Distinti Salumi: le 8 esperienze da vivere a Cagli per immergersi nella cultura e nei sapori della norcineria di qualità

CAGLI (PU) – Dalla conferenza di apertura del 25 aprile ai tanti eventi in programma il 26 e 27 aprile: uno sguardo al programma completo dell’evento.

1. Fare un giro al Mercato per conoscere allevatori, produttrici e norcini

Allevatori estensivi e di piccola scala, custodi delle razze locali italiane e grandi interpreti dell’artigianato norcino nazionale: sono oltre 40 gli espositori selezionati per il Mercato di Distinti Salumi provenienti da 14 regioni italiane. Sabato 26 dalle 10 alle 19 e domenica 27 aprile dalle 10 alle 18, animano le vie e le piazze di Cagli, pronti a condividere la storia e i valori delle proprie aziende attraverso l’assaggio dei loro prodotti.
Scopri tutti i produttori e i criteri di selezione.

2. Scoprire salumi naturali e Presìdi Slow Food da tutta Italia

Dal violino di capra della Valchiavenna in Lombardia al prosciutto del Casentino in Toscana, senza dimenticare la ventricina del Vastese in Abruzzo e il capocollo di Martina Franca in Puglia: sono tantissimi i Presìdi Slow Food da scoprire nel Mercato e nelle degustazioni di Distinti Salumi. Oltre ai salumi naturali, si possono scoprire le proposte che valorizzano la biodiversità marchigiana: le fave di Fratte Rosa, l’anice verde di Castignano, la cicerchia di Serra de’ Conti e il lonzino di fico.
Scopri tutti i Presìdi Slow Food presenti.

3. Partecipare ai Laboratori del Gusto

Un Laboratorio del Gusto è un’esperienza concreta e consapevole: un’opportunità di conoscenza delle tecniche e del contesto culturale in cui nascono un prodotto alimentare, un vino o un piatto. In compagnia di esperti di Slow Food e produttori, nel Palazzo del Comune di Cagli cinque esperienze guidano i partecipanti nella scoperta dell’incredibile varietà dell’universo norcino: i salumi più rari e antichi della Marca, come ciarimbolo, morsetto e casserotto, ma anche quelli provenienti da allevamenti di montagna, razze locali e particolari tecniche di lavorazione.
Scegli il tuo preferito!

4. Approfondire il tema dell’allevamento Slow nella conferenza del 25 aprile

Ci sono allevatori che preservano la fertilità della terra, custodiscono biodiversità, rispettano i loro animali e producono carne, latte e formaggi di qualità. Il loro lavoro è indispensabile per una buona agricoltura e per l’equilibrio del territorio, per la salute, per far rivivere le piccole comunità e le aree marginali. La conferenza di apertura, il 25 aprile alle 17 presso il Teatro di Cagli, è un’occasione per ascoltare le loro voci, insieme a quelle di norcini, tecnici ed esperti, per approfondire sfide e opportunità di un modello di allevamento che guarda al futuro.
Prenota il posto a teatro!

5. Passeggiare tra i Cortili del Sale, tra un plateau di salumi e un calice di vino

Sabato 26 dalle 11 alle 19 e domenica 27 aprile dalle 10 alle 18 i cortili delle storiche dimore di Cagli ospitano un ricco programma di assaggi. Tra Palazzo dell’Episcopio, Palazzo Berardi Monchi Zamperoli e Galleria Brunetti si sviluppa un percorso di degustazione che prevede diversi plateau di salumi accompagnati dai calici dei vini di Food Brand Marche e delle chiocciole di Slow Wine, insieme al pane dei PAU (Panificatori Agricoli Urbani).
Consulta tutte le proposte!

6. Assaporare i piatti preparati dai cuochi dell’Osteria dell’Alleanza

In occasione di Distinti Salumi, Piazza San Francesco si trasforma nell’Osteria dell’Alleanza, dove i cuochi della rete Slow Food propongono piatti della tradizione marchigiana o elaborazioni più creative che mettono al centro la qualità e la sostenibilità della materia prima. Sabato 26 e domenica 27 aprile, sia a pranzo che a cena, si alternano ai fornelli insieme ai ragazzi dell’Istituto Alberghiero di Piobbico, per un menù che spazia dall’antipasto al dolce. Qualche esempio? Il carciofo in umido di Lorenzo Zappi, cuoco freelance, gli gnocchi al cinghiale di Davide Moioli, della Cantina Sociale di Cantiano, l’intramontabile coniglio di Moreno Gabrielli, cuoco de La Graticola, e il funghetto offidano di Daniele Citeroni dell’Osteria Ophis di Offida. Senza dimenticare le specialità trentine dello Slow Truck del cuoco dell’Alleanza Paolo Betti. Scopri tutti i piatti giorno per giorno.

7. Divertirsi con le curiose proposte dello spazio famiglie

Nella ludoteca allestita presso il Polo Culturale di Eccellenza in Via Alessandri bambine e bambini possono cimentarsi in tanti giochi dedicati al mondo degli animali e della fattoria. I più piccoli hanno a disposizione puzzle per stimolare la fantasia e chiodini colorati che riproducono paesaggi naturali, mentre i più grandi hanno l’occasione di organizzare divertenti sfide a squadre con il memory della biodiversità per conoscere le differenti razze animali, e di dare via libera alla creatività con il mandala della Chiocciola, utilizzando tante varietà di legumi.
Consulta tutte le attività e gli orari dello spazio.

8. Vivere Cagli e i tanti eventi diffusi in città e dintorni

Distinti Salumi è anche l’occasione per prendere parte alle tante iniziative realizzate dalle attività di Cagli e dintorni. Il 24 aprile il Rifugio del Birrificio del Catria organizza Fuori Salume, un momento di incontro e valorizzazione delle filiere brassicola e norcina, mentre il 25 aprile il Ristorante La Gioconda, Fontes Sant’Angelo e Vivani Luana ortofrutta ospitano numerose degustazioni a tema. Non solo: l’Associazione Pro Loco Cagli realizza visite guidate alla scoperta di alcune attrazioni, come il Torrione Martiniano, il Ponte Malvio, il Teatro ottocentesco e i palazzi nobiliari. Nel Palazzo dei Tiranni è possibile anche esplorare la mostra fotografica collettiva Cagli Photo Art 2025, con i lavori di 14 fotografi.
Qui tutte le iniziative in aggiornamento.

9. Entrare a far parte della rete Slow Food

Diventare socia e socio Slow Food permette di partecipare a eventi e iniziative organizzate dall’associazione della Chiocciola, entrare in relazione con altre persone che condividono l’idea di un cibo buono, pulito e giusto per tutte e tutti, saperne di più sul sistema alimentare e fare scelte quotidiane consapevoli e responsabili. Grazie a uno stand dedicato, a Cagli sarà possibile associarsi, scoprire i tanti progetti dedicati alla biodiversità e all’educazione alimentare, e acquistare i libri di Slow Food Editore.

Distinti Salumi è un evento organizzato dalla Città di Cagli in collaborazione con Slow Food Italia e Slow Food Marche, con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e della Regione Marche. La manifestazione gode del supporto di Camera di Commercio delle Marche, BCC Pergola e Corinaldo e Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino.




Guida agli Extravergini 2025: il meglio del Centro Italia

Dopo 25 anni dalla prima uscita, la Guida agli Extravergini 2025, a cura di Slow Food Italia, si conferma uno strumento essenziale per la promozione e la valorizzazione del patrimonio olivicolo italiano. Realizzata grazie all’apporto di numerosi collaboratori in tutta Italia e al sostegno di BioEsperia, Gruppo Saida e RICREA, la guida offre ai lettori un percorso di scoperta tra territori, aziende e varietà, raccontando le storie di produttrici e produttori che preservano la biodiversità locale, tutelano il paesaggio e puntano su qualità e innovazione sostenibile. Nonostante le sfide imposte dai cambiamenti climatici, la produzione olivicola del 2025 ha registrato una ripresa significativa in Italia: ne sono un esempio le 823 aziende recensite e i 1321 extravergini segnalati.

Ecco una panoramica del settore nelle regioni del Centro Italia e i riconoscimenti assegnati nella Guida agli Extravergini 2025, disponibile su slowfoodeditore.it.

Le regioni del Centro Italia

La resa dell’olio nel 2023 in Toscana è stata più bassa rispetto agli anni precedenti, a causa di una serie di fattori climatici e biologici. Le note positive sono state la grande quantità di olive raccolte e la qualità delle stesse, che ha garantito extravergini generalmente buoni, senza difetti significativi.
Nelle Marche, i numeri dicono che la produzione è più che raddoppiata rispetto allo scorso anno, ma, ciò che più conta, è il livello qualitativo e una generale ricchezza di polifenoli ben superiori alle ultime stagioni. La produzione sostenibile è in costante crescita e la biodiversità esaltata dalle degustazioni, i cui risultati premiano oltre alla Tenera Ascolana, varietà quali Orbetana, Rosciola, Coroncina, Lea, Raggia, Mignola, Raggiola, Leccino.
L’Umbria ha registrato un incremento delle produzioni, con una qualità media degli oli buona e ottima. Tuttavia, i piccoli produttori, impossibilitati a conferire giornalmente al frantoio a causa delle quantità insufficienti raccolte, hanno ottenuto oli di qualità inferiore. Resta inascoltato l’appello a creare un sistema di ammasso tra produttori, per raggiungere la quantità minima necessaria per una molitura giornaliera ottimale. Una soluzione che, se attuata, potrebbe migliorare significativamente la qualità del prodotto finale.
Nell’ultima campagna olearia il Lazio ha seguito l’andamento nazionale, caratterizzato da rese molto basse, tuttavia la produzione ha beneficiato di un’abbondante quantità di olive e di una qualità nettamente superiore. Tra le zone più performanti spiccano le Colline Pontine, la Sabina, soprattutto nella produzione di monovarietali, e la Tuscia. Da segnalare inoltre, la presenza di nuove realtà di valore e l’adesione di nuovi produttori al Presidio Slow Food degli Olivi Secolari.
L’Abruzzo è sempre più colpito dai cambiamenti climatici: prolungate siccità, mancanza di freddo invernale, venti estremi caldi e freddi nei momenti più delicati, e accentuazione dell’alternanza produttiva e scarsa remunerazione del produttore. Nell’ultima campagna è accaduto tutto questo. L’unico dato positivo è stato che il gran caldo estivo ha limitato la presenza della mosca, consentendo una produzione di buona qualità in tutti gli areali olivicoli. Le varietà che hanno maggiormente risentito del calo produttivo sono state la Leccino nel Chietino, la Dritta e la Toccolana nel Pescarese.
In Molise il calo produttivo ha interessato in modo diverso il territorio: più penalizzato il Basso Molise, tra Termoli e Campomarino; meglio, invece, l’Alto Molise, tra Isernia e Venafro. Gli oli prodotti sono, in linea di massima, di buona qualità, grazie all’assenza della mosca. Nel complesso la regione conferma extravergini di qualità e una notevole ricchezza in germoplasma olivicolo.

