La Lipu il 9 marzo nell’area archeologica di San Giovenale

Lungo lo scenario selvaggio della valle del torrente Vesca, affluente del fiume Mignone, tra tappeti di Asfodeli, Pervinca, Anemoni, Ranuncoli e Capelvenere, il sentiero raggiunge l’altura di San Giovenale con le ricche emergenze archeologiche dell’abitato etrusco del VII sec.AC con attigua necropoli ed il castello dei Di Vico del 1200.
Appuntamento con la Lipu alle ore 9 in punto a Viterbo, presso il parcheggio dell’asilo in fondo a via Garbini, davanti la rotatoria IperConad, automuniti e con pranzo al sacco.
Gradito il tesseramento LIPU che possiamo attivare in loco.




Vittoria in giudizio di ClientEarth e Lipu: il Consiglio di Stato ordina alla Regione Lazio di arrestare la distruzione del Lago di Vico

VITERBO – Una sentenza rivoluzionaria per l’Italia, ma che potrebbe avere importanti riflessi per il futuro, cause legali sulla biodiversità in Europa. È quanto dichiarano ClientEarth e Lipu dopo che il Consiglio di Stato si è pronunciato sull’appello delle due Ong per la salvaguardia del Lago di Vico: il Consiglio di Stato ha infatti ordinato alla Regione Lazio di agire immediatamente per “contrastare” la distruzione di un habitat protetto concedendole sei mesi di tempo per adottare le misure necessarie a contrastare la distruzione degli habitat protetti del lago.

Si tratta del terzo atto di una serie di ricorsi presentati dalle ONG: con quest’ultimo il Consiglio di Stato, con sentenza definitiva e non più appellabile, ha giudicato la Regione Lazio in palese violazione del suo obbligo giuridico di salvaguardare il lago di Vico – sito naturale protetto e fonte di acqua potabile – dal pericoloso inquinamento causato dalla coltivazione intensiva di nocciole che viene effettuata nella zona. La Corte aveva già condannato le autorità dopo che i residenti dell’area erano stati privati ​​dell’acqua potabile a causa del medesimo inquinamento.

L’accumularsi nel lago di fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni intensive di nocciole ha favorito la proliferazione di alghe rosse, e creato un ambiente nocivo sia per la natura sia per gli abitanti, avendo reso l’acqua – normalmente bevuta nelle vicine Ronciglione e Caprarola – non potabile.

Il Tribunale ha riconosciuto che le autorità erano a conoscenza di questo problema da lungo tempo, ma non hanno agito.

Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth , ha dichiarato: “Questa sentenza chiarisce una volta per tutte: protetto significa protetto. Le autorità non possono stare a guardare e permettere che l’agricoltura intensiva degradi in modo irreversibile questo importante territorio. Il tribunale si è spinto più in là di quanto fatto in precedenza, non solo chiedendo alle autorità di porre fine ai comportamenti dannosi, ma anche di invertirne la rotta. Si tratta di una svolta per il diritto della biodiversità in Italia”.

“Il mancato rispetto della Direttiva Habitat, ha dichiarato Giorgia Gaibani, responsabile Natura 2000 e tutela del territorio della Lipu , sta provocando la distruzione dei fragili habitat del lago, compresi i terreni necessari alla coltivazione delle preziose nocciole italiane. Questo modo insostenibile di fare agricoltura comprometterà la capacità della natura di provvedere negli anni a venire, come sempre ha fatto, alle comunità del luogo”.

Il lago di Vico non è solo un bel lago, ma un perfetto esempio di come uomo e natura siano interdipendenti. Gli habitat protetti stanno venendo distrutti e interi paesi privati ​​di acqua potabile senza chiare alternative. “Le autorità devono ora dare seguito alla sentenza del tribunale – aggiungere ClientEarth e la Lipu” e intraprendere azioni immediate per rimediare ai danni causa al lago dalla prolungata negligenza delle autorità”.

In aggiunta a questa recente sentenza del Consiglio di Stato, ClientEarth e Lipu hanno già contestato in giudizio, con successo, la mancata adozione da parte delle autorità – e, in particolare, della Regione Lazio – di misure efficaci per risolvere la crisi della potabilità delle acque e per ridurre i livelli di nitrati nocivi, come richiesto dalla normativa tanto europea quanto nazionale. Alla Regione Lazio è stato ordinato di creare una Zona Vulnerabile ai Nitrati e di adottare misure per il risanamento dell’acqua.




Lipu: “Fermiamo caccia selvaggia”

Riceviamo dalla Lipu e pubblichiamo: “Gli uccelli migratori, patrimonio straordinario di bellezza e utilità ecologica, sono a grave rischio. Una proposta di legge ne abbatte le tutele, allargando le già ampie maglie della caccia in Italia.

Gli uccelli verrebbero abbattuti durante il delicatissimo periodo della migrazione preriproduttiva, quando stanno per raggiungere le aree dove riprodursi. I calendari venatori, emanati per legge, sarebbero ancora più permissivi e senza la possibilità, per le associazioni ambientaliste, di fare ricorso ai tribunali amministrativi. Si andrebbe a caccia sette giorni su sette, con molti meno vincoli di oggi.

Non solo: per uno stratagemma nascosto nella proposta di legge, sarebbe molto più facile catturare illegalmente i piccoli uccelli migratori, per utilizzarli come richiamo vivo per la caccia, “spacciandoli” per uccelli da allevamento. La condizione degli uccelli usati come richiamo vivo (una delle vergogne della nostra normativa) sarebbe dunque ancora più grave di quella attuale, per la quale gli uccelli sono tenuti al buio, per mesi, in gabbiette minuscole e in pessime condizioni igieniche.

