Ricerca, da Mur via libera a 31 contratti di ricerca per le università del Lazio

ROMA– Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato 31 posizioni destinate agli atenei del Lazio per l’assunzione, con contratto di ricerca, di giovani ricercatori con un finanziamento totale di 3.233.901,14 euro.

Nello specifico, in base alle singole richieste, l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” riceverà 436.000 euro per 4 contratti, l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” 427.471,04 euro per 4 contratti, l’Università degli Studi di Roma Tre 436.000 euro per 4 contratti, l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” 218.000 euro per 2 contratti, l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale 324.367,38 euro per 3 contratti, l’Università degli Studi della Tuscia – Viterbo 436.000 euro per 4 contratti, l’Università “Campus Bio-medico” 306.000 euro per 3 contratti, la LUMSA – Libera Università Maria Santissima Assunta 218.000 euro per 2 contratti, la LUISS – Libera Università Internazionale Studi Sociali “Guido Carli” 323.062,72 euro per 4 contratti e il Centro Alti Studi per la Difesa (CASD) 109.000 euro per 1 contratto.

Il decreto, firmato lo scorso febbraio dal ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, si inserisce nel quadro dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Missione 4 “Istruzione e Ricerca” – Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa”, Investimento 1.2 “Finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori”.

Università ed Enti di Ricerca potranno assumere, tramite selezione, giovani ricercatori di qualunque nazionalità che abbiano concluso il percorso dottorale avendo svolto un periodo di almeno 3 mesi di formazione e ricerca all’estero.

Lo stanziamento totale, da parte del MUR, ammonta a 37,5 milioni di euro grazie ai quali è stato possibile assegnare 369 posizioni contrattuali. Sono 98, tra Università ed Enti di Ricerca, le istituzioni che potranno assumere ricercatori internazionali post-dottorato.




La ricerca: i PFAS modificano i livelli di calcio nel corpo

PADOVA – Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Padova e dall’Ospedale di Vicenza, grazie ad un finanziamento regionale dal Consorzio per la Ricerca Sanitaria (CORIS) della Regione Veneto, ha messo in luce come l’esposizione prolungata ai PFAS possa alterare il metabolismo osseo modificando i livelli di calcio. Pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Chemosphere, lo studio ha coinvolto 1.174 adulti provenienti da un’area da decenni interessata da contaminazione delle acque potabili.
I PFAS, utilizzati in numerosi prodotti industriali e di consumo, sono al centro di crescente preoccupazione per la salute pubblica. “Una delle più frequenti manifestazioni cliniche riscontrate in soggetti esposti anche a bassi livelli di PFAS è l’osteoporosi, una maggior fragilità dell’osso tipica dell’invecchiamento ma che si può già manifestare in giovane età laddove si sia esposti anche a basse concentrazioni di queste sostanze”, spiega il professor Carlo Foresta, coordinatore dello studio.
Precedenti studi dell’equipe del professor Foresta avevano infatti dimostrato, tra i primi a livello internazionale, una riduzione della densità ossea già clinicamente rilevata in diciottenni dell’area rossa del Veneto. “Successivamente abbiamo spiegato questo effetto dimostrando un’attività negativa dei PFAS sul recettore della vitamina D, ormone che favorisce la calcificazione dell’osso e l’assorbimento intestinale del calcio dalla dieta, nonché un deposito di queste sostanze nell’idrossiapatite, la principale componente inorganica dello scheletro dove lega il calcio stesso favorendo la solidità ossea”, prosegue Foresta.
In questo studio, i ricercatori hanno quindi misurato i livelli di PFAS, calcio, vitamina D e paratormone nel sangue di 655 uomini e 519 donne di età compresa tra i 20 e i 69 anni dell’area rossa del Veneto e hanno scoperto che soggetti con concentrazioni più elevate di PFAS presentavano anche livelli di calcio aumentati. Lo studio ha coinvolto ricercatori tra Padova, Vicenza e Napoli ed è il risultato di quattro anni di lavoro.
“Un aumento del calcio circolante può essere dovuto a un aumentato assorbimento intestinale mediato dalla vitamina D, a un aumento del paratormone, oppure a un maggior rilascio di calcio dai siti di deposito. E il più grande deposito di calcio del corpo umano è proprio lo scheletro”, spiega il professor Andrea Di Nisio, primo autore dello studio. “Poiché nel nostro studio vitamina D e paratormone non sono modificati, i nostri risultati dimostrano che l’aumento di calcio, anche se ancora entro il range di normalità, può essere segno di un’interferenza dei PFAS a livello dell’osso, dove, ricordiamo, i PFAS si accumulano in abbondanza. Un recente studio ha infatti dimostrato che i PFAS inducono un aumento dell’attività degli osteoclasti, le cellule dello scheletro deputate al riassorbimento di tessuto osseo, con conseguente liberazione di calcio e riduzione della densità dell’osso.”
Questo studio si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso l’impatto ambientale dei PFAS, anche alla luce delle recenti evidenze della presenza di questi inquinanti su tutto il territorio nazionale. La contaminazione delle acque nel Veneto, iniziata diversi decenni fa, ha reso evidente come un problema localizzato possa trasformarsi in una questione di salute pubblica, sollecitando ulteriori ricerche e interventi preventivi.
“I nostri risultati ci spingono a riflettere su come un’esposizione prolungata a PFAS, anche se invisibile, possa avere ripercussioni sulla salute a lungo termine”, conclude il professor Foresta. “Abbiamo dimostrato che la ben nota associazione tra PFAS e osteoporosi, ormai dimostrata a livello internazionale, non è tanto mediata da una riduzione di vitamina D, quanto da un’azione diretta dei PFAS sull’osso con conseguente liberazione di calcio”.

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

LO STUDIO
Lo studio è stato finanziato nel 2021, approvato dal comitato etico nel 2022, e da fine 2022 a giugno 2023 sono stati reclutati i pazienti, tutti residenti nei comuni dell’area rossa della provincia di Vicenza. L’ospedale di vicenza ha effettuato i prelievi e raccolto i questionari anamnestici, l’Arpav ha fatto i dosaggi dei Pfas. L’obiettivo di questo studio era di valutare la possibile associazione tra l’esposizione ambientale ai PFAS e i livelli di vitamina D (VitD), calcio sierico e ormone paratiroideo (PTH) in soggetti residenti in un’area ad alta esposizione della Regione Veneto in Italia. In questo studio osservazionale trasversale, 1174 soggetti che avevano precedentemente aderito al Piano di Sorveglianza Regionale 2016-2018 per i livelli plasmatici di PFAS sono stati richiamati nel 2023 e valutati per dati demografici, antropometrici e analisi del sangue. I dati sulle abitudini alimentari e l’integrazione di VitD sono stati ottenuti tramite un questionario dedicato. Le concentrazioni sieriche di PFAS, calcio, 25-idrossi-vitamina D (25OH-VitD) e PTH sono state determinate da campioni di sangue. L’acido perfluoroottanoico (PFOA), il perfluoroottanosolfonato (PFOS) e l’acido perfluoroesansolfonico (PFHxS) sono stati gli unici tre PFAS, su 12, quantificabili in almeno il 90% dei campioni e considerati per ulteriori analisi. I modelli additivi generalizzati, utilizzando la regressione lineare e le spline di piastra sottile di smoothing, hanno rilevato un’associazione positiva tra il calcio sierico e tutti i PFAS considerati (PFOA: β = 0.03; IC 95% 0.01–0.06; PFOS: β = 0.06; IC 95% 0.02–0.09, PFHxS: β = 0.04; IC 95% 0.01–0.06). L’analisi dei gradi di libertà stimati (EDF) ha mostrato l’associazione approssimativamente lineare tra il calcio sierico con PFOA (EDF = 1.89) e PFHxS (EDF = 1.21), ma non per PFOS (EDF = 3.69). Diversamente, i livelli di PFAS non hanno mostrato alcuna associazione con la 25-idrossi-vitamina D o il PTH, ad eccezione della 25OH-D trasformata in logaritmo naturale e del PFOS (β = 0.04; IC 95% 0.00–0.08). Le analisi stratificate hanno confermato l’associazione positiva tra tutti i PFAS considerati e il calcio nei soggetti che non assumevano integratori di VitD. I risultati mostrano che alti livelli di esposizione ai PFAS possono interferire con il metabolismo del calcio, indipendentemente dallo stile di vita e dai fattori dietetici. Ulteriori chiarimenti sui meccanismi alla base della rottura dell’omeostasi del calcio, inclusi i legami multipli-equilibrio con l’albumina sierica, devono ancora essere affrontati

IL GRUPPO DI LAVORO
I ricercatori che hanno partecipato al lavoro sono stati Andrea Di Nisio, Luca De Toni, Cristina Canova, Mirko Berti, Achille Di Falco, Rinaldo Zolin, Anna Maria Bettega, Iva Sabovic, Alberto Ferlin, Carlo Foresta. Le strutture di ricerca coinvolte sono state il Dipartimento di Medicina, Unità Operativa di Andrologia e Medicina della Riproduzione Umana, Università di Padova; l’Unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica, Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica, Università di Padova; l’Unità di Epidemiologia, Ospedale di Vicenza, ULSS 8 Berica e Dipartimento di Psicologia e Scienze della Salute, Università Digitale Pegaso di Napoli.




