Trasporti: Assotir proclama lo stato di agitazione dei vettori che operano per il Gruppo BRT e comunica il fermo settoriale da 29 aprile al 3 maggio

ROMA– Assotir proclama il fermo settoriale delle attività degli operatori che lavorano per conto del Gruppo BRT, dal 29 aprile al 3 maggio prossimi. Lo stato di agitazione si svolgerà nel rispetto della procedura prevista dalla legge. L’Associazione raccoglie il mandato espresso dai trasportatori che operano per BRT nella riunione che si è tenuta a Milano il 12 aprile. Gli operatori in quella sede hanno proclamato lo stato di agitazione del settore dopo aver preso atto del comportamento seguito dal gruppo BRT finalizzato a estromettere dal lavoro i vettori storici, ovvero oltre un centinaio di aziende che contano un numero di più di mille addetti.

Martedì 23 aprile, a Milano, Assotir incontrerà la stampa per informare l’opinione pubblica e le Istituzioni, sia nazionali che territoriali, sui motivi della protesta. Analogamente, sono stati programmati incontri con le Istituzioni, a partire dalle Prefetture il cui territorio risulti maggiormente coinvolto dalla vicenda.

“A fronte della chiusura assoluta a qualsiasi confronto – commenta il segretario generale di Assotir, Claudio Donati – la mobilitazione è la risposta all’iniziativa intrapresa dal gruppo BRT, che punta, senza mezzi termini, ad estromettere i suoi sub-vettori storici, con metodi inaccettabili, per la mancanza di rispetto verso i trasportatori”.

“Dopo i dinieghi finora ricevuti, gli operatori hanno deciso di reagire con decisione, sebbene abbiano comunque comunicato a BRT Spa di essere disponibili ad un incontro per verificare se esistono le condizioni per una ricomposizione della situazione” conclude Donati.

 




Carcere, incontro con il provveditore Lazio Abruzzo e Molise: i sindacati dichiarano stato di agitazione

Riceviamo e pubblichiamo: “Le scriventi OO.SS., in occasione dell’odierno incontro previsto per la contrattazione del P.I.R presso il Provveditorato, hanno deciso di mettere in campo un nuovo ordine del giorno e hanno inscenato una forma di protesta pacifica, indossando una maglietta con su scritto “basta aggressioni” e mostrando, ogni sigla sindacale, un cartellone con lo SLOGAN “PROVVEDITORE VENEZIANO TI ABBIAMO CHIESTO UNA MANO MA TUTTO E’ STATO VANO,
ADESSO NON PARLIAMO MA LOTTIAMO”
Tale azione di protesta è stata presa perché il dissesto, che stiamo vivendo in tutti gli Istituti del Lazio e le sue varie articolazioni, non può più passare inosservato o perdersi nel silenzio più assoluto, procedendo come se nulla fosse. La nostra azione di protesta “creativa” è servita per denunciare che tale tracollo non può essere più tollerato.
Abbiamo esposto in tutti modi possibili le gravose criticità:
● ASSENZA DI PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA IN TUTTI GLI ISTITUTI E NUCLEO CITTADINO ROMA CON URGENZA RICHIESTA DI SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE PER QUELLI IN MAGGIORE SOFFERENZA.
● ASSENZA DI SICUREZZA PER IL PERSONALE A CAUSA DELLE CONTINUE AGGRESSIONI.
● SOVRAFFOLAMENTO DELLA POPOLAZIONE DETENUTA.
● MANCANZA DI UNA ADEGUATA RISPOSTA SANITARIA E GESTIONE DEI DETENUTI CON PATOLOGIE PSICHIATRICHE.
● GESTIONE ALLA POLIZIA PENITENZIARIA DEL REGIME SANITARIO DELLA SORVEGLIANZA VISTA.
● ERRATE DISPOSIZIONI IMPARTITE NELLA GESTIONE DEL PERSONALE E DEL LAVORO STRAORDINARIO, MANCATO PAGAMENTO DI MISSIONI E BUONI PASTO AL PERSONALE.
● ERRATA GESTIONE DELLE CORRETTE RELAZIONI SINDACALI
(si è arrivati al punto di strappare in pubblico un comunicato sindacale in segno di pieno disprezzo delle parti sociali)
● ERRATA GESTIONE DEL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA VEDASI UST ROMA
● PALESE VIOLAZIONE DELLE NORME E DEI REGOLAMENTI DA PARTE DELLE DIREZIONI NELLA GESTIONE DEL PERSONALE.