I riconoscimenti

La Chiocciola è il simbolo assegnato dai curatori della Guida a quelle aziende olivicole che interpretano i valori organolettici, territoriali e ambientali secondo la filosofia Slow Food. Per quanto riguarda il Centro Italia, ne sono state assegnate 26.

Abruzzo

Davide Iacovella – Chieti (CH)
Frantoio Mercurius – Penne (PE)
Giardini di Giulio – Tocco da Casauria (PE)
Tommaso Masciantonio – Casoli (CH)

Toscana

Alle Camelie – Capannori (LU)
Fattoria Altomena – Pelago (FI)
Fattoria di Celle – Pistoia (PT)
Lugudoro – San Vincenzo (LI)
Stefano Spinelli – Lamporecchio (PT)
Tenuta Lenzini – Capannori (LU)
Val di Lama – Pontedera (PI)

Lazio

Colli Etruschi – Blera (VT)
L’Oro delle Donne – Marino (RM)
Paola Orsini – Priverno (LT)
Sciuga – Il Molino – Montefiascone (VT)
Silvi Sabina Sapori – Palombara Sabina (RM)

Umbria

Il Fontanaro – Paciano (PG)
Le Pietraie – Città di Castello (PG)
Marfuga – Campello sul Clitunno (PG)

Marche

Agrobiologica Foglini Amurri – Petritoli (FM)
Aleandri – Offida (AP)
Barbara Pacioni – Montegranaro (FM)
Fiorano – Cossignano (AP)
I Tre Filari – Recanati (MC)

Molise

Giorgio Tamaro – Termoli (CB)
Tenuta Terra Sacra – Termoli (CB)

Il riconoscimento Grande Olio viene attribuito all’olio eccellente nella sua categoria per pregio organolettico, aderenza al territorio e alle sue cultivar. Nel Centro Italia si sono aggiudicati il premio 33 oli.

Abruzzo

Giotto di Frantoio Tini – Castilenti (TE)

Lazio

Cerrosughero – Maurino di Laura De Parri – Cavino (VT)
Linea Zero di Terre di Ancuria – Fara in Sabina (RI)
Donna Lelia di Diamante Verde – Latina (LT)
De di Alfredo Cetrone – Sonnino (LT)
Olio Traldi Eximius di Francesca Boni – Vetralla (VT)

Toscana

Special Edition de Il Cavallino – Bibbona (LI)
Igp Toscano e Moraiolo di Eredi Casini Santi – Bucine (AR)
Elaion e Duddo de Il Giardino di Artemide – Bucine (AR)
Evo Le Mura di Le Mura – Bucine (AR)
Lazzero di Podere Il Montaleo – Casale Marittimo (PI)
Riflessi e Igp Toscano Bolgheri di Fonte di Foiano – Castagneto Carducci (LI)
Oro Dop Seggiano di Poderi Borselli – Castel del Piano (GR)
Roscianum 1 di Roscianum – Gavorrano (GR)
Oro dei Tatanni di Il Casino di Sala – Greve in Chianti (FI)
Moraiolo Igp Toscano di Bardelli dal 1941 – Larciano (PT)
Evo 29 di Le Piccole Macie – Magliano in Toscana (GR)
OliVi Leggero – Leccino di Poggiolecci – Magliano in Toscana (GR)
Borgo Riparossa – Maurino di Magaez – Manciano (GR)
Prima oliva Igp Toscano e Riserva di Frantoio di Croci – Massa e Cozzile (PT)
Leccio del corno di Solaia – Montespertoli (FI)
Evo Due Palme di Due Palme – Portoferraio (LI)
Maurino di I Greppi di Silli – San Casciano in Val di Pesa (FI)

Umbria

Il Saggio di Pierfrancesco Saladino – Amelia (TR)
Moraiolo e San Felice di Decimi – Bettona (PG)
Lyris di Luigi Tega – Foligno (PG)
Il Sincero di Viola – Foligno (PG)
Dop Colli Martani di Frantoio Filippi – Giano dell’Umbria (PG)

Il premio Grande Olio Slow viene riconosciuto all’olio eccellente, capace di emozionare in relazione a cultivar autoctone e territorio di appartenenza, ottenuto con pratiche agronomiche sostenibili. Sono 77 gli oli premiati del Centro Italia.

Abruzzo

Intosso e Crognale di Tommaso Masciantonio – Casoli (CH)
Flores e Venus di Frantoio Mercurius – Penne (PE)
Toccolana di Giardini di Giulio – Tocco da Casauria (PE)
Blend di Monaco – Tortoreto (TE)

Toscana

Frantoio e Moraiolo di Fattoria Ramerino – Bagno a Ripoli (FI)
Igp Toscano di Petrolo – Bucine (AR)
Vivo – Leccino di Tenuta Il Leccio – Bucine (AR)
Mignola e Frantoio di Fattoria Castellina – Capraia e Limite (FI)
Evo Le Capanne di Le Capanne – Castiglion Fiorentino (AR)
Castiglioncelli di Tenuta San Jacopo in Castiglioni – Cavriglia (AR)
Frantoio e Olivastra di Leonardo Salustri – Poggi del Sasso Cinigiano (GR)
Evo Poderaccio di Poderaccio – Figline Incisa Valdarno (FI)
Dop Chianti Classico di Fontodi – Greve in Chianti (FI)
Evo 46 di Balduccio – Lamporecchio (PT)
Essenza – Leccio del Corno di Stefano Spinelli – Lamporecchio (PT)
Selezione L’Apparita di L’Apparita – Loro Ciuffenna (AR)
Evo Poggio La Tana di Poggio La Tana – Castiglion Fibocchi (AR)
Dop Lucca di Villa Santo Stefano – Via della Pieve Santo Stefano (LU)
Il Capofamiglia Igp Toscano e Il Grigio di Tenuta Querciamatta – Monsummano Terme (PT)
Ulisse de I Casciani – Montespertoli (FI)
Legno d’olivo di Fattoria Altomena – Pelago (FI)
Gualtiero Primo e Ti Garba! di Luca Varini – Pieve a Nievole (PT)
Olio Grullo Maurino di La Gramigna – Pontassieve (FI)
Igp Toscano di Podere La Frantoia – Quarrata (PT)
Morchiaio e Leccio di Corno di Maryamado – San Casciano in Val di Pesa (FI)
Moraiolo di Torre Bianca – San Casciano in Val di Pesa (FI)
Evo Santissima Annunziata di Santissima Annunziata – San Vincenzo (LI)
Leccio del Corno e Peppery-Intense di Trebbio – Scarperia e San Piero (FI)
Evo Macolo di Podere Macolo – Serravalle Pistoiese (PT)
Capriccio di Tosca di Pietrasca – Suvereto (LI)
Insieme di Bellandi – Uzzano (PT)

Lazio

Frantoio Antica Tuscia di Frantoio Battaglini – Bolsena (VT)
Forte & Eccelso di Ione Zobbi – Canino (VT)
Salviana di Roberta Marcoaldi – Montelibretti (RM)
Evo Paola Orsini e Dop Colline Pontine di Paola Orsini – Priverno (VT)
Primevo di La Valle dell’Usignolo – Sermoneta (LT)
La Macera di Michele Costantini – Sezze (LT)
Olivastro di Americo Quattrociocchi – Terracina (LT)

Marche

Tenera di Agorà – Appignano del Tronto (AP)
Victoria Bio Igp Marche di Elena Semproni – Ascoli Piceno (AP)
Ascolana Tenera e Raggia di Montecappone – Jesi (AN)
Evo Collelago di Collelago – Massignano (AP)
Frà Bernardo e Frà Pasquale de Il Conventino di Monteciccardo – Monteciccardo (PU)
Gocce di Frantoio – Ascolana Tenera e Gocce di Frantoio – Raggia di Barbara Pacioni – Montegranaro (FM)
Coroncina e Orbetana de I Tre Filari – Recanati (MC)
Orbetana e Mignola di Frantoio L’Olinda – San Marcello (AN)

Molise

Selezione Mastrangelo – Fruttato Intenso e Gentile di Mafalda di Oleificio Trespaldum – Mafalda (CB)
Centolune di Tenuta Terra Sacra – Termoli (CB)

Umbria

Rajo de Il Frantoio di Suatoni – AMelia (TR)
Riserva Dop Colli Assisi Spoleto e L’affiorante di Marfuga – Campello sul Clitunno (PG)
Bio Selection di Luigi Tega – Foligno (PG)
Costa del Riparo di Viola – Eraclio Foligno (PG)
Sesto di Frantoio Loreti – Gualdo Tadino (PG)
Raio di Consorzio per la biodiversità dell’olivo e dell’olio – Gubbio (PG)
Dop Colli del Trasimeno di Frantoio CM – Centumbrie – Agello (PG)
Vubia e Borgiona di Castello Monte Vibiano Vecchio – Monte Vibiano Vecchio (PG)
Cru Malagriccia e Fonte della Pace de Il Fontanaro – Paciano (PG)
Dop Umbria Colli del Trasimeno di Giovanni Batta – Perugia (PG)

La Guida agli Extravergini 2025 è realizzata grazie al sostegno di Gruppo Saida, BioEsperia e RICREA.




