Tumore seno, Roma pedala per prevenzione: 6 aprile torna ‘Bicinrosa’

ROMA- Le strade di Roma si tingono di rosa: domenica 6 aprile 2025 torna per l’ottavo anno ‘Bicinrosa’, la pedalata solidale che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione del tumore al seno. L’iniziativa, ormai un appuntamento fisso nel calendario degli eventi di solidarietà della Capitale, è organizzata dalla Breast Unit della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, guidata dal professor Vittorio Altomare, Direttore UOC Chirurgia Senologica Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

“L’obiettivo di questa nostra manifestazione- spiega all’agenzia Dire- è senza’altro richiamare sempre l’attenzione alla prevenzione e alle giuste cure, ovvero dire alle donne che oggi hanno la possibilità di rivolgersi alle Breast Unit, che risolvono i problemi in maniera multiprofessionale grazie al lavoro di numerosi professionisti dedicati a loro. ‘Bicinrosa’ è questo ma è anche mobilità sostenibile con l’uso della bicicletta e corretti stili di vita con una giusta alimentazione, prevenzione primaria per tutti i tumori e, in particolare, per il tumore al seno”.

Quest’anno l’evento assume un significato ancora più speciale: sarà infatti dedicato alla memoria di Claudia Salvi, una delle promotrici storiche della manifestazione, e a tutte le donne che hanno combattuto con coraggio contro la malattia, ma che purtroppo non sono riuscite a vincere la battaglia. Sarà un momento per ricordare il loro impegno e per ribadire l’importanza della diagnosi precoce, che può salvare la vita di tante altre pazienti.

“L’edizione di quest’anno, intitolata ‘Il sorriso di Claudia’, mi sta particolarmente a cuore- sottolinea Vittorio Altomare- e ci aiuta a ricordare una nostra cara amica che ha iniziato a seguire ‘Bicinrosa’ fin dalla prima edizione. Lei, purtroppo, si ammalò di tumore al seno già in una fase avanzata ma volle continuare a curarsi e riuscire a tornare ai suoi tre .

L’appuntamento per ‘Bicinrosa’ è alle 9.00 presso lo stadio ‘Nando Martellini’ in via Antonina, dove i partecipanti potranno registrarsi e ritirare il materiale necessario. La partenza ufficiale è prevista per le 11.30, con un percorso che attraverserà alcuni dei luoghi più suggestivi della città, dai Fori Imperiali al Colosseo, per poi fare ritorno al punto di partenza intorno alle 12.30. “L’iniziativa- ricorda il professor Altomare- si svolgerà con una passeggiata molto semplice per il centro di Roma e sarà aperta a bambini, famiglie e anziani che attraverseranno il centro storico della nostra città, uno dei più belli al mondo, con la possibilità di utilizzare le bici elettriche lungo tutto il percorso di cinque chilometri”.

‘Non esistono vincitori o vinti, ma solo un grande traguardo comune: la salute’. Con questo spirito, ‘Bicinrosa’ accoglie ciclisti di tutte le età e livelli di esperienza, perché il messaggio che porta avanti è universale: la prevenzione è fondamentale e passa anche attraverso stili di vita sani e controlli regolari. All’evento parteciperanno medici, infermieri, rappresentanti delle istituzioni, testimonial e tanti altri ospiti, uniti da un obiettivo comune: pedalare insieme per la salute delle donne.

Il Direttore UOC Chirurgia Senologica Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico si sofferma, infine, sul ruolo della prevenzione del tumore al seno e sul modo in cui le Breast Unit migliorano la guarigione e la qualità di vita delle donne. “La prevenzione del tumore al seno- conclude- è senz’altro fondamentale per arrivare prima e poter garantire una guarigione molto alta di questa neoplasia, che è intorno all’85-90%. Le giuste cure, però, aiutano a dare alle donne la possibilità di ritornare alla loro vita normale, anche con uno status accettabile, anche da un punto di vista chirurgico, delle terapie oncologiche e di tutto quanto occorre per guarire e per essere di nuovo donne pronte a tornare alla propria vita”.

Per iscrizioni: https://sostienici.unicampus.it/evento/bicinrosa-2025/




Da Omceo Roma opuscolo su diritti pazienti con tumore

ROMA-  Un opuscolo informativo, strutturato informaticamente per essere sempre aggiornato in tempo reale, al servizio dei pazienti e delle pazienti oncologiche, delle loro famiglie ma anche dei medici. Un documento nato con l’obiettivo di ‘vedere’ la radioterapia dalla parte del paziente oltre che del medico. È il testo informativo dal titolo ‘Ci prendiamo cura dei tuoi diritti’, realizzato dalla Commissione Radioterapia dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma, coordinata dalla dottoressa Maria Alessandra Mirri, direttore della Uoc di Radioterapia della Asl Roma 1 e direttore del Dipartimento Oncologico della Asl Roma 1.

“L’opuscolo- spiega la dottoressa Mirri- si sofferma sui principali strumenti di tutela e supporto a disposizione dei pazienti oncologici: dal diritto a una pensione di invalidità alla legge sull’oblio, fino a una serie di facilitazioni economiche, permessi e congedi, prestazioni pensionistiche e agevolazioni fiscali. Facilitazioni che esistono ma che spesso
non sono conosciute”.

Per il momento l’opuscolo è consultabile sul sito dell’Omceo Roma in formato pdf (https://sway.cloud.microsoft/IoOWVVMn00Foz6Sv?ref=Link), e presto verrà pubblicata la versione elettronica. “Questo- spiega la dottoressa Mirri- permetterà a chi si è occupato di realizzare questo importante lavoro di aggiornare il testo in tempo reale aggiungendo eventuali nuove informazioni utili per i malati oncologici e per noi medici. Dunque, non si tratta di un documento statico bensì dinamico, pronto a essere modificato, ad esempio, quando cambiano le leggi”.

“Il nostro augurio- afferma inoltre Mirri- è che l’opuscolo sia utile anche per i medici di medicina generale e per gli altri specialisti, perchè anche noi della Commissione durante la stesura del documento abbiamo appreso alcuni aspetti che non conoscevamo: a esempio, le riduzioni per il prezzo dell’abbonamento ai mezzi pubblici”.

Per quanto riguarda poi la radioterapia, quando si irradiano distretti contenenti strutture con alta radiosensibilità, quali quello della testa-collo, sede degli organi deputati alla deglutizione, quello dell’intestino o quello della pelvi, che ospitano la vescica, le anse intestinali e il retto, è sempre molto utile se non mandatorio instaurare una ‘una terapia di supporto’ per prevenire la comparsa o limitare l’entità degli effetti collaterali legati alla irradiazione. “Molti dei prodotti utilizzati per le ‘terapie di supporto’- sotttolinea l’esperta- non sono compresi tra i farmaci passati dal Sistema sanitario nazionale: questo comporta un esborso ‘out of pocket’ importante che non tutti possono permettersi, con conseguente necessità di interrompere momentaneamente il ciclo di radioterapia, quando è ormai scientificamente provato che ogni interruzione di un trattamento radiante comporta una perdita di controllo locale che si traduce anche in una maggiore frequenza di recidive.

“Questo opuscolo- precisa poi- è importante non solo per il paziente che si sottopone a un trattamento radiante ma anche per tutti i pazienti affetti da un tumore. Si tratta di aiuti importanti a sostegno dei cittadini residenti nel Lazio affetti da patologie oncologiche e in lista d’attesa per trapianto di organi solidi o midollo: nel nostro documento informativo è chiarito come accedere ai contributi, così come ottenere le altre facilitazioni. Sono certa che l’opuscolo ‘Ci prendiamo cura dei tuoi diritti’ potrà garantire una maggiore equità di accesso a tali benefit essendo di grande aiuto ai pazienti e alle pazienti oncologiche ma anche consentire ai medici, soprattutto quelli di medicina generale, di dare ai loro assistiti informazioni utili”.

Della Commissione Radioterapia dell’Omceo Roma guidata dalla dottoressa Maria Alessandra Mirri fanno parte il dottor Maurizio Carcaterra, la dottoressa Antonella Ciabattoni, la dottoressa Rita Consorti, la professoressa Francesca De Felice, la dottoressa Daniela Musio, il professor Umberto Romeo e il dottor Mario Santarelli.




Epatocarcinoma, nel Lazio non c’è uniforme disponibilità di opzioni

Roma – ‘L’epatocarcinoma nel Lazio. Focus sulle diverse realtà territoriali’. È il titolo dell’evento formativo svoltosi lo scorso 16 dicembre presso il Centro Congressi Park Hotel Villa Potenziani a Rieti.

Realizzato con il patrocinio della Asl Rieti e dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rieti, l’incontro ha avuto l’obiettivo di uniformare e standardizzare il management delle principali patologie con cui, quotidianamente, si confronta sia l’ospedale che il territorio, purtroppo caratterizzato da una non uniforme distribuzione delle risorse e dalla non uniforme disponibilità da parte dei Centri laziali di tutte le opzioni diagnostiche e terapeutiche.
Risulta dunque fondamentale individuare le criticità delle varie realtà per poter elaborare una strategia che favorisca anche la formazione di una Rete Territoriale per la gestione dell’epatocarcinoma, il più frequente tumore primitivo del fegato, tra le prime cinque cause di mortalità per neoplasie.
Dall’incontro è emerso che raramente l’epatocarcinoma insorge nel contesto di un fegato sano, rappresentando invece spesso una complicanza delle malattie epatiche croniche quali la cirrosi epatica, di diversa eziologia: infezioni croniche da HBV, HCV, abuso etilico, malattie metaboliche e autoimmunità.
Il riconoscimento precoce dei pazienti a rischio è cruciale per la implementazione di programmi di sorveglianza. La diagnosi può essere posta sia in modo non invasivo mediante imaging con contrasto (CT/RM), sia tramite biopsia epatica.
Responsabile scientifico del corso il professor Adriano De Santis, professore associato di Gastroenterologia presso l’Università La Sapienza di Roma e dirigente medico presso l’Unità Complessa di Gastroenterologia del Policlinico Umberto I. “Questo convegno- ha spiegato- rappresenta la seconda edizione di una esperienza che avevamo realizzato lo scorso anno a Ferentino, in provincia di Frosinone, con l’idea di facilitare il percorso di diagnosi e cura dei pazienti affetti da epatocarcinoma, una patologia complessa in quanto si tratta di un tumore che nasce su una patologia ancora più complessa, che è la cirrosi epatica”.
“La gestione di questo tumore- ha proseguito De Santis- necessita della collaborazione tra diversi specialisti e spesso, soprattutto negli ospedali periferici, c’è mancanza non solo di figure professionali ma anche di tecnologia che consenta a tutti i pazienti di avere le stesse chance ci cura e, dunque, di guarigione”.
“L’obiettivo di questa seconda edizione- ha affermato- soprattutto alla luce dell’arrivo dell’Università La Sapienza di Roma nella sanità reatina con un corso di laurea in medicina e chirurgia, che ha portato alla collaborazione con l’unità di gastroenterologia di Rieti ed all’arrivo del radiologo universitario che ha modificato drasticamente l’impatto della radiologia nel percorso di diagnosi e cura non solo dell’epatocarcinoma ma di numerose altre patologie nella città di Rieti, è impedire la migrazione dei pazienti verso altre realtà per lo svolgimento di un esame radiologico”.
“Lo scopo finale dell’iniziativa- ha poi sottolineato- è quello di facilitare il percorso di diagnosi e cura del paziente cirrotico che ha fatto, o farà, l’epatocarcinoma. E questo necessita della collaborazione della medicina di base, che per tanti motivi ha ancora difficoltà a entrare in contatto diretto con gli specialisti di riferimento anche in realtà piccole come quella di Rieti. Vi è inoltre la necessità di mettere a disposizione della popolazione reatina quelle tecniche di cura che non possono essere presenti in tutti gli ospedali ma che devono invece esserlo negli ospedali cosiddetti ‘Hub’. Mi riferisco alle tecniche di radiologia interventistica e, soprattutto, alla chirurgia resettiva, una delle tecniche di terapia dell’epatocarcinoma che può essere eseguita in maniera sicura solo nei grandi nosocomi. L’approccio terapeutico deve poi essere associato anche alla possibilità di offrire al paziente un trapianto di fegato, come avviene nell’Unità Trapiantologica dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma”.
Vito Cantisani, professore associato di Radiologia, Teleradiodiagnostica, all’ospedale San Camillo De Lellis, Rieti. Sapienza Università di Roma, ha tenuto a ribadire che “un evento come questo rientra nell’ambito delle necessarie iniziative che porteranno l’Università La Sapienza a integrarsi sempre di più con il territorio e con l’ospedale. Per ottimizzare la cura al paziente è infatti sempre più necessaria l’integrazione tra territorio, ospedale e Università e la creazione di un lavoro sinergico che parte dalla diagnosi e arriva alla terapia”.
Al corso ha preso parte anche il responsabile Uosd Gastroenterologia, ospedale San Camillo De Lellis, Rieti, Maurizio Giovannone. “Nell’ambito della gastroenterologia- ha sottolineato- negli ultimi due anni siamo riusciti a realizzare un ambulatorio di epatologia, in considerazione del fatto che, storicamente, un ambulatorio di gastroenterologia si interessava esclusivamente del tubo digerente. Riusciamo a seguire i pazienti, a fare esami strumentali come l’ecografia e, nei casi dell’epatocarcinoma, li gestiamo attraverso la radiologia e li inviamo poi a un Centro di riferimento di secondo livello dell’Università La Sapienza partecipando in videocollegamento ad un board multidisciplinare che si riunisce settimanalmente presso il Policlinico Umberto 1 di Roma”.
Spazio poi al ruolo del chirurgo nel trattamento dell’epatocarcinoma, tema su cui si è soffermato Fabio Melandro, professore associato di Chirurgia Generale, Uoc Chirurgia Epato-biliare e trapianti d’organo, PU Umberto 1°, Sapienza Università di Roma. “Il mio compito- ha informato- è quello di offrire una doppia opzione terapeutica: da una parte la resezione nei pazienti con fegato compensato e con una patologia monofocale o bifocale, dall’altra il trapianto nei pazienti che hanno indicazione a essere sottoposti a questa procedura, all’interno di criteri morfo volumetrici”.
A prendere la parola anche il dirigente medico, DAI Scienze radiologiche, oncologiche ed anatomopatologiche, PU Umberto 1° di Roma, Pierleone Lucatelli. “Tra gli obiettivi di questo meeting multidisciplinare sull’epatocarcinoma- ha commentato- c’era anche quello di presentare al territorio di Rieti il ruolo della chirurgia interventistica oncologica, grazie alla quale siamo parte integrante del trattamento di questi malati molto fragili. Lavorando insieme, nel prossimo futuro potremo facilitare l’accesso alle cure a questa tipologia di pazienti, grazie anche alla collaborazione tra ospedale e Università”.
Infine le parole della dottoressa Marcella Milano, medico di famiglia di Rieti. “Nel corso del mio intervento- ha evidenziato- ho sottolineato le difficoltà che attualmente abbiamo noi medici di famiglia nella gestione dei pazienti che accedono ai nostri ambulatori per un problema semplice: abbiamo una situazione di burnout legata alla burocrazia che sottrae tempo alla nostra professione di clinici”.



