Di Noia. L’evento, che si è svolto presso l’Arancera, è stato organizzato da Coldiretti Viterbo e Fondazione EvoSchool e rappresenta la seconda tappa del percorso di valorizzazioni delle eccellenze locali che lo scorso dicembre aveva preso il via da Montefiascone.

“L’olio della Tuscia rappresenta una grande realtà per la nostra regione – spiega il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici – e quest’anno è al primo posto per la produzione nel Lazio. In questo panorama Canino ha un ruolo fondamentale grazie alla sua Dop”.

Tra le quattro Dop del Lazio troviamo, infatti, nella produzione della Tuscia proprio l’Olio Extravergine d’oliva “Canino”, dal colore verde smeraldo con riflessi dorati, presente prevalentemente nei comuni di Canino, Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Tessennano, Tuscania, Montalto di Castro e l’Olio Extravergine della Tuscia in tutta la provincia di Viterbo.

“Abbiamo intrapreso già lo scorso dicembre in collaborazione con Unaprol – aggiunge Pacifici – un percorso di valorizzazione delle nostre eccellenze con la manifestazione “Olivo & Olio” partita da Montefiascone. Un settore, quello olivicolo, che deve essere sostenuto anche a fronte dei rincari che deve fronteggiare, sia quelli diretti che indiretti, determinarti dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime”. 

Aumenti che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica.




Viterbo, Coldiretti: “Sentenza unica del Consiglio di Stato restituisce il Consorzio di Bonifica Etruria Meridionale e Sabina ai territori”

VITERBO – “Una provvedimento che genera stabilità del Consorzio di Bonifica Etruria Meridionale e Sabina, consente all’Ente di continuare a fare investimenti, fondamentali in un momento storico come quello che stiamo vivendo, a fronte degli aumenti dei costi legati ad acqua ed elettricità, ma allo stesso tempo, restituisce finalmente il Consorzio a tutti i cittadini e agli agricoltori”. Così il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici, commenta la sentenza emessa ieri dal Consiglio di Stato, che ancora una volta ha accolto il ricorso presentato dalla lista “La Bonifica” contro “Agricoltori Riuniti”.

Una storia costellata di procedimenti legali che si sono susseguiti in questi ultimi due anni e si conclude con una storica sentenza, che esclude contrapposizione tra le norme dello Statuto e quelle del Regolamento del Consorzio di Bonifica. Una sentenza che esprime un concetto sempre sostenuto da Coldiretti Viterbo, quello relativo alla “rappresentatività dei territori dei consorzi oggetto della fusione”, si legge nel provvedimento, che dunque “non può che riferirsi ai territori delle diverse province, poiché i consorzi fusi ricomprendevano comuni appartenenti a province diverse, per cui rappresentare i territori nelle liste significa rappresentare le diverse province cui i territori appartengono”. 

“E’ proprio il principio di inclusività che emergere da questa sentenza – prosegue Pacifici – è quello che maggiormente rappresenta la nostra visione del Consorzio. L’inclusività deve sempre essere al primo posto per noi, così come la disponibilità e la capacità di coinvolgere tutti gli agricoltori. Questo non è mai accaduto in passato e lo dimostra anche la scarsa affluenza alle elezioni dei componenti del Consiglio di Amministrazione del Consorzio, pari a solo il 3% degli aventi diritto. Ecco perché abbiamo lavorato da soli per raggiungere il nostro obiettivo, che è sempre stato quello di restituire un Consorzio di bonifica che fosse al servizio del territorio e non alla mercé dei singoli”.




“CioccoTuscia”, Coldiretti Viterbo: “Occasione di rilancio per il territorio e le eccellenze enogastronomiche”

VITERBO – Oltre quindicimila visitatori in quattro giorni, otto laboratori didattici e molteplici attività di intrattenimento. E’ il bilancio della tredicesima edizione di “CioccoTuscia”, la manifestazione che si è conclusa a Viterbo. Un Festival, quello organizzato dall’Associazione Culturale Anomis Eventi e da As Eventi e Pubblicità Viterbo, che ha visto anche la partecipazione della federazione provinciale di Coldiretti, presente con le eccellenze enogastronomiche del territorio tra le 25 aziende che hanno preso parte all’evento.

“Coldiretti non poteva mancare – spiega il presidente della federazione di Viterbo, Mauro Pacifici – ad un appuntamento così importante, che ha reso la nostra città protagonista con i prodotti locali di eccellenza. Prodotti che rappresentano un vero e proprio patrimonio espressione della distintività che ci caratterizza e valorizza”. 

Viterbo ha accolto migliaia di turisti nei due fine settimana in cui si è svolta la manifestazione, facendo registrare il tutto esaurito nelle strutture ricettive e i ristoranti, non solo nel cuore del centro storico, dove si è svolto l’evento, ma anche in altre zone della provincia.

“Una boccata di ossigeno per le nostra città – prosegue Pacifici – da sempre a forte vocazione turistica e penalizzata come tutte in questi due anni di pandemia, così come le nostre aziende che a fatica stanno cercando di risollevarsi dalla crisi economica determinata dal Covid e dalle difficoltà che sono subentrate in questi mesi, a causa del conflitto in Ucraina, con le ripercussioni sull’aumento dei costi per le materie prime. Ancora di più in questo momento storico che stiamo vivendo, proprio l’agricoltura ha ulteriormente dimostrato di essere un settore fondamentale per l’economica ed eventi come questi ci dimostrano quanto sia importante valorizzare le eccellenze di questo territorio e promuovere la sua vocazione turistica, per trasformarla in una grande opportunità di rilancio anche per i giovani”. 




Maltempo, Coldiretti Viterbo: “Ingenti danni alle coltivazioni ma si aggrava l’emergenza siccità”

VITERBO – Gravi danni nelle campagne di Viterbo a causa della violenta grandinata che si è abbattuta sulla Tuscia. Totalmente distrutte alcune coltivazioni, tra le più colpite quelle di fagioli, patate e lenticchie. Si registrano danni ingenti a Caprarola e Ronciglione, dove sono stati più ingenti e hanno riguardato anche gli ulivo. Forti grandinate anche a Gradoli, Latera e Valentano.

“Il maltempo ha causato gravi danni con le precipitazioni violente e le grandinate che in queste ore – spiega il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici – si sono abbattute su terreni arsi dalla siccità. Siccità che non è stata minimamente sconfitta dalle piogge e non lo sarà neanche dalle precipitazioni previste per le prossime ore. La situazione resta critica e ora compromessa  anche dai danni causati dal maltempo, che in alcune zone hanno distrutto ettari ed ettari di terreno coltivato soprattutto a fagioli e lenticchie, vere eccellenze della Tuscia”. 

La siccità sta mettendo in ginocchio le aziende agricole già alle prese con l’aumento delle materie prime, il caro carburante e le conseguenze causate dal conflitto in Ucraina. Colpiti i raccolti, dalla frutta alla verdura, le coltivazioni di grano e i foraggi  per l’alimentazione degli animali.

“La pioggia era attesa per combattere la siccità nelle campagne – prosegue Pacifici – ma deve cadere a lungo per essere di sollievo e in maniera costante, non certo con questa intensità e violenza. Questi forti temporali non fanno altro che provocare ulteriori danni, perché in questa situazione i terreni non riescono ad assorbire l’acqua, che si abbatte violentemente sui terreni arsi dalla siccità e tende ad allontanarsi per scorrimento, provocando anche frane e smottamenti”. 

Le campagne italiane sono allo stremo con cali produttivi del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta di oltre 1/5 delle produzioni di frumento tenero, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi.

“Siamo molto preoccupati anche per la vendemmia – conclude Pacifici – che a Viterbo potrebbe far registrare un calo del 50% rispetto allo scorso anno. Calano al dettaglio anche i prezzi di vendita del vino, mentre i costi di produzione a carico delle cantine balzano a causa dei rincari della bolletta energetica e delle materie prime”. A pesare sulla prossima annata sarà un aumento medio dei costi di produzioni del 35%. Per acquistare una bottiglia di vetro le imprese vitivinicole dovranno pagare il 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%.