La poetessa Agnese Monaldi dona tre composizioni ai tarquiniesi

TARQUINIA ( Viterbo) – San Valentino in poesia a Tarquinia: la poetessa a braccio Agnese Monaldi ha dedicato tre composizioni alla cittadina tirrenica, diffuse sul network Se Ami Tarquinia.

Agnese Monaldi, allumierasca di nascita, vive a Civitavecchia e ormai da tempo esercita il canto estemporaneo ad alti livelli, competendo – in rima – con i migliori artisti italiani.
A seguito di un incontro pieno di amicizia ed entusiasmo con Fabio Gagni, direttore creativo di Se Ami Tarquinia, la poetessa si è prestata più che volentieri a dedicare la sua arte ad impreziosire il giorno degli innamorati.
La poetessa Monaldi, essendo capace di cogliere in pochi attimi gli aspetti più profondi delle persone e dei luoghi, si è distinta dagli altri improvvisatori raggiungendo una vasta popolarità, al punto che, come artista, viene richiesta per dare un tocco di genialità creativa in Lazio, Umbria, Toscana, Abruzzo, ed è molto nota in tutto il centro Italia nell’insegnamento della composizione in versi.
Una conoscenza sviluppata mesi fa’ da Gagni e dal suo team nell’ambito di un incontro del tutto casuale mediato da Alberto Blasi, che oggi sviluppa i suoi primi frutti in vista di possibili progetti futuri.
I video con le composizioni della Monaldo sono disponibili sui canali Instagram, Facebook e Tik Tok di Se Ami Tarquinia.



Arsenico e fluoruri nelle acque del Viterbese, “Non ce la beviamo” scrive alle istituzioni

VITERBO- Riceviamo la lettera aperta indirizzata alle istituzioni dell’associazione “Non ce la Beviamo” e pubblichiamo: ” Ci rivolgiamo alle Istituzioni in indirizzo per chiedere un intervento urgente al fine di risolvere un’emergenza che investe il nostro territorio: la presenza in alte concentrazioni di arsenico e fluoruri nelle acque ad uso umano del Viterbese.

Come è noto da tutte le evidenze scientifiche, l’arsenico è un cancerogeno certo di classe 1ª e pertanto l’esposizione cronica a questo elemento, anche a basse concentrazioni, rappresenta un grave rischio sanitario per la popolazione. Nella Tuscia, ancora oggi, diversi Comuni superano la soglia di concentrazione di arsenico di 10 microgrammi/lt consentita dalla legge e molti altri registrano valori ai limiti con frequenti sforamenti.

È evidente che l’installazione degli impianti di dearsenificazione non si è rivelata sufficiente a risolvere il problema. Riteniamo quindi che esista una emergenza sanitaria e una violazione del diritto di accesso all’acqua potabile per la popolazione della Tuscia che impone al Governo, alla Regione Lazio e a tutte le Istituzioni competenti un urgente intervento finanziato dalla fiscalità generale.

Non a caso la Corte di Giustizia Europea, con sentenza del 7/9/2023, ha condannato l’Italia per il mancato rispetto dei parametri di arsenico e fluoruri nelle acque di diversi Comuni della Tuscia. Occorre pertanto intervenire urgentemente mettendo a disposizione contributi pubblici per consentire il ripristino di acqua potabile e sicura per la popolazione.

Attualmente i cittadini del Viterbese sono gravati da tariffe idriche che comprendono gli alti costi della dearsenificazione dell’acqua e che subiscono ripetuti aumenti. Considerato che si tratta di un problema ambientale, questi costi di manutenzione per loro natura non dovrebbero ricadere esclusivamente sugli abitanti del territorio interessato bensì sull’intera fiscalità generale.

Se poi a ciò aggiungiamo che l’acqua non è di qualità e che, in alcuni casi, non è possibile utilizzarla a scopo umano, come dimostrano le ordinanze di non potabilità vigenti sul territorio, arriviamo al paradosso di caricare i cittadini di costi sproporzionati e non pertinenti, senza che neanche possano beneficiare di un servizio conforme alla legge.

Ad oggi l’unica risposta al problema economico da parte dell’ATO 1 Viterbo è stata la proposta di privatizzare il 40% delle quote di Talete Spa, la società che gestisce il servizio idrico del Viterbese. A nostro parere tale proposta aggraverebbe ulteriormente la situazione dei cittadini, i quali dovrebbero continuare a sostenere gli alti costi dei dearsenificatori e a pagare sicuramente anche gli interessi passivi dei finanziamenti richiesti dalla Società. Senza tener conto che la volontà popolare espressa nel Referendum del 2011 ha decretato la gestione pubblica dell’acqua.

Le nostre richieste pertanto si sintetizzano in tre punti fondamentali: – ripristino di acqua potabile e sicura nel territorio della Tuscia. Questo sottintende che anche laddove si rientri nei parametri di legge, i valori non si devono avvicinare ai limiti consentiti e non si devono più verificare sforamenti, in quanto ciò rende l’acqua non sicura e potenzialmente rischiosa; – urgente contributo pubblico per coprire le attuali spese per il funzionamento dei dearsenificatori, eventuale potenziamento degli stessi e intervento strutturale per risolvere definitivamente la questione. – capillare e tempestiva informazione alla popolazione sullo stato delle acque e massima trasparenza sui progetti per risolvere la problematica.

Si richiede inoltre di prendere in esame, ai fini dell’ intervento strutturale, lo studio condotto dall’Università della Tuscia in collaborazione con Enea, Istituto Superiore di Sanità e Arpa Lazio, che ha rilevato sorgenti prive di arsenico o vicine allo zero nelle zone dei Monti Cimini, studio che dovrebbe essere esteso sull’intero territorio provinciale per rilevare ulteriori sorgenti che abbiano requisiti analoghi.

Considerato che la questione riveste carattere di particolare urgenza, in quanto investe la sfera della salute pubblica, e ritenendo che ogni cittadino abbia il diritto di ricevere acqua potabile, sicura e anche accessibile economicamente, inviamo fiduciosi questa lettera contando su un rapido e sollecito riscontro da parte del Governo, della Regione e delle altre Istituzioni in indirizzo”.

 




Dimissioni, Silvio Franco scrive alla sindaca Frontini

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di dimissioni scritta da Silvio Franco alla sindaca Frontini: “Carissima Sindaca, sono trascorsi oltre due anni dal formidabile successo elettorale del movimento civico e tuo personale. Un successo che, nei modi in cui è maturato e nella dimensione che ha assunto, ha sancito un passaggio epocale rispetto all’approccio e alle prassi con cui gestire un’amministrazione locale.
La conferma che la città stesse voltando pagina l’ho vissuta in prima persona nel momento in cui mi hai chiesto di ricoprire delle deleghe strategicamente cruciali quali lo sviluppo economico locale, il turismo, l’agricoltura e la trasformazione ecologica. Ho ritenuto, e continuo a ritenere, questa tua scelta, oltre che politicamente innovativa, coerente con la visione di città che hai proposto ai viterbesi e coraggiosa, in virtù della tua piena conoscenza del mio approccio eterodosso all’economia e della grande attenzione che pongo alle questioni ambientali. Proprio per questa ragione, dopo aver riflettuto approfonditamente, ho accettato con convinzione questo incarico.
Posso assicurarti, e credo tu ne sia pienamente consapevole, che in questi due anni ho profuso il massimo impegno e ho speso tutta la mia passione. All’inizio per entrare nelle logiche e nelle prassi della macchina comunale, poi per tradurre in azioni concrete, e quindi in atti amministrativi, gli obiettivi e le strategie indicati nel programma di governo e tradotti nelle linee di mandato.
Non ritengo opportuno in questa sede elencare quali siano stati i progetti e le iniziative che sono riuscito a realizzare, dato che questi due anni hanno rafforzato la consapevolezza che la politica (nel senso di guida della polis) non sia tanto una sommatoria di azioni quanto piuttosto la costruzione di una identità collettiva intorno a valori condivisi. Da questo punto di vista, la mia autovalutazione è pienamente positiva, perché ritengo di avere contribuito, per quanto nelle mie possibilità, a diffondere questo messaggio in tutte le situazioni in cui ne ho avuto occasione e attraverso le azioni che ho promosso, le quali hanno avuto sempre un solido e oggettivo riscontro.
Tuttavia, proprio questo impegno, che è andato molto al di là di quanto avevo previsto, non ha tanto condizionato la mia attività di docente e ricercatore universitario, rispetto alla quale non ho mai mancato di svolgere i miei compiti istituzionali, quanto piuttosto il mio ruolo di riferimento rispetto al gruppo di ricerca che ho il privilegio di guidare. Questa situazione si è ulteriormente accentuata negli ultimi mesi, in considerazione del ruolo che mi è stato affidato di coordinare un progetto nazionale che vede diverse università coinvolte, della accelerazione che ha caratterizzato le attività di comunicazione dei risultati dei miei studi e, non ultimo, la rinnovata consapevolezza delle responsabilità nei confronti del futuro professionale dei giovani ricercatori del mio gruppo.
In ragione di queste considerazioni e tenendo conto dell’evidenza che in questi due anni ho di fatto completato la definizione delle linee di indirizzo strategico relativo alle mie deleghe, con esiti in alcuni casi già conseguiti in altri in corso di implementazione, ritengo sia giusto abbandonare questo incarico e rimetterti le deleghe che mi hai affidato.
È un passaggio che ritengo necessario per coerenza con i valori che sono alla base della mia storia personale e del mio percorso professionale.

