A Sud e WWF denunciano alla Commissione europea le lacune del PNIEC

ROMA – Nel quadro di un’azione coordinata da CAN Europe in Francia, Germania, Svezia, Italia e Irlanda, l’organizzazione ecologista A Sud e WWF Italia hanno presentato oggi una denuncia (formale complaint) alla Commissione Europea, per sottolineare l’inadeguatezza del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) italiano che non rispetta le normative europee e compromette gli obiettivi climatici ed energetici, trascurando l’importanza di una transizione giusta.

I PNIEC sono strumenti fondamentali per delineare le modalità con cui ciascuno Stato membro intende adempiere ai propri impegni climatici. In Italia riveste una particolare importanza essendo l’unico strumento di pianificazione delle politiche climatiche nazionali, in assenza di una legge quadro sul clima. Consente, inoltre, di integrare le politiche energetiche e quelle climatiche, per arrivare a una maggiore concertazione a livello europeo. Tuttavia, le valutazioni più recenti evidenziano una preoccupante mancanza di ambizione nel PNIEC italiano, insieme a un atteggiamento di indifferenza nei confronti dei vincoli imposti dalla normativa europea.

Le lacune del PNIEC italiano minacciano non solo il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Italia e dell’Unione Europea, ma anche il benessere dei cittadini. Senza piani adeguati, le persone potrebbero affrontare costi energetici più elevati, un deterioramento della qualità dell’aria e gravi conseguenze in termini di salute e cambiamento climatico.

Il PNIEC italiano non prevede misure capaci di rispettare gli obiettivi climatici ed energetici europei, configurando così una violazione della normativa comunitaria. Non solo: il piano punta all’utilizzo di tecnologie che non contribuiscono a realizzare una reale transizione energetica, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CSS) e il ritorno al nucleare. Tutte e due false soluzioni alla crisi climatica. L’altra grande assente è una data precisa per il phase out dai combustibili fossili e una sua pianificazione, mentre restano gli ingenti sussidi ancora dedicati alle fonti fossili, che sottraggono fondi a reali politiche di mitigazione e adattamento. La mancanza di un piano d’uscita dalle fonti fossili ostacola la transizione ecologica e si traduce in crescente vulnerabilità sociale e climatica.

Oltre alle questioni di merito, ce n’è un’altra – importante – di metodo. Il PNIEC non è solo carente nella definizione di obiettivi, politiche e misure adeguate ad affrontare l’urgenza della transizione, ma è stato anche elaborato e approvato senza le necessarie forme di partecipazione previste dalla normativa europea. Un processo partecipativo ampio, che coinvolga attivamente le comunità locali e la società civile nel processo decisionale, è non solo legalmente dovuto, ma anche essenziale per garantire una giusta transizione. Invece, i processi partecipativi e consultivi, non solo non hanno mai messo a disposizione il testo del piano nella fase iniziale della consultazione – risultando quindi del tutto privi di effettività, ma sono stati anche poco trasparenti e centrati soprattutto sul coinvolgimento del mondo produttivo.

L’azione intrapresa da A Sud e WWF rappresenta una preziosa opportunità nell’ottica di garantire che i PNIEC assicurino una transizione efficace ed equa.

È ora fondamentale un intervento tempestivo da parte della Commissione europea per dimostrare il suo impegno in difesa del clima. I PNIEC non sono semplici adempimenti normativi, ma rappresentano il ponte tra gli obiettivi climatici e i cambiamenti reali. Attraverso questa azione congiunta, A Sud e il WWF chiedono alla Commissione di agire subito per garantire che questo ponte sia robusto e in grado di sostenere un’Europa giusta, equa e sostenibile.

Per saperne di più sulle denunce alla Commissione Europea sull’inadeguatezza dei PNIEC




Le proposte degli Amici della Terra per il nuovo PNIEC

Gli amici della Terra hanno partecipato alla consultazione pubblica del MASE sulla proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima PNIEC, che si è chiusa il 31 marzo, con un proprio contributo di osservazioni e proposte su molti dei diversi quesiti proposti dal questionario on line (vedi i testi integrali).

