Approvato il testo del Decreto Ristori

di Redazione –

ROMA – Approvato il testo del decreto Sostegni. Con 32 miliardi di scostamento (di cui 11 per imprese e professionisti, 5 per il piano vaccini, 8 per il lavoro e per la lotta alla povertà) organizzati in 5 aree di intervento: imprese e partite iva, lavoro, salute e sicurezza, enti territoriali, trasporto e scuola. Vengono anche cancellate le cartelle esattoriali 2000-2010 per i redditi fino a 30 mila euro. L’obiettivo del Governo è quello di dare più soldi possibili ed il più velocemente possibile: per chi farà domanda, infatti, le prime erogazioni avranno inizio dall’8 aprile. I Ristori a fondo perduto serviranno ad indennizzare un numero di 3 milioni di persone che hanno subito consistenti danni dalla cristi pandemica causata dal Covid-19 al fine di indennizzarli, almeno in parte, della grave perdita.

Di seguito il testo del Decreto ristori




Covid-19, Bianchini (MIO): “Oltre 3mila imprese della ristorazione escluse dai quattro Ristori”

ROMA – «La notizia non può passare sottotraccia, perché riguarda decine di migliaia di famiglie italiane. Ebbene, ci sono oltre 3mila imprese del comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca), cioè ristoranti, bar, cocktail bar, pub, pizzerie, che sono state escluse dai primi quattro decreti Ristori. Chiediamo con forza che nel decreto Sostegno, atteso per la prossima settimana, questa situazione venga sanata».

Lo ha reso noto Paolo Bianchini, presidente di MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità.

«Le oltre 3mila aziende escluse sono quelle che, ad aprile 2019, mese fissato come parametro per il fatturato dai quattro Ristori, si trovavano sfortunatamente chiuse per svariati motivi, ad esempio, rinnovo dei locali, ristrutturazione, ferie, malattia. Quindi, non avendo  incassato nulla, ma solo in quel periodo di riferimento, per lo Stato sono diventate imprese fantasma. E non sono state calcolate per i risarcimenti», ha spiegato Paolo Bianchini.

«Queste 3mila aziende sono ora sull’orlo del fallimento e chiuderanno definitivamente se non saranno inserite fra i soggetti a cui spetteranno i risarcimenti nel decreto Sostegno atteso per la prossima settimana. Si tratta di una emergenza economica e sociale di cui il governo Draghi deve assolutamente tenere conto», ha concluso Paolo Bianchini.

 




Confesercenti, decreto ristori bis: contributo a fondo perduto ai commercianti su aree pubbliche

VITERBO – L’art. 1 del D.L. 9.11.2020, n. 149 (c.d. “decreto ristori-bis”), ha rideterminato, aumentandole di un ulteriore 50%, le percentuali di spettanza riportate in Allegato 1 al D.L. n. 137/2020 (c.d. “decreto ristori”) 

per gli operatori del settore economico individuato dal codice ATECO 561041-gelaterie e pasticcerie ambulanti con domicilio fiscale o sede operativa nelle aree del territorio nazionale individuate da ordinanze del Ministero della Salute come “zone arancioni” o “zone rosse” (caratterizzate rispettivamente da uno scenario di elevata o massima gravità e da un livello di rischio alto), che hanno diritto ad ottenere un contributo a fondo perduto in quanto interessati dalle misure restrittive introdotte con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2020.

Le attività aventi diritto al contributo inserite nell’Allegato 1 sono, come è noto:

Elenco 1

561041-Gelaterie e pasticcerie ambulanti 150,00%

561042-Ristorazione ambulante 200,00%

Al fine di sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive introdotte con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2020, il “decreto ristori-bis” ha riconosciuto inoltre un contributo a fondo perduto anche a favore degli ulteriori soggetti aventi partita IVA attiva alla data del 25 ottobre 2020 i quali dichiarino, ai sensi dell’art. 35 del dPR n. 633/72:

– di svolgere come attività prevalente una di quelle riferite ai codici ATECO riportati nell’Allegato 2 al decreto;

– di avere il domicilio fiscale o la sede operativa nelle “zone rosse” (caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto) individuate con ordinanze del Ministro della salute.