Spero sinceramente che tu comprenda questa mia decisione e le ragioni che ne sono all’origine. Ragioni che non hanno nulla a che vedere con questioni “politiche”, né tantomeno con una insoddisfazione rispetto ai risultati che ho ottenuto.
Rispetto al primo punto, la piena sintonia con te, con i colleghi della Giunta e con la maggioranza fin dall’insediamento dell’amministrazione è prova evidente di un’unità di obiettivi e strategie che fuga qualsiasi dubbio in proposito. Così come continuo a credere nella visione civica di governo della città che proponi, nel progetto che ne è nato e che ho contribuito a portare avanti e nella tua capacità di guidare Viterbo verso quell’idea di città possibile che condividiamo.
Quanto al secondo punto, sono certo di avere lavorato in modo positivo per il bene della città e i dati oggettivi e misurabili, al di là delle percezioni individuali, delle posizioni pretestuose e delle distorsioni mediatiche, ne sono la prova evidente.
Ed è proprio perché le ragioni della mia decisione sono personali e professionali e non pubbliche e politiche ti prego di non chiedermi ulteriori riflessioni o ripensamenti. Desidero chiudere questa mia lettera di dimissioni con alcuni ringraziamenti.
Ai miei colleghi della Giunta, con cui ho condiviso questa esperienza e da cui ho appreso molto dal punto di vista tecnico e umano. Ho fatto parte di una squadra di persone che vive la politica come servizio e non come mestiere e per la quale l’entusiasmo viene prima del calcolo. E questo mi rende orgoglioso.
Ai Consiglieri della Maggioranza, non soltanto quelli con i quali ho collaborato più da vicino e che hanno svolto un ruolo fondamentale nel fare in modo che le azioni promosse nell’ambito delle mie deleghe siano state realizzate e abbiano avuto dei riscontri straordinari. Un grazie va anche ai Consiglieri che in questo periodo mi hanno chiesto suggerimenti, si sono confrontati con me sulle loro idee e mi hanno manifestato la loro stima come amministratore e soprattutto come persona.
Al personale dei settori con il quale ho avuto il piacere e la fortuna di collaborare. Non soltanto per la loro professionalità e disponibilità ma anche perché insieme siamo riusciti a creare un ambiente di lavoro sereno e produttivo.
Il ringraziamento più grande va a te, Sindaca, per la fiducia e la stima che mi hai concesso nell’affidarmi questo incarico e che mi hai rinnovato costantemente in questi due anni non ponendo mai vincoli e limiti alle mie scelte amministrative. Ho lavorato con entusiasmo al tuo fianco e hai fin d’ora la mia disponibilità come studioso e docente a collaborare con l’amministrazione che guidi nelle forme che riterrai più opportune e utili per la città.
Un grazie, Sindaca, anche per quanto stai facendo per rendere Viterbo una città più moderna, più vivibile e più aperta”

Silvio Franco




Frana ad Acquapendente, le consigliere di minoranza Friggi e Agostini scrivono alla sindaca Terrosi

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – Le consigliere di minoranza Federica Friggi e Domitilla Agostini inviano alla Sindaca Alessandra Terrosi ed al Responsabile del Settore Edilizia Pubblica Architetto Daniele Colosimo un interrogazione a risposta scritta in Consiglio Comunale articolo 22 comma 4 regolamento Consiglio Comunale richiesta tempistica intervento rupe muro Piazza dell’Orologio: “Molti cittadini residenti nella zona – sottolineano le consigliere – oggetto della frana sono preoccupati non vedendo alcun lavoro ne attività di alcun genere nella zona e ci hanno chiesto di conoscere la tempistica entro la quale inizieranno i lavori di consolidamento e quali le azioni intraprese negli ultimi anni, essendo a conoscenza che tempo fa era stato affidato e conseguentemente liquidato un incarico per lo studio. Visto che riteniamo fondamentale che questa come altre situazioni meritino attenzione e quindi dare informazioni alla cittadinanza sugli sviluppi delle azioni intraprese, anche attraverso riunioni pubbliche alle quali diamo la Nostra disponibilità a partecipare, chiediamo di sapere: a) Quali le azioni e la tempistica per l’intervento di messa in sicurezza della rupe; b) Di avere copia di tutte le richieste effettuate per avere finanziamenti e contributi per la messa in sicurezza della zona oggetto della presente missiva comprensiva di date di protocollazione nonché le risposte date; c) Di avere aggiornamenti sulla questione”.




“Comune di Viterbo: dopo le dichiarazioni inaccettabili della Sindaca, intervengono le Organizzazioni Sindacali e la RSU”

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Le scriventi FP CGIL, CISL FP, UIL FPL e la RSU hanno tenuto un incontro durante il quale sono state affrontate le questioni legate alle dichiarazioni inqualificabili ed inaccettabili della Sindaca nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del Comune di Viterbo apprese dalla stampa e ribadite dalla stessa Sindaca nella sede istituzionale del Consiglio Comunale.

Tali dichiarazioni già note ed altre che eventualmente dovessero nel tempo essere rese pubbliche, sono gravemente lesive della rispettabilità e dignità dei dipendenti comunali e ad oggi non sono state oggetto di necessarie, quanto opportune, smentite né dalla Sindaca né da parte dei componenti la maggioranza.

Resta quindi una situazione grave e preoccupante che viene stigmatizzata e condannata dalle scriventi e che, comunque, deve essere affrontata nel merito delle questioni e nelle sedi idonee, non con dichiarazioni roboanti e unilaterali. Non è ammissibile che da parte del capo dell’Amministrazione ci si limiti a puntare il dito con fare accusatorio, senza prima aver messo in campo tutto quanto necessario per risolvere eventuali problemi; l’interesse di un sindaco dovrebbe essere quello di far sì che tutta la macchina organizzativa dell’amministrazione viaggi alla stessa velocità, senza imprimere uno stigma, per varie ragioni, su chi fosse in difficoltà.

Sollecitiamo la Sindaca, se davvero fosse convinta che vi sia un tema legato a presunte inefficienze tra le lavoratrici e i lavoratori del Comune di Viterbo, tra l’altro in netta contraddizione con quanto emerge e viene certificato dal sistema di valutazione adottato dall’Ente, ad investire in modo serio e fattivo per risolverlo con nuove assunzioni, la formazione e l’aggiornamento, oltre al miglioramento degli strumenti di lavoro.

Ricordiamo alla Sindaca che è indispensabile e urgente rendere sicure, idonee e decorose le sedi di lavoro interessate da molteplici criticità, che necessariamente si riverberano negativamente sulle lavoratrici e sui lavoratori, oltre ai servizi all’utenza; vale come esempio la grottesca vicenda della sede comunale di Piazza Fontana Grande, interessata da lavori impattanti sull’attività e salubrità degli addetti ai servizi demografici, la cui momentanea ricollocazione non è la migliore soluzione.

Rivendichiamo il ruolo rivestito dalle Organizzazioni Sindacali, sia nella contrattazione che, più in generale, nei temi relativi all’organizzazione del lavoro. Il mantenimento di corrette relazioni sindacali non è solo doveroso per Contratto, ma è fondamentale per assicurare le migliori condizioni lavorative, il benessere di chi opera e i servizi pubblici resi all’utenza.

Si invita formalmente a dare l’avvio a tutti i tavoli di negoziazione e confronto, uniche sedi deputate ad esaminare e affrontare nel merito e in modo serio i temi relativi al personale senza interferenze o giudizi impropri di varia natura.

Le Organizzazioni Sindacali, unitamente alla RSU, rigettano le considerazioni offensive verso i lavoratori, attendono un cambio di rotta, sia nelle dichiarazioni, magari ritrattando quelle rese, che soprattutto nei fatti; continueranno ad essere in ogni momento a fianco dei dipendenti comunali che, è bene evidenziare ancora una volta, assicurano con tutte le difficoltà l’erogazione dei servizi con qualità e professionalità.

Resta inteso che il perdurare di un simile clima ci vedrà costretti ad attivare ogni azione ritenuta necessaria.

CGIL FP                                             CISL FP                                    UIL FPL

F.to Stefania Pietroforte                          F.to Renato Trapè                     F.to Maurizio Bizzoni

 La RSU del Comune di Viterbo




San Lorenzo Nuovo, Massimo Bambini conclude il mandato amministrativo. I saluti alla cittadinanza

SAN LORENZO NUOVO ( Viterbo) – Riceviamo il saluto di Massimo Bambini in occasione della conclusione del mandato amministrativo quale Sindaco del Comune di San Lorenzo Nuovo e pubblichiamo.

Cari Concittadini,

mi rivolgo a Voi nel momento in cui mi accingo a lasciare l’incarico da Sindaco. Lo lascio dopo dieci anni intensi, faticosi ed impegnativi ma anche ricchi di gioie e soddisfazioni.

In questi giorni sto provando una leggera tristezza in quanto termina un periodo importante della mia vita, ma sono sereno perché nei 10 anni di mandato mai e poi mai mi sono risparmiato cercando sempre di dare il massimo ed anche più del massimo; chi mi sta vicino ne è testimone. Sono sereno ma anche molto fiero perché pochi concittadini possono vantare un periodo così lungo alla guida della nostra comunità.

Ho avuto l’onore di essere il Vostro Primo Cittadino in periodi sicuramente non facili: le tante emergenze affrontate, dal terremoto al covid, dall’aumento dei costi di materie prime ed energia al problema dell’inquinamento del lago fino all’esplosione del centro di accoglienza, la riorganizzazione del personale in seguito a pensionamenti e licenziamenti di diverse colonne storiche del Comune, le croniche difficoltà di bilancio, la questione Talete e la burocrazia dei progetti PNRR.

 Nonostante ciò lascio una struttura salda, efficiente e funzionante; lascio bilanci non solo in ordine, ma con cospicua disponibilità di risorse da investire sul territorio; lascio molte attività/iniziative/lavori realizzati e, soprattutto, tanti progetti finanziati ed in itinere che i nuovi amministratori, “insieme”, sapranno sicuramente concludere entro le scadenze fissate dal PNRR. Nonostante l’impegno costante mio e di tutta l’Amministrazione sono perfettamente consapevole che possono esserci state, anche, situazioni in cui le cose non siano andate come previsto o, più semplicemente, siano state mal interpretate, ma Vi assicuro che ogni decisione, ogni scelta, ogni azione è stata guidata dalla volontà di migliorare il nostro paese, nel rispetto delle norme e, molto spesso, del buon senso. In altre comunicazioni dedicate troverete, comunque, in dettaglio, le attività svolte ed i risultati ottenuti nel secondo mandato; avrei volentieri fatto a meno di fare la “lista della spesa” perché mi piace guardare avanti, guardare in direzione del futuro e non indietro, ma poi ho pensato che, proprio per confrontare il futuro con il passato sarebbe stato doveroso lasciare una traccia, un ricordo del lavoro svolto da questa Amministrazione.

A questo proposito desidero ringraziare vivamente il personale del Comune che ha avuto la forza e la pazienza di supportarmi per 10 anni e che mai mi ha fatto mancare il proprio aiuto, la propria illimitata disponibilità e, perché no, anche la propria amicizia; senza di loro niente sarebbe stato possibile.

Desidero ringraziare anche gli amministratori comunali, tutti incondizionatamente, Vice Sindaco, Assessore, maggioranza ed opposizione, per la collaborazione fornita e perché mi hanno sempre sostenuto in Consiglio Comunale; mi piace ricordare, infatti, che, in 5 anni, su circa 200 votazioni di Consiglio, con circa 2000 voti espressi nelle varie sedute, i voti contrari non arrivano a 10. Questo dato, da solo, testimonia, in maniera limpida e inequivocabile, la bontà dell’operato della mia Amministrazione. Questi sono fatti, incontrovertibili, che rimarranno “marchiati” negli atti e di cui vado orgoglioso.

Un ringraziamento particolare lo porgo anche ai Rappresentanti delle varie Associazioni presenti sul territorio comunale, il Gruppo Pro Civ, la Pro Loco, l’AVIS, il Centro Anziani, il Volo, l’Ass.ne Nazionale C.C., il Gruppo Archeologico Turan, il Centro Musica ed Oltre, le realtà sportive del paese; con tutti ho intrattenuto rapporti leali, cordiali e sinceri, sempre improntati alla reciproca stima ed alla massima considerazione e finalizzati al bene del nostro paese.

Desidero, altresì, ringraziare i rappresentanti delle Istituzioni, comprese le Autorità religiose, militari e quelle scolastiche, con i quali, in ogni circostanza, ho collaborato in maniera proficua e costruttiva per la risoluzione di problematiche di interesse comune ed i rappresentanti dei media locali per aver sempre trattato in maniera equa, completa ed imparziale le vicende riguardanti il Comune di San Lorenzo Nuovo, l’Amministrazione Comunale ed il sottoscritto.

Un sentito ringraziamento va anche alle varie ditte, aziende, imprese, liberi professionisti, avvocati, a tutte le categorie lavorative, alle Associazioni Sindacali, agli Ordini Professionali, con i quali mi sono interfacciato in questi 10 anni e che hanno sempre mostrato la massima disponibilità nel soddisfare le esigenze e gli interessi della comunità risolvendo, spesso, problemi generati dai tanti, troppi paletti ed ostacoli imposti dalla burocrazia.

Un pensiero particolare, poi, lo voglio dedicare al Presidente della Provincia, Alessandro Romoli, per me molto più che un amico, per la sua costante vicinanza al nostro paese, ed a tutti i colleghi e amici Sindaci del territorio con i quali, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, ho sempre serenamente ed efficacemente collaborato per lo sviluppo della Tuscia e per il bene dei suoi abitanti.

“Dulcis in fundo” desidero ringraziare tutti voi cari amici e paesani che mi avete votato 10 anni fa, che mi avete riconfermato 5 anni dopo, che mi avete fornito sempre gli stimoli giusti per amministrare con sapienza e saggezza, che mi avete sostenuto nei momenti difficili e che avete mostrato la necessaria pazienza nelle avversità; ringrazio anche chi ha criticato, ovviamente solo chi lo ha fatto in maniera educata, perché la critica, se costruttiva, serve sempre per migliorarsi.

Questo mio saluto intende comunque essere solo un arrivederci, non certo un addio. Anche se “del domani non c’è certezza” continuerò ad interessarmi alla vita politica ed amministrativa del paese. Il tempo passa, la pensione non è poi così lontana e quindi in qualcosa e per qualcosa dovrò pur impegnarmi. Cosa di meglio che servire il paese dove si è nati e vissuto? Sono, quindi, certo che nel prossimo futuro ci rivedremo.

Chiudo augurando al nuovo Sindaco un mandato ricco di soddisfazioni personali ma soprattutto di tanti risultati importanti per San Lorenzo e per i sanlorenzani.

 Viva San Lorenzo Nuovo!!! Viva i Sanlorenzani !!! A presto !!!




Lettera aperta al papà di un gay

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Conosco bene Claudio e il suo impegno umano e sociale in difesa di chi, come suo figlio, vive bene la sua vita di diverso dagli schemi. Ma… poi, perché “diverso”? La sessualità prima di essere un incontro tra apparati genitali diversi, è un incontro tra persone. E in questo incontro sboccia una relazione. Questa relazione dà origine alla vita e “Vita” vuol dire tante cose, non solo un fiocco rosa o azzurro. La recente espressione usata dal Papa e che ha offeso molti, uscita con malizia (penso io) da un incontro privato dove il giornalista non era presente. La “gola profonda” mi fa pensare che qualcuno voglia fare le scarpe al Papa e non trova altro che minuzie “infelici” per screditarlo. Non sto scusando l’espressione usata e il Papa, appunto perché Papa, dovrebbe stare un po’ attento alla sua spontaneità. Ma invito a non dimenticare il cammino già avviato da Francesco. Certo lo vedo quasi obbligato a fare marcia indietro e poi di nuovo avanti, per accontentare tutti. Ma spesso le pezze sono peggiori del buco. Vedi la questione sollevata dalla lettera “Fiducia Suplicans” (dicembre 2023). Io l’ho letta e non vi ho trovato nulla di scandaloso o di eretico. Basta leggerla senza paraocchi e pensando alle persone, non alle chiacchiere. Io mi ritengo una persona libera e, spero, rispettosa. Quando in Canada mi chiesero di benedire una coppia gay che avevano celebrato il loro matrimonio civile, io non ho avuto problemi. Adesso uno della coppia, Michael Battista, avvocato per i diritti umani e mio consulente per i problemi che capitavano nelle mie mani, è stato nominato Giudice nella Corte Federale del Canada. Sarò presente come invitato, alla cerimonia l’11 di settembre p.v. E’ nipote di italiani e lo inviterò a Viterbo prima o poi. L’avvocatessa Simmy Jellinek, anche lei vestita di arcobaleno, mi ha ricordato, leggendo quello che scrivo, quando mi invitò a cena la sera che disse ai genitori che aveva una compagna. E’ avvocato che aiuta le vittime degli abusi per pedofilia e non raramente mi consultava a riguardo. Perché dico questo? Per aiutare chi ha ancora timore e chi, senza rispetto e senza capire, giudica e condanna. Suggerirei, se posso permettermelo, di non concentrarsi solo sulle “parade” per affermare la propria presenza, spesso negata. Educhiamo la società, aiutiamo le famiglie a non immaginare l’inferno dantesco per i figli “gay o lesbians”. Io quando dissi in radio che non si va all’inferno per l’orientamento, fui accusato di eresia dal gruppo “LifeSite” canadese. L’eresia è un’altra cosa. E’ condannare le persone ed emarginarle perché sono quello che sono e non sono quello che una società bigotta e cieca vorrebbe. Vorrei aggiungere un’altra osservazione: ma chi desidera servire la Chiesa come ministro, deve mostrare la patente: etero o omo? A me sembra una questione senza significato. Il problema eventualmente non è nell’orientamento, ma nella gestione dello stesso. Anzi con questa richiesta si peggiorano le cose, si spingono le persone a mentire e a vivere la loro condizione nel segreto e nella negazione-rifiuto della loro realtà con conseguenze non positive sulla maturità ed equilibrio emozionale delle persone. Se crediamo che “Dio” ha “creato” tutto e tutti/e (: anche su questo dovremmo riflettere meglio) dobbiamo accettare con rispetto che la sessualità non la si legge negli organi, ma nella vita”.

don Gianni Carparelli




Lettera di mamma Rita ai cittadini: “La festa per Ivan Rossi non si farà”

CIVITA CASTELLANA ( Viterbo) – Riceviamo il messaggio dell’associazione Ivan Rossi onlus di Civita Castellana riguardante il mancato svolgimento della prossima Festa in memoria di Ivan e pubblichiamo.

“Cari cittadini e care cittadine,

in tutti questi anni ci siete stati veramente vicini, da quando è nata la nostra Associazione Ivan Rossi Onlus, la vostra solidarietà ci ha aiutato a sentirci meno soli e ci avete permesso di realizzare tanti progetti sul nostro territorio ed anche oltre, fino in Africa.

Ora con grande rammarico vi devo comunicare che, dopo 11 anni passati insieme ad organizzare la festa di luglio in ricordo di Ivan, quest’anno non si farà. I motivi sono tanti, come potete immaginare: organizzazione, richieste di autorizzazioni e permessi sempre più difficili da ottenere, ristrettezze affrontate nel periodo del Covid, insomma tante problematiche che ci hanno portato a rivedere e riconsiderare il tutto. E come tutte le cose, anche le più belle, tutto ha un inizio ed una fine.

Per primi vorrei ringraziare coloro che, in questi lunghi anni, hanno collaborato con noi a partire dal “Gruppo Catarì”, che ci ha supportato e sopportato e, diciamolo pure, senza di loro in cucina, la festa non si sarebbe mai realizzata. Sono stati dei compagni di viaggio impagabili, io personalmente sono grata per la loro disponibilità e grande sensibilità dimostrata. Poi i miei ringraziamenti vanno a Piero, Domenico e lo staff della “Pizzeria Del Forte”, che hanno donato tutto il ricavato delle loro meravigliose pizze fritte. Poi intendo ringraziare gli ideatori ed organizzatori del gioco “Lost in Civita”, per tutto quello che hanno fatto in nome di Ivan e per la caparbietà di tutti i partecipanti che si sono ritrovati a sfidare il caldo soffocante in quelle giornate estive.

Un grazie particolare va a tutti gli sponsor che hanno collaborato per la realizzazione del giornalino (e non è detto che non si continuerà a farlo in seguito). Grazie doveroso al Comune di Civita Castellana, al di là dell’orientamento politico delle amministrazioni che si sono avvicendate.

Grazie all’Associazione Ops, alla Tana dei Goblin e a tutti quelli che ci hanno davvero aiutato, Truck service, Stefano Domizi, Avigliana impianti… e scusate se mi dimentico qualcuno, chiedo perdono anticipatamente.

Il grazie più grande lo rivolgo a tutti quei ragazzi, poi diventati uomini, che si sono spesi anima e corpo per anni per festeggiare Ivan: i suoi amici.

Prendere una decisione del genere, così dolorosa, non è stato facile.

