Aumento delle tariffe per la discarica di Monterazzano

di REDAZIONE-

VITERBO- A partire dal 2024, la discarica di Monterazzano, situata nella provincia di Viterbo, subirà un consistente aumento delle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti. Secondo una determina dirigenziale pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Lazio il 10 settembre 2024, il costo per tonnellata di rifiuti passerà dagli attuali 72 euro a 137 euro. Questo aumento è legato all’imminente apertura del nuovo invaso Vt4, previsto per la fine del 2024 o l’inizio del 2025, che andrà a sostituire l’attuale discarica, ormai prossima al completamento.

L’incremento delle tariffe è stato stabilito in base ai criteri fissati dal decreto commissariale n. 15 del 2005, che tiene conto dei costi di gestione e delle esigenze operative del nuovo invaso. Inoltre, l’aumento ha l’obiettivo di ridurre il conferimento eccessivo di rifiuti provenienti da altre province, specialmente Roma, che negli ultimi anni ha utilizzato spesso Viterbo per smaltire parte dei propri rifiuti.

Le nuove tariffe impatteranno soprattutto i comuni fuori dalla provincia di Viterbo, che vedranno un aumento dei costi per lo smaltimento a Monterazzano. Tuttavia, l’influenza dell’aumento sarà più limitata per il territorio viterbese, poiché la maggior parte dei rifiuti locali viene gestita dall’impianto di trattamento meccanico biologico di Casale Bussi, con solo una piccola parte destinata alla discarica.

La richiesta di aumento è stata avanzata da Ecologia Viterbo, la società che gestisce la discarica, e valutata attraverso un piano economico-finanziario approvato dalla Regione Lazio. Una società di revisione ha poi confermato la correttezza dei costi, giustificando così l’aumento delle tariffe, che entreranno in vigore con l’apertura del nuovo invaso. Questo cambiamento si inserisce all’interno di una più ampia riorganizzazione del ciclo dei rifiuti nella Regione Lazio, volta a incentivare una maggiore autonomia delle singole province nella gestione dei propri rifiuti e a ridurre il trasferimento di rifiuti verso Viterbo.




Fials: “Regione Lazio: riduzione liste di attesa ed adeguamento tariffe”

Riceviamo e pubblichiamo: “Al Presidente della Regione Lazio,  Dr. Francesco Rocca,  Al Direttore Generale,  Dr. Alessandro Ridolfi,  a Direttore Regionale-salute ed integrazione socio-sanitariaDr Andrea Urbani, ai Direttore generali/Commissari delle Asl/Aziende Sanitarie della Regione Lazio:
Con l’art.1 commi 218-2019, della legge di bilancio n. 213 del 30-12-2023, il legislatore ha ritenuto, in considerazione della grave situazione legata ai disagi per i cittadini causati da liste di attesa inaccettabili per ottenere prestazioni sanitarie, dalla pesante carenza di personale negli enti del servizio sanitario nazionale, nonché, per ridurre il ricorso alle esternalizzazioni, di riconoscere agli operatori sanitari un adeguamento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive, per la dirigenza fino a 100 euro ora e per il comparto, fino a 60 euro ora. Il Budget previsto per tale impegno di spesa, è coperto dalla legge citata, con 200 milioni per la dirigenza e 80 milioni per il comparto, per ciascuno degli anni 2024-2025 e 2026.

La Regione Lazio, proporzionalmente rispetto alle altre regioni, in base alla stessa legge di bilancio, dispone quindi di un importo pari ad euro 19 milioni 260.000 per la dirigenza ed euro 7 milioni 704.000 per il comparto, da ripartire nelle Aziende Sanitarie/ospedaliere del territorio regionale, per l’adeguamento della tariffa oraria degli operatori sanitari, che svolgono prestazioni aggiuntive autorizzate.
Appare pertanto, quanto mai fondamentale a distanza di circa tre mesi dal varo della citata legge di bilancio, che la Regione Lazio provveda in tempi brevi, a corrispondere gli importi dovuti alle ASL/Aziende ospedaliere del territorio, per consentire l’adeguamento delle citate tariffe.
Tale riconoscimento, è di particolare importanza non solo per gli operatori sanitari interessati che quotidianamente mettono a disposizione la propria professionalità e tutto l’impegno possibile, ma per favorire, un’adeguata risposta in termini di prestazioni sanitarie richieste e non soddisfatte, che sono causa di un grave arretramento dei livelli di assistenza e di cura per i cittadini, in tutto il territorio regionale. Si resta in attesa di urgenti assicurazioni al riguardo e si inviano cordiali saluti”.

