Mille morti sul lavoro in Italia da gennaio a novembre 2024

“Sono già 1.000 le vittime sul lavoro nel nostro Paese da inizio 2024 a fine novembre. E manca ancora un mese per chiudere il tragico bilancio di fine anno. I numeri parlano di un incremento degli infortuni mortali rispetto al 2023: erano infatti 968 a fine novembre del 2023. Stiamo parlando dunque di 32 vite spezzate in più nel 2024”. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, commenta alcuni dei più significativi passaggi dell’ultima dettagliata analisi dell’emergenza realizzata dal proprio team di esperti.

E i riflettori della sicurezza sul lavoro per Rossato dovrebbero essere puntati sui dati relativi al settore delle costruzioni e ai lavoratori stranieri: “Sono soprattutto i cantieri a uccidere (147 le vittime). E ancora, come nel passato, i lavoratori stranieri fanno rilevare un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale. Dobbiamo proteggere in modo molto più efficace i lavoratori stranieri, lavorando sulla formazione per superare le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e a un background culturale molto diverso dal nostro”.

Un monito fondamentale per Mauro Rossato, al fine di contribuire a un’inversione dell’attuale e sempre più tragica rotta dell’emergenza.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, A FINE NOVEMBRE 2024. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA

A finire in zona rossa a fine novembre 2024 con un’incidenza superiore al +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 31,0 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino-Alto Adige, Campania, Sardegna e Sicilia. In zona arancione: Molise, Puglia, Emilia-Romagna e Calabria. In zona gialla: Liguria, Abruzzo, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana. In zona bianca: Veneto e Marche.

(In allegato e sul sito www.vegaengineering.com/osservatorio sono disponibili i grafici e i dati).

I LAVORATORI STRANIERI SONO SOGGETTI A UN RISCHIO DI INFORTUNIO MORTALE PIÙ CHE DOPPIO RISPETTO AGLI ITALIANI

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a novembre nel 2024 sono 164 su un totale di 731, con un rischio di morte sul lavoro che continua a essere più che doppio rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 69,1 morti ogni milione di occupati, contro i 26,7 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

 

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: ANCORA A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI

Anche nei primi undici mesi dell’anno l’Osservatorio Vega di Mestre elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).

Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza di 131,5), seguita dalla fascia di lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 49,7).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (254 su un totale di 731).

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA A FINE NOVEMBRE 2024

Sono 1.000 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 731 in occasione di lavoro (14 in meno rispetto a novembre 2023) e 269 in itinere (46 in più rispetto a novembre 2023). Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (121). Seguono: Campania (73), Emilia-Romagna (68), Lazio (67), Sicilia (57), Veneto (49), Piemonte (48), Puglia (44), Toscana (39), Sardegna (24), Trentino-Alto Adige (23), Liguria (19), Calabria (18) Umbria (17), Abruzzo e Basilicata (15), Friuli-Venezia Giulia (14), Marche (12), Valle d’Aosta e Molise (4).

(Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).

IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI È IL PIÙ COLPITO DAL FENOMENO DELLE MORTI SUL LAVORO

Alla fine di novembre del 2024 è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 147. Seguito da Trasporti e Magazzinaggio (99), dalle Attività Manifatturiere (94) e dal Commercio (51).

LE VITTIME PER GENERE E NAZIONALITÀ: 80 DONNE E 209 GLI STRANIERI

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro tra gennaio e la fine di novembre 2024 sono 50, mentre 30 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 164, mentre sono 45 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.

Il martedì risulta essere anche a fine novembre il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi undici mesi dell’anno (20,2%).

 

LE DENUNCE DI INFORTUNIO TOTALI RIMANGONO PRESSOCHÉ STABILI RISPETTO AL 2023

Le denunce di infortunio totali crescono circa dello 0,09% rispetto a novembre 2023; erano 542.568 a fine novembre 2023, nel 2024 sono passate a 543.039.

I NUMERI DELLE DENUNCE TOTALI DI INFORTUNIO PER SETTORE: LA MAGLIA NERA VA ALLE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Anche a fine novembre del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (65.777). Seguono: Costruzioni (34.414), Sanità (33.660), Trasporto e Magazzinaggio (31.958) e Commercio (30.385).

