Ritiro candidatura deposito rifiuti radioattivi del Comune di Trino, il disappunto di Alessandro Romoli

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo la nota del Presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, sul ritiro della candidatura, ad ospitare il deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi, del Comune di Trino, in Provincia di Vercelli. ” Con grandissimo dispiacere che ho appreso della decisione del Comune di Trino, in Provincia di Vercelli, di ritirare la propria auto candidatura ad ospitare il deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi.

Una scelta, quella del Comune di Trino, che inevitabilmente potrebbe avere pesanti ripercussioni per la Tuscia dal momento che su 51 siti potenzialmente idonei ad ospitare questo sito individuati da Sogin, ben 21 si trovano nella Provincia di Viterbo.

La nostra battaglia per salvaguardare il territorio della Tuscia dunque continua. Contiamo sul fatto che il governo possa rimettere mano alla questione individuando delle aree alternative alla Provincia di Viterbo, ma nel frattempo come Ente continueremo a portare avanti iniziative concrete per scongiurare questo scenario nefasto. 

L’ho sostenuto tantissime volte e lo ripeto adesso con ancora più forza: la Tuscia non può e non deve ospitare questo impianto per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi. Sia perché il nostro è un territorio dalla forte vocazione agricola, naturalistica e turistica che non può in nessun modo essere compromessa da tale impianto. Sia per le condizioni geomorfologiche della nostra terra che non la rendono idonea soprattutto dal punto di vista della sicurezza ambientale. 

In questa battaglia la Provincia di Viterbo non è sola. Abbiamo dalla nostra parte tutti i sindaci del territorio, amministratori, scienziati, ricercatori, geologi, comitati civici e cittadini. Ognuno dei quali, per diverse e approfondite motivazioni, ha ribadito il proprio rifiuto alla realizzazione nella Tuscia del deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi.

La nostra voce deve essere ascoltata, perché è inaccettabile pensare che in uno stato democratico come l’Italia si possa imporre ai cittadini dall’alto, e per motivazioni ancora a noi sconosciute da parte di Sogin, una decisione così pesante che nessuno vuole. 

La nostra battaglia dunque continua. La porteremo in tutte le sedi opportune e ci avvarremo di ogni strumento che la legge ci fornisce per far sì che la Tuscia continui ad essere un territorio libero dalle scorie radioattive. Oggi, domani, sempre.”

Alessandro Romoli – Presidente della Provincia di Viterbo




Protesta unanime contro il deposito nucleare: Presidente della Provincia e sindaci uniti

di REDAZIONE-

VITERBO- Nell’assemblea dei sindaci svoltasi ieri mattina, è emerso un deciso rifiuto alla realizzazione del deposito nazionale di scorie nucleari nella Tuscia. Il presidente della Provincia, Alessandro Romoli, ha guidato l’iniziativa, portando una mozione a Palazzo Gentili, ottenendo il sostegno unanime dei primi cittadini viterbesi. La mozione non solo chiede un’audizione alla Sogin (la società di Stato incaricata della costruzione del deposito) e promuove azioni contro questa ipotesi, ma affida al presidente il mandato di opporsi legalmente con ogni mezzo disponibile.

Subito dopo l’assemblea, Romoli ha annunciato che, entro il 2 o al massimo il 3 gennaio, si recherà personalmente dagli avvocati dell’ente per redigere il ricorso. Il documento sarà poi presentato a tutte le istituzioni locali. Il ricorso sarà diretto contro l’ultima pubblicazione della Sogin, la Cnai, che indica 21 siti nella Tuscia come idonei a ospitare il deposito, su un totale di 51.

È probabile che i Comuni selezionati nella Cnai si uniscano al ricorso della Provincia. Da Tarquinia a Montalto, passando per Tuscania, Corchiano, Arlena e Tessennano, grandi e piccoli Comuni si coalizzano contro l’idea del bunker di rifiuti radioattivi. Anche il capoluogo, Viterbo, si unisce alla battaglia. La sindaca Chiara Frontini ha dichiarato che, nonostante il territorio comunale non sia direttamente coinvolto, il Consiglio comunale di Viterbo si unirà alla lotta, motivando la contrarietà alla scelta di individuare la sede del deposito nella provincia. Frontini ha sottolineato l’importanza di presentare argomentazioni tecniche e sottolineato un impatto cumulativo insostenibile, considerando il 78% di impianti rinnovabili nel territorio, un piano regionale di gestione dei rifiuti disatteso e altre servitù. Il messaggio finale è di resistenza e determinazione contro decisioni imposte dall’alto che colpiscono la provincia di Viterbo.




L’Arci a fianco dei territori indicati idonei ad ospitare il deposito nucleare

VITERBO- L’Arci Comitato provinciale di Viterbo esprime la propria preoccupazione dopo la pubblicazione, da parte del Ministero dell’Ambiente, della CNAI (Carta nazionale delle aree idonee alla costruzione del deposito nazionale di scorie nucleari). La CNAI individua ben 21 delle aree idonee nel viterbese, ovvero il 40% dei siti previsti nell’intero territorio nazionale.
“Siamo pronti a sostenere la battaglia dei comuni, dei comitati, dei biodistretti e di tutte le comunità territoriali indicate come idonee ad ospitare il sito nazionale di 100 mila tonnellate di scorie nucleari – dichiara la presidente di Arci Viterbo Cipriana Contu”
Non è ancora ben chiaro come mai al Ministero non abbiano preso in minima considerazione e risposto alle osservazioni presentate puntualmente da enti pubblici e privati al seminario nazionale della Sogin in seguito alla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee a gennaio 2022. Nessuna risposta alla richiesta di incontro inviata al Ministro Fratin 9 mesi fa da 35 comuni della Tuscia. Un silenzio assordante quello del Ministero, nessun dialogo, nessuna risposta, ma solo l’ennesimo comunicato che vede la Tuscia ancora una volta come l’area preferenziale per la collocazione della maggior parte di scorie in tutto il territorio nazionale, per questo saremo pronti a scendere in difesa dei territori e delle comunità