Il Segretario Regionale Fials
(Vittorio Ricci)




“Questione Talete, oggi 34 sindaci e la Provincia ci hanno messo la faccia”

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Oggi ha vinto la responsabilità. Oggi ha vinto il buonsenso. Perché oggi 34 sindaci e la Provincia di Viterbo ci hanno messo la faccia e sono riusciti a scongiurare che la gestione del servizio idrico nella Tuscia passasse al cento per cento nelle mani dei privati. 

L’acqua è il bene pubblico più prezioso che abbiamo. Un concetto, questo, che credevamo universale e apolitico. Eppure ancora una volta abbiamo assistito all’emergere di logiche utilitaristiche e politiche che non fanno il bene comune. Alcuni sindaci non si sono infatti presentati oggi alla votazione, mettendo fortemente a rischio con il loro comportamento la continuazione della gestione pubblica dell’acqua. Così facendo questi sindaci assenti non hanno solo mostrato totale mancanza di rispetto nei confronti dei propri colleghi presenti. Ma, cosa ben più grave, hanno tradito i propri cittadini. Sì, perché i cittadini si aspettano che i propri amministratori li rappresentino con serietà, impegno e responsabilità. E allora ci chiediamo: è responsabile non presentarsi a un’assemblea che deve decidere sul futuro dell’acqua pubblica? È responsabile lavarsene le mani per mesi e mesi? E a cosa servono gli amministratori che disertano una seduta, se sono stati votati e scelti dai cittadini proprio affinché fossero presenti

In questi mesi sono state dette molte cose sulla Talete e sulla gestione del servizio idrico integrato nella Tuscia. E per mesi abbiamo assistito all’operato di alcuni sindaci che da un lato non presenziavano i lavori, dall’altro però correvano a rilasciare dichiarazioni alla stampa o a scrivere post sui social con un atteggiamento quasi da campagna elettorale permanente. Ora è arrivato il momento di spiegare con chiarezza ai cittadini quello che è successo. Ancora una volta, con onestà e mettendoci la faccia. 

Come avrete avuto modo di leggere oggi dai giornali, l’assemblea dei sindaci ha votato un aumento delle tariffe del gestore Talete. Non è stata una decisione facile. Anzi, è stata una decisione che abbiamo dovuto prendere con grandissimo dolore. Nonostante spesso veniamo dipinti come distanti dalla società, anche noi siamo donne e uomini, madri e padri di famiglia come voi tutti. E come voi tutti affrontiamo i mille problemi quotidiani che ruotano attorno alle nostre vite, cercando sempre di andare avanti nonostante tutto. E ritrovarci nelle condizioni di dover decidere un aumento delle bollette non ci rende di certo felici.

Ma se l’abbiamo dovuto fare, un motivo c’è. E il motivo è che per anni abbiamo esplorato ogni strada possibile che ci potesse permettere di non alzare le bollette. Le abbiamo cercate tutte, siamo andati a parlare con chiunque, abbiamo fatto ogni analisi possibile. Ma purtroppo la situazione economica del gestore, che peraltro tutti noi sindaci abbiamo sfortunatamente ereditato, era tale per cui l’aumento delle bollette fosse ormai inevitabile.

Ma in tutta questa complicata situazione, il punto fondamentale è che la decisione presa oggi con responsabilità ha permesso di evitare il fallimento di Talete e il conseguente passaggio del servizio idrico in mano a un privato. Questo cosa significa? Significa che l’acqua, innanzitutto, è rimasta pubblica. E significa che l’aumento delle bollette deciso oggi ha permesso di evitare l’arrivo di un privato che, perseguendo legittimamente la logica del profitto, avrebbe deciso in totale autonomia quanto i cittadini dovessero pagare per l’acqua. 

Il salvataggio del gestore, che altrimenti oggi avrebbe fallito, ha permesso inoltre di salvaguardare centinaia di posti di lavoro. Non solo i lavoratori e gli operai di Talete, ma anche le tante aziende diffuse sul territorio, spesso a conduzione familiare, che forniscono opere e servizi per conto di Talete. Questo significa che centinaia e centinaia di famiglie potranno ancora portare a casa uno stipendio. 

