Grave è il sovraffollamento anche negli istituti penali per minori

Ieri pomeriggio, con Valentina Calderone, siamo stati nel carcere minorile di Roma, afflitto da molti problemi, finanche igienici, e forse sanitari (di igiene pubblica). Da tempo le scuole e le associazioni di volontariato lamentano la scarsa o nulla frequenza dei ragazzi e la necessità di non fare o di svolgere le attività nelle palazzine detentive o all’aperto per la carenza del personale di sicurezza nella palazzina delle attività.

Ne avevamo scritto al Capo Dipartimento e ci aveva rassicurato sulla immissione in ruolo di nuovi agenti che, seppure non adeguatamente formati, sono arrivati. Il Direttore e la Comandante ci hanno assicurato che dalla prossima settimana riprenderanno regolarmente le attività, ma ci hanno anche detto che a breve un contingente di agenti sarà trasferito a Bologna per l’attivazione della nuova sezione per giovani adulti nel carcere di quella città.

La decisione di trasferire 50 giovani adulti dalle carceri minorili di tutta Italia in una sezione dedicata del carcere per adulti di Bologna è l’indice della gravità del sovraffollamento anche negli istituti penali per minori e della inconsistenza delle soluzioni edilizie che vi vengono proposte (recentemente il capo del dipartimento della giustizia minorile ci aveva detto di prossime aperture di nuovi istituti che, evidentemente, non aprono).

E, quel che è più grave, è che si tratta di un pericoloso precedente di commistione degli istituti penitenziari per adulti e per minori, che potranno dar luogo, in futuro, a istituti misti in cui la specificità dell’ordinamento penitenziario minorile potrebbe definitivamente perdersi.

 Stefano Anastasìa




Sovraffollamento e carenza di personale di polizia penitenziaria nel Lazio: la denuncia di FNS Cisl

Riceviamo dal segretario generale FNS Cisl Lazio, Massimo Costantino e pubblichiamo: “Attualmente il sovraffollamento dei 14 Istituti della regione del Lazio risulta essere di 1.382 detenuti considerato che n. 6.664 risultano essere i detenuti reclusi, dato estrapolato per ogni sede dal sito del ministero della giustizia aggiorntao al 31.12.2024, rispetto ad una capienza regolamentare di detenuti prevista di n. 5.282 .

Resta, purtroppo, gravissima la situazione della carenza di personale di Polizia Penitenziaria nel distretto del Provveditorato del Lazio, Abruzzo e Molise che è di circa 1000 unità, aggiornata al 17.12.2024 , fonte DAP, e nel Lazio dovrebbe essere di circa 800 unità in meno. Le unità che termineranno il 184° corso Allievi Agenti a livello nazionale sono 1340, di cui previste indicativamente 257 unità ( 175 Uomini e 82 donne ) per il distretto del Provveditorato del Lazio, Abruzzo e Molise, mentre per i minorili a livello nazionale 75 unità ( 50 Uomini e 25 donne )

Si è consci delle varie criticità che coinvolgono il settore della sicurezza, dove le difficoltà di funzionamento della giustizia si ripercuotono pesantemente sulla polizia penitenziaria impegnata a far conciliare e assicurare la sicurezza collettiva e obiettivi costituzionali. Il sovraffollamento rende inaccettabili, anche , le condizioni di lavoro del personale penitenziario. Per la Fns Cisl Lazio occorre garantire e tutelare il personale tutto affinchè si possano migliorare le condizioni lavorative ed applicare in toto le norme contrattuali nei confronti del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria, dei Direttori e dei Funzionari del Corpo”.

 




Sovraffollamento e suicidi: così non si può continuare

Al rilevamento del 31 agosto scorso, pubblicato sul sito del ministero della Giustizia, erano 61.758 le persone detenute nelle carceri italiane, circa quindicimila in più rispetto ai posti effettivamente disponibili. Non c’erano così tanti detenuti in carcere in Italia da quando la Corte europea dei diritti umani, nel 2013, ci condannò per trattamenti inumani e degradanti causati dal sovraffollamento degli istituti di pena.

