Sanità, Giuliano (UGL): “2,5 milioni di italiani rinunciano alle cure per motivi economici. E’ tragedia sociale”

“Rinunciare alle cure per motivi economici è ormai una tragedia sociale che colpisce le famiglie italiane. Secondo l’Istat sono 4,5 milioni di italiani che rinunciano alle cure e ben 2,5 milioni sono coloro che lo fanno non potendone sostenere le spese. L’evidenza del danno fatto negli anni dalle liste di attesa, che di fatto hanno tagliato fuori gran parte della popolazione dall’assistenza che secondo l’articolo 32 della Costituzione, dovrebbe essere garantita ai cittadini, è sotto gli occhi di tutti” dichiara in una nota il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano. “Le recenti misure per combattere i tempi per poter usufruire di una visita specialistica o di accertamenti diagnostici stanno faticando a far cambiare rotta ad una sanità dove cure e prevenzione sembrano sempre più un miraggio. Stiamo entrando in un vicolo cieco che produrrà tutti i suoi effetti negativi anche in futuro. La mancanza di prevenzione, infatti, avrà una sua ricaduta negli anni a venire. Le professioni sanitarie non sono più nell’immaginario dei giovani. Un esercito sempre più numeroso di operatori abbandona il SSN alla ricerca di migliori condizioni economiche e di progressione di carriera all’estero. E c’è anche chi decide di abbandonare la propria carriera schiacciato da condizioni di lavoro non più sopportabili ed il rischio costante di aggressioni. La ricerca di risorse per puntellare un sistema in difficoltà deve essere una assoluta priorità del Governo. Bisogna frenare la fuga verso l’estero di medici ed infermieri, creare condizioni affinché i giovani tornino a considerare attrattive le professioni sanitarie, investire per migliorare le condizioni economiche e di sicurezza. Senza mosse forti, senza un’autentica scossa che cambi il sistema la sanità italiana non avrà futuro” conclude il sindacalista.




Il video del presidente Rocca: “Oggi è il giorno zero in cui si volta pagina nella sanità del Lazio”

ROMA– Il video con le dichiarazioni del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, a margine della conferenza stampa sui risultati economici della Regione Lazio riguardanti la sanità.

 




Conti della sanità, riduzione fiscale e investimenti

La Corte dei Conti del Lazio non ha certificato i conti della sanità del 2022, con la conseguente apertura di due inchieste della magistratura.
Sin dal suo insediamento l’amministrazione Rocca ha dovuto correre immediatamente ai ripari per affrontare il disavanzo di 218 milioni di euro della sanità per l’esercizio finanziario 2022, con una proiezione negativa di 738 milioni di euro per il 2023. Nei bilanci delle Aziende sanitarie inoltre erano presenti fondi di dotazione negativi per quasi un miliardo.

Una situazione grave che minava la sostenibilità del Servizio sanitario regionale.

Il presidente Francesco Rocca, insieme con il direttore della Direzione Salute e Integrazione sociosanitaria Andrea Urbani, hanno sin da subito avviato un’operazione verità sui conti della sanità, che ha comportato modifiche, integrazioni, riclassificazioni e correzioni per oltre mezzo miliardo di euro.

Questa attività straordinaria è consistita anche in 7mila richieste di conferma per i soli fornitori di beni e servizi, oltre le 700 lettere indirizzate agli avvocati delle Aziende sanitarie per ricostruire i contenziosi.

Al fine di valutare la rilevanza strategica delle decisioni del Tavolo, basta tornare indietro a poco più di un anno fa, quando la situazione dei conti della sanità del Lazio, ereditata dalla attuale governance regionale e riportata nei documenti ufficiali ovvero bilanci e rendiconti, presentava degli elementi di incertezza, imprecisione e scarsa trasparenza che andavano a minare il principio fondamentale della rappresentazione veritiera e corretta.
Tale situazione di disordine contabile non è di fatto sfuggita agli organi di controllo; da un lato, la Procura della Repubblica di Roma, nell’autunno del 2023, ha avviato indagini su ben 8 Direttori Generali per i bilanci predisposti prima del 2022, dall’altro, la Corte dei Conti, nell’ambito del Giudizio di Parifica del Rendiconto Regionale 2022, ha ritenuto di non potersi esprimere con riferimento ai soli conti della Sanità, tale era lo stato di incertezza riscontrato nei documenti contabili presentati.

ORDINE CONTABILE E NON SOLO

La nuova Amministrazione regionale ha immediatamente messo mano alle principali leve di spesa, eliminando la spesa improduttiva e puntando su quella che la giunta Rocca definisce “spesa buona”, in grado di tradursi in servizi per i cittadini.

Grazie all’importante attività di revisione contabile, la giunta Rocca ha poi ridotto i fondi di dotazione negativi per circa mezzo miliardo di euro, stanziando ulteriori 475 milioni di euro a favore delle Aziende sanitarie per la definitiva copertura finanziaria degli stessi.
Questo ha consentito di riportare i conti in equilibrio, riducendo il disavanzo del 2022 a 129 milioni di euro e chiudendo l’esercizio finanziario 2023 con 32 milioni di euro di utile.

Lo scorso 1° ottobre si è tenuta, presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, la riunione congiunta di Tavolo adempimenti e Comitato dei Livelli essenziali di assistenza convocata con l’obiettivo di completare l’iter di monitoraggio dei conti relativi ai Bilanci consuntivi degli esercizi 2022 e 2023 del Servizio Sanitario Regionale del Lazio.

Sono state così svincolate risorse per 134 milioni di euro, 43 milioni del 2022 e 91 milioni di euro del 2023, immediatamente disponibili per migliorare l’efficienza dei servizi dei cittadini, tra cui il trasporto pubblico locale.

Si sono create le precondizioni per avviare la fase di uscita dal piano di rientro iniziato nel 2007.
La Regione Lazio potrà così tornare in possesso degli automatismi fiscali: infatti, le aliquote saranno tutte di competenza regionale e, grazie all’esito delle operazioni di consolidamento, si metterà in campo una manovra fiscale strutturale, coerente con quella nazionale, di riduzione significativa per i redditi più bassi, a partire dal 2027.

