di REDAZIONE-
VITERBO – Il Presidente della Provincia Alessandro Romoli, a seguito dei lavori previsti dalla consulta d’ambito propedeutica all’assemblea dei sindaci di domani fatta questa mattina, ha deciso di organizzare una conferenza nel pomeriggio di oggi per divulgare quanto emerso e denunciare alcuni comportamenti non ritenuti consoni da parte del Comune di Viterbo.

Nella giornata di domani, infatti, dovrà avvenire attraverso votazione dei Comuni un aggiornamento della predisposizione tariffaria del servizio idrico integrato. “I sindaci avranno una situazione chiara grazie al lavoro di raccolta di documenti svolto in questi giorni, anche di sabato sera – esordisce Romoli – ma stamattina c’è stata un’importante assenza del Comune di Viterbo, a causa della carenza di alcune informazioni documentali che consentissero, dicono, una corretta comprensione. Tutti gli altri Comuni erano però presenti – specifica il Presidente della Provincia con riferimento all’assemblea mattutina – e tutti si sono ritrovati lì in un approccio dialogante”.
“La mancata approvazione del piano tariffario domani – tuona preoccupato Romoli – causerebbe a Talete l’impossibilità di accedere ai bonus, ai fondi messi a disposizione da parte del Governo. Provocherebbe anche l’impossibilità di poter accedere al PNRR costringendo a dover restituire 16/17 milioni di euro, anche già spesi.
Questa situazione – continua Romoli – si andrebbe a collocare sulla già difficile situazione di Talete che tutti già conosciamo, metterebbe nelle condizioni Talete di rischiare il fallimento generale e definitivo.
Il fallimento di Talete arrecherebbe peraltro problemi ai Comuni che vantano crediti sui quali non troverebbero più copertura”.
Il Presidente della Provincia si mostra inorridito dall’atteggiamento degli amministratori viterbesi: “Non era mai successo che il Comune Capoluogo si sottraesse a un confronto, anche se teso alla responsabilità di noi amministratori. Il mio è interpretare un pensiero dell’intera consulta, a prescindere da posizioni ideologiche. Siamo rimasti basiti – spiega Romoli – di come il Comune di Viterbo si sia dimostrato irraggiungibile e disinteressato alla gestione. Domani rischiamo di far chiudere la Talete – ammette – Lo dico dopo aver sviscerato tante carte.”
Spazio anche all’ingegner Daniele per una sintetica analisi tecnica della situazione. Parlando di ATO, ha voluto sottolineare la ridotta portata di quella viterbese in termini di densità rispetto alle altre, e come la riduzione di concentrazioni di arsenico abbia portato ad acque non potabili il 90% circa delle nostre acque, con le spese conseguenti. “La nostra tariffa, che già era stressata, si è trovata a gestire un costo gestionale elevatissimo – spiega Daniele – che ha fatto schizzare i costi tariffari.
In un ATO così piccolo, con situazioni già complesse come queste, l’impatto tariffario è notevole.
Arera dice che il gestore deve avere una forza finanziaria tale da garantire per il credito, e Talete non la ha – aggiunge l’ingegnere – Talete ha per di più un tasso di morosità elevato, sopra lo standard nazionale, che gli ha fatto mancare i 25 milioni che oggi gli servono.
Quello che manca – dice rispondendo direttamente a Chiara Frontini – sono quindi i soldi in pancia a Talete.“
Le soluzioni, dal punto di vista dell’ingegnere, sarebbero o una ricapitalizzazione da parte dei soci, o una ri-apertura a un privato con una ri-pianificazione della concessione trentennale, così che il socio garantisca per la società che si potrebbe a quel punto mettere a sistema creditizio.
“Arera ha permesso di spostare al futuro i costi energetici – continua Daniele – così avremo il ritorno di costi energetici nel 2024, con uno sbilancio che però creerebbe subito un default aziendale.
Economicamente il sistema chiude, ma finanziariamente crolla.
Se volessimo recuperare – ammette – dovremmo fare un salto del 90% sulle tariffe in 2 anni, cosa impossibile perché Arera non lo riconoscerebbe. Ma grazie ai fondi della stessa Arera per gli investimenti, potremmo ridurre l’aumento e rientrarci, con un recupero lento.”
La parola è passata poi ai Sindaci presenti, Pietro Nocchi (Capranica) ed Ermanno Nicolai (Tessennano).
Il primo cittadino di Capranica è tornato a tuonare sull’atteggiamento non condiviso del Comune di Viterbo: “La Provincia è la casa dei Comuni e non di un solo Comune. Oggi quello di Viterbo se ne lava le mani, osserva da lontano. In questa fase stiamo parlando di un’approvazione storica di un piano che riguarda tutti i 60 comuni. Noi le abbiamo provate tutte – dice Nocchi – Adesso siamo a un bivio: si vuole creare una struttura per fare investimenti seri e certi, ma c è qualcuno che si oppone. Se dobbiamo dirci le barzellette, ce le diciamo. Chi vuole battersi per Talete, non trovi scuse. I documenti ci sono tutti. Domattina i sindaci verranno chiamati e si troveranno ad affrontare una scelta dolorosa.
Domani vedremo – conclude il Sindaco di Capranica – chi ha veramente a cuore il territorio e chi invece se ne lava le mani.“
Ermanno Nicolai, sindaco di Tessennano, sostiene invece che la scelta obbligata, senza voto per una nuova predisposizione tariffaria, sarà vendere l’acqua pubblica a un nuovo privato, il quale potrà secondo lui dettare legge senza dovere nulla ai Comuni. Si potrebbe arrivare, aggiunge a questo Romoli, a un “50% in più sulla tariffa”.
Anche Salvatore Genova, amministratore unico di Talete, è intervenuto in chiusura. Il portavoce della società idrica trova il comportamento di Chiara Frontini “Non adeguato al contesto che stiamo vivendo e alla giornata di oggi, in cui si doveva valutare tecnicamente il piano di revisione tariffario”. Un piano obbligatorio per le regole Arera, ritenuto un atto di grande responsabilità, con il quale si rischierebbe, sottolinea ancora una volta, “di perdere decine e decine di milioni di euro in progetti che non verrebbero neanche valutati”.
“Se non venisse approvato il piano tariffario, non ci sarebbero le condizioni per continuare. Per me – ammette sconsolato Genova – significherebbe la fine. Valuterò se dimettermi.“
“E’ stata data la massima disponibilità al confronto con il comune, senza avere nessun tipo di riscontro – chiude deciso Romoli – Se ci saranno dei problemi perché il provvedimento non passerà, questi problemi avranno un nome e un cognome“.