Aggiungi un legume a tavola con Slow Food

Nel Lazio 18 Cuochi dell’Alleanza Slow Food propongono nei loro menù piatti della tradizione e ricette innovative per celebrare la Giornata mondiale dei legumi in programma il 10 febbraio. In occasione della Giornata mondiale dei legumi, indetta dalla FAO per il 10 febbraio, Slow Food lancia “Aggiungi un legume a tavola!”. L’iniziativa, in programma in tutta Italia, coinvolge anche il Lazio con ben 18 locali dove i Cuochi dell’Alleanza Slow Food fino al 16 febbraio proporranno piatti della tradizione o ricette innovative con i legumi del territorio e non solo.

Un’opportunità straordinaria per evidenziare il ruolo fondamentale che questi piccoli ma preziosi semi svolgono nella valorizzazione della biodiversità, nella costruzione di un’agricoltura che rispetti la terra e le sue risorse, e nella promozione di diete sane e sostenibili nella logica di transizione proteica, vale a dire lo spostamento nell’ambito del consumo di proteine, da quelle di origine animale a quelle di origine vegetale.  Molto più, quindi,  di una semplice coltura, ma una valida soluzione ad alcune delle sfide più grandi dei nostri sistemi alimentari.

“I cuochi dell’Alleanza Slow Food – dichiara Luigi Pagliaro, presidente di Slow Food Lazio – ribadiscono anche in questa occasione l’importanza di intessere relazioni salde con la rete di produttori di piccola scala che coltivano rispettando il suolo e l’ambiente. Grazie al loro lavoro, oggi sopravvivono specie che rischiavano di scomparire per sempre, come gli oltre 40 Presìdi Slow Food dei legumi, semi identitari dei propri territori di cui riflettono caratteristiche e cultura, spesso protagonisti di ricette della tradizione le cui origini si perdono nel tempo. Chi li coltiva affronta oggi numerose sfide a partire da quella climatica, ma trova un valido alleato nella rete dei cuochi di Slow Food che, attraverso i propri piatti, valorizza e promuove anche un ingrediente apparentemente semplice come i legumi, tra cui molti Presìdi Slow Food e prodotti dell’Arca del Gusto”.

Di seguito i piatti, i cuochi e i locali che aderiscono all’iniziativa nel Lazio:

ROMA E PROVINCIA

Giovanni Lombardi del Ristorante “Baccio e i gradini” – Roma
• Gradino cicerchie e cavolo nero, panfocaccia con farine di Umberto Di Pietro, cotto al vapore e ripassato in forno con cicerchie della Tuscia e cavolo nero toscano.

 

Stefano Salvemme, cuoco free lance – Roma,  (stefano.salvemme@gmail.com)
• Lenticchia di Ventotene (Arca del Gusto) con Salsiccia di Maiale e polentina
• Zuppetta di Cece del solco diritto (Arca del gusto) e Mosciarelle delle casette di Capranica Prenestina (Presidio Slow Food)
Fagiolo a Suricchio (Arca del Gusto) con le cotiche di prosciutto
• Bruschetta con gelato di Cece del solco diritto (Arca del Gusto)

Eliana Vigneti Catalani del Ristorante “Spirito Divino” – Roma,
• Insalata di Fagiolone di Vallepietra (Presidio Slow Food) con cavolfiore arrosto, uvette bionde, melagrana gelo di arancia e finocchietto

Matteo Ballarini dell’Osteria del “Velodromo Vecchio” – Roma,
• Zuppa di Lenticchie di Rascino (Presidio Slow Food) con Caciofiore della campagna romana (Presidio Slow Food)

Gabriella Cinelli di “Kykeon” Cucina Itinerante – Tivoli (Rm),

Stefano Esposito del Ristorante “Le Cucine del Castello” – Castelnuovo di Porto (Rm),
• Fagioli all’uccelletto

Antonietta Proia del Ristorante “La bottega delle tre sorelle” – Montelanico (Rm),
• Zuppa di ceci, patate e bieta
• Minestra di pane e polpette di fagioli al sugo con Marzolina (Presidio Slow Food) fondente

Giulio Ficorella del Ristorante “Salotto Retrò” – Bellegra (Rm),

Gioia Ruggeri del Ristorante “Salotto Belvedere” – Bracciano (Rm),
• Polentina etrusca di mare, polentina arrostita di farro, crema di ceci e fagioli della Tuscia, cozze dell’Adriatico e pecorino km0

VITERBO E PROVINCIA

Ezio Gnisci del Ristorante “TrediciGradi” – Viterbo,
• Millefoglie di Pamparito su crema di Cicerchie di Serra de’ Conti e lacrime di Pomodorino del piennolo del Vesuvio (Arca del Gusto) su riduzione di balsamico al miele della Tuscia.

Gesuela Tortelli del Ristorante “Il Cosmonauta” – Viterbo,

  • Zuppa con lenticchie e farro

Marco Ceccobelli dell’Agriristorante “Il Casaletto”– Grotte S. Stefano-Viterbo,
• Zuppa di Cece del solco dritto  (Arca del Gusto) e castagne

Maurizio Grani della Trattoria pizzeria enocacioteca “Il Moderno” – San Martino al Cimino (Vt),
• Hummus di Fagiolo del Purgatorio (Arca del Gusto)

Maria Assunta Stacchiotti della “Trattoria del Cimino dal 1895” – Caprarola (Vt),
• Zuppa di Cicerchie di Serra de’ Conti (Presidio Slow Food)

Gianluca Aphel del Ristorante “La Piazzetta” – Calcata (Vt),
• Zuppa di lenticchie
• Pasta e ceci

Tiziana Favi di “Namo Ristobottega” – Tarquinia (Vt),
• Burger di cece dal solco dritto (Arca del Gusto) con misticanza e maionese di acqua faba

Vittoria Tassoni “Il Prezzemolino” – Tarquinia (Vt),
• Zuppa di Roveja di Civita di Cascia (Presidio Slow Food) con borragine e cicoria, un piatto tradizionale delle Marche e dell’Umbria, legato alla cucina povera delle zone montane

RIETI E PROVINCIA

Edoardo Isnenghi del Ristorante “Le tre porte” – Rieti,
• Zuppa lenticchie di Rascino  (Presidio Slow Food) con crostini di “Pane Francesco”
• Lasagna vegana con lenticchie di Rascino  (Presidio Slow Food)
• Polpette di ceci, fagioli borlotti, cicerchie su crema di lenticchie di Rascino  (Presidio Slow Food) e foglie di salvia fritte

Inoltre grazie all’esperienza e all’estro dei Cuochi dell’Alleanza è stato elaborato un Ricettario leguminoso con una preparazione da ogni regione d’Italia. Lo strumento perfetto per imparare la cucina vegetale direttamente dai cuochi slow e per saperne di più sui mille usi dei legumi e sulla loro biodiversità (Clicca qui per ricevere gratuitamente il ricettario)

“Aggiungi un legume a tavola” è una delle tante iniziative portate avanti da Slow Food negli anni per dare la giusta importanza ai legumi: scopri tutti i progetti della rete Slow Beans qui.

L’Alleanza Slow Food è una rete internazionale di oltre 1.300 cuoche e cuochi che ogni giorno nelle loro cucine impiegano cibi buoni, puliti e giusti di chi produce con passione e rispetto per la biodiversità, la terra e gli animali. I cuochi si impegnano a segnalare i nomi dei produttori dai quali si riforniscono, per dare rilievo e visibilità al loro lavoro.




Aspettando il Natale con due show cooking a Viterbo a cura di Slow Food Viterbo e Tuscia

VITERBO – Mancano pochi giorni al NATALE e il pranzo più importante delle festività sarà il protagonista dei prossimi due SHOW COOKING del 21 e 22 Dicembre presso la ex chiesa San Giacomo e Martino in via Saffi, a Viterbo, nell’ambito degli eventi realizzati da Slow Food Viterbo e Tuscia per “Il Natale più sorprendente è arrivato in città” della Camera di Commercio Rieti e Viterbo.
Saranno ben tre i cuochi dell’alleanza Slow Food a condividere i loro piatti e alcune ricette per questi momenti da passare in famiglia, in compagnia di tante “buone” e “pulite” eccellenze del nostro territorio.Sabato 21 Dicembre: “Pesce di Lago e di mare: un trionfo a Natale” (dalle 17.30 alle 19.00)
Show Cooking a quattro mani, in cui il lago e il mare si incontreranno, grazie a Gioia Ruggeri e a Vittoria Tassoni, entrambe cuoche dell’alleanza Slow Food, in due piatti gustosi per esaltare il pescato del lago di Bracciano e del mare. Interverrà l’Azienda “Monti della Moma” di Montefiascone, con i suoi vini, che saranno abbinati ai piatti dal sommelier AIS Franco Cherubini. Ospite il Frantoio Cioccolini di Vignanello con il suo olio evo. Presenta Vittoria Tassoni, food blogger, condotta Slow Food Viterbo e Tuscia

Domenica 22 Dicembre: “Natale con la Chiocciola” (dalle 17.30 alle 19.00)
Felice Arletti, cuoco dell’alleanza Slow Food, ci mostrerà come partendo da prodotti semplici e genuini come prodotti caseari, prelibatezze dell’orto, pane a pasta madre del “Panificio Fiorentini” di Canepina e olio evo, si possa realizzare un piatto sano e gustoso per il Natale. Interverrà l’Azienda “Terrae d’Aquesia” con i suoi vini di confine (Acquapendente), che saranno abbinati al piatto dal sommelier FISAR Enrico Zamboni. Ospite le sorelle Sensi dell’Az. “Eredi di Pieri Giovanni” con il loro olio evo “Doppi Sensi”, presidio Slow Food “ Presenta Debora Valentini, condotta Slow Food Viterbo e Tuscia che ci racconterà della chiocciola assegnata nella guida “Osterie d’Italia “ Slow Food, giunta alla 35°edizione.

