Napoli, sventata dal carcere di Secondigliano l’evasione di un detenuto

NAPOLI- Un detenuto di etnia rom ha tentato di evadere, questa mattina, dal Centro penitenziario di Secondigliano, a Napoli, ma l’attenta vigilanza della Polizia Penitenziaria ha scongiurato il compimento del grave evento critico. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. Ricostruiscono i fatti Raffaele ‘Lello’ Munno e Donato Vaia, rispettivamente vice segretario regionale e dirigente del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il primo e più rappresentativo della Categoria: “Un detenuto del Reparto Adriatico era riuscito a scavalcare il cortile passeggi e si stava dirigendo verso un’area del penitenziario dove era stata precedentemente lasciata una corda. Il personale di Polizia Penitenziaria di ronda esterna si è immediatamente accorto del tentativo di fuga ed è intervenuto, bloccandolo. Ottimo intervento della Polizia Penitenziaria che ha evidenziato la professionalità ed il senso del dovere con cui espleta il suo servizio, nonostante una oggettiva e grave carenza di organico. Al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria chiediamo di prevedere una ricompensa ai poliziotti che sono stati parte attiva nello sventare l’evasione”.

“La situazione penitenziaria regionale è sempre più critica” – aggiunge il segretario regionale SAPPE Tiziana Guacci, che ribadisce: “Oramai da diverso tempo viene denunciata la precaria situazione penitenziaria della Campania, che si caratterizza anche per atti particolarmente violenti contro i poliziotti penitenziari e dall’assenza di provvedimenti contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha parole di elogio per i poliziotti di Secondigliano che hanno sventato l’evasione: “E’ solamente grazie a loro se è stato possibile sventare la clamorosa fuga al detenuto. I nostri Agenti sono stati bravissimi a fermare il fuggitivo. Una cosa grave, che poteva creare ulteriori seri problemi alla sicurezza e all’incolumità dei poliziotti, dei detenuti, dei cittadini”. E definisce “semplicemente allarmanti ed inquietanti” gli eventi critici che accadono quotidianamente delle carceri. Per questo, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze. Bisogna applicare ai violenti l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere, il carcere duro con isolamento fino a 6 mesi (articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario) ed il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive a centinaia di chilometri dalla propria residenza, come prevede il successivo articolo 32 del Regolamento. Sicuramente, a molti detenuti violenti la voglia di creare disordini mettendo a rischio la sicurezza delle carceri, anche tentando evasioni, oppure aggredire il personale passerà”.

 




Pescara, caos in carcere: folle aggressione di un detenuto, poliziotti contusi

PESCARA- Si è vissuta una ennesima giornata di follia, ieri, nella Casa circondariale di Pescara. “Una situazione tanto pericolosa quanto assurda”, sottolinea Giovanni Scarciolla, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Nella mattinata del 27/09/2024, un detenuto di origine magrebina ha dato in escandescenza tentando di superare il cancello di primo ingresso dell’istituto penitenziario pescarese, inizialmente strattonando con violenza un agente di polizia penitenziaria e successivamente sferrando 2 pugni in pieno volto ad un altro agente. Tempestivo l’intervento degli altri agenti di polizia presenti che con professionalità e prontezza hanno bloccato il detenuto affinché la situazione non degenerasse ripristinando l’ordine e la sicurezza nel carcere di San Donato. Gli agenti coinvolti inviati presso il nosocomio cittadino pescarese hanno riportato traumi per un totale di 23 giorni di prognosi. A loro esprimo la solidarietà del SAPPE ed auguriamo una pronta guarigione”.
“L’istituto penitenziario di Pescara è allo sbando totale”, conclude il sindacalista, “a causa del sovraffollamento della popolazione detenuta oltre la capienza effettiva e la carenza di posti letto presenti nelle celle che, in molti casi, viene imbastita adattando uffici destinati ai colloqui di vario tipo del personale operante presso l’istituto penitenziario a vere e proprie camere di pernottamento e stanze di detenzione prive di servizi igienici”. Il Segretario regionale SAPPE Giuseppe Ninu denuncia: “una situazione davvero drammatica dove il rapporto sulla gestione quotidiana è di un agente per 80/100 detenuti. nella peggiore dei casi, impossibile da gestire, con eventi di questo genere sempre più frequenti e difficili da controllare per la forte carenza di personale operante all’interno dell’istituto. Ci auspichiamo un doveroso intervento da parte dei vertici istituzionali affinché si possa ritornare a operare in maniera decente all’interno della struttura pescarese evitando questo tipo di situazioni spiacevoli e soprattutto pericolose per tutto il personale penitenziario”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che esprime vicinanza e solidarietà ai colleghi contusi, “la vicenda ripropone nuovamente le difficoltà in cui versa il sistema penitenziario nazionale. La tensione nelle carceri è palpabile ogni istante ed è grave che a pagare lo scotto siano i servitori dello Stato: è un’offesa alla Nazione, un gesto vile e da censurare in quanto commesso in stato di detenzione all’interno di un carcere mentre si è soggetto ad un’opera di risocializzazione. Uno scempio unico e senza appelli! Il grave evento critico di Pescara, per altro, è solo l’ultimo di una serie di episodi che evidenziano la necessità di un intervento urgente e sistematico per migliorare le condizioni di sicurezza all’interno degli istituti penitenziari”. Il segretario generale del SAPPE annuncia che “il SAPPE lancia un appello forte e chiaro alle istituzioni chiedendo l’immediato intervento del D.A.P. e del Ministero della Giustizia. Il primo sindacato della Polizia Penitenziaria sottolinea la necessità di adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l’art. 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa”.