INVESTIMENTI

Parallelamente, l’Amministrazione regionale ha messo mano a importanti investimenti per migliorare la qualità dei servizi ai cittadini e le condizioni di lavoro degli operatori.
Nel dettaglio:
• 14mila assunzioni, per un investimento strutturale di 661,5 milioni di euro;
• 329 grandi apparecchiature entro il prossimo dicembre, di cui ben 241 macchinari già attivi negli ospedali del Lazio per un investimento di 102 milioni di euro;
• 35 ospedali di comunità e 131 case di comunità per 102 milioni di euro e 161 milioni di euro;
• 59 Centrali operative territoriali, per 20 milioni di euro e già attive.

Dall’estate 2024 sono partiti i lavori per ammodernare e ampliare i pronto soccorso e i reparti dei nosocomi del Lazio, grazie a 155 milioni di euro, che saranno ulteriormente potenziati. Infatti, l’Amministrazione regionale ha riprogrammato 1,2 miliardi di euro (dall’adeguamento sismico e antincendio di Asl e ospedali per 335 milioni di euro e 375 milioni di euro, fino all’acquisto di nuovi macchinari) e ha reperito ulteriori finanziamenti per la costruzione dei seguenti nuovi ospedali:

• Nuovo Policlinico Umberto I (1 miliardo);
• Nuovo Ospedale Tiburtino (379 milioni):
• Nuovo Ospedale di Latina (261 milioni);
• Nuovo Ospedale del Golfo (263 milioni);
• Nuovo Ospedale di Rieti (384 milioni);
• Ospedale di Acquapendente (30 milioni);
• Riapertura dell’Ospedale San Giacomo (145 milioni).

Tutto questo anche grazie ai fondi del Pnrr e per il Giubileo.

MA NON È TUTTO

La giunta Rocca ha informatizzato la gestione delle liste di attesa. Dal mese di settembre l’Amministrazione regionale è in grado di monitorare quotidianamente le prestazioni di specialistica ambulatoriale che superano i tempi di garanzia previsti per le liste di attesa. Ad oggi 400mila prestazioni per un controvalore di circa 17 milioni di euro. La prossima settimana la Giunta regionale metterà a disposizione questi fondi alle Aziende sanitarie locali dando 90 giorni di tempo per recuperarle.




Roma, Rocca: “Servizio Lis Sant’Andrea e Spallanzani sistema inclusivo per la sanità del Lazio”

ROMA – «Stiamo lavorando a una sanità sempre più vicina alle persone, qualsiasi siano le loro esigenze. In quest’ottica, all’ospedale Sant’Andrea e allo Spallanzani, sono stati inaugurati servizi di cui vado particolarmente orgoglioso che mettono a disposizione delle persone con vulnerabilità uditive il supporto di un interprete professionista della Lingua dei segni italiana (Lis) tramite una videochiamata per la traduzione a distanza.

Continuiamo a costruire, passo dopo passo, un Servizio Sanitario Regionale più giusto e inclusivo».




Protesta dei lavoratori della sanità pubblica e privata, il 1° ottobre 2024

VITERBO – Riceviamo dal Segretario Provinciale Giancarlo Catani (Fials) e pubblichiamo: “La manifestazione di protesta dei lavoratori della sanità pubblica e privata indetta dalla
scrivente organizzazione sindacale già preavvisata alla Questura di Viterbo, si svolgerà a
partire dalle ore 10,00 di martedì 1 ° ottobre, in via Enrico Fermi 15, davanti alla sede della
ASL Viterbo, in tale occasione, una delegazione chiederà di essere ricevuta dal Commissario
Straordinario della ASL di Viterbo e successivamente in piazza del Plebiscito, dal Sindaco di
Viterbo.
L’intento della protesta, è quello di sensibilizzare cittadini ed autorità per porre nella dovuta considerazione i seri problemi che stanno attanagliando numerosi servizi sanitari sia pubblici
che privati, che rischiano se si continua a trascurarli, di provocare gravi ripercussioni sui
livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sanitarie rese ai cittadini.
Di 80 infermieri previsti nel piano del fabbisogno del personale (comunque insufficienti) che dovevano essere assunti già da molti mesi, ne sono arrivati meno di 40, di 70 operatori socio
sanitari previsti (comunque insufficienti) ne sono arrivati zero. Zero assunzioni anche per 10
collaboratori amministrativi come pure per i tecnici di radiologia e di laboratorio, mentre per i medici ci sono ancora vistose carenze in quasi tutte le discipline. Anche nella sanità privata in particolare a Villa Immacolata, la carenza di operatori socio sanitari ed infermieri è pesante, alcuni infermieri hanno preferito addirittura licenziarsi e perdere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato alle dipendenze di Villa Immacolata, per accettare incredibilmente, un rapporto di lavoro a termine (1 anno) presso la ASL di Viterbo; c’è stato un vero e proprio “fuggi fuggi” da Villa Immacolata, qualche interessato dice che gli infermieri se ne sono andati non tanto per il misero stipendio, ma per salvaguardare la propria salute.
Questa Fials, ha chiesto di adeguare economicamente le prestazioni aggiuntive ai dipendenti
della ASL Viterbo, come è avvenuto in altre ASL italiane e nel territorio della Regione Lazio, si tratta di orario di lavoro in più, utile all’abbattimento delle faraoniche liste di attesa, ma ad oggi ancora nulla, per cui dal 1° ottobre, decine e decine tra infermieri e tecnici, si asterranno dalla effettuazione di tali prestazioni, questo determinerà se non si interviene, un’ulteriore allungamento delle liste di attesa per interventi chirurgici, esami diagnostici, prestazioni domiciliari ecc.
Altri argomenti di rilievo che giustificano la manifestazione di protesta sono indicati in un volantino predisposto per l’occasione che sinteticamente riportiamo: Tutela degli operatori dalle aggressioni fisiche e verbali ; assistenza territoriale totalmente inadeguata; posti letto ospedalieri insufficienti; mancata attribuzione degli incarichi ai dirigenti e nel comparto; sfruttamento dei lavoratori dei servizi esternalizzati nella ASL Viterbo; mancata liquidazione delle indennità per gli operatori dei pronto soccorso, gestione del lavoro straordinario e della pronta disponibilità fuori controllo. L’invito a partecipare è ovviamente rivolto a tutti.
EVITIAMO LA DERIVA DELLA SANITA’ E RIVENDICHIAMO IL DIRITTO ALLA
SALUTE COSTITUZIONALMENTE GARANTITO”.




