Confcommercio Lazio Nord esprime preoccupazione per la realizzazione de Deposito Nazionale di scorie nucleari nella Tuscia

Confcommercio Lazio Nord, in rappresentanza delle imprese del territorio, esprime preoccupazione per le possibili conseguenze economiche e turistiche legate alla realizzazione del Deposito Nazionale di scorie nucleari nella Tuscia. Un’iniziativa del genere rischierebbe di compromettere l’immagine di un’area vocata alla qualità ambientale, all’agroalimentare d’eccellenza e a un turismo sostenibile, con ricadute negative sulle attività commerciali, artigianali e di ospitalità.

La Tuscia è un territorio ricco di bellezze naturali, coste naturali ancora preservate, siti archeologici e produzioni enogastronomiche di prestigio, che rappresentano il cuore della sua attrattività. L’insediamento di un deposito di rifiuti radioattivi potrebbe minare la fiducia di consumatori e visitatori, con effetti duraturi sull’economia locale. Già oggi, diverse realtà imprenditoriali segnalano timori legati alla possibile percezione negativa del territorio, con ripercussioni su filiere cruciali come quella del vino, dell’olio e del comparto turistico-balneare e culturale.

Per queste ragioni, Confcommercio Lazio Nord esprime piena condivisione con i motivi che hanno spinto i sindaci e gli organizzatori a promuovere la manifestazione pubblica del 6 aprile a Vulci, per dire no al progetto di stoccaggio nel viterbese. L’iniziativa rappresenta un’importante occasione per ribadire l’esigenza di tutelare un modello di sviluppo basato sulla sostenibilità, la sicurezza e la valorizzazione delle risorse locali.

«Sosteniamo la mobilitazione del territorio e chiediamo alle istituzioni nazionali di valutare con attenzione le ricadute socioeconomiche di questo progetto», dichiara Loredana Badini, Vicepresidente di Confcommercio Lazio Nord. «La Tuscia merita politiche che ne preservino le peculiarità e ne promuovano la competitività, non interventi che ne mettano a rischio il futuro. Serve un confronto trasparente e alternative sostenibili, nel rispetto delle comunità locali e delle imprese».

Confcommercio Lazio Nord si augura che le istituzioni competenti vogliano ascoltare le legittime preoccupazioni del territorio e conferma la propria disponibilità a collaborare per individuare soluzioni che coniughino progresso e tutela del patrimonio economico, ambientale e culturale della provincia di Viterbo.




Tuscia in lotta contro il deposito di scorie nucleari

di REDAZIONE-

VITERBO- La battaglia contro l’ipotesi di un deposito nazionale di scorie nucleari nella Tuscia si intensifica. Il Biodistretto della via Amerina e delle forre ha portato la protesta alla manifestazione nazionale “Agricoltura è…”, per sensibilizzare cittadini e istituzioni sui rischi che il progetto rappresenta per il territorio.

“Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella – spiega il Biodistretto – ribadendo il nostro impegno, sostenuti da cittadini, sindaci e istituzioni provinciali e regionali”.

Sono 21 i siti individuati da Sogin nella Tuscia per un possibile deposito. Secondo il Biodistretto, questa scelta minaccia l’identità agricola e ambientale del territorio e viola la legge nazionale sul biologico. Inoltre, il concetto di un deposito unico per le scorie radioattive è ritenuto sbagliato, soprattutto in un contesto geopolitico instabile. “Non esistono depositi unici in Europa – sottolineano gli attivisti – e in un periodo di tensioni internazionali una struttura del genere diventerebbe un obiettivo militare pericoloso”.
Per approfondire il tema, domani, 28 marzo, alle 17:30 si terrà un’assemblea pubblica nella sala regia del Comune di Viterbo, intitolata “Il no della Tuscia al deposito di scorie nucleari”. L’incontro, organizzato dal Biodistretto in collaborazione con comitati locali e associazioni ambientaliste, vedrà la partecipazione di esperti e segnerà la nascita del comitato No Scorie di Viterbo, che si unirà alla rete di gruppi di protesta già attivi nella provincia.
Anche la sindaca di Viterbo, Chiara Frontini, ha confermato il pieno appoggio dell’amministrazione comunale alla protesta: “La Tuscia non può diventare il deposito di scorie nucleari d’Italia. Abbiamo espresso una posizione di totale contrarietà e continueremo a difendere i diritti della nostra comunità”.
Le mobilitazioni continueranno con una grande manifestazione il 6 aprile a Vulci, seconda tappa di “Tuscia in movimento: in marcia contro il deposito di rifiuti radioattivi”. L’evento prevede un raduno alle 10 presso il Parco di Vulci, seguito da una marcia e da interventi pubblici di autorità e rappresentanti dei comitati.

La battaglia contro il deposito di scorie nucleari nella Tuscia è solo all’inizio, ma cittadini, istituzioni e associazioni sono determinati a difendere il territorio.




