Orsi, la provincia di Trento maglia nera in tutela della biodiversità

ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: “Apprendiamo che è stato presentato nella Giunta della Provincia autonoma di Trento un disegno di legge per l’abbattimento fino a otto orsi l’anno, confidenti o pericolosi, per tre anni. Maurizio Fugatti ieri ha riunito i suoi assessori per una presentazione tecnica del documento. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) annuncia battaglia qualora tale ddl provinciale dovesse essere approvato.

La Provincia autonoma di Trento è ormai diventata maglia nera in tutela della biodiversità. Non adotta misure di prevenzione per mettere in sicurezza escursionisti e animali e ragiona solo in termini di abbattimento, contro ogni normativa europea e contro l’articolo 9 della Costituzione, che tutela la biodiversità.

L’Oipa, che ricorda come l’orso sia protetto da disposizioni nazionali e comunitarie, non abbasserà la guardia e continuerà la sua battaglia nelle opportune sedi”.

 




Orsi trentini, altri due trovati morti in queste ore, Oipa: “Accesso agli atti e chiederemo perito di parte”

L’associazione invita una volta di più la Provincia autonoma di Trento a rasserenare gli animi dei propri cittadini e d’intervenire per creare le condizioni di una serena coesistenza anche per prevenire eventuali episodi di bracconaggio.

La Provincia autonoma di Trento guidata da Maurizio Fugatti non cessa di contare orsi morti. In una scarna nota la Provincia scrive: “Le carcasse di due orsi sono state rinvenute nei Comuni di Bresimo e Ronzone. Il primo dei due esemplari è già stato recuperato e consegnato all’Istituto zooprofilattico delle Venezie”. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) annuncia anche per loro l’immediata richiesta di accesso agli atti per conoscere le cause e le circostanze di queste altre due morti. Sulla base delle risultanze, l’associazione si riserva di procedere per uccisione di animale ai sensi dell’articolo 544 bis del Codice penale. L’Oipa chiederà inoltre di essere presente con un proprio perito di parte alle autopsie.

Con il ritrovamento comunicato oggi sono sette i plantigradi trovati morti nel 2023 in Trentino. Il primo orso trovato senza vita era stato M62 il 30 aprile in una zona impervia tra il lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino. Altri tre plantigradi sono stati trovati morti in Val di Sole, sul Monte Peller e nella zona di Cavedago. Il 27 settembre è stata trovata morta in Val Bondone l’orsa F36 considerata colpevole di “falsi attacchi” nel territorio di Sella Giudicarie.

L’Oipa, rammaricata per queste ulteriori perdite e ricordando come altri due orsi, M49 e JJ4, siano stati imprigionati nel Centro faunistico Casteller, invita una volta di più la Provincia autonoma di Trento a rasserenare gli animi dei propri cittadini e a intervenire per creare le condizioni di una serena coesistenza anche per prevenire eventuali episodi di bracconaggio.




Orsi trentini, Oipa al ministero: “Per JJ4 una possibile soluzione dalla Romania”

L’Oipa auspica che il Trentino, da paradiso naturale, non si trasformi in un inferno per la fauna selvatica.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha informato il Ministero dell’Ambiente sulla possibilità di poter trasferire l’orsa JJ4, nel caso non possa essere liberata in natura, in un rifugio in Romania. Si tratta del Liberarty Bear Sanctuary Zărneşti gestito dall’associazione Millions of Friends, lega membro di Oipa International.

«In questi giorni abbiamo avuto dal Santuario le indicazioni sulla procedura d’adottare per l’eventuale trasferimento», spiega la responsabile delle Relazioni internazionali dell’Oipa, Valentina Bagnato. «Si tratta di una procedura minuziosa e attenta alla salute e al benessere dell’animale di cui abbiamo informato il Ministero, una procedura che garantisce la sicurezza nel trasporto, il controllo sanitario e la gestione dell’animale. Naturalmente per la nostra associazione sarebbe preferibile la reimmissione in natura, ma se non sarà possibile questa è una delle soluzioni da valutare. Potremo anche avviare una raccolta fondi per sostenere almeno in parte le spese per l’operazione».

Intanto l’Ufficio legale dell’Oipa ha depositato alla Procura della Repubblica di Trento la denuncia querela contro ignoti per uccisione di animale annunciata dopo il ritrovamento del corpo dell’orso M62 tra il Lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino. La morte di un giovane esemplare di orso, la cui specie in questo periodo non gode di un apprezzamento unanime a causa dei recenti tragici fatti di cronaca, potrebbe configurare l’ipotesi di reato di uccisione di animale ai sensi dell’art. 544 bis del Codice penale. D’altra parte, è di mercoledì 10 maggio una dichiarazione preoccupante del consigliere trentino Ivano Job che, durante la discussione sulle risoluzioni collegate alla comunicazione sulla gestione degli orsi del presidente della Giunta Maurizio Fugatti, ha affermato che se «non ci sarà una risposta di buon senso, ponendo prima le persone e poi gli animali, i trentini non subiranno ancora».