Comune di Viterbo, Università degli Studi della Tuscia e Apea Viterbo insieme per la realizzazione del progetto sul centro ricerca Piero Angela (VIDEO)

di REDAZIONE-

VITERBO – Oggi, mercoledì 26 febbraio alle ore 12, nella sala Regia di Palazzo dei Priori, sono stati illustrati gli interventi e le sinergie frutto della collaborazione tra il Comune di Viterbo, l’Università degli Studi della Tuscia e la realtà produttiva Apea Viterbo. Alla conferenza sono intervenuti:
Chiara Frontini, sindaca, Emanuele Aronne, assessore alla qualità degli spazi urbani, Marco Nunzi, consigliere comunale delegato ai rapporti con le imprese, Alvaro Marucci, vice rettore Università degli Studi della Tuscia,  Gian Matteo Panunzi, presidente Apea Viterbo. Presenti anche i rappresentanti dell’impresa del Poggino.
La sindaca Chiara Frontini ha ringraziato i rappresentanti dell’Apea del Poggino e ha ricordato i risultati di progettualità e di obiettivi raggiunti da Apea Viterbo.
“Ciò che Apea può fornire in business, economia circolare può essere condiviso con le imprese che si innestano nella realtà viterbese, grazie anche alla collaborazione dell’Università della Tuscia che potrà interagire con Apea per lo sviluppo territoriale e produttivo. Gli investitori rappresentano per il Comune interlocutori privilegiati, per il sostegno alle attività produttive e investimenti di opere pubbliche”.
L’assessore Aronne ha ricordato l’importanza del progetto con manifestazione di interesse del 2016, finanziato nel 2017 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
nell’ambito di Vetus Urbs Versus Modern City e ora dal Comune, che lo porterà a termine nel 2026.
Grazie alla collaborazione fra Comune, Apea e Università si procederà dunque alla realizzazione del progetto di una struttura, un centro ricerca, che sarà intitolato a Piero Angela, che includerà professionalità dell’imprenditoria e ricerca applicata – cogestito appunto da Comune, Università e Apea – per ridurre al minimo il rapporto fra domanda e offerta, in modo che i giovani universitari possano trovare risposte ai loro bisogni di formazione e di lavoro direttamente nel territorio.

“Il centro vedrà insieme comune, università degli studi della Tuscia e Apea Viterbo, l’area produttiva ecologicamente attrezzata- ha spiegato l’assessore Aronne –
“Il comune metterà la struttura, l’università il capitale umano e Apea le imprese. Una scelta che cambierà la storia dell’università e dell’imprenditoria viterbese”.

Il consigliere Marco Nunzi si è complimentato con Panunzi, ha ringraziato la Sindaca e ha ricordato quello che è successo con Apea Poggino: “Entrare nel Poggino oggi vuol dire entrare in un’area completamente diversa da com’era”.
Il professor Marucci, vicerettore dell’Università, ha illustrato le caratteristiche internazionali dell’ateneo viterbese e ha spuegato: “Il centro ricerca contribuirà a rendere strutturale il rapporto tra Unitus e imprese e sarà un luogo dove individuare insieme anche finanziamenti per le imprese, un posto dove le stesse imprese potranno superare i limiti delle iniziative individuali”.

Il dottor Panunzi ha iniziato il suo intervento sottolineando l’unione di obiettivi con l’Università della Tuscia – che ha un rilievo ormai di importanza internazionale – e un gruppo di aziende. “Oltre ad aver cambiato nome, vogliamo, come Apea, fare sistema nel versante delle imprese – ha evidenziato Panunzi – Le sperimentazioni a livello globale dimostrano che è importante organizzare bene i territori. È un dovere civico e imprenditoriale. Estremamente importante è la governance. Io insegno bioeconomia, che pone al centro l’utilizzo corretto delle risorse. Apea è l’unico modello di organizzazione delle imprese secondo la biodiversità. Senza un riconoscimento legale che consenta la realizzazione di grandi progetti e strategie, non ci sarebbe uno sviluppo strategico delle aree produttive, della logistica semplificata e la possibilità di mettere insieme problematiche da risolvere. Il primo problema delle imprese è rimanere sul mercato, grazie all’innovazione continua e alle risorse umane che siano all’altezza. Il centro Piero Angela dovrà essere un luogo dove si incontrano ricerca, formazione e innovazione, grazie all’esperienza, a una sorta di osmosi e simbiosi con il territorio, nella condivisione delle risorse. Le imprese che crescono, secondo dei rilevamenti, sono per il 67 % quelle che hanno fatto investimenti su sostenibilità, formazione e innovazione, digitalizzazione, che sono alla base di una progettualità, che parta dalla fotografia dell’esistente per migliorarlo e per uno sviluppo sano del territorio”.
Aronne ha concluso la conferenza rilevando la complessità delle richieste europee.”Credo sia fondamentale la sinergia che si viene a creare grazie a questo centro. Dobbiamo avere l’umiltà di capire che si può puntare in alto, grazie anche all’università che mette il capitale umano. Gli amministratori mettono a disposizione la struttura, l’Università il capitale umano, affamato di proporre progetti al mondo del lavoro e gli imprenditori progetti che possano interagire con Comune e Università”. Il centro ricerca Piero Angela dovrà essere terminato entro il 2026.

 




L’Unitus tra le migliori Università al mondo per la ricerca interdisciplinare

VITERBO – L’Università della Tuscia si classifica al 129esimo posto a livello mondiale nell’Interdisciplinary Science Rankings 2025, la nuova classifica di Times Higher Education (THE) sulla ricerca interdisciplinare, nata per migliorare l’eccellenza scientifica e la collaborazione tra le università. Ventidue le università italiane selezionate nel ranking, con l’Università della Tuscia che si classifica al nono posto assoluto.

“Questo risultato conferma il nostro impegno verso una ricerca di qualità che superi i confini disciplinari,” dichiara Stefano Ubertini, Rettore dell’Università della Tuscia. “È una dimostrazione concreta della capacità del nostro Ateneo di attrarre risorse e promuovere collaborazioni che contribuiscono a rispondere alle sfide globali.”

“La finalità di questo nuovo ranking”, aggiunge Luca Secondi, Delegato del Rettore per il posizionamento nazionale ed internazionale, “è premiare le collaborazioni interdisciplinari, riconoscendone l’importante ruolo che svolgono nell’avanzamento della conoscenza. Il nostro Ateneo si posiziona al terzo posto tra le università italiane nella dimensione legata agli input (finanziamenti) dei progetti di ricerca. In questa dimensione sono presenti due indicatori finalizzati a misurare la proporzione dei proventi di ricerca in materie scientifiche dedicati alla ricerca interdisciplinare e l’ammontare dei finanziamenti dell’industria per la scienza, indicatore normalizzato per la numerosità del personale accademico e di ricerca nei settori scientifici.”

Il nuovo ranking di THE, nato in collaborazione con Schmidt Science Fellows, ha analizzato in questa prima edizione quasi 1.100 università, includendone nella classifica 749 appartenenti a 92 Nazioni diverse. “La metodologia utilizzata per la classificazione delle università,” conclude Luca Secondi, “si basa su 11 indicatori di performance raggruppati in tre aree-chiave, ognuna delle quali rappresenta una fase del ciclo di vita dei progetti di ricerca: input (finanziamenti), processo (misure di successo, strutture, supporto amministrativo e promozione) e output (pubblicazioni, qualità della ricerca e reputazione).”

La classifica integrale è disponibile qui:

https://www.timeshighereducation.com/interdisciplinary-science-rankings.




La Mela di AISM anche nelle piazze di Viterbo e Provincia

VITERBO – Come ogni anno, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in occasione della Giornata del Dono, il 4 ottobre, e nel weekend del 5 e 6 ottobre, “La Mela di AISM” tornerà
nelle piazzedi Viterbo e provinciaI volontari di AISM, offriranno sacchetti di mele verdi, gialle e
rosse, delle varietà granny smith, golden e noared a fronte di una donazione minima di 10 euro.
Per il 30° anniversario, ritorna la borsina rossa contenente un sacchetto da 1,8 kg di mele e un
pieghevole informativo e un QR code per accedere a ricette esclusive di Chef Alessandro
Borghese.
È possibile prenotare la propria borsina di mele contattando la
Sezione Provinciale AISM, Via Lago di Piediluco, 9/13, Viterbo 01100 VT 3346580273 07611718200 aismviterbo@aism.it

oppure venite a trovarci a:
Acquapendente ; Piazza Girolamo Fabrizi,17. nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Bolsena ; Piazza Matteotti (Punto informazioni turistiche).nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Capranica ; Piazza Garibaldi.nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Celleno ; Piazza della Repubblica. nella data : 06/10/2024.
Civita Castellana ; Piazza Matteotti.nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Soriano nel Cimino ; Via Ernesto Monaci 38 (Scuola elementare).
nelle date : 04/10/2024, 05/10/2024 e 06/10/2024.
Tarquinia ; Piazzale Europa.nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Vasanello : Piazza dell Repubblica nella data : 06/10/2024.
Vignanello ; Via Roma (Coop). nella data : 05/10/2024.
Villa S. Giovanni in Tuscia ; Piazza Savoia. nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Caprarola ; Piazza Romeo Romei.nelle date:05/10/2024 e 06/10/2024.
Civitella d’Agliano presso Pro Loco nelle date:05/10/2024 e 06/10/2024
Montefiascone c/o Associazione Falisca nelle date:05/10/2024 e 06/10/2024
Castiglione in Teverina c/o Bar del Corso nelle date:05/10/2024 e 06/10/2024
Viterbo :
Via Enrico Fermi (Cittadella della salute)nelle date : 03/10/2024 e 04/10/202
Piazzale dei Buccheri (Chiesa di Santa Barbara) nella data : 06/10/2024.
Piazzale Porsenna (Macelleria Bracoloni) nella data : 06/10/2024.
Via Monte Cervino (Coop Murialdo) nella data : 05/10/2024.
Via Bruno Buozzi (Chiesa Pilastro) nella date : 06/10/2024
Piazza delle Erbe nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.
Parco Commerciale Tuscia (Ipercoop) nelle date : 05/10/2024 e 06/10/2024.




La Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori di NET – scieNcE Together

Roma  – Promuovere la cultura scientifica e far toccare con mano al pubblico il mondo della ricerca: questo l’obiettivo della Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori di NET – scieNcE Together, il più grande partenariato nazionale dedicato alla divulgazione scientifica e coordinato dal CNR-Artov, che torna il 27 e 28 settembre 2024. Un’occasione unica per vedere da vicino – tra spettacoli scientifici, talk coinvolgenti e laboratori interattivi per grandi e piccini – il lavoro che in Italia quotidianamente svolgono migliaia di ricercatrici e ricercatori dei più importanti centri di ricerca italiani ed europei. La Notte Europea di NET sarà un omaggio speciale alla vita di Maria Skłodowska Curie, la straordinaria scienziata che ha rivoluzionato il mondo della fisica e della chimica, prima persona nella storia a ricevere due premi Nobel.

Quest’anno le ricercatrici e i ricercatori di NET – scieNcE Together incontreranno migliaia di adulti e bambini in varie città italiane da nord a sud d’Italia e non solo. Un ponte ideale tra le nazioni che hanno visto nascere e crescere il genio di Maria Skłodowska Curie si creerà grazie al coinvolgimento di alcuni nodi internazionali: Polonia, Francia e Svezia.

Un programma ricco e variegato con centinaia di attività tutte gratuite pensate per bambini e adulti che coinvolgeranno le città di Roma, Viterbo, Rocca di Papa, Frascati, La Spezia, Livorno, Ozzano dell’Emilia, Palermo, Portici, Chioggia, Milazzo, Grottaminarda, Brasimone (BO), Casaccia (RM), Favignana, Latina, Monte Porzio Catone, Tarquinia, Trisaia (MT), Venezia, Parigi, Varsavia, Stoccolma.

Roma sarà al centro di questo viaggio nella scienza. Venerdì 27 e sabato 28 settembre dalle 18:30 alle 23 la Città dell’Altra Economia – nel quartiere Testaccio di Roma – ospiterà Net Village, il villaggio della scienza aperto a tutti e gratuito con eventi, laboratori, attività per bambini, talk e incontri con i ricercatori per avvicinare il grande pubblico di tutte le età ai temi della scienza. Un evento di grande successo che lo scorso anno ha coinvolto oltre 16mila visitatori.

“La scienza e la ricerca sono pilastri fondamentali del progresso umano. Ci permettono di comprendere il mondo che ci circonda, di affrontare le sfide globali e di migliorare la qualità della vita di tutte e tutti. Investire in scienza e ricerca significa investire nel futuro, in un futuro più sano, sostenibile e prospero– ha dichiarato Claudia Ceccarelli, Resp. comunicazione e didattica Cnr-Artov e coordinatrice progetto europeo NET – scieNcE Together.  “Tuttavia, il pieno potenziale della scienza può essere realizzato solo se la conoscenza scientifica è accessibile a tutti. La divulgazione scientifica, chiara, coinvolgente e inclusiva, è quindi cruciale per creare una società più consapevole e critica, capace di prendere decisioni informate su questioni cruciali come la salute, l’ambiente e l’energia. Eventi come la Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori sono fondamentali in questo senso: offrono un’opportunità unica per avvicinare il pubblico di ogni età al mondo della scienza, mostrando in modo coinvolgente e accessibile l’impatto positivo che la ricerca ha sulla nostra vita quotidiana”.

Dalla gestione dei rifiuti radioattivi alla magia della laguna: un viaggio nella scienza per grandi e piccini

Tra i numerosi appuntamenti cha animeranno queste giornate al Centro di Ricerca ENEA di Casaccia (RM), il 27 settembre, dalle 15.30 alle 22.00, l’area espositiva si trasformerà in un parco giochi scientifico per grandi e piccini, tra laboratori, installazioni interattive e giochi sorprendenti, organizzati anche tour guidati da ricercatrici e ricercatori a laboratori che non sono mai aperti al pubblico, come il reattore per la ricerca nucleare TRIGA.  E per chi vuole scoprire come gestire i rifiuti radioattivi in totale sicurezza, due tour guidati da tecnici Sogin e Nucleco.

A Venezia, venerdì 27 settembre, dalle 15:00 alle 19:00, la sede Ispra in Calle larga dell’Ascensione a San Marco aprirà le sue porte per scoprire il mondo dei gas serra e il loro impatto sul pianeta. E per chi ama la magia della laguna, appuntamento a Punta della Dogana dove i ricercatori dell’Ispra sveleranno i segreti del fenomeno della marea.

Avete invece mai sognato di varcare la soglia di un mondo segreto, dove si svelano i misteri dell’universo? Allora non potete perdere l’appuntamento con la scienza ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che il 24 e 25 settembre, in occasione della NET Science Week, apriranno le porte a studenti e appassionati di scienza (quest’ultimi solo il 24). Qui si avrà l’opportunità di visitare il Bruno Touschek Visitor Centre e l’acceleratore Dafne, accompagnati dagli scienziati che ogni giorno si spingono oltre i confini della conoscenza.

A Grottaminarda (AV), l’INGV sede Irpinia vi invita invece ad una passeggiata davvero speciale nella piazza di Frigento: un viaggio alla scoperta dei segreti dei terremoti attraverso la memoria storica e la conoscenza scientifica.

A Viterbo, l’Università della Tuscia aspetta adulti e bambini con un ricco programma di eventi, tra scienza e divertimento. Preparatevi a incontri ravvicinati con creature aliene (tranquilli, sono solo specie invasive!) e a tuffarvi nell’arancione universo delle zucche, esplorandone segreti e curiosità.

Roma per due giorni capitale della scienza

La Notte dei Ricercatori e delle Ricercatrici a Roma non sarà solo al NET Village presso  la Città dell’Altra Economia – nel quartiere Testaccio di Roma. In quella che si prospetta una vera e propria settimana dedicata alla scienza (la NET Science Week), sarà possibile partecipare a una serie di eventi in diverse location della città. Tra questi, Venerdì 27 l’apertura dell’Area di Ricerca di Tor Vergata, con la possibilità di visitare i laboratori di ricerca Cnr e Inaf-Iaps dalle 17 alle 23; una breve passeggiata geologica sulla cima della collina che domina il Parco Talenti (venerdì 27), una visita alla sala operativa H24 di sorveglianza sismica e allerta tsunami e ai laboratori scientifici dell’INGV (Giovedì 26 e Venerdì 27) e insieme ai  ricercatori di Ispra in collaborazione con la Regione Lazio si potrà andare alla scoperta della geodiversità e della biodiversità della Caldara di Manziana (Venerdì 28 settembre).




Uomo scompare, ricerche tra Blera e Barbarano Romano

BLERA ( Viterbo) – Ore di apprensione per Alfredo Pagliari, 59 anni, scomparso da ieri sera. L’uomo si sarebbe allontanato dalla sua casa di Blera, facendo perdere le sue tracce.

Attivato il piano di ricerca.

In azione i Vigili del fuoco con l’unità di crisi locale, supportati dagli esperti della topografia applicata al soccorso e l’utilizzo dei droni. Sul territorio anche le unità cinofile.




28enne sparisce a Faleria, ricerche in corso

FALERIA ( Viterbo) – Ventontenne scomparso, ricerche in corso a Faleria. La denuncia è stata presentata nella giornata odierna dai genitori.

Impegnati nelle operazioni, i Vigili del fuoco del distaccamento di Civita Castellana e i carabinieri.




Bando PRIN 2022, premiata la ricerca dell’Unitus

VITERBO – “Production and characterization of new bioactive molecules against emerging and/or multidrug-resistant pathogens by neglected poly-extremophilic marine fungi (MYCOSEAS) – Produzione e caratterizzazione di nuove molecole bioattive contro patogeni emergenti e/o multiresistenti da parte di funghi marini poli-estremofili” è il titolo del progetto guidato dall’Università degli Studi della Tuscia risultato tra i vincitori del bando PRIN 2022.

Il progetto, che vede come coordinatore scientifico Massimiliano Fenice, docente responsabile del laboratorio di microbiologia e microbiologia marina applicata e professore ordinario di microbiologia del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche (DEB), ha ottenuto un finanziamento ministeriale di circa 203.000,00 euro.

Il progetto prevede tre unità di ricerca: oltre all’Università della Tuscia partecipano anche l’Università degli Studi di Palermo, Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche (con i docenti Domenico Schillaci e Donatella Ferraro) e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di farmacia (con la docente Simona De Marino e Gerardo Della Sala della Stazione zoologica di Napoli “Anton Dohrn”).