La nota tecnica del geologo Antonio Menghini sulla realizzazione del Deposito Nazionale di scorie nucleari

Con questa breve nota tecnica, vorrei approfondire le motivazioni di carattere geologico che giustificano l’opposizione alla realizzazione del Deposito Nazionale per TUTTI e 21 i siti della Tuscia giudicati idonei da Sogin e successivamente validati dal MASE. Sui molteplici altri motivi (economici, sanitari e sociali), potete trovare in rete tante altre osservazioni.
Iniziamo dalle caratteristiche idrogeologiche che dovrebbe avere il sito idoneo, partendo da una semplice considerazione: i tempi minimi di decadimento dei rifiuti radioattivi a bassa attività sono nell’ordine delle centinaia di anni. Quindi prendiamo in esame la situazione meno grave (per quelli ad alta attività che verranno conferiti nello stesso Deposito si arriva sino a parecchie migliaia di anni). Questo significa che una eventuale perdita di sostanze radioattive (che non possiamo escludere a priori, come è lecito considerare per qualsiasi attività umana), queste rappresenteranno una vera e propria mina vagante, un rischio concreto per l’ambiente e la salute umana, per tutto questo enorme lasso di tempo.
Non potendo escludere al 100 % la possibilità di un incidente di questo tipo, le regole che erano state fissate dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), per selezionare su tutto il territorio italiano le aree idonee ad ospitare il Deposito, avevano tenuto conto della necessità di assicurare una “barriera naturale”, oltre a quella “tecnologica” (garantita dalle modalità di costruzione dell’involucro che conterrà i rifiuti). Ne consegue che uno dei Criteri di Esclusione (CE) utilizzati per scartare ampie fette di territorio, era stato giustamente considerato l’eventuale presenza di risorse idriche (Criterio di Esclusione 14 della Guida Tecnica n.29). Non solo: in una seconda fase di scrematura delle aree idonee, sono state introdotti a cascata anche dei Criteri di Approfondimento, ed uno di questi, il n.8, parla esplicitamente della presenza di punti di captazione (sorgenti e pozzi) ad uso idropotabile e di aree di ricarica degli acquiferi. Quindi, è sufficiente che sotto l’area studiata ci sia un acquifero, che alimenta sorgenti e pozzi, per renderla inidonea. Infatti, se riprendiamo il concetto di tempo di decadimento, è palese che questi siano di gran lunga maggiori di quelli di trasferimento dei materiali radioattivi dal Deposito alla falda freatica: senza arrivare alle situazioni palesemente catastrofiche, dove addirittura (come espressamente dichiarato dalla stessa Sogin) la falda è affiorante, anche considerando le condizioni di maggior tutela, ovvero laddove le risorse idriche saranno alla profondità massima (poche decine di metri), i tempi di migrazione dei radionuclidi in falda saranno di poche settimane.
Facendo un ragionamento al contrario, potremmo approssimativamente stimare quale dovrebbe essere la profondità minima delle risorse idriche, tale da garantire tempi di infiltrazione dalla superficie alla stessa nell’ordine dei 300 anni (ovvero il tempo di attività dei rifiuti che saranno definitivamente stoccati nel Deposito). Questo ovviamente se partiamo dalla condizione più sfavorevole, ovvero assenza di qualsiasi formazione geologica impermeabile che impedisca il raggiungimento dell’acquifero profondo. Ebbene, dovremmo avere una profondità della risorsa idrica di parecchi Kilometri. Tanto per avere un parametro di raffronto, si consideri che i tempi di transito delle acque termali del Bacino Viterbese, provenienti da serbatoi geotermali posti a parecchie centinaia di metri, sono stati stimati in circa 40 anni, quindi tempi di percorrenza di gran lunga inferiori a quelli necessari per avere un abbattimento della radioattività .
Di fronte a tali evidenze scientifiche è ovvio che ISPRA ha sin da subito deciso di escludere tutte le aree che presentino risorse idriche nel sottosuolo.
Sin qui penso ci sia poco da obiettare. Eppure Sogin e, cosa ancora più grave, il MASE, che ha validato le aree idonee, ha ignorato questa regola. A rendere quantomeno inquietante la vicenda, è il fatto che nelle stesse relazioni tecniche prodotte da Sogin, si scrive nero su bianco della presenza di risorse idriche e di sorgenti pubbliche.
Va perciò detto senza giri di parole che Sogin ed il MASE non hanno rispettato le regole imposte dall’arbitro ISPRA. Sono certo che, se la verifica delle analisi condotte da Sogin fosse stata affidata alla stessa ISPRA (cosa del tutto plausibile, essendo l’arbitro del procedimento), il mancato rispetto di questa norma sarebbe stato rilevato immediatamente.
Di fronte alla consueta obiezione dei non addetti ai lavori sul fatto che, se teniamo conto di questo criterio di esclusione, in Italia allora non avremmo nessuna area idonea, basta far osservare che in realtà ci sono tantissime zone dove invece non ci sono acquiferi produttivi sino a notevoli profondità, per la presenza di spessi pacchi di terreni argillosi impermeabili. Ma il punto è un altro: se ISPRA ha ritenuto opportuno inserire questa norma, un motivo ci sarà (ovvero la garanzia della “barriera naturale”), perché se a questo punto il CE14 è carta straccia, allora rimettiamo tutto in discussione, non prendiamo in considerazione nessuno degli altri criteri ed ogni zona d’Italia diventa magicamente idonea.
Il confronto sempre più utilizzato dai fautori del Deposito con quello ubicato in Francia, nella Provincia dell’Aube (semplicisticamente battezzato come “dello Champagne” quando invece si trova a ben 200 km di distanza dai famosi vigneti), ci permette di affrontare un altro aspetto geologico, collegato alla sismicità. A tal proposito, è sufficiente esaminare la mappa allegata (pubblicata da EFEHR http://static.seismo.ethz.ch/efehrcms/Flyer/ESHM20_flyer_hazard_ITA.pdf) e rielaborata dal collega Antonio Mancini. Premesso che il deposito francese non ospita i rifiuti ad alta radioattività, come invece previsto per il Deposito Nazionale italiano, è palese che ci troviamo in un’area a bassissima pericolosità sismica, in una situazione completamente differente da quella della Tuscia, dove l’accelerazione di picco al suolo prodotta da un eventuale terremoto, è decisamente maggiore. Va inoltre sottolineato che tale pericolosità è riferita a terremoti con tempi di ritorno di 475 anni, di gran lunga inferiori ai tempi di decadimento delle scorie ad alta attività e come questa poi potrebbe venir amplificata localmente dalla presenza di terreni non compatti: si tratta dei cosiddetti “effetti di sito” che fanno sì che un sisma può provocare ingenti danni anche se l’epicentro è ubicato a notevole distanza. E’ doveroso specificare che questo non significa che il Deposito non può essere realizzato a priori (se tenessimo conto solamente della sismicità), ma che ciò richiederebbe un notevole aggravio dei costi per renderlo antisismico.
Di fronte alle giuste obiezioni presentate da tantissimi esperti (tra i quali il sottoscritto) su questi punti specifici, Sogin ha risposto garantendo analisi di approfondimento nelle fasi successive. La cosa paradossale è che queste, come ribadito dal recente Rapporto Preliminare per definire la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), saranno avviate solo sulle aree idonee che hanno manifestato interesse e siccome nessun territorio si è autocandidato, le indagini di dettaglio non si faranno da nessuna parte. Non è chiaro quindi come il MASE intenda procedere per un ulteriore scrematura delle aree, necessaria per individuare l’unico sito adatto ad ospitare il Deposito Nazionale.

Antonio Menghini
Geologo, Idrogeologo, Geofisico
Responsabile scientifico del Comitato cittadino per la salvaguardia del territorio di Canino e della Tuscia




Tarquinia, anche l’Università Agraria dice “no” al progetto di deposito di scorie nucleari nella Tuscia

TARQUINIA ( Viterbo) – Su delega del Presidente dell’Ente Alberto Riglietti, il consigliere Silvano Olmi ha partecipato giovedì pomeriggio all’assemblea contro la realizzazione del deposito nazionale che si è svolta presso la sala del consiglio comunale di Civita Castellana.

Organizzata dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Luca Giampieri e dal Biodistretto Via Amerina presieduto da Famiano Crucianelli, all’affollata assemblea hanno partecipato consiglieri regionali, sindaci e assessori del territorio.

È stato ribadito il no unanime al progetto di realizzare nella Tuscia il deposito per immagazzinare i rifiuti nucleari prodotti da impianti di tutta Italia.

“La legge 168 del 2017 – dichiara Olmi – indica i beni amministrati dall’Università Agraria quali strumenti primari per assicurare la  conservazione  e  la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale. Anche per questo ribadiamo la nostra avversione al progetto di realizzare un deposito di scorie nucleari nella Tuscia. Questi rifiuti vanno stoccati nei luoghi in cui vengono prodotti, in depositi di piccole dimensioni che garantiscono maggiore sicurezza”.

 Sulla stessa linea il Presidente dell’Ente. “L’Università Agraria di Tarquinia – dichiara il Presidente Alberto Riglietti – è in prima fila nella salvaguardia del patrimonio naturale e del paesaggio. Non possiamo permettere che si realizzi un impianto del genere in un territorio, quello della Tuscia, che ha come fonti primarie di reddito il turismo e l’agricoltura di qualità.”

Il consiglio dell’Università Agraria sarà presto chiamato a votare una mozione. L’Ente parteciperà alle prossime manifestazioni pubbliche che saranno convocate su questo tema: il 6 aprile a Montalto di Castro e l’11 maggio a Corchiano.




Il no della Tuscia al deposito di scorie nucleari

VITERBO- Sabato 4 Maggio alle ore 10,00 presso la Sala Stampa della Provincia a Viterbo si svolgerà l’incontro pubblico “il NO della Tuscia al Deposito delle Scorie Nucleari”.
Dopo la manifestazione del 25 febbraio a Corchiano, che ha coinvolto più di 2000 partecipanti, , le ragioni del NO arrivano nel capoluogo di provincia.
Qui il programma degli interventi :
Famiano Crucianelli -Presidente Biodistretto della Via Amerina e delle Forre
Gabriele Antoniella -Presidente del Biodistretto del Lago di Bolsena
Carlo Falzetti -Presidente Comitato Montalto Futura
Leonardo Varvaro – già professore dip. DAFNE/UNITUS
Antonio Menghini – Geologo
Dott.ssa Antonella Litta – in rappresentanza dell’Ordine dei Medici di Viterbo.
Si invitano i cittadini e le Istituzioni Pubbliche.

Tuscia in Movimento No Scorie!




Il no della Tuscia al deposito di Scorie Nucleari

VITERBO- Sabato 4 maggio alle ore 10:00 presso la Sala Stampa della Provincia a Viterbo si svolgerà l’incontro pubblico “Il NO della Tuscia al Deposito di Scorie Nucleari”.
Dopo la manifestazione del 25 febbraio a Corchiano che ha coinvolto più di 2000 partecipanti le ragioni del No arrivano nel capoluogo di provincia.
Qui il programma degli interventi:

Saluti Istituzionali
Famiano Crucianelli – Presidente Biodistretto della Via Amerina e delle Forre
Gabriele Antoniella – Presidente del Biodistretto del Lago di Bolsena
Carlo Falzetti – Presidente Comitato Montalto Futura
Leonardo Varvaro – già professore dip. DAFNE /UNITUS
Antonio Menghini – geologo
Dott.ssa Antonella Litta – in rappresentanza dell’Ordine dei Medici

Tuscia In Movimento No Scorie!




Agraria2024, Marchetti: “No al deposito unico di scorie nucleari”

Il candidato presidente respinge il progetto Sogin: “Una scelta scellerata. Dobbiamo salvaguardare le nostre ricchezze naturali e agricole”. Lunedi 22 aprile ricorre la 54esima giornata mondiale della Terra, nata per ricordare e incentivare l’impegno di ognuno di noi nel promuovere la conservazione dell’ambiente, la biodiversità, lo sviluppo sostenibile e l’agricoltura responsabile. Su quest’ultimo punto l’Università agraria gioca un ruolo fondamentale, chiamata nella gestione virtuosa del bene pubblico collettivo di oltre 6mila ettari di terreno. Una responsabilità importante.

Purtroppo, però, come tutti ben sappiamo, su questa provincia così bella, ricca e rigogliosa si è abbattuto lo spettro della costruzione di un deposito nazionale di scorie nucleari. E’ stata la Sogin che, su indicazione del Ministero, ha tracciato una mappa di siti potenzialmente idonei (Cnapi), individuandone ben 21 su 51 nella sola provincia di Viterbo. Parliamo del 41 percento di possibilità. Una percentuale mostruosa e assolutamente insostenibile dal punto di vista ambientale. Numerose sono state le prese di posizione da parte della politica, dei biodistretti e dei comitati ambientalisti per scongiurare questa scelta scellerata.

Il nostro gruppo “Civici per l’Agraria 2024”, che ha nella sua missione la valorizzazione del territorio, si oppone alla creazione dei siti per il deposito nazionale in quanto individuati con superficialità e non tenendo in debito conto le caratteristiche del territorio, senza contare gli eventuali gravissimi danni da contaminazione radioattiva delle falde idriche che rappresentano una risorsa idropotabile fondamentale per la collettività. Inoltre, ai fini agricoli, il locale consorzio eroga acque destinate all’irrigazione di vasti appezzamenti che, se venissero malauguratamente contaminate, produrrebbero ricadute tragiche sull’economia cittadina.

Noi ci siamo e lo dimostreremo nelle sedi opportune. La vita di questo territorio, le sue bellezze storiche e naturalistiche, ma soprattutto la sua vocazione agricola sono e resteranno per noi dei beni intoccabili che tuteleremo con ogni mezzo. Ce lo chiedono i cittadini, ce lo chiede l’Europa. Non a caso il secondo goal dell’Agenda 2030 sollecita gli Stati e, dunque, qualsiasi realtà portatrice di interesse, a sviluppare progetti utili a garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e promuovere pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a conservare gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, alle condizioni meteorologiche estreme, alla siccità, alle inondazioni e agli altri disastri, e che migliorino progressivamente il terreno e la qualità del suolo.




Regione Lazio, opposizioni dicono no al deposito scorie nucleari nel Viterbese, presentata mozione

ROMA- Il Deposito Nazionale destinato allo stoccaggio di rifiuti radioattivi non deve essere realizzato nel Lazio: per questo è stata depositata una nuova mozione in Consiglio regionale, sottoscritta da Marotta di Verdi Sinistra, Novelli e Zuccalà del M5S, Ciarla e Panunzi del Pd, Zeppieri di Polo Progressista e Tidei di Italia Viva.
Di 51 possibili aree per la realizzazione del sito, ben 21 si trovano nella provincia di Viterbo, ma nessuno dei Comuni in cui si trovano queste zone ha espresso parere favorevole. Come già affermato dal Consiglio regionale nella precedente legislatura, con tale atto si vuole fortemente riaffermare la contrarietà alla realizzazione di questo sito di stoccaggio di scorie radioattive e nucleari, che rischia di produrre danni per tutto il territorio regionale. Nel rispetto delle scelte delle comunità locali, del diritto alla autodeterminazione e della salvaguardia dei territori dell’ambiente e dell’economia locale, con tale atto si vuole impegnare la Giunta della Regione Lazio a fare la sua parte per tutelare il territorio ed impedire la realizzazione del Deposito.

Così in una nota i capigruppo di opposizione in Consiglio regionale del Lazio.




“In marcia contro il deposito delle scorie nucleari”, il CAI di Viterbo plaude all’iniziativa

VITERBO – “Tuscia in Movimento: in marcia contro il deposito delle scorie nucleari”, in programma domenica 25 febbraio.
L’iniziativa interesserà le zone di Vignanello, Vasanello, Gallese e Corchiano. Il CAI di Viterbo plaude a questa importante iniziativa e invita a darne ampia diffusione.
La partecipazione è libera.




Il Comune di Trino si autocandida per ospitare il deposito Nazionale di Scorie Nucleari: il Governo appoggia

di REDAZIONE-

Il Comune di Trino ha ufficialmente presentato una richiesta di autocandidatura per ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari e il parco tecnologico. L’istanza è stata inviata al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nonché a Sogin, con l’obiettivo di avviare una rivalutazione del territorio per verificare la sua idoneità. Nel documento, l’ente sottolinea che l’autocandidatura è subordinata alla verifica di Sogin e alla validazione dell’autorità competente in termini di sicurezza, con l’obbligo di rispettare tutti i criteri di sicurezza.

Il sindaco di Trino, Daniele Pane, ha enfatizzato l’importanza della chiarezza e della trasparenza su questo tema. Ha commentato l’adunanza aperta dell’11 gennaio 2024, durante la quale sei tecnici hanno illustrato il progetto del deposito, sottolineando la necessità di una decisione condivisa. La richiesta è accompagnata da un appello agli organi competenti per una campagna informativa rivolta alla popolazione.

Il governo ha accolto positivamente l’autocandidatura di Trino. Il ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato che la disponibilità del Comune è importante e sarà valutata in base alle caratteristiche tecniche e di sicurezza previste dalla legge per depositi di questo tipo. Ha evidenziato la rilevanza attuale della questione nucleare, con l’Italia che produce quotidianamente rifiuti nucleari civili, soprattutto di origine ospedaliera.

L’autocandidatura di Trino rappresenta una possibilità positiva per la Tuscia, poiché potrebbe sottrarre 21 siti viterbesi, precedentemente considerati idonei, dall’onere di ospitare il deposito. Tuttavia, la decisione finale spetterà a Sogin, che applicherà criteri tecnici per valutare l’idoneità di Trino. Sindaci e cittadini della Tuscia ora devono attendere la determinazione di Sogin, sperando che la situazione si risolva a loro favore.




Deposito scorie nucleari, Rocca: “Mi auguro nessun sindaco Lazio si candidi a ospitarlo”

ROMA – «Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha comunicato i siti in Italia idonei a ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. Spetta ora agli enti locali candidarsi a ospitarlo. Il Lazio ha il maggior numero di siti idonei (21), tutti nel viterbese, nei Comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Arlena di Castro, Piansano, Tessennano. Mi auguro che nessun sindaco del Lazio candidi il proprio Comune a ospitare il deposito». Lo dichiara il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.




Romoli sul deposito scorie nucleari: “Interpelleremo ogni ente e istituzioni per evitare che il deposito venga realizzato nella Tuscia”

VITERBO- “Esprimo grande delusione per il contenuto della Carta nazionale delle aree idonee a ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari (Cnai) redatta dalla Sogin: il documento individua infatti 51 siti idonei in tutta Italia, di cui 21 nella sola Tuscia”. Lo afferma il presidente della Provi8ncia, Alessandro Romoli, che aggiunge: ” Il nostro territorio è dunque quello che, in tutto il Paese, corre maggiormente il rischio di dover ospitare l’impianto per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari.

Negli ultimi mesi amministratori locali, privati, accademici e comitati civici della Tuscia hanno organizzato incontri, conferenze e seminari per spiegare come la Provincia di Viterbo abbia già fatto la propria parte nella storia del nucleare italiano e come dunque sia il caso che anche altri territori si facciano finalmente avanti per ospitare il deposito di rifiuti radioattivi in questione.

Abbiamo presentato dati, abbiamo redatto relazioni per spiegare che una struttura del genere sarebbe dannosa per il settore agricolo e turistico del territorio, abbiamo più volte chiesto incontri presso i palazzi delle istituzioni a Roma. Purtroppo, però, dobbiamo registrare come ancora una volta le lamentele della Tuscia siano rimaste inascoltate. Occorre dunque ribadire che la Provincia di Viterbo non è la “terra di nessuno”, e che non può essere utilizzata a piacimento per parcheggiare qui rifiuti di ogni genere, da quelli ordinari della capitale a quelli nucleari nazionali. Interpelleremo dunque ogni ente e istituzione, da quelle nazionali a quelle europee, per evitare che il deposito per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari venga realizzato nella Tuscia. Ci avvarremo infatti di ogni mezzo legale possibile per scongiurare questo scenario, che sarebbe davvero dannoso per l’economia e la vocazione agricola del territorio. E lo dico con la certezza che su questa battaglia il territorio della Tuscia è unito, al di là delle legittime convinzioni politiche di ognuno. A tal proposito nei prossimi giorni convocherò infatti il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei Sindaci della Provincia per valutare tutti insieme le iniziative da intraprendere.

 




Erbetti (M5S) sul deposito scorie nucleari nella Tuscia: “Adesso basta, abbiamo già dato”

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Adesso basta, abbiamo già dato. La Tuscia non è la discarica d’Italia, noi abbiamo già dato abbastanza, non siamo più disposti a subire. Lo diciamo a gran voce, anzi lo urliamo:“NO AL DEPOSITO DI SCORIE NUCLEARI NEI NOSTRI TERRITORI”.
Ben 21 siti su 51 si trovano nella Tuscia e sono stati giudicati idonei per la costruzione del deposito unico delle scorie nucleari, come se in Italia non vi fossero altri luoghi per realizzare l’impianto. Sono anni che come Movimento 5 Stelle lo affermiamo, sono anni che come Movimento 5 Stelle ci battiamo ad ogni livello istituzionale, dai comuni, Viterbo in primis, ma anche in provincia e a livello regionale, a tal proposito ricordo i 5 differenti ordini del giorno presentati da tutti e ripeto tutti gli schieramenti politici in regione Lazio, volti a dire un no secco al deposito.
Siamo un territorio già ampiamente sfruttato, discarica rifiuti di tutto il Lazio, centrali elettriche e chi più ne ha più ne metta. Il nostro è un territorio a vocazione agricola e turistica, con eccellenze riconosciute ad ogni livello e non può essere ulteriormente martoriato.
È arrivato il momento che altri facciano la loro parte, non noi, noi abbiamo già ampiamente dato.
Ci batteremo con ogni mezzo lecito per contrastare questo scempio e siamo pronti ad appoggiare chiunque voglia unirsi a noi.Non qui, adesso veramente basta”.

Massimo Erbetti
Coordinatore provinciale M5S




Deposito scorie nucleari, no della CNA di Viterbo e Civitavecchia: “Non ce lo possiamo permettere”

VITERBO- “Ci siamo opposti fin dal primo momento. Continueremo a farlo per difendere il nostro territorio”. La segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, conferma il “no convinto” all’ipotesi di realizzazione del sito nella Tuscia.

Arlena di Castro, Canino, Cellere, Corchiano, Gallese, Ischia di Castro, Montalto di Castro, Piansano, Soriano nel Cimino, Tarquinia, Tessennano, Tuscania, Vasanello, Vignanello sono i comuni a rischio.

“Nel 2021 ci siamo schierati al fianco dei sindaci – dice Melaragni – quando le possibilità di vederci calare dall’alto il deposito erano 22 su 67. Oggi queste possibilità sono cresciute: il nostro territorio conta 21 possibilità su 51. Dopo tutte le servitù energetiche, un gap ultradecennale sulla infrastrutture da colmare e una vocazione turistica dove finalmente inizia a vedersi qualche risultato, l’arrivo del sito di scorie radioattive per noi è inaccettabile. Non ce lo possiamo permettere”.

Melaragni sottolinea infine un altro aspetto: “Stiamo lavorando per tutelare e valorizzare il patrimonio culturale, ambientale, naturale e paesaggistico della Tuscia. Ribadiamo il concetto: le nostre ragioni devono avere una sola voce da portare al governo: istituzioni, portatori di interessi e possibilmente rappresentanti del nostro territorio”.




Deposito scorie nucleari, Rotelli (FdI) e Battistoni (FI): “Bene la decisione del ministro Pichetto sulle auto-candidature”

ROMA – “La decisione del Ministro dell’ambiente, Pichetto Fratin, di lasciare ai comuni la possibilità di candidarsi autonomamente ad ospitare l’infrastruttura di raccolta delle scorie nucleari è una scelta giusta e potrebbe essere la soluzione al problema.
Se da un lato vi sono territori, come ad esempio la provincia di Viterbo, che hanno più volte ribadito la loro contrarietà ad ospitare sui propri territori il deposito delle scorie, vi sono altri che trarrebbero benefici e compensazioni che permetterebbero loro di stoccare i rifiuti già esistenti insieme ai nuovi provenienti da tutta Italia.
È quindi un bene che il Governo Meloni stia valutando la possibilità di far candidare autonomamente le amministrazioni locali come sito del deposito”.
Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati Mauro Rotelli e Francesco Battistoni, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera.




