Unione nazionale consumatori: Viterbo in testa per rincari nei ristoranti durante l’estate

di REDAZIONE-

VITERBO- Nella stagione estiva caratterizzata da aumenti dei prezzi, Viterbo si distingue per essere in cima alla lista dei rincari nei ristoranti. Secondo i dati recentemente resi noti dall’Unione Nazionale Consumatori relativi al mese di luglio, la città dei papi registra il più alto aumento nel settore della ristorazione. Mentre l’inflazione annua in Italia si attesta al 6%, a Viterbo i ristoranti hanno aumentato i prezzi del 14,5% rispetto a luglio 2022. Al secondo posto si colloca Brindisi con un aumento del 12,1%, seguita da Benevento al terzo posto con un incremento dell’11,2%.

La graduatoria prosegue con Belluno, Cosenza, Messina e Olbia-Tempio, tutte con un aumento dell’8,5%. A seguire vi sono Trieste con un aumento dell’8,1% e Massa-Carrara con un aumento dell’8%. Chiude la top ten Siena, dove i prezzi dei ristoranti sono aumentati del 7,9%. Tra i ristoratori che hanno registrato aumenti meno significativi, si distinguono Trapani e Caserta, entrambi con un aumento del 2,1%, seguiti da Terni con un aumento del 2,7% e Cremona con un aumento del 2,9%.

A livello regionale, è la Puglia ad aver registrato i maggiori rincari nei ristoranti, con un aumento del 7,5% rispetto a luglio 2022. Solo la Provincia Autonoma di Bolzano ha fatto registrare un aumento superiore, pari al 7,6%. Questi dati evidenziano come i ristoranti di Viterbo abbiano subito aumenti dei prezzi più marcati rispetto a molte altre città italiane, influenzando il settore della ristorazione durante questa stagione estiva.




Prezzi, CODACONS: A Viterbo i rincari piu’ alti dei ristoranti: +16%

Viterbo è la città italiana dove i listini dei ristoranti registrano i rincari più pesanti su base annua. Lo afferma il Codacons, che ha realizzato una mappa del caro-ristorazione in Italia.

I rincari di alimentari e bevande si fanno sentire anche sui listini al pubblico praticati da bar e ristoranti, ma a ritoccare i prezzi al rialzo sono anche pizzerie, gelaterie, pasticcerie, e il settore del “food delivery”. Tra emergenza bollette che ha aggravato i costi per gli esercizi pubblici e l’inflazione che, per il comparto alimentare, supera quota 12%, oggi per gli italiani mangiare fuori è sempre più costoso – denuncia il Codacons – I prezzi al pubblico nel settore della ristorazione registrano aumenti medi del +6,8% su base annua: i menu dei ristoranti costano il 6,1% in più, una cena in pizzeria rincara del 7,6%, per una consumazione al bar si spende in media il 4,8% in più, mentre gelaterie e pasticcerie hanno ritoccato al rialzo i listini del 5,9%, +6,6% i fast food. L’incremento più alto, tuttavia, spetta al sempre più diffuso “food delivery”, con i prezzi delle consegne di cibi e bevande a domicilio che salgono del +13% rispetto al 2022. Tradotto in soldoni gli italiani, a parità di consumi, spendono oggi quasi 2 miliardi di euro in più per il comparto della ristorazione, a causa dei rincari registrati nel settore.

In alcune città italiane, poi, i prezzi della ristorazione aumentano a velocità più che doppia rispetto la media nazionale: è il caso di Viterbo, dove cenare al ristorante costa oggi il 16% in più rispetto allo scorso anno. Aumenti pesanti anche a Siena (+11,5%), Brindisi (+11,1%) e Cosenza (+11%).

La città dove invece i prezzi dei ristoranti aumentano meno è Vercelli, che registra un rincaro dei listini appena del +2,4% su anno, seguita da Trapani (+3,1%) e Ancona (+3,5%).

“Regalarsi una pizza fuori o cenare al ristorante è sempre più costoso – commenta il presidente Carlo Rienzi – Questo a causa delle tensioni nei prezzi al dettaglio che vengono poi scaricate dai pubblici esercizi sulle tariffe praticate al pubblico. Se si considera che una famiglia “tipo” destina in media ogni anno circa 1.080 euro al settore della ristorazione, il conto dei rincari di bar, ristoranti, gelaterie, ecc., sfiora in totale i 2 miliardi di euro rispetto allo scorso anno. Incrementi dei listini che rischiano di determinare una riduzione dei consumi, con le famiglie che, per far fronte al caro-prezzi, potrebbero tagliare la spesa per le consumazioni fuori casa” – conclude Rienzi.