Roma, dopo la devastazione e i danni a Regina Coeli, il SAPPE invoca il “pugno duro” contro i violenti

ROMA – Dopo la serata e la nottata di follia vissuta ieri nel carcere di Regina Coeli, a Roma, è il momento dei bilanci e delle proteste. “Ancora una volta, follia e violenza nel carcere di Regina Coeli a Roma per la folle protesta di un gruppo di detenuti e il personale della Polizia Penitenziaria che aderisce al SAPPE, primo Sindacato dei Baschi Azzurri, torna a protestare con veemenza per una situazione esplosiva che era nota ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto”, denuncia Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “I colleghi, in servizio da ieri sera, hanno smontato dal servizio solamente questa mattina. Per fortuna, non ci sono Agenti feriti ma i detenuti hanno devastato l’intera Sezione VIII”. Ferma la denuncia del SAPPE: “Si tratta di eventi conseguenti ad una situazione di tensione carceraria già ampiamente evidenziata dal SAPPE, per altro aggravata dalla mancanza di personale: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del PRAP e una visita ispettiva da parte dell’ASL per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”, prosegue il sindacalista. Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti di REGINA COELI a Roma, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze. Bisogna applicare ai violenti l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere, il carcere duro con isolamento fino a 6 mesi (articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario) ed il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive a centinaia di chilometri dalla propria residenza, come prevede il successivo articolo 32 del Regolamento. Sicuramente a molti detenuti violenti la voglia di creare disordini mettendo a rischio la sicurezza delle carceri oppure aggredire il personale passerà”. Il riferimento del leader nazionale del SAPPE è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”. Ma Capece torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.




Roma, durante un servizio di scorta in ospedale a detenuto, muore per infarto poliziotto penitenziario

ROMA- Un Assistente Capo Coordinatore della Polizia penitenziaria, 55 anni, in servizio nel carcere Nuovo Complesso di Rebibbia è morto oggi a Roma per un probabile infarto mentre stava portando un detenuto in visita in ospedale. A dare la notizia è, affranto e commosso, Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Il collega era autista del mezzo che portava il detenuto e la scorta all’ospedale Israelitico ma, appena arrivato, è cascato per terra. Nonostante l’intervento degli infermieri e medici, l’uomo è deceduto per un probabile infarto”.

Siamo sconvolti. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno ed ha gelato tutti. Una tragedia immane. Alla sua famiglia, agli amici e colleghi di Rebibbia va il profondo cordoglio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria”, conclude il leader del SAPPE.

 




SAPPE – Napoli, litiga con la mamma e scompare di casa: ragazza ritrovata dalla polizia penitenziaria di Secondigliano

NAPOLI – “Nella giornata di ieri, due Agenti della Polizia Penitenziaria in servizio di pattuglia all’esterno della Casa Circondariale di Secondigliano, a Napoli, hanno notato, lungo la strada, una ragazzina che piangeva ed in evidente stato di agitazione. Gli agenti le hanno chiesto notizie ed hanno appreso che la tredicenne, questa l’età della ragazza, era scappata di casa dopo un litigio con la mamma che le aveva ritirato il telefono cellulare. Prontamente si è provveduto ad avvisare i familiari e la donna ha potuto ricongiungersi con la famiglia”. A dare la notizia sono Raffaele “Lello” Munno e Donato Vaia, rispettivamente vicesegretario per la Campania e delegato del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il primo e più rappresentativo della Categoria: “Il SAPPE esprime il proprio apprezzamento per l’operato svolto dagli agenti della polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Secondigliano. Auspichiamo che venga loro riconosciuta loro un’adeguata ricompensa per l’elevato spirito di professionalità e senso civico”, sottolinea Tiziana Guacci, segretaria SAPPE per la regione Campania.