 

Va anche ricordato che molti comuni della Tuscia vantano crediti nei confronti di Talete per un importo complessivo di 18 milioni. Ancora una volta, il fallimento della società avrebbe decretato l’impossibilità per gli enti locali di riscuotere questa somma, con un forte impatto negativo sui bilanci. Ciò si sarebbe ripercosso direttamente sui cittadini, perché meno risorse economiche equivalgono a meno servizi per le persone del territorio.

Dietro la decisione di oggi, che ripetiamo è stata per noi molto difficile da prendere, c’è dunque tutto questo. C’è il duro lavoro di 35 amministratori che vogliono che l’acqua rimanga pubblica. C’è il duro lavoro di 35 amministratori che non vogliono che i cittadini perdano il lavoro. E c’è il duro lavoro di 35 amministratori che vogliono assicurare ai propri comuni le risorse necessarie per poter risolvere i problemi delle comunità locali. Questa noi la chiamiamo responsabilità”.

 

Alessandra Terrosi – Sindaco di Acquapendente 

Publio Cascianelli – Sindaco di Arlena di Castro 

Rinaldo Marchesi – Sindaco di Barbarano Romano 

Alessandro Romoli – Sindaco di Bassano in Teverina 

Emanuele Maggi – Sindaco di Bassano Romano 

Nicola Mazzarella – Sindaco di Blera 

Paolo Dottarelli – Sindaco di Bolsena 

Sandra Pandolfi – Sindaco di Calcata 

Aldo Maria Moneta – Sindaco di Canepina 

Giuseppe Cesetti – Sindaco di Canino 

Mario Fanelli – Sindaco di Capodimonte 

Pietro Nocchi – Sindaco di Capranica 

Vincenzo Girolami – Sindaco di Castel Sant’Elia 

Marco Bianchi – Sindaco di Celleno 

Edoardo Giustiniani – Sindaco di Cellere 

Luca Giampieri – Sindaco di Civita Castellana 

Gianfranco Piergentili – Sindaco di Corchiano 

Walter Salvadori – Sindaco di Faleria 

Giuseppe Cucci – Sindaco di Farnese 

Salvatore Serra – Sindaco di Ischia di Castro 

Francesco Di Biagi – Sindaco di Latera 

Maurizio Lacchini – Sindaco di Marta 

Nicoletta Irato – Sindaco di Mazzano Romano 

Emanuela Socciarelli – Sindaco di Montalto di Castro 

Giulia De Santis – Sindaco di Montefiascone 

Franco Vita – Sindaco di Nepi 

Roseo MelaragniSindaco di Piansano 

Roberto Pinzi – Sindaco di Proceno 

Massimo Barbini – Sindaco di San Lorenzo Nuovo 

Ermanno Nicolai – Sindaco di Tessennano 

Stefano BigiottiSindaco di Valentano 

Adelio Gregori – Sindaco di Vallerano 

Sandrino Aquilani – Sindaco di Vetralla 

Fabio Latini – Sindaco di Villa San Giovanni in Tuscia 

Provincia di Viterbo




“Non ce la beviamo” presenta esposto contro Talete ed invita i cittadini a manifestare il 4 giugno in piazza del Plebiscito

VITERBO – Riceviamo dal Comitato Non ce la beviamo e pubblichiamo: “Non ce la beviamo ha presentato ieri, 28/5/2021, un esposto alle autorità competenti  in quanto si ravvisano violazioni  nell’iter di gestione del servizio idrico della provincia di Viterbo, con  particolare riferimento agli obblighi di trasparenza , pubblicità e diffusione  degli atti amministrativi di cui al Decreto Lgs n. 33/2013.

 La riunione dell’ATO 1 del 26/4/2021 che doveva tenersi in forma pubblica è stata di fatto svolta a porte chiuse impedendo ai cittadini di poter assistere e dalla medesima riunione non risulta essere scaturita alcuna pubblicazione delle decisioni assunte né tantomeno del verbale con le votazioni dei Sindaci.

Nel frattempo Talete procede con il bando manifestazione del bando per la ricerca di soci a cui cedere o meglio, “regalare?” il 40% delle quote di Talete spa , ed è di ieri la notizia che  i Sindaci, su invito del Presidente della S.p.a.,  hanno approvato il nuovo aumento delle tariffe.