Mappa del caro-ristoranti in Italia (aumenti percentuali su base annua):

Viterbo 16,0%
Siena 11,5%
Brindisi 11,1%
Cosenza 11,0%
Grosseto 10,0%
Belluno 9,9%
Benevento 9,5%
Parma 9,0%
Mantova 8,8%
Trieste 8,8%
Novara 8,6%
Modena 8,6%
Massa Carrara 8,6%
Alessandria 8,4%
Brescia 8,3%
Bolzano 8,3%
Udine 8,2%
Teramo 8,2%
Piacenza 8,0%
Biella 7,9%
Pistoia 7,9%
Ferrara 7,8%
Olbia-Tempio 7,8%
Vicenza 7,5%
Bologna 7,5%
Perugia 7,5%
Messina 7,4%
Cuneo 7,3%
Treviso 7,3%
Padova 7,3%
Genova 7,2%
Pordenone 7,2%
Varese 7,1%
Lecco 7,1%
Reggio Emilia 7,0%
Forlì-Cesena 7,0%
Avellino 7,0%
Siracusa 7,0%
Aosta 6,9%
Milano 6,9%
Napoli 6,9%
Palermo 6,9%
Gorizia 6,8%
Macerata 6,8%
Trento 6,7%
Ravenna 6,7%
Cagliari 6,5%
Verona 6,4%
Venezia 6,4%
Rimini 6,3%
Firenze 6,3%
Bari 6,3%
Roma 6,2%
Torino 6,0%
Lucca 6,0%
Arezzo 6,0%
Rovigo 5,9%
Pisa 5,8%
Caltanissetta 5,8%
Sassari 5,8%
Como 5,5%
Lodi 5,5%
Potenza 5,5%
Catania 5,4%
Imperia 5,3%
Ascoli Piceno 5,1%
Reggio Calabria 5,1%
Pavia 4,9%
Cremona 4,7%
Terni 4,6%
Livorno 4,5%
Caserta 4,4%
Catanzaro 4,3%
Campobasso 4,2%
Bergamo 3,6%
Pescara 3,5%
Ancona 3,4%
Trapani 3,1%
Vercelli 2,4%

Fonte: elaborazioni Codacons su dati Istat




“La Giornata della Ristorazione”, l’appuntamento venerdì 28 aprile

VITERBO – Un’iniziativa popolare, inclusiva, solidale e profondamente etica sviluppata con l’obiettivo di invitare a celebrare la condivisione di un rinnovato sentimento di comunità: è la Giornata della Ristorazione, ideata da FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi con il supporto organizzativo di MAGENTA bureau e Rampello & Partners, un appuntamento fortemente voluto per celebrare la cultura della ristorazione italiana.

L’evento, in programma venerdì 28 aprile, rappresenta un’occasione sociale per rifondare il senso di comunità del Paese attraverso il tema dell’ospitalità con l’intento di onorare il rito più antico dell’uomo:

L’Arte del Convivio, il vivere assieme.

L’evento si propone di riunire cuochi e ristoratori italiani a tutti i livelli i quali, dando la loro adesione al progetto, proporranno, all’interno dei menu, un piatto a base di pane, fil rouge del primo appuntamento, cui è collegata un’importante iniziativa di charity a favore di Caritas Italiana. Anche i ristoratori italiani che operano all’estero saranno coinvolti nella giornata.

L’iniziativa avrà cadenza annuale e vedrà i ristoratori in veste di protagonisti per la loro capacità di ri-educare l’uomo a vivere assieme. Un segnale forte per esprimere, in tempi difficili, come il mondo della ristorazione possa farsi testimone e portavoce del senso di comunità.

La Giornata della Ristorazione 2023 ha ricevuto dal Capo dello Stato la Medaglia del Presidente della Repubblica quale premio di rappresentanza per l’alto valore dell’iniziativa.