E c’è di più. Questa proposta di legge, figlia di una politica amica della caccia, riapre violazioni delle direttive comunitarie per la natura e procedure d’infrazione da parte dell’Europa.

Il danno sugli uccelli sarebbe gravissimo e renderebbe ancora più difficile una situazione già di forte sofferenza, per via, ad esempio, della crisi degli habitat naturali.

Per questo è necessario agire subito, chiedendo il ritiro della proposta di legge e una serie di azioni a tutela degli uccelli e della biodiversità”.

Agisci assieme a noi:
Firma la petizione: https://petizioni.lipu.it/
Condividila e chiedi a chiunque di firmarla;
Informati su www.lipu.it, diffondendo il più possibile le notizie.




La Lipu scrive alla sindaca di Montefiascone

MONTEFIASCONE (Viterbo)- Enzo Calevi in qualità di Delegato Lipu Viterbo ha inviato alla Sindaca di Montefiascone, Giulia De Santis una informativa avente come oggetto “Distruzione dell’area di nidificazione di uccelli acquatici nel litorale nord del lago di Bolsena, proprietà demaniale del Comune di Montefiascone, Località Lucrino”. “I Nostri associati del Vostro Comune”, si sottolinea, “ci confermano che sulla vasta area distrutta v’era nidificazione accertata di folaghe e di svasso maggiore. Probabile il Tuffetto, unica area rimasta fra l’altro in tutto il Comune, in Località Gabelletta (Lucrino). Ci dicono inoltre che l’Assessore di riferimento in Comune era stato preavvertito, prima di iniziare i lavori in Località Gabelletta. Già il primo degli interventi 2023 era stato molto invasivo, poiché aveva aperto già la barriera di protezione dell’incannucciato. Potando i salici ed altra barriera naturale di protezione senza che questa disturbasse in alcun modo il passaggio pedonale. Già in questa occasione veniva messa a rischio la tranquilla nidificazione. Ma il recentissimo intervento del Marzo corrente anno, che ha interessato anche l’area attigua, ha davvero distrutto in modo impressionante tutto. Le ricordiamo che la Direttiva 2009147CE del Parlamento Europeo e del Consiglio 30 Novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, prevede la protezione degli stessi e degli ambienti riproduttivi, sito che in questo caso è stato semplicemente distrutto, direttiva recepita dalla Regione Lazio con decreto DGR 612 – 16.12.2011 e successive, dove identifica chiaramente le aree ZPS per la protezione degli uccelli selvatici, e dove il lago di Bolsena e le sue isole, con anche il Comune di Montefiascone, è chiaramente indicato con la sigla identificativa in tabelle IT6010055. Siamo desolati e chiediamo spiegazioni, visto che lo stradello del frequentato percorso naturalistico, non interessava ciò che è stato completamente distrutto dall’intervento, e qualunque altro progetto del Comune in merito, doveva prevedere la protezione, come da Legge, di tale sito riproduttivo”..




Caccia, pesante proceduta d’infrazione europea sull’Italia, Lipu: “Fermare subito la proposta di legge della Lega”

Riceviamo e pubblichiamo: “L’iniziativa della Commissione europea arriva dopo l’avvio di una procedura Pilot, che non ha finito il suo corso. “L’Italia venatoria è totalmente fuorilegge e con la pdl Bruzzone lo sarebbe ancora di più. Governo e Parlamento fermino subito questa proposta di legge”.

Lo dichiara la Lipu alla notizia dell’apertura della procedura di infrazione europea contro la caccia in Italia annunciata nel pacchetto infrazioni di oggi a Bruxelles. La procedura riguarda in special modo il divieto di munizioni al piombo nelle zone umide, che un decreto congiunto dei ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida e il Decreto Asset hanno raggirato, consentendo l’attività venatoria anche laddove vietata. Tuttavia, le contestazioni della Commissione vanno oltre e tirano in ballo la caccia in periodo vietato, la caccia nelle aree protette ed altri aspetti rilevanti. A ciò si aggiunga l’inchiesta aperta dall’Europa sui calendari venatori, sull’abbattimento di specie in stato di conservazione negativo, sulla caccia durante la migrazione preriproduttiva, e ancora sull’inazione italiana in tema di lotta al bracconaggio. Il risultato è che l’intero sistema venatorio italiano, evidentemente fuorilegge rispetto alle direttive, viene a trovarsi sotto accusa. Inevitabile, a questo punto, che Governo e Parlamento fermino la proposta di legge Bruzzone, la quale addirittura aggrava le materie contestate, e apra una valutazione seria su come mettere finalmente in regola la normativa italiana sulla tutela di uccelli e fauna selvatica e la sua corretta applicazione pratica”.

 




La Lipu interviene sulla problematica cinghiali

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “La problematica della gestione del Cinghiale è stata sempre affrontata in maniera anomala rispetto ad altre tipologie di problematiche che, come questa, diventano anche sociali.
La si affronta come una emergenza creata dal nulla, senza verificare le vere cause ed agendo soltanto sugli effetti.
La verità storica stranamente non è mai stata approfondita eppure è talmente nota e conosciuta, soprattutto da chi ne è stato l’artefice e proprio per questo viene taciuta dai più.
Nel secondo dopoguerra, il Cinghiale autoctono era quasi scomparso. Era il Cinghiale maremmano, più piccolo e schivo di quello attuale. Il numero esiguo e la sua permanenza all’interno delle aree boschive non aveva mai rappresentato una emergenza.
L’attività ludica della caccia aveva contribuito alla sua quasi estinzione perciò, si pensò bene di importare massicce quantità di Cinghiali dai paesi dell’Europa dell’est. L’operazione di ripopolamento, durò decenni, con l’avallo e spesso con il finanziamento delle pubbliche amministrazioni come Provincie e Regioni. Questi animali, più grossi e molto più prolifici di quelli autoctoni, aumentarono rapidamente di popolazione allargando di conseguenza il loro areale.
Il sovrannumero determinò carenza alimentare e cominciaroro a sforare all’interno di campi coltivati distruggendo coltivi a cereali, mais, patate.
Danni di non minore entità cominciarono a verificarsi nei confronti di altre specie della fauna selvatica e della vegetazione, soprattutto nel sottobosco.
Un esempio su tanti che ci riguarda molto da vicino, la pesantissima riduzione dell’80% della nidificazione dello Svasso maggiore all’interno della Riserva Naturale del lago di Vico causa della quale è dovuta in gran parte dalle scorribande dei Cinghiali nella palude e nei canneti.
La specie è platealmente sfuggita di mano, in maniera approssimativa, dilettantistica, per incompetenza se non addirittura per dolo, ossia volutamente, per il grande piacere delle squadre di caccia al Cinghiale.
Tenete conto che in questo frangente, i danni all’agricoltura sono stati sempre considerati “da fauna selvatica” e quindi rimborsati dalla Regione, ossia dalla comunità, perciò da noi tutti.
Nel frattempo, quali provvedimenti sono stati presi per mettere un argine alla problematica? Le amministrazioni, tutte, non hanno fatto altro che dare sempre più libertà di azione a quella componente venatoria che non solo si era resa responsabile d’aver creato questa emergenza ma che non aveva alcuna intenzione di limitarla sia per interesse che per incompetenza.
Rimane ancora molto diffusa la pratica della “pasturazione”, ossia, dell’alimentazione artificiale per favorire la prolificità, altro che riduzione della popolazione.
Ora, l’interesse si capisce bene quale sia, avere un sovrannumero di animali per fare un ottimo bottino nelle battute di caccia.
Riguardo l’incompetenza, la può spiegare bene, molto meglio di me, chi conosce la socialità e l’ecologia della specie.
Mi limito solo a dire che nelle “braccate”, avviene una sorta di rastrellamento a tappeto nel bosco, assolutamente non selettivo, dove tutte le specie che si trovano nell’area subiscono lo scaccio verso le postazioni. Neanche l’abbattimento dei Cinghiali avviene in maniera selettiva e sappiamo bene questo cosa comporta.
Il Cinghiale è un animale sociale e come tale è strutturato in maniera gerarchica. In ciascun branco, l’unica femmina fertile è la matriarca che inibisce l’estro delle altre femmine. Se viene abbattuta la matriarca, tutte le altre femmine vanno in calore e si moltiplicano in altrettanti gruppi.
Questo è principalmente, il motivo per cui l’approccio seguito finora non ha funzionato nel contenimento della popolazione e sarebbe ora che le amministrazioni competenti, al di là delle colpe storiche che anch’esse hanno nell’anomalia artificialmente causata, cambiassero registro.
Chiediamo un approccio scientifico alla problematica, la creazione di un tavolo tecnico composto da esperti, etologi, faunisti, possibilmente non collusi col mondo venatorio, escludendo per esempio, quelli che lavorano a stretto contatto con le ATC.
Chiediamo che vengano favoriti gli agricoltori per attuare forme di protezione delle coltivazioni.
Chiediamo un approccio a largo spettro direttamente sulla specie favorendo interventi non cruenti che possano prevedere catture, delocalizzazioni, sterilizzazioni. Strumenti già messi in atto con profitto in altri paesi, che darebbero risultati ben superiori rispetto a quella pratica venatoria che finora ha solo peggiorato la situazione”.
Il delegato provinciale LIPU Vt
Enzo Calevi




Ponte sullo Stretto, il dossier di Kyoto Club, LIPU e WWF Italia

L’approvazione del decreto legge voluto dal governo che rilancia il progetto del 2011 del ponte ad unica campata sullo Stretto di Messina non supera le criticità di fondo sollevate dagli ambientalisti sulla insostenibilità dal punto di vista ambientale, economico-finanziario e sociale dell’opera. Un’opera dal costo elevatissimo e ingiustificato (14,6 miliardi di euro, quasi un punto di PIL), di cui non è stata ancora dimostrata la costruibilità e non è finanziata, che si vuole realizzare con una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale addomesticata e bypassando l’obbligo di gara per l’affidamento al general contractor. Nell’ articolato dossier “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte” Kyoto Club, Lipu e WWF, grazie al contributo di un qualificato pool di esperti*, individuano le principali questioni che rimangono irrisolte.

Fattibilità. Nel dossier si ricorda che fu il gruppo di lavoro istituito nel 2021 dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile (MiMS) ad evidenziare che i punti di debolezza del progetto di ponte ad unica campata del 2011 redatto dal General Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild), che vengono negati o sottovalutati dal Governo, sono: l’ubicazione dell’opera nel punto di minima distanza tra Sicilia e Calabria che allontana l’attraversamento dai baricentri delle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria; quelli collegati al vento per la stabilità dell’impalcato e agli eventi sismici (in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo); la necessità di realizzare un ponte sospeso con una luce maggiore del 50% di quella del ponte più lungo ad oggi realizzato al mondo con i conseguenti rischi e criticità circa la costruibilità; il notevole impatto visivo dell’opera, anche in relazione all’altezza necessaria per le torri.

