Tornano le campagne Beach Litter 2025 e Spiagge e Fondali puliti a Terracina

TERRACINA- Grazie al supporto dei volontari Legambiente e alla presenza attiva della prof.ssa Marta Minà, referente del PCTO “Sentinelle del Verde” definito con Legambiente Terracina presso il Liceo Statale “Leonardo Da Vinci”, e grazie alla presenza degli alunni, è tornata per l’ottavo anno consecutivo a Terracina, sabato 5 aprile, Spiagge e Fondali Puliti 2025, la storica campagna di Legambiente che da 35 anni coinvolge migliaia di persone in una mobilitazione collettiva di pulizia di spiagge e arenili dai rifiuti abbandonati. Dal 4 al 6 aprile sono state oltre 90 le iniziative in programma in Italia (di cui 76 aperte al pubblico) organizzate in 17 regioni (non solo costiere ma anchr dell’entroterra, per la presenza di fiumi e laghi) da Legambiente e 78 dei suoi Circoli e Regionali, a cui si aggiungono quelle oltre confine grazie alla sinergia con la campagna internazionale Clean Up the Med. “Spiagge Pulite? Pinzaci tu!”, slogan scelto per l’edizione 2025, è un vero e proprio richiamo alla responsabilità per invitare tutte e tutti a collaborare in prima linea per la rigenerazione dei luoghi marini e costieri e Terracina ha scelto di partecipare scegliendo la spiaggia di ponente, con particolare riferimento al tratto di spiaggia libera antistante la ex Pro-Infantia e zone limitrofe, volendo segnalare la massima attenzione per la pulizia dei tratti di arenile libero e in gestione da parte della Amministrazione. Durante la raccolta sono state trovate e individuate diverse tipologie di rifiuti particolari come mutande, esche per la pesca sportiva, cassette di polistirolo, capsule per le macchine da caffè, viti e assi di legno da costruzione, stampelle per vestiario, resti di maschere da sub in gomma, resti di fuochi di artificio di carta.
Quella del marine litter è un’emergenza che Legambiente torna a fotografare anche con la nuova indagine Beach Litter 2025, una delle più grandi campagne di citizen science, condotta su 63 spiagge campionate (quasi il doppio rispetto all’edizione del 2024, in cui erano state 33) in 13 Regioni. Numeri alla mano, nel 2025, su un’area complessiva di 196.890 mq, sono stati 56.168 i rifiuti raccolti e catalogati. Una media di 892 rifiuti ogni 100 metri lineari. Rispetto all’edizione del 2024, si registra un peggioramento del “grado di pulizia” delle spiagge, calcolato per il secondo anno utilizzando il Clean Coast Index (CCI), un indicatore utilizzato a livello internazionale che stabilisce il livello di pulizia di una spiaggia sulla base della densità dei rifiuti presenti nelle aree campione monitorate: il 28% delle 63 spiagge monitorate risulta avere un CCI corrispondente ad un giudizio “spiaggia sporca” o “molto sporca” (nel 2024 il valore delle due categorie era stato del 6,6%). Diminuiscono rispetto al 2024 le spiagge “molto pulite”, che passano dal 42% al 27%, e le spiagge “pulite”, dal 24,2% al 14%.

Secondo l’indagine Beach Litter 2025, la plastica si conferma il principale antagonista delle spiagge: rappresenta il 77,9% degli oggetti rinvenuti su tutte e 63 le spiagge campionate (43.776 sui 56.168 totali). Seguono con l’8,3% gli oggetti in vetro/ceramica, il 4,3% la carta e cartone, il 3,6% i metalli e il 2,4% il legno. Tornando alla categoria plastica, tra gli “osservati speciali” i 10 prodotti in plastica monouso e reti e attrezzi da pesca e acquacoltura che, a tre anni dalla loro messa al bando dalla Direttiva SUP (Single Use Plastics),in vigore in Italia dal 14 gennaio 2022, rappresentano ancora il 40,5% del totale dei rifiuti monitorati.
Continuano a “spopolare” i mozziconi di sigaretta: il 7,5% del totale, una media di 7 ogni 10 metri lineari di spiaggia. Altro nemico attestato per le spiagge sono i cotton fioc in plastica, il 5,6% della classifica generale, che sono stati messi al bando in Italia dal 2019.
Qui nel report i dati di dettaglio di Beach Litter 2025 https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2025/04/Beach-Litter_2025.pdf
Il 17 marzo scorso Terracina aveva invece scelto per la campagna Beach Litter 2025, la Spiaggia di Levante (detta la Spiaggetta), e anche in quel caso sono stati gli studenti del PCTO “Srntinelle del verde” insieme ad altri volontari ad essere attivi nella raccolta e nella categorizzazione dei rifiuti, azione che ha contribuito anche alla Missione dell’UE “Restore our Ocean and Waters per il 2030”.
Per quanto riguarda Terracina, secondo il protocollo standard di Beach Litter, sono stati raccolti sulla spiaggia di levante ben 1280 rifiuti per 100 metri lineari (l’anno scorso sulla stessa superfice campionata erano 688), e ai primi cinque posti della classifica delle tipologie di rifiuti raccolti figurano in testa 1) 251 resti di fuochi d’artificio (carta) pari al 19,61% del totale, una tipologia di rifiuto che mai era stata trovata in così grande quantità, 2) 164 oggetti e frammenti di plastica di grandezza tra i 2,5 e i 50 cm pari al 12,81% del totale, (l’anno scorso erano 59 (ovvero 8,58%)), 3) 164 mozziconi di sigaretta pari al 12,81% del totale (l’anno scorso erano 158 quelli raccolti (22,97% rispetto al totale)), 4) 74 tappi e coperchi di bevande pari al 5,78% del totale (l’anno scorso erano 45 (6,54%)), 5) 66 frammenti di carta pari al 5,16% del totale.
Quanto analizzato a Terracina rispecchia abbastanza fedelmente la media nazionale, anche se non possiamo sottacere il dato rilevantissimo dei resti di fuochi d’artificio (sia in carta che in gomma) che segnalano una cattivissima pratica di mancato smaltimento che andrebbe duramente sanzionata, primo perché i fuochi di artificio non possono essere accesi in prossimità di aree protette, come il Parco Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi (a pochi metri dalla Spiaggia) e sia perché arrecano disturbo alla zona di nidificazione del Falco pellegrino (Falco peregrinus Tunstall, 1771), specie tutelata a livello comunitario dalla Direttiva Uccelli e a livello nazionale, e le onde sonore sono pericolose per la stabilità delle falesie costiere e di alcuni monumenti naturali come Pisco Montano o storico-archeologici come La Porta Napoletana.
Il podio dei materiali più diffusi spiaggia di Levante resta sempre la plastica con il 65% degli oggetti rinvenuti (l’anno scorso era il 77,62%). Segue la carta/cartone con il 29,38% (l’anno scorso era 5,23%), il vetro/ceramica con il 1,64% (l’anno scorso era il 4,22%), seguito dalla gomma con il 1,48% (l’anno scorso era il 4,94%) e anche questo del tutto in linea con il dato nazionale, al netto di una prevalenza dei rifiuti di carta/cartone che deve essere indagata e sanzionata.