Per questi motivi e non solo, che non elenchiamo per ovvie ragioni di spazio tutte le OO.SS. hanno
” DICHIARATO LO STATO DI AGITAZIONE”
Il Provveditore, dopo avere ascoltato le nostre osservazioni, ha illustrato alcune iniziative che si impegna ad intraprendere, come la richiesta dello scorrimento delle graduatorie per la mobilità nazionale al fine di consentire una maggiore affluenza nel distretto, annullamento degli ultimi interpelli emanati, nuove e più dettagliate direttive sull’impiego e distribuzione del lavoro straordinario da parte delle Direzioni.
Al PROVVEDITORE RISPONDIAMO, PRENDIAMO ATTO DEL SUO IMPEGNO, TUTTAVIA LA SITUAZIONE E COSI GRAVISSIMA CHE NON POSSIAMO ASPETTARE VISTO CHE SONO DUE ANNI CHE RAPPRESENTIAMO I PROBLEMI SOPRA RICHIAMATI E SIAMO PRONTI A USARE ALTRE FORME DI PROTESTA ANCHE DINANZI AL DAP.
Con il presente comunicato le scriventi OO.SS. rendono noto lo stato di agitazione e si riservano di adoperarsi per organizzare successive manifestazioni sulle criticità affrontate, al fine di attivare un confronto al tavolo superiore ovvero il Direttore Generale del Personale”.

SAPPE (Somma), SINAPPE (Pace), OSAPP (Proietti), UIL PA (Riggi), USPP (Nicastrini), CISL FNS (Costantino), FP CGIL (Di Domenico).




Basta aggressioni servono urgenti interventi, USPP Umbria dichiara lo Stato di Agitazione

“Dopo quanto è accaduto al carcere di Spoleto, riteniamo che siamo arrivati al culmine della sopportazione dei nostri colleghi, che quotidianamente subiscono aggressioni fisiche e verbali dai detenuti, lasciati liberi e senza freni di poter fare qualsiasi cosa durante tutto l’arco del giorno” questo il lapidario commento di David Cesari Segretario regionale USPP Umbria all’indomani del gravissimo fatto accaduto nel carcere spoletino dove un detenuto con un pretesto ha accoltellato un agente penitenziario ferendolo al collo. Già altri fatti simili sono successi nelle scorse settimane in altri istituti della regione Umbra, dove l’organico presente supera di poco le 650 unità rispetto alle 831 previste ovvero un meno 20% su tutte le 4 sedi penitenziarie.
Per il segretario dell’USPP umbro, “la situazione rischia di essere totalmente ingestibile”. Proprio il sindacato USPP tra i più rappresentativi a livello nazionale ha puntato il dito contro l’Amministrazione Penitenziaria e chi ha gestito il dicastero della giustizia nella scelta del regime penitenziario aperto e in assenza di un adeguato organico di personale con tutte le ricadute che ciò ha avuto sugli agenti. Anche il Presidente USPP Giuseppe Moretti sostiene che “il problema nasce anche da chi ha voluto questa vigilanza dinamica che non è altro che un girovagare di detenuti aperti pronti a colpirti senza alcuna remora, rischiando conseguenze irreparabili se non si pone un freno a questa gestione fallimentare”. Per Moretti e Cesari “non è più tollerabile il conto di quanti agenti feriti ci sono ogni anno per vili aggressioni di detenuti e per questo sono urgentissime misure straordinarie di ripristino della sicurezza e della legalità nelle carceri”.
Ricordando che l’USPP ha da tempo dichiarato la necessità di dichiarare lo STATO di EMERGENZA nelle CARCERI ed esprimendo solidarietà all’agente ferito e sollecitando ancora una volta interventi risolutori sul modello di gestione detentivo, le risorse umane e materiali necessarie e quant’altro occorra per mettere in sicurezza il lavoro della polizia Penitenziaria, il Presidente Moretti conclude evidenziando “che la ferita inferta all’agente in servizio a Spoleto, è un’altra ferita alle istituzioni che rappresentano lo Stato”.
Per tale ragione il rappresentante nazionale USPP non esclude che “alla dichiarazione dello stato di agitazione delle segreterie di Lazio e Umbria, facciano ulteriori iniziative a livello nazionale se non si aprirà un tavolo di confronto permanente presso il ministero della giustizia, per l’adozione di misure a tutela dei lavoratori della Polizia Penitenziaria.”