Questo progetto si propone come obiettivo principale lo studio della biodiversità fungina del Mar Mediterraneo, per produrre (mediante l’ausilio di biotecnologie microbiche ovvero l’impiego di microrganismi per produrre sostanze) e caratterizzare strutturalmente molecole bioattive utili al contrasto di malattie causate da patogeni emergenti come virus, batteri o funghi, resistenti a diversi farmaci.

I funghi marini sono in grado di produrre un’ampia gamma di sostanze bioattive, dotate anche di interessanti proprietà farmacologiche, le cui potenzialità, dal punto di vista biotecnologico, non sono state ancora pienamente studiate. In aggiunta, le ricerche finora condotte si sono concentrate su ceppi provenienti da regioni temperate e tropicali, lasciando quelli originari del Mar Mediterraneo relativamente inesplorati.

Questo progetto, condotto con un approccio interdisciplinare, prevede diverse attività. In particolare, si prevedono una fase iniziale di selezione (anche con metodi di screening molecolare) e coltivazione di funghi marini potenzialmente in grado di produrre metaboliti bioattivi e una seconda fase di estrazione, isolamento, purificazione e caratterizzazione strutturale delle molecole bioattive per lo sviluppo futuro di potenziali nuovi farmaci antimicrobici. A quest’ultima si associano attività di analisi metabolomiche (analisi su profili metabolici a molecole piccole) e di test biologici per la verifica delle attività delle molecole prodotte su ceppi patogeni di riferimento.

Le implicazioni di questa ricerca sono estremamente ampie. Da un lato, la strategia adottata è in linea con gli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che promuove lo sviluppo di una Blue Economy basata sulla conservazione e gestione sostenibile dell’ambiente e delle sue risorse. Dall’altro, il progetto potrebbe consentire sviluppi molto interessanti anche per il settore medico-farmaceutico, portando all’ottenimento di molecole utili per nuove ed avanzate terapie farmacologiche. Questo non solo porterebbe benefici per la salute umana, ma potrebbe anche fornire soluzioni per alcuni problemi socio-sanitari legati alla farmacoresistenza.

 

 




Disperata ricerca di Benedetta Cristofani, 12 anni, scomparsa a Tarquinia

di REDAZIONE-

TARQUINIA (Viterbo)- Ancora nessuna notizia di Benedetta Cristofani, la 12enne scomparsa nel nulla da Tarquinia lo scorso 4 agosto. Nonostante gli appelli disperati del padre, Roberto, la ragazza rimane introvabile. Benedetta è stata vista per l’ultima volta alle 19 del 4 agosto a Tarquinia, dove partecipava a un centro estivo. L’allarme è stato dato da una delle operatrici del centro, ma finora le ricerche non hanno dato esito positivo.

La notizia della scomparsa ha attirato l’attenzione della stampa nazionale, con la foto della ragazza e un numero da chiamare in caso di avvistamento diffusi sui principali siti di informazione. Il padre, disperato, ha implorato chiunque avvisti la figlia di chiamare il numero 3358445356 per aiutarlo a rintracciarla.

Nonostante le speranze si siano riaccese temporaneamente con una notizia di ritrovamento, questa è stata poi smentita. Le forze dell’ordine, tra cui polizia e carabinieri, sono attualmente impegnate nelle ricerche per ritrovare la giovane.

La vicenda ha suscitato un forte sostegno da parte dei social media, con centinaia di condivisioni dell’appello del padre e numerosi messaggi di vicinanza e supporto alla famiglia. La comunità si unisce nella speranza di trovare Benedetta sana e salva, e le autorità continuano gli sforzi per riportarla a casa il prima possibile.




Ricerca SLA: Centri NeMO, conoscere la malattia per l’efficacia dei trials clinici

MILANO– Gli approcci innovativi negli studi clinici sulla SLA; l’attenzione a nuovi biomarcatori per la malattia; l’identificazione precoce dei sintomi sono tra i temi affrontati nel workshop Criticalities in ALS. From disease characterization to clinical trial design. L’appuntamento formativo, dedicato a ricercatori e professionisti sanitari e promosso dai Centri Clinici NeMO, si è svolto presso il Policlinico Gemelli, la sede romana del network nazionale esperto nella cura delle malattie neurodegenerative e neuromuscolari. Solo nell’ultimo anno, la rete NeMO ha attivato 36 studi clinici sulla SLA e preso in carico oltre 2.500 persone con la patologia.

Le questioni affrontate dalla seconda tappa del percorso formativo, che ha visto riuniti cinque clinici esperti del network NeMO, colgono le sfide a cui sono chiamate la comunità scientifica e dei pazienti oggi. E dove la ricerca apre a nuovi scenari, l’alleanza del lavoro di rete diventa la risposta che pone la persona al centro del suo progetto di vita.

Ed è su questa capacità che si focalizza il contributo della prof.ssa Valeria Sansone, direttore clinico-scientifico del Centro NeMO di Milano e professore ordinario dell’Università degli Studi di Milano, che ha aperto i lavori. Il valore dell’alleanza, infatti, diventa opportunità per traslare l’esperienza Workshop SLA professionisti in aulacostruita su altre patologie neuromuscolari, per meglio approcciare la complessità della SLA, in un momento storico in cui inizia ad esservi un numero crescente di studi clinici farmacologici sulla malattia, fondati su nuovi razionali scientifici.

L’urgenza e la necessità è l’identificazione precoce dei sintomi, approfondita dalla dott.ssa Federica Cerri, medico neurologo e referente area SLA del Centro NeMO di Milano. Intervenire tempestivamente è importante non solo nella fase della diagnosi di malattia. Le evidenze scientifiche, infatti, mostrano come una presa in carico mirata e anticipata sia fondamentale nel prevenirne il peggioramento clinico, con un impatto concreto nel migliorare qualità di vita e sopravvivenza. Evidenze che aprono a nuovi scenari di ricerca nel comprendere la SLA come un “processo biologico”, che inizia con una fase presintomatica – definita Mild Motor Impairment – e che è necessario sempre di più imparare a identificare ed interpretare precocemente per essere efficaci anche nei trattamenti di cura. E proprio il percorso di presa in carico mirata deve considerare ogni aspetto funzionale – respiro, nutrizione, movimento e comunicazione – anche come indicatore utile di monitoraggio della malattia, per contribuire dal punto di vista scientifico a comporre i tasselli del puzzle della SLA. Tra questi, il ruolo dei disturbi cognitivo-comportamentali nell’evoluzione della patologia, affrontati dal dott. Emanuele Costantini, medico neurologo del Centro NeMO Ancona. Spesso considerate tardivamente dal punto di vista clinico, le correlazioni della funzione cognitiva con il decorso della SLA sono supportate da un’ampia letteratura scientifica. La sfida sarà comprendere come rendere sempre più misurabile l’impatto di questi sintomi sulla diagnosi e su nuovi trattamenti di cura.

E inevitabilmente il riferimento va al farmaco Tofersen per chi ha la mutazione del gene SOD1, approvato da qualche settimana dell’Agenzia regolatoria americana (FDA) e alle ragioni scientifiche che pongono in primo piano il dosaggio dei neurofilamenti quale possibile biomarcatore surrogato di malattia. Tema affrontato dal prof. Mario Sabatelli, direttore clinico del NeMO Roma, area adulti, e presidente della commissione medico-scientifica di AISLA Onlus. Ad oggi la scienza e la pratica clinica evidenziano come nelle persone con SLA vi sia un aumento dei neurofilamenti, proteine che costituiscono una sorta di scheletro delle fibre nervose. A seguito della degenerazione dei motoneuroni i neurofilamenti vengono rilasciati nel siero e nel liquido cerebrospinale della persona ammalata. Il dosaggio dei neurofilamenti nel siero può fornire un contributo importante nella diagnosi precoce e, come nel caso del Tofersen, un supporto di grande utilità per valutare la risposta ai farmaci.

In questo contesto, il primo messaggio che emerge è la priorità di porre al centro della relazione di cura la persona e il suo diritto all’autodeterminazione. Una overview presentata dalla dott.ssa Stefania Bastianello, direttore tecnico di AISLA onlus, sugli approcci scientifici e sulla normativa europea e nazionale, a partire dalla L.219/2017 in merito alla Pianificazione Condivisa delle Cure (PCC). Strumenti a sostegno dell’alleanza medico – paziente che permettono alla comunità scientifica e dei pazienti di costruire strategie nuove per far fronte alla complessità della malattia.

Nuove strategie di presa in carico, dunque, che cambiano il paradigma della qualità di vita. È questo il tema affrontato dal dott. Riccardo Zuccarino, direttore clinico del Centro NeMO Trento, che chiude i lavori. La SLA costringe, infatti, la persona a ricostruire nuovi contenuti di vita alla luce dell’esperienza di malattia; la risposta clinica allora deve necessariamente partire dalla relazione e dare risposte che ripensino ogni volta ad interventi riabilitativi, adattati alle esigenze specifiche di ciascuno. È guardare al dettaglio del quotidiano con un pensiero creativo, per trovare soluzioni orientate alla ricerca del benessere di ciascuno, come il gesto semplice di riadattare la forchetta per essere portata alla bocca in autonomia.