Nel frattempo, dall’inizio dell’anno settanta persone si sono tolte la vita in carcere, alcune non sopportando la restrizione in quelle condizioni, altre la prospettiva di lunghe pene, altre ancora il rimorso nei confronti delle vittime o dei propri stessi familiari (condannati con loro a una vita di sofferenze); altri – infine – perché terrorizzati dalla prossima uscita, dalla incertezza per un futuro a cui il carcere non ha dato quello che la Costituzione richiede, una prospettiva di reinserimento nell’autonomia e nella legalità.

Certo, il sovraffollamento e l’elevato tasso di suicidi in carcere (ma mai così alto come quest’anno!) sono malattie endemiche del nostro sistema penitenziario, che richiedono scelte strategiche su cui investire e che finora non sono mai state fatte con convinzione e determinazione: vogliamo che il carcere sia l’extrema ratio della sanzione penale, riservato agli autori dei reati più gravi contro la persona o al soldo delle organizzazioni criminali, oppure ci sta bene quello che di fatto è, un ospizio dei poveri che vivono di espedienti e disturbano la quiete o il decoro pubblico? Nel primo caso strutture e personale penitenziario sono più che sufficienti: in carcere non ci starebbero più di venti-trentamila persone, che potrebbero essere prese adeguatamente in carico e accompagnati nel percorso rieducativo previsto dalla Costituzione. Bisognerebbe però investire in strutture e servizi pubblici, in progetti di sostegno sociale e di inserimento lavorativo per le persone, i quartieri e le aree territoriali svantaggiate. Nel secondo caso, quello dell’ospizio dei poveri, non basteranno gli otto padiglioni programmati con i fondi PNRR, né le caserme, le comunità o i rimpatri favoleggiati dal Governo, ma bisognerebbe raddoppiare il personale penitenziario, sanitario e scolastico impegnato nelle carceri, in un piano non meno che decennale. Per chi scrive, queste sono due lucide prospettive alternative, una di destra (il carcere ospizio dei poveri), l’altra di sinistra (l’extrema ratio, il recupero e il reinserimento sul territorio della marginalità sociale), e spero che un giorno se ne possa discutere seriamente. Intanto però si deve agire nell’emergenza di un sovraffollamento intollerabile e di una sequenza di suicidi impressionante.

Il Governo fin qui ha fatto finta di non vedere o di non capire, alimentando tensioni nelle carceri con una politica di contrapposizione e di chiusura. Esempi ne sono l’inutile decreto approvato ai primi di agosto e il disegno di legge all’esame della Camera, in cui al florilegio dei reati contro le manifestazioni di opposizione o le occupazioni di immobili, sono state aggiunte la revisione in peggio del codice penale di epoca fascista, che stabiliva il rinvio obbligatorio della esecuzione della pena per le donne incinte e la madri di neonati con meno di un anno di età, e il nuovo reato di rivolta carceraria, che potrà essere commesso anche da tre detenuti che in maniera assolutamente pacifica si rifiutino di rientrare dal cortile dell’aria per poter parlare con il direttore, il magistrato di sorveglianza o il garante di qualcosa che non funziona in carcere.

In un momento di resipiscenza, non appena approvato l’inutile decreto, il Ministro Nordio ha incontrato i garanti territoriali e ha annunciato nuovi provvedimenti, che avrebbe illustrato direttamente al Presidente della Repubblica, per dare soluzione al problema del sovraffollamento. Intanto però alla Camera si vota quel disegno di legge esplicitamente rivolto all’aumento della popolazione detenuta attraverso la criminalizzazione di manifestazioni politiche, condizioni di disagio e legittime proteste.

In questo modo, diciamolo chiaro, non se ne viene a capo: le condizioni di vita e di lavoro in carcere saranno sempre peggiori e con il sovraffollamento aumenteranno proteste e atti estremi di autolesionismo. E’ ora che il Governo ne prenda atto e si apra al confronto con le opposizioni anche per l’adozione di provvedimenti straordinari di clemenza previsti dalla Costituzione. Nel frattempo sta alla responsabilità e alla intelligenza degli operatori della giustizia, del penitenziario e del territorio usare tutti gli strumenti a disposizione per allentare la tensione nelle carceri e facilitare l’accesso alle alternative di chi potrebbe legittimamente goderne.