L’Oipa auspica che il Trentino, da paradiso naturale, non si trasformi in un inferno per la fauna selvatica.




Intervento della delegata Oipa Ornella Dorigatti davanti il Centro Vivaistico Forestale Casteller

Riceviamo e pubblichiamo –

“Gli orsi devono rimanere qui: abbiamo risorse e territorio idonei a gestire questi animali. Stiamo parlando di 390.463 ettari, pari al 63% del territorio provinciale; se esistessero i corridoi faunistici gli orsi si potrebbero diffondere sul territorio e quindi non esisterebbero problemi di esubero come si vuole far credere. Il progetto Life Ursus prevedeva una popolazione MINIMA di 50 orsi, ma Fugatti usa questo numero come limite massimo. Forse sarebbe meglio spiegare un po’ di matematica al presidente, sui concetti di minimo e massimo.

Diversi interventi di tecnici esperti dicono che sia improponibile spostare 50-70 orsi; ci chiediamo perché i trentini debbano pagare una montagna di soldi per queste scelte assurde. Perché invece non investire i soldi per colmare le gravi lacune che la politica fino ad ora ha contribuito a formare?

Esiste un rapporto emesso da ISPRA, emesso nel maggio del 2021, quindi quasi due anni fa, che però questi governanti trentini hanno saputo leggere solo nella parte finale, dove la parola ABBATTIMENTO pare l’unico dogma che riconoscano. Abbattiamoli tutti, secondo l’attuale visione della giunta provinciale di Trento, capitanata dal presidente carceriere Fugatti e dalla sua fidata assessora alle Foreste e Fauna, Giulia Zanotelli.

E approfondiamo, allora, questo documento, che invece mette in risalto molte altre cose importanti, in merito alla gestione degli orsi in Trentino, quanto mai attuale e sempre  disatteso.

In particolare, nel documento si vuole analizzare il concetto di “orsi problematici” e la loro interazione con le attività antropiche. Questa analisi, molto complessa ed articolata, è una vera e propria critica alla gestione fallimentare della provincia di Trento, che si ostina a voler vedere solo una piccola parte del rapporto scientifico divulgato. Quello, cioè, che prevede come extrema ratio, l’abbattimento di un orso definito pericoloso. Ma il presidente Fugatti e la sua assessora Zanotelli, stanno peggiorando la situazione, ignorando proprio le condizioni principali per creare una corretta gestione del problema.

Infatti, nel rapporto, ci sono alcuni dati importanti che devono essere letti molto accuratamente e che qui vogliamo evidenziare:

  • In Val di Sole, zone di presenza degli orsi, ci sono 409 cassonetti per il rifiuto organico; solamente 6 di questi sono anti orso. Solamente sei. In una zona dove l’orso vive.
  • Non vi è una corretta politica gestionale dei rifiuti organici, poiché non esiste informazione ai cittadini su come evitare di lasciare a disposizione rifiuti che possano attirare gli orsi nei centri limitrofi ai boschi dove il plantigrado è presente.
  • Tutta la cartellonistica e la segnaletica è carente sul territorio.

Il rapporto evidenzia che: “la problematicità degli orsi è dipendente dalla disponibilità di cibo di origine antropica”; cioè, è colpa dell’uomo se l’orso si avvicina ai centri abitati per cercare cibo, perché l’uomo lascia incustoditi bidoni e residui delle proprie attività, attirando così l’animale e favorendone il concetto di

“animale confidente”.

Sempre nel rapporto in oggetto, viene rilevato che le procedure relative alla gestione degli orsi definiti problematici, hanno una scaletta ben determinata, richiamando quella definita dal PACOBACE (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali).

  1. Rimozione del cibo di origine antropica (cassonetti anti-orso, politiche di corretta gestione dei rifiuti).
  2. Dissuasione (rumori molesti per gli orsi, cani da guardiania, uso di pallettoni di gomma).
  3. Rimozione dell’animale (dopo le procedure precedenti) e, solo in casi estremi, abbattimento.

Sull’abbattimento, sempre il PACOBACE, prevede una scala di pericolosità progressiva molto chiara, in termini di gravità dei fatti che determinano tale provvedimento; si parla di ripetuti attacchi immotivati a persone e pericolosità in termini di aggressività.