“I dati raccolti nella nostra annuale indagine sull’inquinamento di spiagge e arenili dovuto all’abbandono di rifiuti confermano quanto ancora siano necessarie le campagne di pulizia collettiva come Spiagge e Fondali Puliti. Nonostante i prodotti messi al bando dalla direttiva europea sulla plastica monouso non si nota una significativa riduzione in termini percentuali dei rifiuti, anzi in alcuni casi abbiamo notato degli incrementi, e questo è molto deludente e rende necessaria una sorveglianza specifica per valutare l’ efficacia delle misure previste dalla direttiva sulla plastica monouso. La vendita dei prodotti presentati come riutilizzabili, ma considerati usa e getta, è un gran pasticcio che alimenta la produzione di plastica tradizionale, contraddicendo l’obiettivo della direttiva europea, e mette a rischio la filiera industriale delle bioplastiche in Italia. Su questo paradosso pesa anche la mancata definizione del concetto di “riutilizzabile” nella Direttiva SUP e nel decreto legislativo di recepimento 196/2021. Al Governo Legambiente indica tre priorità: definire il concetto di “riutilizzabile” nel decreto legislativo 196/2021; stabilire le informazioni che è obbligatorio riportare su questi prodotti avviando campagne di sensibilizzazione mirate; mettere in campo un piano di monitoraggio dei flussi di prodotti in plastica monouso e dei prodotti riutilizzabili immessi sul mercato. Nella lotta alla plastica monouso l’Italia non deve abbassare la guardia, ma anzi moltiplicare il suo impegno per la sua riduzione. Sforzi necessari visto che questi prodotti rappresentano ancora il 40,5% del totale dei rifiuti monitorati nel 2025 sulle nostre spiagge secondo i dati dell’indagine ‘Beach litter’ e che incombe sul Belpaese una procedura d’infrazione europea per il mancato rispetto della direttiva 2019/904 sulla plastica monouso e le norme procedurali dell’UE sulla trasparenza nel mercato interno. Bisogna continuare a intervenire anche attraverso atti istituzionali (ricordiamo che il Comune di Terracina dovrebbe emettere la nuova ordinanza plastic free dopo lo stop del Covid) e attraverso attività di informazione e sensibilizzazione e con l’implementazione di servizi di raccolta efficaci per questi contesti più delicati, visto che l’area costiera è una area che se non ben pulita rischia di diventare una grave minaccia per gli ecosistemi acquatici (e la crescente presenza della Tartaruga Caretta Caretta) e può anche abbassare di molto il valore turistico delle città costiere, visto che l’UNEP stima che, a livello globale, ogni anno 19-23 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica inquinano laghi, fiumi e mari e prevede che le emissioni quasi triplicheranno entro il 2040. Mentre un recente report del progetto MedBioLitter, segnala 22 specie particolarmente a rischio tra la megafauna marina, inclusi cetacei, foche, tartarughe, squali, razze, tonni e pesci spada. Tra i maggiori impatti registrati, la mortalità per ingestione diretta di plastiche e microplastiche e alterazioni sul ciclo riproduttivo. Per questa ragione chiediamo alla Amministrazione di tenere in massimo conto quanto da noi rilevato e ci aspettiamo una ordinanza specifica per il contrasto all’abuso dei fuochi d’artificio sulle spiagge, accogliendo un cambiamento necessario e sempre più richiesto dalla cittadinanza, magari prevedendo una deroga per le feste patronali e avviando un percorso di transizione verso modalità di festeggiamento più sostenibili e rispettose dell’ambiente e del nostri amici animali. In molte altre città d’Italia l’uso di spettacoli luminosi innovativi come videomapping, fasci di luce e fuochi d’artificio silenziosi, ha portato un valore aggiunto senza compromettere l’aspetto evocativo dei festeggiamenti, e sempre maggiori risorse in bilancio per la corretta pulizia delle spiagge, sostenendo e patrocinando le nostre iniziative di sensibilizzazione, rendendole patrimonio della collettività. Ringraziamo tutti i nostri volontari e gli alunni del Liceo Statale per la grande generosità e la presenza alle iniziative, le Referenti PCTO di Istituto, prof.sse Ciarlone e De Filippis, e il Dirigente Scolastico per il suo costante supporto”– dichiarano Anna Giannetti, Presidente di Legambiente Terracina e Consigliere Nazionale della Associazione e Marta Minà, Consigliere del Direttivo di Legambiente Terracina e docente presso il Liceo Statale “Leonardo da Vinci”.




Torna il IV Forum Energia del Lazio di Legambiente

Lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la presentazione dell’analisi sulla generazione energetica, il confronto con le istituzioni, il ruolo delle aziende, del mondo della ricerca e delle Comunità Energetiche, nel nuovo Forum Energia di Legambiente Lazio che si concluderà con la consegna degli attestati ai Comuni Rinnovabili della Regione.

APPUNTAMENTO
2 aprile 2025
ore 10 – 13
Roma, Europa Experience “David Sassoli”, Piazza Venezia 6

IL PROGRAMMA (anche in allegato)

ore 9.30 Registrazione partecipanti e Welcome Coffee

Presentazione del Rapporto Comuni Rinnovabili nel Lazio
Nicola Riitano, responsabile scientifico Legambiente Lazio

Coordinano Agnese Cecchini, Direttrice Canale Energia e Roberto Scacchi, Presidente Legambiente Lazio

Sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili: i grandi impianti, il ruolo del sistema produttivo e del mondo della ricerca
Eleonora Petrarca, Responsabile Business Development Italia, Enel Green Power
Francesca Brunetti, Director of CHOSE- Centre for Hybrid and Organic Solar Energy UniRoma 2
Paolo Rinaldi, CEO Impresa Circolare
Simone Togni, Presidente ANEV
Lorenzo Di Leginio, ingegnere AzzeroCo2
Katiuscia Eroe, responsabile nazionale Energia di Legambiente

La strada verso la transizione energetica del Lazio
Edoardo Zanchini, direttore dell’ufficio clima del Comune di Roma
Stefania Sposetti, Segretario CGIL Roma e Lazio
Pierluigi Sanna, Vice Presidente città metropolitana di Roma
Riccardo Varone, Vice Presidente ANCI Lazio
Paolo Giuntarelli, Direttore agli Affari della Presidenza, Turismo, Cinema Audiovisivo e Sport della Regione Lazio
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente

Comunità energetiche: sostenibilità e solidarietà nei territori
Riccardo Troisi, Coordinamento Cers Roma e Lazio
Stefano Monticelli e Saveria Dandini De Sylva, CER Le Vele
Caterina Clarke, CERS Esquilino
Salvatore Familiari, CERS de Pazzi
Alessandro Mengoli, Otto minuti dal sole

Consegna attestati ai Comuni rinnovabili dell’Eolico, Fotovoltaico e Idroelettrico, coordina Maria Domenica Boiano, Direttrice Legambiente Lazio

L’evento si concluderà con un Aperitivo Sostenibile




A Roma l’ultima tappa della campagna “Città2030, come cambia la mobilità” di Legambiente

ROMA – Ha fatto tappa a Roma – l’ultima dopo Milano, Genova, Firenze, Prato, Modena, Bologna, Torino, Padova, Perugia, Pescara, Napoli, Messina, Olbia, Avellino, Trieste e Reggio Calabria – la campagna itinerante di Legambiente “Città2030, come cambia la mobilità” che ha l’obiettivo di promuovere una mobilità sostenibile per rendere le nostre città più vivibili e sicure. Stamattina i volontari di Legambiente, si sono dati appuntamento in Via Nazionale per la presentazione dei dati, in un luogo nevralgico per il traffico veicolare, chiedendo anche che qui arrivi presto una tranvia, determinante per il miglioramento del trasporto pubblico romano.

“A Roma ci sono troppe macchine, incidenti e smog, su strade intasate dai veicoli privati – dichiara Roberto Scacchi responsabile nazionale mobilità e presidente regionale di Legambiente -; per scardinare lo strapotere fisico e culturale delle auto nello spazio urbano e negli spostamenti, bisogna accelerare processi decisivi come low emissioni zone o i grandi progetti per il trasporto pubblico. In primo luogo si devono concretizzare tutti i prolungamenti delle metro, rafforzare la Fascia Verde in vigore dallo scorso novembre e costruire tutte le nuove tranvie previste, a partire dal tram su via nazionale tra Termini e San Pietro, sul quale sarebbe totalmente assurdo non andare avanti dopo il grande percorso di condivisione che ne ha accompagnato la progettazione e, ancor di più, per la svolta evidentissima che garantirebbe a tutta la mobilità e in chiave di rigenerazione urbana nel cuore di Roma”.

Traffico, incidentalità e trasporto pubblico. A Roma si continua a respirare Mal’Aria: secondo l’ultimo report di Legambiente, la città ha solo 5 anni per ridurre le concentrazioni di PM10 del 19% e di NO2 del 32%. Quest’ultimo, in particolare, è un marker inequivocabile del prodotto della combustione dei motori endotermici alimentati a diesel. Si contano infatti ben 1.823.155 autovetture circolanti nella capitale, di cui il 30% a gasolio. Di tale quota, quasi il 10% è Euro3. Oltre agli impegni per la riduzione degli inquinanti, Roma dovrà lavorare per ridurre drasticamente gli incidenti entro il 2030, così come previsto dal Piano Nazionale Sicurezza Stradale, guardando simultaneamente agli aspetti connessi alla qualità dell’offerta di trasporto e delle infrastrutture. Sono ancora troppi gli incidenti gravi: nel 2023, secondo ACI, si sono verificati tra Roma e provincia ben 16.059 collisioni che hanno provocato 223 morti e un totale di 20.444 feriti. Nel 2024 hanno perso la vita sulle strade romane 50 pedoni.

Il tasso di motorizzazione della capitale rimane nella parte alta della classifica nazionale, con ben 66 auto ogni 100 abitanti, in crescita rispetto al rilevamento del 2023 (64/100). Questo dato fa il paio anche con il modal split ancora troppo sbilanciato sul mezzo privato, con il 59,3% degli spostamenti effettuati in auto, seppur le distanze degli spostamenti quotidiani siano per il 49% sotto i 6 km.

In calo la domanda di trasporto pubblico nella Capitale, che passa da 343 viaggi/abitante/anno a 259. Sul fronte del TPL, Roma sta implementando importanti progetti per il potenziamento dell’offerta, in particolare con l’estensione della rete tramviaria che attualmente conta 6 linee per un totale di oltre 32 km, alle quali si aggiungeranno altre 4 linee, due delle quali in fase di cantierizzazione. A dicembre 2024 sono stati acquisiti 110 nuovi bus full electric, parte di una fornitura che porterà la quota a 411 entro il 2026, con l’obiettivo di trasformare il parco mezzi in una flotta 100% elettrica.