“Per l’occasione, presenteremo la Carta dei valori della ristorazione italiana attraverso una cerimonia alla sala regia del Comune in cui la sindaca Chiara Frontini adotterà simbolicamente la carta per la città di Viterbo affinché i suoi valori, siano da guida e ispirazione per i ristoratori della città – dichiara Marco Bevilacqua, presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Viterbo – i ristoranti del nostro territorio che hanno già aderito alla giornata sono molti, auspichiamo che se ne aggiungeranno altri nelle prossime settimane. La ristorazione è un volano importante dell’economia del territorio sia in termini di valore aggiunto che di occupazione è anche un condensato di valori sociali, storici e culturali in cui trova espressione il nostro stile di vita e il nostro modo di stare assieme. La ristorazione anima la città, si conferma come uno dei principali attrattori della nostra offerta e rappresenta una luce accesa sul territorio che ne garantisce la sicurezza. Per tutte queste ragioni dobbiamo essere orgogliosi di fare impresa e di lavorare in questo settore. La Giornata vuole esprimere tutte queste cose insieme.”




Covid: Bianchini, i ristoranti falliscono mentre qualcuno guadagna con la crisi?

ROMA- “Siamo rimasti basiti di fronte a quanto mostrato da Restart, in onda su Rai 2. Il programma di Annalisa Bruchi ha messo in evidenza un presunto business sanitario basato su numeri “alterati” della pandemia. Siamo rimasti basiti anche perché le aziende del comparto Horeca – ristoranti, bar, pizzerie, pub e cocktail bar – non ancora fallite, sono al limite della chiusura per essere state additate dall’inizio dell’emergenza come luogo dei contagi senza il supporto di uno studio scientifico. Alla terza stagione di accanimento – fiscale, ispettivo, mancati sostegni economici – contro le piccole imprese, non si possono più chiudere gli occhi. La domanda è: mentre i ristoranti continuano a fallire, c’è qualcuno che guadagna con il perdurare della crisi? Ecco, il servizio di Valentina Noseda su Restart non può passare sottotraccia”. Lo ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente dell’associazione di categoria MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità.




Covid, Bianchini (MIO): “Nell’ultimo mese i ristoranti hanno perso il 54% del fatturato”

ROMA – «Il settore Horeca sta collassando. Nell’anno appena concluso, il 2021, ristoranti, bar, pizzerie, pub e cocktail bar hanno perso il 49% del loro fatturato rispetto al 2019. Non è solo un dato drammatico, ma una tendenza negativa che si sta rafforzando, giorno dopo giorno. Dall’8 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022, quindi nell’ultimo mese, il settore Horeca ha fatturato il 54% in meno rispetto allo stesso periodo 2019-2020. Si tratta degli ultimissimi dati di un’indagine a campione effettuata dal Centro Studi di MIO Italia. Dati senz’altro scomodi per qualcuno al Governo, ma fedeli indicatori della realtà che stanno vivendo i piccoli imprenditori, le loro famiglie, e tutta la filiera legata all’attività di somministrazione. E purtroppo non è ancora tutto».

Lo ha reso noto Paolo Bianchini, presidente dell’associazione di categoria MIO ItaliaMovimento Imprese Ospitalità.

«Sempre secondo il Centro Studi di MIO Italia, la tendenza negativa proseguirà nei prossimi mesi. Senza misure di sostegno, per il settore Horeca sarà difficile sopravvivere. A trarne vantaggio saranno le multinazionali del cibo spazzatura», ha aggiunto Paolo Bianchini.

«In questo senso MIO Italia propone al Governo cinque azioni da attuare attraverso un Ristori Ter con estrema urgenza. Eccole: prolungamento nel 2022 delle moratorie sui prestiti alle Pmi;  reintroduzione del credito d’imposta sugli affitti dei locali; indennizzi veloci e a fondo perduto, per coprire le perdite di dicembre 2021 e del primo trimestre 2022; abbassamento dell’Iva dal 10 al 5%; Cassa integrazione in deroga», ha spiegato Paolo Bianchini.




Covid, Bianchini (MIO): “Nei ristoranti manca il personale, il Green pass va cancellato”

ROMA – «L’obbligo del green pass, che scatterà da venerdì 15 ottobre, inciderà sul tessuto economico del nostro Paese, formato per la quasi totalità da microimprese. Nell’ambito del settore Horeca le conseguenze saranno pesanti. Veniamo da un periodo a dir poco difficile, che ha messo in evidenza, fra l’altro, la problematica della mancanza del personale di sala e di cucina. Da una ricerca effettuata dal Centro studi di MIO Italia è emerso che dal momento delle riaperture a oggi circa il 35% delle aziende ha lavorato sottorganico. Inoltre, si stima che il 25% del personale non sia ancora vaccinato e non abbia intenzione di farlo per timore degli effetti collaterali. La mancanza dei dipendenti andrà a peggiorare la precaria e faticosa situazione, generando una diminuzione della produzione e il conseguente calo di fatturato, già dimezzato rispetto il periodo pre-covid».