 




Aggressione agli agenti a Cassino e incendio presso il carcere minorile Roma, Uspp Lazio dichiara lo stato di agitazione

“Ormai ogni giorno nelle carceri i fatti di cronaca sono all’ordine del giorno, tra aggressioni e atti violenti, siamo stanchi di denunciare, senza riscontri tangibili, il gravissimo problema di un’emergenza penitenziaria che è senza precedenti negli ultimi 30 anni. – A dichiararlo è Daniele Nicastrini Segretario regionale USPP Lazio con 39 anni di servizio e sindacalismo- “I fatti accaduti ultimi ai Poliziotti Penitenziari di Cassino che durante l’attesa al pronto soccorso cittadino, sono stati aggrediti e feriti dal detenuto portato lì per problematiche di salute, fanno il paio con quanto accadeva al carcere minorile di Casal del Marmo, dove altri incendiavano le loro stanze con la necessità di un intervento dei vigili del fuoco e un agente ferito.”
Per un organico carente di oltre 900 unità, il sovraffollamento detentivo con oltre 6200 presenze, per le aggressioni e lesioni subite dalla Polizia Penitenziaria ad oggi oltre un centinaio nel Lazio e l’escalation degli eventi critici e degli atti illegali con diversi quantitativi di droga sequestrati a daniele nicastrinidetenuti ancora oggi lasciati liberi di girare nelle sezioni per scelte inadeguate di questi anni, l’USPP Lazio ha inviato proprio ieri una nota di diffida per violazione della sicurezza su lavoro e indetto lo stato di agitazione contro l’inerzia dell’Amministrazione Penitenziaria.
“Siamo giunti alla conclusione, commenta il sindacalista, che ogni nostra azione prevista contrattualmente non abbia alcun riscontro concreto e stanchi di richiamare l’attenzione mediatica per un sistema alla deriva, lasciando alla deriva chi in queste condizioni stenta a garantire oltre alla salute anche la sicurezza, la legalità e la gestione complessiva dei detenuti. Per questo siamo determinati ad attuare forme di protesta pubblica oltre allo stato di agitazione del personale aderente”.
È bene ricordare che l’USPP da tempo ha ritenuto di richiamare l’attenzione richiedendo al Governo di dichiarare lo stato di emergenza nelle carceri, affinché si assumano provvedimenti straordinari e non rinviabili. A riguardo il presidente USPP Giuseppe Moretti interviene precisando di aver “apprezzato l’annuncio del Sottosegretario alla giustizia Andrea Del Mastro sugli 84 milioni di euro e dello sforzo in atto sugli arruolamenti, ma si tratta di risorse ancora non congrue rispetto alla messa in sicurezza in primis del lavoro degli agenti nelle carceri e comunque del sistema carcere sempre più a rischio implosione. Lo stato d’emergenza è un obiettivo per ottenere risorse straordinarie, non solo per il funzionamento dell’amministrazione penitenziaria ma, ad esempio per consentire di migliorare, potenziandoli, i servizi di assistenza sanitaria in carcere, dove occorrono anche esperti per la cura dei disturbi psichiatrici di molti detenuti e soprattutto di quelli extra comunitari che sono meno inclini a percorso di reinserimento se non di tipo lavorativo presentando molti disagi di tipo comportamentale anche a causa delle loro condizioni socio culturali. In conclusione, Moretti esprime “preoccupazione per la situazione ogni giorno di difficile controllo e per denunciare pubblicamente quello che avviene nella cronaca giornaliera, non possiamo escludere in tempi ristretti una nostra azione di protesta a livello nazionale da affiancare inevitabilmente a quella promossa nel Lazio, se non di adotteranno contromisure concrete, seguirà quella di altre regioni con problemi altrettanti rilevanti”.

 




Talete, il personale in stato di agitazione

di REDAZIONE-

VITERBO – Mentre si discute sulla necessità o meno di far entrare privati in Talete, con 5 comuni (Viterbo, Monte Romano, Soriano nel Cimino, Tarquinia, Vasanello e Sutri) che hanno fatto ricorso al Tar contro la privatizzazione, è stato proclamato lo stato di agitazione del personale della Talete. E’ stata prima tenuta un’assemblea sindacale da Femca Cisl, Uiltec Uil e Filctem Cgil con i lavoratori, preoccupati sul futuro occupazionale, da cui è emersa la decisione di proclamare lo stato di agitazione. E’ stato informato il presidente dell’Ato, Alessandro Romoli e il prefetto Antonio Cananà.




Diritti degli agenti di polizia penitenziaria, stato di agitazione a Velletri

VELLETRI ( Roma) – Riceviamo dall’USPP di Velletri e pubblichiamo: “Il provveditore, in prima mattinata, ha preso contezza dei numeri disastrosi a Velletri e, tra le altre cose, l’ho invitato ufficialmente a consultare il web ove troverà centinaia e centinaia di ferie non godute per ogni poliziotto, in tutti i ruoli, per mancanza di personale in un mondo in cui colleghi si vedono negare continuamente i propri diritti soggettivi.
A differenza di tale situazione, i diritti dei detenuti sono garantiti in toto. Come USPP, in unione con le altre sigle, dopo aver rimarcato la nostra seria preoccupazione in vista del piano ferie, abbiamo deciso che il provveditore interceda presso il dap per valutare da subito interpello straordinario. La riunione si è conclusa con i punti del provveditore e l’immediato colloquio con Parisi, capo del personale, il quale ha fatto intendere che individuerà qualche unità, ma pochi spiccioli, sulle cinque unità da inviare in distacco per supportarci quest’estate, penso su base volontaria.
L’agitazione continua”.