Il franco navigabile. Inoltre, nel dossier si rileva che, con un’infrastruttura con un “franco navigabile”, in condizioni di massimo carico, di 65 metri com’è nel progetto attuale, si bloccherebbe il transito delle più grandi portacontainer in rotta dall’Oceano Indiano verso Gioia Tauro, il più importante scalo italiano di transhipment. Inoltre, le grandi portacontainer in partenza da altri porti italiani (Genova, Napoli, Livorno e Salerno), dovendo circumnavigare la Sicilia, subirebbero un aggravio del costo e dei tempi di navigazione. Innalzare l’impalcato di 15 metri (per avere la certificazione del franco navigabile) comporterebbe una riprogettazione integrale dell’opera.

 

Il costo e la gara. Secondo gli ambientalisti non è possibile la reviviscenza del contratto con il General Contractor (GC) caducato ex lege nel 2013, dovendosi eventualmente ricorrere a nuova procedura di gara, ai sensi della normativa nazionale ed europea. Va ricordato a questo proposito che il prezzo di riferimento attualizzato, rispetto al valore originario del ponte di 3,9 miliardi di euro del 2003, sulla base degli indici di costo ISTAT, è oggi di 6,065 miliardi di euro e il limite massimo entro cui il valore può crescere senza gara (il Codice Appalti e la Direttiva 2014/24/CE stabiliscono un tetto del 50% del valore originario) è di poco più di 9 miliardi di euro, ben al di sotto dei 14,6 miliardi di euro (quasi un punto di PIL) indicati dal governo nel DEF.

Aspetti finanziari. Sotto il profilo finanziario le carenze di analisi economica determinano, come viene documentato nel dossier dagli esperti, l’indisponibilità della comunità finanziaria a sostenere il progetto con partecipazione al capitale di rischio. Ne consegue che il Piano Economico e Finanziario, assecondando le indicazioni recepite in sede di audizioni parlamentari, pone a totale carico pubblico il rischio finanziario sia dell’investimento che della gestione dell’infrastruttura. A conferma fu il gruppo di lavoro del MiMS a sostenere che appare evidente come la brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un numero di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire un’operazione di project financing.

L’occupazione. I dati sull’occupazione indicati dal Governo sono sovradimensionati, affermano gli ambientalisti. Sulla base di informazioni fornite da Webuild il monte ore dei mesi lavorativi per la costruzione del ponte (ottenuto sommando il monte ore mensile parziale di ciascuna categoria di lavoratori: operai generici, saldatori, minatori, operai di macchina, ecc.) sarebbe di 85.131 ore, che, considerato l’impiego orario mensile di ciascun addetto a 40 ore a settimana, porta ad un’occupazione media mensile di non più di 507 addetti.

Il traffico. I flussi di traffico non ripagano l’opera, si sostiene nel dossier. Il gruppo di lavoro del MiMS documentò che il 76,2% degli spostamenti su nave in ambito locale avviene da parte di passeggeri senza auto al seguito e complessivamente coloro che ogni giorno si muovono tra le due sponde sono 4.500 persone, un numero assai esiguo a confronto con altre direttrici nazionali. Per quanto riguarda il trasporto su ferro il canone di utilizzo della infrastruttura ferroviaria sarà determinato, secondo quanto viene detto nel decreto legge sul ponte, in misura tale da perseguire la sostenibilità ambientale dell’opera, costituendo una vera e propria tassa sul trasporto ferroviario. Mentre il traffico su gomma previsto sul ponte sarebbe di 11,6 milioni di auto, a fronte di una capacità annua della infrastruttura pari a 52,56 milioni di auto, ovvero di 105 milioni di auto considerata la bidirezionalità dei flussi, ne discende un grado di saturazione dell’11% del ponte estremamente modesto che non giustifica l’opera.

 

La Valutazione di Impatto Ambientale. La procedura di valutazione di impatto ambientale va rifatta dal principio, sostengono gli ambientalisti, visto che come viene stabilito nel Codice dell’ambiente, sono passati oltre cinque anni senza che il progetto sia stato realizzato e il provvedimento VIA deve essere reiterato nel rigoroso rispetto dell’art. 9 della Costituzione che tutela il paesaggio, l’ambiente e l’ecosistema. Si ricordi comunque che la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA e VAS dette il suo parere n. 1185 il 15/3/2013 sulla verifica di ottemperanza del progetto definitivo del 2011 elaborato dal general contractor Eurolink rilevando che su 27 prescrizioni solo 6 risultavano ottemperate, 18 solo parzialmente ottemperate (tra cui gli aspetti geo-sismo-tettonici e idrogeologici) e 1 non ottemperata (2 non competevano al Ministero dell’Ambiente). Fu data una valutazione di incidenza negativa sulla Rete Natura 2000, tutelata dall’Europa, visto che lo Stretto di Messina è totalmente ricompreso nelle zone di protezione speciale della Costa Viola e dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina dello Stretto.

Il valore naturalistico. La creazione di una barriera trasversale, qual è il ponte, alla migrazione e la distruzione di aree di sosta e alimentazione contrasterebbe nettamente con la responsabilità di conservazione degli uccelli migratori. Lo Stretto di Messina è un’area cruciale per la migrazione afro-euroasiatica in cui transitano centinaia di specie diverse di uccelli (ad oggi censite oltre 300), con passaggi stagionali nell’ordine delle decine di migliaia di individui di rapaci (38 specie diverse) e nell’ordine dei milioni di individui per molte altre specie, sia durante il giorno che la notte. Considerato uno dei punti di concentrazione (bottle-neck) della migrazione dei rapaci diurni e delle cicogne più importanti del Paleartico occidentale, per la sua tutela sono state designate la ZPS ITA030042 ‘Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina dello stretto di Messina’ e la ZPS IT9350300 ‘Costa Viola’, poste sui due versanti dello Stretto e sulle due sponde sono localizzati altri 11 siti di interesse comunitario.