Lo ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente dell’associazione di categoria MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità.

«Per questi motivi riteniamo più che fondata la nostra richiesta di cancellazione totale di questo ipocrita, inutile e dannoso provvedimento – applicato solo in Italia – che minaccia il diritto al lavoro di decine di migliaia di italiani», ha concluso Paolo Bianchini.




Covid: Bianchini, green pass obbligatorio? Allora ai ristoranti va restituito il 100% della capienza

ROMA-  “Il comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca) deve poter riaprire ai clienti il cento per cento dei propri spazi al chiuso. E questo da subito. Ora, infatti, con l’obbligo del green pass, uno strumento creato ad arte per imporre la vaccinazione, non lasciando altra scelta, quali rischi corriamo? Siamo tutti “immunizzati”: esercenti, dipendenti, clienti. Non ha quindi più senso lavorare con i locali, covid free, a metà capienza. In caso contrario, la politica dovrebbe spiegare il motivo del mancato ritorno a regime. Il motivo vero, però, non giri di parole”. Lo ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente dell’associazione di categoria MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità. “Aggiungo che il buon lavoro estivo non è stato realizzato grazie all’uso del green pass. Il lavoro, infatti, si è svolto per la quasi totalità all’esterno dei locali. Quindi non c’è stata alcuna incidenza favorevole del lasciapassare», ha sottolineato Paolo Bianchini. “Detto ciò, i ristoratori non ancora falliti hanno necessità di recuperare le perdite economiche causate da mesi e mesi di politiche a dir poco irragionevoli, che hanno penalizzato il settore Horeca, scelto – a dispetto dei dati e degli studi scientifici – come capro espiatorio. E bisogna anche tenere conto dei maxi-aumenti delle bollette, che colpiranno non solo le famiglie, ma anche i piccoli imprenditori, i fornitori e le materie prime di tutta la filiera dell’ospitalità a tavola”, ha concluso Paolo Bianchini.

 




Fipe-Confcommercio contro il green pass per i ristoranti: “Velocizzare la campagna senza penalizzare chi lavora”

ROMA – “La campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite. Quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I Pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza e allontanare le migliaia di professionisti che stavano tornando pian piano ad avere fiducia e a mettere le loro competenze a disposizione dei locali. Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività, dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio. Se, invece, l’obiettivo è sensibilizzare i giovani sull’importanza delle vaccinazioni, facciamolo insieme. Come Fipe-Confcommercio siamo disposti a collaborare con il governo per una campagna di comunicazione capillare a ogni tavolo e a ogni bancone. Ma basta provvedimenti punitivi sempre contro i soliti settori”. Così Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi.

 




Arriva anche a Roma la campagna a supporto dei ristoranti del Bel Paese

ROMA- Una scatola piena di sapori genuini e gusti speciali made in Italy per promuovere la ripartenza di un settore fortemente condizionato dalla pandemia: è questa l’idea alla base dell’iniziativa di corporate social responsibility a supporto dei ristoranti italiani lanciata da Vitavigor, famosa da oltre 60 anni nel mondo per la qualità del “Super Grissin de Milan”. Lo scopo del progetto consiste nell’offrire un simbolico ma concreto sostegno a giovani ristoratrici e ristoratori, locali storici e agli imprenditori che hanno aperto di recente la propria attività, o addirittura durante i difficilissimi mesi di pandemia, attraverso l’invio di una speciale box di grissini e snack da aperitivo realizzati dal marchio. #VITAVIGORconNOI: questo è il nome della campagna di portata nazionale che ha coinvolto ben 116 ristoranti, situati in 19 province differenti del Bel Paese da Nord a Sud, toccando finora Milano, Monza e Brianza, Lago di Como, Lago di Garda, Liguria, Roma, Emilia Romagna, Napoli (insieme a Capri e a tutta la zona di costiera), Palermo e Catania. In totale sono state inviate oltre 26.000 bustine di grissini, per un totale di circa 250 kg di prodotti.