Sanità: Mattia (Pd), inaccettabile stop a vaccino per neonati

ROMA- “È inaccettabile che il Ministero della Salute blocchi la somministrazione del vaccino contro la bronchiolite ai neonati! Con un’ordinanza del direttore del dipartimento del farmaco si ferma una campagna vaccinale fondamentale nelle regioni in piano di rientro, come il Lazio, la Puglia, l’Abruzzo, la Campania e altre. È scandaloso che i neonati e le neonate, appena venute al mondo, siano già discriminate/i in base alla regione di nascita!

La salute dei cittadini non può dipendere da dove vivono! Ogni bambina, ogni bambino ha diritto a ricevere cure adeguate, senza eccezioni o condizioni. L’articolo 32 della Costituzione parla chiaro: tutti siamo uguali davanti alla salute. Non vogliamo un’Italia di serie A e serie B! Per questo oggi ho presentato un’interrogazione al Presidente Rocca. Deve venirci a spiegare quali azioni intende mettere in campo nei confronti dei suoi amici di governo. Ci deve chiarire se la salute delle nostre piccole e dei nostri piccoli viene prima degli interessi di partito! Per i diritti di tutti i bambini e le bambine!”. Così in un post su Fb la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia.




Rocca, “diagnosi corrette e tempestive a garanzia della sicurezza del paziente”

Roma – “La cruciale importanza di diagnosi corrette e tempestive a garanzia della sicurezza del paziente: questo il tema scelto per la “Giornata Mondiale per la sicurezza del paziente” 2024, istituita dall’OMS.

Un obiettivo importante, rispetto al quale la Regione Lazio sta lavorando senza sosta: assunzioni, digitalizzazione, riduzione delle liste d’attesa, corretta programmazione delle esigenze territoriali.

Stiamo cambiando il volto della sanità laziale per rinsaldare quel patto di fiducia tra operatori, pazienti e famiglie su cui si fonda il Servizio Sanitario Regionale”.

Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.

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Sanità, Giuliano (UGL): “Giovani, è fuga dalle professioni sanitarie. La UE stanzia risorse per potenziare organici, ma non basta”

“L’impegno di risorse stanziate dall’UE per far fronte alla carenza di operatori sanitari in stati membri è il segnale che finalmente l’emergenza degli organici è un problema che viene affrontato anche al di fuori dei confini nazionali. Si tratta di uno stanziamento cospicuo, 1,3 milioni di euro da distribuire alle nazioni più in sofferenza. E l’Italia è tra queste” dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute. “Non pensiamo però – prosegue il sindacalista –  che d’improvviso tutto possa essere risolto con lo stanziamento di questi fondi. Il nostro SSN è al collasso e sono chiari i motivi che stanno svuotando le schiere dell’esercito di professionisti della salute. Nonostante alcuni recenti interventi gli emolumenti restano un nodo cruciale. Pensiamo, ad esempio, agli infermieri. Lo stipendio d’ingresso nel mondo del lavoro in Italia si attesta a circa 1.700 euro. Proprio in questi giorni un’agenzia europea di reclutamento che opera per la Norvegia, la nazione con il miglior rapporto infermiere-paziente d’Europa, ha reso noti i termini contrattuali offerti a personale proveniente dall’estero: contratto a tempo indeterminato, stipendio tra i 2.700 e 3.500 euro netti per 37,5 ore di lavoro cui possono essere aggiunti straordinari e bonus di esperienza e produttività. Poi tutta una serie di benefit tra cui spicca il pagamento di affitto e bollette per la durata del contratto, voli aerei totalmente pagati da e per l’Italia, 5 settimane di ferie e l’accesso alle specializzazioni infermieristiche. Di fronte ad un’offerta del genere come si può biasimare un operatore a che decida di abbandonare l’Italia? Da noi le professioni sanitarie vengono sempre più evitate dai giovani, basti vedere il progressivo calo di iscritti nei corsi di laurea. E tanti di coloro che sono nel SSN scelgono la strada delle dimissioni. Tra il 2021 e il 2022 hanno abbandonato il posto di lavoro nel pubblico più di 15mila infermieri con contratto a tempo indeterminato e di questi oltre il 20% ha deciso di cambiare totalmente vita e settore lavorativo. Ben venga quindi l’impegno economico della UE ma se non si procederà ad una rivoluzione strutturale della sanità italiana il destino del SSN sembra comunque annunciato. La strada da seguire per tornare a potenziare gli organici è unica: adeguamento degli emolumenti alla media europea, possibilità di progressione in carriera, sistema di welfare adeguato ai tempi, sicurezza sui luoghi di lavoro. Senza questi punti fermi il futuro della sanità è segnato” conclude Giuliano.




Sanità, Mattia (Pd): “Lazio adotti modello Toscana contro carenza medici di base”

ROMA – “Contro la carenza cronica di medici di base e operatori sanitari, acuitasi durante il periodo estivo con la mancanza di sostituti per ferie e che colpisce soprattutto le aree periferiche e disagiate di Roma e del Lazio, la Regione adotti il modello già avviato con successo in Toscana che prevede l’introduzione di misure specifiche per il reclutamento di medici di base, da incentivi economici a opportunità di formazione e crescita professionale”. È quanto prevede, in sintesi, la mozione a firma della consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, depositata alla Pisana.
“Nel Lazio sono 390 gli ambiti scoperti, di cui 90 Comuni con bisogno urgente di medici di base: ne servono 5 a Roma, 42 nell’Asl Rm 4; 86 nell’Asl Rm 5; 42 nell’Asl Rm 6, per quanto riguarda la provincia di Roma. Il maggior deficit riguarda l’Asl Latina con 103 medici di famiglia da assegnare. Seguono: Asl di Frosinone (54), Asl Viterbo (43) e Asl Rieti (15). Periferie, aree montane e provinciali si confermano le più penalizzate anche per la sanità pubblica – spiega Mattia – Tra le misure previste in questa mozione, valutare l’immediato avvio di sperimentazioni del ‘modello Toscana’ su singole aziende sanitarie relativamente ad ospedali e distretti periferici, anche con il coinvolgimento degli enti locali, ordini professionali e università e richiedere al Governo, in sede di Conferenza delle Regioni e anche in considerazione di quanto già approvato in Conferenza Unificata per quanto riguarda montagna ed aree interne, di anticipare le misure incentivanti per il personale sanitario e sociosanitario e di lasciare l’autonomia alle Regioni di applicarle alle aree più disagiate, non solo montagna ed aree interne, ma anche isole e periferie urbane”.
“Un modello applicabile anche ad altre figure professionali garantendo così dignità del lavoro, accessibilità equa e qualità del servizio pubblico e tutela del diritto alla salute, a prescindere dal luogo in cui si vive, dal piccolo comune montano alla periferia del grande centro urbano”, conclude Mattia.




Sanità, UGL: “In Prefettura fumata nera per la Fondazione Santa Lucia, si va verso lo sciopero”

“Il tentativo di conciliazione svoltosi oggi presso la Prefettura di Roma sulla crisi della Fondazione Santa Lucia ha dato esito negativo. L’azienda, presente al tavolo, non ha fornito adeguate garanzie sull’erogazione delle retribuzioni, sulla tenuta dei livelli occupazionali e sulla continuità dell’assistenza ai pazienti. Insomma, fumata nerissima che al momento non lascia grandi spiragli sul futuro di una delle grandi eccellenze italiane della neuro riabilitazione” hanno dichiarato dopo aver presenziato all’incontro Valerio Franceschini, dirigente nazionale della UGL Salute, e Armando Valiani segretario regionale della UGL Lazio. “Nonostante l’attenzione delle parti istituzionali, come la Regione Lazio e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nessun passo avanti sostanziale per la salvezza del Santa Lucia è stato fatto. Se non ci saranno nel giro di pochi giorni nuovi sviluppi lo sciopero del personale è inevitabile. Crediamo che l’attenzione vada tenuta alta perché in ballo c’è il futuro di quasi 1.000 lavoratori a cui si lega quello di tanti pazienti che nella grande professionalità degli operatori del Santa Lucia ha posto le proprie speranze. La UGL Salute rinnova ancora l’invito a tutte le parti coinvolte per cercare una soluzione condivisa, chiedendo alla politica di impegnarsi oltre alle dichiarazioni di solidarietà. Il Santa Lucia deve vivere e continuare la sua opera meritoria nella sanità italiana” concludono Franceschini e Valiani

 




Sanità Acquapendente, Terrosi: “Fondamentale mantenere piena operatività di ospedale zona disagiata”

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – “Ringrazio il Partito Democratico che ha proposto la mia candidatura nel comitato di rappresentanza e i colleghi che lunedì, nella conferenza dei sindaci per la sanità, hanno deciso di sostenere la lista n. 2 ‘Democratici per la sanità’, eleggendo la sottoscritta e il sindaco di Tarquinia”: la sindaca di Acquapendente, Alessandra Terrosi, commenta così l’esito della seduta della conferenza dei sindaci per la sanità in cui, all’ordine del giorno, c’era anche la votazione dell’atto aziendale ASL 2024.

L’atto era stato presentato dal commissario ASL Viterbo nella seduta del 15 luglio, in cui Terrosi aveva esposto importanti osservazioni relative all’ospedale di Acquapendente. Ne è scaturito un ampio dibattito intorno ad alcune necessità fondamentali: conoscere tempi certi per la costruzione del nuovo ospedale (per cui il consiglio comunale ha deliberato fin da marzo 2023 la cessione delle particelle di proprietà del Comune); lasciare invariata l’organizzazione dell’ospedale di Acquapendente (UOC Medicina generale e Coordinamento clinico da cui dipendono UOS Medicina generale, Pronto soccorso e Day surgery, evitando lo spostamento delle stesse alle dipendenze dell’ospedale Belcolle); specificare la previsione dei servizi ambulatoriali erogati nei tre presidi periferici e nelle altre strutture territoriali (case della salute), precisando la modalità di integrazione tra queste e con l’hub di riferimento.
Nella conferenza, il commissario ASL ha comunicato l’intenzione di dare impulso concreto alla costruzione del nuovo complesso ospedaliero aquesiano entro il 2024 e si è reso disponibile a ragionare sulla migliore organizzazione possibile degli ambulatori territoriali. “Per il voto favorevole all’atto – spiega Terrosi – è stata tuttavia determinante l’accettazione dell’osservazione in relazione alla organizzazione dell’ospedale di Acquapendente che si concretizzerà nel mantenimento della struttura organizzativa attuale, come richiesto nell’osservazione e come affermato dal commissario generale, a seguito di precisa domanda formulata dalla sottoscritta durante la conferenza di lunedì scorso“. I contenuti delle osservazioni presentate, sostenute dai sindaci di Proceno, Onano, Grotte di Castro, Gradoli, Latera e Bolsena e sottoscritte da tutti i sindaci che si sono riconosciuti nella lista “Democratici per la sanità”, erano state presentate ai consiglieri aquesiani nella seduta consiglio comunale del 13 luglio 2024, all’ultimo punto all’ordine del giorno “Comunicazioni del sindaco”.
A margine, la sindaca di Acquapendente fa presente che “nei giorni tra la presentazione dell’atto e l’approvazione, si sono succeduti commenti ed esternazioni da parte dei consiglieri di minoranza che non sono condivisibili. Se la struttura organizzativa non fosse stata mantenuta, Pronto soccorso e Day surgery sarebbero passati sotto Belcolle, costringendo l’ospedale di Acquapendente a una minore autonomia gestionale che, come sappiamo per esperienza, non si sarebbe tradotta in un miglioramento del servizio, seppur in un quadro caratterizzato da carenza di medici e personale sanitario“.
In merito alla petizione promossa, Terrosi ritiene che “non è questo il tipo di mobilitazione ideale per coinvolgere le persone e produrre risultati. Inoltre, nella petizione si danno per certi scenari che invece non sono previsti nell’atto aziendale. Ritengo che ciò non giovi alla battaglia che da decenni portano avanti le amministrazioni di Acquapendente e dei comuni limitrofi e anche dai comitati nati spontaneamente, a prescindere dall’appartenenza politica, per difendere il nostro ospedale dallo smantellamento“.
Vorrei infine riportare alla memoria degli aquesiani e non solo – continua la sindaca – le battaglie fatte dall’amministrazione Bambini affinché il Punto di Primo intervento voluto dalla giunta regionale presieduta da Renata Polverini tornasse ad essere a tutti gli effetti un Pronto soccorso e che tale traguardo è stato possibile con il riconoscimento da parte della giunta regionale di Nicola Zingaretti dell’ospedale di Acquapendente quale ospedale di zona disagiata. Tale qualifica permane ed è ovviamente riportata all’interno dell’atto aziendale approvato. Non abbiamo certamente raggiunto l’obiettivo che è quello di avere una struttura ospedaliera in piena operatività, in grado di offrire servizi sanitari a una popolazione sempre più fragile e anziana e di fermare la forte mobilità passiva verso strutture fuori regione a noi vicine. Crediamo che con il lavoro quotidiano di tutti coloro che condividono l’obiettivo, compresa la ASL che deve essere nostro costante interlocutore con cui provare a costruire un percorso per il nostro ospedale, passo dopo passo, con ragionevolezza e fermezza potremo ottenere ciò che necessita. Serve lavorare a testa bassa, come sempre le amministrazioni di questo paese hanno fatto fino ad ora, confrontarsi con tutti i livelli istituzionali, ascoltare le esigenze dei cittadini che usufruiscono del nostro ospedale, degli operatori che vi prestano servizio; serve studiare e conoscere bene la sanità della provincia, perché in una situazione emergenziale, in termini di carenza di personale come quella attuale, vengono richieste competenze e risposte immediate, dove possibile mutuate da esperienze analoghe e, all’occorrenza, innovative“.
Provvederò nei prossimi giorni – conclude Terrosi – a convocare un’assemblea aperta a cittadini, amministrazioni comunali, operatori, nella quale alla presenza della ASL, che sarà invitata, ci confronteremo sulle necessità socio-sanitarie del territorio e sul ruolo e sul futuro dell’ospedale di Acquapendente”.