Stefano Anastasia




6.653 persone detenute nel Lazio: tasso di affollamento effettivo del 140%

Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) diffusi dal ministero della Giustizia, alla fine di gennaio 2023, il numero di detenuti presenti negli istituti penitenziari del Lazio è stato pari a 6.653, con un incremento 116 unità rispetto ai 6.537 di fine dicembre. In termini percentuali il tasso di crescita è stato del 1,8% più che doppio rispetto alla media nazionale. In tutta Italia il numero di detenuti presenti alla data del 31 gennaio 2024 risulta pari a 60.637: sono cresciuti di 471 unità in un mese (+0,8%).

L’incremento mensile del numero di detenuti presenti nella nostra regione è inferiore solo a quello della Campania. Complessivamente la somma dei valori di queste due regioni corrisponde al 53% della crescita assoluta di tutta la penisola. Il mese scorso l’incremento del numero dei detenuti nel Lazio era stato il più elevato tra tutte le regioni d’Italia costituendo il 71% della variazione assoluta nazionale. Come è stato già sottolineato anche nei mesi scorsi, si è ormai superato di gran lunga il grado di drammatico affollamento del periodo pre pandemico e, ci stiamo avvicinando a grandi passi agli stessi livelli che nello scorso decennio furono alla base delle sentenze di condanna del Governo Italiano da parte della Corte di Giustizia Europea per il grave e sistematico sovraffollamento della grande maggioranza degli Istituti penitenziari del nostro Paese.

Come ha anche sottolineato il direttore del Dap, Giovanni Russo, nella recente audizione in commissione Giustizia alla Camera negli ultimi 25 anni solo in altre cinque occasioni sono stati superati i 60 mila presenti. Attualmente il tasso di affollamento complessivo nella regione, calcolato sulla capienza regolamentare dichiarata dal ministero è pari al 128% e supera di qualche decimale il 140%, se tale indicatore viene calcolato sul numero effettivo di posti disponibili. In tutta Italia i tassi risultano pari al 118% sulla capienza “ufficiale” e al 127% sul numero di posti effettivamente disponibili. Se si escludono due case di reclusione della regione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, tutti gli istituti di pena della Regione presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e sono ben 9 su 14 quelli in cui i detenuti presenti superano la soglia del 140% sui posti effettivamente disponibili.

La situazione regionale non è difforme da quanto avviene nel resto del Paese dove sono vi sono oltre 140 Istituti penitenziari su 189 che presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e, conseguentemente, sono solo due le regioni – il Trentino Alto Adige e la Sardegna, in cui il numero di detenuti è inferiore ai posti effettivamente disponibili. Si conferma anche la tendenza all’incremento dei detenuti in attesa di giudizio che si è si sta verificando soprattutto nel Lazio negli ultimi sei mesi. Infatti il loro numero, che era di 1.655 alla fine di giugno 2023, è cresciuto di 310 unità nel semestre appena trascorso (+18,7%) e risulta di poco inferiore alle 2.000 unità, attestandosi sul valore di 1.965.

Conseguentemente anche la relativa percentuale sul totale della popolazione detenuta è cresciuta, passando dal 26,8% di fine giugno all’attuale 29,5% e tale valore risulta oggi decisamente superiore al 25,9% che si registra a livello nazionale. I detenuti stranieri costituiscono il 37,8% della popolazione detenuta in regione a fronte del 31,3% che si registra in tutta Italia. Anche su questo versante si registra un significativo incremento e da giugno dello scorso anno gli stranieri detenuti negli istituti penitenziari del Lazio sono aumentati di 222 unità corrispondenti a una percentuale del 9%. Il numero di bambini reclusi assieme alle loro madri in tutta Italia risulta pari a 21, nel gennaio 2023 erano 17. Infine nel Lazio attualmente vi sono due bambini reclusi assieme alle loro madri, secondo quanto pubblicato sul sito del ministero di Giustizia.




18 decessi in carcere e un sovraffollamento del 127,54% nei primi 14 giorni del 2024

Il richiamo del Collegio del Garante nazionale uscente, di fronte al rischio di violazione dei diritti delle persone e alla necessità di provvedimenti urgenti.  Il collegio del Garante nazionale, da sinistra: Daniela De Robert, Mauro Palma (presidente), Emilia Rossi.
Ritmi serrati nella successione delle morti in carcere e nell’aumento della popolazione detenuta segnano l’inizio del 2024. E’ quanto si legge in una nota diffusa oggi dal Collegio del Garante nazionale ancora attualmente in carica, in attesa che si perfezionino le procedure di insediamento del Collegio che subentrerà per il prossimo quinquennio.