“La ripartenza per il preziosissimo settore della ristorazione, resa possibile grazie alla tenacia e al lavoro degli imprenditori italiani, è fondamentale per la ripresa dell’intero Paese a ogni livello economico – sottolinea Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – Attraverso la campagna #VITAVIGORconNOI vogliamo dimostrare la nostra vicinanza ai coraggiosi giovani ristoratrici e ristoratori, ai locali storici che arricchiscono le nostre città di gusto e convivialità e agli imprenditori che hanno inaugurato la propria attività solo da poco tempo: si tratta di un gesto simbolico per offrire il nostro sostegno ad una delle categorie più toccate e influenzate negativamente dalla pandemia. Per la box abbiamo selezionato le nostre migliori referenze di grissini, e i nuovissimi snack da aperitivo Vitapop. I nostri grissini rappresentano al meglio la categoria e in generale tutti noi perché, proprio come i grissini, siamo fragili quando siamo soli, ma, quando ci sosteniamo a vicenda e affrontiamo le difficoltà all’unisono, diventiamo forti e, soprattutto, una base solida e resiliente da cui iniziare per ripartire e ritrovare la serenità che tanto desideriamo. Noi di Vitavigor auguriamo ai ristoratori italiani un’ottima stagione estiva!”.




Confesercenti, zona gialla: bar e ristoranti aperti fino alle 22, bar aperti fino alle 22, con servizio al tavolo, asporto fino alle 18

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “La Confesercenti informa che a partire da oggi, lunedì 26 aprile, in zona gialla (tutto il Lazio) per quanto riguarda il settore della ristorazione i ristoranti potranno restare aperti a pranzo e a cena nella zona all’aperto fino alle 22 con servizio al tavolo. Il distanziamento dei singoli tavoli, occupati fino a 4 persone, è di almeno un metro.
Per quanto riguarda il “coprifuoco” rimane fissato dalle ore 5 alle 22. Il servizio di asporto nei bar è previsto fino alle ore 18. Anche per quanto riguarda i bar vige la regola del servizio al tavolo .
Poiché nella giornata odierna in alcuni casi, relativamente agli esercizi di ristorazione, sono state diffuse interpretazioni inesatte rispetto alle suddette regole, la Confesercenti ribadisce che bisogna attenersi a quanto disposto dal decreto Circolare 24 aprile DL “52/2021: misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell ‘epidemia da COVID-19”.




Da domani, 26 aprile, riaprono bar e ristoranti all’aperto

di REDAZIONE-

VITERBO- Da domani il Lazio torna in zona gialla e bar e ristoranti potranno riaprire con il servizio ai tavoli all’aperto a pranzo e cena fino alle ore 22, dopo scatta il coprifuoco fino alle 5. Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati. Ma già ieri a Viterbo si respirava aria di libertà con tanta gente riversata in centro, in particolare giovanissimi, tra Corso Italia e piazza Verdi. Da domani, 26 aprile, saranno consentiti gli spostamenti tra le regioni diverse nelle zone bianca e gialla. Per chi volesse andare in regioni invece arancioni o rosse dovrà munirsi di una “certificazione verde”, che sarà rilasciata solo se si dimostrerà di essere guariti dal Covid, di essere vaccinati o di aver fatto un tampone con esito negativo. Da domani e fino al 15 giugno, nelle zone gialle, è consentito lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata una volta al giorno, dalle 5 alle 22, a quattro persone oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. Le persone che si spostano potranno portare con sé i minorenni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale e le persone con disabilità o non autosufficienti conviventi. Da domani, tornano a scuola nelle zone gialle e arancioni, almeno il 70 per cento degli studenti delle superiori, con tutte le problematiche che abbiamo già evidenziato per quanto riguarda le scuole del capoluogo. Per l’università, dal 26 aprile al 31 luglio, sempre nelle zone gialle ed arancioni, le attività degli atenei si svolgono prioritariamente in presenza. Tornano da domani anche gli spettacoli aperti al pubblico, in zona gialla apriranno gli  spettacoli  in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all’aperto ma con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, sia per il personale. La capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 1.000 per gli spettacoli all’aperto e a 500 per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala.  Restano sospesi gli spettacoli aperti al pubblico quando non è possibile assicurare il rispetto di tali condizioni. Resta aperta comunque la possibilità di aumentare il numero dei presenti in base alla curva dei contagi. Da domani, 26 aprile, in zona gialla, sarà consentito lo svolgimento all’aperto di qualsiasi attività sportiva anche di squadra e di contatto. Inoltre, dal 15 maggio 2021, sempre in zona gialla, saranno consentite le attività delle piscine all’aperto. Dal 1° giugno, riapriranno anche le palestre.