Le attività aventi diritto al contributo inserite nell’Allegato 2 sono:

Elenco 2

47.81.01 Commercio al dettaglio ambulante di prodotti ortofrutticoli 200%

47.81.02 Commercio al dettaglio ambulante di prodotti ittici 200%

47.81.03 Commercio al dettaglio ambulante di carne 200%

47.81.09 Commercio al dettaglio ambulante di altri prodotti alimentari e bevande nca 200%

47.82.01 Commercio al dettaglio ambulante di tessuti, articoli tessili per la casa, articoli di abbigliamento 200%

47.82.02 Commercio al dettaglio ambulante di calzature e pelletterie 200%

47.89.01 Commercio al dettaglio ambulante di fiori, piante, bulbi, semi e fertilizzanti 200%

47.89.02 Commercio al dettaglio ambulante di macchine, attrezzature e prodotti per l’agricoltura; attrezzature per il giardinaggio 200%

47.89.03 Commercio al dettaglio ambulante di profumi e cosmetici; saponi, detersivi ed altri detergenti per qualsiasi uso 200%

47.89.04 Commercio al dettaglio ambulante di chincaglieria e bigiotteria 200%

47.89.05 Commercio al dettaglio ambulante di arredamenti per giardino; mobili; tappeti e stuoie; articoli casalinghi; elettrodomestici; materiale elettrico 200%

47.89.09 Commercio al dettaglio ambulante di altri prodotti nca 200%

A tal proposito, evidenziando come per “sede operativa” debba intendersi “il luogo dove viene effettivamente svolta l’attività imprenditoriale, che può coincidere o no con la sede legale e deve essere regolarmente comunicato alla Camera di Commercio competente”, non possiamo che ritenere che gli operatori del commercio su aree pubbliche che si riconoscano nei codici Ateco sopra elencati (elenco 2) abbiano diritto a percepire il contributo a fondo perduto sia quando abbiano il domicilio fiscale nelle zone rosse, sia quando esercitino l’attività in uno o più posteggi (sedi operative) siti nelle stesse zone.

Ricordiamo, comunque, che:

– Il contributo a fondo perduto spetta a condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019 (a tal proposito anticipiamo che l’Associazione, ritenendo necessaria la revisione del criterio previsto – in quanto il vincolo alla condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019 non è applicabile per molti soggetti, non prestandosi a cogliere il reale calo di attività derivante dalle misure restrittive adottate – si è mossa segnalando al Governo l’opportunità di intervenire prevedendo adeguati “periodi di riferimento” differenziati, che colgano, per settori, i reali scostamenti finanziari meritevoli di considerazione).

– Il contributo spetta anche in assenza dei requisiti di fatturato ai soggetti riportati negli elenchi sopra riportati che hanno attivato la partita IVA a partire dal 1° gennaio 2019.

– Per i soggetti che hanno già beneficiato del contributo a fondo perduto di cui all’art. 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. “decreto rilancio”), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, che non abbiano restituito il predetto ristoro, il contributo è corrisposto dall’Agenzia delle entrate mediante accreditamento diretto sul conto corrente bancario o postale sul quale è stato erogato il precedente contributo. Va però evidenziato che per i commercianti su aree pubbliche il cui domicilio fiscale non risulti in zona rossa vi è l’esigenza che almeno una sede operativa risulti essere collocata in zona rossa, in quanto nel caso di specie l’ottenimento del contributo non dipende solo dal genere di attività esercitata, ma anche dal luogo in cui essa si esercita; l’Associazione verificherà se per tali soggetti occorra presentare comunque un’istanza in cui si faccia rilevare la sussistenza di una sede operativa in zona rossa, al fine di evitare che l’accreditamento diretto del contributo venga vanificato da problematiche di tipo operativo.