Il Collegio, presieduto da Mauro Palma, “non può – si legge nella nota – venire meno al compito di prevenzione sia delle violazioni dei diritti delle persone detenute sia delle conseguenti sanzioni a carico dello Stato e di tutti i cittadini, assegnato dalla legge all’Autorità di garanzia come adempimento ordinario”.

Quattro persone si sono suicidate nei primi 9 giorni dell’anno, tra il 5 e il 14 gennaio: la prima era entrata in carcere ad Ancona a settembre, per la revoca della detenzione domiciliare con cui stava scontando la pena, e ne sarebbe uscita ad agosto di quest’anno. La penultima, detenuta nella Casa circondariale di Cuneo, era in carcere da 13 giorni: entrata il 28 dicembre, si è tolta la vita il 10 gennaio. A queste morti vanno aggiunte le 14 catalogate come ‘morti per cause naturali’.

18 morti nei primi 14 giorni dell’anno sono il preannuncio di un andamento molto simile a quello del 2022, quando si sono contati 85 suicidi nel corso dell’anno: 8 nel mese di gennaio, esattamente 5 nei primi 14 giorni.

La tendenza al sovraffollamento senza battute d’arresto è fenomeno in atto da un anno, con una progressione preoccupante rispetto agli anni precedenti: se alla fine del 2022 la popolazione detenuta era aumentata di circa 2000 unità rispetto a dicembre del 2021, l’aumento registrato al 30 dicembre 2023 è esattamente del doppio, con circa 4000 persone detenute in più. Negli ultimi tre mesi (dal 14 ottobre al 14 gennaio) l’aumento è stato di 1196 presenze, quindi, quasi 400 al mese.

L’indice attuale dell’affollamento delle carceri italiane, alla data del 14 gennaio 2024, è del 127,54%: 60.328 persone detenute, 13.000 in più rispetto ai 47.300 posti disponibili, con punte di sovraffollamento del 232,10% nella Casa circondariale di San Vittore a Milano, del 204,95% nella Casa circondariale di Canton Mombello a Brescia, del 204,44% in quella di Lodi, 195,36 in quella di Foggia.

La criticità della densità della popolazione detenuta è aggravata dalla modalità con cui viene attuata la nuova disciplina della detenzione della media sicurezza, per la quale se le persone non sono impegnate in attività restano chiuse nelle camere di pernottamento: la carenza di attività, riscontrabile in modo diffuso nel nostro sistema penitenziario, determina, pertanto, la permanenza nel chiuso delle celle, in spazi che in due Istituti sono anche certificati come inferiori al limite dei 3 mq per persona per cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha indicato la forte presunzione di trattamento inumano, in violazione dell’articolo 3 della Convenzione, articolo che – lo ricordiamo – non ammette deroghe, neppure in situazioni eccezionali.

Il Garante nazionale segnala, quindi, a tutte le Autorità responsabili, che lo stato di sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani non può attendere i tempi di progetti edilizi di diverso genere e non è colmato dalla realizzazione dei nuovi 8 padiglioni inseriti dal precedente Governo nel PNRR, poiché essi potranno ospitare non più di 640 persone: una goccia rispetto all’eccedenza attuale di 13.000 detenuti rispetto ai posti disponibili.

Il Garante nazionale raccomanda, pertanto, che si assumano provvedimenti urgenti di deflazione della popolazione detenuta come quelli introdotti con il decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 146, sia pure di durata temporanea, e che si avvii in tempi rapidi la previsione normativa per consentire una modalità diversa di esecuzione penale per le persone condannate a pene brevi, inferiori ai due anni di reclusione, che oggi contano più di 4000 unità; una modalità di forte rapporto territoriale, da attuare anche recuperando strutture demaniali già esistenti.

Tali misure potrebbero ricondurre il sistema al rispetto della dignità della vita delle persone detenute e della finalità risocializzante della pena, anche nella prospettiva di prevenire quel disagio che è molto spesso dietro gli atti di suicidio in carcere.