Viterbo, il sindaco Arena: “Mi auguro che la chiusura dei ristoranti verrà posticipata alle 23”

VITERBO – Il sindaco di Viterbo, Giovanni Maria Arena afferma: “Continuano a decrescere i positivi nella nostra città, se la tendenza sarà confermata nei prossimi giorni, mi auguro che verrà posticipato, nella massima sicurezza, la chiusura dei ristoranti alle 23 e l’anticipazioni delle aperture di palestre e piscine”.




Apertura di ristoranti e stabilimenti balneari, avviato il tavolo tecnico con la Regione Lazio

ROMA – In data odierna si è svolto il primo appuntamento del tavolo tecnico sulle modalità di avvio dell’imminente stagione balneare, organizzato dalla Regione Lazio con la rappresentanza dei sindacati balneari del Lazio. L’assessore Paolo Orneli e l’assessore Valentina Corrado hanno avviato la discussione sull’imminente stagione balneare che si presenta con le criticità legate all’emergenza Covid-19, focalizzando subito sul tema dei protocolli e delle date di apertura dei ristoranti e degli stabilimenti balneari.

La Regione Lazio ha riportato la sintesi del verbale della conferenza stato regione di ieri sulla discussione sui temi legate al demanio e la necessità di un riordino della normativa demaniale Nazionale, compresa la discussione su una data nazionale di apertura delle attività di ristorazione e di quelle balneari, fermo restando la possibilità dei comuni di fare delle restrizioni tramite le ordinanze sindacali. In linea di massima dovrebbero essere confermati i protocolli del 2020, così come le distanze tra ombrelloni di 10 metri quadrati corrispondenti alle linee guida Nazionali, ma che possono aumentare in considerazione delle indicazioni dei PUA comunali. L’assessore ha più volte sottolineato l’importanza delle norme e delle regole di comportamento, attraverso le quali si potrà avviare la stagione balneare in modo sicuro, confermando il contributo di 3 milioni di euro ai comuni per l’organizzazione delle spiagge libere. Le date ipotizzate sono il 26 Aprile per i ristoranti e il 15 Maggio per gli stabilimenti balneari, da confermare in base alle discussioni Nazionali attivate nel CTS e nel governo. Il S.I.B. Lazio ha sottolineato l’importanza di un chiarimento tecnico rispetto all’utilizzo dell’area demaniale, delle spiagge pubbliche e di quelle in concessione, che potrebbero essere frequentate dal 26 Aprile, anche se l’apertura degli stabilimenti potrebbe essere successiva. Secondo il Sindacato, il governo e la Regione Lazio dovranno chiarire se agli utenti sarà permesso l’utilizzo dell’arenile per l’attività ludico-ricreativo, compresa la balneazione, prima dell’apertura ufficiale delle attività turistiche, che ricordiamo rappresentare il più importante presidio per la sicurezza balneare oltre a quella igienica sanitaria. Il tavolo tecnico si aggiornerà nei prossimi giorni, non appena saranno note le linee guida varate dal governo, ringraziando l’assessore Orneli e l’assessore Corrado per la disponibilità e per l’attenzione al tema del turismo balneare, identificato per le importanti ricadute economiche su l’intero sistema turistico Laziale, di una regione che vanta ben 350 km di costa, rappresentata da tre provincie e da 24 comuni costieri.

S.I.B. Lazio

Mario Gangi – Marzia Marzoli




Ristoranti ed alberghi, nel biennio 2020/21 il Coronavirus brucia 38,5 miliardi di euro

ROMA – Il settore ristoranti e alberghi a causa dell’emergenza Covid-19 brucia nel biennio 2020-2021 oltre 38miliardi di euro. In particolare le oltre 74 mila società di capitali di questo comparto realizzerebbero complessivamente una perdita di 38,503 miliardi di euro, pari a circa la metà dell’intero settore. Il settore dell’alloggio registrerebbe un calo complessivo di 17,5 miliardi di euro, mentre quello della ristorazione una flessione di 21 miliardi di euro. Il 2021 si presenta però leggermente migliore del 2020 rispetto al 2019. Quest’anno, infatti, il fatturato complessivo delle società di capitali è previsto ridursi del -35% contro il -44,2% del 2020. 