Vi aspettiamo il 21 e il 22 Dicembre dalle ore 17.30, in via Saffi, vicino Piazza Fontana Grande, a Viterbo. Ricordiamo che tutti gli eventi sono gratuiti, ad ingresso libero, fino ad esaurimento posti.
Vieni a conoscere cosa fa Slow Food Viterbo e Tuscia per il territorio.
Segui tutti gli eventi https://www.instagram.com/slowfoodviterboetuscia/

Per conoscere tutte le iniziative natalizie promosse a Viterbo dalla Camera di Commercio e dalla sua Azienda speciale Centro Italia in collaborazione con il Comune di Viterbo ed altri partner nell’ambito del progetto “Turismo e Cultura” clicca qui sotto:
https://www.rivt.camcom.it//it/news/il-natale-piu-sorprendente-e-arrivato-in-citta_2346.htm




Dalle acque del Tirreno un nuovo Presidio Slow Food

Combattere il sovrasfruttamento della risorsa ittica, rivitalizzare un’area preziosa e fragile, promuovere la cultura alimentare attraverso l’impegno di persone che – prima ancora di pescatori – sono appassionati di pesca: il neonato Presidio della pesca artigianale dell’Isola del Giglio nasce da questi presupposti. «Negli ultimi trent’anni il turismo di massa ha stravolto gli equilibri dell’isola» spiega Claudio Bossini, referente Slow Food del Presidio. L’arrivo di migliaia di visitatori ogni anno su quella che, con appena 21 chilometri quadrati, è la seconda isola più grande dell’Arcipelago toscano non assicura soltanto soldi e benessere: infatti, per rispondere alle esigenze di una clientela sempre più numerosa, alcuni ristoratori hanno scelto di approvvigionarsi di prodotti più economici, di provenienza globale e perciò privi di legami con il territorio. A questo si aggiunge che i fondali, storicamente ricchi e pescosi, vengono sempre più spesso battuti da grandi imbarcazioni provenienti da lontano. «Ci vorrebbero rispetto e buon senso da parte di chi viene a pescare in queste acque – sostiene Ido Cavero, referente dei sette pescatori che aderiscono al Presidio –. Certi giorni capita di uscire dal porto e di non poter calare le reti perché dappertutto ci sono le bandiere che segnalano che altri stanno già pescando, barche che usano chilometri e chilometri di reti e fanno la pesca forzata». Significa che pescano senza preoccuparsi troppo di ciò che finisce nella rete: «Un conto è pescare il pesce “di passo”, catturato mentre migra – aggiunge Cavero – e un altro conto sono le specie che vivono qua, che devono crescere e riprodursi. Chi viene da fuori, non avendo interesse a rimanere sull’isola, quando finisce di pescare se ne va e basta, lasciando a noi le conseguenze».

Pescare oggi in modo che si possa pescare anche domani

Tra le specie che è possibile pescare, a seconda della stagione, vi sono le triglie di scoglio, gli scorfani rossi e neri, i saraghi maggiori e fasciati, le aragoste, le seppie comuni e i calamari. Cavero le conosce bene: ha la barca da sempre, benché di professione faccia il meccanico. «Pesco per passione e per avere il pesce da consumare a casa» racconta. Poi, eventualmente, il resto lo vende. Suo figlio Leonardo, invece, spera di farne una professione vera e propria, forte anche del fatto che alcuni ristoratori dell’isola hanno capito l’importanza e il valore di sostenere i pescatori locali: «Abbiamo già notato una risposta positiva da parte della ristorazione locale e delle persone del posto – aggiunge Bossini –. Sostenere questo piccolo nucleo di pescatori significa difendere l’isola da una pesca industriale guidata da logiche predatorie, ma anche salvaguardare il patrimonio storico e culturale dell’isola, ad esempio la capacità di lavorare e cucinare anche quelle che alcuni considerano specie povere», come la boga, il suro, lo zerro, la menola, la musdea, il grongo e la murena.

Il disciplinare adottato dai pescatori del Presidio norma chiaramente i tempi e i modi per le catture: no allo strascico e alle reti a circuizione, sì ai palangari e alle reti da posta fissa con dimensioni delle maglie diverse a seconda della stagione e del ciclo biologico della specie che si vuole pescare, per evitare di catturare esemplari troppo giovani e mettere in crisi gli stock ittici. Una scelta che non è soltanto dettata dall’etica, ma dalla consapevolezza che il mare rappresenta una fonte di sostentamento e come tale va rispettato affinché dia sempre da pescare e da mangiare. «Trent’anni fa al Giglio c’erano una decina di barche grosse e il sabato e la domenica pescavano anche i diportisti – conclude Cavero – eppure il pesce c’era. Oggi siamo rimasti una manciata di barchette, ma il pesce quasi non c’è più. Di chi è la colpa? Del rumore, dell’inquinamento, di chi fa la pesca forzata per accontentare le richieste fuori stagione».

L’area di riferimento della pesca artigianale dell’Isola del Giglio si estende per un miglio nelle acque circostanti le isole del Giglio e di Giannutri, in provincia di Grosseto.

Il Presidio Slow Food della pesca artigianale dell’Isola del Giglio è sostenuto dal Comune di Isola del Giglio.

Foto di Marco del Comune




Slow food: “Le feste stanno finendo, ma gli avanzi restano”

VITERBO – Perché a tavola” le Feste non Finiscono mai”, festeggiamo alla grande il 6 gennaio, che per tradizione tutte le feste si porta via, con un piatto dell’executive chef Eugenio Moschiano. Lo show cooking, dalle 17.00 alle 19.00, celebrerà, presso la Sala Gatti, in un risotto speciale, lo sposalizio tra la montagna e la campagna, con alcune eccellenze del nostro territorio e del Mercato della Terra di Slow Food Viterbo e Tuscia. Per l’azienda olivicola sarà la volta del Frantoio Pierluigi Presciuttini. Il 7 gennaio i riflettori si accendono sullo spirito dell’antispreco tanto caro a Slow Food, con la cuoca dell’alleanza Gesuella Tortelli, che riusando e riutilizzando gli avanzi che sempre rimangono in casa, ci guiderà alla riscoperta di un piatto povero e della tradizione, davvero completo, gustoso e salutare. Saranno presenti l’Azienda Agricola biologica “Il Molino” con il suo Presidio Slow Food dell’olio extravergine e l’Azienda San Bartolomeo.

In entrambi gli show cooking, a cura della Camera di Commercio Rieti Viterbo in collaborazione con Slow Food Viterbo e Tuscia e il Comune di Viterbo, verranno abbinati vini di aziende del territorio grazie al sommelier Fisar Enrico Zamboni; saranno condotti dalla cuoca dell’alleanza Vittoria Tassoni.

Ingresso libero, fino ad esaurimento posti, presso la Sala Gatti a Viterbo, in via della Rimessa.

RINGRAZIAMO TUTTI COLORO CHE HANNO PARTECIPATO AI NOSTRI SHOW COOKING E AI LABORATORI DEI BAMBINI, MOLTO APPREZZATI DALLE FAMIGLIE (NE SIAMO FELICI).

Sabato 6 GENNAIO tutto il giorno e domenica 7 GENNAIO fino ad ora pranzo, troverete presso lo Spazio Pensilina i nostri produttori del Mercato della Terra a “Tuscia in Bio”, il Mercato Bio Diverso: giochi per bambini, musica, laboratori del gusto. Ancora visitabile fino al 7 gennaio la mostra fotografica “24 Domani” del Magazzino 120. Domenica unisciti a noi al PRANZO CON I PRODUTTORI: I
posti sono limitati e il costo a persona
è di euro 20. Per le prenotazioni: tel. 3279507700 – menù elaborato dalla Cuoca dell’Alleanza Slow Food Vittoria Tassoni utilizzando esclusivamente i prodotti in vendita presso il
Mercato di Tuscia in Bio, e prevede: zuppa di ceci, fagioli e verdure biologiche, Polpettone vegetariano con uova e ricotta biologica, verdure al vapore, risotto espresso del contadino..)

Vi aspettiamo!!

Maggiori info su https://www.facebook.com/slowfoodviterboetuscia/?locale=it_IT

https://www.facebook.com/tusciainbio/




Con la Befana si chiudono gli appuntamenti a Viterbo di “Gustose feste” di Slow food

VITERBO-  Si chiude con un animato weekend dell’Epifania il ricco calendario di appuntamenti avviato lo scorso 8 dicembre a Rieti e Viterbo dalla Camera di Commercio e dalla sua Azienda speciale Centro Italia in collaborazione con i Comuni di Viterbo e di Rieti, la Fondazione Varrone, la Provincia di Rieti, Slow Food Viterbo e Tuscia e numerosi altri partner nell’ambito del progetto “Turismo e Cultura”.

A Viterbo il 5 gennaio, dalle 16 alle 17 e dalle 17,15 alle 18,15, nella Sala Gatti in via della Rimessa, un pomeriggio dedicato ai bambini con il laboratorio antispreco “Una befana golosa con il recupero dei dolci delle feste”. Al termine del laboratorio, ad ingresso libero, è prevista una merenda salutare per tutti i partecipanti.

Il 6 gennaio dalle ore 17 alle 19, sempre nella Sala Gatti, è in programma il laboratorio del gusto con lo chef Eugenio Moschiano “Risotto sposalizio tra i sapori della campagna e della montagna”. In abbinamento vini di aziende del territorio a cura di sommelier ed enogastronomi. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti disponibili. Chiude il calendario delle feste il laboratorio del gusto dedicato al riuso degli avanzi “Alla riscoperta di un piatto povero della tradizione” abbinato vini di aziende del territorio a cura della cuoca dell’Alleanza Slow Food Gesuela Tortelli in programma il 7 gennaio dalle 17 alle 19 sempre nella Sala Gatti. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.




“Presidiamo la Puglia”: presentati 7 nuovi Presìdi Slow Food

BARI – Oltre le aspettative i risultati del secondo step di “Presidiamo la Puglia”, illustrati ieri, 20 dicembre, a Bari, nella sala conferenze del Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia.