“Roma ha un deficit di metropolitane e tranvie enorme rispetto a tutte le grandi metropoli europee ed è una città che si muove sostanzialmente in macchina – dichiara Amedeo Trolese, responsabile mobilità di Legambiente Lazio -, questo torniamo a mettere in evidenza con il ritorno della nostra campagna dedicata alla mobilità urbana. Per migliorare la qualità della vita nella Capitale non si può che realizzare ogni metro di binari programmati, sottoterra o in superficie, con una poderosa cura del ferro e, oggi, presentiamo il report Città2030 qui a Via Nazionale, dove sarebbe inaccettabile un dietrofront sul progetto della tranvia Termini-Vaticano-Aurelio e sul quale chiediamo a tutta la cittadinanza di attivarsi per spingerne la concretizzazione. Zone30, ciclabilità, pedonalizzazioni, intermodalità bici-treno o sharing mobility, insieme a un TPL rigenerato e potenziato, possono solo che migliorare Roma e la sua qualità ambientale: bene i progetti del Comune in tal senso ma chiediamo di non tornare indietro su nulla e anzi, c’è bisogno di un’accelerazione risolutiva come non mai”.

La sharing mobility rappresenta un punto di forza per la capitale, che si conferma una città sharing friendly. Da gennaio a settembre 2024, sono stati 6.700.000 gli spostamenti in monopattino e 1.800.000 con le bici in sharing. La città può contare su circa 17.000 mezzi, tra auto, scooter elettrici, monopattini ed e-bike, gestiti da 7 operatori privati e il car sharing di Roma Servizi Mobilità. Dal punto di vista delle infrastrutture ciclabili, invece, la crescita è ancora lenta: attualmente, si contano circa 321 km totali di percorsi ciclabili, con un modal share della bici di appena lo 0,6%. L’Amministrazione ha recentemente annunciato progetti che, nel corso del 2025, dovrebbero fornire alla città ulteriori 93 km di piste ciclabili.

Domani, 18 marzo, Roma ospita a chiusura della campagna il primo Forum Nazionale Mobilità dal titolo “Dalle politiche urbane a quelle industriali. Quale futuro per la mobilità in Italia?” L’appuntamento è presso la Sala delle Bandiere della Commissione europea – Rappresentanza in Italia (Via Quattro Novembre 149), dalle ore 9:30 alle ore 13:30.




A Roma il 2024 si è chiuso con 145 decessi per incidenti stradali. Legambiente “Fermiamo lo strapotere delle automobili sulle strade romane”

ROMA – Nell’anno 2024 appena concluso, sono stati ben 145 i decessi per incidenti stradali nelle strade della Città Metropolitana di Roma, alla quale si devono aggiungere decine di migliaia di incidenti che hanno provocato feriti, il cui numero complessivo sarà noto nei prossimi mesi, ma anche il pesantissimo impatto sanitario generato dall’inquinamento dei motori termici.

Legambiente lancia un appello alle istituzioni per il 2025: “Fermiamo lo strapotere e la violenza delle automobili sulle strade romane – dichiarano Amedeo Trolese responsabile mobilità di Legambiente Lazio e Roberto Scacchi presidente regionale e responsabile nazionale mobilità dell’associazione – con una grande accelerazione per lo sviluppo del trasporto pubblico collettivo, con la protezione e il rafforzamento attraverso i controlli elettronici previsti, della fascia verde nata lo scorso novembre e generando spazi per pedoni e ciclisti dove finora si sono viste solo distese di macchine. Da tutti i nuovi tram alle ciclabili, dagli spazi pedonali alle politiche di riduzione del terribile numero di veicoli immatricolati, addirittura ben oltre quello dei patentati, la grande sfida è quella di azzerare le cifre agghiaccianti di una strage continua che fa dell’automobile, l’arma più letale che ci sia nella Capitale: perché è evidentissimo che le le vittime in troppi casi siano persone a piedi, in bici, in monopattino o anche in scooter, ma in tutti gli incidenti nessuno escluso, sono coinvolte automobili. È solo azzerando questi numeri che avremo una città più a misura di persone e un territorio più bello e vivibile”.

Legambiente in tal senso, dalle prossime settimane continuerà a incontrare cittadini e associazioni nei Municipi di Roma a sostegno della Fascia Verde e per denunciare i pesantissimo impatti sanitari derivanti dalle autovetture, avviando anche una vasta analisi della qualità dell’aria rispetto a parametri come PM10, PM2,5 e NO2, in un’ampia azione di monitoraggio generata grazie al laboratorio civico delle analisi ambientali, del quale l’associazione si è dotata e che d’ora in poi è a disposizione dell’intera collettività romana.




Osservatorio Città Clima, nel 2024 a Roma il record di eventi meteo estremi

Legambiente ha presentato oggi il bilancio di fine anno dell’Osservatorio Città Clima 2024, attraverso il quale vengono conteggiati e analizzati gli eventi estremi legati alla crisi climatica: giornate con esondazioni, allagamenti, siccità prolungata sono aumentate in Italia del +485% rispetto al 2015, con 351 eventi meteo estremi. Anche quest’anno, per il quinto anno di fila dal 2020 in poi, il record tra le città è quello di Roma, con 13 giornate.



“Se la Capitale continua, anno dopo anno, ad avere il record di eventi climatici estremi che si sono abbattuti sul proprio territorio – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – vuol dire che qui, ancor più che altrove, c’è il bisogno urgente di contrastare con tutte le forze le cause di tali eventi e di rendere il territorio più adatto a mitigarne le conseguenze. Gli interventi strategici e le politiche determinanti sono quelle per la cura del verde, quella di cura del sistema di collettamento e scarico delle acque meteoriche, la messa in sicurezza contro il dissesto idrogeologico, ma anche uno stop deciso al consumo di suolo che invece continua imperterrito a Roma, soprattutto a causa di nuovi ed enormi hangar della logistica che sorgono in un batter d’occhio a sostituire aree non edificate”. 
Secondo il rapporto annuale ISPRA sul consumo di suolo in Italia, pubblicato nelle scorse settimane, la Capitale continua a stare anche in questo caso, sul podio per i numeri enormi di asfalto e cemento che sostituiscono terreni naturali: sono 71,33 gli ettari di incremento del suolo consumato a Roma nel 2023, pari a circa 50 campi da calcio, che fanno della città, il terzo peggior comune d’Italia e peggiore in assoluto tra le grandi città capoluogo di Regione.




Blitz di Legambiente, insieme a studenti e UDU Tor Vergata, davanti all’Università Tor Vergat

Riceviamo e pubblichiamo: ” Questa mattina attivisti di Legambiente, insieme a studenti e UDU Tor Vergata, con un blitz davanti all’Università, hanno esposto lo striscione CHE VERGOGNA, rivolto al Rettorato del secondo ateneo romano per il parere che il rettorato stesso ha espresso nelle scorse settimane contro la realizzazione del tram Termini-Tor Vergata. Proprio oggi sarebbe dovuta iniziare la fase operativa del progetto, dopo che nella giornata di ieri era previsto l’appuntamento finale della conferenza dei servizi, appuntamento annullato proprio a causa del parere del rettorato e conferenza rimandata di oltre 3 mesi, con rischi anche di perdite di fondi che a oggi coprono interamente la realizzazione della tranvia, per il protrarsi dei tempi.
Il progetto prevede la realizzazione di una tranvia con una lunghezza di 12,9 km lungo la sede attuale della ferrovia Termini-Giardinetti, proseguendo esternamente al GRA fino all’Università. Il parere arrivato dal rettorato avrebbe fondato la propria contrarietà sul fatto che con la tranvia, in particolare su Viale della Sorbona, genererebbe difficoltà per il raggiungimento dell’ateneo in automobile.

“Il parere negativo del rettorato dell’Università Tor Vergata è una vergogna, – dichiara senza mezzi termini Roberto Scacchi responsabile nazionale mobilità di Legambiente e presidente regionale dell’associazione – e da totali irresponsabili che invece del bene comune pensano più al privilegio di entrare nei propri posti di lavoro, ognuno con la propria auto privata, visto che la negatività starebbe proprio nelle presunte difficoltà di raggiungimento in automobile dell’ateneo con l’arrivo del tram. Mai visto un’oscenità simile, ancor di più se, come sanno bene i romani, il secondo ateneo della capitale e l’ospedale policlinico a lui connesso, è uno dei simbolo dell’irraggiungibilità con il TPL e contemporaneamente uno dei luoghi dagli spazi più sconfinati e dalle strade asfaltate più vaste; è un parere non solo contro il tram ma contro tutto il corpo studentesco dell’ateneo, quello di oggi e quelli del futuro, e sicuramente è contro l’ambiente e fuori da ogni logica, per questo motivo che non possiamo che dire al rettorato CHE VERGOGNA!”
A sostegno degli studenti Legambiente rilancia la petizione di UDU Tor Sapienza, https://forms.gle/QRrFA9mDbMC4z1z46 per chiedere di intervenire a sostegno della tranvia”.




