Lega Viterbo – Parlamentari, Eurodeputati e Consiglieri regionali contro il deposito di rifiuti nucleari nella Tuscia

VITERBO – Si è tenuta ieri pomeriggio una riunione degli amministratori della Lega della Tuscia per ribadire ferma contrarietà ad ogni ipotesi che preveda l’istituzione del centro nazionale per lo stoccaggio di rifiuti nucleari nel territorio provinciale.

Oltre agli amministratori ed ai coordinatori del partito nella provincia, hanno partecipato alla riunione, voluta dal Senatore Fusco, diversi rappresentati nazionali tra cui l’On. Durigon, coordinatore regionale del Lazio, l’On. Gava, già Sottosegretario per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare e responsabile nazionale del dipartimento ambiente della Lega ed il Sen. De Vecchis, responsabile organizzativo del partito nel Lazio

Presente anche il deputato europeo On. Rinaldi ed i consiglieri regionali Tripodi e Corrotti.

Bartolacci, Giulivi e Serra hanno evidenziato come i comuni di Tuscania, Tarquinia e Ischia di Castro, che nei piani della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee) risulterebbero interessati dalle aree in cui dovrebbe emergere il deposito di rifiuti nucleare, abbiano già pagato molto sotto il punto di vista ambientale e paesaggistico, a causa dei numerosi impianti fotovoltaici ed eolici già presenti sui territori.

Ci si è chiesti quali fossero i parametri considerati nella stesura della Carta che vede i loro comuni essere ritenuti idonei ad ospitare il deposito, considerato che Tarquinia, ad esempio, ospita siti di valore inestimabile, inclusi nel patrimonio mondiale Unesco.

La scelta di includere ben 22 aree della Tuscia, tra le 67 della Cnapi individuate a livello nazionale, è stata ritenuta un vero e proprio attacco al territorio della Tuscia da parte del Governo, senza che vi sia stata alcuna condivisione ed alcun coinvolgimento dei rappresentanti del territorio, degli amministratori e  dei cittadini che in queste aree vivono.

l’On. Gava, responsabile nazionale per l’ambiente della Lega, ha ritenuto assurdo il modo di procedere del Governo che ha senza alcun confronto calato dall’alto questa lista di zone, nonostante il particolare periodo che stiamo vivendo con una crisi pandemica ed economica in atto, cui si è aggiunta un’irresponsabile crisi di governo.

Vannia Gava e l’europarlamentare Rinaldi hanno inoltre ricordato come vi siano comuni di altre regioni del nord Italia che già ospitano sui loro territori dei depositi provvisori di scorie nucleari e che si sono detti disponibili ad ospitare il deposito nazionale, ma che non sono stati inseriti nella lista delle aree idonee.

Anche i Consiglieri regionali, con il Capogruppo Tripodi, hanno garantito una dura opposizione in Regione a questa scellerata scelta del Governo, richiedendo già nelle prossime ore un Consiglio regionale straordinario sul tema che scongiuri la costruzione del centro di stoccaggio in una delle 22 aree del Lazio, e della Tuscia in particolare.

L’On. Durigon, il Sen.Fusco ed il Sen. De Vecchis, attivi sin dalle prime ore di ieri nel seguire la vicenda, hanno invece già presentato un’interrogazione parlamentare affinché il Governo chiarisca quali siano le intenzioni per la Tuscia, non più disponibile a subire in termini ambientali e paesaggistici.

Numerose, infine, le azioni che sono state proposte dagli amministratori che si opporranno in tutte le sedi, oltre che nei propri consigli comunali, affinché quanto deciso senza alcun confronto con i territori venga assolutamente rivisto.

A tal proposito in ogni comune verranno raccolte le firme di tutti i cittadini del viterbese che intenderanno contribuire a bloccare questo maldestro tentativo del Governo che vuole fare della Tuscia una terra di scorie nucleari.