E’ inaccettabile che i Sindaci , in tempo di crisi, si comportino come soci di una qualsiasi S.p.a. calpestando le delibere comunali approvate   e continuando  a  gestire l’acqua come fosse un affare privato.

Il paventato stato di crisi aziendale è il risultato di una gestione improntata a logiche privatistiche , partitocratiche e clientelari piuttosto che alla garanzia di un servizio essenziale.

Il Presidente di Talete S.p.a. ha dichiarato di avviare la ricerca di fondi pubblici ma non ci risulta alcun atto ufficiale in merito, solo chiacchiere. L’unica cosa che  ci risulta sia stata avviata di concreto è il bando di manifestazione di interesse per cedere il 40% del capitale sociale a nuovi operatori economici. Peraltro il recente aumento della tariffa assolverebbe in pieno il piano previsto dal budget 2020 che supporterebbe il prestito di Arera unendosi all’utilizzo di fondi pubblici già finanziati per un iniziale investimento sulla rete e sull’organizzazione fino a raggiungere persino un notevole aumento dell’utile di gestione che ci risulta essere previsto in oltre 210.000 euro. Invece come scelta si procede con un  bando per privatizzare : segno inequivocabile che non c’è bisogno ma  si “DEVE” privatizzare, come unica scelta in quanto volere di partiti e forze ormai definitivamente al servizio della speculazione.   Quali interessi avrebbe altrimenti il socio privato ad entrare in una gestione non redditizia?

L’ingresso di un partner privato non modificherà minimamente l’andamento tenuto finora, anzi tenderà ad esasperarlo, perché i costi che ricadranno per intero sulla tariffa comprenderanno anche i profitti, cioè i dividendi che saranno ripartiti tra i soci.

Nell’esposto presentato si chiede di avviare un’ indagine al fine di accertare se il bando di manifestazione di interesse pubblicato  da parte di Talete S.p.A sia conforme a quanto previsto dallo Statuto.

Sarebbe necessario prendere atto del fallimento di questo modello di gestione privatistico e avviare un radicale processo di ripubblicizzazione della gestione come  previsto dalla legge Regionale 5/2014 che prevede anche fondi pubblici  a sostegno della tariffa.

Da parte nostra faremo opposizione a questo scellerato progetto con tutti i mezzi a nostra disposizione, da quelli legali, istituzionali a quelli di piazza.

Facciamo appello ai cittadini, a tutte le forze politiche, ai Sindaci e ai Consiglieri comunali contrari alla privatizzazione per sostenere la battaglia per la gestione pubblica dell’acqua  in tutte le sedi.

Dopo aver presentato l’esposto,  chiediamo pubblicamente incontro al Prefetto,  e diamo appuntamento   a tutti i cittadini  il 4 giugno alle ore 17,30  a Piazza del Comune a Viterbo per far sentire forte la nostra voce”.




Comitato “Non ce la beviamo:”Sindaci, basta ipocrisie su Talete”