Nono Ecoforum del Lazio: il programma, le premiazione Comuni Ricicloni e la Presentazione Dossier Rifiuti nel Lazio

ROMA – L’11 dicembre torna l’Ecoforum del Lazio, l’evento di Legambiente dedicato alla gestione e produzione dei rifiuti nella nostra regione. Durante l’iniziativa verranno presentati i nuovi dati regionali. Sarà un’occasione per confrontarsi con istituzioni, aziende e cittadini sul futuro della sostenibilità nel Lazio.

Presenta la giornata Viola Centi, responsabile giovani di Legambiente Lazio

IL PROGRAMMA

Ore 9:00 Registrazione partecipanti e welcome coffee

Ore 9:30 Presentazione del Rapporto Comuni Ricicloni Lazio 2024 a cura di

Nicola Riitano Responsabile Scientifico Legambiente Lazio

Marco Mancini Coordinatore Osservatorio Appalti Verdi

Verso il futuro: le aziende innovative proiettate verso l’economia circolare

coordina Laura Brambilla responsabile nazionale Comuni Ricicloni

Intervengono

Noemi De Santis Founder Junker app

Tiziana Dell’Orto Segretario Generale, EY Foundation Ente Filantropico T.s, Director Corporate Responsibility and Sustainability EY Italy

Giorgio Levi Della Vida Esperto di Compliance Ambientale, permitting e gestione rifiuti Bettersea Power

Alfonso Raiola Direttore marketing della DUWO SRL

Pietro Zanini Operation & Maintenance Director Cartiera di Guarcino

Modelli di sviluppo e scelte concrete verso l’Economia Circolare con

Mario Baccini Sindaco di Fiumicino

Stefano Ciafani Presidente di Legambiente

Maria Concetta Dragonetto Rapporti con il territorio CONAI

Alessandro Filippi Direttore Ama Spa

*Fabrizio Ghera Assessore Mobilità, Trasporti, Tutela del Territorio, Ciclo dei rifiuti,

Demanio e Patrimonio della Regione Lazio

con Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio

* in attesa di conferma

Premiazione dei Comuni a cura di Maria Domenica Boiano Direttrice regionale di Legambiente

L‘appuntamento di concluderà con un brindisi e una degustazione di prodotti tipici del Lazio

Il IX Ecoforum del Lazio proseguirà il 28 gennaio presso Cassino per la premiazione dei comuni di Latina e Frosinone, il 12 febbraio a Rieti per i comuni di Rieti e Viterbo e il 20 febbraio a Roma per i comuni del Lazio.




EcoNatale di Legambiente: la maratona di solidarietà che dona Speranza ai bambini di Chernobyl

L’EcoNatale di Legambiente si conferma un appuntamento unico che intreccia generosità, sostenibilità e solidarietà verso le bambine e i bambini di Chernobyl. Questa iniziativa, nata sotto l’egida di Legambiente, crea un ponte solidale tra l’Italia e la Bielorussia, unendo le forze per un aiuto concreto e duraturo. Scegliere le eco-confezioni natalizie significa non solo celebrare il Natale con prodotti alimentari di alta qualità, sani e sostenibili, ma anche compiere un gesto di responsabilità e speranza. A decenni dal disastro nucleare, le popolazioni colpite continuano a convivere con i danni della contaminazione: cibo e acqua restano una minaccia concreta per la salute. Con l’EcoNatale, ogni acquisto sostiene il Progetto Rugiada, che offre ai bambini un ambiente protetto dove accedere a cibo sano e acqua non contaminata, mitigando gli effetti della radioattività. Le confezioni natalizie, realizzate con materiali ecosostenibili grazie alla collaborazione con l’Associazione Italiana Scatolifici, racchiudono il sapore autentico della natura e il valore di scelte consapevoli. Ogni confezione acquistata sostiene il Centro Speranza, un presidio sanitario che rappresenta una concreta opportunità di rinascita per i più piccoli e le loro famiglie.

Ogni euro raccolto attraverso questa iniziativa contribuisce a costruire un futuro più giusto e sostenibile, trasformando il Natale in un’occasione di rinascita per chi ne ha più bisogno. Partecipare all’EcoNatale significa scegliere un regalo che fa bene a chi lo riceve e al pianeta. Vuoi fare la differenza? Scopri le composizioni disponibili su www.festambiente.it/econatale, scrivi a info@festambiente.it o chiama il numero 0564 487711 (dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 18:00).

Quest’anno, scegli l’EcoNatale: il regalo più prezioso è quello che dona Speranza.




Giornata Mondiale del Suolo: Legambiente torna a esprimersi contro un nuovo enorme polo logistico ad Anagni, città dove si sono persi 139 ettari di suolo negli ultimi 17 anni, e dove questo progetto ne divorerebbe altri 40 in un colpo solo

ANAGNI (FR) – Oggi è la Giornata Mondiale del Suolo, e il consumo di suolo continua a essere una delle emergenze ambientali più incontrovertibili ed evidentissime; come dimostra il nuovo Rapporto 2024 sul Consumo di Suolo in Italia che ISPRA ,con un enorme analisi su tutti i comuni, è tornata a pubblicare proprio in questi giorni.

Nello specifico, per il territorio di Anagni i dati relativi al 2006, primo anno tenuto in considerazione dal report dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sono di un consumo di suolo pari a 1.067,82 ettari, allora, il 9,49% del territorio; i numeri più recenti che fanno riferimento al 2023 sono ampiamente peggiorati, con una avanzata della cementificazione che ora occupa 1.206,39 ettari, il 10,72% dell’intero territorio comunale. In questi 17 anni presi in considerazione dall’analisi, ad Anagni c’è stato un incremento netto di 139,07 ettari consumati (pari a 200 campi da calcio), in media circa 8 ettari all’anno. Di fronte a questi numeri, continua a paventarsi la possibilità di realizzazione di un nuovo enorme impianto logistico in località San Bartolomeo, di oltre 40 ettari che, il Piano Paesistico Regionale, considera Terreno Agricolo Naturale e di Pregio.

“Una nuova colata di asfalto e cemento al posto del verde, come quella che vedremmo ad Anagni con il nuovo enorme polo logistico, rappresenterebbe un grave attacco all’ambiente del territorio e un ulteriore contributo alla perdita di una risorsa insostituibile come il suolo – dichiara GIOVANNI STRAQUALURSI, nuovo presidente del circolo Legambiente Anagni -. Lo vogliamo ribadire con forza in occasione della Giornata Mondiale del Suolo: perché come ci raccontano i dati di ISPRA, perdiamo nel nostro territorio oltre otto ettari all’anno, con nuova edilizia, capannoni o strade e, con il progetto di San Bartolomeo si genererebbe una accelerazione dolorosissima, andando a distruggere in una volta sola, quello che viene consumato in cinque anni. Ci opporremo fermamente a questo progetto e chiediamo alle istituzioni locali, alla maggioranza e alle opposizioni in consiglio comunale, di assumersi la responsabilità di proteggere il nostro territorio, scegliendo la strada della sostenibilità.”

“La logistica sta divorando con morsi profondi e indelebili i territori – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – sosterremo con tutte le nostre possibilità il circolo di Anagni e chiunque si opporrà al progetto del nuovo polo, perché fermare il consumo di suolo è tra le migliori risposte in chiave di adattamento ai mutamenti climatici scatenati dalle emissioni climalteranti; soprattutto in un’area come quella di San Bartolomeo dove, l’operazione cementificatoria, è ancora più irrazionale se pensiamo che si trova in area verde, al fianco di una vasta area industriale abbandonata che ha lasciato già una ennesima ferita profonda ambientale, nel pieno della Valle del Sacco. Continuiamo a sostenere il circolo e saremo al fianco del nuovo Presidente Giovanni Straqualursi al quale vanno gli auguri per la carica che assume proprio in questi giorni, succedendo a Rita Ambrosino che ringraziamo con il cuore per questi dieci anni di impegno, fatica e straordinaria passione e che sappiamo che continuerà nel circolo e sul territorio, a essere un punto di riferimento instancabile dell’ambientalismo e di Legambiente”.




Dossier Mobilità Negata di Legambiente – Sosta Selvaggia nelle Strade della Capitale

A Roma il 36% dei veicoli sono parcheggiati in maniera irregolare. Le 5 strade con maggior percentuale di vetture in sosta irregolare, Via Camesena, Via Angelo Emo, Via Cipro, Piazza Vescovio e Via XX Settembre.

