Il Trasporto della Macchina di Santa Rosa: una tradizione millenaria celebrata a Viterbo

di REDAZIONE-

VITERBO- Il 3 settembre è un giorno di festa a Viterbo, segnato dal trasporto della Macchina di Santa Rosa, un rito dalle origini antichissime che risale a tempi immemorabili. Questo evento, tra i “Tesori d’Italia” presentati durante uno Speciale del Tg1 in occasione della Pasqua, ha suscitato grande interesse.

La giornalista Elisabetta Mirarchi ha narrato il viaggio attraverso le tradizioni italiane, evidenziando l’importanza delle feste religiose e laiche che si tramandano di generazione in generazione. Queste pratiche, riconosciute dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità, includono le imponenti macchine a spalla, come la nostra celebre Macchina di Santa Rosa a Viterbo.

La Macchina di Santa Rosa è descritta come una delle più imponenti, con 30 metri di altezza e 52 quintali di peso, trasportata da 113 uomini che si riducono a 93 nei punti più stretti della città. La costruzione e il trasporto di queste macchine sono una tradizione tramandata di generazione in generazione, permeata da un profondo senso di devozione e sacrificio.

L’architetto Raffaele Ascenzi, ideatore di “Gloria” e della prossima “Dies Natalis”, condivide il suo legame personale con questa tradizione, raccontando di come sia stato coinvolto fin da giovane. Il Sodalizio dei facchini di Santa Rosa con il suo presidente Massimo Mecarini, è il motore della Macchina ed accoglie aspiranti di entrambi i sessi, richiedendo forza fisica ma soprattutto una profonda vocazione e dedizione.

Lo Speciale del Tg1 ha anche esplorato altre tradizioni millenarie italiane, come l’antica arte della falconeria introdotta da Federico II e la pratica dei cantori sardi, espressione poetica radicata nella storia della regione. Infine, sono stati presentati i viticoltori di Pantelleria, che mantengono viva l’antica pratica della coltivazione della vite ad alberello tramandata attraverso le generazioni.




Domani a “Speciale Tg 1” la Macchina di Santa Rosa

In Italia si celebrano ogni anno migliaia di riti religiosi e laici, feste o usanze tradizionali che si tramandano di generazione in generazione. Per l’Unesco queste pratiche sociali, frutto di antiche culture popolari, meritano di essere nominate patrimonio immateriale dell’umanità. A “Speciale Tg1” – in onda domenica 31 marzo alle 23.30 su Rai 1 – il viaggio di Elisabetta Mirarchi alla scoperta di questo patrimonio. L’Italia vanta ben diciotto riconoscimenti. Tra questi, la rete delle grandi macchine a spalla: i Gigli di Nola, i Candelieri di Sassari, la macchina di Santa Rosa a Viterbo e l’incredibile Varia di Palmi, un’imponente giostra semovente. Strutture trasportate da centinaia di uomini che celebrano la devozione a un santo protettore o a un’entità spirituale che, secondo le leggende locali, hanno salvato la popolazione da tragedie. Ci sono poi arti antichissime, ma poco conosciute ai più, come il corno da caccia che tre secoli fa veniva utilizzato nelle battute di caccia dei reali per segnalare i movimenti dei cervi nelle foreste. Risale a oltre quattro secoli fa, poi, l’arte della falconeria portata in Italia da Federico II. E ancora, i cantori sardi, circa 3.500 in tutta la regione, una volta espressione poetica dei pastori e oggi attività diffusa in tutti i ceti sociali. Infine, le testimonianze dei viticoltori dell’isola di Pantelleria che tengono viva la pratica della vite ad alberello, tramandata per generazioni.