Recupero ex carcere borbonico di Santo Stefano: accordo Dap-Commissario di governo

LATINA – Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) contribuirà in maniera significativa alle attività e alla promozione del polo culturale che sarà realizzato nell’ex carcere di Santo Stefano-Ventotene (LT), chiuso nel 1965. È quanto prevede l’accordo di partenariato tra il ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Commissario straordinario del governo per il recupero dell’ex carcere borbonico, firmato ieri dal Capo del Dap facente funzioni Lina Di Domenico e dal Commissario straordinario Giovanni Maria Macioce.

Il progetto è regolato dal “Contratto istituzionale di sviluppo” (Cis Ventotene), sottoscritto nel 2017, che prevede un insieme articolato di interventi finalizzati al recupero dell’intero complesso in chiave culturale, museale e didattico-formativa con uno stanziamento di 70 milioni di euro. Dopo le difficoltà legate alla pandemia, il progetto di recupero e valorizzazione è finalmente entrato in una fase concreta grazie al coordinamento del sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano.

Tra gli obiettivi del progetto, che prevede la creazione di un museo e di una Scuola di alta formazione, anche quello di restituire alla memoria collettiva l’evoluzione della cultura carceraria e della concezione della pena, in uno fra i primi edifici carcerari al mondo ad essere stati costruiti secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham.

“Il contributo del Dap riguarderà diversi aspetti”, spiega Lina Di Domenico: “fra questi, l’acquisizione di contenuti artistici realizzati da persone in esecuzione penale da esporre nel Museo che sarà costruito presso il carcere borbonico. Ringrazio il Commissario straordinario per aver voluto questo accordo che cade nel 50° anniversario della riforma dell’Ordinamento Penitenziario, che proprio a Santo Stefano-Ventotene, alla metà degli anni ’50, fu anticipata dall’avvio di una illuminata sperimentazione sul recupero delle persone detenute da parte del direttore Eugenio Perucatti, animato dall’intento di perseguire gli obiettivi del terzo comma dell’art. 27 della Costituzione”.

“Fin dall’inizio del mio mandato – sottolinea Giovanni Maria Macioce – in collaborazione con la mia Struttura, abbiamo ritenuto fondamentale utilizzare parte degli spazi del futuro museo per creare un luogo simbolico dove raccontare la storia passata dell’ex carcere, ma anche il presente e il futuro dei luoghi della pena. In linea con i principi di Progettazione universale e con Icom, il museo di Santo Stefano contribuirà alla crescita culturale della comunità e alla sensibilizzazione delle giovani generazioni a cui il polo culturale di Santo Stefano è dedicato”.

Con l’accordo, il ministero della Giustizia si aggiunge alle istituzioni che hanno sottoscritto il Cis Ventotene: oltre alla Presidenza del consiglio, il ministero della Cultura, il ministero della Sicurezza energetica, la Regione Lazio, il Comune di Ventotene, l’Area marina protetta/riserva naturale statale e l’Agenzia del demanio.




Dap, i dati delle presenze nelle carceri al 30 novembre 2024

MILANO- Più detenuti presenti, meno posti effettivamente disponibili (oltre mille in meno rispetto al dicembre 2022).

Carcere di San Vittore (Foto di Gianni Berengo Gardin/Contrasto).
Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) elaborati e resi noti dal Garante nazionale delle persone private della libertà relativi alla situazione registrata il 30 novembre, i detenuti presenti hanno raggiunto il numero di 62.464 per un tasso di affollamento calcolato su posti effettivamente disponibili del 133%.

Rispetto alla stessa data dello scorso anno la popolazione carceraria è cresciuta di 2.348 unità (+3,8%). Va qui sottolineato anche che, nonostante intenzioni, manifestate da più voci, di incrementare e migliorare la capienza del nostro sistema detentivo, durante questo biennio il numero dei posti effettivamente disponibili nei penitenziari del nostro Paese si è ridotto di 1.000 unità.

Nella nostra regione dopo una breve pausa che si era registrata il mese scorso, i detenuti presenti sono di nuovo aumentati e ha raggiunto il numero di 6.802. Lo scorso anno alla stessa data era 6.465 e l’incremento che si è registrato è pari al 5,2%. Si tratta di un dato superiore rispetto alla media nazionale. Così come lo è il tasso di affollamento che ha raggiunto il 149%.

E’ altresì significativo segnalare che in regione in questo secondo semestre sta crescendo costantemente il numero e la percentuale sul totale dei presenti dei detenuti in attesa di giudizio che sono attualmente 2.181 corrispondenti al 32,5% vale a dire sette punti in più rispetto alla media nazionale del 25,5%.

Quanto ai tassi di affollamento carcerario per singoli istituto sono l’81% i penitenziari in tutta Italia in cui il numero dei presenti è superiore ai posti effettivamente disponibili e sono oltre 61 quelli in cui tasso di affollamento supera il 150%.

La situazione nel Lazio

Scorrendo la graduatoria dei tassi di affollamento per singolo istituto, questo mese sono due le strutture nel Lazio che si collocano ai primi venti posti nel panorama nazionale: Regina Coeli con un tasso del 191,3% e Rieti dove tale indice è pari al 181,1%. Riferendoci alla nostra regione, se si escludono due case di reclusione della regione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, tutti gli istituti di pena presentano da oltre due anni e mezzo tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e in nove su 14 i numeri dei detenuti presenti superano la soglia del 140% sui posti effettivamente disponibili.