Comunque l’Associazione proseguirà il suo percorso, continuerà a raccogliere fondi con il 5 X mille; a tutti i cittadini che vorranno sostenerci con il loro contributo, assicuriamo che noi continueremo a donare nei limiti delle nostre possibilità. Il nostro obiettivo resta sempre lo stesso: ricordare ed onorare Ivan, far conoscere il suo esempio alle nuove generazioni, fare del bene.

Con tutto il cuore vi ringrazio e vi abbraccio tutti.

Con affetto,

Rita Fantera

Presidente dell’Associazione Ivan Rossi Onlus”

 




La lettera di Avvento 2023 del Vescovo Piazza alla Comunità

VITERBO – Riceviamo la lettera di Avvento 2023 del Vescovo Orazio Francesco Piazza alla Comunità e pubblichiamo.

Il cammino di Avvento. È tempo di svegliarsi dal torpore (Cf Mc 13,3)

Gesù Cristo è il Signore. Nostra unica speranza!

Carissimi Fratelli e Sorelle, amati da Dio,

nell’Assemblea diocesana di apertura del cammino pastorale è parsa a tutti improrogabile la scelta di ricentrare lo sguardo su Cristo, con vera attenzione e disponibilità, per riconsiderare il senso della Sua presenza nella nostra vita personale ed ecclesiale: il valore di questo sguardo è mirato a generare uno stile di vita coerente al Vangelo e capace di rivitalizzare la trama della vita quotidiana con una testimonianza capace di modificare mentalità e comportamenti. A questa considerazione è necessario far seguire scelte concrete, anche faticose. Questo tempo di Avvento è propizio per un attento esame della nostra vita, spesso avvolta da numerose zone d’ombra. Questo tempo di grazia, come molti momenti celebrativi e sacramentali, è spesso vissuto in modo inadeguato, dimenticando il perché e il come si deve vivere il prepararsi all’Incontro. Non a caso molte celebrazioni mancano di respiro fraterno e della concretezza della vita. I sacramenti, per quanto legati a contesti di fede, di fatto ne hanno smarrito il senso autentico e si sperimenta una loro mancata continuità come impegno cristiano nelle Comunità. Anche le esperienze decisive per la vita di fede, come il Natale e la Pasqua, sono impregnate di modelli consumistici, rese insignificanti, soprattutto se vissute come tradizionali abitudini con qualche sprazzo di interiorità. La stessa Eucarestia domenicale, linfa vitale che trasforma il cuore donando qualità e significato alle vicende quotidiane, è sovente celebrata senza vera partecipazione, in modo esangue, priva di sincero entusiasmo per una vita nuova. Sperimentiamo tutti che la nostra vicenda quotidiana non entra in dialogo con la fede, mentre proprio la vita dovrebbe essere l’altare su cui si realizza il mistero di grazia della salvezza. Di fatti, senza troppe resistenze, come spettatori disattenti e svogliati, assistiamo al progressivo svuotamento del valore e della originaria motivazione di una fede che attende di essere realmente proclamata e incarnata. L’uomo e il mondo ne hanno bisogno. Noi ne abbiamo bisogno! Questo distacco tra fede e vita si ripercuote nel tessuto ecclesiale e più che trasformare la realtà, bisognosa di profezia e di autenticità, vediamo trasformarsi il cuore dei credenti segnati da logiche ben lontane dal Vangelo.

 È necessario svegliarsi dal torpore! L’Avvento, che avvia il cammino personale ed ecclesiale, segnato dai vari incontri con Cristo per condividere il suo modello di vita, è appello a risvegliare la coscienza credente: chi attendiamo veramente?  Il Signore Gesù è realmente desiderato, incontrato e accolto? L’Eucarestia, donata a noi e per noi, è feconda di speranza per le tante questioni del nostro vivere? La Sua Parola guida realmente il nostro cammino? Mentre si afferma di desiderarne la Presenza, in realtà si inseguono aspettative spesso trasformate in pretese, anche rispetto a Dio. È tempo di fare scelte per ritrovare la dignità della vita cristiana. Leone Magno, nei «Discorsi» (Disc. 1, 1-3) sveglia le nostre coscienze: «Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole».

Per questo l’Avvento è tempo opportuno e impegnativo per ritrovare il senso della vita segnata dalla fede in Cristo: evitare di fare il male, praticare il bene, ricercare la giustizia. Questo tempo esige una coscienza vigile, capace di discernere l’autentico senso di questa attesa, da desiderare, valorizzare e rendere riconoscibile in uno stile di vita ben diverso dai tanti che segnano il quotidiano. La liturgia di questo inizio di Avvento è fin troppo esplicita: siamo invitati a svegliarci dal torpore ed essere vigili (Cf Mc 13,3). Ci è chiesto di svegliarci dal torpore delle abitudini senza anima. Se la coscienza è vigile, il cuore e la mente sono pronti all’impegno per rendere efficace la nostra professione di fede: quello che la voce proclama deve realmente abitare il cuore e concretamente segnare la vita. Colui che attendiamo e verso cui si protende il cammino, si manifesta, infatti, nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra esistenza, soprattutto le più complesse e difficili. E lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, nelle urgenze di tanti fratelli, proprio lì il Signore ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni (Papa Francesco). Il Profeta Isaia annuncia che il Signore «va incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle sue vie, senza essere avvizziti come foglie, portate via come il vento». E insiste: «cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia», non secondo personali pretese, ma secondo la Sua volontà. Per questo, comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo alla confusione, senza litigi e gelosie. Rivestiamoci invece del Signore Gesù Cristo senza lasciarsi prendere da desideri illusori (Cf Rm 13, 11-14).

Cari Fratelli e Sorelle, abbiamo questo tempo favorevole per portare nel cuore il Signore Gesù, per prepararci a farlo nascere nella quotidiana vicenda del nostro cammino; disponiamoci sinceramente ad accoglierlo con intenso e vero desiderio: Lui sarà presente in noi, e nella nostra vita, nella misura in cui realmente lo desideriamo (Crisostomo) e la nostra volontà, che rende concreti i desideri, sarà spinta dalla gioia che Lui genera in noi (Agostino). Per accoglierlo dobbiamo fare spazio dentro di noi, liberarci da pensieri e situazioni che intasano mente e cuore, snaturando non solo noi stessi, ma offrendo una visione limitata della vita. Il Signore chiede di liberarci dai sentimenti oscuri che inaspriscono il cuore, dai tanti pensieri che conducono a guardare in modo sfiduciato i fratelli, generando un clima invivibile nelle nostre relazioni, rinunciando a quanto rende veramente felici: la gioia della presenza delle persone; la bellezza di una Comunità ecclesiale che sa vivere le relazioni tra persone e tra Comunità parrocchiali. All’opposto, la vita produrrà un progressivo isolamento; prigionieri di noi stessi, senza soddisfazione ed entusiasmo; chiusi in un piccolo mondo che non riesce a sapersi collegare con la trama ecclesiale e sociale. Possiamo tutti verificare la condizione di tante Comunità, spesso animate da contrasti e distanze fino a negare relazioni e amicizie, ponendo così un serio ostacolo all’unica vocazione a cui tutti e ciascuno dovremmo rispondere: la comunione fraterna! Come Papa Francesco sottolinea nella Fratelli Tutti, molte Comunità non sono accoglienti; in esse non si respira una vera amicizia, non si sperimenta il sostegno e la condivisione; sono chiuse in sé stesse e non desiderano incontrarsi, condividere e camminare insieme con le altre.

L’essere Chiesa di Cristo è soprattutto convenire, condividere, fare dei tratti di strada insieme. Spesso ci si impegna a trovare mille giustificazioni per evitare contatti e relazioni, ma non si impegnano energie per sostenere l’unica motivazione che è quella richiesta da Gesù stesso e dalla Sua Parola! In realtà, ognuno deve guardare a sé stesso e al proprio stile di vita e nessuno, secondo la propria condizione, può rinunciare a dare vera e convinta risposta a questa vocazione: siamo tutti chiamati ad essere in comunione tra noi, come il Cristo lo è con il Padre e lo Spirito! Se è così evidente che proprio nelle nostre Comunità, negli organismi di partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa, non sono presenti la carità, la comprensione, la disponibilità alla pazienza e alla misericordia, dobbiamo riconoscere che il nostro annuncio dell’amore di Cristo non è credibile, perché non è radicato nel sincero desiderio di comunicare e condividere il Suo amore capace di trasformare la nostra e l’altrui vita. Relegando la fede in un angolo anonimo del cuore, attivato solo in qualche momento di preghiera o azione liturgica, più o meno consapevole, lasciamo consolidarsi in noi stili di vita che cristiani non sono, fino ad inquinare famiglia, società e Comunità ecclesiale. L’effetto è quello in cui ci troviamo ad accogliere mentalità che dovremmo cambiare: più che cambiare il mondo, nel suo stile egoistico e autoreferenziale, permettiamo che queste mentalità di isolamento cambino il tessuto ecclesiale. Non appartiene allo stile di Cristo un cuore orientato ad alimentare tensioni più che a limitarle, a creare un clima di distanza o di avversione. Quando il Signore chiama al servizio della Comunità, nella varietà dei ministeri, è per edificare il Suo Corpo, che è la Chiesa, perché tutti possano arrivare «alla unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio» (Ef 4, 12-13).

Non si può far coincidere nella propria interiorità preghiera al Signore e atteggiamenti che rifiutano collaborazione e condivisione di un cammino unitario che altro non cerca che il favorire il senso ecclesiale comune: l’amore sincero a Cristo e una fede realmente vissuta, si sforzano di diffondere il bene e di trasformare, trasfigurare, i limiti in opportunità di vita nuova. C’è, purtroppo, già tanto male diffuso che inquina le nostre vite! Una Comunità dovrebbe essere il luogo, lo spazio di vera fraternità, dove lo stile dell’accoglienza, del sostegno, della comprensione può generare la forza che alimenta la speranza di affrontare la complessità della vita insieme agli altri: non può esserci fede autentica se in nome della propria visione delle realtà ecclesiali non si cercano momenti di condivisione e di collaborazione per qualificare la stessa vita cristiana.