Il paesaggio. Nel progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, osservano gli ambientalisti, manca dal punto di vista paesaggistico una visione olistica che consideri la armatura eco-paesaggistica dell’intera area e non c’è alcun rispetto dei vincoli e prescrizioni esistenti dettati dalla pianificazione territoriale locale (Guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale della Sicilia, Piano d’Ambito 9 del messinese, Quadro territoriale Regionale Paesaggistico della Calabria) che, d’altra parte, non contempla la realizzazione del ponte. I quasi 1,5 milioni di metri quadri di paratia verticale costituiti dal sistema Piloni-Trave-Asse di attraversamento rompono l’unitarietà e la continuità scenografica del contesto dello Stretto con un impatto estetico-percettivo e ambientale dai profondi risvolti sociali, collettivi e individuali.

 

Legittimità costituzionale. I giuristi che hanno contributo alla stesura del dossier contestano la legittimità costituzionale delle norme introdotte nella legge di Bilancio 2023 e dal DL n. 35/2023, convertito con modificazioni in legge, per la sospetta violazione degli articoli 9 (tutela del paesaggio e dell’ambiente), 32 (tutela della salute) e 41 (iniziativa economica privata) perché la tutela del paesaggio e dell’ambiente, anche nell’interesse delle future generazioni, rientra tra i principi fondamentali e prevale nel bilanciamento dei valori, in quanto valori primari e sistemici (Corte Costituzionale n. 179 del 2019). Opinabile anche il rispetto delle disposizioni sotto i profili della tutela della salute (art. 32), della funzione sociale dell’impresa (art. 41), nonché dei diritti inviolabili dell’uomo e dell’adempimento del dovere di solidarietà di cui all’articolo 2 Cost. Le norme che dispongono la realizzazione di un progetto, privo di valutazione ambientale in spregio alla vocazione naturalistica dei luoghi di rara bellezza e fragilità in ambiti tutelati delle direttive comunitarie per la più alta concentrazione di biodiversità al mondo, sono irragionevoli in quanto non considerano l’opzione zero.

*Gruppo di lavoro di redazione del dossier “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte” : di Aurelio Angelini, docente di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio presso l’Università di Palermo; Antonio Di Natale, ecologo marino e esperto ONU; Anna Donati, coordinatrice Mobilità sostenibile Kyoto Club; Giorgia Gaibani, responsabile Difesa del territorio e Rete Natura 2000 Lipu; Anna Giordano, naturalista WWF Italia; Stefano Lenzi, responsabile Ufficio relazioni istituzionali WWF Italia; Domenico Marino, , docente di Politica economica presso l’Università del Mediterraneo di Reggio Calabria; Aurora Notarianni, avvocata in Messina; Antonio Romano, avvocato in Messina; Guido Signorino docente di Economia presso l’Università di Messina; Giuseppe Vivarelli, avvocato in Messina; Alberto Ziparo, docente di Pianificazione urbanistica presso l’Università di Firenze.




Primo Evento Escursione per il Monumento Naturale Lago di Vulci – Torre Crognola

Primo Evento Escursione per il Monumento Naturale Lago di Vulci – Torre Crognola
a cura della Delegazione LIPU di Viterbo e con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Canino.
La partecipazione è gratuita ed aperIn allegato Card e Locandina.




Lago di Vico, presentato Appello al Consiglio di Stato: è necessario attivarsi con urgenza per tutelare la salute dei cittadini dei Comuni del Viterbese e salvaguardare il sito naturale

Riceviamo e pubblichiamo: “Non si ferma l’azione legale di ClientEarth e Lipu in difesa del territorio del Lago di Vico e della popolazione dei comuni di Ronciglione e Caprarola, in Provincia di Viterbo. Si tratta dell’ultima possibilità, dal punto di vista dell’iter giuridico, per chiedere la condanna della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola ad attivarsi con urgenza per mettere mano ad una situazione che, oltre a non essere conforme alle normative vigenti, desta grande preoccupazione. Le coltivazioni intensive che caratterizzano la zona – e in particolare quella delle nocciole – hanno infatti già causato enormi danni: le conseguenze sul lungo periodo sarebbero devastanti.

 

A seguito delle sentenze emesse il 3 febbraio dal TAR del Lazio, ClientEarth e Lipu hanno deciso di impugnare quelle relative ad ‘Acqua Potabile’ e ‘Conservazione degli Habitat’ e di fare appello in secondo grado al Consiglio di Stato, come notificato ieri alle amministrazioni. Il giudice amministrativo aveva infatti liquidato i ricorsi su questi temi, adducendo ragioni meramente formali, riguardanti aspetti di carattere procedurale, peraltro opinabili, e che non entrano nel merito delle questioni.

 Il giudice si era invece espresso in modo concorde sul tema ‘Nitrati’, imponendo alla Regione Lazio di pronunciarsi in materia. La risposta è arrivata ieri: a seguito della sentenza del 3 febbraio, Regione Lazio ha dichiarato l’intenzione di istituire una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’ – provvedimento che dovrebbe prevedere regole più severe per l’utilizzo di fertilizzanti nell’area e l’adozione di pratiche agricole adeguate.