– Per i soggetti che non hanno presentato istanza di contributo a fondo perduto di cui all’art. 25 del decreto-legge n. 34 del 2020 (c.d. “decreto rilancio”), il contributo è riconosciuto previa presentazione di apposita istanza esclusivamente mediante la procedura web e il modello approvati con il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 10 giugno 2020; il contributo non spetta, in ogni caso, ai soggetti la cui partita IVA risulti cessata alla data di presentazione dell’istanza. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate vanno definiti i termini e le modalità per la trasmissione delle istanze e ogni ulteriore disposizione per l’attuazione della disposizione. Al momento non è stato approvato alcun provvedimento che definisca termini e modalità per la trasmissione delle istanze. Si dovrebbe comunque trattare della procedura web e del modello approvati con il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 10 giugno 2020 adeguatamente aggiornati. Dall’istanza presentata dovrà risultare la sussistenza del domicilio fiscale o almeno di una sede operativa nelle zone rosse.

Facciamo presente infine, ove servisse, che ovviamente il contributo a fondo perduto previsto dal “decreto ristori” (DL n. 137/2020) per la ristorazione ambulante (Ateco 561042) e per gelaterie e pasticcerie ambulanti (Ateco 561041) prescinde dalle zone in cui ha il domicilio

fiscale o la sede operativa l’azienda, tranne per ciò che concerne l’aumento del 50% della percentuale di spettanza del contributo per le sole gelaterie e pasticcerie ambulanti (Ateco 561041), che per aver diritto a tale aumento devono necessariamente avere domicilio fiscale o sede operativa nelle zone arancioni o rosse.

Rimane da risolvere il problema del diritto ai “ristori” per chi svolga l’attività di commercio su aree pubbliche in qualità di fierista, attività non consentita in tutto il territorio nazionale fin dall’entrata in vigore del DPCM del 18 ottobre scorso. Chi svolga tale attività nelle “zone gialle” e non abbia diritto al ristoro previsto per le varie tipologie di commercio su aree pubbliche in relazione all’attività prevalentemente esercitata e/o con riferimento a zone con scenario ad elevata o massima gravità (“zone arancioni o rosse”) rimane fuori dal campo di applicazione del contributo.

La Confesercenti sta prodigandosi da settimane perché tale diritto sia riconosciuto con riferimento ai codici Ateco previsti per il commercio ambulante in collegamento con una dichiarazione dell’interessato che autocertifichi il proprio diritto a partecipare a fiere nei vari Comuni ove tali manifestazioni sono state istituite e tuttavia sono sospese ai sensi dei provvedimenti del Governo in vigore.li”.




Invisibili nei “Ristori”, scuole di lingue e centri di certificazione linguistica venerdì 13 novembre spengono le luci

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Venerdì 13 novembre alle 18, le scuole di lingue e i centri di certificazione linguistica spegneranno le luci in segno di disapprovazione nei confronti dell’ultimo DPCM e del Decreto Ristori bis.
Assimilate ai centri di formazione che possono operare solo con una didattica a distanza non adeguata alla fascia di studenti più giovani che le frequentano, dimenticate dal Decreto Ristori che non inserisce il codice ateco 85.59.30 a cui appartengono e con perdite di fatturato fino all’80%, le scuole di lingue sono vicine al collasso.
Migliaia di studenti sono costretti ad interrompere i corsi di lingua – per i quali le famiglie hanno investito tempo e risorse – perché la didattica a distanza su percorsi non curriculari non è così apprezzata e gli esami di fine corso non possono essere sostenuti online.
La crisi sanitaria priva in questo modo i giovani della possibilità di diventare competitivi in un mondo sempre più globalizzato ed i nostri studenti non possono dimostrare la competenza linguistica acquisita poiché le sessioni di esame sono state annullate. Per non parlare dei piccoli studenti cui è tolto il diritto di socializzare e di svilupparsi come individui, nonostante le nostre scuole abbiano aule con pochi studenti e dove è possibile apprendere in sicurezza, più di quanto accada nelle scuole statali dove la didattica in presenza è consentita.
Le scuole di lingue devono adeguarsi ed accettare le restrizioni imposte dai decreti assistendo al tracollo finanziario delle attività e risultando completamente invisibili agli occhi dei legislatori che non tutelano minimamente il nostro mondo votato all’educazione, soprattutto dei più giovani.
Le associazioni del comparto comprendono i tempi che stiamo vivendo, ed è per questo che sin da febbraio ci si è adoperati per poter operare in sicurezza. Ma ora è urgente l’appello al Governo affinché sostenga il settore.
Venerdì alle 18 verranno quindi spente le luci delle aule, così come la crisi sanitaria da Covid sta spegnendo la possibilità di imparare, di essere cittadini del mondo e di certificare la propria conoscenza linguistica. Verranno spente le luci così come si sta spegnendo la nostra speranza di rimanere in attività.
Oggi pensiamo tutti ad “esserci come persone” al termine della crisi rispettando ogni necessario protocollo, ma, al tempo stesso, vengono chiesti sostegno ed attenzione per esistere ancora come scuole quando questa crisi sarà superata.