Sono le stime quantificate dall’Osservatorio sui Bilanci 2019 del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

Il campione analizzato è formato da quasi 75 mila società con oltre 670 mila dipendenti e quasi 49 miliardi di fatturato a valori 2019. In termini di fatturato, le società di capitali esaminate in queste simulazioni coprono più del 50% dell’intero settore che presenta, sempre a valori 2019, un fatturato complessivo vicino ai 90 miliardi di euro con circa un milione e mezzo di occupati.  La stragrande maggioranza delle società prese in esame dall’Osservatorio non supera i 10 milioni di euro di fatturato. Sono appena 410 le società di capitali che superano i 10 milioni di fatturato con ricavi però superiori a 14 miliardi di euro, il 29% del totale ed occupano quasi 144 mila dipendenti, il 21% del totale.

Le simulazioni sono state condotte tenendo conto degli andamenti congiunturali di settore del 2020 così come rilevati dall’Istat e dal Mef e dalle proiezioni condotte sul 2021. Queste ultime sono state elaborate tenendo conto della stagionalità del comparto turistico e dell’impatto delle misure restrittive adottate dal governo per il primo trimestre dell’anno. Per la restante parte dell’anno, le simulazioni sono state condotte prevedendo una graduale, ma parziale, ripresa del settore man mano che le vaccinazioni proseguono e gli indicatori permettono la riapertura delle attività. In ogni caso, si prevede un forte recupero nel terzo trimestre che, in alcuni casi, raggiunge il 90% dei livelli pre-covid, e un buon recupero anche nel quarto trimestre che, però, soprattutto per il settore degli alberghi, dovrebbe risentire ancora in maniera fortemente negativa il crollo degli arrivi dall’estero.

L’Osservatorio analizza anche l’epoca precovid. Nel 2019, rispetto all’anno precedente, le Srl del settore ristoranti e alberghi erano in crescita.  In particolare, a fronte di un aumento degli addetti dell’1,4%, si registrava un incremento dei ricavi del 6,3% e del valore della produzione del 6,1%, che si traducevano in una crescita del valore aggiunto del 5,3%. A livello geografico le performance migliori in termini di fatturato si registravano nel Sud (+6,5%), mentre la crescita più bassa al Centro (+3,5%).




Covid: Bianchini, dal 6 aprile i ristoratori associati a MIO Italia apriranno a pranzo e a cena

ROMA – «Da martedì 6 aprile i piccoli imprenditori del comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca) associati a MIO Italia, apriranno a pranzo e a cena. Non è una provocazione, né un atto dimostrativo, ma una questione di sopravvivenza».

Lo ha reso noto Paolo Bianchini, presidente di MIO ItaliaMovimento Imprese Ospitalità.

«Da un anno i piccoli imprenditori dell’ospitalità a tavola sono costretti a chiudere-aprire-chiudere, in contrasto con le evidenze scientifiche, senza prospettive, programmazione, piani di rilancio, indennizzi ragionevoli, interventi sui costi fissi. Nulla. Non sono più padroni del presente e del futuro e di quello delle loro famiglie. Con l’ultimo decreto Sostegno è stata prevista una elemosina, fra l’altro in arrivo dopo il 10 aprile», ha aggiunto Paolo Bianchini.

«Nel frattempo, prosegue lo stillicidio di fallimenti e continuano ad arrivare gli sfratti esecutivi e le convocazioni in tribunale. Il Paese, come conseguenza delle decisioni scellerate della politica, sta perdendo, una dopo l’altra, aziende importanti che complessivamente creavano il 30 per cento del Pil. Non solo. Lo Stato assiste inerme e irresponsabilmente al collasso dei prodotti Made in Italy e del settore della distribuzione, esposto finanziariamente con gli istituti bancari proprio a causa dei blocchi al comparto Horeca e dei conseguenti crediti deteriorati», ha spiegato Paolo Bianchini.

«Nessuno di noi ha più nulla da perdere. Di fronte al funerale certo di bar, ristoranti, pizzerie, pub, il direttivo di Mio Italia domenica 21 marzo s’è riunito per deliberare l’unica opzione possibile, una scelta obbligata: andare contro le norme e aprire, seguendo tutte le misure anti-covid, ma aprire. A pranzo e a cena. Sempre», ha concluso Paolo Bianchini.