Sanità, nasce il sito “Cura Lazio”

ROMA – Una storia nuova della sanità. La “Cura Lazio” del governo Rocca diventa – da oggi – anche digitale, comunicando, gradualmente, lo stato degli investimenti per il Servizio sanitario regionale, grazie alla nuova programmazione, alle 14mila assunzioni (comprese le stabilizzazioni) e all’innovazione (dalla riforma del Recup per ridurre le attese e per aumentare le prestazioni, integrando le agende del privato convenzionato).

Il portale www.curalazio.it e i primi segnali positivi della riforma sanitaria – promossi da una campagna di comunicazione della Regione Lazio – garantiscono un’informazione puntuale sui provvedimenti più significativi assunti dall’amministrazione regionale, e rappresentano un orizzonte di trasparenza per i cittadini, nel segno della progressiva ricostruzione del Servizio sanitario regionale.

Un cambio di passo frutto della programmazione degli investimenti e dell’impiego di risorse ferme da anni, partendo dalla rimodulazione di 1,2 miliardi di euro (dall’adeguamento sismico all’antincendio degli ospedali, insieme con i nuovi macchinari) fino ai 155 milioni di euro messi subito in campo per le progettualità del Giubileo del 2025, indispensabili per l’innovazione dei pronto soccorso, delle sale operatorie dei nosocomi e delle apparecchiature di ultima generazione.

Si tratta di un lungo percorso, iniziato appena 16 mesi fa, frutto di un lavoro quotidiano per la messa a terra delle misure e delle sub-misure della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale complementare, per 1,4 miliardi di euro: dagli Ospedali di comunità (86,5 milioni di euro) alle Case della comunità (158,4 milioni di euro), fino alle Centrali operative territoriali (20 milioni di euro), passando per l’assistenza domiciliare integrata (542  milioni di euro), le grandi apparecchiature (102,8 milioni di euro), la digitalizzazione dei Dipartimenti emergenza e accettazione (125,3 milioni di euro), gli adeguamenti degli ospedali e delle strutture (125,3 milioni di euro), il fascicolo sanitario elettronico 2.0 (55,4 milioni di euro).

La svolta del comparto passa, soprattutto, dalle 14mila assunzioni sbloccate dal governo Rocca (comprese le stabilizzazioni) e ricostruite dal portale www.curalazio.it (realizzato in house dalla Comunicazione istituzionale e digitale della Regione Lazio). Si tratta di un investimento strutturale sulla sanità pubblica di 661,5 milioni di euro: il più grande riguardante le risorse umane degli ultimi venti anni nella Regione Lazio.

Non solo, la riforma del Recup del presidente Rocca è un’innovazione radicale e rispecchia il cambiamento del Servizio sanitario regionale, nell’ottica di ridurre le attese e di aumentare gli esami diagnostici e le visite, attraverso l’integrazione delle oltre 4,8 milioni di prestazioni del privato convenzionato.

Dal primo gennaio 2024 l’unico punto di accesso alle prestazioni sanitarie è il Recup, grazie a una nuova piattaforma regionale che ha integrato le agende pubbliche con quelle delle singole strutture private accreditate.

Ben 224 strutture private stanno integrando le agende e le prestazioni con quelle pubbliche, mentre 17 privati hanno subito la sospensione dell’accreditamento.

Nel primo semestre del 2024, 2,4 milioni di prestazioni potenziali dal privato convenzionato (45%) erano prenotabili attraverso il sistema Recup.

Analizzando il rapporto tra il primo semestre 2022 e il primo semestre 2024, il Recup mostra una parabola crescente: le prenotazioni sono aumentate del 292,87%.
Infatti, il primo semestre 2024 ha registrato 860mila prenotazioni rispetto alle 293mila richieste di gennaio-giugno 2022.

L’incremento è stato considerevole anche confrontando il primo semestre 2023, quando le prenotazioni sono state oltre 303mila, con lo stesso periodo dell’anno in corso: 555mila in più (182,89%).

Un’offerta consistente e in aumento, grazie alla quale l’amministrazione Rocca intende erogare la prestazione nel rispetto dei tempi di attesa e della trasparenza.

«Stiamo mettendo al centro la sanità pubblica puntando sul bene più prezioso, le persone. 14mila assunzioni autorizzate, con un incremento del 26% dei professionisti sanitari nel Lazio; interventi in tutti i pronto soccorso del territorio per riqualificarli, renderli più accoglienti e tecnologicamente avanzati; investimenti per aumentare i posti letto e ridurre le attese», ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.

«Questa è una storia che non vogliamo solo raccontare, ma costruire, insieme. Un progetto partecipato di cui tutti siamo realmente protagonisti. Un cambiamento profondo che richiede tempo ma – come per tutte le grandi sfide – saremo inesorabili, perché potrà cambiare profondamente la sanità, rendendola davvero umana e accessibile a tutti», ha concluso il presidente Rocca.




Sanità Liguria, Napoleone (UGL): “Furti in varie strutture, aggressioni ad operatori. Bisogna alzare il livello di sicurezza in tutte le strutture”

“Il tema della sicurezza all’interno delle strutture sanitarie non riguarda, purtroppo, solo le aggressioni cui quotidianamente, sono sottoposti gli operatori sanitari. Troppo spesso, oramai, arrivano notizie di furti ai danni di pazienti, lavoratori e visitatori. Insomma, una vera e propria giungla” dichiara Patrizia Napoleone, segretario regionale della UGL Salute. “Nel territorio ligure sono moltissimi i casi di denunce per questi gravi fatti. Fino ad arrivare a quello vergognoso messo in atto all’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova dove sono stati forzati armadietti di bambini ricoverati nella struttura. Il tempestivo intervento delle forze dell’ordine, che hanno identificato e denunciato il malfattore, non può certo far sminuire la gravità del fatto. Abbiamo ricevuto anche la segnalazione di effrazione presso il CUP dell’Ospedale San Martino di Genova. Per questo, e per garantire anche la massima incolumità degli operatori troppo spesso vittime di aggressioni fisiche e verbali, chiediamo di alzare al massimo il livello di sicurezza in tutte le strutture, in collaborazione con le forze dell’ordine di cui chiediamo la presenza in presidi fissi installando, ove possibile, la presenza di pulsanti di allarme e antiaggressione. La sicurezza all’interno delle strutture sanitarie deve essere tema prioritario e imprescindibile che deve essere affrontato con la massima urgenza” conclude la sindacalista.

 




Sanità, Giuliano (UGL): “Ambulanza coinvolta a Rovigo in terribile incidente. Aprire ampio confronto per garantire sicurezza operatori”

“Oggi a Rovigo un mezzo dell’emergenza urgenza impegnato in un’operazione di soccorso per un incidente stradale è tata travolto da un’autovettura. L’autista soccorritore ed una infermiera sono rimasti feriti gravemente e trasportati in ospedale. E’ l’ennesimo terribile incidente che vede coinvolti operatori sanitari in servizio. Commentare notizie come questa, purtroppo, è diventata opera quotidiana e dimostra come il tema della sicurezza sia diventato ormai prioritario. Su questo, e sul riconoscimento della pericolosità del lavoro svolto dai professionisti della salute, bisogna aprire un ampio confronto che coinvolga, senza alcun pregiudizio, istituzioni, parti datoriali, ordini professionali e sindacati. Noi non smetteremo di tenere alta l’attenzione perché gli operatori vengano posti nella massima sicurezza durante lo svolgimento delle proprie mansioni” dichiara in una nota il segretario Nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano.

 




Sanità, Giuliano (UGL): «Operatori sanitari in pensione a 70 anni, soluzione a rischio fallimento»

«L’emendamento al decreto finalizzato al taglio delle liste di attesa, in cui su base volontaria si vuole dare la possibilità a tutti gli operatori sanitari di rimanere in servizio fino a 70 anni e ai medici fino a 72, è un mero provvedimento tampone», dichiara in una nota il segretario nazionale UGL Salute, Gianluca Giuliano.
«Secondo la Corte dei Conti in Italia mancano 65.000 infermieri e la presentazione di un provvedimento del genere – continua il sindacalista – non può che mostrare, ancora una volta, quanto sia grave la situazione di carenza strutturale degli organici nei nostri nosocomi».
«Certamente allungare l’età di servizio dei professionisti sanitari o cercare di reclutarne costantemente all’estero in India o in America Latina non sono soluzioni che guardano al futuro. Programmare per far sì che il SSN torni ad essere attrattivo è, invece, l’unica via d’uscita».
«Infine, bisogna tenere in considerazione che le pessime condizioni in cui operano i lavoratori della sanità, con altissimi livelli di usura e di stress psicofisico, non incentivano di sicuro richieste volontarie di allungamento della permanenza in servizio, con il rischio concreto di rendere l’emendamento un vero e proprio flop», conclude il sindacalista.