Sette nuovi Presìdi che rappresentano la Puglia, da nord a sud. Il progetto è volto alla valorizzazione delle eccellenze agroalimentari e realizzato nell’ambito delle attività del programma di promozione dei prodotti agroalimentari pugliesi di qualità ed educazione alimentare, promosso dalla Sezione Coordinamento Servizi Territoriali del Dipartimento Agricoltura. La sinergia fra Regione Puglia Assessorato alle Politiche Agricole e Slow Food Puglia ha portato all’istituzione di nuovi Presìdi che insieme ai cinque “nuovi nati” nella prima fase che si è conclusa esattamente un anno fa, porta a 12 i nuovi Presìdi Slow Food in Puglia in due anni. Un risultato numericamente e qualitativamente importante se si considera che il Presidio è il frutto di un’azione volta a tutelare le piccole produzioni di qualità e a rendere protagonisti dei territori di appartenenza i contadini, gli allevatori e i pescatori locali.
Hanno partecipato ai lavori l’assessore alle Politiche Agricole della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, il presidente di Slow Food Puglia, Marcello Longo, i referenti e i produttori dei Presìdi di nuova istituzione che sono:

Uva Baresana

Piselli tradizionali Salentini

Agrumi tradizionali di Palagiano

Cipolla rossa delle Saline di Margherita di Savoia

Suino Nero Pugliese

Carciofo della Terra dei Messapi

Pecora Gentile di Puglia

«Slow Food aggiunge un altro importante tassello nell’attuazione della nostra strategia di valorizzazione e tutela delle eccellenze enogastronomiche made in Puglia – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia -. Per la precisione altri sette tasselli, sette Presìdi di prodotti, che sono identitari di un territorio, della cultura e della storia di tante comunità, elementi che rappresentano anche fortissimi attrattori turistici. Quella di Slow Food, come ho già ribadito, non è solo un’azione strategica di promozione dei nostri prodotti, ma una vera e propria operazione culturale che può avere un ritorno straordinario anche da un punto di vista economico, per le imprese agricole, i produttori, per il comparto turistico-ricettivo. Senza dimenticare l’azione di promozione e valorizzazione di un’enogastronomia tutta pugliese che è sinonimo di salute e benessere. Stiamo lavorando in un’ottica di comunione d’intenti con gli assessorati allo Sviluppo economico e al Turismo per portare insieme nel mondo la bontà e le tradizioni pugliesi, che rinnoviamo e innoviamo, senza mai perdere di vista la nostra storia. Associazioni come Slow Food ci danno ragione, ancora una volta, del percorso intrapreso nel sostenere le imprese, nel difendere qualità e tradizioni, come baluardi di sviluppo e crescita sui mercati interni e internazionali».

«Il progetto “Presidiamo la Puglia” prevedeva ab origine l’istituzione di undici nuovi Presìdi in due anni, invece, grazie alla sinergia con la Regione Puglia, in particolare con l’Assessore Pentassuglia, che ci ha supportati nel percorso tracciato, siamo riusciti a realizzarle uno in più. Quindi, con gli ultimi 12 presentati in due anni, salgono a 35 i Presìdi Slow Food in Puglia– ha dichiarato Marcello Longo, presidente di Slow Food Puglia -. Sono numeri importanti che lasciano comprendere chiaramente quanto si stia lavorando per rendere la Puglia una regione sempre più biodiversa. Un lavoro che premia il bene comune e il “modello Puglia”. Senza l’impegno di tutti gli attori in campo questo risultato non sarebbe stato possibile. Per questo, un sentito ringraziamento va all’Assessore Pentassuglia e al suo staff per averci sostenuto sin dal primo momento. Grazie anche a tutti i produttori, allevatori e contadini che hanno creduto nella bontà delle iniziative di Slow Food Puglia sui territori, dalla Daunia al Salento».

E poi le riflessioni di Serena Milanodirettrice generale di Slow Food Italia: «La Puglia per Slow Food Italia è un punto di riferimento. In questa regione, la nostra associazione ha messo al centro dell’attenzione la biodiversità, lavorando al fianco di contadini, allevatori, pescatori, artigiani, per salvare una ricchezza straordinaria di varietà vegetali, razze autoctone, formaggi, dolci… Sono nati proprio qui alcuni progetti all’avanguardia per la salvaguardia degli ecosistemi marini: Presìdi che hanno messo in relazione pescatori, aree marine, enti di ricerca. E proprio qui lavoriamo in modo importante su filiere strategiche, come quella dell’olio. Non a caso, la Puglia, ha ospitato la prima edizione di Mediterraneo Slow. E non a caso, in Puglia l’associazione si è guadagnata l’attenzione e il sostegno delle istituzioni, a partire dalla Regione».

Uva Baresana: uva da tavola coltivata anticamente nel comune di Adelfia, in provincia di Bari. Si tratta di un vitigno all’origine allevato ad alberello pugliese, senza sostegno, a due branche. Si presta bene anche ad alberello a vaso, ma oggi è coltivata prevalentemente a tendone pugliese tradizionale o a pergolato. Sulle origini di questa coltura si apre un ampio panorama di notizie e curiosità locali. La più antica citazione del termine “Baresana” risale al 1892. La raccolta avviene da inizio settembre a metà ottobre.

Piselli tradizionali Salentini: questa denominazione accomuna tre ecotipi autoctoni di piselli che fanno parte dello stesso Presidio (Pisello Riccio di Sannicola, Pisello Nano di Zollino, Pisello Secco di Vitigliano) che vengono prodotti in provincia di Lecce, nella zona del basso Salento.

Agrumi tradizionali di Palagiano: questa denominazione è riservata alle arance, ai mandarini e ai limoni prodotti nel territorio di Palagiano, provincia di Taranto, per le antiche varietà che permangono negli agrumeti storici della zona. Le prime cultivar (Avana, Biondo e Vaniglia) risalgono al sec. XVIII.

Cipolla rossa delle Saline di Margherita di Savoia: la denominazione deriva dal fatto che il bulbo presenta sottili tuniche esterne di colore rosso intenso, con sfumature purpuree. Anche l’epidermide presenta colorazione rossastra. E’ un prodotto fresco caratterizzato da bulbi teneri, succulenti, croccanti ad alto contenuto di zucchero. Se il prodotto viene raccolto prima dell’ingrossamento del bulbo, prende il nome di cipollotto o sponzale.

Suino Nero Pugliese: la zona di allevamento ricade nell’intero territorio della regione Puglia, con diffusione particolare nell’area della Capitanata, della Murgia e della Valle d’Itria. La storia di questa razza è legata alle vicende storiche e pastorali dell’Italia appenninica. Questi esemplari, allevati prevalentemente allo stato brado, si sono adattati alle aree ricche di boschi in cui ghiande, castagne, tuberi e radici rappresentavano una importante fonte nutritiva.

Carciofo della Terra dei Messapipianta tipica mediterranea, da secoli coltivata nel territorio brindisino, che appartiene alla tipologia “Catanese”, le prime carciofaie, risalenti all’immediato dopoguerra, furono realizzate infatti con materiale di propagazione proveniente dalla Sicilia. E’ una pianta precoce e rifiorente, altezza media di circa un metro e mezzo, che produce in media 8-9 capolini a forma quasi cilindrica. La raccolta inizia a dicembre e prosegue fino a maggio.

Pecora Gentile di Puglia: razza ovina autoctona appartenente alla specie Ovis aries. La zona di allevamento ricade nella parte settentrionale della regione Puglia, province di Bari, Barletta- Andria- Trani, Foggia e nelle regioni limitrofe storicamente interessate alla transumanza. Ha origine nella provincia di Foggia, area compresa tra il fiume Fortore, il fiume Ofanto, il Gargano e il Sub Appennino Dauno. Nota per la finezza della sua lana, la razza è apprezzata per la sua resistenza alle malattie e per la capacità di adattamento a condizioni climatiche semi aride della Puglia.




Il 22 e 23 dicembre due appuntamenti che ci portano ad un Natale buono e giusto secondo Slow Food

VITERBO – Ci prepariamo a questo Natale 2023 anche grazie ai Laboratori e agli Show Cooking a cura di Slow Food Viterbo e Tuscia, voluti dalla Camera di Commercio Rieti Viterbo per far conoscere il territorio e i suoi attori, con il sostegno del Comune di Viterbo, presso la Sala Gatti.
La famiglia sarà invitata il 22 Dicembre a prendere parte ad un Laboratorio pensato per loro dal formatore Slow Food, Clara Prioreschi: “Natale con le mani in pasta”. I bambini con i genitori lavoreranno la farina con le uova e prepareranno la pasta da portare a casa per mangiarla insieme in famiglia. Sarà su due turni: dalle 16.00 alle 17.00 e dalle 17.15 alle 18.15. Alla fine come sempre sarà offerta ai bambini una merenda salutare.
Il 23 dicembre Salvo CRAVERO, chef e cuoco dell’alleanza Slow Food, ci proporrà a partire dalle ore 1700, fino alle ore 19.00 un suo “PIATTO DELLA VIGILIA DEL NATALE”. Interverranno diverse aziende del nostro territorio: per l’olio evo Az. Agr. Norcia di Viterbo; La Bottega della Tuscia con le tisane alle foglie di olivo; in abbinamento al primo piatto i vini dell’azienda vitivinicola Muscari Tomajoli di Tarquinia, guidato da sommelier dell’AIS di Viterbo. Presenta lo Show Cooking Vittoria Tassoni, cuoca dell’alleanza, della condotta Slow Food Viterbo e Tuscia.
Un modo bello, buono e giusto per farci gli Auguri di “un Sereno Natale in Famiglia” , con a Tavola la nostra Tradizione e i nostri prodotti. Vi aspettiamo in via della Rimessa!!

 

 

 




In Alto Adige il Mercato della Terra rinasce

Merano (BZ) – A quattro anni di distanza dall’inaugurazione, rinasce il mercato altoatesino targato Slow Food: si chiama Mercato della Terra dell’Alto Adige Südtirol Agitu Ideo Gudeta ed è l’erede del Mercato della Terra di Bolzano lanciato nel 2019.