Con il patrocinio di AISLA Onlus, nell’ambito delle celebrazioni dei suoi 40 anni di attività, di Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Policlinico Universitario Fondazione A. Gemelli, la formazione ha visto gli esperti condividere il valore della continuità tra ricerca e cura per conoscere e cambiare la storia naturale di questa grave malattia neurodegenerativa.




Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon: nel Lazio assegnati 275.000 euro per finanziare progetti per la ricerca di base nell’ambito delle malattie rare

Roma – Continua la collaborazione tra Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon: selezionati a livello nazionale 21 nuovi progetti di ricerca di base per un totale di circa 5 milioni di euro. Nel Lazio, sono stati circa 275.000 euro, con 2 progetti e altrettanti ricercatori coinvolti. Obiettivo dell’iniziativa congiunta, giunta ormai alla sua 2° edizione, è la comprensione di aspetti genetici e meccanismi molecolari oggi ancora in gran parte sconosciuti o scarsamente compresi, ma potenzialmente utili per favorire lo sviluppo di nuove terapie per le malattie rare.

Sebbene il genoma umano sia stato sequenziato completamente, circa un terzo delle proteine umane non sono ancora state descritte. Questa porzione di genoma ancora inesplorata potrebbe contribuire a chiarire nuovi meccanismi fisiologici e patologici e potrebbe rappresentare una miniera per scoprire nuovi percorsi terapeutici. ll bando di Fondazione Cariplo e Fondazione Telethon si è proposto quindi di sostenere la ricerca di base in questo ambito, ispirandosi a un’iniziativa del National Institutes of Health (NIH) focalizzata sullo studio di quelle parti del nostro patrimonio genetico che, ad oggi, restano oscure ma dovrebbero essere “illuminate”. In particolare, i progetti dovevano focalizzarsi sullo studio dei cosiddetti bersagli Tdark, definiti secondo i criteri stabiliti dall’Illuminating the Druggable Genome Knowledge Management Center (IDG-KMC), per i quali non sono note informazioni sulla struttura, sulla funzione e sulla interazione con molecole e farmaci.

Luca Proietti De Santis dell’Università degli Studi della Tuscia si dedicherà alla sindrome di STAR, un raro disturbo dello sviluppo di tipo dominante legato al cromosoma X, letale nei maschi e che nelle femmine si manifesta con sindattilia (fusione di due o più dita degli arti) dell’alluce, telecanto (aumento della distanza tra gli angoli interni delle palpebre), e malformazioni anogenitali e renali. Il gene responsabile si chiama FAM58A e codifica per la ciclina M, una proteina che regola la formazione dei polimeri di actina, una delle proteine più abbondanti dell’organismo, ma anche la formazione di una particolare struttura cellulare, chiamata “cilium”, coinvolta in un’ampia gamma di attività cellulari. L’obiettivo dello studio è di capire il modo in cui la perdita di funzionamento della ciclina M danneggi le dinamiche tra cilia e actina e come questa compromissione complessiva possa influenzare il mantenimento e il differenziamento delle cellule staminali. L’esito positivo di questi studi migliorerà la conoscenza dei meccanismi alla base della sindrome di STAR, con la speranza di gettare le basi per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.

Cecilia Mannironi del Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR, coordinerà un progetto di studio sulla la sindrome di Rett, una patologia neurologica progressiva che colpisce prevalentemente le bambine e che ad oggi non ha una terapia specifica. In più del 95% dei pazienti la causa della malattia è la mutazione del gene MeCP2, il cui prodotto è una proteina coinvolta in diversi processi cellulari. La conoscenza delle funzioni di MeCP2 e dei meccanismi molecolari alla base della patologia è ancora limitata e questo rende necessari ulteriori studi, in particolare del suo ruolo nello splicing. Infatti, PRPF40B è un regolatore dello splicing in grado di legarsi a MeCP2, ma tale legame viene a mancare in seguito a mutazioni di MeCP2 che si riscontrano in pazienti di RTT. Lo scopo di questo progetto di ricerca è la caratterizzazione del legame di MeCP2 con PRPF40B in cellule neuronali e lo studio del suo significato funzionale nell’ambito della RTT. L’analisi bioinformatica dei dati permetterà di identificare varianti geniche e processi biologici alterati, rilevanti per la patologia e potenziali bersagli per lo sviluppo di nuove terapie per questa patologia.

Complessivamente sono state ricevute 92 proposte di progetto, presentate da enti di ricerca italiani non profit, pubblici o privati. Di queste, 78 sono state ritenute idonee e sottoposte al processo di valutazione, affidato a una commissione medico-scientifica di 13 scienziati di caratura internazionale provenienti da tutto il mondo e presieduta dal dr. Massimo Pandolfo della Mc Gill University di Montreal (Canada). A garanzia della trasparenza e della correttezza della valutazione, è stato usato il metodo di peer-review, o revisione tra pari, che indica la valutazione critica che un lavoro o una pubblicazione riceve da parte di specialisti aventi competenze analoghe a quelle di chi li presenta.

“Anche nella seconda edizione di questo bando abbiamo ricevuto molte proposte dalla comunità scientifica – ha dichiarato Francesca Pasinelli, Direttore Generale di Fondazione TelethonCiò rafforza ulteriormente l’ipotesi che la chiave per svelare i meccanismi alla base di diverse patologie rare ancora senza risposta potrebbe proprio essere “nascosta” in questo ambito d’indagine praticamente inesplorato. Siamo contenti di portare avanti il sodalizio con Fondazione Cariplo e di indirizzare la ricerca in questa direzione con l’auspicio di poter, così, gettare le basi per lo sviluppo di nuove strategie di cura”.

“La quantità e la qualità dei progetti di ricerca che si sono proposti per questa seconda edizione del bando ci dimostrano la vivacità della comunità scientifica e l’interesse verso il tema. Lo studio del patrimonio genetico umano e la comprensione dei meccanismi all’interno di esso rappresentano infatti un campo di ricerca ad altissimo potenziale, capace di aprire a nuovi scenari diagnostici e terapeutici. Il Bando congiunto Fondazione Cariplo – Fondazione Telethon è un’esperienza di collaborazione estremamente positiva, basata sulla comune convinzione che investire in ricerca e conoscenza sia fondamentale per migliorare la vita delle persone, delle loro famiglie e di tutta la comunità” ha commentato Giovanni Fosti, Presidente Fondazione Cariplo. 

Fondazione Telethon ETS

Fondazione Telethon ETS è una delle principali charity biomediche italiane, nata nel 1990 per iniziativa di un gruppo di pazienti affetti da distrofia muscolare. La sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza, selezionata secondo le migliori prassi condivise a livello internazionale. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, segue l’intera “filiera della ricerca” occupandosi della raccolta fondi, della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca portata avanti nei centri e nei laboratori della Fondazione. Telethon inoltre sviluppa collaborazioni con istituzioni sanitarie pubbliche e industrie farmaceutiche per tradurre i risultati della ricerca in terapie accessibili ai pazienti. Dalla sua fondazione ha investito in ricerca oltre 623 milioni di euro, ha finanziato 2.804 progetti con 1.676 ricercatori coinvolti e 589 malattie studiate. Ad oggi grazie a Fondazione Telethon è stata resa disponibile la prima terapia genica con cellule staminali al mondo, nata grazie alla collaborazione con l’industria farmaceutica. Strimvelis, questo il nome commerciale della terapia, è destinata al trattamento dell’ADA-SCID, una grave immunodeficienza che compromette le difese dell’organismo fin dalla nascita. Un’altra terapia genica frutto della ricerca Telethon resa disponibile è quella per una grave malattia neurodegenerativa, la leucodistrofia metacromatica, dal nome commerciale di Libmeldy. Questo approccio terapeutico è in fase avanzata di sperimentazione clinica per un’altra immunodeficienza, la sindrome di Wiskott-Aldrich. Altre malattie su cui la terapia genica messa a punto dai ricercatori Telethon è stata valutata nei pazienti sono la beta talassemia e due malattie metaboliche dell’infanzia, la mucopolisaccaridosi di tipo 6 e di tipo 1. Inoltre, all’interno degli istituti Telethon è in fase avanzata di studio o di sviluppo una strategia terapeutica mirata anche per altre malattie genetiche, come per esempio l’emofilia o diversi difetti ereditari della vista. Parallelamente, continua in tutti i laboratori finanziati da Telethon lo studio dei meccanismi di base e di potenziali approcci terapeutici per patologie ancora senza risposta.

Fondazione Cariplo

Fondazione Cariplo sostiene progetti di utilità sociale in Lombardia e nelle province piemontesi di Novara e del Verbano Cusio Ossola, sostenendo enti pubblici e organizzazioni non profit. Ogni anno vengono realizzati mediamente più di 1000 progetti grazie ai contributi a fondo perduto distribuiti mediante bandi, erogazioni emblematiche, territoriali, istituzionali e patrocini, per un impegno di circa 150 milioni di euro. La Fondazione si dedica alla filantropia attraverso le proprie risorse economiche, progettuali e professionali per incentivare e supportare la realizzazione di progetti che mettano al centro il bene comune, la crescita delle persone e l’interesse collettivo.

Dal 1991 ad oggi sono stati sostenuti 37.732 progetti in Lombardia e nelle province piemontesi di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola per oltre 3,9 miliardi di euro di contributi a fondo perduto.