LE DENUNCE TOTALI PER GENERE, NAZIONALITÀ ED ETÀ

Le denunce di infortunio totali delle lavoratrici da gennaio a novembre 2024 sono state 193.606, quelle dei colleghi uomini 349.433.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono 452.413 a fine novembre 2024: 150.316 le donne e 302.097 gli uomini.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 358.200, mentre degli stranieri sono 94.213.

La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 120.258 denunce (il 22,1% del totale).

 

COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI?

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

 

A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE REALIZZATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA?

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale

Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale

Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale

Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale




Osservatorio Vega: sono 469 le vittime sul lavoro, 19 decessi in più del 2023 (+4,2%)

“È arrivato il drammatico bilancio di metà anno e la previsione per l’emergenza delle morti sul lavoro di fine 2024 pare sia già tristemente definita. Contorni e contenuti di questa tragedia sembrano non voler cambiare nemmeno nel 2024. Da gennaio a giugno 2024 si contano 469 vittime, ossia 100 in più del mese scorso e 19 in più rispetto a fine giugno 2023. E a crescere del +5,2% sono ancora le morti in occasione di lavoro. Questo, purtroppo, è il dato più significativo e sconfortante, perché racconta l’emergenza ‘insicurezza’ nei luoghi di lavoro”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, comincia così la narrazione dell’ultima indagine elaborata dal proprio team di esperti sull’incremento dei decessi sul lavoro. “Ma a determinare le vere lacune sul fronte della sicurezza sul lavoro è l’incidenza della mortalità dei lavoratori. Ciò consente di disegnare una mappatura del Paese, individuandone le aree più fragili e a rischio”.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, A FINE GIUGNO 2024. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA

A finire in zona rossa a fine giugno 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 15,4 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Campania, Emilia-Romagna e Umbria. In zona arancione: Abruzzo, Puglia, Calabria, Lazio e Basilicata. In zona gialla: Lombardia, Toscana, Piemonte e Liguria. In zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Molise, Marche e Veneto.

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: ANCORA A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI

Anche nei primi sei mesi dell’anno l’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).

Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza del 65,8), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 23,8).

I LAVORATORI STRANIERI SOGGETTI AD UN RISCHIO DI INFORTUNIO MORTALE QUASI TRIPLO RISPETTO AGLI ITALIANI

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nei primi sei mesi dell’anno sono 81 su un totale di 364, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 34,1 morti ogni milione di occupati, contro i 13,3 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA A FINE GIUGNO 2024

Sono 469 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 364 in occasione di lavoro (18 in più rispetto a giugno 2023) e 105 in itinere (1 in più rispetto a giugno 2023). Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Emilia-Romagna (41), Lazio (39), Campania (35), Sicilia (30), Piemonte (23), Puglia (22), Toscana (21), Veneto (17), Trentino-Alto Adige (15), Calabria e Abruzzo (9), Liguria (8), Umbria (7), Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Marche (6), Basilicata (3), Valle d’Aosta (2) e Molise (1).

IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IL PIÙ COLPITO DAL FENOMENO DELLE MORTI SUL LAVORO. UN INFORTUNIO MORTALE SU CINQUE

Alla fine dei primi sei mesi del 2024 è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 68. Seguito dalle Attività Manifatturiere (47), da Trasporti e Magazzinaggio (34) e dal Commercio (26).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (122 su un totale di 364).

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a fine giugno 2024 sono 28, mentre 12 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 81, mentre sono 22 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.

Il martedì risulta essere anche a metà anno il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sei mesi dell’anno (21,2%).

LE DENUNCE DI INFORTUNIO ANCORA IN CRESCITA (ANCHE SE DI POCO) RISPETTO A GIUGNO 2023

Le denunce di infortunio totali crescono dello 0,9% rispetto a giugno 2023. Un tasso di crescita decisamente inferiore rispetto ai mesi precedenti.

Le denunce erano 296.665 a fine giugno 2023, nel 2024 sono passate a 299.303

I NUMERI DELLE DENUNCE TOTALI DI INFORTUNIO PER SETTORE: LA MAGLIA NERA VA ALLE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Anche a fine giugno del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (35.391); seguono: Costruzioni (17.730), Sanità (17.275), Trasporto e Magazzinaggio (16.104) e Commercio (15.587).