L’appuntamento per il taglio del nastro è a Merano, in piazza della Rena, sabato 4 novembre alle 10, alla presenza della presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini. Il mercato verrà poi replicato ogni primo sabato del mese (gennaio escluso) ruotando in diverse località: oltre a Merano, toccherà anche Bolzano, presso la giardineria Schullian, e Campo Tures, al Centro Tubris, dove già da tempo ogni giovedì viene organizzato un piccolo mercato con un gruppo di contadine della valle Aurina.

Ricordando Agitu, la pastora e imprenditrice etiope che viveva in Trentino

«Il mercato rinasce con lo stesso spirito con cui era stato fondato, ma con l’ingresso di alcuni nuovi produttori – spiega Angelo Carrillo, fiduciario della Condotta Slow Food Alto Adige Südtirol –. Ma, soprattutto, riparte nel segno di Agitu, a cui il progetto è intitolato: nel 2019, il Mercato della Terra di Bolzano era nato grazie a lei per dare alla città e ai contadini altoatesini legati a Slow Food un luogo dove incontrarsi e conoscersi». Per questo motivo, si è scelto di intitolarle il mercato: «In Alto Adige, Agitu Ideo Gudeta era molto conosciuta e apprezzata e, pur essendo basata a Frassilongo, in Trentino, veniva spesso da queste parti. Con lei c’erano un’amicizia e un legame che andavano al di là del mercato».

Inaugurato in concomitanza con i mercatini di Natale del 2019, l’esperienza bolzanina durò pochi mesi: prima la pandemia di Covid-19 e poi, a dicembre 2020, la morte della pastora e imprenditrice etiope causarono lo stop a quell’esperienza. «Riprendere è stato complicato, benché fin da subito ci sia stato il proposito di ricominciare il prima possibile – continua Carrillo –. Finalmente, in questi ultimi mesi, il nuovo progetto ha preso forma».

Produttori altoatesini e una cuoca etiope

Agitu, che in Etiopia aveva combattuto e denunciato il land grabbing, si era stabilita in Trentino dove aveva iniziato una nuova vita occupandosi di capre e di formaggi: grazie al suo lavoro – produceva formaggi naturali a latte crudo e si dedicava al recupero di una razza autoctona, la capra pezzata mòchena – era entrata in contatto con Slow Food. «Abbiamo voluto riprendere il suo spirito, rendendo il mercato più accogliente e inclusivo» prosegue Carrillo. Per questo motivo, tra i produttori c’è Rahma Tesfa Ahmed, una cuoca di nazionalità etiope che preparerà piatti della tradizione culinaria del suo Paese, a cominciare dal teff, cereale alla base della dieta alimentare nel Corno d’Africa. «Come Slow Food, da tempo sosteniamo le iniziative dei gruppi di volontari che lavorano in Etiopia e, allo stesso modo, cerchiamo di valorizzare la produzione del teff, per mantenerne il valore culturale senza snaturarlo e trasformarlo in business».

In totale, gli espositori coinvolti sono una quindicina: alle bancarelle sarà possibile acquistare il graukäse Presidio Slow Food, cioccolata, grappa e birra derivate dal lupino di Anterivo Presidio Slow Food, la carne della pecora Villnösser Brillenschaf Presidio Slow Food, la pera Pala (inclusa sull’Arca del Gusto Slow Food), e poi ortaggi, miele, vino, formaggi ovini, prodotti derivati dalla canapa coltivata in alta val Venosta e di artigianato. Non mancheranno particolarità, come formaggi locali a pasta filata o condimenti fermentati come shoyu e miso a base di cereali e legumi mediterranei.

Il programma di novembre e dicembre

«La nostra zona è una terra che nutre una spiccata sensibilità verso il rispetto dell’ambiente – aggiunge Omar Signori, portavoce del mercato –. Il Mercato della Terra Alto Adige Südtirol Agitu Ideo Gudeta trova perciò un ambiente estremamente fertile per stimolare tutto il mondo agricolo verso una vera rivoluzione agroecologica».

Dopo l’inaugurazione del 4 novembre, a cui prenderanno parte come ospiti anche un produttore trentino del Presidio Slow Food della razza grigio alpina e una rappresentanza del Mercato della Terra – Terre alte degli Altipiani Cimbri, con l’avvicinarsi del Natale il mercato si sdoppia per alcuni appuntamenti speciali: dal 7 al 9 e dal 14 al 16 dicembre verrà organizzato presso lo Spazio Alma 9 a Bolzano.




L’olio Sémina nella guida agli Extravergini 2023 di Slow Food

VITERBO – Slow Food, che dal 1989 si impegna a promuovere il cibo buono, pulito e giusto per tutti e che da oltre vent’anni fa conoscere le aziende produttrici di olio extravergine d’oliva (EVO) in Italia, ha menzionato nella Guida agli Extravergini 2023 l’olio Sémina della Cooperativa Sociale Fattorie Solidali, spin off della Cooperativa Sociale Alicenova. Tale olio è ottenuto dalla spremitura di oltre 600 piante con tre cultivar: Canino, Frantoio e Leccino.

Questo prestigioso traguardo è stato raggiunto non solo grazie all’impegno profuso da ogni singola persona coinvolta nel progetto, ma anche favorendo la partecipazione inclusiva di ciascuno tramite l’agricoltura sociale. Da molti anni, infatti, Fattorie Solidali e Alicenova promuovono insieme numerose attività d’impresa, volte all’inserimento sociale e lavorativo delle persone svantaggiate. Il fulcro centrale della ricollocazione lavorativa di persone ufficialmente riconosciute come svantaggiate e di soggetti fragili è rappresentato dall’agricoltura sociale e da un’apposita formazione volta all’acquisizione delle moderne tecniche e pratiche agricole. Ciò, inoltre, consente ai lavoratori di operare in un ambiente creativo e rasserenante che contribuisce a favorire la partecipazione attiva e la cooperazione tra tutti i membri del gruppo.
È proprio dai principi di cooperazione e di solidarietà che scaturisce la volontà della Cooperativa Sociale Alicenova di mantenere vivo il legame con il territorio in cui opera, tramite un’azione di rete strutturata, in sinergia con tutti gli attori coinvolti, e di conseguire migliori e più ampi obiettivi secondo i principi del buono, pulito e giusto, promuovendo lo sviluppo di una significativa rete territoriale a favore delle imprese sociali e lavorative e creando così un territorio di opportunità.



Slow Food: Torna “Aggiungi un legume a tavola”

Celebriamo il 10 febbraio anche nella Tuscia la Giornata mondiale dei legumi insieme ai cuochi dell’Alleanza Slow Food. Il 10 febbraio in occasione della Giornata Mondiale dei Legumi promossa dalla Fao, Slow Food propone anche nel Lazio e nella Tuscia la campagna “Aggiungi un legume a tavola”, iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla loro importanza e ruolo, e per rendere protagonisti produttori, cuochi e cittadini nella transizione verso sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili. L’intento è quello di aumentare la consapevolezza dei consumatori sui valori nutrizionali dei legumi e sostenere il loro ruolo nei sistemi agroalimentari sostenibili. Questi preziosi alimenti possono avere, in particolare per le nuove generazioni, un ruolo importante nella costruzione di un’agricoltura che rispetti la terra e le risorse idriche e sia maestra di  diete sane ed equilibrate da offrire ai consumatori specialmente nelle comunità  più fragili dal punto di vista alimentare.

“La nostra regione – dichiara Luigi Pagliaro, presidente di Slow Food Lazio – possiede un patrimonio straordinario di legumi, in molti casi a rischio estinzione come la Lenticchia di Rascino, la Fagiolina di Arsoli e il Fagiolone di Vallepietra che grazie all’impegno spesso eroico di piccoli produttori e all’adesione al progetto Presìdio Slow Food si è riusciti a preservare e valorizzare”.

Accanto a questi prodotti la rete Slow Food ha censito inserendoli nell’Arca del Gusto altri legumi del Lazio che meritano anch’essi un’attenzione specifica: la Lenticchia di Ventotene, il Cece del solco dritto di Valentano, il Fagiolo del Purgatorio di Gradoli, il Fagiolo a pisello del lago del Turano, il Fagiolo cannellino di Atina, Fagiolo carne di Fabrica di Roma, l’Antica lenticchia di Onano.

Ambasciatori di questa campagna sono i Cuochi dell’Alleanza Slow Food, in quanto attori principali di un rapporto privilegiato con il consumatore finale, chiamati ad inserire nei loro menù un piatto in cui i legumi siano protagonisti. Di seguito i locali e i cuochi della Tuscia  che vi delizieranno con le loro preparazioni gastronomiche a base di legumi, piatti unici, tradizionali o innovativi:

Tiziana Favi di “Namo Ristobottega” (Tarquinia) con il burger di Cece dal solco dritto e la sua maionese di acquafaba; Vittoria Tassoni de “Il Prezzemolino” (Tarquinia) con la Zuppa di fagioli e bieta colorata; Maurizio Grani della Trattoria pizzeria enocacioteca “Il Moderno” (San Martino al Cimino) con la Zuppa della nonna con fagioli, farro e ceci; Maria Assunta Stacchiotti della “Trattoria del Cimino” (Caprarola) con la Zuppa di cicerchie di Serra de’ Conti con pane ai 5 cereali cereali tostato; Marco Ceccobelli de “Il Casaletto” Agriristorante (Grotte S. Stefano) con la zuppa di Roveja e Cicerchie; Felice Arletti de “Il calice e la stella” (Canepina) con “Il paradiso all’improvviso”; Gianluca Aphel del Ristorante “La Piazzetta” (Calcata) con Pasta e ceci, Zuppa di ceci, Pasta e lenticchie, Zuppa di lenticchie di Onano, Fagioli del Purgatorio di Onano.