Se tutto ciò venisse implementato sarebbe un primo passo, molto importante ma non sufficiente: la piena tutela della zona del Lago di Vico e della salute degli abitanti dei Comuni limitrofi può essere raggiunta solo se leggi e normative vengono rispettate nel loro complesso. Ragione per cui ClientEarth e Lipu hanno deciso di portare avanti questa azione legale, impugnando le sentenze negative.

 

Salvaguardare il sito significa tutelare efficacemente la biodiversità lacustre, mentre per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile è necessario predisporre e attuare un adeguato piano di contrasto alla presenza di inquinanti” ha dichiarato Francesco Maletto, giurista di ClientEarth esperto di diritto dell’ambiente e della biodiversità. Le sentenze emesse dal TAR del Lazio che rigettano i ricorsi presentati a ottobre sono a nostro parere infondate e denotano la mancata volontà di affrontare questi temi, che sono però di vitale importanza per il territorio e i suoi abitanti. Le autorità regionali e locali stanno fallendo nell’esercitare il ruolo di custodi delle aree a loro affidate, danneggiando il sito naturale del Lago di Vico e mettendo a rischio la salute dei cittadini e dell’intera comunità. Se il Consiglio di Stato non si pronuncerà in modo favorevole, le conseguenze sul lungo periodo saranno devastanti ”.

 

Sono da tempo notizie ricorrenti nelle cronache viterbesi sia il processo di eutrofizzazione che interessa il Lago di Vico che la non potabilità dell’acqua del servizio idrico dei Comuni di Ronciglione e Caprarola. La causa è da ricercare principalmente nelle alghe rosse che fioriscono in determinati periodi dell’anno e tolgono ossigeno al lago, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della flora e della fauna, e rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche, che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione.

Responsabili del sovraccarico di nutrienti che favorisce la presenza delle alghe sarebbero i fertilizzanti utilizzati nelle aree agricole che circondano il lago caratterizzati per lo più dalla coltivazione intensiva delle nocciole – le piantagioni coprono infatti più di 21.700 ettari nella regione, presentandosi lungo le sponde del Lago di Vico come una monocultura.

 

La situazione è documentata da numerosi studi, che confermano l’urgenza di agire per scongiurare l’aggravarsi di una situazione già oggi preoccupante, così come l’inadempienza nell’ottemperare agli obblighi previsti dalle direttive nazionali ed europee da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola.

Forti degli studi in loro possesso, gli avvocati ambientalisti della charity ClientEarth, insieme a Lipu, hanno deciso di non fermarsi davanti al giudizio ottenuto dopo i ricorsi di primo grado ma di fare appello al Consiglio di Stato, per obbligare le autorità competenti ad adottare le necessarie misure per salvaguardare la salute dei cittadini, nonché le acque del lago e la conservazione del sito naturale.

 

Federica Luoni, responsabile Agricoltura della Lipu, ha dichiarato: “I target delle strategie europee, Biodiversità al 2030 e Farm to fork, ci chiamano a ridurre il nostro impatto sulla biodiversità e sul clima. L’agricoltura, nella sua forma più intensiva, con le monocolture come modello da perseguire, rimane uno dei maggiori driver negativi e dunque occorre che le amministrazioni prendano tutti i provvedimenti necessari. Le alternative possibili esistono e occorre solo metterle in pratica“.

 

Rimane infine ancora pendente il quarto ricorso presentato lo scorso ottobre, sempre legato al tema dell’acqua potabile, che il giudice aveva deciso di discutere separatamente e i cui esiti sono attesi a breve.

 

***

NOTE

 

Le motivazioni

ClientEarth e Lipu affermano che, ai sensi della normativa dell’Unione Europea, la Regione Lazio non ha adottato le misure necessarie per evitare il degrado degli habitat protetti nel sito Natura 2000 – Lago di Vico a causa degli impatti provocati dalle attività agricole intensive del territorio.

Le autorità della Regione Lazio sono state richiamate per non aver identificato l’area come zona vulnerabile ai nitrati, nonostante la grave eutrofizzazione in atto nel lago.

Secondo ClientEarth e Lipu, anche i comuni di Ronciglione e Caprarola avrebbero dovuto fare di più per evitare l’aumento dell’inquinamento del lago, fonte di acqua potabile.

 

Il contesto

Enti e associazioni locali segnalano da tempo la necessità di un cambio di passo nei metodi agricoli prevalentemente applicati nella zona – in primis quello dell’agricoltura intensiva e ancor più della monocoltura.

La produzione di nocciole, attività storicamente redditizia, è aumentata in tutto il Lazio negli ultimi 50 anni. La regione è stata in anni recenti coinvolta anche nel ‘Progetto Nocciola Italia’, nato in seno al Gruppo Ferrero attraverso la controllata Ferrero Hazelnut Company.

Nell’intento di garantire alla produzione del colosso dolciario un approvvigionamento di nocciole coltivate prevalentemente in Italia, il progetto ha come obiettivo quello di aumentare gli ettari dedicati alla coltivazione del nocciolo del 30% entro il 2025.

A questo proposito è importante sottolineare che l’impatto ambientale e sanitario della coltivazione intensiva di nocciole si registra anche in altri bacini lacustri dell’Alto Lazio: caso noto è quello del Lago di Bolsena.

 

Il contesto giuridico

Giugno 2022: ClientEarth e Lipu hanno inviato lettere di diffida alle pubbliche amministrazioni della Regione Lazio e ai Comuni di Ronciglione e Caprarola, nonché alle Autorità del Servizio Idrico e alla AUSL di Viterbo, chiedendo il rispetto delle normative nazionali e dell’Unione Europea. Le risposte ricevute, secondo ClientEarth e Lipu, sono state parziali e insoddisfacenti: le preoccupazioni sulla qualità dell’acqua potabile non sono state adeguatamente affrontate dalle autorità competenti.