Asl Viterbo, Chirurgia oncologica a Belcolle: asportato un raro tumore dalla vena cava

VITERBO- Presto potrà riabbracciare le sue figlie la giovane donna ricoverata d’urgenza nei giorni scorsi presso l’ospedale Belcolle per una grave embolia polmonare causata da un raro tumore retroperitoneale sinistro, con coinvolgimento della vena renale attraverso cui era risalito nella vena cava fino quasi al cuore ostruendola.

La donna si era presentata al Pronto soccorso in condizioni gravi. La presa in carico multidisciplinare, già nella struttura di emergenza, ha visto impegnati inizialmente medici, radiologi e rianimatori e ha consentito di effettuare una diagnosi immediata con la stabilizzazione delle gravi condizioni cliniche in rianimazione. Successivamente, l’equipe chirurgica ha effettuato l’intervento di asportazione della massa retroperitoneale con rimozione del trombo neoplastico dalla vena cava.

“La trombosi neoplastica della vena cava – commenta Roberto Santoro, direttore dell’unità operativa di Chirurgia oncologica di Belcolle – è una situazione molto rara che espone i pazienti a un altissimo rischio di mortalità. Le tecniche di imaging radiologico permettono di valutare attentamente l’estensione della malattia e di programmare l’approccio chirurgico necessario per la asportazione. In questo caso di estrema gravità, è stato necessario utilizzare una tecnica di chirurgia epatica denominata ‘esclusione vascolare totale’ per il controllo della vena cava che è stata resa possibile grazie alla straordinaria competenza della equipe anestesiologica e degli infermieri di sala operatoria in sinergia con quella chirurgica. È stato così effettuato in sicurezza un intervento altrimenti impossibile”.