Nucleare: petizione dalla Tuscia, oltre 6mila firme raccolte in poche ore

ROMA – Ha raccolto in poche ore oltre 6.000 firme la protesta degli abitanti della Tuscia contro lo stoccaggio delle scorie radioattive, cosi’ come prospettato dalla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee messo a punto dalla Sogin. L’appello lanciato dal sindaco di Bagnoregio Luca Profili e pubblicato sulla pagina Internet della piattaforma di petizioni online Change.org e’ stato inviato ora al Governo. Tra le zone interessate, in Tuscia, ci sono i comuni di Canino Ischia di Castro, Montalto di Castro, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano. “E’ evidente che il tema vada affrontato essendo un argomento di grande impatto ambientale, ma come si puo’ pensare alla Tuscia, che e’ un’eccellenza del territorio italiano, per ricchezze naturali storiche, produttivita’ agricola” e’ la provocatoria domanda fatta da Laura Gagliardi, residente a Canino. “Invece di rilanciare questa zona, che ha un potenziale enorme, dando cosi’ concrete opportunita’ di lavoro, che cosa fanno i nostri politici? Le affossano! Gia’ dobbiamo fare i conti con gli impianti eolici che deturpano e di molto il nostro paesaggio”, aggiunge.




Nucleare, Coldiretti: “Preoccupazione per i 22 potenziali siti individuati a Viterbo”

VITERBO – Preoccupa la mappa delle aree che potrebbero ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. La “Cnapi”, ovvero la Carta delle aree potenzialmente idonee appena pubblicata, ne individua 67 in tutta Italia, 22 delle quali si trovano nel Lazio e tutte in provincia di Viterbo.

<< E fondamentale avviare un processo trasparente per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – Una scelta che deve tutelare innanzitutto la vocazione dei territori. Il sistema agricolo del Lazio rappresenta una grande risorsa con la qualità e le tradizioni della sua agricoltura. La nostra regione è al quinto posto in Italia per numero di marchi di indicazione geografica, con 65 riconoscimenti ed è il primo anello di una filiera agroalimentare che comprende la trasformazione alimentare>>.  

Si tratta di 36 marchi ottenuti nel comparto vini e 29 in quello food. Riconosciute 30 Dop per i vini e 6 Igp. Nel settore food invece i marchi sono 29, 16 Dop, 11 Igp e 2 Stg. Oltre 68 mila aziende agricole sono presenti sul territorio regionale con una superficie agricola utilizzata (SAU) che ammonta ad oltre  622 mila ettari e rappresenta circa il 36% dell’intera superficie regionale. I produttori agricoli aderenti al circuito delle IG sono oltre tremila, in aumento del 16% rispetto all’anno precedente, mentre gli allevatori sono oltre duemila, in crescita del 10%.

<<Solo nel comparto delle carni fresche – prosegue Granieri – la provincia di Viterbo si colloca al primo posto per impatto provinciale delle IG. Durante la pandemia è emerso maggiormente il valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro>>. 

Il Lazio con oltre 140 mila ettari, si colloca al quinto posto per importanza delle superfici biologiche in Italia. Il valore aggiunto prodotto dal sistema agricolo laziale è pari a quasi 1,8 miliardi di euro. Un valore che è pari a circa l’1% del complessivo valore aggiunto regionale, mentre l’incidenza sul valore aggiunto agricolo nazionale supera il 5%.

Tra i Comuni individuati nella provincia di Viterbo potenzialmente idonei nel Lazio ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari secondo la carta Cnapi figurano Ischia di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tessennano, Tuscania, Tarquinia, Arlena, Piansano, Arlena di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Gallese, Corchiano.