Allarme condizioni carcerarie a Mammagialla: detenuti protestano, carenze di personale e sovraffollamento

di REDAZIONE-

VITERBO – La situazione nel carcere di Mammagialla è stata descritta come insostenibile dalla consigliera generale del Partito Radicale, Ilary Valbonesi. Durante l’iniziativa “Ferragosto in carcere”, che ha permesso a una delegazione di entrare nel penitenziario per valutare le condizioni dei detenuti, Valbonesi ha riferito che si verificano gravi situazioni di tensione, con detenuti che incendiano materassi, sporcano le celle e lanciano feci contro le pareti.

Tra i dati preoccupanti, emerge il fatto che ci sono stati nove tentativi di suicidio, dieci aggressioni fisiche al personale e 104 casi di autolesionismo. Entrambe le autolesioni e le aggressioni al personale sono in aumento. Valbonesi ha citato la carenza di personale di polizia penitenziaria come uno dei fattori principali che contribuiscono a questa situazione critica.

Attualmente, l’organico effettivo di personale è inferiore al previsto, con soli 217 membri rispetto ai 343 previsti. Questa carenza di personale influisce negativamente sulla gestione del carcere, causando sovraffollamento e condizioni inadeguate per i detenuti. La capienza regolamentare della prigione è di 440 detenuti, ma attualmente ospita 606 persone, di cui 432 sono detenuti definitivi. Le nazionalità rappresentate includono italiani, rumeni, albanesi e nordafricani.

Valbonesi ha sottolineato che l’amministrazione penitenziaria è sotto pressione a causa della mancanza di personale, e malgrado i loro sforzi, sono costretti a tenere detenuti in celle non adeguate. La situazione è paragonabile a quella precedente alla sentenza Torreggiani, che ha riconosciuto il sovraffollamento carcerario in Italia come una violazione dei diritti umani.

Durante la visita di Valbonesi e della sua delegazione al carcere di Mammagialla, sono state riscontrate gravi criticità nonostante alcune attività positive come laboratori di sartoria e falegnameria. La delegazione ha espresso la necessità di redigere una relazione completa sulle condizioni del carcere e inviarla alle autorità competenti.

Le preoccupazioni sollevate da questa iniziativa richiamano l’attenzione sulla situazione delle carceri italiane e sottolineano l’urgenza di affrontare le carenze strutturali, il sovraffollamento e il benessere dei detenuti per garantire il rispetto dei loro diritti umani fondamentali.