VITERBO- Riceviamo dal Coord.to Prov.le “Non ce la beviamo” e pubblichiamo: “Sindaci, basta ipocrisie su Talete. La vicenda della Talete ha raggiunto un livello estremo di intollerabilità. Si procede con aumenti e tariffazioni assurde nei confronti degli utenti che, peraltro, non ottengono spiegazioni, tanto che persino l’ARERA ha minacciato la Talete di sanzioni se non provvede a rispettare la Carta dei Servizi .
A chi dobbiamo questa situazione? Certamente ai sindaci che per ipocrisia o per logiche autoreferenziali che nulla hanno a che vedere con gli effettivi interessi della collettività, continuano ad esternare panzane riguardo la gestione pubblica dell’acqua, considerando i cittadini utenti come idioti pronti a bere qualsiasi cosa.
Non è così. Sappiamo benissimo cosa sta succedendo: tutta questa situazione è determinata dalla volontà di privatizzare l’acqua, lo hanno deciso i partiti – in primis il PD -.
Stanno regalando alle multinazionali del settore questo bene con tanti saluti all’acqua pubblica, al finto patriottismo e ad una strategia di indipendenza energetica.
I sindaci, solerti servitori dei loro partiti di riferimento piuttosto che degli elettori, recitano un copione che nemmeno prevede la partecipazione dei cittadini come comparse, ma solo come impotenti spettatori. Non pensano minimamente sia giunto il momento di cambiare, anzi stanno accelerando il processo di privatizzazione sia con la nomina alla presidenza di Bossola (ACEA), sia con il totale e voluto disinteresse per la legge 5/2014 della regione Lazio, lasciando che il carrozzone Talete pervenga “naturalmente” alla privatizzazione.
Lo sanno, i sindaci e i consiglieri , che i soldi dei privati debbono essere restituiti con lauti interessi e quindi le tariffe aumenteranno più del dovuto?
Lo sanno, i sindaci e i consiglieri, che se si dovesse coprire il debito con l’aumento del capitale sociale attraverso la vendita di azioni, allo stato dei fatti, i privati acquisirebbero la Talete quasi per intero? E il “controllo analogo”?
Lo sanno, i sindaci e i consiglieri che gli investimenti fatti o da fare sono e saranno caricati interamente sulla tariffa, compresi quelli per smartphone e tablet?
Si chiedono, i sindaci e i consiglieri che gli aumenti e le bollette esagerate della Talete servono a giustificare il ricorso a privati?
Lo sanno, i sindaci e i consiglieri, a che punto sono i processi di recupero crediti anche per somme ritenute, a torto, inesigibili e caricate sulle bollette degli utenti o calcolate come debiti?
Si sono chiesti, i sindaci e i consiglieri , perché è impedito ai comuni e loro consorzi di accedere alla Cassa Depositi e Prestiti, banca pubblica, per interventi su opere idriche, ma si finanziano progetti di ogni genere?
Lo sanno o dovrebbero saperlo.
Tutto viene presentato come caduto dal cielo, come se non dipendesse direttamente da loro. Altro che delibere consiliari, puntualmente disattese e dichiarazioni fatte erigendosi a paladini dell’acqua pubblica e degli utenti.
Il vice presidente del Consiglio Regionale Lazio David Porrello, nei giorni scorsi, ha presentato un’ulteriore interrogazione sulla mancata attuazione della legge 5/2014, relativa alla individuazione dei bacini idrografici sui quali costruire un diverso modello di gestione, più vicino ai cittadini e ai comuni superando impostazioni sbagliate di cui oggi ne subiamo tutta l’inefficienza e i costi.
C’è tempo e spazio per cambiare, per rispettare la volontà espressa dal referendum del 2011 e dalla legge di iniziativa popolare. La scelta è in mano ai Sindaci e ai consiglieri.
Basta la volontà di far prevalere i diritti dei cittadini e non l’avidità della speculazione”.

Coord.to Prov.le Non ce la Beviamo

 




Rc auto, oltre 137.500 laziali vedranno peggiorare la propria classe di merito nel 2020

MILANO – Il nuovo anno si apre con una brutta notizia per più di 137.500 laziali; tanti sono gli automobilisti che, secondo l’osservatorio Rc auto di Facile.it, a causa di un sinistro con colpa dichiarato nel 2019 dovranno fare i conti con un peggioramento della propria classe di merito e, di conseguenza, un premio RC auto più caro rispetto a quello pagato l’anno prima.

In termini percentuali si tratta del 4,94% del campione analizzato (oltre 86.700 preventivi di rinnovo RC auto raccolti nel Lazio a dicembre 2019 tramite le pagine di Facile.it); il valore risulta essere superiore a quello nazionale (3,76%) ed è in linea con il dato regionale rilevato nel 2018, quando la percentuale degli automobilisti laziali che ha fatto i conti con un peggioramento della classe di merito era pari al 4,95%.

Buone notizie anche per gli automobilisti virtuosi; a dicembre 2019, secondo l’osservatorio RC auto di Facile.it, per assicurare un veicolo a quattro ruote nel Lazio occorrevano, in media, 542,79 euro, vale a dire il 10,93% in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. Il dato è stato calcolato sulla base di 1.614.862 preventivi di rinnovo RC auto e relative migliori offerte medie disponibili online*.

L’andamento provinciale

Analizzando il campione su base provinciale emerge che Roma è la provincia che ha registrato la percentuale più alta di automobilisti che hanno denunciato all’assicurazione un sinistro con colpa (5,14%) e che, per questo motivo, vedranno peggiorare la propria classe di merito e, con essa, salire il costo dell’RC auto. Segue nella graduatoria la provincia di Rieti, dove la percentuale di chi ha dichiarato un incidente con colpa è pari al 4,84%.

Valori inferiori alla media regionale per le province di Viterbo (4,54%) e Frosinone (3,64%). Chiude la classifica regionale Latina, area dove la percentuale di coloro che hanno denunciato un incidente con colpa è pari al 3,62%.