AISLi – Associazione Italiana Scuole di Lingue
ASILS – Associazione Scuole di Italiano come Lingua Seconda
CAMBRIDGE ASSESSMENT ENGLISH – Ente Certificazioni di lingua inglese
EDUITALIA – Associazione di Scuole ed Università che offrono corsi per studenti stranieri
FEDERLINGUE – Associazione Italiana Servizi Linguistici di CONFCOMMERCIO
FIDEF – Federazione Italiana Enti e Scuole di istruzione e formazione
ITALIAN IN ITALY – Associazione Scuole per la diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo




Emendamento al decreto Ristori proposto da CNA: “Un Fondo di 50 milioni di euro per l’artigianato artistico”

VITERBO – Un Fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per il sostegno delle imprese dell’artigianato artistico e tradizionale. A richiederne l’istituzione, è la CNA, che a tal fine presenterà, in questi giorni, in Parlamento un emendamento al decreto legge Ristori del 28 ottobre. Il testo è pronto. Si propone di aggiungere un articolo (3-bis): “Fondo per il sostegno alle imprese che esercitano attività di artigianato nella sua espressione territoriale, artistica e tradizionale”. I criteri e le modalità di ripartizione e assegnazione delle risorse agli operatori dovranno essere stabiliti – secondo la CNA – con decreto del ministro dello Sviluppo Economico, sentite la Conferenza permanente Stato, Regioni e province autonome nonché le associazioni di categoria più rappresentative a livello nazionale.

“Invitiamo i parlamentari eletti nel nostro territorio a sostenere l’emendamento. Nei comuni dell’Alto Lazio, gli artigiani che operano nei settori artistici non solo conservano un patrimonio di conoscenze e tecniche davvero unico, ma costituiscono un presidio di socialità. L’emergenza sanitaria sta mettendo a rischio la sopravvivenza di tante di queste attività, in gran parte integrate nella filiera turistica. Dobbiamo fare del tutto per garantirne la tenuta”, è l’appello della segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni.

Il Fondo, per il quale si chiede, appunto, una copertura finanziaria di 50 milioni di euro per il 2020, è “indispensabile e urgente”, “in attesa di tracciare un progetto per il concreto rilancio del’artigianato artistico”, come scrive la CNA nel motivare la proposta.

“La crisi attuale – spiega la Confederazione – va a sommarsi a problemi altrettanto gravi, che il settore eredita e sconta. L’economia globale, infatti, ha apportato nei confronti del sistema produttivo italiano indubbi benefici. Ma è stata foriera, al contempo, di pericolose insidie per la caratterizzazione e l’unicità dei prodotti, che rischiano di condannare alla marginalità le nostre migliori arti. Ecco dunque l’esigenza di salvaguardare le realtà produttive esistenti, capaci di competere in autonomia sul mercato in ragione di una ineguagliabile formazione professionale, frutto di creatività ed ingegno. D’altra parte, il settore riveste tuttora un ruolo non secondario nell’ambito dell’artigianato e, più in generale, dell’economia italiana”.




Decreto Ristori, la proposta di CNA:  “Indennizzi automatici e ampliare la platea delle imprese in una logica di filiera”

VITERBO – “È assolutamente necessario introdurre un efficiente automatismo tra i provvedimenti restrittivi per contenere il virus e il sistema di indennizzi a favore delle imprese nella logica di filiera, per favorire trasparenza e chiarezza”. Lo ha sostenuto la CNA in sede di audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato sul decreto Ristori.