La campagna “Aggiungi un legume a tavola” è ideata in collaborazione con i giovani di SFYN e la rete Slow Beans, tesa ad  educare il pubblico ad un consumo più attento della carne e di tutte le proteine animali.

Per info: www.slowfoodlazio.org




Dalla Val di Fiemme arriva un nuovo Presidio Slow Food: è il lupino di Anterivo

L’ultimo Presidio Slow Food dell’anno a venire ufficializzato è un legume… da bere! Tranquilli, non ci è dato di volta il cervello per colpa dei pasti natalizi: è tutta una questione di storia e di tradizioni.

A ottenere il riconoscimento è il lupino di Anterivo, paese di quattrocento abitanti a una quarantina di chilometri a sud di Bolzano. Terreni sabbiosi, leggermente acidi, sopra la roccia di porfido e fertili solo in parte. Eppure, come si legge già nella biografia, datata 1897, del principe vescovo Johann Baptist Zwerge che ad Anterivo nacque, “nonostante la scarsità di terreno e di humus, crescono pressoché tutti i tipi di cereali e patate”. Il merito, adesso come allora, è proprio della pianta dei lupini, una leguminosa che (come tutte le altre) è in grado di fissare a terra l’azoto, elemento fondamentale per la crescita delle coltivazioni. «Da queste parti, la pianta di lupini è stata storicamente molto utilizzata come fertilizzante naturale, perché in grado di arricchire un terreno povero di humus» conferma Adam Givani, referente dei produttori che aderiscono al Presidio del lupino di Anterivo.

E in quello stesso documento, poche righe più avanti, ecco che viene citato il lupino “dai fiori blu, noto nella zona come Caffè di Anterivo, che permette persino ai più poveri di realizzare un piccolo guadagno”. «A metà dell’Ottocento, qui la coltivazione del lupino era molto sviluppata» spiega Angelo Carrillo, referente Slow Food del Presidio. Ogni famiglia, in ogni orto, ne aveva qualche pianta. Anche perché quella pianta era considerata una sorta di toccasana, capace di risolvere i problemi di digestione del bestiame. E, tostando i semi di lupino e poi frantumandoli in polvere da immergere in acqua calda, ecco che si poteva ottenere una bevanda con cui sopperire alla carenza di caffè, un prodotto da ricchi che in pochi potevano permettersi, soprattutto da queste parti, oltre i mille metri di quota in Val di Fiemme.




“Buttiamoci a Pesce”: il programma dei talk targati Slow Food nella cupola geodetica di Tarquinia

TARQUINIA ( Viterbo) – Tutto pronto, o quasi: a Tarquinia sta per aprire le proprie porte la grande cupola geodetica in piazza Matteotti che dal 15 al 30 dicembre, sarà il centro di “Buttiamoci a pesce”, kermesse incentrata sulle idee di mare, pescato, tipicità e biodiversità per stimolare un’accresciuta consapevolezza della biodiversità del nostro mare e dell’importanza del consumo di prodotti freschi e locali.
E nel programma “illuminato” dalle stelle Michelin dei molti chef che giungeranno in città a cavallo del Natale, il Comune di Tarquinia grazie al contributo del FLAG GAC LAZIO NORD, nell’ambito del Programma Operativo FEAMP Regione Lazio 2014/2020, con la collaborazione di VivaTarquinia e FISAR e con la sapiente guida dell’Enogastronomo con il cappello Carlo Zucchetti, non mancheranno occasioni di stimolante scoperta e approfondimento.
A curarli, la Condotta Slow Food Costa della Maremma laziale, ideatrice di tre talk-laboratorio tra tipicità, storia, tradizioni e tips gastronomiche. Si parte venerdì 16 dicembre alle 18, parlando de “Lo stato della pesca. Il ruolo del consumatore” con Luigi Pagliaro, Presidente di Slow Food Lazio, Massimo Bernacchini, Slow Food Toscana, Massimiliano Sardone, Funzionario UILA Pesca nazionale, e Tiziana Favi, cuoca dell’Alleanza Slow Food.
Mercoledì 21 dicembre, alle 18, si parla invece con lo storico Enrico Ciancarini e Alessandro Ansidoni, Segretario della Condotta Slow Food Costa della Maremma laziale, della tradizione dell’antica zuppa di pesce di Civitavecchia, con lo chef Cristian Balzano del ristorante Il Gambero Rosso di Civitavecchia che metterà la “sua” zuppa di pesce a disposizione dei presenti per una degustazione.
Infine, il riccio di mare nel compartimento marittimo di Civitavecchia, le sue qualità organolettiche, la raccolta e l’attenzione alla tutela dell’ecosistema marino saranno i temi al centro del talk di chiusura, in programma mercoledì 28 dicembre alle 19 e 30. Protagonisti della chiacchierata, Patrizio Vinci e Dario Baffetti, pescatori subacquei professionisti di ricci di mare nel Compartimento Marittimo di Civitavecchia in collaborazione con l’Università della Tuscia, accompagnati da Sardone e Ansidoni. Anche in questa occasione, possibilità di degustazione di ricci di mare. A condurre i tre appuntamenti sarà Giorgio Corati, della Condotta Slow Food Costa della Maremma Laziale.
Per prenotare la propria presenza agli eventi – numero di partecipanti limitato a 25 persone – si può contattare l’Infopoint Tarquinia allo 0766 849 282 o via mail scrivendo a turismotarquinia@gmail.com.

 




Scomparso Alberto Valentini, produttore biologico e presidente di Slow Food Viterbo e Tuscia

VITERBO- Si è spento oggi Alberto Valentini, produttore agricolo e presidente di Slow Food Viterbo e Tuscia. 67 anni, titolare dell’azienda agrituristica a Tuscania che porta il suo nome, dove era coadiuvato dalla moglie Edda e dai figli Marco e Lorenzo, è stato nella Tuscia un pioniere dell’agricoltura biologica e sperimentatore di tecniche agronomiche che lo hanno portato a collaborare con prestigiose Università italiane, tra cui quella della Tuscia, e a essere apprezzato ben oltre i confini regionali per le qualità dei suoi prodotti e per le attività di agricoltura sociale. Noto anche nel mondo Slow Food, dove da oltre dieci anni era impegnato in prima linea fino a essere nominato Fiduciario della Condotta di Viterbo.

“Nelle ultime settimane, – dicono i membri del Comitato di Condotta – nonostante gli effetti della malattia lo avessero indebolito così come ha fatto sempre era impegnato su più fronti: il rilancio del Presìdio Slow Food della Susianella, l’organizzazione della Scuola Contadina realizzata insieme alla Caritas, la partecipazione di Slow Food al Salone regionale Enogastronomico ‘Assaggi’ della Camera di Commercio Rieti-Viterbo, l’organizzazione di un evento con tutti i produttori biologici locali, lo Slow Food Village. Inoltre stava impostando un nuovo progetto sui grani antichi, tema a cui da anni dedicava tantissima attenzione”.

“E’ per tutta la grande famiglia di Slow Food – dichiara Luigi Pagliaro, presidente di Slow Food Lazio – un grande dolore per una persona e compagno di tante iniziative e progettualità nella Tuscia e nel Lazio del cibo buono, pulito e giusto rispetto alle quali si faceva instancabile promotore. Ci lascia una preziosa eredità come uomo, come produttore e come attivista Slow Food che rimarrà impressa nella memoria di quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo, e non solo: il sorriso rassicurante nei momenti più bui, la saggezza nel trovare soluzioni anche laddove non sembrava ce ne fossero, la pazienza e determinazione nel portare avanti anche le sfide più impegnative, la capacità di guardare oltre precorrendo i tempi, la dedizione nel coinvolgere e ascoltare tutti. Riposa in pace, caro Alberto. Alla famiglia, agli amici più cari e ai volontari della Condotta di Viterbo le condoglianze di tutta la comunità regionale e nazionale di Slow Food”.

La cerimonia funebre si terrà giovedì 21 luglio, alle ore 10, nella basilica della Madonna della Quercia, Viterbo (loc. La Quercia).




Tarquinia difende i suoi tesori: il finocchietto selvatico, il ferlengo e il finocchio inseriti nell’Arca del Gusto di “Slow Food”

TARQUINIA ( Viterbo) – Il finocchietto selvatico, il fungo ferlengo e il finocchio di Tarquinia – tre prodotti che rappresentano un prezioso patrimonio della tradizione e della cultura tarquiniese – inseriti nell’Arca del Gusto di Slow Food per denunciare il rischio che possano scomparire e allo stesso tempo scongiurarne l’estinzione.
È quanto avvenuto nelle scorse settimane, grazie all’opera – contemporanea ma, curiosamente, non coordinata – da una parte di Tiziana Favi, chef di Namo, e Odoardo Basili, Coordinatore esterno della sezione di Agraria del Cardarelli di Tarquinia, e dall’altra di Fabio Iacoponi, segretario della Condotta Costa della Maremma laziale di Slow Food.
“Francesca Litta, responsabile dei Cuochi dell’Alleanza Slow Food, mi ha chiamata qualche tempo fa per stimolare la presentazione per l’Arca di prodotti della Tuscia. – racconta Tiziana Favi – Ho subito coinvolto Odoardo per ragionare su quali potessero essere i più rappresentativi del territorio e abbiamo pensato al finocchietto e al ferlengo, che spesso e volentieri sono protagonisti nei piatti e nella cucina di Namo”. “Contemporaneamente anche io facevo una segnalazione, – continua Fabio Iacoponi – quella per il finocchio: curioso che le due iniziative siano nate senza esserci parlati, ma mirando allo stesso obiettivo”.
Le segnalazioni sono state registrate nell’Arca del Gusto, che virtualmente viaggia per il mondo per raccogliere i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta e difendere questo enorme patrimonio di biodiversità agroalimentare e agricoltura familiare dal pericolo di estinzione che deriva dall’industrializzazione dell’agricoltura, dall’erosione genetica, dalla trasformazione degli stili alimentari, dai cambiamenti climatici, dall’abbandono delle aree rurali, dalle migrazioni e dai conflitti. Il prossimo settembre, nel corso di Terra Madre, il Salone del Gusto Slow Food che attira ogni anno migliaia di persone, verranno presentate tutte le segnalazioni giunte, poi raccolte in una pubblicazione, L’Atlante dell’Arca del Gusto.
“Per quanto riguarda il finocchietto selvatico e il fungo ferlengo – spiega il prof. Basili – sono stati indicati anche deglii “agricoltori custodi”: in particolare, per il ferlengo Roberto Ercolani e per il finocchietto Sergio Mancinelli e Giovanni Malatini, oltre alla sezione Agraria del Cardarelli, cosa che inorgoglisce me e in generale tutto l’Istituto”.
Un riconoscimento, per la scuola, che rende felici ma non sorprende, dato il gran lavoro che la Sezione di Agraria sta portando avanti in tema di riscoperta e difesa della biodiversità, anche in forte legame con il neonato Biodistretto MET, per il quale il Cardarelli è capofila nella realizzazione di alcuni progetti: “Su tutti – spiega Basili – il lavoro sui cereali antichi autoctoni del territorio, presenti sul territorio addirittura in epoca medievale: stiamo lavorando per giungere a una filiera chiusa con veri grani antichi presenti e utilizzati sul territorio già prima dell’800”.
La sensazione è quella di un cerchio che si chiude, tra Scuola, Biodistretto e Alleanza dei Cuochi Slow Food, ma che allo stesso tempo genera stimoli per l’apertura di nuovi percorsi, che siano di tutela e valorizzazione – come da filosofia della Condotta Costa della Maremma laziale di Slow Food –, di ricerca e studio, come nel caso del Cardarelli, o gustosamente culinari, come nei piatti di Tiziana da Namo.