Carenza organico polizia e sovraffollamento detenuti

Riceviamo da Massimo Costantino e pubblichiamo: “Quella di cui parliamo non è una emergenza annunciata ma un endemico gravissimo problema che da troppo tempo non vede la politica, il Parlamento, volersene occupare come necessario.
Gli ultimi due anni, fronteggiando una pandemia sanitaria che ha colpito duramente anche all’interno dei penitenziari italiani, ha costretto tutto il sistema a stringere i denti e fronteggiare le enormi difficoltà del sistema.
Ma il Personale appare allo stremo, con una condizione di sovraffollamento detenuti che permane, con una dotazione di polizia penitenziaria insufficiente numericamente, con mezzi e strumenti spesso inadeguati e Strutture vetuste che necessitano di ingenti investimenti di manutenzione straordinaria e/o di complete ristrutturazioni.
Così non è possibile andare avanti e la FNS CISL lancia l’ennesimo allarme, fornendo alcuni dati che possono rendere chiara la dimensione dei problemi.
Riferendoci solo ai 189 Istituti penitenziari per adulti ( per quelli minorili servirebbe una attenzione e verifica ulteriore ) al 30 aprile 2022 erano 56.871 le persone detenute a fronte di una capienza regolamentare di 50.853 posti: ben 6.018 detenuti/e in più dei posti disponibili.
Del numero totale di persone recluse 2.276 sono donne e 17.110 sono stranieri.
Per quanto riguarda il Personale di Polizia penitenziaria invece, riguardo ad un organico decretato di circa 41.200 unità circa ( di cui quasi 38.000 previsti per gli Istituti ed il resto per tutte le specializzazioni e servizi diversi ma essenziali al funzionamento del Corpo ) mancano all’appello oltre 4000 unità, questo per effetto dei tagli di spesa pubblica che furono decisi con la legge Madia.
Di 37.760 unità previste quindi per far funzionare gli Istituti Penitenziari negli 11 Distretti con cui è stata divisa la geografia penitenziaria, sono in servizio circa 33.040 unità. Con questo Personale serve anche assicurare tutto il sistema delle Traduzioni e Piantonamenti dei detenuti, verso i Palazzi di Giustizia per la celebrazione dei processi, gli spostamenti tra carceri diverse e la vigilanza nei luoghi esterni di cura.
Alcuni dati dimostrano la gravità di quanto denunciamo: La Lombardia ad esempio nei suoi 18 Istituti avrebbe posto per 6.150 detenuti mentre invece (al 30/4/2022) erano recluse 8.320 persone, 2.170 in più dei posti disponibili. Di queste 8.320 circa 358 sono donne e 3,654 stranieri. In Lombardia sono pertanto controllati il 30% circa dell’intero sovraffollamento nazionale. Per gestire gli Istituti lombardi sarebbero previste 4.673 unità di Polizia ma ne sono amministrati solo 4.055 per una carenza di oltre 600 unità di Personale ( tutti dei Ruoli degli Ispettori e Sovrintendenti ).
Ma sul versante del sovraffollamento non va molto meglio in Campania, con 7.119 persone recluse in presenza di 6.113 posti previsti ( + 1006 detenuti), così come in Puglia con 4.076 detenuti su 2.906 posti previsti ( + 1.170 reclusi ) o come nel Lazio con 5.995 detenuti su 5.231 posti previsti ( + 764 reclusi ) e potremmo proseguire fino all’ultima regione.
Ci appelliamo quindi nuovamente alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia, affinché ci aiuti a convincere il Governo ed il Parlamento che è necessaria almeno una deroga per la Polizia Penitenziaria, che superi i limiti previsti anni prima dalla Legge Madia, e consenta non un aumento della dotazione del Corpo ma il suo effettivo completamento nelle assunzioni per rispettare quanto sancito come organico di necessità per il funzionamento del sistema. Non c’è più tempo Ministra Cartabia, il sistema penitenziario è al collasso”.




Sovraffollamento nelle carceri, i dati del garante Anastasia: a Mammagialla tasso di affollamento al 122 %

di REDAZIONE-

ROMA- Il garante dei detenuti Stefano Anastasia ha illustrato i dati relativi al sovraffollamento nelle carceri, nel corso di una conferenza stampa alla Pisana. E’ così emerso che nel carcere di Mammagialla il tasso di affollamento è al 122%, sopra la media nazionale che si attesta al 107% e quella regionale che è del 118%. Non solo: il report ha anche evidenziato la diffusione del covid nelle carceri e l’andamento della campagna vaccinale. Per quanto riguarda Mammagialla risulta che la capienza regolamentare sia di 440 posti, quella dei posti effettivamente disponibili è di 404 e i detenuti presenti 494, di cui 171 stranieri. Quindi, si tratta di un sovraffollamento del 122 per cento. Guardando anche alle altre case circondariali laziali, a Latina il tasso si attesta al 173%, a Civitavecchia al 152%,  a Roma ”Regina Coeli” al 144% e al carcere femminile di Rebibbia ”Germana Stefanini”  al 134%.  Meno affollamento si regigstra a Paliano (47%), ”Rebibbia Terza Casa” (58%) e Civitavecchia ”Giuseppe Passerini” (85%).

Anastiasia ha evidenziato come la situazione delle carceri laziali risulti migliore rispetto a quella nazionale con un presenza di  5.569 detenuti, superiore alla capienza regolamentare di 5.158 posti. Una situazione, quindi, di sovraffollamento, ma migliore rispetto al dato nazionale. Inoltre, i casi di positività nelle carceri del Lazio sono molto ridotti e sotto controllo, tanto che all’ultima rilevazione risultavano solo quattro positivi nelle carceri del Lazio e tutti senza particolari problemi. Contrario il dato nazionale, che evidenzia come al 13 dicembre i casi positivi erano 239, con pochi ricoverati. Per quanto concerne le vaccinazioni, nel Lazio i detenuti che hanno ricevuto la doppia dose di vaccino sono 6014.