Fratelli e Sorelle, «chi ha come amico Cristo e lo segue, può sicuramente sopportare ogni cosa. Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno e ama sinceramente. Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé; ricordiamoci dell’amore che lo ha spinto, della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore. Sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare…con questo amore nel cuore, tutto ci diverrebbe più facile e faremmo molto, in breve e senza fatica» (Teresa d’Avila, Opere). Ogni mattina di questo Avvento dobbiamo lasciarlo abitare il cuore e portarlo nella vita: dovremmo misurare, pensieri, parole, azioni con l’Amore, con il modo con cui Lui ci ha amati e perdonati; dovremmo misurare con questo amore, fatto di amorevole pazienza, i rapporti in famiglia, nelle amicizie, nella realtà sociale e del lavoro, tra le Comunità ecclesiali. Ricordiamo: «Devono abbondare in voi profondi sentimenti di misericordia, perché il giudizio sarà senza misericordia per colui che non l’avrà usata verso gli altri» (Agostino, Lettera 142).

È tempo di chiederci qual è realmente la radice del nostro amore del prossimo! Solo se la radice è Cristo possiamo trovare motivazioni e decisioni che, malgrado tutto, ci spingono alla misericordia, alla benevolenza, alla compassione, alla condivisione dei bisogni. Non sono simpatia o antipatia, ceto o condizione sociale, interesse o desiderio di affermare esclusivamente la propria identità, a costruire una Comunità, ma solo il Suo amore che perdona, lo Spirito che alimenta il corpo ecclesiale. Solo l’amore sincero, reso carità attraverso la volontà che si impegna a rispondere in gesti concreti, gareggiando per essere primi nell’amore, costruisce e rende coesa la Chiesa, la nostra Chiesa locale. Siamo tutti chiamati, «vivendo secondo la verità nella carità», a crescere «in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare sé stesso nella carità» (Ef 4, 15-16). In tal modo scopriremo la vera identità che caratterizza la nostra dignità di cristiani: il sentirsi persone tutte vincolate all’unico corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, senza distinzioni e distanze.

Fratelli e Sorelle, coraggio! Ascoltiamo la voce di Cristo e non quelle voci che, in vario modo e con motivazioni autoreferenziali, ci portano a non amarlo nei fatti. Sentiamo il richiamo della Sua Parola e misuriamoci con il Suo amore! La dignità di potergli stare vicino, di appartenergli, si misura nella capacità di essere vicini ai tanti fratelli e di volersi impegnare, in ogni modo e con sacrificio, per il bene della comunione fraterna. Immaginiamo come potrebbero essere le nostre famiglie, la Comunità e la società civile, se ogni cristiano, nella sua specifica condizione e con sincerità di cuore, si impegnasse a dare il meglio di sé nel generare uno stile di vita radicato nella fraternità e nella comunione con gli altri. Guardandosi attorno, si potrà forse dire che questo è un sogno! Si è un sogno: ma, questo è il sogno del Dio-trino che ha inviato il Figlio, Gesù il Cristo, appunto per realizzarlo per noi e con noi. È il sogno di Dio che noi riconosciamo come vero nel suo Avvento tra noi. La disponibilità a vivere esperienze di comunione è il segno della nostra reale corrispondenza nel testimoniare il Vangelo.

Con le parole stesse della liturgia invochiamo il Signore: «Ridesta la volontà dei tuoi fedeli, perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia». In questo Avvento, il Signore Gesù dia luce al cuore per amarlo e il suo Spirito disponga le nostre Comunità alla Sua Presenza di grazia. La dolce Madre, Maria, ci sostenga in questo cammino responsabile e faticoso e con il Suo amore alimenti il comune impegno nella vita.

+Orazio Francesco Piazza




Santa Rosa 2023, 64 enne invalida al 100% presa di mira da alcuni giovani a piazza del Teatro

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata di una signora, di cui per tutela della stessa non riportiamo il nome, indirizzata alla sindaca Frontini, in merito ad un brutto episodio subito dalla stessa: “Buongiorno Sindaco mi chiamo…., ho 64 anni invalida al 100% e vivo ad……..  Per la prima volta ho desiderato partecipare alla grande commemorazione religiosa di Santa Rosa o almeno pensavo tale. Io sono molto religiosa e devota ma invece di una processione religiosa mi sono trovata in un rave party ora le spiego l’accaduto. Sapevo che bisognava arrivare lì con molte ore in anticipo e io verso le 15,30 mi sono recata alla piazza del Teatro con una sedia di mia proprietà. La piazza era ormai invasa da ragazzi e ragazze 15-17enni che avevano occupato il suolo pubblico con lenzuola tovaglie asciugamani. Al posto di 4 o 5 di loro potevano starci 10-15 persone. I ragazzi erano lì senza maglietta, con bottiglie di birra, fumavano (anche qualche spinello) giocavano a carte musica a palla, ho sentito più di uno che bestemmiava. Ho trovato uno slargo tra quegli asciugamani per terra e ho aperto la mia sedia visto che non posso stare in piedi per tante ore. È successo il finimondo. Tutti quei ragazzi hanno iniziato a inveire in modo pesantissimo nei miei confronti con offese molto pesanti con insulti, con parolacce, mi hanno accerchiato qualcuno mi ha dato anche qualche colpo alle spalle. Hanno fatto di tutto per mandarmi via sperando di farmi paura. Io non mi sono intimorita ed ho chiamato i Carabinieri di Viterbo per essere tutelata. Sono intervenuti, hanno cercato di sedare un po’ gli animi, mi hanno fatto spostare sulla pedana di legno riservata per gli invalidi. Premetto che ero all’oscuro che i posti per invalidi erano già stati assegnati e ci voleva un biglietto ed ero ben disposta a pagarlo, ma gli organizzatori mi hanno riferito che non c’era la possibilità. Dopo poco tempo sono arrivati gli organizzatori dicendomi che non potevo stare assolutamente sulla pedana ed ho chiesto loro dove potevo mettermi. Mi hanno detto ovunque basta giù dalla pedana. Così ho fatto e sono stata di nuovo bersaglio del branco che hanno iniziato a tirarmi pallonate e pezzi di cornetto in testa. Arriva di nuovo la security mi dicono che li non potevo stare, mi mettono in fondo alla pedana poi decidono davanti sulle transenne poi li non andava bene poi di nuovo di lato della pedana. Insomma, io sono stata per ore bullizzata derisa, umiliata, aggredita, denigrata, offesa, presa di mira con oggetti che mi tiravano addosso… ma sono rimasta lì perché era una guerra e come tale dovevo combatterla e non scappare. Ma mi chiedo signora Sindaco! Quei ragazzi maleducati offensivi senza rispetto per una persona della mia età io potevo essere la loro madre, nonna, zia… avevano il diritto di occupare tutto il suolo pubblico di piazza del Teatro e scacciare qualsiasi turista o persona anziana solo perché loro stavano lì dalla sera prima? E poi con che fede? Quando anche durante il passaggio della Santa hanno bestemmiato più volte (tutto registrato ed ascoltato da centinaia di persone che stavano nella mia live visto che io sono una influencer ed ho a seguito 11.600 persone e io giro tutta l’Italia mostrando a persone malate e allettate che non potranno mai uscire di casa quante cose belle della nostra Italia esistono). Ma sinceramente sono stata molto, molto delusa dal comportamento di questi giovani viterbesi che prepotentemente assediavano la piazza scacciando chi con vera devozione viene per adorare la vostra Santa! Lei è il Sindaco della città e non dovrebbe permettere certi assemblamenti di ragazzi che diventano anche pericolosi per la loro conquista! Non ci sono scusanti per questi comportamenti solo una organizzazione migliore che permetta a tutti di vedere il passaggio di Santa Rosa, cosa che mi ha fatto molto piacere e io pregavo al passaggio della macchina mentre mi sembrava di essere allo stadio con tifosi eccitati che bestemmiavano e si comportavano malissimo. Io spero di poter partecipare anche il prossimo anno, ma in modo più consono al mio stato di invalidità e con più organizzazione da parte della città magari riservando uno spazio solo per i giovani e altro per le persone adulte, visto che mi hanno detto anche che io non dovevo stare lì in mezzo ai giovani (????). Grazie per aver letto la mia email che è un grido di aiuto per persone fragili e invalide come me. Grazie signora Sindaco”.




45 anni di sacerdozio per il Vescovo Piazza, il saluto del vicario generale della diocesi, don Luigi Fabbri

VITERBO – Pubblichiamo il  saluto del Vicario Generale della Diocesi don Luigi Fabbri per i 45 anni di sacerdozio del Vescovo Orazio Francesco Piazza: “Il 25 giugno del 1978 il Vescovo Orazio Francesco veniva ordinato Sacerdote e il 25 giugno 2013 da Papa Francesco veniva nominato Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca.
45 anni di sacerdozio, dunque, e 10 anni dalla nomina episcopale.
Sono due date che hanno segnato in maniera particolare la sua vita, ma che ora ci coinvolgono nel rendimento di grazie al Signore, che ci ha fatto il dono di condividere con il Vescovo Orazio Francesco un tratto di strada nel nostro cammino di Chiesa.
Come ci scrisse il Vescovo nel suo primo Messaggio alla nostra Chiesa “siamo una carovana in cammino” e “la comunione è la scorciatoia che non solo abbrevia il cammino, quanto lo rende più agile”. Quello che il Vescovo ci scrisse nel dicembre scorso, in questi mesi sta prendendo forma grazie ad uno stile (il suo) di presenza e di azione che favorisce la comunione e sollecita la corresponsabilità.
don luigi fabbriSono tanti i fronti in cui in questi 45 anni di sacerdozio il Vescovo ha operato. In ognuno di essi ha profuso il meglio delle sue energie di mente e di cuore. E noi lo stiamo costatando, con grande beneficio di tutti.
Il 1 dicembre 1960, l’Arcivescovo di Milano Giovanni Batista Montini, in una meditazione a un ritiro spirituale per il clero milanese diceva: “Il sacerdozio o è vissuto ad alta temperatura, ed è una bellissima cosa, ed è una grande cosa, che riempie di gioia coloro che lo vivono, o è vissuto in una temperatura calante e tiepida, ed è una pensatissima cosa”.
La nostra Chiesa di Viterbo sta vedendo nel Vescovo Orazio Francesco un prete che vive il suo sacerdozio “ad alta temperatura”. Ne sentiamo il calore dell’amore e l’intensità della passione. Per questo, ancora una volta, diciamo: grazie!!!”.
Don Luigi Fabbri, Vicario Generale




Comitato “Insieme per l’ospedale di Tarquinia”, lettera aperta al consiglio comunale

TARQUINIA ( Viterbo) – Riceviamo da Insieme per l’ospedale di Tarquinia e pubblichiamo: “Dopo la forte e significativa manifestazione di sabato 24 marzo si auspica che l’intero Consiglio Comunale faccia propria la battaglia che i cittadini hanno iniziato a supporto del nosocomio,che serve non solo Tarquinia, ma un vasto comprensorio, la cui popolazione durante l’estate subisce un ulteriore notevole incremento.