“E’ grazie all’acume, all’attenzione ed al pronto intervento dei nostri colleghi di Secondigliano che si è potuto tempestivamente intervenire in una situazione a potenziale rischio e per questo auspichiamo che sia loro riconosciuta una adeguata ricompensa”, evidenzia anche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri. Capece auspica che “l’Amministrazione penitenziaria proponga i poliziotti penitenziari per un’adeguata ricompensa a livello ministeriale. Il SAPPE dice mille volte grazie ai poliziotti penitenziari in servizio, ai nostri poco conosciuti eroi del quotidiano, per quello che fanno ogni giorno nelle carceri italiane a rappresentare lo Stato con professionalità, abnegazione, umanità per garantire ordine e sicurezza ed anche per gli interventi quotidiani sulle strade del Paese in servizio di Polizia stradale mentre assolvono ai compiti istituzionali del Corpo”.




SAPPE – Biella, tensione continua nella casa circondariale: sequestrato e poi rilasciato agente polizia penitenziaria

Resta altissima tensione nella Casa circondariale di Biella, dove si è concretizzata una violenta protesta dei detenuti. Un nuovo, sconvolgente, evento critico è accaduto ieri. Spiega Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Ieri mattina, intorno alle 11.00, un agente è stato preso alle spalle da un detenuto e, sotto la minaccia di un oggetto non identificato puntato alla gola, è stato costretto ad aprire le celle della sezione. Il detenuto ha poi incitato gli altri ristretti a manifestare e a creare disordini. Approfittando di un attimo di alleggerimento della presa, il poliziotto è riuscito a divincolarsi e uscire dalla sezione detentiva chiudendosi il cancello alle spalle ed impedendo così ai detenuti di uscire. Immediatamente sono intervenuti sul posto il Comandante di Reparto ed ulteriore personale di supporto, riuscendo a far rientrare i ristretti nelle proprie stanze. Nonostante i detenuti abbiano poi buttato fuori dalle celle bombolette del gas ed indumenti incendiati e pezzi di suppellettili danneggiate nelle celle, nessuno degli agenti ha subito conseguenze”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “sono stati momenti drammatici”. Esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti di Biella per la professionalità con cui hanno gestito i gravi eventi critici accaduti nelle ultime ore ed evidenzia come e quanto importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. “Le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria non possono continuare ad essere aggrediti o a trovarsi costantemente in situazioni di alta. Siamo al collasso! Serve una stretta normativa che argini la violenza dei pochi, anche a tutela degli altri detenuti e delle altre detenute. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ogni giorno le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto. Servono urgenti provvedimenti a tutela della Polizia Penitenziaria”. Capece denuncia: “questo è il drammatico scenario quotidiano, inaccettabile, in cui opera il Corpo di Polizia Penitenziaria, ma la cosa sembra non fare notizia al contrario di altre. Altro che sicurezza!”, conclude Capece, che rinnova l’auspicio di potere incontrare presto il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

 




SAPPE, Capece:” Prendiamo atto e sollecitiamo la discussione in seno al Governo sulla manovra 2025 per la riduzione della pressione fiscale”

ROMA – “Prendiamo atto e sollecitiamo, la discussione in seno al Governo sulla manovra 2025 per la parte che si concentra sulla riduzione della pressione fiscale, con l’obiettivo di un ulteriore taglio delle tasse per i lavoratori.”

Lo dichiara Donato Capece. Segretario generale del Sappe, primo sindacato maggioritario della Polizia Penitenziaria, che sostiene la priorità del Governo rispetto alla volontà di confermare il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef.

“Diversamente” spiega Capece “gli aumenti che deriveranno dal rinnovo contrattuale 2022-2024 saranno vanificati, specie per gli operatori della Polizia Penitenziaria che, torno a denunciare ha il reddito più basso dell’intero comparto della sicurezza.

Secondo le prime indiscrezioni giornalistiche, l’esecutivo vorrebbe alleggerire la pressione fiscale del ceto medio, categoria sociale tra cui rientrano i poliziotti, militari e i vigili del fuoco che com’è noto, non hanno goduto appieno della semplificazione Irpef e rischiano concretamente di non godere del tardivo incremento retributivo delle misure previste dal rinnovo contrattuale 2022-2024.

Capece sottolinea che “I poliziotti, sono assoggettati più di altri lavoratori, all’effetto del Fiscal Drag, fenomeno nefasto dei sistemi a tassazione progressiva come quello italiano, determinando un aumento della pressione fiscale anche a seguito di modesti aumenti delle retribuzioni, quindi agendo negativamente e in combinato disposto con l’elevate percentuali inflattive sui beni primari al consumo degli ultimi anni, rendendo i poliziotti più poveri.”

“E di conseguenza” conclude il segretario generale del SAPPe “l’ipotesi di accorpamento delle prime due aliquote e la riduzione dell’aliquota media dal 35 al 33% con il rialzo da 50/mila a 60/mila euro quale limite del reddito per il secondo scaglione è da noi fortemente sostenuto, in considerazione dei benefici incrociati che deriverebbero dalla previsione di aumento contrattuale e riduzione delle tasse nelle buste paga dei poliziotti.

Per ciò che attiene alla discussione sulle pensioni, infine, Capece ritiene “Imprescindibile la consultazione con il Governo perché sono ancora aperte le vertenze per il finanziamento della specificità professionale dei poliziotti e l’apertura del tavolo di confronto per la previdenza dedicata.”




Milano, dopo l’evasione e la rivolta nel carcere monirle il Sappe si appella a Nordio

MILANO- Duro atto d’accusa del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria nei confronti di Antonio Sangermano, Capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità, dopo i gravi fatti accaduto nel carcere minorile di Milano.
“Quel che è avvenuto è davvero sconcertante”, spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che si rivolge al Ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Gli ultimi gravi eventi accaduti all’Ipm Beccaria di Milano, ampiamente prevedibili e denunciati dal SAPPE, sono sintomatici del fatto che la gestione del personale di Polizia Penitenziaria del settore minorile da parte dei vertici del Dipartimento della Giustizia minorile presenta notevoli lacune che gravano poi, di fatto, proprio sul personale in servizio oltre a creare condizioni che compromettono seriamente la sicurezza dell’istituto stesso. E noi sono mesi che chiediamo al Capo Dipartimento Sangermano di prendere posizione a livello ministeriale a tutela di chi in carcere lavora in prima linea, ossia le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. “Per tutta risposta”, prosegue, “le rivolte e le aggressioni continuano senza provvedimenti concreti”.
Per Capece, “da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile: Palermo, Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina e non sarà certo un atto di arroganza del DGMC, che assiste silente all’implosione del sistema penitenziario minorile, a fermare le nostre denunce ed i nostri richiami”, conclude Capece.




Sicurezza, SAPPE al governo, avanti con rinnovo contratto e previdenza dedicata: poliziotti pronti alla mobilitazione

ROMA – “Se, da un lato, va riconosciuto ed apprezzato al Governo l’impegno a reperire le risorse per il rinnovo del contratto della Polizia Penitenziaria e delle altre Forze di Polizia, scaduto da tre anni, nonostante esse siano insufficienti a quella occorrente per recuperare il deficit maturato dal potere di acquisto delle nostre retribuzioni (considerato che oggi l’inflazione reale si attesta oltre il 13%), dall’altro è un dato di fatto oggettivo che il tavolo di confronto per la previdenza dedicata, per la quale sono stati previsti 70 milioni di euro, non è ancora stato convocato. L’invito, dunque, al presidente del Consiglio Giorgia Meloni è compiere ogni utile sforzo affinchè si possano individuare risorse aggiuntive in linea con la nostra specificità professionale e la definizione della previdenza dedicata, che sta provocando gravi danni al personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, pronto a mobilitarsi con eventuali manifestazioni pubbliche di protesta”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Noi siamo pronti, come sempre, a fare il nostro dovere, a tutela e valorizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria: pronti a fare bene e presto per il bene delle donne e degli uomini in divisa”, dichiara Capece, che però evidenzia come “per quanto riguarda la polizia penitenziaria vi è inoltre l’esigenza di ridurre il gap negativo nella retribuzione accessoria rispetto alle altre forze di polizia. Va per altro ricordato che lo strumento fondamentale per la conquista di migliori condizioni stipendiali, quali l’orario di lavoro, l’aggiornamento professionale e i diritti, è proprio il Contratto”.

“Di più”, conclude il leader del SAPPE, “i professionisti del comparto non possono ancora accedere a forme di previdenza complementare e di welfare d’amministrazione, mancanza che ha determinato una penalizzazione per chi accede alla pensione con il sistema contributivo e in particolare per chi si è arruolato nelle forze di polizia e nei vigili del fuoco dopo il 1995 (anno della riforma Dini) oltre a una disparità di trattamento rispetto al personale pubblico contrattualizzato”.




Scomparsa Felice Maurizio D’Ettore, il cordoglio del SAPPE

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE piange la scomparsa di Felice Maurizio D’Ettore, professore universitario e già parlamentare, presidente del Collegio di Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Il Presidente D’Ettore, durante il suo pur breve incarico, è sempre stato attento e sensibile alle criticità diffuse delle carceri italiane e del personale di Polizia Penitenziaria che in esse lavorano. È per questo che abbiamo avuto modo di apprezzarlo.

La Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE e gli iscritti tutti esprimono sincero cordoglio ai familiari e ricordano in Felice Maurizio D’Ettore la tenacia e la caparbietà di un uomo delle Istituzioni che alle chiacchere, rispetto ai problemi delle carceri, ha preferito i fatti e gli atti concreti.

Dottore Donato CAPECE, segretario generale del SAPPE




Lettera aperta di Capece (SAPPE) al Ministro Nordio: la vera emergenza nelle carceri non è solo il sovraffollamento, ma la violenza dilagante

“Caro Ministro Nordio”. Comincia cosi la lettera aperta che il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Donato Capece, ha scritto al Ministro Guardasigilli, pubblicata integralmente sul blog del SAPPE www.poliziapenitenziaria.it. “Le scrivo con la speranza che le parole di questa lettera possano scuotere la Sua coscienza e quella delle Istituzioni che rappresenta… È ora di guardare in faccia la realtà: l’emergenza nelle carceri non è solo il sovraffollamento, per quanto grave e inaccettabile, ma una piaga ancora più subdola e devastante. Parlo delle violenze che, giorno dopo giorno, vengono inflitte ai poliziotti penitenziari, spesso nell’indifferenza generale”.

Per il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, “non possiamo più permettere che la violenza nei confronti dei poliziotti penitenziari venga trattata come un semplice fatto di cronaca. Questa violenza mina le fondamenta dello Stato di diritto, delegittima il ruolo delle istituzioni e mette in pericolo non solo la vita dei poliziotti, ma anche quella dei detenuti più deboli, spesso sopraffatti e soggiogati dai più violenti. Le leggi ci sono, ma vanno fatte rispettare. L’arresto in flagranza degli aggressori. L’applicazione del regime speciale e l’isolamento nelle sezioni previste per i detenuti ribelli e violenti. E, soprattutto, trasferire in apposite strutture sanitarie i detenuti malati mentali, i tossicodipendenti e gli alcoldipendenti”.

“Ministro è il momento di agire, non c’è più tempo da perdere”, conclude la sua lettera aperta Capece. “Solo così si può ristabilire l’ordine nelle carceri, solo così lo Stato può riacquistare credibilità e la fiducia dei cittadini. Ministro Nordio, è il momento di agire. Non c’è più tempo da perdere”.

 

Lettera aperta di Capece al Ministro Nordio: la vera emergenza nelle carceri non è solo il sovraffollamento, ma la violenza dilagante




Roma, resta alta la tensione nel carcere minorile di Casal del Marmo

ROMA- C’è grande fermento e malumore tra il personale di Polizia Penitenziaria che lavora nel carcere minorile di CASAL DEL MARMO, a Roma. “Gli Agenti”, come spiega Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “sono logorati dal continuo ed incessante verificarsi di gravi atti di violenza e tensione che si verificano pressoché quotidianamente: la sera del 16 agosto scorso, due detenuti facinorosi, mentre erano all’aria verde, sono andati in giro per l’istituto indisturbati e solo alle ore 21 decidevano di rientrare. I due, che nel pomeriggio avevano distrutto i beni dell’Amministrazione come tavoli sedie e tavolo da ping pong, non contenti della loro follia delinquenziale sono arrivati a tirare pezzi di metallo agli Agenti di Polizia Penitenziaria, fortunatamente non riuscendo a colpirli”. Somma rimarca che “i due hanno poi scagliato della frutta addosso alla dottoressa e all’infermiera di turno impedendo loro di terminare la terapia serale, causando il mancato rientro nelle stanze di 3 detenuti, considerato che nell’Ipm il presidio sanitario termina alle 20. Pensate che si è reso necessario andare a riprendere l’infermiera in stazione (!) per permettere di terminare la terapia serale alle ore 23!”. Somma denuncia anche una rissa tra detenuti arabi avvenuta in Ipm verso le 20.00: “Un poliziotto è stato preso a pugni e un altro ha riportato tagli all’addome con una lametta. Ma la cosa grave è che il Comandante di Reparto è in ferie dal 14, l’ispettore dell’ufficio servizi pure ed hanno proprio chiuso l’ufficio da ieri! Insomma, la Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, è abbandonata a sé stessa, senza una guida. E questo è inaccettabile!”. Sommarinnova dunque l’appello ai vertici regionali per la Giustizia Minorile di “assumere immediati provvedimenti a favore degli Agenti di Casal del Marmo!”.

“Il SAPPE esprime la vicinanza ai poliziotti di Roma”, sottolinea il segretario generale del SAPPE Donato Capece, “ma siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti”, conclude il leader nazionale del SAPPE: “lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza. Quel che è avvenuto decreta che il sistema della pena minorile è da rifondare perché è stato ed è gestito in maniera fallimentare: ora mi auguro che vengano raccolti i nostri appelli che da decenni lanciamo per una nuova esecuzione della pena ed un nuovo ruolo del Corpo di Polizia Penitenziaria, mai raccolti dalla politica e dalle istituzioni”. Capece evidenzia che “queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti.”. E si rivolge direttamente a Carlo Nordio: “Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere, specie di quelli destinati ai detenuti minori”.




Abruzzo, Sappe: “Sistema penitenziario regionale tra luci ed ombre”

Giornata intense, quelle di Ferragosto, nelle carceri abruzzesi di Pescara e Teramo: lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziario. A Pescara, spiega il segretario provinciale SAPPE Giovanni Scarciolla, “nella serata di ieri 14 agosto, cinque detenuti di origine magrebina, già resisi promotori di altre situazioni e dinamiche analoghe, si sono barricati in segno di protesta all’interno della propria cella, distruggendola totalmente e appiccando un incendio. Per fortuna, è stato tempestivo è stato l’intervento degli agenti di Polizia Penitenziaria che, nel ripristinare l’ordine e la sicurezza e spegnere l’incendio, sono stati aggredire violentemente on graffi, pugni, calci e colpire con armi rudimentali”. Il sindacalista spiega che “nonostante tali difficoltà si è riuscito con il prezioso intervento degli agenti a ripristinare la situazione, fatta eccezione per 4 agenti di polizia penitenziaria (di cui uno privo di conoscenza trasportato con il 118 presso il nosocomio cittadino riportando una lussazione alla spalla e diversi punti di sutura al gomito con una prognosi di 20 giorni); gli altri agenti hanno riportato trauma alla mano , alla spalla e frattura alla mano con prognosi di 15 , 10 e oltre 30 giorni”. “Poteva essere una tragedia per la follia e l’irresponsabilità dei cinque detenuti”, conclude Scarciolla, “ma per fortuna gli eroici poliziotti penitenziari hanno evitato peggiori conseguenze”.

“A Teramo, invece, nel giorno di Ferragosto, nel primo pomeriggio, con un blitz, gli agenti hanno beccato in carcere, in flagranza di reato, un detenuto magrebino mentre telefonava con un cellulare all’interno della propria stanza detentiva del circuiti media sicurezza”, informa il segretario provinciale SAPPE Giuseppe Pallini. “Il SAPPE si compiace con gli agenti per l’operazione effettuata togliendo dalla disponibilità della criminalità un oggetto per compiere illeciti”.

E’ amara ed impietosa la denuncia del SAPPE per voce del Segretario Generale Donato Capece: “Aspettano forse che qualcuno lanci una pistola dentro al carcere o che succeda una tragedia prima di porre rimedio a queste incredibili falle che, se si fosse ascoltato il SAPPE per tempo, si sarebbe potuto evitare all’origine, ovvero quando il centro commerciale era ancora in costruzione? Ed è possibile che non si possano schermare le celle delle carceri, i cortili ed i saloni dove i detenuti svolgono attività, all’uso dei telefoni cellulari come invece avviene in moltissime se non tutte le carceri europee?”. Per il leader del primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che “da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”. Capece evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate: “La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. Infine, il leader del SAPPE ha ribadito la necessità “di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato”. “Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”, conclude.




Viterbo, ancora aggressioni in carcere. Sappe: “Polizia penitenziaria si sente abbandonata”

VITERBO- Alta tensione, nel pomeriggio, nella Casa circondariale di Viterbo. “Ancora aggressioni nel carcere di VITERBO”, denuncia Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “nel tardo pomeriggio, per cause ancora da accertare, nel Reparto giudiziario del carcere di Viterbo Nicandro Izzo due detenuti di origine magrebina hanno aggredito il poliziotto di sezione con schiaffi e pugni in pieno volto. Il tutto sembrerebbe per un rapporto disciplinare fatto dal poliziotto ad uno dei due detenuti, fatto poi scoperto essere non vero. Il poliziotto è stato portato al Pronto soccorso di Viterbo per le cure del caso e i detenuti. non contenti ancora, hanno ingoiato le lamette e anche loro sono stati portati al pronto soccorso”. Somma tuona: “gli agenti che lavorano al Mammagialla sono stanchi di subire continuamente aggressioni, sono stanchi di dover gestire un numero così alto di detenuti violenti con così poco personale!”.