Proclamato lo stato di agitazione da Confael, Nursing up, Ci.s.a.s. e Ugl Lazio

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “E’ con estrema amarezza che le scriventi OO.SS. sono costrette a prendere atto che, nonostante le numerose contestazioni e segnalazioni su evidenti disfunzioni organizzative, ad oggi nulla O POCO è cambiato ed in alcuni casi forse peggiorato.
Ci risulta che il problema della carenza o mancanza di divise per gli Operatori Sanitari del Comparto, non è stato risolto. Infatti domenica 06 dicembre alcuni Infermieri erano disperati, in quanto non avevano a disposizione divise “pulite” da indossare, si è arrivati al punto di tenere le poche divise disponibili, in qualche unità operativa, chiuse a chiave per evitare che da altre unità operative vengano asportate di nascosto. Questi fatti avvenivano durante la naia nella leva militare obbligatoria dei decenni passati. Non è concepibile che a tutt’oggi per prendere servizio si sia costretti a “rubarsi” le divise tra colleghi.
Auspichiamo che la S.V. sia a conoscenza che, oggi, gli Infermieri sono dei Professionisti e in alcuni casi con più scolarità di qualche medico e non possono e non devono essere trattati come “pezze da piedi”. I Sigg. Medici, cui dedichiamo tutto il nostro rispetto per la loro professionalità, non hanno lo stesso contatto, o rapporto temporale, con i pazienti degli Infermieri che dedicano tutto il loro tempo all’assistenza diretta durante le lunghe ore di servizio. Se strutturalmente ci sono disagi, magari dovuti a finestre rotte, non è colpa degli Infermieri e nessuno si può arrogare il diritto di pretendere che si trasformino in operai della manutenzione, come ci risulta preteso da qualche medico, forse meno stressato degli Infermieri stessi. Se improvvisamente alcuni reparti vengono adibiti al COVID 19 pur non rispondendo ai requisiti, non è colpa degli Operatori Sanitari del Comparto; se l’ex S.P.D.C. era strutturato per garantire la sicurezza ai pazienti psichiatrici ed oggi è adibito al Covid 19, mantenendo le stesse caratteristiche, non è colpa degli Infermieri, Dott.ssa Donetti, lo faccia presente a qualche medico che, stizzito dalla protesta di qualche paziente, se la prende con gli Infermieri. A tale proposito, tra l’altro, Le chiediamo se il Servizio Prevenzione e Protezione ha effettuato la valutazione dei rischi sulla idoneità nella diversa destinazione d’uso di tale struttura, proponendo eventuali modifiche, almeno agli infissi.
In questo particolare momento la sicurezza dei lavoratori va particolarmente “curata”, ma non ci sembra che, di fatto, sia così. Infatti, oltre alla carenza delle divise, ci risulta che i dispositivi di protezione individuale, (D.P.I.), siano di scarsa qualità, i copriscarpe sono come un “velo di cipolla” rompendosi mentre vengono indossate e costringendo gli Operatori Sanitari a coprirsi le scarpe con sacchetti per i rifiuti che, su richiesta, gli vengono lasciati dagli addetti della ditta esterna. Che dire poi delle tute ermetiche che pur nuove arrivano bucate e rattoppate con cerotti; risparmiare ve bene, ma non sulla pelle dei lavoratori, fornendo loro D.P.I. la cui inadeguatezza per la scarsa qualità è certa.
I pazienti Covid 19 vengono ancora trasportati da una unità operativa all’altra con semplici barelle e con, soltanto, una mascherina chirurgica creando panico tra gli utenti che si recano in ospedale per effettuare esami o per ritirare i referti, come è successo ieri, ma non soltanto ieri, nei locali antistanti e nella radiologia, dove mentre alcuni utenti erano in attesa di ritirare referti o di essere sottoposti ad esami, è arrivata una normale “a bordo” barella con paziente Covid “a bordo” provocando un possibile contagio permanendo in un ambiente certamente contaminato. Ma nonostante le nostre contestazioni, al momento delle barelle a contenimento biologico non si vede traccia. Di fatto, chi va a Belcolle per curarsi rischia di ammalarsi mettendo a rischio la propria vita.
Gli immensi ritardi sull’adozione di alcuni provvedimenti sono in evidenza a tutti, ma perseverare su ulteriori provvedimenti che già da mesi avrebbero dovuto vedere la soluzione, ci inducono ad evitare pesanti definizioni negative.
Lo stress, la carenza dei D.P.I. o la loro scarsa qualità, le divise che non si trovano e quando si trovano creano dubbi sulla loro igienicità, così come la biancheria, turni massacranti, terrore di contagiarsi per scarsa credibilità sulla sicurezza, i tamponi molecolari che non vengono adottati, (è noto che quelli rapidi non sono attendibili e la disposizione della Regione Lazio contrasta con le disposizioni del Ministro della Salute), Infermieri/e sessantenni che vengono mantenuti nelle corsie ospedaliere mentre altri con pochi mesi o giorni di servizio vengono impegnati dietro le scrivanie della Cittadella della Salute, ecc., sono problemi che avrebbero dovuto essere evitati.
Ebbene, per questi motivi ed altri non elencati per motivi di brevità, queste OO.SS. proclamano lo stato di agitazione, programmando una assemblea che sfocerà in un sit-in di protesta presso la sede della A.S.L. di cui a breve verrà decisa la data.
A S.E. il Prefetto di Viterbo, nonché al Sindaco di Viterbo massima Autorità Sanitaria, che ricevono la presente per conoscenza, chiediamo un incontro propositivo a tutela dei dipendenti e degli utenti. Mentre al N.A.S. chiediamo una maggiore attenzione nella sanità pubblica che, giustamente, pretende dalla sanità privata il rispetto delle regole evitando di darne il buon esempio. Distinti saluti”.