Slow Food: “Il nostro cibo è la nostra salute”

In occasione della Giornata Mondiale della Salute 2022, il 7 aprile, Slow Food presenta la sua posizione sul tema Cibo e Salute. «Esiste un legame indissolubile tra la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente: solo con una prospettiva olistica è possibile affrontare i problemi che riguardano ciascuna forma di vita» afferma Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia in occasione della Giornata Mondiale della Salute 2022. «La salute è al centro dell’impegno di Slow Food. Obiettivo dell’associazione è infatti rendere il cibo buono, pulito e giusto accessibile a tutti. Una dieta è sana non solo quando è adeguata dal punto di vista nutrizionale, ma anche se promuove la salute umana e rispetta quella del pianeta. Una dieta sana si basa su una ricca diversità di cibi di origine vegetale, integrali e minimamente lavorati, coltivati localmente con metodi sostenibili e, soprattutto, una dieta sana può essere – ed è – piacevole». In occasione della Giornata Mondiale della Salute, Slow Food presenta il suo nuovo documento di posizione Il nostro cibo è la nostra salute. Solo con la biodiversità si nutre il pianeta.

Slow Food lavora per migliorare la biodiversità, il clima e la salute attraverso il cibo. «La difesa della biodiversità, una battaglia che da sempre caratterizza la nostra associazione, rappresenta una possibile soluzione alla crisi climatica e alla malnutrizione in tutte le sue forme: sovrappeso e obesità, denutrizione e carenza di micronutrienti – sottolinea Nappini -.

Guardando alle tendenze che stanno plasmando le diete in tutto il mondo e che favoriscono le malattie legate all’alimentazione e la malnutrizione, crediamo che l’approccio One Health possa far comprendere come il modo in cui il cibo viene prodotto possa avere un impatto diretto sulla salute umana, animale, vegetale e, in generale, del pianeta».

La ricerca di Slow Food su Cibo e Salute esamina lo stato attuale dei nostri sistemi alimentari globali e le modalità con cui Slow Food lavora per promuovere diete sane.

Il documento presenta inoltre una ricerca condotta da Slow Food per analizzare il contenuto nutrizionale di alcuni Presìdi Slow Food e descrivere in che modo le principali iniziative di Slow Food, come gli orti e i Mercati della Terra, sostengono le comunità locali e garantiscono diete sane e sostenibili proteggendo la biodiversità.

Il documento descrive anche il modo in cui i nostri sistemi alimentari sono governati oggi ed evidenzia la necessità di applicare una politica migliore in ambito alimentare e sanitario, concludendo con una serie di raccomandazioni che Slow Food rivolge ai responsabili politici europei.

I dati sul sistema alimentare odierno.

Il sistema alimentare oggi è dominato da grandi aziende che producono, trasformano, distribuiscono e vendono il cibo, indirizzando le scelte alimentari che le persone compiono e definendo dall’alto la disponibilità del cibo e il suo prezzo. La qualità del cibo fornito è di conseguenza povera di sostanze nutritive: ricca di grassi, sale e zuccheri e priva di nutrienti importanti come minerali e vitamine. Inoltre, l’eccessiva abbondanza di questi alimenti solleva problemi di sicurezza alimentare, poiché molti individui e comunità non hanno attualmente accesso a diete adeguate e culturalmente appropriate.

Allo stato attuale, secondo la Fao, ci sono 1,9 miliardi di adulti in sovrappeso nel mondo, oltre 650 milioni dei quali sono obesi, mentre allo stesso tempo ci sono quasi 800 milioni di persone denutrite che soffrono la fame e miliardi che presentano carenze di micronutrienti. L’obesità, un tempo riscontrata soprattutto nei Paesi dal reddito elevato, si è oggi estesa ai Paesi con medio e basso reddito, spesso insieme alla denutrizione. Anche nei Paesi dove una maggiore disponibilità di calorie ha mitigato i problemi di sicurezza alimentare, la malnutrizione persiste sotto forma di carenze di micronutrienti.

La tutela della biodiversità come risposta

L’altra faccia della medaglia di questa abbondanza industrializzata è il grandissimo potenziale di biodiversità disponibile per le comunità locali di cui solo una minuscola percentuale viene effettivamente consumata. Delle oltre 300.000 specie vegetali commestibili note, infatti, l’approvvigionamento alimentare mondiale dipende da sole 150. Inoltre, quattro colture – riso, mais, patate e grano – forniscono più della metà delle calorie consumate globalmente.

 

«Spesso dimenticate, le piante alimentari commestibili locali possono dare un contributo significativo a migliorare e diversificare la dieta. Da un punto di vista nutrizionale, molte di queste specie vegetali sono più ricche di vitamine, minerali e macronutrienti come grassi e proteine rispetto alle specie domestiche convenzionali» spiega Serena Milano, segretario generale della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. «Inoltre, le piante commestibili locali richiedono meno acqua, fertilizzanti, prodotti chimici, si adattano naturalmente al loro ambiente e sono in grado di resistere meglio alla pressione di malattie e parassiti. Promuovere le piante alimentari locali è una strategia che aumenta la diversità della dieta tra le popolazioni urbane e rurali durante tutto l’anno e riduce la fame e il rischio di malnutrizione in tempi di penuria alimentare e carestia. Per di più l’utilizzo di queste piante è sostenibile ed efficace dal punto di vista dei costi».

Crisi climatica e salute

C’è un altro elemento che provoca effetti negativi sulla nostra salute: la crisi climatica. Quest’ultima sta avendo un impatto su tutti i sistemi ambientali e sta danneggiando anche la salute umana.

 

La sicurezza alimentare globale è minacciata dall’aumento delle temperature e dai cambiamenti nelle precipitazioni, oltre che da eventi estremi come ondate di calore, inondazioni e siccità, che hanno un effetto significativo sulla produzione agricola.

La nostra dieta è uno dei motori del cambiamento climatico, dato che la sola produzione di carne è responsabile di quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra. Allo stesso tempo, il consumo eccessivo di carne rossa ha anche effetti negativi sulla salute umana.

Il cambiamento climatico può anche rendere il cibo meno nutriente: l’impoverimento nutrizionale dovuto all’aumento dei livelli di CO2 può influenzare le concentrazioni di quasi tutti i micronutrienti. Questa alterazione del valore nutrizionale del cibo dovuta al cambiamento climatico si unisce alle conseguenze causate dall’impoverimento del suolo.

Ecco perché nella Giornata Mondiale della Salute Slow Food riafferma con forza il suo impegno a lavorare per una salute migliore, promuovendo abitudini alimentari sane in cui il cibo sia considerato di vitale importanza sia per la salute dell’ambiente che per quella di chi lo produce e lo consuma.




Torna il mercato della terra di Slow Food Viterbo e Tuscia

VITERBO – Torna il mercato della terra di Slow Food Viterbo e Tuscia presso “Il Giardino di Filippo” Agriland in Strada Ponte Sodo a Viterbo. Il mercato ospita espositori, produttori e artigiani alimentari che garantiscono un ampio assortimento di prodotti freschi e conservati: dalla pasta fresca e secca di Senatore Cappelli e Verna, ai formaggi da pascolo, ai legumi autoctoni, all’olio extravergine d’oliva, alle nocciole, all’ortofrutta di stagione. All’interno del mercato sono previsti alcuni  laboratori :

🌿 Costruiamo il nostro erbario!

Un’attività per adulti e bambini.
Esplorando il fantastico mondo delle piante. Conoscere per tutelare.
1️⃣ Primo gruppo: 10:30/11:30
2️⃣ Secondo gruppo: 11:30/12:30
ℹ️ Per info e prenotazioni 3394800263
Contributo 5,00 € a persona
🛍️ Mercato della Terra di Aprile 🌸
🗓️ 10 aprile 2022 dalle ore 9,00 alle 13,00
📍 Agriland (Il Giardino di Filippo) – Str. Ponte Sodo, Viterbo
SHOW COOKIN
👩🏻‍🍳 Show Cooking con Vittoria Tassoni!
Il tema sarà un dolce di Pasqua, la pastiera, con descrizione della ricetta e degustazione finale.
Costo di partecipazione 5,00 € a persona
🛍️ Mercato della Terra di Aprile 🌸
🗓️ 10 aprile 2022 dalle ore 9,00 alle 13,00
📍 Agriland (Il Giardino di Filippo) – Str. Ponte Sodo, Viterbo