Al rapido declino del nostro ospedale si deve contrapporre un’azione concreta e consapevole di tutti coloro  che sostengono la centralità della sanità pubblica.

In particolare si sottolinea la necessità di lavorare per garantire la quota di personale necessaria all’efficace funzionamento della struttura ospedaliera e le branche specialistiche indispensabili al lavoro del Pronto Soccorso”.




Mancata soluzione crediti incagliati, una lettera condivisa da imprese e sindacati

Michael Del Moro - Presidente Confartigianato Imprese Viterbo

VITERBO – Riceviamo la lettera indirizzata al Prefetto di Viterbo, agli Onorevoli Battistoni e Rotelli, al Presidente della Provincia di Viterbo e alla Sindaca di Viterbo in merito alla mancata soluzione del problema dei crediti incagliati e alle altre tematiche connesse in seguito al Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 febbraio.

I contenuti sono stati condivisi e sottoscritti da Ance Viterbo, Confartigianato Imprese Viterbo, Confcooperative Lazio Nord, Cna Viterbo e Civitavecchia, Federlazio Viterbo, Legacoop Lazio, Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil.

“Gentilissimo/a ,

il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 febbraio sulla cessione dei crediti interrompe improvvisamente ed inaspettatamente la cessione dei crediti e lo sconto in fattura e non risolve il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi. Secondo le stime del Governo, si tratta di 19 miliardi di euro, già maturati, che se non pagati mettono a rischio 90.000 cantieri di ristrutturazione delle case delle famiglie italiane in corso in tutta Italia.

La sottovalutazione di questo problema rischia di condannare il nostro Paese a una brusca frenata e a un pericoloso crollo di fiducia. Una vera e propria bomba ad orologeria che rischia di creare danni enormi per lavoratori, famiglie e imprese. Il blocco del mercato della cessione dei crediti fiscali sta infatti creando una vera e propria crisi sistemica nell’economia italiana: l’impossibilità di cedere sul mercato i bonus determina una carenza di liquidità nelle imprese di tutta la filiera delle costruzioni che le porterà, a brevissimo, al fallimento. I posti di lavoro a rischio sono decine di migliaia.

Gli effetti si estenderanno a tutti i settori collegati, ma colpiranno anche le famiglie beneficiarie degli interventi, con il rischio di decine di migliaia di contenziosi con i soggetti realizzatori e con le Autorità preposte ai controlli. La prima emergenza è certamente lo sblocco dei crediti pregressi, una misura resa ora possibile anche dal recente Manuale Eurostat del 1° febbraio 2023, che ha fatto definitivamente cadere l’alibi dell’impatto sui conti dello Stato. Secondo Eurostat, infatti, il pregresso è già interamente conteggiato nel deficit italiano.

Per sbloccare i crediti pregressi, bisognerebbe almeno prevedere un intervento di acquisto dei crediti da parte di un acquirente pubblico di ultima istanza anche coinvolgendo le grandi imprese partecipate, invitare gli istituti di credito che ancora avessero capienza per farlo ad acquistare i crediti nei cassetti delle aziende  ma soprattutto consentire immediatamente agli Istituti di credito di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati dalle imprese di tutte le dimensioni, dai professionisti e dalle famiglie. Misure che però risultano assenti dal decreto-legge approvato dal Governo. Ci aspettiamo che il Governo confermi urgentemente queste misure.

Qualsiasi altra soluzione parziale, come l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel DL, non risolve la questione in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi. Il decreto approvato interviene anche sul blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura per tutti i cantieri di ristrutturazione ancora non avviati alla data del 17 febbraio. Sul futuro della politica di riqualificazione degli edifici, dopo la risoluzione del blocco dei crediti pregressi, è necessario aprire al più presto un confronto per definire gli strumenti fiscali e finanziari idonei a raggiungere gli obiettivi.

Per tutte queste ragioni siamo quindi a chiederLe un incontro per una valutazione congiunta degli effetti che il Decreto Legge 11 2023, nella sua attuale articolazione, potrebbe avere sul nostro territorio qualora non venissero tempestivamente prese dal Governo le necessarie misure di sblocco dei crediti incagliati e di programmazione del sostegno alla riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano per i prossimi anni.

Vorremmo infatti condividere con Lei che il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi internazionali ed europei sull’efficientamento energetico e sulla sostenibilità ambientale impongono stabili strumenti di sostegno pubblico  di medio e lungo termine per intervenire sul nostro patrimonio edilizio, tra i più vetusti ed energivori del continente, esposto ad elevatissimi rischi sismici ed idrogeologici; e che per gli immobili energivori di famiglie a basso reddito risulteranno indispensabili strumenti quali la cessione del credito e lo sconto in fattura.

Nell’occasione, vorremmo anche illustrarLe le ragioni che ci spingono a sostenere convintamente che gli effetti positivi sull’ambiente, sul consumo energetico e sulle finanze pubbliche dei superbonus sono stati tali da ridurre in modo drastico, se non da annullare, l’onere reale che graverebbe sul debito pubblico italiano, che tanto preoccupa le nostre autorità nazionali e che tanto sconcerto sta creando nell’opinione pubblica italiana”.




“In ricordo di Serena”, una lettera ad una madre

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – Festa della Donna particolare per l’aquesiana Martina Fazzini che decide di inviare una toccante lettera aperta a Rosella Fiorani madre dell’amica del cuore Serena deceduta da poco. Eccone il contenuto: “Si dice che la sensibilità dia l’abito più elegante di cui l’intelligenza possa vestirsi. Senza dubbio la sensibilità è un dono che non tutti hanno. Solo le persone sensibili sono realmente in grado di entrare in connessione con il prossimo e, capaci di percepire il mondo in modo intenso e profondo. Ma la sensibilità può essere anche una condanna perché a volte sentire e percepire troppo può rendere più faticoso l’affrontare i problemi, i dispiaceri ed i dolori delle vita. Tutti ricordiamo Serena come una persona altamente emotiva e di spiccata empatia. A causa del quale soffriva la sua vita è stata purtroppo assai tormentata. La vogliamo ricordare come la stupenda persona che era: brillante, altruista, sempre dalla parte dei più deboli e capace di battersi coraggiosamente per le cause in cui credeva. Chi l’ha conosciuta da bambina ricorda che, fin da piccola si distingueva per la sua capacità di apprendimento ed espressività soprattutto nel disegno. E’ stata poi un adolescente ribelle ed anticonformista. La vita è diventata per lei più difficile dopo il raggiungimento della maggiore età, quando ha dovuto fare i conti con una sofferenza psicologica che ha segnato tutta la sua vita. Tra alti e bassi e che le ha impedito di trovare un equilibrio emotivo che le desse la forza e la speranza di affrontare la vita. Una amara nostalgia ci stringe a tutti il cuore. Ma vogliamo rendere omaggio a Serena ricordandola come un anima integra, onesta e con un cuore enorme. Ciao Serena, sappi che ti abbiamo voluto tanto bene e ti ricorderemo sempre con infinito affetto. I tuoi cari.




La Lettera di Quaresima del Vescovo Orazio Francesco Piazza alla comunità diocesana di Viterbo