“Avere effettuato un intervento chirurgico di così alta specializzazione presso l’ospedale Belcolle – prosegue Antonella Proietti, direttore generale ff della Asl di Viterbo – è il risultato del profondo processo di rinnovamento e modernizzazione che la nostra struttura sanitaria ha intrapreso negli anni. Un percorso di crescita che si è sviluppato nell’ottica della multidisciplinarietà, con il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di professionisti della sanità pubblica. E questo risultato è un motivo di orgoglio per tutti noi”.

Si è chiuso così un 2022 caratterizzato dalla progressiva ripresa delle attività, nonostante il condizionamento della coda della pandemia Covid19. In particolare, il polo oncologico viterbese, si attesta ai vertici della sanità regionale nel campo delle patologie oncologiche dell’apparato digerente. Infatti, nel corso dell’anno sono stati sottoposti ad intervento chirurgico oltre 200 pazienti, di cui 125 per neoplasie del colon-retto, che pongono la Chirurgia oncologica di Belcolle tra i centri a più alto volume nel panorama nazionale.




Belcolle, rimosso tumore sanguinante allo stomaco su paziente sveglio

VITERBO – Nei giorni scorsi, presso il blocco operatorio dell’ospedale di Belcolle, un paziente di 84 anni è stato sottoposto a un intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore maligno dello stomaco in anestesia locoregionale, ossia da sveglio.

L’intervento, pienamente riuscito, è stato effettuato dalle équipe delle unità operative di Chirurgia oncologica, diretta da Roberto Santoro, e di Anestesia e rianimazione, diretta da Alberico Paoletti.

Il paziente è già stato dimesso e tornerà nei prossimi giorni in ospedale per i primi controlli ambulatoriali posti chirurgici.

A Belcolle sono già oltre 10 le procedure per la rimozione di neoplasie dello stomaco e del colon eseguite in anestesia locoregionale. L’anestesia spinale o peridurale, nello specifico, fino ad ora era stata prevalentemente utilizzata per gli interventi di breve durata agli arti inferiori o alla regione inguinale o nelle partorienti. La struttura sanitaria viterbese è tra le prime in Italia ad averla utilizzata per interventi ad alta complessità di chirurgia oncologica per tumori addominali con finalità curativa.

Abbiamo inizialmente deciso di applicare questa tecnica meno invasiva nei pazienti con condizioni di estrema fragilità per età avanzata – spiega Alberico Paoletti – oppure per compromissione delle funzioni cardiologica, respiratoria o neurologica, che altrimenti non avrebbero potuto affrontare l’intervento chirurgico con procedura tradizionale. Questa tecnica consente di eseguire l’intervento programmato in sicurezza avendo un impatto significativamente ridotto rispetto a quello determinato dalla anestesia generale tradizionale su tali funzioni. Essendo il paziente sveglio, il team operatorio può costantemente e intenzionalmente interagire con il paziente per valutarne il benessere e lo stato neurologico”.

Molti di questi pazienti – aggiunge Roberto Santoro – hanno seguito attivamente le fasi dell’intervento, con atteggiamento interessato e partecipativo, e il decorso postoperatorio è stato da subito eccellente senza dover ricorrere alla ventilazione assistita in terapia intensiva. Richiede tuttavia una sinergia particolarmente sviluppata nella equipe multidisciplinare che procede all’intervento in sala operatoria a testimonianza degli elevati livelli raggiunti presso il nostro complesso ospedaliero. Visti i risultati, nel prossimo futuro svilupperemo questa tecnica anche per gli interventi in laparoscopia”.

La rimodulazione e la riprogrammazione delle attività ospedaliere che, anche nella nostra provincia, si è resa necessaria per fronteggiare l’emergenza pandemica da COVID 19 – conclude il direttore generale della Asl, Daniela Donetti –  si è rivelata per i nostri professionisti una occasione anche di stimolo per percorrere nuove soluzioni e per garantire tutte le prestazioni di urgenza, raggiungendo risultati eccellenti in diversi ambiti, a partire dagli interventi chirurgici per le patologie oncologiche che, nella Asl di Viterbo, non hanno mai subito interruzioni”.