11 ottobre 2022: i ricorsi sono stati notificati alle Pubbliche amministrazioni al fine di dare avvio alla fase giudiziale avanti al TAR Lazio.

11 gennaio 2023: si è tenuta l’udienza di discussione a Roma: il giudice ha deciso di discutere congiuntamente tre dei quattro ricorsi presentati e di trattare separatamente il quarto.

3 febbraio 2023: il TAR del Lazio ha emesso le sentenze sui primi tre ricorsi. Il giudice amministrativo ha imposto alla Regione Lazio di pronunciarsi in merito all’istituzione di una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’ entro 90 giorni, mentre ha rigettato i ricorsi sui temi ‘Habitat’ e ‘Acqua Potabile’.

2 maggio: è stata notificata alle amministrazioni la decisione di impugnare le sentenze di cui sopra facendo appello al Consiglio di Stato. Nella stessa giornata, dando seguito alla sentenza del 3 febbraio, la Regione Lazio ha ufficializzato la decisione di istituire una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’.

 

Le misure ambientali protettive

ClientEarth e Lipu chiedono alle autorità di rispettare le norme ambientali dell’UE e di introdurre le seguenti misure:

· identificare il Lago di Vico come una ‘zona vulnerabile ai nitrati’ in quanto particolarmente vulnerabile ai processi di eutrofizzazione;

· adottare tutte le misure necessarie per prevenire la proliferazione delle alghe come indicato nella direttiva sull’acqua potabile;

· adottare misure adeguate per contrastare il degrado degli habitat protetti nel sito Natura 2000 Lago di Vico in linea con gli obblighi previsti dalla Direttiva Habitat”.

 

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ClientEarth

ONG di avvocati e professionisti che si serve del Diritto per creare un cambiamento sistemico a difesa del Pianeta per – e con – i suoi abitanti, grazie a partnership con organizzazioni e privati cittadini in tutto il mondo.

Dai nostri uffici in Europa, Asia e Stati Uniti, avvocati e professionisti si impegnano per modellare, applicare e far rispettare le leggi locali e internazionali.

 

Lipu

Organizzazione di volontariato (Odv) che opera per la conservazione della natura, in particolare degli uccelli selvatici e dei loro habitat, e la promozione della cultura ecologica. Partner italiano di BirdLife International, conta su 1500 volontari attivi, decine di strutture in tutta Italia e 35.000 sostenitori.

 




Con la Lipu domenica 19 Marzo, Bosco e Caldara di Manziana

MANZIANA – Macchia Grande, un’area boschiva di 580 ettari a prevalenza di Cerro con esemplari che in alcune zone raggiungono dimensioni monumentali ma anche Farnie, Aceri, Carpini, Nespoli, Castagni e Betulle. Ai margini, pratoni con bovini e cavalli al pascolo brado.
Poi la Caldara con la palude gorgogliante di polle di acqua provocate da emissioni di anidride carbonica, la torbiera ed il boschetto di Betulle. Il percorso, agevole e pianeggiante, è lungo circa 12 km.

Appuntamento alle ore 9 in punto a Viterbo, parcheggio dell’asilo in fondo
a via Garbini, davanti la rotatoria Conad, automuniti e con pranzo al sacco.
Gradito il tesseramento LIPU che possiamo attivare in loco. Si prega di confermare la partecipazione, grazie !




Lipu, rimandata per maltempo l’escursione prevista per oggi ai Cavoni di Nepi

NEPI (Viterbo) – L’escursione prevista per oggi ai Cavoni di Nepi è stata rimandata per maltempo. Verrà recuperata domenica prossima, 5 marzo. “Sollecitiamo la partecipazione e la massima diffusione”- scrive Lipu Viterbo.




Domenica 26 Febbraio, i Cavoni di Nepi con la Lipu

NEPI (Viterbo)-  Domenica 26 Febbraio, i Cavoni di Nepi. Nell’agro Falisci nepesino, per il sentiero che costeggia il fondovalle del torrente della Massa fino al ponte del Diavolo sul fosso della Mola.
Poi la risalita sul pianoro di fronte l’ampia forra tra Nepi e Castel S.Elia fino alla discesa per l’antica via Cava. Il percorso, agevole e privo di particolari asperità, è lungo circa 9 km.

Appuntamento alle ore 9,30 in punto a Viterbo, parcheggio dell’asilo in fondo a via Garbini, davanti la rotatoria Conad, automuniti e con pranzo al sacco.
Gradito il tesseramento LIPU che possiamo attivare in loco. Si prega di confermare la partecipazione, grazie !




Accolto il ricorso al Tar del Lazio di Lipu e WWF contro il piano di gestione di assestamento forestale del comune di Caprarola

CAPRAROLA (Viterbo)- Riceviamo e pubblichiamo: “Una notizia meravigliosa, commovente per chi per anni ha continuato a crederci, anche quando sembrava non ci fossero più speranze.
Invece, il ricorso al TAR del Lazio di LIPU e WWF al “Piano di Gestione ed Assestamento Forestale del Comune di Caprarola” è stato accolto.
In breve, il piano prevedeva un taglio indiscriminato della Faggeta in Area interna alla Riserva Naturale di Lago di Vico, sotto la copertura di intervento sperimentale che vedeva coinvolta anche l’Università della Tuscia.
Una vittoria del cuore e della ragione, una gioia incontenibile per le tante persone comuni che ci sono state vicine in tanti anni nei quali si è temuto il peggio per la Faggeta depressa di Monte Venere.
Un grazie enorme per lo staff della LIPU e per quello del WWF che hanno messo a punto un ricorso credibile e ben motivato”.