Roma, 05/04/2024 – Per Monica Tommasi “L’aggiornamento del PNIEC Dobbiamo ripensare le politiche guardando, senza tabù, alle reali opportunità offerte da tutte le tecnologie per la decarbonizzazione disponibili e competitive nel breve-medio termine, a partire da quelle per i miglioramenti di efficienza energetica, pompe di calore, biocombustibili, recupero energetico da rifiuti e teleriscaldamento; avendo sempre chiari dati, tempi e impatti delle azioni. Solo così possiamo agire con efficacia ed efficienza e massimizzare, nella misura del possibile, la riduzione delle emissioni nella realtà italiana”. Di seguito si riportano in sintesi le principali osservazioni e proposte.

Per gli obiettivi di efficienza energetica è indispensabile un riordino delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, ancorato al modello dell’ecobonus, che dovrebbe prevedere una graduazione dell’intensità di incentivazione in funzione del contributo che queste sono in grado di fornire ai diversi obiettivi di decarbonizzazione, diffusione delle fonti rinnovabili, miglioramento dell’efficienza e riduzione delle emissioni inquinanti E’ inoltre necessario che il nuovo sistema di detrazioni fiscali abbia un orizzonte minimo di stabilità normativa fino al 2030. Si ritiene inoltre opportuna una programmazione pluriennale della spesa fiscale prevedibile sostenibile dal bilancio dello stato che costituisca anche un tetto o massimale di risorse disponibili annualmente.

Per conseguire gli obiettivi della proposta di PNIEC nella di diffusione delle pompe di calore saranno decisive le scelte necessarie nella riforma del sistema delle detrazioni fiscali, un programma di formazione rivolto a progettisti e imprese di installazione; e una campagna di comunicazione sulle pompe di calore per la climatizzazione residenziale rivolta agli utenti per metterli condizioni di effettuare scelte informate consapevoli.

E’ necessario che il nuovo PNIEC indichi gli interventi necessari per arrivare nel 2030 a una riduzione delle emissioni di metano del 30% rispetto al 2020, obiettivo a cui l’Italia si è impegnata aderendo al Global Methane Pledge. Per fare questo. Il rapporto di ISPRA: “Il metano nell’inventario delle emissioni di gas serra – L’Italia e il Global Methane Pledge” fornisce un quadro organico delle misure necessarie per le riduzione delle emissioni di metano necessarie nei diversi settori interessati: gestione dei rifiuti, agricoltura e ed energetico.

Per la decarbonizzazione dei trasporti è necessario adottare un approccio tecnologicamente neutro, puntando su tutte le soluzioni disponibili, quali biocarburanti, biometano, mobilità elettrica. Valorizzare la filiera del GNL per il trasporto stradale pesante e quello marittimo, la diffusione del gas naturale (GNC) e del GPL nel trasporto leggero. Promuovere le fonti rinnovabili nei trasporti tramite Biometano, BioGNL, BioGPL e dei biocombustibili liquidi nel rispetto degli standard di sostenibilità.

Nel nuovo PNIEC deve essere tenuto conto del fatto che le emissioni di idrogeno derivanti dalla sua produzione, trasporto e utilizzo possono avere impatti significativi sulla chimica atmosferica e sul clima.

“Infine – conclude Tommasi – le semplificazioni previste per le autorizzazioni dei grandi impianti di fonti rinnovabili intermittenti porteranno a un’industrializzazione forzata di vaste aree naturali e agricole del paese, indipendentemente dalle vocazioni di questi territori. È imprescindibile una preventiva fase di pianificazione, a cura delle Regioni, per l’individuazione delle aree idonee ove collocare obbligatoriamente gli impianti, privilegiando superfici edificate ed aree inutilizzabili, fermando quindi l’enorme quantità di progetti presentati in questi ultimi anni”.