No al deposito di scorie nucleari e radioattive nella Tuscia

Riceviamo e pubblichiamo: “Le associazioni AICS AMBIENTE-AICS COMITATO PROVINCIALE VITERBO- COMITATO FERROVIA CIVITAVECCHIA ORTE-COORDINAMENTO NAZIONALE BONIFICA ARMI CHIMICHE, hanno inviato il 13 gennaio 2022 ulteriori osservazioni alla Sogin, per contrastare la possibile localizzazione, nel territorio della Tuscia, del Deposito che è destinato ad ospitare le scorie radioattive e nucleari, fra queste le scorie delle centrali nucleari di Trino Vercellese, Caorso, Garigliano e Latina abbandonate dopo il referendum sul nucleare e non ancora smantellate.

Dalla lettura attenta degli atti conclusivi del seminario tenuto il 15 dicembre 2021, pubblicati dalla SOGIN, si evince che lasciano ancora aperta la possibilità che la scelta possa ricadere nel viterbese, cosa inammissibile se veramente la SOGIN avesse valutato attentamente le osservazioni presentate.

La domanda è quindi sempre la stessa: la scelta del sito per la realizzazione del deposito è una scelta prestabilita politicamente?

Le osservazioni precedentemente presentate hanno contestato l’insediamento dal punto di vista tecnico, sociale e quindi politico di tutti i siti individuati nel viterbese, in particolare per le aree VT12 e VT16. Se la SOGIN le avesse lette e approfondite avrebbero dovuto far decidere nell’abbandono definitivo della ipotesi di collocare nella Tuscia il deposito di scorie nucleari e radioattive.

Le nostre precedenti osservazioni, infatti, condensate in 126 pagine, hanno toccato aspetti rilevanti quali :
la collocazione in una delle regioni più popolose d’Italia; la vicinanza alla capitale; la vicinanza alle grandi vie di comunicazione; in zone vulcaniche con centri eruttivi; la sismicità del territorio; la vicinanza al fiume Tevere; le sorgenti e le acque di falda; i fenomeni di fagliazione; le manifestazioni idrotermali con emissione di gas, tra cui il RADON; i fattori meteorologici; la biodiversità e la protezione degli habitat; le produzioni agricole di qualità; il valore paesaggistico del territorio interessato; il valore architettonico storico; le importanti attrattive turistiche; le emissioni sonore; l’aircraft crash e i possibili attacchi terroristici; l’accessibilità; la localizzazione sulle ferrovie Civitavecchia Orte, inserita nella legge 128 per le ferrovie turistiche e Roma Viterbo ex Roma Nord; la geotermia; la vicinanza ad aziende classificate ad incidente rilevante, quali la SNAM; la dubbia costituzionalità dell’art 27 del D.Lgs 31/2010 sul procedimento amministrativo.
Abbiamo, poi, contestato alla SOGIN il non aver tenuto in debito conto della carta idrogeologica della Regione Lazio, del piano di gestione del rischio di alluvioni, degli aspetti urbanistici, del piano di assetto idrogeologico del bacino del Tevere, della valutazione di impatto ambientale sanitario e d’incidenza.
Abbiamo contestato, decisamente, la SOGIN perché non ha tenuto in nessun conto la vocazione del territorio e gli aspetti sanitari.

La matrice multicriteri, che dovrebbe essere obbligatoria per le grandi opere che interessano il futuro di un territorio, redatta e inserita nelle nostre osservazioni, forse non è stata nemmeno degnata di uno sguardo. Questa puntualmente pone in evidenza l’assoluta inadeguatezza della proposta SOGIN, in particolare delle aree VT12 e VT 16.

Le ulteriori osservazioni hanno ribadito e approfondito la contestazione :
1- rispetto il procedimento amministrativo messo in atto dalla SOGIN.
2- Rispetto la non rispondenza delle aree indicate ai requisiti della Guida Tecnica 29 dell’ISPRA revisionata dalla IAEA.
3- Rispetto la mancanza di valutazioni derivanti da possibili attacchi terroristici.
4- Rispetto il rilascio di radioattivi, in quanto contrariamente a quanto afferma la Sogin, il deposito è caratterizzato dalla presenza di un processo produttivo.
5- Rispetto l’assenza di un terzo Ente sulla valutazione dei siti e delle osservazioni.

Se anche tutto ciò, che si aggiunge alle precedenti osservazioni, non verrà preso in considerazione, come non ritenere il Seminario nazionale UNA SCENEGGIATA o meglio una FINZIONE PUBBLICA ?