Covid, Bianchini (MIO): “Due metri di distanza al ristorante? È il funerale del comparto dell’ospitalità”

ROMA – «Se una cosa abbiamo imparato in questo ultimo anno, è la certezza dell’incertezza. Sul covid e sulle relative misure di contenimento abbiamo sentito tutto e il suo contrario. Di fatto siamo tornati al punto di partenza, visto che i nostri rappresentanti istituzionali ci stanno facendo rivivere il marzo del 2020, con l’aggiunta di ulteriori limitazioni. Ora la raccomandazione di Inail, Iss, Ministero Salute e Aifa è che quando si mangia – o si tornerà a mangiare – insieme, ad esempio al ristorante o al bar, si deve mantenere la distanza di due metri, a causa delle varianti covid. Come se fosse possibile dilatare gli spazi e allungare i tavoli a piacimento. Bene, la politica, di cui siamo in paziente attesa del “cambio di passo”, spieghi come queste infauste raccomandazioni siano compatibili con l’attività di ristorazione, cioè col 30 per cento del Prodotto interno lordo della nazione, tanto vale il settore Horeca».

Lo ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente di MIO ItaliaMovimento Imprese Ospitalità.

«L’applicazione di queste deliranti misure rappresenterà il funerale del comparto dell’ospitalità a tavola», ha concluso Paolo Bianchini.




Agriturist Viterbo Rieti sostiene la riapertura serale dei ristoranti

VITERBO – La sezione Interprovinciale di Agriturist Viterbo Rieti, associazione in seno a Confagricoltura, intende promuovere e sostenere la proposta avanzata dai sindaci italiani e perorata da Confagricoltura sulla possibilità di riaprire i ristoranti a cena, ove possibile, al pari dell’ora di pranzo, nel rispetto dei protocolli di sicurezza e nelle zone gialle.
“Rinsaldare un patto forte tra agricoltori e ristoratori – sostiene Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura- perché un ruolo importante può svolgere il settore primario in questo contesto legato alla valorizzazione dei prodotti della terra, Anche il settore dell’agriturismo sta subendo la crisi legata al COVID – prosegue Giansanti e quando sarà passato questo momento difficile per tutti, e finalmente recupereremo quella socialità che tanto ci manca, dovremo lavorare insieme per un grande progetto di rilancio dell’ enogastronomia, fiore all’occhiello del nostro Paese”.
Agriturist Viterbo Rieti pone l’attenzione inoltre su come il canale Ho.Re.Ca sia di vitale importanza per le nostre aziende vitivinicole che nello scorso 2020 hanno già perso irreversibilmente il 30% delle vendite.
“E necessario agire con urgenza- conclude Giansanti- Ogni giorno che passa i debiti aumentano, e quei ristoratori, ma anche gli agriturismi sopravvissuti al lockdown rischiano di dover abbassare la serranda per sempre”.

 




Bar e ristoranti chiusi da oggi, domenica 17 gennaio

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Diversamente da quanto comunicato ieri, il Ministero della Salute ha disposto che la zona arancione nel Lazio partirà da Domenica 17 gennaio per cui tutti i pubblici esercizi dovranno osservare la chiusura al pubblico ferma restando la possibilità di vendita per asporto e consegna a domicilio.

Trattasi ancora una volta di una scelta incomprensibile a danno dei pubblici esercizi visto che la settimana scorsa l’ordinanza emessa venerdì 8 gennaio è entrata in vigore lunedì 11 per le Regioni Lombardia e Veneto e considerato che il Ministro Boccia aveva espressamente dichiarato che il week end sarebbe stato dello stesso colore (Lazio giallo) deducendo quindi la partenza del cambio colore dal giorno 18.

Pur comprendendo la necessità di adottare provvedimenti urgenti per fronteggiare la pandemia non si comprende come l’esigenza per le imprese di pubblico esercizio di pianificare per tempo l’organizzazione del lavoro venga sempre disattesa.

Il settore è stremato e la situazione grave e confusa; servono subito misure adeguate per ristorare le perdite. Comprendiamo il senso di frustrazione e di rabbia di tanti esercenti che possono indurre a gesti radicali. Ma la nostra responsabilità ci impone di mettere la legalità a prerequisito di ogni azione collettiva per cui ci rivolgiamo a tutte le imprenditrici e gli imprenditori al rispetto delle norme cogenti”.

Il Presidente
FIPE BAR
Domenico Napoleone IL PRESIDENTE
Vice Presidente Lazio Nord
Antonio Posati Il Presidente
F.I.P.E. Ristoratori
Elia Grillotti