I numeri del Dap al 31 luglio 2024

Diminuisce leggermente il numero di detenuti in Italia ma continua a crescere nel Lazio. Peggiora la situazione complessiva del sovraffollamento effettivo (130% in Italia, 146% nel Lazio), anche a causa dell’incremento dei posti non agibili.

Milano , aprile 2004 – Carcere di San Vittore – Ora d’ aria nel 2¡ raggio – I detenuti camminano nel cortile (foto Francesco Cocco/Contrasto).
Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) diffusi dal ministero della Giustizia, alla data del 31 luglio il numero di detenuti presenti negli istituti penitenziari del Lazio ha superato la soglia dei 6.800 attestandosi a 6.842 unità.

Rispetto al mese precedente vi è stato un incremento di 63 unità; si tratta di dato in controtendenza rispetto alla dinamica nazionale. Infatti in tutta Italia tra il 30 giugno e il 31 luglio il numero dei presenti è passato da 61.480 a 61.133, effetto prevedibile di un calo “stagionale”, riconducibile a un momento di rilevazione in cui è massima la fruizione di permessi da parte delle persone detenute, così come generalmente accade alla rilevazione del 31 dicembre. Stupisce, quindi, l’ulteriore incremento del Lazio, piuttosto che la minima riduzione a livello nazionale. Peraltro va sottolineato che il Lazio presenta l’incremento maggiore di presenze nel mese tra tutte le regioni d’Italia.

Nella valutazione complessiva dei trend appare, in ogni caso, opportuno confrontare i dati di questo mese con quelli che si erano registrati nello stesso periodo dello scorso anno: rispetto a luglio 2023 il numero di detenuti presenti è cresciuto di circa 4.800 unità pari al 5,9% in tutto il Paese e di 662 unità nel Lazio, corrispondenti a un tasso del 10,9%.

Va inoltre la diminuzione dei posti effettivamente disponibili nelle carceri italiane che – sulla base dell’analisi delle schede di trasparenza aggiornati dal ministero – risultano più di 580 unità in meno in tutta Italia rispetto a quanto rilevato il mese scorso.

Conseguentemente il tasso di affollamento effettivo nel nostro Paese è passato dal 129% al 130% in tutta Italia e dal 146% al 148% nella regione.

Se si escludono due case di reclusione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, e l’Istituto di Paliano, tutti gli istituti di pena della regione presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e sono ben 8 su 14 quelli in cui i detenuti presenti superano la soglia del 150% sui posti effettivamente disponibili.

Situazione gravissima a Rieti e Regina Coeli

In particolare bisogna sottolineare la gravissima situazione degli istituti di Rieti e di Regina Coeli, dove il tasso di affollamento è rispettivamente del 186% e del 179%. Questi istituti, oltre a quelli di Viterbo e Civitavecchia nuovo complesso sono compresi tra le 20 strutture più affollate d’Italia.

In Italia sono 152 su 189 gli istituti penitenziari che presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100%. Conseguentemente, sono solo due le regioni – il Trentino Alto Adige e la Sardegna, in cui il numero di detenuti è inferiore ai posti effettivamente disponibili mentre in tutte altre regioni si registrano indici di affollamento superiori al 110% fino al massimo del 152% in Lombardia.

Si conferma anche la tendenza all’incremento dei detenuti in attesa di giudizio che si si sta verificando soprattutto nel Lazio nel corso degli ultimi dodici mesi. Infatti il loro numero, che era di 1.655 alla fine di giugno 2023, è cresciuto di 358 unità (+21,6%) e ha superato la soglia delle 2.000 unità, attestandosi sul valore di 2.013. Conseguentemente anche la relativa percentuale sul totale della popolazione detenuta è cresciuta, passando dal 26,8% dello scorso anno all’attuale 29,6%% e tale valore risulta oggi decisamente superiore al 24,8% che si registra a livello nazionale.

I detenuti stranieri costituiscono il 37,6% della popolazione detenuta in regione a fronte del 31,3% che si registra in tutta Italia e il loro numero è cresciuto di 88 unità da inizio anno.

Infine, il numero di bambini reclusi assieme alle loro madri in tutta Italia risulta pari a 14, il mese scorso erano 26. Nel Lazio, a Rebibbia femminile, attualmente vi sono due bambini reclusi assieme alle loro madri, secondo quanto pubblicato sul sito del ministero della Giustizia.




Popolazione carceraria: i dati del Dap relativi al primo semestre 2024

Rappresentano il 26,5% della popolazione detenuta in tutta Italia e del 29,7% nel Lazio le persone che potrebbero scontare la pena attraverso misure alternative fuori dal carcere

Cagliari, Casa Circondariale Buoncammino – Il corridoio della sezione maschile ©Francesco Cocco/Contrasto
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) ha reso noti, attraverso il sito del ministero della Giustizia, una serie di dati di riepilogo semestrale riguardanti gli andamenti degli ingressi in carcere dalla libertà e alcune caratteristiche delle condizioni di detenzione nel nostro Paese.