Nucleare, Astorre: “Da governo atto preliminare e obbligato ma viterbese non idoneo”

VITERBO – “La redazione della Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee per il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi è un atto preliminare e obbligato da parte del Governo che affronta così una questione non più ulteriormente rimandabile per mettere in sicurezza il nostro Paese”. E’ quanto scrive in una nota il senatore del Partito democratico, Bruno Astorre.
“Si tratta di un primo passo – aggiunge Astorre – a cui segue da adesso il ben più importante percorso trasparente e partecipativo, per arrivare alla redazione della Carta Nazionale delle Aree Idonee. Sarà in questa fase, con i cittadini, gli amministratori locali, le associazioni e la comunità scientifica, che sosterremo le ragioni che rendono il territorio del viterbese inadatto a ospitare il deposito nazionale, nonostante le 22 aree individuate in questa prima tornata. Come ad esempio la straordinaria valenza naturale e paesaggistica del territorio, la sua vocazione agricola, le importanti tracce storiche e culturali, che – conclude il senatore dem – mi auguro porteranno a depennare la Tuscia dall’elenco governativo”.




Nucleare, Valeriani: “Bene impegno Governo, la Lazio indisponibile”

ROMA- “La Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi include anche 22 siti nella provincia di Viterbo, che sarebbero potenzialmente validi per custodire le scorie nucleari italiane. Apprezzo l’impegno del Governo per porre fine ai ritardi nella ricerca di un deposito unico per lo smaltimento degli scarti radioattivi, ma il territorio del Lazio presenta già un quadro fortemente impattante legato all’inquinamento nucleare di origine industriale e medica. Questa regione ospita le due ex centrali nucleari di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, e di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, oltre al Centro Ricerche dell’Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove si svolgono anche attività di studio e ricerca sulla medicina nucleare.

È importante chiudere la stagione del nucleare in piena sicurezza con l’individuazione di un deposito nazionale, ma resta fondamentale la partecipazione e il confronto con le amministrazioni locali per condividere una scelta che avrà una notevole ricaduta sul territorio. Il Lazio non può sostenere un ulteriore aggravio delle condizioni ambientali legate al sito unico dei rifiuti radioattivi”.

È quanto dichiara in una nota Massimiliano Valeriani, assessore al Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio.




Nucleare nella Tuscia, Forza Italia leva gli scudi: “Non possiamo sempre e solo prendere schiaffi”

di DIEGO GALLI –

VITERBO – Anche Forza Italia, insieme alle altre forze politiche del territorio, si è subito attivata sulla questione “deposito scorie nucleari”, sito che entro il 2025 potrebbe sorgere proprio nella Tuscia per ospitare tonnellate di materiale radioattivo.

14 sono infatti i comuni nostrani, per un totale di circa 22 potenziali aree idonee, sui quali potrebbe essere edificato l’impianto ad alto livello tecnologico. Questi sarebbero stati scelti secondo dei precisi criteri stabiliti dal Governo, che ne avrebbero attestato la sicurezza dal punto di vista naturale e antropologico.

Il sindaco di Viterbo Giovanni Arena, raggiunto da noi telefonicamente, resta tuttavia relativamente tranquillo. Come da lui dichiarato, “La Tuscia è stata caratterizzata da eventi sismici che potrebbero, all’ultimo, escluderla dai territori idonei a ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari”. Il primo cittadino viterbese ha inoltre aggiunto che “la questione va ormai avanti da moltissimi anni” e che la Puglia (altra area “gettonata”) potrebbe essere, invece, la più ideale, avendo un rischio sismico inferiore al nostro.

La realtà, sulla quale il sindaco concorda, è che questi rifiuti da qualche parte dovranno per forza essere stoccati. L’Italia, infatti, non potrà per sempre pagare Inghilterra e Francia per ospitare le proprie scorie.

Forza Italia, in ogni caso, promette di dare battaglia per difendere fino all’ultimo la Tuscia. A ribadirlo è Andrea Di Sorte, vicesindaco di Bolsena e commissario provinciale del partito azzurro.

“Non è una questione riconducibile strettamente a ‘not in my back yard’, perché nel nostro back yard ci sono finite un sacco di cose brutte, tra cui i progetti pilota di geotermia e le centrali di Montalto e Civitavecchia”, ci ha ricordato telefonicamente Di Sorte.