Enzo Calevi, Lipu-Vt




Luna Piena al canto dell’Allocco

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO- Sabato 4 febbraio 2023, la sezione Lipu di Viterbo, organizza una uscita in notturna per osservare la Luna piena con l’ascolto dell’Allocco.
L’Allocco è un uccello rapace, ha testa rotonda con occhi neri e si mimetizza molto bene nel bosco, perché il suo piumaggio può sembrare la corteccia di un albero. Ha una taglia di 38-40 cm, il suo peso non supera i 600 grammi.
L’appuntamento alle ore 17:00 nel parcheggio delle Pietrare (Zona Questura) in Viterbo, per poi dirigersi verso il Lago di Vico dove si effettuerà il periplo del Monte Venere (circa 9 km percorso semplice)
Al termine dell’escursione, cena a base di pinsa romana.
Si richiede la prenotazione ai seguenti contatti:
3332932811(Enzo) viterbo@lipu.it
(gradito il tesseramento che è possibile effettuare la sera stessa)




La Lipu interviene su abbattimento cinghiali

VITERBO Riceviamo dalla Lipu e pubblichiamo: “A proposito di caccia nelle aree urbane e nelle aree protette, a proposito delle esternazioni fuori luogo di esponenti politici ed amministratori locali, a proposito della disinformazione dilagante sull’argomento, faremmo bene tutti a cominciare a capire alcune cose.
La prima, che nessuno, stampa, amministrazioni e governanti mai dicono, è che l’emergenza cinghiali deriva direttamente dall’attività venatoria.
La seconda, che nessuno di chi governa capisce è che questa emergenza non verrà mai risolta e nemmeno attenuata dalla stessa categoria che l’ha causata. Il mondo venatorio non sarebbe in grado di avere, anche qualora lo volesse, un approccio corretto e funzionale all’emergenza ma la cosa più grave è che alla categoria interessa l’opposto ossia, l’aumento della popolazione dei cinghiali.
Sarebbe ora che chi governa, a tutti i livelli, cominciasse ad informarsi prima di sparare, in senso figurato e non solo.

Conoscere per giudicare.
Ma cos’è la famosa e tanto discussa “caccia alla braccata”?

E’ prima di ogni altra cosa un business milionario e altamente impattante con l’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la società. Ma è anche il metodo di caccia che uccide più cacciatori o fruitori dei boschi, il più pericoloso in assoluto. E’ il sistema venatorio che uccide per sbaglio più cani da caccia. E’ il metodo che uccide e disturba più specie protette. E’ il metodo che causa più danni all’agricoltura spingendo i cinghiali fuori dalla macchia, verso i campi coltivati e/o i centri abitati. Ed infine, è anche casualmente il metodo più usato per la caccia al cinghiale in Italia, visto che aumenta il numero dei cinghiali invece di diminuirlo, destrutturando la popolazione e causando un aumento del tasso riproduttivo, la riproduzione precoce delle femmine e un maggiore tasso di dispersione dei giovani.
Anche 50/60 e più cacciatori in squadra, con altrettanti cani contemporaneamente in unica area boschiva. Ha più i connotati di una guerra, che di una battuta di caccia.
Guardatevi questi 3 minuti di video e capirete di cosa stiamo parlando”.




Con la Lipu domenica 20 novembre all’eremo di San Girolamo sul monte Fogliano

Domenica 20 Novembre, eremo di San Girolamo sul Monte Fogliano con la Lipu. Dai boschi di castagno alle cerrete ed alle faggete monumentali con sottobosco di pungitopo. L’Eremo di San Girolamo e la vetta del Fogliano ci accolgono nell’atmosfera ovattata del bosco d’autunno.
Anello di circa 9 km con dislivello di circa 300 m. Appuntamento alle ore 9 in punto a Viterbo, parcheggio dell’asilo in fondo a via Garbini, davanti la rotatoria IperConad.
Gradito il tesseramento LIPU che si può attivare in loco.




Domenica 30 Ottobre Oasi Wwf Lago di Alviano con la Lipu

Domenica 30 Ottobre, presso l’Oasi Wwf Lago di Alviano con la Lipu: palude, stagno, acquitrini, marcita, bosco igrofilo, ospitano una moltitudine di uccelli acquatici.

Appuntamento alle ore 9 in punto a Vitorchiano, presso il parcheggio del supermercato Superconti, appena all’uscita della rampa superstrada. Raccomandati abbigliamento mimetico, binocolo e pranzo al sacco. Gradito il tesseramento LIPU che possiamo attivare in loco.




La Lipu di Viterbo domenica 9 ottobre a Castro ed Eremo di Poggio Conte

Castro era un’ antica e ricca città nel cuore della maremma laziale, capitale del Ducato di Castro. Fu distrutta nel 1649 dopo il saccheggio, l’assedio e la deportazione dei suoi abitanti. Le rovine di Castro testimoniano la ricchezza dei palazzi, quello della Zecca e l’ Hostaria su tutti e delle numerose chiese, addirittura tredici in tutta la città, secondo documenti d’epoca.
A poca distanza da Castro, si visiterà con la Lipu l’Eremo di Poggio Conte, testimonianza della diffusione della vita monacale nel medioevo. Appuntamento alle ore 9 in punto a Viterbo, parcheggio dell’asilo in fondo a via Garbini, davanti la rotatoria IperConad. Gradito il tesseramento LIPU che si potrà attivare in loco.