“Il SAPPE”, commenta Donato Capece, segretario generale, “esprime vicinanza e solidarietà ai colleghi feriti ed esprime il proprio compiacimento al Personale che ha operato, a riprova della professionalità e attaccamento al dovere delle donne ed uomini della Polizia Penitenziaria del carcere di Viterbo, vero “carcere di frontiera” per le critiche condizioni operative e strutturali in cui versa”. Il leader del SAPPE conclude ricordando che “sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”. “Basta! Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità: siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato!”, conclude Capece.




Carceri,Sappe: “Approvazione decreto legge è un primo passo positivo”

“Giudico un fatto positivo il via libera definitivo della Camera al decreto carceri, già licenziato dal Senato, oggi convertito in legge con il voto di Montecitorio. Vedremo tra qualche mese l’efficacia e la ricaduta delle norme in essa contenuta ma certo è un primo passo”. Lo dichiara Donato Capece, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che polemizza con chi, in questi ultimi giorni, ha sollevato critiche ed anatemi ed illuso i detenuti con improbabili indulti e leggi svuota carceri: Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “Il paradosso è che tra le forze di opposizione che oggi criticano il provvedimento vi sono anche quelli che per mesi ed anni non hanno detto una parola sui provvedimenti delle varie maggioranze politiche di ogni colore al Governo (del quale, anzi, facevano parte!) che, nel tempo, hanno destabilizzato il sistema e destrutturato la sicurezza nelle carceri. In primo luogo, l’eliminazione della sanità penitenziaria che consentiva una gestione “interna”: aver ricondotto tutto sotto la gestione della sanità pubblica e delle AUSL ha determinato notevoli disservizi e incapacità di avere una adeguata gestione interna. Poi, l’introduzione di vigilanza dinamica e celle aperte, modello organizzativo seguito alla ormai famosa sentenza Torreggiani, che ha sostanzialmente consegnato le carceri ai detenuti. Infine, la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, OPG, con la relativa istituzione delle REMS, i cui posti sono assolutamente insufficienti, ma a volte, anche laddove ci sono, quando si tratta di malati molto gravi, sembra che nessuno voglia farsene carico, e la previsione che nei penitenziari per minori possono stare adulti fino a 26 anni!”.

“Oggi le opposizioni criticano”, conclude Capece, “ma quando erano al Governo hanno destabilizzato oil sistema con queste riforme assurde di cui sono stati protagonisti”.




Cremona, dopo ennesimo suicidio di un detenuto in carcere, Sappe rinnova appello alle istituzioni

ROMA- “Questo ulteriore suicidio avvenuto ieri nel carcere di Cremona deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria”. Lo dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando il 62esimo suicidio nelle carceri del 2024. Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del SAPPE, aggiunge che il detenuto “aveva 31 anni, era originario del Marocco ed era ristretto in carcere per presunte rapina e violenza sessuale. Aveva sottratto un mestolo dalla cucina e aveva litigato con un altro detenuto, per questo era stato recentemente ripreso. Poi non è voluto rientrare in Sezione e ha attuato il gesto estremo, anche se sembrerebbe che abbia voluto fare un gesto dimostrativo ed invece è morto”.

“Spesso, questi eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire”, prosegue Capece. “Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”. “Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea. Ma nessuno può sentirsi indifferente a queste morti. Il personale di Polizia Penitenziaria è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi: espulsioni detenuti stranieri, invio tossicodipendenti in Comunità di recupero e psichiatrici nelle Rems o strutture analoghe. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?”. Capece stigmatizza chi ha parlato di un “boia” che agirebbe nelle carceri – “non credo sia strumentalizzando con frasi ad effetto queste dolorose morti che si rende un servizio alla comunità penitenziaria tutta” – e “numeri assurdi, mai visti in precedenza, indegni per un paese civile” – “ce ne furono 84 nel 2022 con Cartabia Guardasigilli, durante il “governo dei Migliori”, che evidentemente non è stato il migliore dei governi, ma chi oggi si straccia le vesti allora disse poco o nulla…”.

Per questo, Capece ribadisce che si rendono sempre più necessari gli invocati interventi urgenti suggeriti dal SAPPE per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: “Non è più rinviabile una riforma strutturale del sistema, anche ipotizzando eventualmente di ridurre il numero di reati per cui sia previsto il carcere e, conseguentemente, implementare delle pene alternative alla detenzione ed avviare una efficace struttura che consenta la loro gestione sul territorio. Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non si fa prendere per il naso da chi oggi pensa di avere scoperto l’acqua calda e i problemi carcerari sollecitando improbabili indulti e leggi svuota carceri, mentre per mesi ed anni non hanno detto una parola sui provvedimenti delle varie maggioranze politiche di ogni colore al Governo che, nel tempo, hanno destabilizzato il sistema e destrutturato la sicurezza nelle carceri”.