Ci auguriamo che l’azzeramento del gruppo dirigente della SOGIN, in fase di esecuzione, sia propedeutico a che le osservazioni, da associazioni ed enti precedentemente presentate e le ulteriori vengano valutate attentamente dal commissario che il Governo, seguendo di poco l’intervento della Guardia di Finanza, dovrebbe presto nominare a dirigere la SOGIN.

Se ciò avverrà, siamo certi che nella Tuscia non si realizzerà nessun deposito di scorie nucleari e radioattive, per la confermata inadeguatezza del territorio, nel rispetto della autodeterminazione e volontà dei cittadini”.

Raimondo Chiricozzi




“Luce Nuova sui fatti”, si parla di stalking e deposito scorie nucleari

VITERBO – Grandi ascolti anche per l’ultima puntata di Luce Nuova sui fatti dedicata a Civita di Bagnoregio nell’inserto turistico Il Lazio degli Eventi. Con 11.157 spettatori totali, la trasmissione si conferma sopra la soglia di 11 mila contatti stimati tra Web e Tv. Il grande interesse è derivato dalla candidatura a patrimonio mondiale dell’Unesco di Civita di Bagnoregio, di cui si avrà notizia nel marzo 2022 ma anche per le strategie messe in campo dalle amministrazioni Bigiotti e Profili per attrarre e gestire flussi turistici che hanno toccato il milione di presenze.

Intanto giovedì 4 novembre alle 21 si torna a parlare di cronaca come da format. Il tema sarà “Stalking, una piaga sociale” e avrà lo scopo di approfondire un altro reato molto diffuso nella società contemporanea e che, con la diffusione dei social e le connettività diffusa, ha assunto livelli preoccupanti che, in quelli più gravi, ha portato anche al suicidio di tante persone, spesso molto giovani.

Su questa difficile ed attuale tematica si parlerà con l’avvocato Lara Stefani del Centro Studi Criminologici di Viterbo; l’avvocato Giuliano Migliorati e lo psicoterapeuta Fabrizio Mignacca. Ci sarà inoltre la testimonianza di Giada Giunti, professionista che ha vissuto direttamente il dramma reiterato dello stalking.

Condurranno Gaetano Alaimo ed Arianna Cigni con la collaborazione di Edoardo Ciccarelli ed avremo gli interventi sul tema dello stalking di Valentina Cipollone per la sua rubrica “Sociologia della violenza”, degli opinionisti fissi Wanda Cherubini (direttore di Tusciatimes) e Stefano Stefanini (giornalista), della scrittrice Cristina Tagliente e, per l’aspetto dell’impatto dei social sullo stalking, l’intervento di Eleonora Perone.

Nella seconda parte di “Luce Nuova sui fatti” torna la rubrica “Il Punto del Direttore” a cura di Gaetano Alaimo che, questo mese, sarà incentrata su ““Il rischio deposito scorie nucleari nella Tuscia”. Tante le iniziative già organizzate da Comuni, Comitato e Provincia per dire no all’ipotesi di realizzazione nella Tuscia del Deposito nazionale delle scorie nucleari. Ne parleremo con il vicesindaco di Montalto di Castro, Luca Benni, e con l’Assessore all’Ambiente

Cultura e Turismo del Comune di Tuscania, Stefania Nicolosi.

L’appuntamento è per giovedì 4 novembre alle 21 per la sesta puntata di  “Luce Nuova sui fatti” su “Stalking, una piaga sociale” e con il punto sul rischio nucleare nella Tuscia“: andrà in onda su Tele Lazio Nord (canali 94, 629 e 848 Dtt) e sui canali social della trasmissione

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Per informazioni e partecipare: 340/9409572lucenuovasuifattitln@libero.it.




Deposito scorie nucleari, Fare Verde Lazio prepara le osservazioni e lancia un appello

VITERBO – L’associazione ambientalista Fare Verde Lazio prepara le osservazioni contrarie al progetto di Deposito Nazionale delle scorie nucleari e lancia un appello alle associazioni locali, agli esperti e ai cittadini per stilare insieme un documento comune.

“Da anni denunciamo l’aggressione in atto contro il territorio e le popolazioni della Tuscia – dichiara Silvano Olmi, presidente regionale di Fare Verde – con progetti sempre più inquinanti e invadenti, con un consumo di suolo agricolo enorme e danni alla salute pubblica e al paesaggio. Adesso arriva il progetto del Deposito Nazionale delle scorie nucleari, lanciato dal Governo Conte e che non sarà accantonato dal Governo Draghi.

Stiamo preparando le osservazioni contrarie al progetto – conclude Olmi – abbiamo già attivato i nostri esperti ma allo stesso tempo vorremmo fare un lavoro collegiale. Per questo lanciamo un appello alle associazioni locali, ai tecnici e ai cittadini che vogliono collaborare, di contattarci per stilare insieme il documento.”

Per aderire all’iniziativa: fareverdelazio@gmail.com; 392.9772536.