“La richiesta, presentata dal direttore della Divisione economica e sociale di CNA nazionale, Claudio Giovine, tiene conto della necessità di sostenere attività che, sebbene non debbano affrontare chiusure, subiranno gli effetti della situazione di emergenza e si troveranno a fare i conti con un calo drastico dei consumi. Si pensi, solo a titolo di esempio, alle botteghe di artigianato artistico, integrate nella filiera del turismo, o alle lavanderie, che lavorano con il settore della ristorazione e della ricettività alberghiera”, osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.

Nel dettaglio, riguardo al decreto Ristori, CNA apprezza la conferma dei contributi a fondo perduto, del credito d’imposta sulle locazioni, la cancellazione della rata Imu e la sospensione dei versamenti contributivi. Propone però che il pacchetto di interventi venga potenziato, prevedendo la sospensione delle imposte e il prolungamento della Cig per ulteriori 12 settimane eliminando il contributo addizionale a carico delle imprese per la causale “Covid”. E’ inoltre necessario dotare il Fondo bilaterale dell’artigianato, Fsba, di adeguate risorse finanziarie, evitando gli ingiustificati e gravi ritardi del recente passato.

CNA ha altresì indicato una serie di attività che devono essere comprese nel perimetro degli indennizzi, per rispondere in modo corretto a una logica di filiera. Nel merito, è immotivata e incomprensibile l’esclusione dagli indennizzi degli artigiani della ristorazione, come pizzerie a taglio, rosticcerie, gastronomie.

Nell’ambito del concetto di filiera, occorre estendere gli interventi di sostegno ai bus turistici, alle lavanderie, ai fotografi e all’artigianato artistico, che, nello specifico, sconta la sospensione di mercati, fiere e il blocco del turismo, così come tutte le attività ed i mestieri legati al settore eventi e cerimonie.

Nell’audizione CNA ha inoltre indicato una serie di correzioni all’ultimo Dpcm. In particolare, la Confederazione chiede che venga assicurata l’operatività dei servizi artigiani che possono restare aperti, come parrucchieri e lavanderie, anche all’interno dei centri commerciali. Infine, all’interno delle aree arancioni va consentita la mobilità intercomunale per raggiungere attività limitrofe. In moltissime piccole realtà territoriali, infatti, per usufruire di servizi alla persona o per recarsi presso un autoriparatore si cambia comune anche con modeste distanze.




Decreto Ristori, Blasi (M5S): “Oltre 400mila euro per la Didattica Digitale Integrata nella provincia di Viterbo”

TARQUINIA ( Viterbo) – “Oltre 7 milioni e mezzo di euro per le scuole del Lazio e più di 400mila per la sola provincia di Viterbo, sono numeri importanti e rappresentano fondi stanziati dal Governo con soli due provvedimenti nel giro di poche settimane. A questi si aggiungono poi gli oltre 4 milioni di euro per gli interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico degli edifici scolastici destinati alla nostra provincia a inizio ottobre”.

Così Silvia Blasi consigliere regionale del Movimento 5 stelle che puntualizza: “attendiamo ancora di avere dalla Regione Lazio la mappatura dei fabbisogni delle scuole del Lazio che, da noi sollecitata il 14 maggio scorso nell’ambito del Consiglio regionale straordinario sull’emergenza covid19, ancora non risulta essere pervenuta. La Regione farebbe bene ad attivarsi invece di fare a scaricabarile col Governo centrale lavandosene le mani”.

Conclude Silvia Blasi: “chiederemo di nuovo conto delle misure e delle azioni intraprese dalla Regione Lazio, forti dei numeri degli investimenti senza precedenti sulla scuola fatti finora dal Governo nazionale. In questi giorni, nell’ambito delle audizioni sulla “tutela del diritto allo studio per i minori durante la pandemia”, che si terranno in Commissione Diritto allo Studio, torneremo a sollecitare l’Assessore regionale alla Scuola, Di Berardino, e tutti i soggetti competenti.

Investire nella scuola significa investire sui nostri figli e sui cittadini di domani, a maggior ragione in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo oggi”.