 




Stato di agitazione, in tutti gli istituti penitenziari

VITERBO – Le OO.SS. S.AP.P.E. – O.S.A.P.P.- UILPA- P.P- S.I.N.A.P.P.E – CISL FNS – C.N.P.P. – FP C.G.I.L LAZIO – attesa l’assenza di qualsiasi riscontro alle sollecitazioni inviate all’Amministrazione Penitenziaria; – atteso che la situazione degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, già di per sé critica per le problematiche connesse alla grave carenza di organico e alla conseguente ridotta capacità di poter assolvere correttamente i propri compiti istituzionali, è stata aggravata ulteriormente dall’emergenza covid-19, che ha comportato la decisione unilaterale, con colpi di mano forzate mentre sarebbe stato opportuno avviare un confronto e non aprire nuove sezioni destinate ad accogliere detenuti arrestati dalla libertà da sottoporre a quarantena, senza che sia stato valutata la necessità di un confronto con le OO.SS., e senza la previsione di protocolli sanitari e operativi, nonché la rassicurazione di forniture di protezione in presenza di detenuti positivi; senza oltretutto alcuna formazione propedeutica all’apertura,
– in carenza di decisioni sistemiche di ordine politico;

dichiarano di indire, con decorrenza immediata, lo stato di agitazione, in tutti gli istituti e sedi di servizio della regione, affinché si trovi una soluzione alle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria del Lazio.

Ritengono, infatti, che la grave situazione in cui si trova ad operare la Polizia Penitenziaria imponga un’inversione di marcia da parte dei vertici politici e amministrativi, che sembra abbiano dimenticato il Corpo di Polizia il quale giornalmente e con grande spirito di appartenenza garantisce la sicurezza interna ed esterna della società.

Le OO.SS. S.AP.P.E. – O.S.A.P.P.- UILPA- P.P- S.I.N.A.P.P.E – CISL FNS – C.N.P.P. – FP C.G.I.L LAZIO puntualizzano che tale decisione costituisce un passaggio preliminare ad altre forme di protesta anche di carattere pubblico che si riservano di porre in essere, qualora permanga l’assenza di iniziative tese ad avviare un virtuoso percorso di ripristino della sicurezza e della legalità nelle carceri, messa ogni giorno a rischio per l’assenza di risorse umane, materiali, strumentali e sanitarie”.

S.AP.P.E.  M. Somma, O.S.A.P.P.  G.Proietti, UILPA- P.P S. Tuzzi, S.I.N.A.P.P.E A. Pierucci, CISL FNS M. Costantino, C.N.P.P. D. Riggi, FP C.G.I.L., M. Campanella.