Tra questi e alla luce delle possibili misure annunciate dall’attuale Governo e dalle forze politiche per far fronte alle sempre più acute criticità determinate, soprattutto ma non solo dal sovraffollamento, sono di particolare interesse i numeri relativi alle durate delle pene.

In primo luogo va sottolineato che in questo primo semestre dell’anno parallelamente all’aumento costante del numero di detenuti presenti si è incrementato anche quello degli ingressi in carcere dalla libertà sia in Italia che nel Lazio: rispetto al semestre precedente il tasso di crescita è stato del 5% in tutta Italia e del 3,2% nel Lazio.

Quanto poi alla composizione dei detenuti per pena inflitta bisogna considerare con estrema attenzione il fatto che sono oltre il 30% in Italia e il 35% nel Lazio i detenuti presenti che devono scontare condanne inferiori ai 5 anni di pena. Le percentuali delle persone con residui di pena inferiori a due anni e che, in gran parte, potrebbero a norma di legge richiedere di poterli scontare attraverso misure alternative alla detenzione intramurarie sono, rispettivamente, del 26,5% in tutta Italie e del 29,7% nel Lazio.

Questa situazione che rappresenta un elemento costante della condizione della popolazione detenuta nel nostro Paese e che risulta particolarmente più accentuata nel Lazio.

Inoltre, una segnalazione finale riguarda la distribuzione della popolazione detenuta per fasce d’età in considerazione della recente proposta annunciata per consentire con maggiore facilità l’accesso alla detenzione domiciliare per il condannato di età pari o superiore ai settanta anni: si tratta di una misura che riguarderebbe attualmente il 2% delle persone attualmente ristrette in tutta Italia. viene chiesta la detenzione domiciliare per il condannato di età pari o superiore ai settanta anni e per chi adduce gravi motivi di salute.




Dap, i dati delle presenze nelle carceri al 30 giugno

6.788 persone detenute nel Lazio, tasso di affollamento effettivo del 143%. In Italia quasi 61.500 presenti, affollamento del 129%.

Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) diffusi dal ministero della Giustizia, alla fine di giugno il numero di detenuti presenti negli istituti penitenziari del Lazio è stato pari a 6.778 con un incremento di 251 unità rispetto ai 6.537 di inizio anno. In termini percentuali il tasso di crescita nei primi sei mesi dell’anno è stato del 3,8% ed è superiore alla media nazionale.

Rispetto alla stessa data dello scorso anno l’incremento è stato di 608 unità per un tasso del +9,8%. In tutta Italia il numero di detenuti presenti alla data 30 giugno 2024 risulta pari a 61.480: sono cresciuti di 1.314 unità in questo semestre (+2,2%) e di 3.955 in un anno (con un tasso pari a +6,8%). E’ aumentato anche il numero di bambini reclusi assieme alle loro madri in tutta Italia risulta pari a 26, il mese scorso erano 24. Nel Lazio attualmente vi sono tre reclusi assieme a sua madre, secondo quanto pubblicato sul sito del ministero di Giustizia, il mese scorso era uno.

Tasso d’affollamento sempre insostenibile

Attualmente l’indice di affollamento complessivo nella regione, calcolato sulla capienza regolamentare, dichiarata dal ministero, è pari al 130,3% e al 143,1%, se tale indicatore viene calcolato sul numero effettivo di posti disponibili. In tutta Italia i valori risultano pari al 120% sulla capienza “ufficiale” e al 129,3% sul numero di posti effettivamente disponibili.

Se si escludono le due case di reclusione della regione (Civitavecchia e Rebibbia) e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, e l’istituto di Paliano, tutti gli istituti di pena della regione presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e sono ben otto su 14 quelli in cui i detenuti presenti superano la soglia del 140% sui posti effettivamente disponibili.

Rimane drammatica e fortemente critica, in maniera ormai purtroppo strutturale, la situazione del carcere romano di Regina Coeli, dove il tasso di affollamento è ormai stabilmente sopra il 180%.

Guardando poi ai tassi di affollamento che si registrano in tutta Italia va segnalato che sono 143 gli istituti penitenziari su 189 che presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e, conseguentemente, sono solo due le regioni – il Trentino Alto Adige e la Sardegna, in cui il numero di detenuti è inferiore ai posti effettivamente disponibili.

Dopo un periodo di relativo rallentamento è tornata a crescere nel Lazio la presenza di detenuti in attesa di giudizio. Infatti il loro numero, che era di 1.922 a inizio anno, si è attestato a 2.013. La relativa percentuale sul totale della popolazione detenuta è passata dal 29,4% di inizio gennaio all’attuale 29,6% e tale valore risulta oggi decisamente superiore al 25,1% che si registra a livello nazionale.

I detenuti stranieri sono 2.544 e costituiscono il 37,5% della popolazione detenuta nella regione, a fronte del 31,3% che si registra in tutta Italia. Anche su questo versante si registra un significativo incremento e, da inizio anno anno, gli stranieri detenuti negli istituti penitenziari del Lazio sono aumentati di 58 unità, corrispondenti a una percentuale di incremento del 2,3%. Il Lazio si colloca al decimo posto tra le regioni d’Italia con le percentuali più elevate di stranieri sulla popolazione detenuta.




Dap, i dati semestrali di riepilogo sulle dinamiche della popolazione detenuta

Le statistiche di riepilogo semestrale pubblicate alla fine del 2023 dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia consentono di fare il punto sulla situazione e sulle dinamiche della popolazione detenuta con particolare riguardo a:

  • gli andamenti degli ingressi in carcere dalla libertà;
  • le distribuzioni per durata delle pene inflitte e residue.

Come rileviamo mese per mese da due anni la popolazione detenuta è tornata a crescere in maniera costante. Questa dinamica dipende in gran parte dall’incremento degli ingressi in carcere che nell’ultimo semestre sono cresciuti del 6% in Italia e del 15% nel Lazio.

In termini relativi nell’intero Paese il maggiore incremento che si è registrato nel semestre appena concluso ha riguardato i detenuti in attesa di giudizio che sono cresciuti del 6,7% in tutta Italia e ben del 16,1% nel Lazio. Tali valori costituiscono una significativa inversione di tendenza rispetto alle dinamiche di riduzione che si erano registrate fino al giugno dello scorso anno.

Quanto alle dinamiche relative ai detenuti con condanne definitive che risultano anch’esse in crescita (del 3,9% a livello nazionale e dell’1,7% nel Lazio) sia pur in maniera meno intensa rispetto a coloro che sono in attesa di giudizio, i tassi semestrali più elevati si registrano nei numeri di detenuti con pene inflitte superiori ai cinque anni nel Lazio (+2,3%) e in quelli con pene inferiori a tale soglia in tutta Italia (+4,4%)

Passando a valutare le presenze dei detenuti in base alla pena residua e prestando particolare attenzione a coloro ai quali mancano meno di due anni da scontare:

  • negli istituiti penitenziari di tutta Italia le persone che si trovano in tali condizioni sono aumentate del 4,4%;
  • nel Lazio l’incremento è stato più contenuto e si è attestato allo 0,7%.

Al 31 dicembre di quest’anno il numero di persone che, almeno in parte, potrebbero avere accesso a misure alternative e a programmi di reinserimento nei mesi immediatamente precedenti la fine del periodo detentivo è pari a 1.912 e rappresenta il 29,2% dell’intera popolazione detenuta della regione.

grafici ingressi dalla libertà e detenuti per pena residua e inflitta dicembre 2023




Colloqui con i Garanti e accesso alle informazioni sulle persone detenute, le comunicazioni del Dap

I colloqui dei garanti territoriali con le persone detenute e la possibilità di accesso degli stessi alle informazioni in possesso dell’amministrazione penitenziaria sono oggetto di una circolare del 5 ottobre scorso del direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Gianfranco De Gesu, e di una missiva del Provveditore per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise, Maurizio Veneziano, indirizzata ai Garanti regionali delle tre regioni di sua competenza.

Nel ripercorrere l’iter normativo che ha caratterizzato l’articolo 18 dell’Ordinamento penitenziario, si chiarisce innanzi tutto che nella parola “garante” “dovevano intendersi ricomprese tutte le tipologie di garante, dal momento che, quando venne emanata la norma, il Garante nazionale non era stato ancora istituito”.

Ad avviso del Dap, scrive il Provveditore Veneziano ai Garanti regionali, “deve ritenersi che i garanti locali possano avere colloqui con i detenuti, secondo le modalità di cui all’art. 18 O.P. (controlli solo visivi), senza far rientrare detti colloqui nel numero dei colloqui destinati ai familiari e senza alcuna autorizzazione. Tanto vale non solo per i detenuti condannati, ma anche per gli imputati sottoposti alla misura cautelare della custodia cautelare in carcere”. Inoltre, “deve ritenersi che la disciplina di cui all’art. 18 O, P., come interpretata a livello giurisprudenziale, debba trovare applicazione a tutti i garanti locali e a tutti i detenuti”.

Discorso diverso, invece, sembra valere ove sia stato disposto l’isolamento dall’autorità giudiziaria per ragioni di cautela processuale. In tal caso, i colloqui con i detenuti potranno avere luogo esclusivamente se preventivamente autorizzati.

In merito alle richieste di accesso alle informazioni ovvero di accesso agli atti da parte dei Garanti, “sarà compito dell’istituto verificare che vi sia – o meno – un nesso di pertinenzialità tra la funzione di vigilanza, cui il Garante richiedente è normativamente preposto, ed il contenuto del singolo documento di cui si chiede copia o della singola informazione e/o l’atto per il quale venga formulata istanza di accesso risultino effettivamente e concretamente necessari al Garante richiedente per l’esercizio dei poteri che l’ordinamento gli riconosce”.




Dati Dap di luglio: 6.209 persone detenute nel Lazio

Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), pubblicati nel sito del ministero della Giustizia, alla fine del mese di luglio, quando generalmente le presenze in carcere diminuiscono leggermente, il numero dei detenuti nei 14 istituti penitenziari del Lazio è pari a 6.209, 29 in più del mese precedente (al 30 giugno erano 6.180). Di questi, 2.281 sono stranieri, 419 le donne. I detenuti condannati non definitivi sono 803, quelli definitivi 4.581. Dall’inizio di quest’anno il numero detenuti nel Lazio è dunque cresciuto di 276 unità.

Anche il dato nazionale presenta un aumento. Complessivamente i detenuti presenti in Italia il 31 luglio sono 57.749, 224 in più rispetto al mese precedente (al 30 giugno erano 57.525). Sempre secondo quanto pubblicato sul sito del ministero della Giustizia, 19 sono i bambini reclusi assieme alle loro madri in tutta Italia, nel Lazio nessuno (lo scorso mese ce n’era uno).

Il sito del ministero riporta anche i dati del primo trimestre 2023 relativi al monitoraggio della giustizia civile e penale. Il numero di procedimenti penali pendenti a fine periodo è pari a un 1.387.080, con una variazione negativa del 3,87 per cento rispetto all’anno precedente.




I dati del Dap: anche a ottobre popolazione detenuta in crescita

Il 31 ottobre secondo le statistiche pubblicate dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), nel Lazio risultano presenti 5.938 detenuti, 14 in più rispetto al mese precedente e 390 da inizio anno. In dieci mesi la popolazione detenuta in regione è cresciuta del 7 per cento.

A livello nazionale, sempre rispetto a inizio anno, l’incremento percentuale pur consistente è stato più contenuto, del 3,9%. Nella nostra regione quindi il tasso di crescita della popolazione detenuta è stato quasi doppio rispetto alla media nazionale. Bisogna sottolineare inoltre che, se rimanessero costanti i tassi di incremento che si stanno registrando, entro fine anno nella nostra regione si supererà la soglia delle 6.000 presenze. Si tratterebbe di valori precedenti alla stagione pandemica.

Complessivamente i detenuti presenti in Italia a fine ottobre sono 56.225, quasi 400 in più rispetto a fine settembre, per un tasso di affollamento del 110%. Sono ben 13 su 20 le regioni in cui questo indicatore si colloca sopra la soglia del 100%

Nel Lazio, il tasso complessivo calcolato sulla capienza “regolamentare” risulta superiore alla media nazionale e si attesta al 115%. La situazione è poi decisamente più critica se si valutano questi dati in relazione ai posti effettivamente disponibili. Ad agosto il tasso reale di affollamento è del 126% e sono sempre 10 su 14 gli Istituti di pena dove i detenuti presenti sono in numero superiore al 100% dei posti disponibili.

In particolare, si confermano le situazioni di maggiori criticità a Latina (dove da diversi mesi vi sono circa due detenuti per ogni posto effettivamente disponibile) Civitavecchia, Rebibbia Femminile, Regina Coeli, Viterbo con tassi di affollamento effettivo che risultano superiori al 130%. Vanno anche segnalate le criticità emergenti negli istituti di Velletri e Rebibbia Nuovo Complesso dove il grado di affollamento reale è del 128% ed è cresciuto anche rispetto al mese scorso.

Si è leggermente ridotta l’incidenza dei detenuti in attesa di primo giudizio che è scesa dal 16,1% al 15,8%, riallineandosi alla media nazionale.

Infine, è cresciuta anche la presenza di detenute nella nostra regione che sono passate dalle 397 del mese scorso alle 409 attuali. Va segnalato poi che sono tre i bambini presenti con le loro madri a Rebibbia femminile e che sono diminuiti rispetto al mese scorso quando erano sei. A livello nazionale i bambini presenti negli istituti di pena sono complessivamente 23, erano 18 a fine maggio.

 




Lazio, Uspp: “Polizia Penitenziaria abbandonata dal DAP, Istituzioni e politica”

ROMA – Riceviamo da Uspp Lazio e pubblichiamo: “Da tempo ogni giorno raccontiamo delle situazioni di grave disagio che vive la Polizia Penitenziaria nell’ambito del proprio lavoro, abbandonata dalle istituzioni, dalla politica e soprattutto anche da dirigenti dell’amministrazione penitenziaria dove non sembra avere alcun suggerimento su come risolvere il problema della follia dei detenuti psichiatrici nelle carceri laziali.

Ieri a Rebibbia ennesimo atto vandalico dove circa mezza dozzina di detenuti presso il reparto transito ha dato attuazione ad incendio delle loro stanze, costringendo a ritenere inagibile il padiglione dove erano ubicati. Sicuramente saranno oggetto di trasferimento in altre strutture penitenziarie della regione dove anche queste non sono ben messe sul piano dell’accoglienza e del personale necessario alla loro vigilanza.

Abbiamo il carcere di Viterbo (anche Frosinone, Civitavecchia, Velletri, Rieti, Latina), dove la situazione che emerge e altrettanto scandalosa, personale costretto a coprire più posti di servizio per mancanza di cambio in quanto alcuni assenti anche per Covid, dove la situazione si lega anche al periodo feriale estivo previsto per il personale di Polizia Penitenziaria.

Regina Coeli dove in questi giorni ha avuto problemi anche per l’avvenuto ritrovamento di micro-telefonini da parte di un detenuto, di aggressioni e danneggiamenti di detenuti nei confronti del personale e di suppellettili.

Numeri non ne diamo per quello ci pensano altre autorità che tanto si prostrano per la popolazione detenuta, certo che lamentarsi di qualche formica quando in carcere ci sono dei soggetti pronti a colpirti a sangue, anche con bastoni o altri strumenti taglienti non possiamo che farci arrabbiare di più e dire a lor signore che se vogliono rendersi utili facessero servizio anche loro nelle sezioni con tali soggetti e poi ne riparliamo di formiche!!!

All’Amministrazione Penitenziaria visto che sono scomparsi tutti, auspichiamo che le scelte politiche prossime siano anche per un cambiamento radicale di questo sistema penitenziario fallito non per colpa dell’art.27 della costituzione bensì per come lo hanno reso tale parlando solo di diritti e non di doveri del reo!!!

In attesa di un loro cenno continueremo ad evidenziare l’ABBANDONO della Polizia Penitenziaria delle carceri laziali”.




Regina Coeli, oggi la visita del capo del Dap Renoldi, interviene l’Uspp Lazio

ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: “Questa mattina si e tenuta la visita al carcere di Regina Coeli da parte del Capo del Dap Renoldi, con la quale si e tenuto un incontro breve con i rappresentanti sindacali, già in stato di agitazione da circa 20 giorni per le aggressioni contro la Polizia Penitenziaria.
Dobbiamo dire che al di la della volontà dimostrata dal Capo Dap di ascoltare le nostre osservazioni con uno scambio di idee con noi interlocutori, USPP Lazio si ritiene non convinta sulle possibilità che abbia preso in considerazione le nostre osservazioni.
Intanto diciamo che dall’inizio pandemia 2020 ad oggi sono tre i capi Dap succedutisi nel tempo è tutti negli incontri avuti, pur dimostrando interesse alla fine le cose sono nettamente peggiorate non solo per Regina Coeli ma per l’intero sistema carcerario laziale.
La libertà dei detenuti di girare per le sezioni “buoni o cattivi” che siano è valida per tutti, diventando di fatto i “gestori” delle attività anche violenti nei confronti del personale. Che con la chiusura degli OPG sono aumentati i “pazzi” nelle carceri, diventando ingestibili. La mancanza di differenziazione dei circuiti, applicazione di sistemi di difesa, quel percorso reale previsto dall’art. 27 della Costituzione attraverso l’applicazione dell’ordinamento penitenziario sono solo utopie per la maggioranza delle carceri laziali, che hanno portato il carcere nel Caos.
USPP Lazio nel contempo ha lasciato anche una documentazione allo stesso capo Dap sulla situazione attuale delle carceri laziali è una proposta su come contenere i violenti.
In attesa di conoscere le sue intenzioni, rimaniamo in Stato di Agitazione sia per Regina Coeli che per tutte le carceri del Lazio, dove il dramma vissuto non è da meno”.

Daniele Nicastrini segretario regionale Lazio




Carmelo Cantone nominato vice capo del Dap

ROMA- Carmelo Cantone, Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Lazio, Abruzzo e Molise è stato nominato Vice Capo del DAP, succedendo al magistrato Roberto Tartaglia.

La Guardasigilli, Marta Cartabia, ha firmato il 15 giugno il decreto ministeriale di conferimento dell’incarico, ora alla Corte dei Conti per le operazioni di rito. “Siamo soddisfatti per questa nomina istituzionale così significativa, per Carmelo Cantone, in un momento storico abbastastanza delicato per il panorama penitenziario italiano” – afferma Mirko Manna FP CGIL Nazionale –

Una persona con elevate capacità gestionali, sempre sensibile e puntuale alle esigenze e difficoltà che, negli ultimi anni, hanno attanagliato il distretto abruzzese-molisano / continuano Puglielli, Amantini e Merola della FP CGIL Abruzzo Molise

“Una persona di comprovata esperienza e capacità gestionali, da sempre attento e sensibile alle questioni che afferiscono le carceri, pertanto siamo certi in un suo proficuo lavoro a tutela di tutta la comunità penitenziaria del Paese. Urgono riforme ed una seria necessità di cambiare il passo su tante condizioni che attanagliano quotidianamente il lavoro della Polizia Penitenziaria” – concludono i sindacalisti.




Renoldi nuovo capo del Dap, “Magistrato di grande valore e competenza professionale”

“Carlo Renoldi è un magistrato di grande valore e competenza professionale. Ben prima della duplice condanna europea per il sovraffollamento in carcere, nelle sue funzioni di giudice di sorveglianza aveva prestato attenzione alla dignità e ai diritti dei detenuti. Eguale e critica attenzione ha prestato alla legislazione sulle droghe che riempie le nostre carceri di quella che Sandro Margara chiamava la “detenzione sociale”, quella cioè che non dovrebbe stare in carcere, se non avessimo una legge criminogena e se funzionasse adeguatamente il sistema dei servizi socio-sanitari sul territorio. Sono questi i tratti umani e professionali di Renoldi che ci rendono fiduciosi nell’incarico che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e il Consiglio dei ministri hanno voluto affidargli”. Così Stefano Anastasìa, Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali, nonché Garante dei detenuti della Regione Lazio, dopo aver appreso che il Consiglio dei ministri ha deliberato, all’unanimità su proposta della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, la nomina di Carlo Renoldi a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

“La rivoluzione della dignità nell’esecuzione delle pene – prosegue Anastasìa -, evocata dal Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento del 3 febbraio scorso, può trovare in Carlo Renoldi un interprete coerente e conseguente. I Garanti delle persone private della libertà nominati dalle regioni, dalle province e dai comuni italiani sono pronti – conclude Anastasìa -, nel consueto spirito di leale collaborazione istituzionale, a confrontarsi attivamente con il nuovo vertice dell’Amministrazione penitenziaria nel perseguimento dei principi costituzionali che ogni giorno motivano il proprio operato.”

 




I dati mensili del Dap: stabile a marzo il numero di detenuti in Italia

Secondo le statistiche pubblicate oggi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), il 31 marzo nel Lazio erano presenti 5.582 detenuti. Dalla fine di febbraio si è verificata una riduzione di sei unità. Anche a livello nazionale la situazione rispetto al mese precedente è rimasta sostanzialmente stabile con una riduzione di 26 persone presenti e un dato complessivo pari a 54.609.

Il numero di persone presenti da diversi mesi sembra essersi stabilizzato attorno alle 5.600 unità nel Lazio e alle 54.000/ 54.600 in Italia. Si tratta di una situazione in entrambi i casi ancora critica e lontana da una soluzione dei tassi di affollamento che rimangono superiori stabilmente al 100% (questo mese è del 107% sia in regione che nell’intera penisola). Tale situazione continua ad essere anche particolarmente critica sul fronte dei contagi da Covid-19 che in Italia per tutto il mese di marzo sono stati superiori alle 1.000 unità e che nel Lazio sono ancora più di 200.

Nella nostra regione quindi non si attenuano le situazioni di criticità relative al sovraffollamento. Infatti, guardando più direttamente i dati di ogni singolo istituto in base ai posti effettivamente disponibili il tasso di affollamento complessivo del Lazio continua ad essere del 117%.

Complessivamente sono 10 su 14 gli Istituti di pena che presentano tassi di affollamento superiori al 100% dei posti disponibili. In particolare, si confermano le situazioni di maggiori criticità a Latina (dove i presenti sono il 168%rispetto ai posti disponibili) Civitavecchia, Regina Coeli con tassi di affollamento effettivo che risultano superiori al 150%.

Un’ultima annotazione riguarda la presenza di detenuti in attesa di primo giudizio che si è ridotta nella nostra regione. La percentuale a marzo è di nuovo sotto il 15% (al 14,6%), inferiore a quella del mese precedente. A marzo, nel resto d’Italia, pur scendendo rispetto al mese precedente, si attesta al 15,6%.




Carceri Lazio: USPP Lazio: “Il Dap tace ai detenuti violenti”

Riceviamo e pubblichiamo: “Nel Lazio le aggressioni dei detenuti violenti nei confronti degli agenti penitenziari sono all’ordine del giorno. Stamani un agente è stato colpito volutamente da un detenuto presso la Casa Circondariale di Velletri mandandolo all’ospedale per le cure del caso, per la quale esprimiamo la totale vicinanza al collega per una pronta guarigione.
Altri situazioni simili nel mese di marzo a Viterbo, Rebibbia N.C., Regina Coeli ecc. Nel frattempo il DAP TACE! Inutile negarlo la violenza regna sovrana da parte di detenuti pronti a tutto pur di far valere la loro prepotenza nei confronti dello Stato non rispettando alcuna regola che questa ha previsto per chi e recluso, mettendo in atto ogni azione violenta compreso danneggiando le stanze di pernottamento scagliando pezzi di ceramica TAGLIENTI di lavandini, tazze e bidè contro la Polizia Penitenziaria. Materassi bruciati seppur ignifughi ma che comunque emettono fumo che provoca danni alle vie respiratorie della Polizia Penitenziaria chiamata anche a svolgere attività di primo intervento per sopprimere l’incendio.
Insomma il carcere è in mano ai detenuti VIOLENTI che dovrebbero essere perseguiti come veri torturatori della Polizia Penitenziaria. Le possibilità di intervento sono zero considerando che la Polizia Penitenziaria non può farlo cercando di difendersi solo a mano nude ma subendo nell’avvicinarsi a questi soggetti di tutto, da sputi, minacce, insulti e anche aggressioni fisiche come accaduto oggi a Velletri.
Invitiamo il DAP ad accelerare qualsiasi iniziativa a tutela della Polizia Penitenziaria voglia prendere. USPP Lazio mantiene lo STATO DI AGITAZIONE contro la VIOLENZA dei detenuti del DAP”.

Il segretario regionale del Lazio Uspp, Daniele Nicastrini

 




I dati del Dap: sostanzialmente stabili le presenze nelle carceri del Lazio a fine gennaio

Il 31 gennaio del 2022, secondo quanto diffuso dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) nel suo monitoraggio mensile, le persone presenti negli istituti penitenziari del Lazio sono risultate 5.555. Si è registrato un aumento di otto presenze rispetto al 31 dicembre 2021: la variazione percentuale è stata modesta: del – 0,1%. Tale andamento non modifica la situazione del sovraffollamento che risulta del 108% sulla capienza regolamentare (di poco superiore rispetto al 107% del dato nazionale) ma sale al 118% se calcolata sul numero di posti effettivamente disponibili.

A livello nazionale i detenuti presenti sono 238 in più rispetto al mese scorso dopo la significativa riduzione che si era verificata tra novembre e dicembre di quasi 500 unità. Si tratta di una variazione percentuale dello 0,4%.

In un quadro sostanzialmente stabile dei livelli di sovraffollamento risulta particolarmente critica e preoccupante la situazione dei contagi da Covid-19 il cui numero, in Italia si è quintuplicato in un mese e nella nostra regione è passato da una condizione praticamente Covid free di inizio anno (con soli quattro casi registrati) a 329 contagi il 31 gennaio.

Guardando più direttamente i dati di ogni singolo istituto in base ai posti effettivamente disponibili, il tasso di affollamento complessivo del Lazio continua a mantenersi costante al 118%.

Sono 10 su 14 gli istituti di pena che presentano tassi di affollamento superiori al 100% dei posti disponibili. Si confermano le situazioni di consolidata e forte criticità a Latina (dove i presenti sono costantemente sopra il 170% rispetto ai posti disponibili) Civitavecchia, Regina Coeli con tassi di affollamento effettivo che risultano superiori al 140% oltre tale soglia si colloca anche questo mese l’istituto femminile di Rebibbia a causa dell’aumento di 33 unità (che corrisponde a un incremento dell’11%) del numero di donne detenute che si è verificato nel corso dell’ultimo mese.

Un’ultima annotazione riguarda la presenza di detenuti in attesa di giudizio che è cresciuta di 27 unità nella nostra regione attestandosi al 15%, e quindi in aumento rispetto a quella del mese precedente mantenendosi comunque ancora inferiore al dato nazionale del 15,7%.




Carceri Lazio, Ussp: “Urgente commissariare il Dap per inadeguatezza all’emergenza!”

ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: “Purtroppo dobbiamo constatare che al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria esistono competenze che nulla hanno a che vedere con il pianeta CARCERE ovvero come si è costretti ad operare da anni e che il CLOU di tutto di questi giorni con morti e feriti non ha insegnato nulla!
Basta leggere l’ultima circolare a firma del suo CAPO per comprendere le ragioni della nostra totale incredulità che sta abbattendosi sul morale della Polizia Penitenziaria e della sua Dirigenza che caparbiamente sta cercando di arginare questa inadeguatezza senza precedenti alcuno.

Mascherina fine servizio rotta tenuta con elastici

Non possiamo che dover evidenziare rispetto alla circolare che si allega, che questa Amministrazione non ha ben compreso di quale sia la realtà delle situazioni, di cosa sia accaduto dal 9 Marzo ad oggi nei penitenziari di questo bel paese. Della difficoltà di reperire non solo le camere di pernottamento o tugurio come dovrebbero essere veramente chiamati per i danneggiamenti subiti, di non saper dove collocare i numerosi detenuti che vengono trasferiti nelle sedi ancora funzionanti o di quelli rimasti dove sono avvenute le rivolte. Delle condizioni sotto ogni livello di sicurezza e prevenzione dei luoghi di lavoro rispetto al testo unico 82/2008 ecc. ancora funzionanti in modo residuali (Rieti, Frosinone, Velletri ecc.).
Si parla di dispositivi protezione individuali, di visiere, quando il personale di Polizia Penitenziaria per le note difficoltà dimostrate dalla scarsità al reperimento di una semplice mascherina non sa a quale padre eterno rivolgersi.
A questo bisogna tenere conto anche che gli indumenti di servizio già insufficienti impediscono in alcuni casi di porre cambi degli stessi per poterli lavare ed evitare la contaminazione degli stessi e così via.
Aggiungiamo che non è solo un obbligo da parte del personale nel rispondere al servizio ma bensì per non lasciare soli gli stessi a combattere una doppia guerra che riguarda il COVID-19 e i detenuti preoccupati e nervosi per le conseguenze che ci potrebbero essere.
Sicuramente non può essere definito diverso dagli altri lavoratori che reclamano giustamente tutele alla loro salute, mezzi per combattere il doppio impegno e garanzie per le loro famiglie che sono profondamente preoccupati sia quando vanno a lavorare e sia quando tornano a casa che possano aver contratto il virus maledetto.
Quindi non comprendiamo di come un’amministrazione possa essere così burocrate e insensibile alle difficoltà qui rappresentate che coinvolgono tutto il sistema penitenziario attivo. Non siamo dietro una scrivania nel dettare provvedimenti ma ad operare con il nostro capitale umano e non può essere messo totalmente a rischio per puro spirito di servizio.
Per questo riteniamo che questa Amministrazione stia contravvenendo agli obblighi di tutela della sicurezza sul lavoro e per questo chiediamo come Organizzazione Sindacale che si commissari il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la si affidi a chi realmente conosce cosa vuol dire un semplice block house o meglio ancora come si svolge un turno nelle sezioni di un reparto detentivo, perché i morti di questi giorni sono figli di questi dirigenti che di carcere non sanno nulla!!!.
Le sorti della Polizia Penitenziaria e di tutti gli operatori non può essere gestita più da questi signori…devono essere COMMISSARIATI per inadempienze gravi!
Nel frattempo nei penitenziari sono già esauriti o non sono ancora pervenute le tanto agoniate mascherine...preludio alla possibilità di contrarre a breve il coronavirus in modo sistematico e dilagante anche nelle carceri italiane”.