In particolare 2447 progetti sostenuti nel settore Ricerca scientifica per circa 563 milioni di euro

Fondazione Cariplo ha orientato la sua attività filantropica 2023 su obiettivi strategici tra i quali il sostegno alla ricerca multidisciplinare e sociale, ai giovani ricercatori, all’economia circolare, alle malattie rare, all’agroalimentare, al la food policy.




L’Unitus accoglie 35 giovani ricercatrici e ricercatori per i progetti finanziati dal PNRR

VITERBO – Il 1° marzo è stata una giornata di grande importanza per l’Università della Tuscia, che ha visto l’arrivo di 35 nuovi ricercatrici e ricercatori, selezionati con bando internazionale.

L’arrivo di giovani protagonisti della ricerca è stato reso possibile grazie ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nell’ambito dei centri nazionali Agritech e Biodiversità e dell’ecosistema dell’innovazione Rome Technopole, iniziative che prevedono rilevanti investimenti nel settore della ricerca e dell’innovazione, ritenuti fondamentali per lo sviluppo futuro dell’Italia.

Le ricercatrici e i ricercatori appena selezionati, avranno quindi la possibilità di lavorare su progetti di ricerca altamente innovativi, che spaziano dall’agricoltura 4.0 alla conservazione della biodiversità, passando per lo sviluppo di tecnologie avanzate per la transizione energetica, la salute e il biofarm, collaborando con aziende e start-up per sviluppare soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Inoltre, i giovani coinvolti nel Rome Technopole lavoreranno per promuovere la formazione internazionale e il public engagement del sistema di alta formazione e innovazione della Regione Lazio.

Il rettore dell’Università della Tuscia, Stefano Ubertini, ha commentato: “Siamo molto orgogliosi di poter accogliere questi talenti presso la nostra Università. La ricerca e l’innovazione sono al centro della nostra missione e, grazie a questi investimenti, l’Università della Tuscia potrà consolidare il suo posizionamento come centro di eccellenza nella formazione delle future generazioni e nella ricerca scientifica sulle sfide più urgenti che il nostro pianeta deve affrontare. Siamo certi che queste giovani ricercatrici e questi giovani ricercatori saranno una risorsa preziosa per la nostra comunità accademica e per la società nel suo insieme.”




Unitus, nuovi edifici per didattica e ricerca da realizzare nel Campus Riello

VITERBO – Il Magnifico Rettore, prof. Stefano Ubertini, annuncia con grande soddisfazione un altro eccellente risultato raggiunto dall’Università della Tuscia: il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha approvato la concessione del 100 % del finanziamento richiesto nello scorso mese di maggio per la realizzazione di un nuovo edificio da destinare a didattica e ricerca, di un ulteriore nuovo edificio da destinare ai laboratori didattici per il Corso di Scienze motorie e per la ristrutturazione di un fabbricato rurale da destinare a Centro Enologico Sperimentale di Ateneo. Il finanziamento concesso dal MUR ammonta a circa 7,6 milioni di euro, corrispondenti al 60% del costo totale dei tre interventi (circa 12,6 milioni di euro), la quota a carico dell’Ateneo è di poco superiore a 5 milioni di euro.

Dopo il finanziamento e l’avvio dei lavori per la demolizione e ricostruzione della ex caserma Palmanova, che viene realizzata mantenendo le caratteristiche volumetriche ed estetiche del vecchio edificio, come prescritto in fase di progettazione dalla Soprintendenza, continua senza sosta la politica di sviluppo edilizio dell’Ateneo Viterbese.

L’edificio per didattica e ricerca avrà una superficie di oltre 2000 m2 e consentirà di acquisire su tre piani circa 1000 posti studente in aula e laboratori per esercitazioni e ricerca nel piano interrato. Questo edificio verrà realizzato secondo le più recenti norme antisismiche, efficiente dal punto di vista energetico e rispettoso dell’ambiente.

Analoghe caratteristiche avrà il nuovo edificio per le attività teorico-pratiche del nuovo corso di Laurea in Scienze Motorie le cui lezioni sono iniziate nello scorso mese di settembre.

Il Centro Enologico Sperimentale, da tempo nei programmi del nostro Ateneo, continua il Magnifico Rettore, diventerà un centro di eccellenza per l’enologia con ricadute di rilievo sul territorio che ci ospita.

I lavori per la realizzazione dei tre edifici inizieranno entro il prossimo mese di giugno.

La nostra Università, conclude il Magnifico Rettore, è in attesa dell’esito della valutazione relativa ad un’altra linea di intervento per complessivi 5,8 milioni di euro per la riqualificazione degli immobili periferici dell’Ateneo e degli spazi di pertinenza.




Roma, Zingaretti: “Dalla Regione Lazio 70 milioni di euro per la ricerca”

ROMA – Presentato questa mattina a Roma, presso l’Aula Convegni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il bando “Fare ricerca” con il quale la Regione Lazio attribuisce un contributo economico premiale alle ricercatrici e ai ricercatori del Lazio con 2.000 euro in più ogni anno.

All’evento erano presenti il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, il Presidente del CNR, Maria Chiara Carrozza e l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start – Up e Innovazione, Paolo Orneli.

Scopo dell’intervento è lanciare un forte segnale nella direzione di ridurre il gap economico esistente tra i ricercatori italiani e quelli di altri paesi europei, contrastare la “fuga dei cervelli”, sostenere gli investimenti in conoscenza come asse strategico per un nuovo modello di sviluppo nel Lazio e nel Paese. Il bando prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro in 7 anni per un totale di 70 milioni di euro dal Programma Lazio FSE+ 2021-2027. L’importo a fondo perduto è rivolto a ricercatori strutturati e precari, universitari e non, compresi gli assegnisti di ricerca, con reddito lordo annuo inferiore a 63.095,00 euro operanti nel Lazio.

L’iniziativa si inserisce in una ampia azione strategica a favore della ricerca e dei ricercatori perseguita in questi anni dalla Regione Lazio con i Piani triennali per la ricerca e il trasferimento tecnologico, la Programmazione POR FESR 2014-2020 e gli Accordi di Programma Quadro con i Ministeri, grazie ai quali sono stati destinati alla ricerca oltre 380 milioni di euro. Nel nuovo POR 2021-2027 gli investimenti in ricerca toccheranno il traguardo di circa 500 milioni.

“Per sostenere ricercatrici e ricercatori e riportare al centro della nostra società i temi della scienza e della ricerca è fondamentale il contributo sinergico di tutte le istituzioni. La decisione di Regione Lazio di prevedere una misura strutturale negli anni è estremamente importante: per far compiere alla ricerca italiana un ulteriore passo in avanti nel panorama internazionale non servono ricette miracolose, ma semplificazioni, riforme e investimenti stabili e continui nel tempo, come quelli che abbiamo previsto anche in legge di bilancio”, ha dichiarato il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa

“Siamo molto lieti di partecipare a una iniziativa che ha il compito di sostenere i giovani ricercatori nella regione Lazio. Il rapporto con i territori è, per un ente diffuso come il CNR, un elemento fondamentale, così come la trasversalità disciplinare. I criteri di selezione adottati garantiranno una selezione meritocratica di nuove risorse da impegnare in tutta la filiera nella quale il CNR è attivo a partire dalla ricerca di base fino a quella applicata”, ha dichiarato il Presidente del CNR, Maria Chiara Carrozza.

“Con il bando che presentiamo oggi diamo un segnale fortissimo al mondo dell’università e della ricerca, dimostrando con i fatti che noi crediamo nella conoscenza, nella scienza, nel sapere come leve fondamentali di cambiamento. Il Lazio è l’unica regione in Italia ad aver lanciato uno strumento di sostegno al reddito di ricercatrici e ricercatori. Un segnale di vicinanza e concretezza a una risorsa imprescindibile per produrre sviluppo e benessere diffuso. Vogliamo portare il mondo dell’Università e della ricerca del Lazio nel futuro, puntando su interventi che rendano la nostra comunità scientifica protagonista in Italia e in Europa con fatti concreti, impegni, risorse. E lo facciamo a partire dal sostegno a chi la ricerca la fa sul campo”, ha dichiarato il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

“Con questa iniziativa vogliamo favorire la permanenza dei nostri ricercatori, di giovani talenti con alte competenze scientifiche nel tessuto economico e sociale del Lazio. Puntiamo a nuovo modello di sviluppo incentrato sulla qualità e il valore aggiunto delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori”, ha dichiarato Paolo Orneli, assessore regionale allo Sviluppo Economico.

Per ottenere il contributo basta aver pubblicato negli ultimi 24 mesi due lavori a carattere scientifico (o uno se il ricercatore è stato contrattualizzato da meno di un anno) su riviste Open Access, riviste in abbonamento e case editrici e candidarsi sulla piattaforma online della Regione Lazio.

La pubblicazione dell’avviso sul Bur della Regione Lazio è prevista entro 2 settimane.

Per l’erogazione del contributo economico basterà candidarsi sulla piattaforma online della Regione Lazio https://sicer.regione.lazio.it/sigem-gestione/




Nocciole, istituita la cabina di regia del progetto di ricerca applicata

VITERBO – In un incontro svoltosi lo scorso 30 marzo 2022 a Viterbo, presso l’Università degli Studi della Tuscia, è stata istituita la cabina di regia, coordinata da Italia Ortofrutta e posta sotto la responsabilità scientifica dell’ateneo, del progetto di ricerca applicata sul nocciolo, organismo del quale fa parte CPN (Cooperativa Produttori Nocciole) di Ronciglione insieme ad altre organizzazioni di produttori (OP) di Lazio e Campania.