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Vescovo di Viterbo, Mos. Orazio Francesco Piazza, in occasione della Quaresima. Ricordiamo che mercoledì 22 (mercoledì delle Ceneri) alle ore 21.00 in Cattedrale Il Vescovo Piazza presiederà la Messa con il Rito di imposizione delle Ceneri aperta a tutti i fedeli. “Carissimi Fratelli e Sorelle, amati da Dio, Uno e Trino.
Il tempo quaresimale è opportunità di grazia per ritrovare equilibrio nel cuore e riconsegnare senso alla vita: su tale sentiero ci indirizzano le parole del profeta Isaia. Sono parole che a partire dall’evidenza della fragilità umana, segnata da complessità e difficoltà, da errori e lacerazioni, orientano, in positivo, verso una rinnovata consapevolezza: «Fra le tenebre brillerà la tua luce».
Per essere riverbero di luce nelle tenebre è necessario però rendere trasparente il cuore ripulendolo da incrostazioni, svuotandolo da elementi che lo inquinano. Ci aiuta l’immagine molto cara ad Agostino: non si può mescolare in un recipiente aceto e miele; ne nasce il disgusto e la repulsione! Bisogna svuotare il recipiente dell’aceto, ripulirlo e poi riempirlo di miele. Solo allora si potrà gustare tutta la vera dolcezza di questo alimento che dona energia e vitalità. Sappiamo bene che spesso il nostro cuore è colmo di molto aceto: asprezze, amarezze e disgusto, che inquinano tutto il corpo, indebolendolo; bisogna ripulirlo! Per questo è necessaria un’ascesi personale, un impegno serrato, per creare le condizioni opportune a dare qualità al cuore e alla vita.
Il tempo quaresimale è appunto il tempo di grazia necessario per svuotare il cuore di ciò che genera disgusto e riempirlo del miele della condivisione che rigenera e trasforma la vita; riempirlo dell’amicizia di Cristo Gesù che, con la sua presenza, desidera condividere i nostri pensieri, la fatica del quotidiano, donando nuovo entusiasmo nella vita. La Quaresima, in tal senso, richiede, positivamente, due necessarie condizioni: quella dell’impegno della purificazione personale, della serena verifica delle tante fragilità e limiti; e quella della conversione che, riducendo le distanze da Cristo, ricentra lo sguardo sulla sua Persona, presenza vivente di una vita rinnovata nella misericordia e nella compassione.
La purificazione del cuore non è mai priva di gioia, anzi il sacrificio-offerta che essa richiede è motivato dall’amore, dalla personale risposta a quell’Amore che chiama alla sequela. In queste due condizioni si sviluppa il cammino di perfezione nella carità che rigenera persona e relazioni: un amore che risponde con la concretezza delle scelte in un cammino motivato e coinvolgente. Dalla purificazione personale, frutto di grazia e di serrato impegno nella cura autentica di sé, e dalla conversione della vita, nei suoi modelli comportamentali, matura la reale capacità di ricomporre il tessuto sfilacciato delle relazioni personali, ecclesiali e sociali.
La purificazione personale è certamente un cammino che esige volontà, determinazione e fedeltà. Ma non si supera alcuna sfida senza vincere quella con sé stessi, se non si emerge positivamente da questa serrata battaglia senza accogliere e valorizzare, in questo tempo quaresimale, l’azione di grazia offerta da Dio, in Cristo.
L’azione positiva di purificazione, parafrasando ancora Agostino, è «come un ago che perfora il tessuto lacerato con il filo della misericordia, ma poi l’azione dolorosa dell’ago (purificazione) lascia l’evidenza del filo (misericordia) in un tessuto recuperato e reso nuovamente compatto (la persona e la vita)»: alla sofferenza che la purificazione (ago) richiede, corrisponde l’effetto di una vita (tessuto), personale e sociale, ritrovata nella sua autentica qualità, nella gioiosa bellezza delle relazioni con se stessi, con Dio, con gli altri, con il creato. Il laborioso impegno quaresimale ricompone i notevoli sfilacciamenti e le tante lacerazioni che tutti sperimentiamo a vario livello: è la conformazione, personale e comunitaria, all’amore misericordioso del Cristo che ci immerge, con amorevole pazienza e umile riconoscimento, nelle fragilità personali e nei bisogni umani che caratterizzano il quotidiano.
In questo motivato impegno siamo chiamati a dare evidenza al vissuto della fede con l’affidamento fiducioso a Dio, fonte di misericordia e perdono, purificando personali fragilità e chiusure egoistiche, causa di disorientamento, confusione, prostrazione, per ritornare a casa attraverso sentieri di sicura speranza. Condizione, questa, che matura non solo dalle prove della vita, ma è causa di nuove e più dure difficoltà generate da noi stessi. La purificazione e la conversione aprono il cuore e la vita al sereno affidamento a Chi continua a far sentire la sua confortante voce, con la sua Parola, fonte di fiducia certa e rinnovata vitalità nel cammino. La realtà che viviamo spesso diviene una nube oscura, ma non basta desiderare di uscirne, è necessario mettersi in cammino, attraversandola, avvertendone tutto il peso e la fatica. La condizione positiva della purificazione-conversione quaresimale, nell’affidamento e riconoscimento della presenza misericordiosa di Dio, non è data da un percorso semplificato, senza ostacoli o prove, ma dal modo di vivere con misura e realismo le contraddizioni del quotidiano, al punto che «cresce lungo il cammino il vigore» e la «valle del pianto è cambiata in sorgente» (Cf Sal 84, 8). Si potranno sperimentare così la semplificazione e la trasparenza del cuore che consegnano la giusta misura delle persone e delle vicende, per occuparsi della vita, senza che le occupazioni divengano pre-occupazioni.
Il cammino quaresimale è offerto, ora, perché la persona e la vita possano brillare. Siamo chiamati all’esercizio che allena il cuore per renderlo abile e pronto alla vita in pienezza, in tutte le sue situazioni e condizioni. La grazia, per sostenere questo impegno, è offerta con un triplice dono:Preghiera, digiuno e carità. La Preghiera: dialogo intimo e vero con il Signore Gesù, intenso e profondo, alimentato dalla consapevolezza che il suo Spirito, fonte di vita, permea il nostro cuore fino a renderlo sereno e disponibile, paziente ma determinato; il Digiuno, esercizio di libertà che conduce a vivere la signoria di sé e non la schiavitù, l’asservimento, nelle varie dimensioni della persona; la Carità, segno effettivo di una progressiva attenzione centrata su coloro che condividono il nostro cammino, soprattutto se fragili e bisognosi; carità che riconosce il volto dell’altro e diviene fraterna cura.
Questi tre doni – preghiera, digiuno e carità – non riguardano solo la persona nell’esercizio di purificazione-conversione, ma riguardano e toccano concretamente la vita: le persone, le relazioni; il contesto familiare, sociale, ecclesiale. Con l’esercizio della preghiera, del digiuno e dei segni di carità, possiamo cambiare lo stile personale con una lotta interiore che contrasta la tentazione dell’egoismo, dell’autoreferenzialità, e convertire la persona alla solarità della vita, inesauribile dono di Dio. In questa azione quaresimale, meticolosa e attenta, ci guida la Parola di Dio: essa fa piena luce su scelte lontane e contrarie alla relazione fiduciosa e amicale con Dio, gli altri, il creato; smaschera il demone di una libertà senza responsabilità, dell’affermazione di sé senza cura dell’altro. Degli effetti di una libertà onnipotente, senza cura e responsabilità, siamo tutti testimoni, soprattutto in questo tempo che crea commistioni di aceto e miele nel cuore di molti.
Le strutture di peccato, effetto della perduta relazione con Dio e tra gli uomini, sono divenute strutture di morte che inquinano i vari ambiti vitali della comune esperienza: portiamo i segni dolorosi e laceranti dell’esasperazione di interessi egoistici e di parte, tanto da vedere snaturati economia, ambiente, politica, istituzioni, famiglie e anche comunità ecclesiali. Sono strutture di peccato che schiacciano nell’emergenza di una marginalità umana sempre più esasperata, fino a limitare o addirittura negare l’energia delle buone qualità, ecclesiali e sociali, che caratterizzano le nostre Comunità.
A questo invito pressante, che genera il necessario lavorio di ogni persona su sé stessa, per il bene di tutti, corrisponde l’esperienza condivisa da chi, volendo rinascere a vita nuova e a condizioni qualitative veramente umane, vive l’auspicio di una vita compiuta: «La rinascita che mi va riplasmando dal profondo continua a operare in me. Ora però me ne sono convinto e più debbo rinnegare me stesso, più ne provo gioia. Sono come un architetto che, volendo costruire una torre, aveva gettato male le fondamenta, se ne capacita in tempo, non esita a demolire quanto aveva già elevato da terra, e cerca di ampliare, di migliorare il suo disegno» (J. W. Goethe, Viaggio in Italia).
Per dare concretezza a questo auspicio sono date utili istruzioni dalla Parola di Dio attraverso preghiera, penitenza e carità per non stancarsi «di estirpare il male dalla nostra vita». La conversione del cuore, offerta come chiamata all’impegno nella fede, è un processo molto faticoso e lento, che ha bisogno di vera disposizione, di desiderio e grande volontà, nel cercare di procedere sul sentiero dell’autentico ritorno a sé stessi e verso la semplificazione della vita. Anche questo impegno di volontà e cuore è una progressione che passa attraverso la conversione, decisione della volontà di ricentrare lo sguardo su Chi chiama alla vera vita e attende il ritorno a casa, ben oltre limiti e fragilità; attrazione, che si evidenzia dapprima come nostalgia della bellezza, pacata e serena, di quanto prima abitava il cuore e poi come necessità, bisogno di ritrovare la casa e abitarla con la gioia dell’incontro; conformazione, quale vera e propria immersione nel cuore di Chi ci attrae fino alla immedesimazione, alla condivisione dei sentimenti, della volontà, del cuore e della vita. Questo ritorno a casa, nella profondità dell’amore accolto e ricambiato, genera uno stile di vita in cui si vede la trasparenza della vera fede in Dio: il cuore si fida e si affida totalmente a Colui che è riconosciuto nell’amore incondizionato e fedele, malgrado limiti e fragilità. Si scopre, in modo sorprendente e paradossale, che questo amore è riconoscibile anche e soprattutto nelle prove più dure e laceranti: la prova si trasforma in opportunità per mostrare l’intensità dell’amore, la sua qualità e la volontà di non vederlo disperso tra le proprie paure; attratti e assorbiti nel cuore di Cristo, ne sperimentiamo l’intensità fino a trasformare la sostanza delle prove in sentieri di vita.
La Quaresima è il tempo giusto per rientrare in sé stessi e verificare le fondamenta, per affrontare l’erosione interiore che, attraverso rilassamento e superficialità, conduce a costruire uno stile di peccato: alienazione da se stessi, dagli altri, da Dio. Si potrà sperimentare, come suggerisce la Parola di Dio, che soprattutto nel sacrificio personale sono poste solide basi per riuscire realmente in ogni cosa. Nell’intervenire con decisione su se stessi, operando sacrifici e rinunce tra le varie forme di esaltazione egoistica, si scoprirà l’intima gioia di rinascere, di sbocciare a vita nuova soprattutto tra le difficoltà. Si giunge all’unità interiore che dona equilibrio e misura: «Ho conosciuto persone felici, che lo sono perché sono intere; anche la persona più infima può essere felice e perfetta a suo modo, quando è intera» (J. W. Goethe, Viaggio in Italia).
Fratelli e Sorelle, ascoltiamo con attenzione la Voce che chiama all’unità interiore; ma per poterla ascoltare «bisogna fare silenzio. Ogni parola, anche umana, vuole che ogni rumore cessi.
[…] Quanto più lo esige il Verbo, quando vuole parlare nel profondo. Se la voce umana non può essere percepita nel frastuono, la Parola interiore non può essere ascoltata che da un’anima pacificata; da un’anima che ha fatto cessare ogni rumore esterno, che ha fatto tacere ogni voce che proviene dal di dentro; un’anima che si è inoltrata nella pace del silenzio attorno ad essa ed in essa» (F. Pollien, Il Verbo silenzioso). Proprio «grazie al silenzio, l’uomo si immerge in se stesso e scopre l’essenza spirituale che lo fonda. In questo modo si scopre in accordo con il proprio silenzioso Creatore» (J. Guitton, Il libro della saggezza e delle virtù ritrovate) ritrovando la sintonia perduta: si scopre rivestito di pazienza e carità, vera energia per affrontare le durezza delle prove; capace di porre solide basi per riuscire realmente in ogni cosa.
È qui proposto un sentiero quaresimale che, avendo il riferimento certo nella Parola di Dio, può essere da tutti percorso: la purificazione-conversione del cuore e della vita, con il triplice aiuto della preghiera, digiuno e carità, è cercato nella propria persona, nel contesto abituale delle relazioni, nel lavoro che si è chiamati a svolgere. Di seguito è offerto anche il criterio per un’azione graduale e progressiva che si svilupperà in quattro tappe: Deformata reformare – Reformata conformare – Conformata confirmare – Confirmata transformare. In pratica è necessario cercare, nel desiderio di un’effettiva trasformazione e con la grazia di Colui che ci avvolge nella sua misericordia, di identificare dentro di sé e nella vita: ciò che è particolarmente deformato per riformarlo, cambiarlo; ciò che si riesce a cambiare, deve essere conformato al nuovo riferimento interiore; ciò che ha preso nuova forma va confermato, stabilizzato; questa nuova condizione interiore deve generare un nuovo stile che dona «il gusto del miele» e una «trama compatta» nella fatica del vivere.
Carissimi, con l’aiuto di Dio, nel fiducioso affidamento al suo Amore provvidente, diamo tempo e volontà al cuore in questo opportunità di grazia! Esercitiamoci con vera dedizione e grande determinazione, senza lasciarci illudere da un effimero e superficiale ritorno a casa: siamo chiamati
ad essere pronti e disponibili a rendere fruttuose le stesse prove della vita. Il frutto fecondo di questo lavorio personale, come sole che irradia il mattino dopo il freddo e le tenebre della notte, non è solo il ritrovato calore nel proprio cuore, ma la gioia di una effettiva voglia di fraternità, di amicizia e di sincera condivisione della vita. E se questo è un desiderio essenziale ed autentico che tutti avvertiamo, non ci fermeremo sulle difficoltà del percorso, ma renderemo ancora più intenso lo sforzo per giungere a destinazione. Sia accanto a tutti noi, in questa Quaresima, l’amore della Madre nostra Maria, amata e venerata con il titolo Della Quercia; ci sostenga l’intercessione dei santi patroni Rosa da Viterbo, Lucia Filippini e Bonaventura da Bagnoregio, nella convinzione che è sempre possibile rigenerare e trasformare, attraverso fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda, la nostra persona e la vita.
Vostro Padre nella fede
† Orazio Francesco