Tra i quartieri il record di automobili parcheggiate irregolarmente è quello della Nomentana, seguito dalle zone di San Pietro e Trastevere con il 36%

Legambiente ha presentato oggi il nuovo “Dossier Mobilita’ Negata a Roma – Sosta Selvaggia nelle Strade della Capitale”, ricerca realizzata nell’ambito della nuova campagna dell’associazione ambientalista ARIA PULITA PER ROMA. Sotto esame sono state 55 strade in 10 diversi municipi, per un totale di 17.088 veicoli osservati tra automobili, motoveicoli e monopattini elettrici. La presentazione è avvenuta Largo di Santa Susanna Piazza Santa Susanna, uno dei luoghi simbolo della sosta selvaggia, dove i volontari dell’associazione hanno dapprima imbracciato lo striscione CI SIAMO ROTTI I POLMONI durante la presentazione dei dati e poi hanno simbolicamente “multato” le vetture in sosta irregolare dell’area, lasciando avvisi di irregolarità con link al dossier completo

Lo studio, complessivamente, ha rilevato che ben il 36%, oltre un terzo dei veicoli a Roma, è in sosta irregolare. Tra tutti i veicoli l’analisi ha rivelato che per oltre il 66% dei casi a trovarsi in sosta selvaggia sono le automobili, nel 26% motocicli. La percentuale di monopattini, tra i veicoli lasciati in maniera irregolare, invece è inferiore al 8% e considerando lo spazio che occupano, sono del tutto trascurabili gli impatti rispetto a quelli delle autovetture rispetto alla congestione sulle strade.

“I numeri altissimi della sosta selvaggia nelle strade di Roma, dimostrano quanto le automobili nella Capitale, siano semplicemente troppe per lo spazio a disposizione, saturando ogni area e negando il diritto alla mobilità, ogni volta che un pedone non può camminare liberamente o ogni volta che un autobus del trasporto pubblico è bloccato da auto parcheggiate ovunque – commentano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e responsabile mobilità di Legambiente e Amedeo Trolese responsabile Mobilità di Legambiente Lazio -. Con un tasso di motorizzazione alle stelle, inquinamento atmosferico che continua a far scattare procedure di infrazione comunitaria, numeri agghiaccianti relativi all’incidentalità stradale, strade congestionate dalle auto in sosta o in movimento, c’è bisogno di tutti i progetti di mobilità sostenibile, ora e subito: nuovi tram, prolungamenti delle metro, anello ferroviario, nuove preferenziali, percorsi ciclo-pedonali sicuri, pedonalizzazioni, sviluppo della sharing mobility, zone30. Contemporaneamente però sono imprescindibili politiche per la riduzione drastica del numero di vetture: provvedimenti come la Congestion Charge o la Fascia Verde attiva da un mese, stanno nella giusta direzione. Se la prima ancora deve essere attuata,
Fascia Verde va rafforzata con i varchi e l’estensione dei divieti a molte più vetture di quelle alle quali si rivolge ora: è così che possiamo immaginare di scardinare finalmente il terribile stradominio delle automobili sulle nostre strade e nella nostra vita.”

Le peggiori 5 strade per percentuale di macchine in sosta irregolare sono, in ordine, Via Camesena (85%), Via Angelo Emo (70%), Via Cipro (66%), Piazza Vescovio (64,8%) e Via XX Settembre (64,4%). Tra i quartieri il record di automobili parcheggiate irregolarmente è quello della Nomentana con il 50,5% sosta selvaggia, seguito dalla zona di San Pietro con il 42,4% e poi Trastevere con il 36%. Il record per la sosta irregolare dei motocicli va al quartiere Magliana con ben l’87% di scooter e moto lasciati al di fuori degli spazi previsti.

Rapporto Completo al link https://cdn2.me-qr.com/pdf/18d55734-8972-41b0-9a22-c69ba242548d.pdf?time=1733082568




AriaPulitaXRoma: la nuova campagna di Legambiente per la mobilità sostenibile

Nell’ambito del progetto AriaPulitaXRoma, la nuova campagna di Legambiente per la mobilità sostenibile e la riduzione dell’impatto sanitario derivato da polveri sottili e biossido di azoto, sarà presentato il nuovo rapporto MOBILITA’ NEGATA A ROMA – SOSTA SELVAGGIA NELLE STRADE DELLA CAPITALE.

All’appuntamento parteciperanno i volontari di Legambiente autori del rapporto che sarà presentato da Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio e responsabile nazionale mobilità di Legambiente, insieme a Amedeo Trolese responsabile mobilità di Legambiente Lazio e Simone Nuglio coordinatore dell’ufficio mobilità dell’associazione. A seguito della presentazione i volontari dell’associazione lasceranno multe finte a tutte le auto in sosta irregolare della Piazza.




Al via la nuova campagna di Legambiente ARIA PULITA PER ROMA

Nella Capitale è partito in questi giorni il progetto ARIA PULITA PER ROMA “Rome’s Clean Air Wasn’t Built in a Day” e il 25 e 26 novembre si sono svolti in collaborazione con i Municipi I e V, i primi 2 incontri organizzati da Legambiente, per affrontare con istituzioni territoriali, associazioni e comitati di cittadinanza attiva, le tematiche dello sviluppo di mobilità sostenibile, riduzione dell’impatto sanitario e miglioramento dello spazio urbano. Tra i temi trattati l’attuazione della Fascia Verde-ZTL, il contrasto alla sosta selvaggia o all’impatto di pullman nelle aree centrali, le strategie per rendere Roma più vivibile. Particolare attenzione è stata quella dedicata alla scoperta di nuovi progetti della mobilità sostenibile come i tram TVA (Termini-Vaticano-Aurelia), TTV (Termini-Tor Vergata), Togliatti, o come il GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Biciclette). Agli appuntamenti, coordinati da Amedeo Trolese responsabile mobilità di Legambiente Lazio, hanno partecipato tra gli altri Adriano Labbucci assessore all’Ambiente del Municipio I, Maura Lostia assessora a Mobilità e Trasporti del Municipio V e l’arch. Pierfrancesco Canali di Roma Servizi per la Mobilità, illustrando i progetti in corso di realizzazione nei diversi quadranti urbani.

“Roma ha tutte le potenzialità per raggiungere traguardi ambiziosi in chiave di sviluppo della mobilità sostenibile – commenta Roberto Scacchi, Responsabile Nazionale Mobilità di Legambiente e Presidente di Legambiente Lazio – lo può fare grazie a una nuova e vasta rete tranviaria come quella programmata, prolungando tutte le metro, sviluppando politiche serie per la riduzione dell’enorme numero di vetture come con Fascia Verde e Congestion Charge, trasformando il servizio pubblico su gomma con un parco veicolare completamente elettrico, dando più possibilità di muoversi a piedi e in bici o con la sharing mobility. Con questo nuovo progetto vogliamo aiutare la trasformazione positiva della Capitale, della qualità della sua aria, della salute della sua cittadinanza, attraverso incontri come questi e appuntamenti futuri: monitoraggi della qualità dell’aria; nuovi report e analisi puntuali su temi come ciclopedonalità, sosta selvaggia o l’invasione dei bus turistici nel centro, dando seguito a necessità emerse proprio da questi primi eventi”.

Tra le associazioni che accompagneranno Legambiente e che sono stati presenti ai primi incontri, con studi e analisi su ciclabilità e qualità dell’aria ci sono anche Cittadini per l’Aria e Salvaciclisti , insieme a tutta la rete associativa che ha riempito le sale di questi incontri municipali ARIA PULITA PER ROMA. Prossimo appuntamento con la campagna lunedì 2 dicembre alle ore 11 con la presentazione del Dossier Mobilità Negata – doppie file e sosta selvaggia nella Capitale.




Festa dell’Albero 2024 di Legambiente, a Roma nel quartiere Ottavia, sta nascendo una meravigliosa foresta urbana nell’area verde su Via Vivi Gioi

Continua la Festa dell’Albero 2024 con l’impegno di Legambiente in tutta Italia come nella Capitale, dove centinaia di alberi sono stati piantati grazie all’impegno dei volontari sui territori come in tutto il Lazio.

Grande appuntamento a Ottavia, il quartiere nella periferia nord-ovest di Roma, dove l’area verde su Via Vivi Gioi è diventata un vero e proprio grande bosco urbano, in un luogo dove solo pochi anni fa non c’era che erba incolta o arida. Oggi con la Festa dell’Albero sono arrivati altri 20 grandi lecci, forniti dal Parco Regionale dei Monti Aurunci, e piantati dai volontari di Legambiente Lazio, del circolo Legambiente Ecoidea e dai cittadini del quartiere.

“A Ottavia è nato un nuovo bosco urbano della Capitale con centinaia di alberi, grazie alla festa dell’albero che negli ultimi anni ci ha permesso di portare qui così tanti – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – un impatto straordinariamente positivo sulla qualità dell’aria, la salubrità del contesto urbano e la bellezza degli spazi, in una delle tante profonde periferie romane. Non possiamo che ringraziare i cittadini del quartiere che si prendono cura di questi alberi quotidianamente e il nostro circolo per il saggio e perseverante lavoro con il quale ha dato vita a queste iniziative”.