Proprio per questo, ci è stato riferito che FI sta seguendo la questione “deposito nucleare” molto da vicino con i suoi rappresentati negli enti locali e in Parlamento.

La speranza, per Di Sorte “è che dall’amministrazione centrale, arrivi, almeno una volta, un progetto consegno positivo. Sono anni che subiamo scelte, mentre le uniche che vorremo leggere veramente riguardano lo sviluppo infrastrutturale del nostro territorio. Lì siamo fermi”.

“Non possiamo sempre e solo prendere schiaffi. È totalmente inaccettabile – conclude – Evidentemente, chi ci governa, non conosce il nostro territorio e la sua storia. E questo è sconcertante”.




Scorie radioattive, il sindaco Menicacci: “Faremo di tutto per difendere il nostro territorio”

SORIANO NEL CIMINIO (VT) – “La giornata di oggi è iniziata con una notizia a dir poco allarmante. – dichiara il sindaco di Soriano nel Cimino Fabio Menicacci – Su tutti i giornali la comunicazione che il nostro comune, insieme a molti altri del viterbese, è stato inserito nella mappa dei siti che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Faremo di tutto per opporci a questo progetto”.
Il primo cittadino, e l’intera amministrazione comunale, si sono dichiarati immediatamente contrari all’individuazione del territorio di Soriano nel Cimino come possibile deposito per i rifiuti radioattivi.
La notizia, che circola dalle prime ore di questa mattina, è scaturita la scorsa notte ed è leggibile nella Cnapi, la “Carta delle aree potenzialmente idonee”. Il documento individua 67 aree, in tutta Italia, che potrebbero ospitare un deposito per i rifiuti radioattivi. I comuni sono stati selezionati in base ad alcuni criteri, fissati nel 2014-2015, che prevedevano alcune condizioni come ad esempio bassa sismicità, ridotto rischio idrogeologico, distanza da aeroporti ed industrie.
I comuni italiani selezionati sono stati raccolti in cinque macroaree e, tra queste, rientra quella denominata “Toscana-Lazio” con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo. “Nel viterbese – aggiunge il sindaco Menicacci – sono moltissimi i comuni scelti insieme a Soriano. Per questo motivo l’amministrazione comunale è già al lavoro per contattare i sindaci dei comuni interessati e creare un gruppo di opposizione coalizzato affinché le scorie radioattive di tutta Italia non vengano portate nei nostri bellissimi territori”.
La preoccupazione maggiore riguarda i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente, senza tralasciare il fatto che buona parte dell’economia di queste zone è basata sull’agricoltura e, inevitabilmente, il rischio che possano crearsi danni alle pregiate coltivazioni è fonte di preoccupazione da parte di tutti. “Dobbiamo muoverci in fretta – conclude il sindaco – poiché a breve sarà avviata una consultazione pubblica dove potremo far sentire la nostra voce, manifestare il nostro dissenso e la nostra opposizione totale nei confronti di questo  progetto”.




Battistoni (Fi): “Provincia di Viterbo presente nel piano nazionale stoccaggio rifiuti radioattivi. Ci opporremo con ogni mezzo”

VITERBO – È stata pubblicata questa notte, nel totale silenzio del governo, la mappa delle aree geografiche che potranno ospitare il deposito dei rifiuti radioattivi italiani. Inizia ufficialmente il percorso che porterà all’individuazione dei luoghi di conferimento dei rifiuti radioattivi a bassa media ed alta entità.
Con grande sorpresa ci siamo ritrovati dentro questa “Carta delle aree potenzialmente idonee” con un pezzo di provincia di Viterbo: Montalto di Castro, Ischia di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia ma anche Viganello, Gallese e Corchiano.
Parliamo di siti che dovranno ospitare 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media entità, ed anche 17.000 metri cubi di rifiuti ad alta intensità radioattiva.
Chi ha fatto queste assurde valutazioni, individuando la nostra provincia come potenziale sito di stoccaggio, ha fatto un grave errore. Il nostro territorio ha già ampiamente dato il suo contributo alle cause energetiche ed alle esigenze in materia di rifiuti dell’intera regione: abbiamo una centrale con cui facciamo i conti da anni a Montalto di Castro, smaltiamo tonnellate di rifiuti di parte di Roma e di tutta la provincia di Rieti, abbiamo assistito alla costruzione di parchi eolici senza conseguenti benefici energetici per le nostre comunità, c’è stata una colonizzazione del fotovoltaico a dispetto dell’agricoltura, ci sono progetti geotermici ad alta entalpia autorizzati dal governo in attesa di giudizio del Tar, c’è un progetto fermo in Regione per la realizzazione di un inceneritore a Tarquinia.
Se qualcuno pensa che questo territorio sia in vendita, si sbaglia di grosso. Non solo faremo una dura opposizione sulla vicenda dei rifiuti radioattivi, ma utilizzeremo tutte le risorse in nostro possesso per ostacolare il percorso che potrebbe vederci protagonisti in negativo. Abbiamo un immagine da tutelare, un ecosistema da preservare, un’economia da difendere. Dallo Stato accetteremo, d’ora in avanti, solo e soltanto progetti di crescita, niente altro.



Rifiuti radioattivi, il sindaco di Montalto, Luca Benni: «Il nostro territorio non è una discarica, pronti ad azioni contro il potenziale sito deposito scorie nucleari»

MONTALTO DI CASTRO (VT) – L’amministrazione comunale, venuta a conoscenza della pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), che dovrebbero ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, in cui interessano anche il territorio di Montalto di Castro e Pescia Romana, si sta già attivando in sinergia con i comuni limitrofi per prendere contatti con gli enti sovrapposti. Lo comunica il sindaco Luca Benni che afferma: “Il nostro territorio non è una discarica, pronti ad azioni contro il potenziale sito deposito scorie nucleari”.




Nucleare: Greenpeace, «Non condivisibile la strategia di dotarsi di un solo deposito nazionale per le scorie»

ROMA – In attesa di studiare l’applicazione dei criteri che ha portato alla stesura della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a conservare i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività, Greenpeace ribadisce di non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine i rifiuti di bassa attività e, “temporaneamente”, i rifiuti di media ed alta attività.

Per l’organizzazione ambientalista, oltre a essere l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti, tutto ciò ha implicazioni non secondarie: come la possibile decisione di “nuclearizzare” un nuovo sito vincolandolo a lungo termine alla presenza di rifiuti pericolosi. E l’ipotesi – tutta da verificare – che vi sia un consenso dei cittadini, e degli enti che li rappresentano territorialmente, a ospitare il deposito unico.

Secondo Greenpeace sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma utilizzando i siti esistenti o parte di essi e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni.

Il Programma non può, come è ovvio, risolvere la questione definitivamente, ma di fatto propone una lunga transizione, stimabile nell’ordine di un secolo, in cui la parte minore in volume dei rifiuti nucleari, ma fortemente maggioritaria della radioattività, è gestita “temporaneamente” in un Deposito unico che non può ospitarla definitivamente.




Pubblicata la Carta delle Aree Potenzialmente idonee a ospitare rifiuti radioattivi, 22 i luoghi indicati come idonei nel Lazio

ROMA – Legambiente: “Dopo 6 anni di imperdonabili ritardi è il momento della condivisione e partecipazione. Serve un cambio di passo per trovare una corretta destinazione per i rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, mentre per quelle ad alta intensità serve un deposito europeo”

“Lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti radioattivi è fondamentale per mettere la parola fine alla stagione del nucleare italiano e per gestire i rifiuti di origine medica, industriale e della ricerca che produciamo ancora oggi. La partita è aperta da tempo, non è semplice ma è urgente trovare una soluzione visto che questi rifiuti sono da decenni in tanti depositi temporanei disseminati in tutta Italia. Per questo dal 2015 abbiamo più volte denunciato il ritardo da parte dei ministeri competenti nella pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Ora è necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare un unico deposito nazionale, che ospiti esclusivamente le nostre scorie di bassa e media intensità, che continuiamo a produrre, mentre i rifiuti ad alta attività, lascito delle nostre centrali ormai spente grazie al referendum che vincemmo nel 1987, devono essere collocate in un deposito europeo, deciso a livello dell’Unione, su cui è urgente trovare un accordo”. È questo il commento di Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente di Legambiente e sulla Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale Parco Tecnologico (CNAPI), pubblicata oggi dalla Sogin, che individua 67 aree le cui caratteristiche soddisfano i criteri previsti nella Guida Tecnica n. 29 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del 2014 e i requisiti indicati nelle linee-guida dell’International Atomic Energy Agency (IAEA); di queste, 22 sono nel Lazio.

Già nel 1999 con il dossier “L’eredità radioattiva” Legambiente evidenziò come la stagione del nucleare italiano non fosse finita, alla luce della pesante eredità delle scorie nucleari collocate in depositi temporanei situati in aree assolutamente inidonee e delle operazioni di smantellamento e bonifica delle vecchie centrali ancora da completare. Per questo nel passato l’associazione ambientalista ha più volte ricordato come il problema degli attuali siti nucleari a rischio non può essere risolto costruendo nuovi depositi in questi stessi siti ma individuando, con trasparenza e oggettività, il sito per una diversa e sicura collocazione di tutti i materiali radioattivi presenti in quelle aree. Il Deposito nazionale (che secondo il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi dovrà essere realizzato entro il 2025) sarà inoltre funzionale allo smantellamento e alla bonifica delle vecchie centrali nucleari ancora presenti sul territorio nazionale e per gestire i rifiuti prodotti annualmente negli ospedali, dall’industria e dai centri di ricerca.

“Tutti ricordiamo quello che successe nel 2003 quando l’allora commissario della Sogin e il governo Berlusconi scelsero, con un colpo di mano e senza fare indagini puntuali, il sito di Scanzano Jonico in Basilicata che, dopo le sollevazioni popolari a cui partecipammo anche noi, fu ritirato – conclude Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente -. Si tratta di un’esperienza davvero terribile da non ripetere. La pubblicazione della CNAPI è solo il primo passo. Siamo infatti convinti che i troppi ritardi e la poca chiarezza che hanno caratterizzato fino ad ora questo lungo e complesso percorso, rischiano di far partire il tutto con il piede sbagliato. Formalmente da oggi ci sono 60 giorni per produrre delle osservazioni da parte del pubblico al lavoro fatto, ma non ci si può limitare a questo. Ribadiamo con fermezza l’urgenza di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso col territorio che coinvolga i cittadini, le associazioni, le amministrazioni locali e la comunità scientifica, a partire dalle informazioni contenute nella CNAPI”.




Anche Confartigianato dice NO al deposito di scorie radioattive

VITERBO – Per quanto ancora la Tuscia dovrà pagare il prezzo di scelte governative sbagliate? Mentre ancora attendiamo il completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia, in piena emergenza Covid-19 che sta mettendo in ginocchio l’economia del paese oltre che del nostro territorio, nella calza della Befana il Governo Conte ci fa trovare non carbone, ma addirittura scorie radioattive!

Non è bastato il fallimento della centrale nucleare di Montalto di Castro, adesso addirittura la Tuscia viene scelta tra le aree più accreditate ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Nella Cnapi, Carta delle aree potenzialmente idonee, uscita nel cuore della notte mentre l’Italia aspettava il nuovo decreto anti Covid-19, sono state infatti inserite le 67 aree delle cinque macrozone che soddisfano i 25 criteri stabiliti nel 2014-2015 dall’Ispra per ospitare i rifiuti radioattivi.

Viterbo, secondo il documento, è tra i territori idonei nella macroarea Toscana-Lazio, che comprende 24 comuni tra le province di Siena, Grosseto e, appunto, Viterbo, dove i centri destinati a diventare la pattumiera d’Italia sono Ischia di Castro, Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano. Le altre province interessate sono quelle di Torino, Alessandria, Potenza, Matera, Bari, Taranto, Oristano e la parte sud della Sardegna, Trapani, Palermo e Caltanissetta.

Una decisione strategica incomprensibile, visto che tale mappa, che prima di capodanno ha ricevuto incredibilmente l’ok dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, va a interessare territori di bellezza artistica, naturalistica senza pari, che vivono di turismo e danno da vivere a centinaia di imprese artigiane. L’impatto del deposito delle scorie radioattive sarebbe devastante!

Parliamo, infatti di un progetto da 900 milioni di euro che si estenderà su una superficie di 150 ettari – 110 per il deposito e 40 per il parco tecnologico –, superficie che ospiterà 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Sui quali non c’è alcuna certezza sulla cessazione in tempi brevi della radioattività, e quindi della pericolosità.

Confartigianato farà tutto il possibile affinché la nostra provincia non venga nuovamente penalizzata da scelte che si rivelerebbero letali per lo sviluppo futuro di un territorio che ha ben altra vocazione e che non vuole passare alla storia come il deposito radioattivo d’Italia. Ci auguriamo che i parlamentari eletti sul territorio, i consiglieri regionali e i sindaci dei comuni interessati costituiscano con noi un fronte compatto per dire no ad una vera e propria violenza perpetrata ai danni dei cittadini del Viterbese.




Corchiano: deposito nazionale dei rifiuti radioattivi fermo, no del gruppo consigliare di minoranza

CORCHIANO (Viterbo)- Riceviamo e pubblichiamo: “Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi – La Sogin, la società di stato incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari, ha pubblicato l’elenco delle zone italiane dove saranno potenzialmente ospitate le scorie radioattive. Tra le 67 aree che potranno ospitare il Deposito nazionale figura anche Corchiano. In particolare, la nostra comunità fa parte delle 24 zone individuate tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo.

Il deposito nazionale dovrà contenere inizialmente 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità. Successivamente, altri 17 mila metri cubi di scorie ad alta attività. Per una durata di 50 anni. Oggi veniamo a sapere di questa possibilità, che sarebbe nefasta per la comunità e per il suo sviluppo economico e sociale. Una comunità che negli anni ha fatto della tutela dell’ambiente e dei beni comuni, dell’agricoltura consapevole e di qualità, di un modello di sviluppo territoriale sostenibile la sua bandiera non può tacere.

Per questo, come gruppo consiliare, abbiamo scritto al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Regione Lazio. E abbiamo chiesto la convocazione di un consiglio comunale straordinario aperto per affrontare la questione, assumere decisioni e adottare provvedimenti finalizzati a contrastare questa eventualità, che per una comunità come quella di Corchiano e per il territorio circostante, che è, ricordiamolo, quello del Comprensorio regionale della Via Amerina e delle Forre, e del Biodistretto, sarebbe un colpo mortale”.

I consiglieri comunali
Bengasi Battisti
Livio Martini
Paolo Nardi
Paola Troncarelli



Rotelli (Fdi): “Interrogazione urgente sul deposito nazionale di scorie nucleari”

VITERBO – Mappa depositi nucleari: il 2021 si apre con la notizia inquietante che la provincia di Viterbo risulta essere tra quelle individuate ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive.

Attualmente, in Italia, ci sono settanta comuni che ottengono dei contributi dallo Stato proprio per stoccare, sul proprio territorio, tale tipo di rifiuto. Nessuno di questi è nella Tuscia.

Il paradosso è che nella provincia di Viterbo non si può attuare alcun tipo di intervento di crescita e sviluppo perché l’interesse ambientale ha la priorità e poi si hanno queste sorprese.

Già oggi presenterò interrogazione al sottosegretario Morassut, per conoscere criteri e logiche che hanno presieduto queste ipotesi.

I tempi sono stretti, sul sito www.depositonazionale.it  si individuano trenta giorni, a partire da oggi, per la consultazione pubblica.