Arci Viterbo




Al via l’iter per la decisione per il deposito nucleare nella Tuscia

Riceviamo da Stefano Sebastiani, segretario della Regione Lazio di Orizzonte e pubblichiamo: “Una spada nucleare di Damocle pende sulla testa dei cittadini di Montalto di Castro e Pescia Romana! Infatti il 7 settembre inizia ufficialmente il seminario nazionale promosso dalla Sogin, società pubblica incaricata di costruire il deposito nazionale delle scorie nucleari e quindi incaricata di dove collocarlo nel territorio. La Tuscia ha 23 siti possibili, alcuni considerati preferibili ad altri. Tra questi a Pescia Romana e altri a Montalto, come indicato nella carta nazionale resa pubblica dalla Sogin. Come Orizzonte siamo stati tra i primi ad uscire pubblicamente con una posizione nettamente contraria alla realizzazione sul territorio della Tuscia di questo deposito. Sono arrivate molte osservazioni contrarie alla localizzazione a Pescia Romana, a Montalto e nella Tuscia da varie associazioni di cittadini tra cui La Cooperativa Il Chiarone e Montalto futura, dai Comuni di Montalto, Canino, dalla Provincia, dalla Regione Lazio, da altre associazioni di vario tipo di comuni della Tuscia, perfino da Capalbio.
Tutte queste osservazioni contrarie al deposito delle scorie nucleari a Pescia Romana, a Montalto di Castro e nella Tuscia.
Gli argomenti portati per motivare sono pesanti e diversi.
Dalle ragioni ambientali, parchi in particolare, ai parchi archeologici, agli aspetti turistici che verrebbero danneggiati pesantemente.
Da sottolineare i rischi per la salute della popolazione gia’ sottoposta a ingiurie sanitarie rilevanti, compreso un poco invidiabile primato nei tumori.
Altri aspetti rilevati sono le condizioni idrogeologiche delle zone costiere, oggetto di bonifica alcuni decenni fa, per le foci dei fiumi e dei torrenti che potrebbero subire inquinamenti delle falde, utilizzate per gli insediamenti umani e le coltivazioni, con conseguenze sulle acque del litorale, sul turismo e sugli insediamenti. Verrebbero sconvolte le attività agricole, la viabilità subirebbe vincoli per decenni, per non tacere dei rischi di incidenti e perfino attentati.
Forse la questione più grave e’ che la Sogin propone un deposito fintamente provvisorio delle scorie nucleari radioattive a lunghissimo deperimento (migliaia di anni) nell’ambito di un deposito di quelle che dovrebbero esaurirsi in 300/350 anni, comunque tanto tempo. Il deposito cosiddetto provvisorio rischia di diventare permanente perche’ nessuno a partire dalla Sogin ha la più pallida idea di dove mettere le scorie piu’ pericolose.
Tutto questo pur sapendo che le normative internazionali sulle scorie pericolose prevedono che le scorie a lunga radioattività debbono essere separatamente tombate in una zona supersicura per le persone e l’ambiente.Queste scorie torneranno per contratto dopo il trattamento da Francia e Inghilterra entro il 2025 e l’Italia non sa dove metterle.
Le associazioni che si sono espresse con documenti e le istituzioni locali, Comuni, Provincia, Regione hanno detto finora un No chiaro. Un No ben diverso dal classico “not in my garden”. Vedremo dopo il seminario nazionale, che terminera’ il 24 novembre dopo l’incontro con il Lazio, se questo No avra’ raggiunto l’obiettivo di bloccare la costruzione del deposito delle scorie nucleari nella Tuscia”.




Arlena di Castro, il sindaco dice no ai rifiuti radioattivi

di REDAZIONE-

ARLENA DI CASTRO (Viterbo) – “La Tuscia e il nostro comune non possono ospitare il Deposito nazionale. L’individuazione delle aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani da parte della Sogin era attesa da cinque anni e l’Italia risultava inadempiente”. Lo scrive il sindaco di Arlena di Castro, Publio Cascianelli  che aggiunge: “L’amministrazione comunale, venuta a conoscenza della pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente  idonee che dovrebbero ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nazionali, in cui è interessato anche il territorio di Arlena di Castro, si sta già attivando in sinergia con i Comuni limitrofi per prendere contatti con gli enti provinciali,  regionali e  governativi. Il comune di Arlena di Castro ed il suo territorio hanno già dato e lotteremo con tutte le forze affinché vengano rispettati l’ambiente e la salute dei cittadini. Una decisione incomprensibile che andrà senz’altro a penalizzare fortemente l’aspetto turistico e ambientale del nostro territorio. Sono già in contatto con i sindaci degli altri comuni della provincia di Viterbo per elaborare e pianificare  le prossime azioni da intraprendere”.  Nei prossimi quattro mesi andranno presentate le osservazioni e le controdeduzioni per dimostrare  che nel nostro territorio non ci sono le condizioni per ospitare un sito di stoccaggio  da quelle ambientali a quelle paesaggistiche e culturali con zone di notevole pregio naturalistico o a fortissima vocazione agricola.