 

 




Velletri, protestano i detenuti in carcere

Ancora tensione in carcere a VELLETRI. Lo denuncia Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che segnala come, nelle ultime ore, presso il Reparto D dell’Istituto, alcuni detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle celle, arrivando a distruggere alcune delle telecamere in uso. Al momento, operativa la Polizia Penitenziaria, supportata di rinforzo anche da un presidio di Carabinieri e Polizia di Stato, pronti ad intervenire in caso di necessità. Per Somma, momenti come questi sono la piena dimostrazione della professionalità e delle capacità dei poliziotti penitenziari che pur nella limitatezza delle risorse a disposizione, si spende con incrollabile buona volontà per garantire la sicurezza pubblica, assicurando l’ordine all’interno delle carceri, denuncia il SAPPE.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, torna a denunciare che la situazione nei penitenziari del Distretto del Lazio è allarmante, anche perché qualche giorno fa un’analoga violenta protesta ha coinvolto centinaia di detenuti a Rieti e, nelle scorse settimane, altri poliziotti hanno subìto aggressioni da parte della popolazione detenuta. Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi: espulsioni detenuti stranieri, invio tossicodipendenti in Comunità di recupero e psichiatrici nelle Rems o strutture analoghe. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?

Non è più rinviabile, conclude il leader del SAPPE, una riforma strutturale del sistema, anche ipotizzando eventualmente di ridurre il numero di reati per cui sia previsto il carcere e, conseguentemente, implementare delle pene alternative alla detenzione ed avviare una efficace struttura che consenta la loro gestione sul territorio. Senza però dimenticare di dotare al più presto anche la Polizia Penitenziaria del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato.

 




Teramo, Polizia Penitenziaria sequestra nove telefonini e droga

TEARAMO – Ieri mattina all’alba, il personale di Polizia Penitenziaria del carcere di Teramo, integrato con altre unità del Corpo provenienti dl Distretto laziale-abruzzese-molisano, è stato impegnato in un’operazione finalizzata all’illecito possesso ed uso di telefoni cellulari e droga nel carcere Castrogno di Teramo.

Come spiega Giuseppe Pallini, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “le circa cento unità del Corpo hanno scrutato in ogni anfratto del carcere, rinvenendo della droga e ben nove telefonini cellulari.

Si esprime grande apprezzamento per l’operazione effettuata dai Baschi Azzurri che, anche in momenti di grande difficoltà, dimostrano la professionalità e l’unità del gruppo”. Il segretario regionale, Giuseppe Ninu, sottolinea le criticità operative del personale di Polizia in relazione alla alta concentrazione di detenuti psichiatrici e tossicodipendenti: “Dai dati in nostro possesso sappiamo che quasi il 30% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre, ha problemi di droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all’interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. 

La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé cosi problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. 

Il Segretario Generale SAPPE Donato Capece evidenzia come anche questi ultimi eventi “confermano tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito, anche a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza. Il compiacimento del SAPPE va al personale del Reparto di Polizia Penitenziario di Teramo e del Distretto che sono stati partecipi nell’operazione”
Il numero 1 del primo Sindacato del Corpo evidenzia che “il problema dell’introduzione di telefoni in carcere è da tempo noto e conosciamo bene la sua portata che, al giorno d’oggi è davvero significativa e continua a crescere giorno dopo giorno. Ci preoccupa non solo il loro utilizzo per scopi illeciti all’esterno del carcere, come più volte riscontrato nelle attività di indagine che vengono svolte quotidianamente nei penitenziari e sul territorio nazionale, ma anche il vero e proprio commercio che è presente all’interno delle mura dove uno smartphone ceduto tra detenuti moltiplica vertiginosamente il proprio valore, diventando fonte di ingenti guadagni illeciti per chi riesce a gestirne il commercio”. 
Capece rammenta che “dal 2020, introdurre un cellulare in carcere è un reato punibile con una pena che va da uno a quattro anni, ma il continuo aumento dei sequestri dimostra che non è un deterrente sufficiente ad arginare il fenomeno. A nostro avviso servono interventi concreti finalizzati ad attualizzare il concetto della pena e della sua esecuzione ai giorni nostri, alle tecnologie di oggi e all’attuale realtà penitenziaria, fatta – tra l’altro – di detenuti sempre più violenti e noncuranti delle più basiche regole di civiltà. È indispensabile quindi investire sulla formazione del personale nonché sulle dotazioni individuali e di reparto, affinché la Polizia Penitenziaria sia messa nelle migliori condizioni per poter assicurare allo Stato quello che forse è il più importante compito istituzionale affidatogli, cioè garantire l’ordine all’interno degli istituti di prevenzione e di pena, tutelandone la sicurezza, a tutto beneficio della collettività libera”.