Carceri, Moretti (Uspp): “Polizia penitenziaria, stato di agitazione, ma nel rispetto degli obblighi di legge”

ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: “A precisazione di quanto annunciato con comunicato stampa cui segue il presente, circa lo  stato di agitazione e lo sciopero bianco indetto tra gli aderenti all’USPP appartenenti al corpo  di Polizia Penitenziaria, si comunica che l’intento di questa Federazione è quello di  sensibilizzare gli organi preposti alla tutela della categoria a disporre tutte le ulteriori misure  del caso per mettere in sicurezza il lavoro svolto dalla polizia penitenziaria che, proprio  perché non gli è consentito per legge attuare forme di protesta più incisive come lo sciopero o altre forme sostitutive che possano pregiudicare le esigenze di tutela dell’ordine e della  sicurezza, continuerà ad operare adempiendo a tutti i suoi doveri istituzionali. In tal senso, la  pretesa dell’applicazione pedissequa dei servizi come da tabelle di consegna e da regolamento  di servizio, non significa altro che adempiere a tutti i compiti che saranno disposti dall’autorità dirigente senza alcuna preclusione con la sola eccezione che questi siano messi per  iscritto come deve avvenire normalmente. Nessun rifiuto dunque di svolgere servizi previsti e  contemplati dal regolamento di servizio e dalle tabelle di consegna anche di carattere straordinario.” Per il Presidente dell’USPP Giuseppe Moretti dunque “una legittima protesta nei limiti di  legge e che rafforza semmai la volontà di non sfuggire ai propri compiti istituzionali, ricordando che la polizia penitenziaria è un presidio di legalità per lo Stato ancor più in questo momento in cui è chiamata a contrastare l’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia”.




Mammagialla, stato di agitazione della polizia penitenziaria

VITERBO – Riceviamo dai sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Uspp,  Cisl, Cnpp e pubblichiamo: “A seguito delle tante infondate accuse subite ingiustamente tramite organi di stampa nazionali e locali, dopo la relazione del CPT (comitato europeo per la prevenzione contro le torture e le pene) rispetto alla gestione del 41Bis che vede esclusivamente impegnato il GOM e di alcuni soggetti associativi di rilievo nazionale che comunque buttano fango e sospetti nella conduzione generale dell’istituto, le scriventi segreterie provinciali di Viterbo delle Organizzazioni sindacali firmatarie, hanno incontrato in questi giorni prima la Direzione e il Comando di Reparto e in data odierna il Provveditore regionale dove di fatto abbiamo rappresentato nuovamente tutta la delusione manifestata su quanto sopra, in primis dai nostri 260 colleghi in forza alla CC. VITERBO, oltre che aver ricevuto tante note di solidarietà nell’ambito regionale e non solo.

Non possiamo che dover annunciare che se in questa sede le difficoltà rappresentate non vedranno sostanziale modifiche organizzative e di sostegno nel disastroso andamento generale entro il mese prossimo, saremo costretti ad assumere iniziative pubbliche di rilievo!!!

Le conseguenze che si stanno avendo sul piano delle motivazioni a favore del servizio e in generale si sono assottigliate ai minimi termini, rispetto alle vessazioni mediatiche subite dal personale di Polizia Penitenziaria, una situazione dove mancano prese di posizioni a livello Istituzionale, come di fatto accade invece per altri Corpi di Polizia da parte dei massimi vertici istituzionali.
Siamo stufi di subire oltre che di dover vedere padri di famiglia corrispondere di errori che di fatto sono stati indotti da un’Amministrazione assente nella conoscenza di quanto si deve subire in questa sede, sia per una popolazione detenuta con grossi problemi comportamentali e sia per una scarsa attenzione sui problemi sempre denunciati da queste segreterie provinciali.
Pertanto non sarà più tollerata questa inerzia che ricade tutta sulle spalle dei nostri e noi colleghi di Viterbo Mammagialla.
In attesa di un vostro cenno annunciamo che a partire da oggi si avvia lo STATO DI AGITAZIONE e successive forme di lotta con possibili manifestazioni di piazza nei prossimi giorni se non si assumeranno le giuste considerazioni di quanto rappresentato”.