 




Fns Cisl Lazio denuncia sovraffollamento di 586 detenuti nelle carceri della regione Lazio

ROMA-Attualmente il sovraffollamento delle carceri del Lazio è pari a + 586 detenuti rispetto alla capienza regolamentare, considerato che n. 5.816  risultano essere i detenuti reclusi nei 14 Istituti del Lazio, dato pubblicato su sito ministero giustizia del 31/12/2020, rispetto ad una capienza regolamentare di  detenuti prevista di n. 5.230.

Rispetto ad un anno fa il sovraffollamento è diminuito di 733 detenuti, poichè al 31/12/2019 erano + 1.319 .

Preoccupante è il fatto che nelle carceri  del Lazio risultano n. 1.011 detenuti in attesa di primo giudizio- Preoccupa però  il sovraffollamento negli istituti  romani di  CC Regina Coeli (+310) previsti  606 presenti 916;   Nuovo Complesso Rebibbia (+319) previsti  1.1.63 presenti 1.482;

Attualmente nella Regione Lazio ci sono  circa n. 90 detenuti asintomatici al Covid-19  gestiti all’interno degli istituti, ed una 50 circa di personale PP. Situazione sotto controllo, anche, grazie al fatto che in tutte le sedi sono stati  sottoscritti appositi Protocolli locali Quadro  operativi per la prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro , oltre, ai vari ed immediati controlli da parte delle ASL, in caso di  necessità.

Per la Fns Cisl Lazio opportuno sarebbe, comunque, tutelare di più  il personale che lavora all’interno delle carceri  con una priorità nel piano vaccinale tra cui il personale di  Polizia Penitenziaria , compreso quello che espleta servizio anche negli ospedali  compresi  quelli COVID, i Direttori ed altre figure che hanno stretto contatto con l’utenza , oltre agli stessi detenuti .




Fns Cisl Lazio, sovraffollamento di 1319 detenuti nelle carceri laziali e 1209 detenuti in attesa di primo giudizio

ROMA- Riceviamo e pubblichiamo:”Non si placa il sovraffollamento che risulta essere di 1.319 detenuti considerato che n. 6.566 risultano essere i detenuti reclusi nei 14 Istituti del Lazio, dato pubblicato su sito ministero giustizia del 31/12/2019, rispetto ad una capienza regolamentare di detenuti prevista di n. 5.247 . Preoccupante è anche il fatto che nelle carceri risultano n. 1.209 detenuti in attesa di primo giudizio( tra cui 474 detenuti stranieri).

Preoccupa il sovraffollamento negli istituti di: Viterbo (+152) ; CC Frosinone (+70); NC Civitavecchia ( +181); CCF Rebibbia ( +130); NC Rebibbia ( + 484); CC Regina Coeli (+391); Velletri (+142) , CC Latina (+ 65) NC Rieti( +77). Particolarmente critica la situazione a Rebibbia Nuovo complesso, Rebibbia femminile, Regina Coeli, Civitavecchia e Latina.

Purtroppo il quadro delle carceri del Lazio attualmente non risulta roseo considerato che le carenze degli organici della polizia penitenziaria non vengono ricoperte. La chiusura degli Opg hanno causato ulteriori problemi nella gestione delle carceri poiché dovevamo essere realizzate vere e funzionali strutture alternative. Senza considerare poi che in molte carceri- alcune dell’epoca borbonica- sono inadeguate.

E’ noto il deficit qualitativo dell’attività lavorativa nell’ambito degli Istituti Penitenziari, dove il lavoratore si trova ad essere, in molti casi, attore di disagi operativi. Questi sono causati dal sovraffollamento, dall’inadeguatezza edilizia delle strutture penitenziarie e dalla crescente carenza di risorse umane. Ultima nota , in ordine di tempi, inviata proprio ieri e riferita alla casa reclusione di Paliano.

Antichi problemi irrisolti perché non si sviluppa un progetto organico e complessivo di risoluzione delle questioni, si preferisce utilizzare soluzioni tampone che dopo un po’ riportano il problema all’origine.

Chiediamo da tempo al Ministero della Giustizia ed al Dap soluzioni concrete e soprattutto una visione prospettica, ma le risposte continuano a non arrivare” .

Il Segretario Generale Aggiunto
Massimo COSTANTINO