Sanità, Rocca: stupore di fronte alla nota di alcune sigle sindacali

ROMA- «Leggo con stupore la nota inviata alle agenzie di stampa da alcune sigle sindacali dove si evoca addirittura un totale disinteresse della Regione per la sanità pubblica. Ragionamenti contraddittori visto che, proprio nel testo, le stesse sigle rimarcano un dialogo avviato sin dall’inizio del mio mandato. Peraltro, ho ricevuto le stesse proprio pochi giorni fa. Val la pena ricordare, e ci tengo a chiarire punto per punto la questione, che questa Giunta in un solo anno di lavoro ha dimostrato con i fatti, e non con le chiacchiere, la considerazione e l’interesse nei riguardi del personale sanitario delle strutture pubbliche del Lazio. Partiamo dalle 14 mila nuove assunzioni, per cui dai 49 mila dipendenti siamo passati ad un organico di circa 63 mila operatori sanitari. Cosa che non si vedeva da vent’anni a questa parte. Abbiamo stabilizzato 1700 operatori precari del SSR e prorogato i contratti degli altri, affinché possano maturare i requisiti per l’assunzione a tempo indeterminato. Stiamo affrontando e risolvendo questioni letteralmente “sepolte” da anni: dai fondi INAIL per l’infortunistica per pagare i medici che emettono i certificati di infortunio (un problema che si trascinava dal 2019), fino alla certificazione dei fondi contrattuali (cosa che non veniva fatta dal 2021).Abbiamo avviato una scrupolosa operazione di pulizia e di riordino dei bilanci 2022 di Asl e aziende ospedaliere anche alla luce della nota inchiesta della Corte dei Conti e della Procura e stiamo terminando proprio in questi giorni la chiusura dei bilanci 2023.Abbiamo stanziato ulteriori risorse per premiare l’operosità dei medici dei reparti di emergenza, consapevoli dei loro grandi sacrifici. Cosa che non mi sembra sia stata fatta dalla precedente amministrazione. Rispetto alla questione dei commissariamenti delle aziende sanitarie, gli stessi si sono resi necessari nelle more della predisposizione del nuovo Albo dei direttori generali il cui iter istruttorio verrà avviato domani in Giunta. Infine, ci tengo a sottolineare che, chi è fautore della condizione indegna che ci siamo trovati dinanzi al nostro insediamento, farebbe meglio a tacere: Alessio D’Amato, l’uomo del disastro dei conti della sanità laziale che ha reso necessario l’intervento della Procura della Repubblica e della Corte dei conti, colui che ha permesso ai privati accreditati di fare e disfare a loro piacimento, senza controllo alcuno. L’uomo che ci ha portato ad attese nei pronto soccorso indegne di un paese civile. Voglio rassicurare tutti i lavoratori e le sigle sindacali, con le quali a breve ci sarà un incontro per affrontare insieme ogni aspetto, sul fatto che la Regione sta lavorando per una vera e propria rinascita della sanità pubblica».

Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.




Campagna ‘HIV. Parliamone ancora!’: podcast e nuovi contenuti per migliore qualità di vita

ROMA – Oggi le persone con HIV possono avere una qualità e un’aspettativa di vita impensabile fino a 30 anni fa. A patto, però, di seguire la terapia con costanza e regolarità, evitando che si sviluppino resistenze ai farmaci e che l’infezione progredisca.

Per quanti devono assumere una terapia tutta la vita, l’aderenza può essere faticosa. Per questo motivo è importante che anche questo aspetto venga discusso con il proprio medico, in modo da trovare insieme la soluzione più adatta a ognuno.

Aderenza terapeutica e resistenze sono al centro di ‘HIV. Parliamone ancora!’, la nuova iniziativa nell’ambito di ‘HIV. Ne parliamo?’, la campagna di sensibilizzazione lanciata lo scorso 23 novembre e promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 16 Associazioni di pazienti, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e l’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR).
E proprio in occasione della 16esima edizione del congresso ICAR, che si svolge a Roma fino a domani, venerdì 21 giugno, vengono presentati nuovi contenuti e materiali informativi, pensati per migliorare il dialogo fra medici e persone con HIV.

Grazie alle terapie antiretrovirali si raggiunge in breve tempo la soppressione della replicazione virale. In questa condizione il rischio di trasmissione è azzerato. Questa evidenza, conosciuta come U=U (undetectable=untransmittable/non rilevabile=non trasmissibile) azzera il rischio di trasmissione del virus ad altre persone.

“Questa verità scientifica- afferma Valeria Calvino di Anlaids ETS- ha rivoluzionato la gestione dell’HIV e ha fornito uno strumento nuovo, potente e sicuro per combattere lo stigma associato al virus. Ci aiuta a vivere meglio sia a livello fisico sia a livello psicologico. Ma non è ancora sufficientemente conosciuta. È importante quindi diffondere l’informazione corretta nella popolazione generale e, soprattutto, fornire strumenti adeguati ai medici e alle persone con HIV per poter accedere alla piena conoscenza di questo concetto”.

La chiave per garantire che la carica virale rimanga soppressa è, però, l’aderenza alla terapia. Se la terapia non è assunta correttamente secondo lo schema terapeutico concordato dal medico, il virus riesce nuovamente a replicarsi e produrre nuova progenie (nuove copie virali). Questa nuova progenie può contenere delle mutazioni che possono renderla resistente ai farmaci che così diventano inefficaci.

“Una volta che il virus ha ‘imparato’ a rendere inefficace un farmaco- evidenzia Simone Lanini, Professore Associato in Malattie Infettive Università degli Studi di Udine- non lo dimentica più. Ecco perché la resistenza ai farmaci limita le opzioni terapeutiche disponibili e può rendere più complessa la gestione dell’infezione”. Il tema dell’aderenza e dello sviluppo di resistenze sono al centro del primo podcast della serie ‘A Voce Alta- Dialoghi sull’HIV’, realizzata da OnePodcast in collaborazione con Gilead Sciences e che è possibile ascoltare all’indirizzo
https://open.spotify.com/show/3WO4OGtxxupBJBiR7Oy1sz.

Il podcast fa parte dell’iniziativa ‘HIV. Parliamone ancora!’ che rientra nella più ampia campagna ‘HIV. Ne parliamo?’. Accanto al podcast, disponibile su tutte le piattaforme a partire da oggi, giovedì 20 giugno, sarà disponibile un nuovo opuscolo informativo per i medici sul rischio di sviluppo di resistenze, mentre la landing page della campagna, hivneparliamo.it, si arricchirà di nuove storie dedicate a queste tematiche e ad altri aspetti legati alla qualità di vita.
In autunno, infine, è prevista l’uscita di una seconda puntata della serie dedicata alle persone che hanno appena ricevuto una diagnosi di infezione da HIV e un nuovo opuscolo su questa stessa tematica. Con questa nuova iniziativa si ampliano così gli strumenti messi a disposizione da ‘HIV. Ne parliamo?’ per la promozione del dialogo fra i medici e le persone con HIV, per una migliore qualità di vita.