Eppure, chi ha in mano le redini del governo trentino altro non sa che parlare di abbattimento, immediatamente, senza se e senza ma. Senza nemmeno analizzare che è obbligatorio procedere prima alla realizzazione di processi più civili, come la predisposizione di cassonetti anti orso in misura adeguata, l’utilizzo corretto delle risorse tecnologiche a disposizione per prevenire la nascita di futuri orsi definiti problematici ; per esempio: cani da guardiania per i pastori, tecnologia applicata per il rilievo dei plantigradi vicini alle arnie, con conseguente attivazione di rumori molesti e allarmi sonori; recinzioni anti orso adeguate; tutte tecniche adottate in altri paesi e solo blandamente in Trentino, dove si preferisce spendere milioni di euro per ampliare le strutture di detenzione, sperperando denaro pubblico in maniera esorbitante, quando tali soldi potrebbero, invece, essere investiti per i suggerimenti dettati proprio dallo stesso rapporto ISPRA .

Pare proprio che la provincia non abbia la pazienza di documentarsi a fondo, leggendo totalmente il rapporto ISPRA e saltando così subito alla “soluzione finale” posta come condizione ultima: abbattimento.

Se avesse il buon gusto di leggerlo integralmente, quel rapporto, troverebbe anche un ulteriore richiamo a quel famoso rapporto CITES, nel quale si evince lo stato pietoso di salute in cui versano i tre orsi che lei e il suo presidente stanno tenendo imprigionati al Casteller da mesi; si, infatti nel rapporto ISPRA, si ribadisce anche la totale inadeguatezza del centro vivaistico del Casteller.

L’INADEGUATEZZA del Casteller e sulle condizioni disastrose degli orsi detenuti si trova in quel rapporto ISPRA.

“Abbattiamoli tutti!” urlano questi politici, perché pare proprio che qui in Trentino tutto dorma, tutto taccia e tutto sia consentito a chi governa per eliminare gli orsi dalla faccia Terra.

Tutto ciò è svilente per una terra che si è sempre definita amica, pare solo a parole, di ambiente e sviluppo sostenibile.

 E sono indicate proprio in quello stesso rapporto ISPRA che l’attuale guida del Trentino, invece, tiene occultato per la parte operativa e di progettazione,

evidenziando solo le parole: ABBATTERE, CATTURARE, IMPRIGIONARE, ELIMINARE.

Mai che si prenda in seria considerazione la progettualità e l’investimento in formazione, installazione di appositi cassonetti anti-orso, corretta gestione dei

rifiuti nelle valli, seria politica di incentivazione dell’uso di sistemi dissuasori per coltivatori e pastori. Si urla: “ABBATTIAMOLI”, come nel Medioevo. E, come nel Medioevo si vuole proseguire. Mentre il mondo, fuori, si evolve e cerca e progetta e applica sistemi di tutela della biodiversità.

E noi continuiamo a proporre, anche in questi giorni abbiamo avanzato alcune linee programmatiche per questi politici che cavalcano solo il terrore e la morte”.




Il Bioparco di Roma è aperto a Ferragosto

ROMA- Lunedì 15 agosto il Bioparco di Roma è aperto al pubblico dalle 9.30 alle 19.00, con ultimo ingresso alle ore 18.00.

Dalle 11.00 alle 16.00 si potrà partecipare all’attività gratuita ‘Animali e pregiudizi’, speciali incontri ravvicinati a cura dello staff Bioparco, con pitone reale, testuggine frittella, tiliqua dalla lingua azzurra, blatte soffianti, insetti stecco, rospi, furetti. Animali che possono suscitare paura o ribrezzo, ma affascinanti e soprattutto indispensabili per l’equilibrio degli ecosistemi. ‘Animali e pregiudizi’ è su prenotazione, da effettuare il giorno stesso della visita all’ingresso del Bioparco, fino ad esaurimento posti.




“Io sto con gli orsi”, l’iniziativa della Lav

Tutelare gli orsi mantenendoli liberi: questo l’obiettivo delle Giornate nazionali LAV in tutta Italia, nei fine settimana del13-14 e 20-21 marzo. Tutti potranno sostenere l’appello per “la grazia” agli orsi del Trentino – per M49 ed M57, ad esempio, ingiustamente segregati al Casteller – e contribuire alle azioni legali della LAV in difesa di questi animali selvatici: è semplice, basta scegliere l’iscrizione all’Associazione. Inoltre, sarà possibile contribuire a sostenere l’Associazione anche attraverso il tradizionale uovo di Pasqua LAV (in buonissimo cioccolato fondente, biologico di Altromercato, la maggiore organizzazione di Commercio Equo e Solidale in Italia).

Città per città ecco dove sarà possibile trovare la LAV: www.lav.it.
Nella città di VITERBO la LAV sarà presente in Piazza dei Caduti(Sacrario) il 13-20-21 marzo dalle ore 9,30 alle 19,30.
Le più recenti battaglie legali portate avanti dalla LAV in difesa degli orsi del Trentino, portano i nomi di tanti magnifici Orsi che hanno bisogno del nostro aiuto:
 Kj2, orsa uccisa dalla Provincia di Trento nel 2017
 M49, catturato dalla Provincia di Trento nel luglio 2019, aprile 2020 e settembre 2020
 M57, catturato dalla Provincia di Trento nell’agosto 2020
 DJ3 rinchiusa da anni al Casteller
 JJ4 libera ma sulla quale pende una ordinanza di cattura
 Daniza, uccisa dal veterinario durante un maldestro tentativo di cattura.
Ma quali colpe hanno gli orsi? “Nessuna colpa, gli orsi fanno gli orsi – precisa Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali selvatici – Tra il 1999 e il 2002, sulle Dolomiti di Brenta vennero rilasciati 10 orsi provenienti dalla Slovenia, 3 maschi e 7 femmine di età compresa tra 3 e 6 anni. A partire da quei dieci orsi, oggi la popolazione stimata si aggira intorno agli 80 individui, anche se nel corso degli anni sono almeno una trentina gli orsi di cui si sono perse le tracce perché non più rilevati oppure morti o uccisi. Tra questi, le storie tristissime e indimenticabili di KJ2 freddata da un colpo di fucile esploso da un agente Forestale, o di Daniza. Attualmente DJ3, M49 e M57 stanno marcendo rinchiusi nel recinto del Casteller (Trento), grande (per ciascuno) meno di un’area di sgambamento cani. La relazione con questi magnifici animali selvatici va ripensata dalle fondamenta, favorendo un rapporto rispettoso tra umani e orsi, coinvolgendo anche la politica nazionale”.

 




Orsi, Enpa ed Oipa ricorrono al Tar per M57

Le associazioni Enpa e Oipa hanno chiesto, con un ricorso al Tar di Trento per motivi aggiunti, la liberazione dell’orso M57 e il suo progressivo riambientamento con l’accesso a un recinto più ampio, per iniziare il suo legittimo percorso di ritorno in natura.

L’orso M57 il 22 agosto scorso era entrato in contatto con un giovane carabiniere che si trovava “a passeggio” di notte, in una zona boschiva nei pressi del lago di Andalo. L’animale era stato chiaramente colto di sorpresa e dunque, spaventato, ha reagito secondo quelli che il Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace) definisce “comportamenti istintivi ed estemporanei”, che in quanto tali non devono essere soggetti a misure gravissime come la cattura.

M57, invece, che mai aveva assunto atteggiamenti aggressivi, è stato catturato su ordine del presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, poche ore dopo e, da allora, si trova confinato in un’angusta grotta nella contestatissima struttura del Casteller a Trento. «Di quella cattura e della captivazione permanente, di cui chiediamo l’annullamento, mancano le basi, i presupposti e i necessari atti legali», affermano le due associazioni. «Verosimilmente, l’ordine fu impartito oralmente, non fu eseguita alcuna istruttoria, ovvero la ricostruzione dei fatti, necessaria secondo legge per procedere a una azione tanto grave come la cattura, e la relazione dei forestali trentini fu stilata solo quattro giorni dopo. Inoltre, l’Ispra non è stato affatto coinvolto, nonostante le chiare norme in proposito. Come nel caso di JJ4, che abbiamo portato con successo al Consiglio di Stato, risultano inoltre violate: le disposizioni del Pacobace, la legge nazionale n. 157 del 1992, che pone l’orso tra le specie particolarmente protette, la Convenzione di Berna, la Direttiva Habitat recepita dal DPR del 1997».

Nel ricorso, Enpa e Oipa mettono poi sotto accusa la struttura del Casteller, con i suoi angustissimi, penosi spazi e le condizioni dei tre orsi reclusi (M49, DJ3 e, appunto, M57) caratterizzata, come attesta in modo inequivocabile la relazione della delegazione di tecnici inviata al Casteller dal Ministero dell’Ambiente lo scorso settembre, da uno stato di grave stress psicofisico, tanto che si è dovuto ricorrere alla sedazione. «Nel nostro ricorso chiediamo quindi ai giudici del Tar, nell’accogliere l’istanza di liberazione di M57, di voler stabilire il suo progressivo riambientamento, con l’accesso ad un recinto più ampio, per iniziare il percorso del ritorno in natura, come è giusto, legittimo e logico che sia», concludono le associazioni.