Il profilo di chi vedrà peggiorare la classe di merito

Guardando più da vicino il profilo degli automobilisti laziali che hanno dichiarato alle assicurazioni un sinistro con colpa, la prima differenza che emerge è legata al sesso; fra gli uomini la percentuale è pari al 4,84%, mentre nel campione femminile sale al 5,10%.

Analizzando il campione in base alle professioni dichiarate in fase di preventivo emerge che al primo posto si posiziona il personale medico; è la categoria che, in percentuale, ha dichiarato più sinistri con colpa (6,40%). Al secondo posto si trovano i pensionati, con una percentuale pari al 6,11%, mentre i liberi professionisti si posizionano al terzo posto con il 5,50%.

Nel senso opposto, invece, si trovano gli studenti (3,12%), gli imprenditori (3,53%) e le forze armate (3,55%).




Casapound contro l’aumento delle tariffe di Talete

VITERBO – Riceviamo da CasaPound Italia Viterbo e pubblichiamo: “Alla fine lo hanno fatto, senza alcun pudore o ritegno. In barba alla volontà popolare e alle mozioni votate nei consigli comunali.

Un aumento delle tariffe del 9% annuo fino al 2023 che, a quanto ci risulta, costituisce condizione necessaria per accedere ad un fantomatico finanziamento di 40 milioni finalizzato a consolidare le casse della società idrica.
In altre parole, l’Autorità per la Regolazione di Energia Reti ed Ambiente (ARERA) vuole solide garanzie per concedere una boccata di ossigeno ad un ente decotto e le garanzie gliele sottoscriveranno i cittadini, con i loro soldi. Incredibile! Tutti i sindaci, tranne quelli di Castiglione in Teverina e Soriano, hanno votato a favore di questo ennesimo scempio ai danni dei cittadini. Pur di rimpinguare i forzieri di una società che, anche se in evidente e risaputo stato di difficoltà, fino a poco tempo fa si è permessa il lusso di assumere sei persone contigue a nomi di spicco della politica viterbese, stando a quanto riportato da alcune testate.
Se così fosse -e nulla di quanto accade lo smentisce- sarebbe una vergogna. L’ennesima.
Evidentemente questo decotto carrozzone serve ancora a creare clientelismo e consorteria a spese dei cittadini, con l’esclusivo fine di perpetuare quel sistema di potere che ha consentito a qualcuno di fare il bello ed il cattivo tempo per anni nella Tuscia sebbene ora, grazie a chi ha il coraggio di denunciare questa ed altre porcherie, quel pavimento stia iniziando a scricchiolare. “Già come gruppo consiliare abbiamo portato la proposta di referendum per l’uscita da Talete del nostro Comune” interviene Jacopo Polidori, capogruppo di minoranza a Vallerano “ma la maggioranza a guida PD, giova ricordarlo, ha votato contro. Ha votato contro la nostra richiesta di referendum per poi votare senza tanti complimenti a favore di un bilancio disastroso e di sconsiderati aumenti in bolletta.”
“In maggioranza a Vallerano” prosegue Polidori “è presente anche un consigliere di Rifondazione Comunista, che mi auguro assuma una posizione di netta condanna su quanto sta accadendo, dimostrando coerenza con quanto propugna il suo partito di riferimento riguardo il subitaneo ritorno ad un sistema pubblico di gestione delle acque. Dopo questo ultimo, esecrabile atto mi auguro che tutti i cittadini della Tuscia prendano una posizione netta ormai necessaria e non più rinviabile, anche con una partecipata mobilitazione di piazza. Nelle prossime ore” conclude Polidori “chiederò a CasaPound Italia Viterbo di farsi portavoce di queste istanze presso quei partiti di centrodestra che dichiarano ogni giorno di appartenere all’area sovranista ed identitaria, chiedendo loro di prendere una posizione netta e coraggiosa su questa battaglia, in special modo facendo riflettere quei loro amministratori che -per comodità o altro- hanno preferito un’altra soluzione. Altrimenti tutto quello che si è detto e si dice in campagna elettorale rimane lettera morta.
Noi siamo e rimarremo sempre a fianco degli uomini liberi che vogliono combattere per la sovranità popolare, fuori da certe spartizioni partitiche. Insieme a chiunque ci vorrà essere ed al di là di ogni appartenenza”.