Dopo l’appuntamento di 2 anni fa, con il quale l’associazione del cigno verde insieme ai volontari di EY Foundation, iniziava a Ottavia questa grande opera di forestazione, passando per l’impegno quotidiano della cittadinanza del quartiere nella cura delle alberature, anche questa edizione della Festa dell’Albero ha permesso di mettere a dimora altri grandi alberi. Uno di questi lecci, è messo in memoria di Mariano Petrina, amico e sostenitore di Legambiente Lazio venuto mancare la scorsa primavera che, con un QRcode stampato su una placca di acciaio applicata sul fusto, potrà essere conosciuto e ricordato da quanti in futuro cammineranno nel parco.




Legambiente: oltre 2,4 milioni di alberi piantati in Italia nel 2023, un investimento che vale 16 milioni di euro all’anno

Pubblicata la quarta edizione dell’Atlante delle Foreste, lo studio che illustra il trend dei nuovi interventi di rimboschimento in Italia, quantificando l’incremento del capitale naturale e i relativi benefici ambientali ed economici

La forestazione è considerata una delle prime grandi opere necessarie al Paese per combattere gli effetti del cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico. Ma quanto si pianta? E qual è la superficie interessata da tali attività in Italia? A registrare i dati è l’Atlante delle Foreste, giunto alla quarta edizione. Come riporta lo studio, oltre 2,4 milioni di alberi hanno messo radici in Italia nel 2023* su una superficie pari a oltre 3.000 ettari. Un investimento per il futuro, frutto della pianificazione regionale e nazionale e della sinergia tra pubblico e privato, che genererà un ritorno economico stimato in oltre 16 milioni di euro all’anno per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora. L’indagine, condotta da Legambiente e AzzeroCO2 con il supporto tecnico di Compagnia delle Foreste per Il Sole 24 Ore, racconta quindi di un’Italia che continua ad investire sulle infrastrutture verdi.

Lo studio, basato sull’analisi di circa 300 macro-progetti distribuiti in aree urbane ed extraurbane, descrive un capitale naturale in continua evoluzione, tra le sfide del cambiamento climatico e le opportunità offerte da strumenti finanziari pubblici, fornendo una mappa dettagliata degli interventi realizzati nelle Regioni italiane. Come si evidenzia nell’indagine, piantare alberi non è un semplice gesto simbolico, ma una scelta concreta e lungimirante con un ritorno economico tangibile che si estende ben oltre il semplice recupero dell’investimento iniziale, che avviene in soli 4-5 anni, a fronte di una vita media dei progetti superiore ai trenta anni.

Come si quantifica l’impatto economico positivo delle forestazioni
L’Atlante delle Foreste quantifica l’impatto economico positivo generato dalle nuove infrastrutture verdi, considerando diversi fattori. La mitigazione di eventi climatici estremi e la regolazione della qualità dell’aria e del suolo contribuiscono per 2.202,9 euro per ettaro all’anno. Significativo anche l’impatto sul turismo sostenibile e sulle attività culturali, valutato in 639,2 euro per ettaro all’anno. Infine, ma non meno importante, le foreste garantiscono la disponibilità della biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi forestali per le generazioni future, con un apporto stimato in 2.342,5 euro per ettaro ogni anno.

La metodologia di analisi adottata per l’Atlante delle Foreste si basa su una rigorosa raccolta dati, effettuata in collaborazione con Compagnia delle Foreste, e su un modello di calcolo elaborato da AzzeroCO2, che ha realizzato anche le elaborazioni finali dei dati raccolti.

“Con questa nuova edizione dell’Atlante delle Foreste – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente – abbiamo realizzato un quadro significativo degli interventi di messa a dimora di alberi effettuati in Italia e offerto un’analisi dei benefici che ne derivano, da quelli economici a quelli sistemici, come il contributo alla mitigazione di eventi climatici estremi e la regolazione della qualità dell’aria e del suolo che contribuiscono a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Proprio la messa a dimora di piante per creare polmoni verdi per le nostre città è uno degli obiettivi della nostra storica campagna Festa dell’Albero che quest’anno celebriamo dal 21 al 24 novembre con decine di eventi in collaborazione con il progetto europeo Life Terra. Perché vogliamo città più belle e respirabili, ma anche più resilienti agli effetti – sempre più impattanti – della crisi climatica: un risultato che passa soprattutto dalla buona gestione degli spazi verdi urbani, ancora troppo spesso trascurati, se non addirittura abbandonati”.
Il Mezzogiorno in testa per investimenti in infrastrutture verdi
Dallo studio emerge che, considerando sia gli investimenti pubblici che quelli privati, il Trentino-Alto Adige, con oltre 637.000 piante messe a dimora, prevalentemente nelle Province autonome, è la regione con più alberi piantati nel periodo temporale considerato, seguita dal Piemonte e da Basilicata e Puglia, che risalgono nella classifica, insieme ad altre Regioni del centro sud. Anche per quanto riguarda le Città metropolitane, ben due città del sud, Bari e Messina, occupano le prime posizioni insieme a Torino, grazie a interventi di forestazione finanziati con i fondi del Decreto Clima e del PNRR.

Il segno positivo non riguarda però tutte le Regioni. Un dato rilevante emerso dall’analisi è l’assenza nel 2023 di nuove piantagioni finanziate con fondi regionali in sette Regioni: Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Calabria e Molise. Questo è probabilmente dovuto al fatto che il 2023 rappresenta un anno di transizione per le politiche forestali italiane, a seguito della conclusione del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022 e in attesa della piena operatività dei nuovi piani strategici (Complemento Regionale per lo Sviluppo Rurale del Piano strategico della PAC 2023/2027). Diversa la situazione della Liguria, dove la scelta di non investire in nuove piantagioni è legata all’elevata percentuale di superficie boschiva regionale. È importante quindi sottolineare che l’assenza di incrementi nel numero di alberi piantati non è necessariamente un indicatore negativo, ma va contestualizzato nella specifica realtà regionale e nell’arco temporale di riferimento del rapporto. In alcuni casi le nuove attività di forestazione sono state messe in programma per il 2024.

Cambiamento climatico: come cambia la scelta delle specie arboree
Ma, oltre alla quantità, è fondamentale considerare la qualità dell’investimento verde, ponendo attenzione alla scelta delle specie arboree che vengono messe a dimora, perché non tutti gli alberi sono uguali e neanche i territori che li ospitano. I cambiamenti climatici impongono una riflessione urgente sulla progettazione degli interventi di forestazione, sia in aree urbane che in aree parco. In questa prospettiva lo studio suggerisce il potenziale utilizzo delle specie esotiche non invasive, che in determinati contesti potrebbero rafforzare la resilienza dei territori sottoposti oggi ad un forte stress. Queste piante non sono la risposta al clima che cambia; tuttavia, se ne può valutare l’utilizzo in alcuni contesti, analizzandone di volta in volta il rapporto rischi/benefici a livello territoriale. L’accelerazione del cambiamento climatico sarà infatti una dura prova, anche per gli alberi. Alcune specie se la caveranno meglio di altre in futuro, per questo potrebbero esserci dei “compromessi” nella selezione delle specie da utilizzare, con l’obiettivo di favorire la progressiva ricostituzione di un suolo forestale e di creare le condizioni per il ritorno delle specie autoctone.

“L’aumento delle temperature, la maggiore frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi, come siccità e ondate di calore, ma anche alluvioni e nubifragi, fenomeni legati all’aumento della temperatura dei mari che altera i modelli climatici, stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza e la resilienza degli ecosistemi forestali e del verde urbano. Considerando che l’estate appena trascorsa potrebbe essere la più fresca tra quelle future, è fondamentale rivedere le linee guida e i modelli di riforestazione applicati per decenni, che oggi non sempre sono adeguati a fronteggiare le nuove sfide. Così si rimettono in discussione e si ristudiano anche le tipologie di piante da mettere a dimora – ha commentato Sandro Scollato, Amministratore delegato di AzzeroCO2 – “In AzzeroCO2 collaboriamo con gli enti pubblici per identificare le piante più adatte a favorire la resilienza degli ecosistemi locali. Sebbene la normativa vigente in alcune Regioni e il buon senso suggeriscano di privilegiare quanto più possibile l’uso di specie autoctone, oggi dobbiamo essere aperti a valutare, caso per caso, l’impiego di specie alloctone non invasive che possano adattarsi meglio alle nuove condizioni microclimatiche. L’obiettivo deve essere sempre quello di creare ecosistemi resilienti e adattabili, affrontando le sfide attuali e future con interventi di forestazione all’altezza dei cambiamenti climatici in corso”.

PNRR e forestazioni: primo obiettivo centrato, ma quale futuro per gli investimenti?
Tra gli strumenti per attuare le politiche di forestazione urbana ed extraurbana, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha svolto negli ultimi due anni un ruolo importante, anche se alla fine del 2023 l’obiettivo iniziale cumulato in capo alle Città metropolitane è stato ridimensionato nel numero di alberi e nell’importo ammesso a finanziamento.

Il nuovo obiettivo, più realistico, prevede ora la messa a dimora di 4,5 milioni di alberi con un finanziamento ridotto a 210 milioni di euro. Il primo target (relativo al 2022) è stato considerato raggiunto con la messa a dimora di materiale di propagazione forestale (semi e piantine) per oltre 2 milioni di alberi e arbusti, destinati principalmente alle aree metropolitane.

Risulta evidente dall’indagine condotta sul 2023 che per molti progetti la fase di transplanting programmata non è stata portata a termine: buona parte delle Città metropolitane, infatti, mostrano valori pari a “0” per numero progetti finanziati, superfici coinvolte, alberi messi a dimora ed euro investiti. Per il biennio 2023-2024, il PNRR ha già finanziato altri 52 progetti per oltre 2,5 milioni di piante, con un investimento di 113 milioni di euro. Ci si augura che ciò consentirà di raggiungere, entro il 31 dicembre 2024, il nuovo obiettivo di messa a dimora di materiale di propagazione forestale (semi o piante) per almeno 4,5 milioni di alberi e arbusti.

Registro pubblico dei crediti di carbonio e Nature Restoration Law: un nuovo impulso per le foreste italiane
Oltre al PNRR, altri strumenti si profilano all’orizzonte per sostenere la salute delle foreste italiane. L’istituzione del Registro pubblico dei crediti di carbonio generati dal settore agroforestale, prevista dalla Legge n. 41 del 21 aprile 2023, rappresenta un passo importante. Sebbene il Registro sia già stato istituito presso il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura ed Economia Agraria (CREA), l’operatività è ancora in attesa delle linee guida per la generazione, contabilizzazione e certificazione dei crediti nonché per la loro iscrizione e gestione. Il ritardo, dovuto anche al processo negoziale in corso a livello europeo, rallenta lo sviluppo di un sistema che potrebbe offrire trasparenza e incentivi economici favorendo l’espansione degli interventi di rimboschimento.

A livello europeo, la Nature Restoration Law rappresenta un importante passo avanti per la tutela della biodiversità e fornisce ulteriore impulso agli investimenti in progetti di forestazione. Pur essendo meno ambiziosa della proposta iniziale, la legge introduce obiettivi vincolanti per il ripristino degli ecosistemi degradati, con benefici per l’ambiente, l’economia e la salute. Entro il 1° settembre 2026, gli Stati membri dovranno presentare piani nazionali di ripristino, stimolando così investimenti in progetti che possono prevedere anche attività di forestazione.

Dalla quarta edizione dell’Atlante delle Foreste emerge quindi chiaramente come la comprensione delle sfide e delle opportunità sia cruciale per portare avanti politiche di forestazione efficaci, in grado di supportare una pianificazione forestale a lungo termine e integrata con le esigenze dei territori. Solo così il patrimonio verde del Paese potrà svolgere appieno il suo ruolo fondamentale per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità e il benessere delle comunità.




Ecosistema urbano, indagine Legambiente – Sole 24 Ore. Viterbo è al 96° posto per tasso di motorizzazione

Ecosistema urbano, indagine Legambiente – Sole 24 Ore. Viterbo è al 96° posto per tasso di motorizzazione; come dire, troppe auto. E il danno principale che fa la motorizzazione, è noto, è quello di inquinare l’aria cittadina.

Dunque: se i viterbesi camminassero tutti a piedi o dessero mano a carretti, cocchi e carrozze, sarebbero in testa alla classifica, invece che novantanovesimi. Come dire che, se non ci fossero i computer, nessun hacker sguazzerebbe nei nostri conti in banca; o che se non ci fosse l’energia elettrica, nessuno prenderebbe la scossa. Ma poi? C’è qualcosa ne non va…

Se l’estrema densità di automobili circolanti è un danno, questo lo si dovrebbe dedurre da un’aria particolarmente inquinata. E invece, manca poco che Viterbo sia la città con l’aria più pura che c’è: quarta, settima e decima per le polveri sottili di varia dimensione. C’è qualcosa che non va…

Ma non è colpa degli statistici. Se ad uno statistico dai il compito di considerare la variabile X all’interno di un indice XN, lui esegue. La domanda è un’altra: quella variabile X va presa in considerazione nel valutare l’indice XN? E questa, è una scelta di valore. Cioè ideologica. E ogni scelta ideologica è di parte, può soddisfare chi le pensa in un certo modo, ma non è necessariamente un assioma; anzi…

Un mio collega veneto (insegnava sociologia urbana, guarda un po’…) alcuni anni fa mi diceva: “Quasi quasi vengo a vivere a Viterbo…certo non è molto ben tenuta, nel verde, nella pulizia, ma tutto sommato si vive meglio qui che in tante grandi città, comprese quelle del nord… “. Detto da uno che se ne intendeva, questa affermazione stona un pochino con i dati della ricerca di Legambiente-Il Sole 24 Ore. Si potrebbe obiettare che un conto è una impressione individuale, un conto è una indagine statistica, cioè scientifica, cioè oggettiva; ma se questa è condizionata ideologicamente, dove sta la scienza? Quale è la vera differenza?

Intendiamoci: Viterbo sul piano ecosostenibile sta certamente in retroguardia, anche se forse un po’ meno di quanto appaia nelle graduatoria di Legambiente-Il Sole 24 Ore. Il civismo individuale e quello pubblico sono tutt’altro che il massimo; tanta maleducazione, tanta approssimazione, tanta giungla, tante buche, tanta monnezza lasciata in bella vista, tanta incuria complessiva, e – tra l’altro – se vi fosse una politica di incentivazione reale del trasporto pubblico, si vivrebbe molto meglio. Ma far passare certe rilevazioni (siamo a fine anno, vedrete tra poco quante altre classifiche spunteranno…) per delle verità, può essere comprensibile nei non addetti ai lavori, che sbavano davanti ad un 0,5% in più o in meno, ma non è giustificabile in chi a quei lavori è addetto, e dovrebbe essere più smaliziato su certe cose.

Francesco Mattioli




I risultati della XIV edizione del Giretto d’Italia di Legambiente

Spostarsi su mezzi di mobilità attiva è una pratica cittadina che riesce ad affermarsi in contesti urbani e aziendali dove i trasferimenti a zero emissioni poggiano su politiche e investimenti in sicurezza, infrastrutture e servizi. Questa è la lettura del dato che emerge dal bilancio del XIV Giretto d’Italia di Legambiente, che quest’anno durante la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile ha visto la partecipazione di 22 comuni sopra i 15 mila abitanti e 17 aziende, per un totale di oltre 39 mila passaggi di mobilità attiva dai 154 checkpoint installati per il calcolo degli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola. Il Giretto d’Italia, da quattordici anni, scatta un’istantanea delle abitudini di spostamento legate alla mobilità attiva nei capoluoghi del Paese cercando di comprendere come varia il modal share degli italiani in ambito urbano.
Per la categoria “comuni” salgono sul podio della competizione urbana della ciclabilità Padova, Piacenza e Bolzano, tre capoluoghi di provincia dove l’automobile non è il mezzo di trasporto numero uno grazie a piani di mobilità urbana che investono sul rafforzamento del trasporto pubblico locale, nella realizzazione di nuove corsie ciclopedonali e sul potenziamento della sharing mobility. Mentre nella classifica dedicata alle aziende, al primo posto la milanese Tecne SPA del Gruppo Autostrade per l’Italia, al secondo l’Azienda ULSS 6 Euganea della provincia di Padova e infine la torinese Synesthesia srl SB.
“Lo sviluppo della mobilità sostenibile in Italia è rallentato dallo squilibrio tra gli obiettivi ambientali e sociali che vorrebbero le nostre città caratterizzate da spostamenti a basso impatto, rapidi ed economici per tutti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – A causare questo divario è certamente l’inefficacia delle politiche nazionali e territoriali. All’orizzonte poi, c’è la riforma del Codice della Strada che ci preoccupa, poiché non sembra introdurre risolutive misure che aumentino la sicurezza su strada per gli utenti deboli e, inoltre, si corre il rischio di imbrigliare gli amministratori locali nella definizione di misure di mobilità attiva e condivisa. Non va meglio sul versante degli investimenti, vista anche la preoccupante previsione di tagli nella nuova legge di Bilancio a iniziative che favoriscono il diritto alla mobilità, una sottrazione che rischia di seguire i definanziamenti già effettuati nella Manovra precedente e nel PNRR a sfavore di nuove infrastrutture e mobilità ciclistica. Ciò che emerge dai risultati del Giretto d’Italia 2024 è che bisogna ripensare anche alla mobilità aziendale partendo dal potenziamento del lavoro da remoto per decongestionare il traffico e alleggerire la pressione sul trasporto pubblico locale e dalla promozione di convenzioni tra aziende e società di sharing mobility”.
“Il bilancio del Giretto d’Italia conferma ciò che Legambiente sostiene da sempre, ossia quanto la mobilità attiva e a emissioni zero cresca nei contesti urbani dove si punta su qualità e sicurezza delle infrastrutture insieme a piani che tendono a riequilibrare la ripartizione modale nei trasporti – sostiene Roberto Scacchi, responsabile nazionale mobilità di Legambiente – Senza politiche determinate, con le quali si scelgono queste direzioni, con tanta difficoltà la cittadinanza opta per muoversi in bici o in micromobilità elettrica, con la conseguenza di una presenza sempre preponderante dell’auto privata lungo le arterie stradali urbane. Il percorso che renderà concreta e strutturale la mobilità attiva sostenibile non può prescindere da un cambio culturale degli stili di spostamento e di vita delle persone, e per farlo bisogna intervenire in maniera trasversale sull’ampliamento dell’accessibilità ai servizi di prossimità, sul potenziamento del tpl, sulla redistribuzione dello spazio cittadino a beneficio degli utenti deboli, con maggiori investimenti. In sintesi, la moltiplicazione di elementi per ciclabilità o micromobilità elettrica, e ancor più in generale per la mobilità sostenibile, è un tassello fondamentale della transizione ecologica, per la conseguente riduzione di inquinamento o gas climalteranti, ma anche per la riprogettazione dello spazio urbano, grazie al quale cresce la qualità
della vita nelle nostre città”.
Performance in evidenza. Oltre i comuni e le aziende che in classifica occupano posizioni di rilievo per aver totalizzato il più alto numero di spostamenti su mezzi a due ruote ed emissioni zero, il bilancio del Giretto d’Italia restituisce dati interessanti
su ulteriori aspetti, quali il grado di partecipazione a questo tipo di iniziative, segno di una maggiore sensibilità al tema della mobilità sostenibile, le abitudini di spostamento, le soluzioni di trasporto e l’approccio al working at home, che riducendo la domanda di mobilità contribuisce al miglioramento dello spazio urbano e della qualità dell’aria. Sul fronte dello smart-working spiccano Trento e Milano, rispettivamente con 577 e 126 lavoratori da remoto che hanno partecipato da casa al Giretto d’Italia. Con 12 aziende partecipanti, Padova si distingue anche per il più alto numero di realtà aziendali che hanno colto la sfida del Giretto. Ragionando sempre in termini di partecipazione, l’Emilia-Romagna (quattro comuni e due aziende), la Lombardia e il Piemonte, ciascuna con quattro comuni e un’azienda, sono le regioni italiane che hanno maggiormente contribuito all’obiettivo del Giretto d’Italia. Dopo Piacenza (4,89%), è Faenza (RA) il comune che si piazza al secondo posto tra le città con il più alto numero di spostamenti sostenibili in rapporto alla popolazione residente (4,01%), seguito da Padova (3,50%). Infine, sulla tipologia di mezzo scelto, Padova si distingue per aver prediletto più di tutti la bicicletta (6787 passaggi in bici), mentre Bolzano, con 1022 passaggi, i mezzi di micromobilità elettrica.
Il numero assoluto dei passaggi effettuati nei comuni aderenti al Giretto d’Italia 2024
Padova (7251), Piacenza (5046), Bolzano (3227), Ravenna (3048), Monza (2857), Torino (2548), Faenza (2360), Pesaro (2258), Trento (1881), Fano (1651), Carpi (1073), Bologna (887), Pavia (802), Chiavari (593), Udine (442), Collegno (435), Firenze (389), Roma (343), Jesi (246), Milano (158), Rivoli (93), Alessandria (67).