Inizio anno scolastico, gli auguri dell’amministrazione comunale

VITERBO – Riceviamo la lettera inviata ai dirigenti scolastici, al personale scolastico, ai genitori degli alunni degli istituti comprensivi di Viterbo, degli ex-Comuni e delle Frazioni a firma dell’Assessore alla Cultura e all’Educazione Alfonso Antoniozzi, del Consigliere delegato all’Educazione Rosanna Giliberto, del dirigente del Settore Cultura ed Educazione Luigi Celestini e della P. O. del Settore Educazione Elisabetta Natalini e pubblichiamo.

 

“C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
(Danilo Dolci)

Non c’è genitore che, accompagnando la propria figlia o il proprio figlio alla scuola dell’infanzia o primaria, o vedendolo uscire di casa orgoglioso di “essere diventato grande” per recarsi alla scuola secondaria di I o II grado, non esprima implicitamente un desiderio o un augurio per il suo futuro.
Noi amministratori siamo pronti a sostenere i vostri sogni, perché sogniamo anche noi una città abitata da futuri cittadini migliori di noi: i vostri figli che, tra qualche anno, avranno un ruolo attivo nel mondo del lavoro e della partecipazione democratica.
Per la loro formazione confidiamo non solo sull’indubbia partecipazione dei genitori ad un progetto di vita in cui ciascun figlio sia sempre e comunque autodeterminato protagonista, ma anche sull’azione degli operatori scolastici tutti: Dirigenti, docenti, amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici, educatori, competenti nei loro specifici ruoli e responsabili nell’assolvere alle loro funzioni.
Basandoci su questa fiducia, Vi invitiamo a fare di noi e della nostra azione amministrativa un perno per le vostre richieste di aiuto, di sostegno, di soddisfazione di tutte quelle esigenze formative per le quali ci dichiariamo pronti, sin da ora, a dare il nostro incondizionato apporto di impegno concreto, tangibile e valutabile.
Felice anno scolastico a tutti”.

Alfonso Antoniozzi, Assessore alla Cultura e all’Educazione
Rosanna Giliberto, Consigliere delegato all’Educazione
Luigi Celestini, dirigente del Settore Cultura ed Educazione
Elisabetta Natalini, Posizione Organizzativa del Settore Educazione




“Invito amici e parenti delle persone con disabilità a mantenere alta la guardia”

VITERBO – Riceviamo da Maria Laura De Luca e pubblichiamo: “Con l’intento di evitare che spiacevoli episodi come quello di cui sono stata vittima questa mattina possano ripetersi in futuro, utilizzo il prezioso mezzo dell’informazione per aiutare chi si trova nella mia stessa condizione.

Sono una donna di 40 anni non autosufficiente, grazie ad un sussidio comunale posso avere alcune ore di assistenza mensili che ho affidato ad una cooperativa sociale. L’assistenza offerta dalla cooperativa dalla metà di febbraio ad oggi è stata sempre caratterizzata da difficoltà e problematiche legate soprattutto a un continuo avvicendamento di personale per criticità interne all’organizzazione o proprie delle oss. che si sia trattato di difficoltà fisiche, emotive, pratiche o gestionali della cooperativa e della sua squadra di lavoro, ho dovuto comunque condividere momenti di assistenza intima con cinque persone nell’arco di poche settimane, una turnazione non piacevole da sperimentare. Il programma è stabilito. Il contratto è firmato. I fondi arrivano ma oggi io sono rimasta inutilmente in attesa dell’operatrice per più di un’ora e nessuno si è fatto vivo, nessuno mi ha avvisato. Ho chiesto assistenza per un’ora ogni mattina così da essere aiutata nel soddisfacimento delle naturali necessità fisiologiche. Oggi, però, all’ora prestabilita, non è arrivato nessuno. Non avendo avuto nessun tipo di avviso ho provato a contattare la coordinatrice sia per messaggio, che non è stato neppure visualizzato nonostante i frequenti accessi su whatsapp, sia per telefono, ma nessuna delle mie chiamate ha avuto risposta. Neppure il telefono fisso della cooperativa sembrava funzionare. Se ho richiesto un servizio di assistenza, se il comune eroga fondi è perché c’è una reale necessità. La mancanza della cooperativa questa mattina ha portato a conseguenze che avrei preferito non vivere e che non descrivo per non aumentare ulteriormente il senso di imbarazzo, vergogna e disagio che ho dovuto provare di fronte ai miei colleghi. Sono stata costretta a chiamare aiuto e ad abbandonare il posto di lavoro per essere assistita e, solo dopo qualche ora, ho ricevuto un messaggio di scuse nel quale si specificava comunque l’impossibilità della sostituzione dell’operatrice e quindi della continuità del servizio, del quale ancora non so se potrò usufruire nei giorni a venire.

Che non si parli di solidarietà, umanità, comprensione, pietà, compassione e nulla di tutto ciò. Si specifichi, piuttosto, della fine che fanno i fondi stanziati per la disabilità quando vengono gestiti con metodi che, nel caso specifico di oggi, non hanno nulla a che fare né con le finalità per cui vengono erogati né con i criteri di accreditamento. Si parli di professionalità, quella vera. Ci tengo ad invitare amici e parenti delle persone con disabilità che non possono esprimere il proprio disagio a tenere sempre gli occhi aperti”.




Sutri, da Vittorio Sgarbi una lettera ai cittadini viterbesi

SUTRI ( Viterbo) – Riceviamo da Vittorio Sgarbi e pubblichiamo: “Un appello a chi vuole che Viterbo torni ad avere il posto che merita nella storia, superando il ruolo di eterna spettatrice: il momento della rinascita culturale della città è ora, con Io apro Rinascimento. La Bellezza, come è accaduto a Sutri, può diventare ricchezza. Metto a disposizione la mia conoscenza perché Viterbo torni a essere un riferimento universale dell’ Umanità. Cos’altro deve aspettare Viterbo? Dalla Macchina di Santa Rosa, patrimonio dell’Unesco, al teatro dell’Unione, dal Palazzo dei Papi, alle terme, trascurate, con il maestoso centro storico, ridotto a contenitore della movida; con una attestata e ininterrotta vitalità culturale, attraverso i festival e l’attività di associazioni e di persone illuminate; con la ricchezza del medioevo, della spiritualità; con il paesaggio della Tuscia, non è ben chiaro per quale motivo Viterbo debba rimanere esclusa dal mondo, dimenticata, ignorata . Cultura è conoscenza, non improvvisazione, è visione e programmazione. Solo grazie al suo patrimonio, se adeguatamente comunicato al mondo, Viterbo potrebbe esistere.

L’esposizione senza criterio delle opere di Sebastiano del Piombo, per esempio, rappresenta l’ennesima occasione sprecata per la città.
E non si dovrà sbagliare con il palazzo della Banca d’Italia, attualmente in vendita e grande argomento di discussione: non basta acquisirlo, bisogna animarlo , immaginarne la funzione. Settemila metri quadrati che possono diventare un grande museo con esposizioni permanenti (penso alle Macchine di Santa Rosa, in deposito, esempi di intelligenza e devozione) e temporanee, con opere di maestri della storia dell’arte, che portino  in città la stampa e migliaia di visitatori, facciano parlare di Viterbo, generino lavoro per i viterbesi e contribuiscano a restituirle quello che è: una capitale dell’arte. È stato possibile a Sutri con il museo di Palazzo Doebbing che, in quattro stagioni espositive, ha accolto oltre  cinquantamila persone, ospitando opere di Tiziano, Bacon, Giotto, Rousseau, Ligabue, Guttuso, tra gli altri, costantemente al centro dell’attenzione della stampa  nazionale e internazionale, di televisioni e media.
Immagino, ancora, il Trasporto della Macchina di Santa Rosa onorato devotamente in  diretta sui canali Rai, come accade per il Palio di Siena. Molto altro si potrebbe dire a proposito della storia e della vita culturale della città dei Papi. Moltissimo si può e si deve fare, specie per una “straordinaria” amministrazione.
Nella mia vita ho condotto battaglie importanti, vinte, per la gloria di questo Paese, della sua civiltà, del suo patrimonio. Posso farlo anche qui. Sarò l’assessore alla Bellezza di Viterbo. La mia storia parla per me: è il momento di condividerla con i viterbesi. Il futuro di Viterbo dipende da una scelta politica giusta.
Cittadini, vi aspetto. Scrivetemi a
rinascimentoioapro@vittoriosgarbi.it