Finalità della sinergia è delineare le linee guida del progetto di durata biennale, il cui obiettivo è la definizione di un modello di gestione del noccioleto compatibile con il territorio e con l’ambiente, focalizzando la ricerca su difesa dai principali insetti fitofagi e avversità fungine e batteriche. Obiettivo del progetto è anche la gestione agronomica dei corileti di Lazio e Campania. Proteggere la coltivazione delle nocciole e ridurre l’impatto ambientale sono gli indirizzi fondamentali.

Nel corso dell’incontro, i professori Stefano Speranza e Angelo Mazzaglia del dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia hanno presentato tutte le fasi del progetto di ricerca, i soggetti coinvolti e i protocolli sperimentali.

“Con la partecipazione in questa cabina di regia – commenta Piero Brama, presidente di CPN – continuiamo a perseguire l’obiettivo di mantenere il livello di eccellenza delle nocciole del nostro territorio attraverso una coltivazione sempre più rispettosa dell’ambiente, con una visione del futuro che ci veda protagonisti, in un mondo in completa evoluzione. Crediamo che si possa fare sempre meglio e che soltanto attraverso la ricerca scientifica, la sinergia tra organizzazioni di produttori, università ed enti regolatori quali il servizio fitosanitario regionale, il tutto coniugato con una indispensabile e capillare divulgazione delle conoscenze a tutti gli operatori, sia possibile diffondere la consapevolezza di un’agricoltura competitiva e sostenibile che sappia guardare al futuro“.




Sabato e domenica i cuori di cioccolato Telethon, per la ricerca, tornano in oltre 3mila piazze d’Italia

Anche sabato 18 e domenica 19 dicembre in oltre 3.000 piazze in tutta Italia tornano i Cuori di cioccolato, distribuiti dai volontari di Fondazione Telethon, Uildm, Avis, Anffas, Unpli, Azione Cattolica e altre associazioni. 

“La ricerca dona. Dona per la ricerca” è l’invito che Fondazione Telethon rivolge ai cittadini per continuare a partecipare alla grande catena di solidarietà e sostenere la ricerca: grazie ad essa, infatti, è possibile donare speranze, terapie e futuro a tutte le persone con una malattia genetica rara e alle loro famiglie. Una campagna che sottolinea i doni della ricerca, per tutti, e l’importanza di sostenerla in un percorso di sviluppo e progresso dell’intera comunità. Il simbolo del DNA rappresenta la fiducia di tutti i donatori che credono nella ricerca scientifica Telethon, che sta consentendo di donare diagnosi, terapie e cure alle persone con malattie rare.

Chi vorrà supportare la ricerca Telethon potrà donare per ricevere il Cuore di cioccolato, disponibile nella versione fondente e al latte (senza glutine), e al latte con granella di biscotto, come ringraziamento per una donazione minima di 12 euro. I Cuori di cioccolato sono prodotti in esclusiva per Fondazione Telethon dall’azienda torinese Caffarel, che vanta una storia pluricentenaria nell’arte cioccolatiera, con grande attenzione alla qualità degli ingredienti e alla selezione delle materie prime.

La Maratona RAI

Dopo la prima serata della scorsa domenica 12 dicembre su Rai 1, la maratona Telethon proseguirà con un’ideale staffetta dei più importanti conduttori sulle tre reti Rai, sulle reti di Radio Rai e sulla piattaforma RaiPlay.

L’edizione 2020 della storica maratona sulle reti Rai ha permesso di raccogliere 46 milioni e 218.821 euro destinati al finanziamento della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Grazie a chi ha donato la sua fiducia, sono stati raggiunti risultati straordinari che stanno migliorando la vita e curando bambini di tutto il mondo con la terapia genica. Ma ancora tanti altri risultati arriveranno se tutti i sostenitori di Fondazione Telethon continueranno a far sentire la loro presenza con donazioni e azioni concrete, per aiutare i ricercatori a sviluppare nuove cure per un numero sempre più alto di malattie genetiche.

 

Il numero solidale: 45510

Dal 1° al 31 dicembre 2021 sarà attivo il numero solidale 45510.                                                                                                 

Il valore della donazione è di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. È possibile donare 5 o 10 euro anche chiamando da telefono fisso TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb e Tiscali e 5 euro da TWT, Convergenze e PosteMobile.

                                                                                                 

Donazione con carta di credito  

I possessori di carte Visa, MasterCard e American Express possono fare la loro donazione sia online sia chiamando Telethon al numero 06 44015727 oppure telefonando al numero verde 800 11 33 77 da telefono fisso dal 1° novembre al 31 dicembre (02.34989500 dai cellulari e dall’estero).  

 

I 30 anni di partnership con BNL Gruppo BNP Paribas

Fondazione Telethon e Bnl Gruppo Bnp Paribas celebrano 30 anni di partnership solidale, una collaborazione che non ha precedenti in Europa nel settore del fundraising e un esempio straordinario di sostegno privato alla ricerca scientifica.

Questa formula ha consentito di raccogliere insieme, nel corso degli anni, l’eccezionale cifra di oltre 310 milioni di euro donati alla ricerca Telethon, un risultato ottenuto grazie alla sensibilizzazione profonda e alla partecipazione estesa a tutti i dipendenti, i clienti e le aziende legate al Gruppo bancario.

Un rapporto che si proietta nel futuro con sempre nuove iniziative per dare forza e sostegno alla ricerca e regalare futuro e terapie a chi combatte contro una malattia genetica rara.

 

L’impegno dei partner aziendali 

Le aziende partner sono al fianco di Fondazione Telethon per dare il proprio contributo alla migliore ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare, con Bofrost, BNP Paribas Cardif, CNH Industrial, Esselunga, Farmacie UniClub, Ferrarelle, Findomestic Banca Gruppo BNP Paribas, Italo – Nuovo Trasporto Viaggiatori S.p.A., Sofidel, Telesia, GRUPPO ACEA, GRUPPO VILLARI e VIVI Energia che scendono in campo con diverse iniziative di raccolta fondi.

Anche quest’anno, inoltre, DHL è vettore ufficiale della campagna di piazza con i Cuori di cioccolato. 

 

“Comuni del Cuore”, anche le Pubbliche Amministrazioni potranno sostenere Fondazione Telethon

Le Pubbliche Amministrazioni italiane sono sempre state al fianco di Fondazione Telethon per il supporto alla migliore ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

Ogni Comune può sostenere la Fondazione principalmente in quattro modi: organizzando un banchetto di raccolta fondi per la distribuzione dei Cuori di cioccolato durante la campagna di Natale; organizzando un evento\banchetto di raccolta fondi in un altro momento dell’anno; distribuendo i prodotti solidali all’interno del Comune o utilizzandoli come regalo per i dipendenti; con una donazione tramite delibera della Giunta comunale.

I comuni riceveranno quindi il logo “I Comuni del Cuore” da pubblicare sul proprio sito per testimoniare la vicinanza al mondo della ricerca Telethon e l’iscrizione all’albo “I Comuni del Cuore” con lo stemma del proprio Comune e il link diretto al sito web di riferimento, consultabile all’indirizzo www.telethon.it/partecipa/comuni-del-cuore/lalbo-dei-comuni/.

Per richiedere ulteriori informazioni è possibile inviare una e-mail a entipubblici@telethon.it o telefonando al numero 06.44015469.

 

Come continuare a sostenere Fondazione Telethon

È possibile sostenere Fondazione Telethon tutto l’anno attraverso il sito web con una donazione (www.telethon.it/sostienici/dona-ora/) o scegliendo un prodotto solidale (shop.telethon.it/), oppure sottoscrivendo il programma di donazione regolare Io adotto il Futuro (www.ioadottoilfuturo.it/).

 

Fondazione Telethon

Fondazione Telethon è una delle principali charity biomediche italiane, nata nel 1990 per iniziativa di un gruppo di pazienti affetti da distrofia muscolare. La sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza, selezionata secondo le migliori prassi condivise a livello internazionale. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, segue l’intera “filiera della ricerca” occupandosi della raccolta fondi, della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca portata avanti nei centri e nei laboratori della Fondazione. Telethon inoltre sviluppa collaborazioni con istituzioni sanitarie pubbliche e industrie farmaceutiche per tradurre i risultati della ricerca in terapie accessibili ai pazienti. Dalla sua fondazione ha investito in ricerca oltre 592,5 milioni di euro, ha finanziato 2.720 progetti con 1.630 ricercatori coinvolti e più di 580 malattie studiate. Ad oggi grazie a Fondazione Telethon è stata resa disponibile la prima terapia genica con cellule staminali al mondo, nata grazie alla collaborazione con l’industria farmaceutica. Strimvelis, questo il nome commerciale della terapia, è destinata al trattamento dell’ADA-SCID, una grave immunodeficienza che compromette le difese dell’organismo fin dalla nascita. Un’altra terapia genica frutto della ricerca Telethon resa disponibile è quella per una grave malattia neurodegenerativa, la leucodistrofia metacromatica, dal nome commerciale di Libmeldy. Questo approccio terapeutico è in fase avanzata di sperimentazione clinica per un’altra immunodeficienza, la sindrome di Wiskott-Aldrich. Altre malattie su cui la terapia genica messa a punto dai ricercatori Telethon è stata valutata nei pazienti sono la beta talassemia e due malattie metaboliche dell’infanzia, la mucopolisaccaridosi di tipo 6 e di tipo 1. Inoltre, all’interno degli istituti Telethon è in fase avanzata di studio o di sviluppo una strategia terapeutica mirata anche per altre malattie genetiche, come per esempio l’emofilia o diversi difetti ereditari della vista. Parallelamente, continua in tutti i laboratori finanziati da Telethon lo studio dei meccanismi di base e di potenziali approcci terapeutici per patologie ancora senza risposta.