La campagna nazionale di Legambiente Giretto d’Italia – Muoviti leggero per il cambiamento chiama ogni anno a raccolta cittadini, studenti e lavoratori – anche chi lavora da remoto – per partecipare a un campionato urbano della mobilità attiva, leggera e condivisa che ha l’obiettivo di promuovere gli spostamenti casa-lavoro e/o casa-scuola in bici o con l’utilizzo di mezzi di micromobilità elettrica. L’evento è organizzato con il sostegno di Euromobility e si svolge nel mese di settembre nell’ambito delle iniziative programmate per la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile. Per partecipare basta recarsi al lavoro o a scuola utilizzando un mezzo a zero emissioni, passando in uno dei check point previsti in tutte le città d’Italia che hanno aderito all’iniziativa, nella fascia oraria dedicata al monitoraggio (2 ore a scelta tra le 7.00 e le 10.00 del mattino). A vincere la sfida è la città o l’azienda che totalizza, nel periodo di monitoraggio, il maggior numero di spostamenti, e quindi di passaggi, effettuati con mezzi di mobilità sostenibile.




Fascia Verde di Roma, Legambiente “Rinvio di un anno dello stop ai Diesel Euro4 è un passo indietro per la salute pubblica e la qualità dell’aria della Capitale”

“Chiediamo ora al Comune di proseguire nel consolidamento della Fascia Verde con l’apposizione dei varchi previsti, così da concretizzare intanto questo strumento per poterlo poi applicare a più auto possibili: ogni giorno in più che passerà, sarà un giorno in più di sofferenza per la salute di chi vive a Roma”

L’accordo Regione/Comune di Roma sulla Fascia Verde rimanda di un anno ancora lo stop ai Diesel Euro4 nella Capitale, un rallentamento che riguarda i veicoli più inquinanti immatricolati fino al 2009 e si applica agli Euro3, quelli immatricolati invece fino al 2005.

“Il provvedimento di stop ai soli Euro3 è insufficiente per garantire la qualità dell’aria della città e la salute dei cittadini, visto il numero bassissimo di macchine coinvolte – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e responsabile nazionale mobilità dell’associazione – e se si vuole contrastare l’inquinamento è sbagliato continuare a rimandare l’attuazione di un provvedimento così importante. In vista dell’anno giubilare è giusto potenziare lo smartworking come metodo di riduzione della domanda di mobilità auto circolanti ma non basta di certo, se si vuole invece puntare a liberare concretamente la città del diluvio di vetture che invadono lo spazio pubblico rendendolo invivibile. Di fronte a questo nuovo scenario derivante dall’accordo tra Regione e Campidoglio, chiediamo al Comune di proseguire nel consolidamento della Fascia Verde con l’apposizione dei varchi previsti: così che si tracci il percorso concreto verso una Capitale più pulita come ormai stanno facendo tutte le capitali europee, concretizzando velocemente questo strumento, così che poi possa essere ampliato a più vetture possibili. Ogni giorno in più che passerà, sarà un giorno in più di sofferenza per la salute di chi vive, studia, lavora e visita Roma”.

Nelle prossime settimane, Legambiente annuncia poi che avvierà una nuova e vastissima campagna di monitoraggio della qualità dell’aria, accompagnata da una serie di incontri pubblici in tutti i municipi romani per coinvolgere i cittadini nelle trasformazioni positive di congestion charge e fascia verde, contribuendo così anche alle necessità comunicative in maniera costante e capillare, considerando le importanti ricadute per le abitudini di mobilità dei romani. “Andremo a contrastare la narrazione distorta di un presunto miglioramento della qualità dell’aria romana, soprattutto per parametri derivanti dalle vetture diesel, a raccontare le gravi conseguenze sulla salute di questi fattori e di quanto la libertà di mobilità sia invece negata, proprio dal folle numero di macchine incolonnate nel traffico o parcheggiate ovunque”.




Ennesimo gravissimo disservizio nel trasporto ferroviario, paralizzati i treni pendolari nel Lazio

“È inaccettabile che i pendolari siano costretti a viaggi così infernali. Il sistema ferroviario deve essere l’architrave della mobilità sostenibile e invece viene completamente travolto e paralizzato da giornate come questa”

L’ennesimo guasto tecnico tra Termini e Tiburtina ha causato la cancellazione di treni in tutta Italia e paralizzato il traffico su ferro lungo le 8 linee regionali dove viaggiano oltre 500.000 pendolari, peraltro nella fascia oraria più importante della giornata. Guasto che arriva dopo pesantissime chiusure estive durate mesi e mesi, per lavori di ammodernamenti e sistemazioni che in giornate sembrano esser state inutili. L’estate appena trascorsa, infatti, ha visto chiusure di linee fondamentali: stop di 20 giorni alla FL2 Roma-Tivoli da giugno, sospensione della circolazione sulla FL4 tra Ciampino e i Castelli Romani (verso Velletri, Albano e Frascati) dal 23 luglio al 31 agosto, modifiche alla circolazione e sospensione totale del servizio tra Viterbo e Cesano per 2 mesi di fila dal 10 luglio fino all’8 settembre.

“È inaccettabile che i pendolari continuino a subire disagi così gravi e siano costretti a viaggi infernali – commenta Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio e responsabile nazionale Mobilità dell’Associazione – specialmente dopo un’estate segnata da insopportabili sospensioni di intere tratte regionali, anche mesi interi, dopo le quali, ironia della sorte, invece di ritrovarci linee migliorate ci ritroviamo paralizzati a causa dell’ennesimo guasto tecnico. Il sistema ferroviario è l’architrave della mobilità sostenibile nel Lazio e nel Paese, dovrebbe garantire un servizio dignitoso, sicuro e di qualità, invece, oltre alle enormi lacune quotidiane vissute soprattutto dai pendolari sui treni locali, viene completamente travolto e alla Stazione Termini, cuore della rete ferroviaria nazionale, c’è una paralisi totale del servizio”.