“Il dialogo fra medico e paziente- afferma Giuseppe Lapadula, Ricercatore Malattie Infettive Università degli Studi Milano-Bicocca- deve essere franco, aperto e bidirezionale. Deve creare empatia e favorire un modello di cura collaborativo. Deve esplorare tutti gli aspetti che possono ostacolare un’assunzione ottimale della terapia e, se necessario, deve fornire alla persona che vive con HIV gli strumenti per rimodellare l’interpretazione della propria malattia e condividere nuovi obiettivi di cura. Talvolta, in questo senso, può essere utile coinvolgere figure esterne, come lo psicologo”
“Posto che difficilmente la modifica della terapia è il ‘magic bullet’ che risolve i problemi di mancata aderenza- aggiunge Lapadula- adattare la terapia alle abitudini di chi la assume, e non viceversa, aumenta le probabilità che questa venga assunta correttamente”.
“Da oltre 35 anni siamo accanto alle persone con HIV- le parole di Gemma Saccomanni, Senior Director Public Affairs Gilead Sciences- offrendo loro i risultati della nostra ricerca e il nostro supporto per migliorare la loro qualità di vita. E se all’inizio di questo percorso il nostro impegno era tutto focalizzato nel trovare soluzioni salvavita, ora che le abbiamo trovate e le persone con HIV possono avere un’aspettativa di vita paragonabile a chi non ha l’infezione, è nostro dovere impegnarci a migliorare la qualità di questo tempo, sviluppando soluzioni terapeutiche sempre più efficaci e promuovendo una corretta informazione e un maggior dialogo tra medici e pazienti”.
“La campagna ‘HIV. Ne parliamo?- conclude Saccomanni- è un’iniziativa fondamentale in questo senso perché offre strumenti concreti a clinici e pazienti per costruire un rapporto di fiducia e migliorare la relazione di cura a favore delle persone che vivono con HIV”.
La campagna ‘HIV. Ne parliamo?’ è partita a novembre 2023 per riportare l’attenzione su quegli aspetti della vita delle persone con HIV che possono essere migliorati, dagli aspetti psicologici alle relazioni con gli altri, alla corretta assunzione della terapia.
Attraverso le storie di chi vive con HIV, la campagna vuole offrire degli spunti di riflessione e informazioni utili per prendere consapevolezza di questi aspetti e iniziare ad
affrontarli. A partire da una semplice domanda da fare al proprio medico: ne parliamo? La prima fase della campagna ha visto la nascita della landig page hivneparliamo.it e la distribuzione di materiali informativi per i medici, eventualmente condivisi dai clinici con i loro assistiti, sul tema dell’aderenza e della salute mentale.
Oggi, con ‘HIV. Parliamone ancora!’ la campagna si arricchisce dei nuovi contenuti e materiali dedicati al tema dell’aderenza terapeutica, di U=U e delle resistenze.




Sanità, Garattini: “Italia paese in Europa che utilizza più antibiotici”

Questa mattina è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, ospite della trasmissione di approfondimento ‘L’Italia s’è desta’ condotta dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e da Roberta Feliziani, Mario Garattini, Presidente e Fondatore dell’Istituto Mario Negri. Sull’allarme lanciato dall’OMS riguardo l’antibiotico resistenza ha dichiarato: “è un problema reale, l’impiego razionale degli antibiotici ha creato quello che ci si aspettava, cioè che determinati batteri imparano a convivere con gli antibiotici e sviluppano delle difese per cui gli antibiotici non sono attivi. L’italia è purtroppo un paese che primeggia da questo punto di vista anche se è un primato che non vorremmo avere. Noi nel 2022 abbiamo avuto qualcosa come 10mila morti determinati dal fatto che le infezioni che si sono sviluppate, soprattutto ospedaliere, non hanno trovato degli antibiotici che fossero attivi. È un terzo di tutta la mortalità che si calcola in Europa dove si calcola che siano stati 30mila i morti dovuti all’antibiotico resistenza. Noi siamo, in rapporto con la popolazione, i maggiori utilizzatori di antibiotici”.

Secondo il Professore Gratteri le ragioni sono le seguenti: “i medici prescrivono spesso antibiotici per malattie virali a scopo preventivo ma questo è un errore perché l’antibiotico si prescrive quando c’è qualcosa da colpire.

La seconda ragione è dovuta al fatto che l’Italia è un paese in cui abbiamo un gran numero di allevamenti intensivi, si calcola che vi siano 8 milioni di bovini, 9 milioni di suini, 500 milioni di gallinacei e questi allevamenti intensivi, per evitare infezioni che sarebbero disastrose, utilizzano molti antibiotici e naturalmente questi antibiotici concorrono a realizzare la dipendenza. Infine c’è anche un notevole uso di antibiotici per animali domestici come cani e gatti”.

Il problema secondo Gratteri è anche nelle confezioni degli antibiotici: “in Inghilterra i medici prescrivono 12 compresse e il farmacista dà 12 compresse, quelle che sono appunto necessarie per una terapia; da noi purtroppo non si riesce a ottenere questa situazione”.

Secondo il Professore Gratteri: “in Italia la ricerca è considerata una spesa mentre invece è un investimento. Noi abbiamo la metà dei ricercatori della media europea, spendiamo 1,2% del pil mentre la media europea è 2,2%. Se noi dovessimo adeguare la nostra spesa a quella di un paese vicino come la Francia dovremmo spendere 22 miliardi all’anno e questo è uno dei motivi per cui i giovani se ne vanno all’estero”.

In Italia “ i giovani ricercatori sono pagati male e hanno grandi difficoltà rispetto agli stranieri. Se si deve fare una sperimentazione animale per utilizzare un topo c’è una burocrazia spaventosa, da noi ci vogliono 6 mesi negli altri paesi europei in poche settimane si ha l’autorizzazione”.

Sulla sanità pubblica ha infine concluso: “il nostro personale sanitario, medici e infermieri, è pagato male. Sono pagati peggio della media europea. Manca sostanzialmente la medicina del territorio e quindi manca la medicina di prossimità. La gente va al pronto soccorso perché non trova aiuto da parte di medici di medicina generale che di fatto andavano bene tanti anni fa; oggi la medicina è diventata complessa. Noi infatti crediamo molto nelle case della comunità: 20, 30 medici che si mettono insieme e che assicurino ambulatori aperti 8 ore al giorno per 7 giorni alla settimana. Questo darebbe grande respiro ai pronto soccorso”.

Ufficio Stampa