Lazio, i cuori di cioccolato Telethon nelle piazze per sostenere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare

Torna la Maratona di Fondazione Telethon sulle reti Rai: dal 12 al 19 dicembre sarà una settimana all’insegna della solidarietà con tanti appuntamenti per sostenere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

Torneranno in oltre 3.000 piazze in tutta Italia i Cuori di cioccolato, distribuiti il 12, 18 e 19 dicembre dai volontari di Fondazione Telethon, Uildm, Avis, Anffas, Unpli, Azione Cattolica e altre associazioni.

“La ricerca dona. Dona per la ricerca” è l’invito che Fondazione Telethon rivolge ai cittadini per continuare a partecipare alla grande catena di solidarietà e sostenere la ricerca: grazie ad essa, infatti, è possibile donare speranze, terapie e futuro a tutte le persone con una malattia genetica rara e alle loro famiglie. Una campagna che sottolinea i doni della ricerca, per tutti, e l’importanza di sostenerla in un percorso di sviluppo e progresso dell’intera comunità. Il simbolo del DNA rappresenta la fiducia di tutti i donatori che credono nella ricerca scientifica Telethon, che sta consentendo di donare diagnosi, terapie e cure alle persone con malattie rare.

Chi vorrà supportare la ricerca Telethon potrà donare per ricevere il Cuore di cioccolato, disponibile nella versione fondente e al latte (senza glutine), e al latte con granella di biscotto, come ringraziamento per una donazione minima di 12 euro. I Cuori di cioccolato sono prodotti in esclusiva per Fondazione Telethon dall’azienda torinese Caffarel, che vanta una storia pluricentenaria nell’arte cioccolatiera, con grande attenzione alla qualità degli ingredienti e alla selezione delle materie prime.

Per partecipare in prima persona alla campagna come volontario è possibile telefonare al numero 06.44015469 o scrivere un’e-mail all’indirizzo volontari@telethon.it.

La Maratona RAI

Domenica 12 dicembre, in prima serata su Rai 1, andrà in onda “Festa di Natale” la serata interamente dedicata al sostegno della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare di Fondazione Telethon.

La maratona Telethon proseguirà con un’ideale staffetta dei più importanti conduttori sulle tre reti Rai, sulle reti di Radio Rai e sulla piattaforma RaiPlay.

L’edizione 2020 della storica maratona sulle reti Rai ha permesso di raccogliere 46 milioni e 218.821 euro destinati al finanziamento della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Grazie a chi ha donato la sua fiducia, sono stati raggiunti risultati straordinari che stanno migliorando la vita e curando bambini di tutto il mondo con la terapia genica. Ma ancora tanti altri risultati arriveranno se tutti i sostenitori di Fondazione Telethon continueranno a far sentire la loro presenza con donazioni e azioni concrete, per aiutare i ricercatori a sviluppare nuove cure per un numero sempre più alto di malattie genetiche.

Il numero solidale: 45510

Dal 1° al 31 dicembre 2021 sarà attivo il numero solidale 45510.       

Il valore della donazione è di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. È possibile donare 5 o 10 euro anche chiamando da telefono fisso TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb e Tiscali e 5 euro da TWT, Convergenze e PosteMobile.

                                                                                                 

Donazione con carta di credito  

I possessori di carte Visa, MasterCard e American Express possono fare la loro donazione sia online sia chiamando Telethon al numero 06 44015727 oppure telefonando al numero verde 800 11 33 77 da telefono fisso dal 1° novembre al 31 dicembre (02.34989500 dai cellulari e dall’estero).  

 

I 30 anni di partnership con BNL Gruppo BNP Paribas

Fondazione Telethon e Bnl Gruppo Bnp Paribas celebrano 30 anni di partnership solidale, una collaborazione che non ha precedenti in Europa nel settore del fundraising e un esempio straordinario di sostegno privato alla ricerca scientifica.

Questa formula ha consentito di raccogliere insieme, nel corso degli anni, l’eccezionale cifra di oltre 310 milioni di euro donati alla ricerca Telethon, un risultato ottenuto grazie alla sensibilizzazione profonda e alla partecipazione estesa a tutti i dipendenti, i clienti e le aziende legate al Gruppo bancario.

Un rapporto che si proietta nel futuro con sempre nuove iniziative per dare forza e sostegno alla ricerca e regalare futuro e terapie a chi combatte contro una malattia genetica rara.

 

L’impegno dei partner aziendali 

Le aziende partner sono al fianco di Fondazione Telethon per dare il proprio contributo alla migliore ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare, con Bofrost, BNP Paribas Cardif, CNH Industrial, Esselunga, Farmacie UniClub, Ferrarelle, Findomestic Banca Gruppo BNP Paribas, Italo – Nuovo Trasporto Viaggiatori S.p.A., Sofidel, Telesia, GRUPPO ACEA, GRUPPO VILLARI e VIVI Energia che scendono in campo con diverse iniziative di raccolta fondi.

Anche quest’anno, inoltre, DHL è vettore ufficiale della campagna di piazza con i Cuori di cioccolato. 

“Comuni del Cuore”, anche le Pubbliche Amministrazioni potranno sostenere Fondazione Telethon

Le Pubbliche Amministrazioni italiane sono sempre state al fianco di Fondazione Telethon per il supporto alla migliore ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

Ogni Comune può sostenere la Fondazione principalmente in quattro modi: organizzando un banchetto di raccolta fondi per la distribuzione dei Cuori di cioccolato durante la campagna di Natale; organizzando un eventobanchetto di raccolta fondi in un altro momento dell’anno; distribuendo i prodotti solidali all’interno del Comune o utilizzandoli come regalo per i dipendenti; con una donazione tramite delibera della Giunta comunale.

I comuni riceveranno quindi il logo “I Comuni del Cuore” da pubblicare sul proprio sito per testimoniare la vicinanza al mondo della ricerca Telethon e l’iscrizione all’albo “I Comuni del Cuore” con lo stemma del proprio Comune e il link diretto al sito web di riferimento, consultabile all’indirizzo www.telethon.it/partecipa/comuni-del-cuore/lalbo-dei-comuni/.

Per richiedere ulteriori informazioni è possibile inviare una e-mail a entipubblici@telethon.it o telefonando al numero 06.44015469.

 

Come continuare a sostenere Fondazione Telethon

È possibile sostenere Fondazione Telethon tutto l’anno attraverso il sito web con una donazione (www.telethon.it/sostienici/dona-ora/) o scegliendo un prodotto solidale (shop.telethon.it/), oppure sottoscrivendo il programma di donazione regolare Io adotto il Futuro (www.ioadottoilfuturo.it/).

 

Fondazione Telethon

Fondazione Telethon è una delle principali charity biomediche italiane, nata nel 1990 per iniziativa di un gruppo di pazienti affetti da distrofia muscolare. La sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza, selezionata secondo le migliori prassi condivise a livello internazionale. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, segue l’intera “filiera della ricerca” occupandosi della raccolta fondi, della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca portata avanti nei centri e nei laboratori della Fondazione. Telethon inoltre sviluppa collaborazioni con istituzioni sanitarie pubbliche e industrie farmaceutiche per tradurre i risultati della ricerca in terapie accessibili ai pazienti. Dalla sua fondazione ha investito in ricerca oltre 592,5 milioni di euro, ha finanziato 2.720 progetti con 1.630 ricercatori coinvolti e più di 580 malattie studiate. Ad oggi grazie a Fondazione Telethon è stata resa disponibile la prima terapia genica con cellule staminali al mondo, nata grazie alla collaborazione con l’industria farmaceutica. Strimvelis, questo il nome commerciale della terapia, è destinata al trattamento dell’ADA-SCID, una grave immunodeficienza che compromette le difese dell’organismo fin dalla nascita. Un’altra terapia genica frutto della ricerca Telethon resa disponibile è quella per una grave malattia neurodegenerativa, la leucodistrofia metacromatica, dal nome commerciale di Libmeldy. Questo approccio terapeutico è in fase avanzata di sperimentazione clinica per un’altra immunodeficienza, la sindrome di Wiskott-Aldrich. Altre malattie su cui la terapia genica messa a punto dai ricercatori Telethon è stata valutata nei pazienti sono la beta talassemia e due malattie metaboliche dell’infanzia, la mucopolisaccaridosi di tipo 6 e di tipo 1. Inoltre, all’interno degli istituti Telethon è in fase avanzata di studio o di sviluppo una strategia terapeutica mirata anche per altre malattie genetiche, come per esempio l’emofilia o diversi difetti ereditari della vista. Parallelamente, continua in tutti i laboratori finanziati da Telethon lo studio dei meccanismi di base e di potenziali approcci terapeutici per patologie ancora senza risposta.