LE DENUNCE TOTALI PER GENERE, NAZIONALITÀ ED ETÀ

Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio a giugno 2024 sono state 107.873, quelle dei colleghi uomini 191.430.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 252.951 a fine giugno 2024: 84.974 sono le donne e 167.977 gli uomini.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 202.908, mentre degli stranieri sono 50.043.

La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 64.510 denunce (il 21,6% del totale).

COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI?

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE REALIZZATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA?

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale

Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale

Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale

Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

 




Troppe vittime sul lavoro: i dati dell’Osservatorio Vega di Mestre

Tante, troppe vittime sul lavoro ogni anno. Una triste e costante emergenza nel nostro Paese che l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega di Mestre ha voluto analizzare nel dettaglio, esplorando ed elaborando i dati degli infortuni mortali e non mortali avvenuti negli ultimi quattro anni in Italia.

E il primo risultato è già un violento tuffo nell’emergenza. Perché sono 4.622 le vittime sul lavoro da gennaio 2020 a dicembre 2023. Ciò significa oltre 1.150 decessi all’anno: 1.004 in itinere e 3.618 in occasione di lavoro. Ed è quest’ultimo il dato più preoccupante, perché è quello che definisce la qualità della quotidianità lavorativa degli italiani”.

Ma questo è solo l’incipit numerico di una drammatica e, purtroppo, ancor più realistica e concreta proiezione presentata da Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega, sulla base dell’ultima indagine realizzata dal proprio team di esperti. Analisi che, oltre al dato assoluto, mostra il reale rischio di infortunio sulla base della popolazione lavorativa.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA. AL CENTRO E AL SUD LE SITUAZIONI PIÙ CRITICHE

Sono Umbria, Basilicata e Campania le regioni più pericolose in cui lavorare. L’incidenza di mortalità rilevata nel quadriennio, infatti, posiziona le regioni in zona rossa per tre anni su quattro.

Mentre è la Toscana a far emergere il risultato migliore con tre anni in zona bianca, ovvero con incidenze di mortalità sul lavoro ben inferiori rispetto alla media del Paese. Seguita da Friuli-Venezia Giulia e Lazio per due anni in zona bianca.

Più in generale osserviamo nella cronologia della mappatura come le regioni con la più elevata popolazione lavorativa facciano registrare incidenze di mortalità uguali o addirittura inferiori alla media nazionale. È il caso appunto del Lazio, ma anche della Lombardia e del Veneto, sul podio per numero di occupati, ma mai sul podio per incidenze di mortalità.

“Interessante rilevare come da questa analisi si evidenzia l’effetto del Covid nelle statistiche degli infortuni sul lavoro. Infatti, l’incidenza media annua negli anni del Covid (ossia nel 2020 e nel 2021) è di molto superiore rispetto all’ultimo biennio considerato” – spiega Mauro Rossato – “nel 2020 e 2021 si registra un’incidenza media annua rispettivamente di 46,1 e 43,1 infortuni mortali ogni milione di occupati, mentre nel 2022 e 2023 i valori sono diminuiti rispettivamente a 34,2 e 34,6”.

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER SETTORE, DALL’EMERGENZA SANITARIA AD OGGI

Osservare l’andamento infortunistico per settore significa ripercorrere un quadriennio molto complesso per la salute e per l’economia del nostro Paese. Nel caso di denunce di infortunio con esito mortale, a fine 2023 sono le Costruzioni a far registrare il maggior numero di infortuni mortali (150). Sono sempre le Costruzioni a detenere il triste primato di morti in occasione di lavoro lungo tutto il quadriennio considerato (522 decessi), seguite dalle Attività manifatturiere (459) e dai Trasporti e Magazzinaggio (435 vittime). Nel 2020, anno della pandemia del Covid, le Attività Manifatturiere e la Sanità riscontrano un picco se confrontati con il 2022 e il 2023.

Nel 2023 è il settore delle Attività Manifatturiere quello che registra il valore maggiore di denunce di infortunio, sebbene su valori inferiori al 2020, seguito da Sanità, Costruzioni e Trasporti.

 

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI E I GIOVANISSIMI

Oltre alla definizione del livello di sicurezza per ciascuna regione, l’Osservatorio individua nel corso del quadriennio 2020 – 2023 l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità.

Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere sempre più preoccupante tra i lavoratori anziani; proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni l’incidenza nei quattro anni va da un minimo di 96 morti per milione di occupati relativo al 2022 ad un massimo di 188 nel 2020, seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (da 61 a 96).

Ma c’è un altro dato molto significativo e altrettanto scoraggiante: quello che riguarda i giovanissimi lavoratori e che, purtroppo, si ripete anno dopo anno; ovvero l’elevata incidenza di mortalità tra i 15 e i 24 anni. Il rischio di morire sul lavoro per loro, che nel quadriennio considerato va da 23 morti per milione di occupati a 28, è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (da 13 a 16 infortuni mortali ogni milione di occupati).

I LAVORATORI STRANIERI SOGGETTI AD UN RISCHIO DI INFORTUNIO MORTALE PIÙ CHE DOPPIO RISPETTO AGLI ITALIANI

Capitolo a parte quello dei lavoratori stranieri. Anche per loro si parla di incidenze di mortalità elevate rispetto a quelle dei colleghi italiani. E nell’ultimo biennio considerato dall’Osservatorio Vega Engineering è diventato addirittura più che doppio. Questo si evidenzia sia nelle morti in occasione di lavoro che in quelle in itinere. Le incidenze di mortalità in occasione di lavoro tra i lavoratori stranieri vanno dunque da un minimo di 63,9 morti per milione di occupati nel 2022 a 65,3 nel 2023, mentre per gli italiani si va da 31,1 nel 2023 a 44,1 nel 2020.

Nel 2023 il rischio di morte sul lavoro risulta essere più che doppio rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

(In allegato e sul sito https://www.vegaengineering.com/osservatorio/ sono disponibili i grafici e i dati).

 

UOMINI E DONNE: CHI RISCHIA DI PIÙ?

A subire il maggior numero di infortuni e a morire di più sono gli uomini. Anche considerando le incidenze rispetto alla popolazione lavorativa gli uomini mostrano valori ben più elevati.

Quando si parla di infortuni mortali in occasione di lavoro, gli uomini fanno rilevare incidenze di mortalità che oscillano tra i 54,7 decessi per milione di occupati e i 71,8, mentre le donne da 5,6 a 10,6.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023

Sono 4.622 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 3.618 in occasione di lavoro e 1.004 in itinere. L’apice degli infortuni in occasione di lavoro si è registrato nel 2020: l’anno di inizio della pandemia e l’anno in cui un terzo dei lavoratori deceduti morì proprio a causa del Covid; mentre l’anno più nero per gli infortuni in itinere è stato il 2022 (300 decessi).

IL GIORNO DELLA SETTIMANA IN CUI SI CONTANO PIÙ VITTIME

Il lunedì risulta il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali dal 2020 al 2023, con una media che si aggira intorno al 20% degli infortuni mortali in occasione di lavoro.

DENUNCE DI INFORTUNIO TOTALI: DAGLI ANNI DELLA PANDEMIA AD OGGI

Dal 2020 e fino al 2022, complice l’inserimento tra gli infortuni sul lavoro delle malattie conseguenti al Covid contratte “prevedibilmente” durante l’attività lavorativa, le denunce di infortunio totali sono sensibilmente aumentate: erano 554.340 nel 2020, 555.236 nel 2021 e hanno raggiunto le 697.773 nel 2022.

Nel 2023 si è evidenziata un’inversione di tendenza. Le denunce sono scese, infatti, a 585.356 segnando un decremento del 16,1%. D’obbligo sottolineare come il decremento sia dovuto alla “quasi totale estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche. Interessante nella lettura del periodo anche l’andamento delle denunce totali nel settore della Sanità, quello più provato dalla pandemia. Sono state così 84.307 le denunce registrate nel 2020, 39.579 nel 2021 e addirittura 84.327 nel 2022 per passare ad un decremento di oltre il 50% nel 2023 (41.171).

La Sanità è stato il settore più colpito nel 2020 e nel 2022. Le Attività Manifatturiere nel 2021 (66.769) e nel 2023 (74.376).

Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio 2020 a dicembre 2023 sono state 928.294.

COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI?

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE REALIZZATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA?

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale

Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale

Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale

Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale